Parte
III
“Agatha… partiamo per un lungo viaggio! Un viaggio che non ci vedrebbe
di
ritorno se non dopo lunghi anni. Andiamo a cercare la nostra storia …
come
sta facendo Nikolaj!” un giorno glielo chiesi quasi come se fosse una
supplica.
Eravamo abbracciati l’uno all’altro, nel letto della casa che dividevamo
ormai da tanti anni, il suo corpo era caldo, il suo respiro non era
ancora
tornato alla calma e tranquillità che caratterizza un corpo rilassato.
Piccole goccioline di sudore imperlavano la sua fronte. Dalla finestra
aperta che dava sul retro della casa, si sentiva il profumo della
primavera
che era tornata a sbocciare, le robinie in fiore spandevano quel
piacevole e
stuzzicante invito a rilassarsi, sottoforma di essenza di fiori di
alberi
ormai centenari.
“Ma perché?” mi chiese, come risposta, dopo lunghi momenti di pausa
intervallate da tenere carezze lungo il mio fianco.
“Perché è nostro dovere fare in modo che la vita cominci a muoversi
seriamente verso uno scopo. Non possiamo continuare ad essere dei
semplici
Saint senza Cloth che vivono pigramente al Santuario, attendendo una
missione! Dobbiamo proporre la nostra missione! Io non voglio rimanere
per
sempre qui, voglio agire! Pensa a Nikandros e Theodoros! Sono diventati
maestri di Gold Saints! La loro vita ha veramente trovato uno senso …
certo,
questo non vuol dire che io o te dovremmo provare per forza la stessa
strada
ma dobbiamo iniziare a cercare … ed intraprendere un viaggio, ormai non
più
metafisico, ma forte ed evidente, un viaggio reale che ci permetterebbe
di
…”
Mi zittì con un bacio molto passionale, si sdraiò su di me,
sensualmente,
come un gatto voglioso di ricominciare, le sue braccia al di sotto del
mio
corpo, le mani premute contro la mia nuca a rendere più serrato il
bacio.
“…” il silenzio era rotto solo dal vento che muoveva piano le fronde
degli
alberi, lasciando nell’aria un leggerissimo frinire di foglie.
“A me piace la Grecia.. non vedo perché dobbiamo sbatterci alla ricerca
di
noi stessi .. mi sembra evidente che questo posto sia il solo in cui
possiamo trovare la nostra strada! Ho sempre trovato quel nordico un po’
svitato …”
Scivolò contro di me, sensualmente, eccitandomi con il suo solo corpo e
quella lingua che riprese ad esplorare la mia bocca, non faceva altro
che
impedirmi di controbattere a quella serie di sciocchezze che aveva
pronunciato con tanta sicurezza.
Per molti giorni finii con il non dire più nulla riguardo
quell’argomento,
ma intanto nella mia mente elaboravo ormai il desiderio di partire e la
mia
elaborazione diventata sempre più concreta.
L’estate proruppe con la sua potenza di spirito, le giornate calde in
Terra
Santa sembravano ancora più torride. Mi chiedevo già a quel tempo, se
non
fosse il caso di iniziare la mia ricerca, lasciando a casa tutto,
persino
Agathangelos, che non aveva nessuna intenzione di sradicare le proprie
radici, ma qualcosa mi fermava.
Da parte mia avevo già preparato il magro bagaglio, avevo deciso di
iniziare
l’analisi di me stesso partendo dalla ormai estinta scuola segreta
britannica, nell’estremo nord della Scozia. Vi erano delle rovine che
ancora
non erano mai state esplorate ed avevo intenzione di carpirne i
segreti.
Scrissi a Niki della mia iniziativa, mi rispose entusiasta, mi disse
che, se
avessi preso posto nella vecchia scuola britannica, mi sarebbe venuto a
trovare. Era ancora fermo in Russia, ma aveva intenzione di passare i
prossimi tre anni in Svezia.
Agatha, da parte sua, non era d’accordo su nulla. Non voleva lasciare la
Terra Santa, ma non voleva neanche che io la lasciassi.
In men che non si dica, il nostro fragile equilibrio si ruppe.
“Ho fatto dei cambiamenti per te!” bofonchiava, quando parlavo dei miei
progetti.
Usava quelle frasi fatte che non hanno mai avuto un vero senso.
“Ti sto solo chiedendo … di pensare a me!” continuava, sempre
borbottando,
non aveva comunque il coraggio di parlare con voce chiara e forte, ero
stato
io a renderlo così debole, da quel punto di vista?
“Io non posso stare senza di te a lungo …” terminò, con un sospiro
lungo e
penoso.
“Per questo vieni con me!” esclamai, tutto sorridente, dopo aver
ricevuto
sostegno nella mia idea almeno da qualcuno, da Niki, nonostante la
lontananza.
“No! Non lascio la Grecia! Non ho niente da trovare fuori da qui!”
Gli presi le mani, fissandolo dritto nei suoi occhi scuri: “Pensa …
potremo
scoprire un mondo nuovo, nel passato, mettere insieme i pezzi della
storia
del Santuario! Ma non ti esalta tutto questo? Non ti eccita l’idea di
scrivere il tuo nome nella storia?!”
Le sue braccia forti mi circondarono la vita, mentre le mani andarono a
spingere il mio bacino contro il suo, palpando con determinazione il mio
sedere.
“Tu mi ecciti!” mugugnò “Non mi serve altro!”
Fu una profonda delusione per me, il fatto che leggesse tutto
attraverso gli
occhi della libidine mi chiarificò che in realtà Agatha non era cambiato
affatto da quando, molto più giovane, finiva sempre con l’immischiarsi
in
festini e scorribande di dubbia natura.
“Allora vuol dire che questo periodo di lontananza non ci farà male …
tieni
conto che la distanza tra due cuori li rende più caldi!”
“Cosa?!” la profonda delusione sul suo viso era così evidente che
risposi
aggrondando le sopracciglia “Hai veramente intenzione di partire?”
“Sì …” ebbi il coraggio di dire solo quello, egli si staccò da me, con
un
cipiglio che raramente tirava fuori e che mai aveva mostrato contro di
me.
“Senti, Meride. Se tu te ne vai io non ti assicuro niente! Non avevo
pensato
che potessi abbandonarmi, quando ho saputo che ci tenevi a me, pensavo
che
non ci saremmo mai lasciati!”
Non comprendevo a cosa si riferisse, ma ciò non mi impedì di chiedere:
“… di
cosa stai parlando?”
“Ah! Sembra sempre che comprendi tutto … ma le cose fondamentali mai!”
Agathangelos fece qualcosa che nella sua vita non aveva quasi mai fatto,
uscì di casa senza chiudere la porta, senza dirmi nulla di niente, senza
nemmeno inventare una scusa.
Osservando la sua figura che si allontanava dalla casa, mi sentii
infinitamente solo e compresi che il nostro rapporto così innaturale,
non
perché eravamo due uomini, ma perché egli credeva che la vicinanza
potesse
essere motivo assoluto di vittoria in amore, non ci avrebbe portati da
nessuna parte.
Andai dunque a meditare, nel giardino sul retro della casa e, mentre il
sole
alto nel cielo brillava ed il vento lentamente spazzava le cime degli
alberi
sull’olivo ritorto di fronte al quale ero seduto, osservai un piccolo
insetto che, con difficoltà e dolore, usciva fuori dal guscio che era
appartenuto alla sua precedente vita.
La cicala moriva per fare origine alla nuova se stessa, così io dovevo
fare.
Rinchiudermi in un angolo di mondo, rompere il guscio di me stesso e
rinascere a nuova vita e in quella nuova esistenza, dovevo accettarlo,
Agatha poteva anche non esserci.
Eppure, una parte di me non comprendeva per quale ragione il mio
compagno
avesse gettato così facilmente la spugna. Non avevamo ancora iniziato
quella
nuova avventura della lontananza, che già aveva presupposto che la
nostra
vita insieme era finita.
Io da parte mia volevo provare e quella sera stessa gli avrei esposto i
miei
punti di vista, per il resto, cominciai mentalmente a prepararmi,
mentre le
ali della novella cicala si rilassavano all’aria e, lentamente, quella
piccola fragile figlia di se stessa decideva di volare via, seguendo il
suo
istinto.
Agathangelos non la prese bene, quando tornò, non era contento, ne
soddisfatto. Io, da parte mia, avevo preparato un leggero bagaglio,
avevo
già parlato con il Grande Sacerdote che, con entusiasmo, aveva accolto
la
mia idea.
Il vecchio sacerdote, la sua aura così preziosa, che sembrava diramarsi
in
tutto il Santuario, come se quei sottili e delicati fili di cosmo
fossero la
ragnatela dentro la quale egli aveva intessuto la sua casa, aveva
sorriso,
dietro la maschera che nascondeva il suo volto e quel sorriso, che io
avevo
intuito e non visto, mi aveva fatto comprendere che si fidava di me e
delle
mie capacità.
Si era alzato dal trono, si era avvicinato a me, aveva poggiato la mano
sulla mia spalla.
“Sei un forte e valoroso guerriero di Athena” la sua voce metallica mi
aveva
raggiunto, riempiendomi di orgoglio per quegli immensi complimenti che
mi
stava porgendo con serietà e tranquillità “… ora segui la via della
conoscenza, ma ricorda che è in Grecia il tuo futuro, il tuo grande
futuro.
Lo leggo nelle tue stelle, lo percepisco da come una parte di te si lega
alla Terra Santa indissolubilmente …”
Per un attimo quelle parole mi avevano imbarazzato, mi avevano fatto
credere
che il Sommo Sacerdote avesse intuito il mio rapporto con Agathangelos,
ma
la verità era un’altra e la ebbi chiara quando mi ritrovai da solo, a
piegare vestiti e preparare i miei studi, i fogli e tutto quello di cui
avrei potuto avere bisogno.
Mi aspettavano due giorni di preparativi, che sarebbero culminati con la
partenza, seguendo le vie segrete del Santuario, sarei arrivato in
Scozia ed
avrei intrapreso le mie ricerche. Il Grande Sacerdote stesso firmò una
lettera da portare alle Figlie della Luna, che per prime avrebbero
trovato
una occupazione per me. Io, da parte mia, però, avevo intenzione di
trovarmi
un semplice appartamento tra gli uomini e vivere nella zona abitata più
prossima a dove si narrava fossero ancora presenti i ruderi dei templi
della
Dea in quel lontano mondo, così freddo e piovoso, così diverso.
Le strade infinite del Santuario erano preziose, ma volevo veramente
trovare
la mia strada da solo, così presi la lettera da consegnare alla
Sacerdotessa
della Luce, ma con la consapevolezza che non avrei sostato a lungo nel
vecchio villaggio celtico, ero diretto in altri luoghi, su altre strade.
Mentre ponderavo sulle soluzioni pratiche, mi ritrovai anche a pensare
alle
ultime parole del Grande Sacerdote, egli aveva detto che una parte di
me,
della mia storia, si sarebbe legata indissolubilmente alla Terra Santa,
questo le mie stelle dicevano.
Quella parte non era Agatha, ma riguardava la mia missione di Saint,
quindi
di fronte al mio compagno potevo dire di aver concluso. Eppure era
difficile
per il cuore entrare in quell’ottica di rinascita, perché i sentimenti
umani
che provavo non potevo negarli a me stesso così quella sera, ancora una
volta, provai a convincerlo, invano.
Agathangelos era incredulo e nervoso, mi disse chiaramente che non
poteva
assicurarmi la fedeltà di cui tanto avevo bisogno.
“Vuoi tradirmi per ripicca?” chiesi, ferito e deluso.
“No, per necessità … dopotutto … tu non mi stai tradendo?” chiese,
sospirando.
“Ti ho chiesto di venire con me … ti ho detto che per me non ci sono
problemi in una relazione a distanza . ” mai nella mia vita avevo
deciso di
tenere così forte il mio punto di vista contro il suo, incrociai le
braccia
sul petto come raramente facevo, squadrandolo con decisione.
“… come si può amare qualcuno che non è presente?” si stava
innervosendo “ …
sei talmente scemo da non capirlo?”
Scossi il capo, chinando lo sguardo: “Io amo con il cuore … ed il cuore
ha
un potere immenso! Tu? Con cosa ami?”
Sapevo bene con cosa, ma volevo che avesse il coraggio di dirmelo in
faccia,
per la prima volta, da quando avevamo cominciato a vivere insieme io lo
compresi. Quella sensazione di essere un oggetto, che ogni tanto sentivo
quando mi trovavo solo con lui, quella consapevolezza che quella
persona non
poteva darmi altro che … presenza e non sostegno era così evidente.
“Io non sono così cerebrale come te e Nikolaos! Normale che con lui ti
trovi
meglio! Beh allora sai che ti dico? Raggiungilo e fregatene di me! È la
cosa
che sai fare meglio, dopotutto!”
Stava per andare via, ma nonostante tutto lo fermai, lo presi tra le mie
braccia e sospirai, scuotendo il capo, potevo raccontarmela come
volevo, il
mio cervello poteva giocare come voleva a fare il forte e ad
interpretare il
ruolo di colui che ha capito tutto, ma dentro il mio petto che mi faceva
male, c’erano tutti i sentimenti che provavo per lui e che non volevano
lasciarlo.
“Sei geloso di Niki… non devi esserlo, dal momento che ho scelto te…”
mormorai, teneramente, cullandolo tra le mie braccia come si fa con i
bambini.
“No.. Meride, tu non hai scelto me… “ mormorò con un filo di voce “ ..
hai
scelto te stesso ..”
Mi respinse ed io non feci altro che vederlo andare via, non dissi
nulla,
non osai aggiungere altro.
È vero, avevo scelto me stesso, ma come tutti gli uomini che vogliono
trovare un senso alla propria vita, avevo però allo stesso tempo scelto
anche lui, ma egli non solo non capiva, non accettava neppure
lontanamente
che la mia scelta potesse portarci lontano.
Per l’ennesima volta mi ritornò in mente il dualismo di ipocrisia e
immaturità che caratterizzava Agatha, ma non avevo potuto fare nulla per
risolvere quel suo problema in tutti quegli anni, quindi mi rassegnai
all’evidenza che quella caratteristica era parte di lui, era una macchia
indelebile del suo carattere.
Eppure lo amavo e le ali si ruppero quando varcai la soglia per andare
via,
seguire la mia strada, lo zaino pieno di tutto ciò che poteva servirmi,
ma
tanto avevo lasciato in quella casa.
Gran parte dei miei vestiti, gran parte dei miei sogni, il mio amore.
Agathangelos non tornò per salutarmi, gli lasciai una lettera scritta
di mio
pugno sul nostro letto, un soliloquio di spiegazioni che mai sarebbero
state
capite.
Gli lasciavo in custodia la casa, insieme al mio cuore.
Per me altre persone non c’erano, a parte lui.
Per lui… avrei potuto scoprirlo solo al mio ritorno, ma quelle ali di
cristallo ormai erano spezzate e dentro di me era forte la
consapevolezza
che Agatha avesse già scelto.
“Mio prezioso Agatha,
ti lascio la casa.
È importante che tu la tenga bene …
ti scriverò spesso, ti narrerò le mie giornate …
So per certo che questa vita in viaggio mi arricchirà …
Se vorrai venire da me, io ti attenderò ed accoglierò a braccia aperte …
Sei il mio unico e solo compagno e come tale io vivrò in questi anni …
La mia mente resterà mia, ma il mio cuore sarà tuo …
Ti lascio i miei sentimenti, custodiscili bene …
Ti prego, non abbandonarmi …
Io voglio credere di aver portato via con me il tuo cuore …
Voglio credere ai poeti antichi …
Voglio credere ai miei sogni …
Voglio credere a quella parte di te a cui tu stesso non dai credibilità
…
Ti amo, Agatha…
Attendi il mio ritorno, perché al Santuario finisce il mio viaggio.
Il Gran Sacerdote non sbaglia mai.
“Amors de terra lonhdana,
per vos totz lo cors mi dol!"
E no·n puesc trobar meizina
si non vau al sieu reclam
ab atraich d'amor doussana
dinz vergier o sotz cortina
ab desiderada companha.*
Addio, Agatha, che il nostro Addio sia un Arrivederci …
In un mondo dove ognuno di noi avrà trovato la sua strada…
Meride”