PENSIERI
Non
ci vuole poi molto a comprendere che non si è adeguati al tempo in cui si nati,
perché, allora, alcune volte fatichiamo a capacitarcene?
Il
problema ruota soprattutto intorno al fatto che spesso siamo così convinti di
poter trovare un piccolo buco dove piazzarci, fosse pure al confine del mondo,
in un luogo sperduto, da perdere la risposta alla domanda primaria che ogni uomo
dovrebbe porsi: abbiamo le capacità per
trovare un senso in questo mondo?
Beh...
io sono caduto in errore tante volte, sorvolando il problema principale e
lasciando che le prove della mia inadeguatezza mi si volgessero intorno al collo
come le spire di un serpente e provandone quasi piacere, senza valutarne il
reale pericolo. Infatti, io amo i serpenti... e tutto ciò che mi ricorda loro
non mi fa male, fosse anche il morso di un cobra.
In
realtà il problema è che non c’è affatto nessuna reale preoccupazione. Lo
vedi tinto a colori acquerellati negli occhi delle persone che ti sono intorno.
“Si
comporta così perché è una persona timida...”
“Non
sa come fare per entrare nel gruppo... è molto riservato!”
“Non
mi sta simpatico. Fondamentalmente è arrogante, crede di avere sempre
ragione!”
“Mi
sta antipatico...”
”E’ molto simpatico, ma non si capisce quello che pensa veramente...”
“Siamo
sicuri che pensi?! Eh eh eh...”
Ho
cominciato a capirlo quando intorno a me nevicavano queste frasi... o erano solo
costruzioni della mia mente?
In effetti, quando non ci si rende conto della propria inadeguatezza al mondo,
si pensa di valere qualcosa per la gente che ti circonda... si crede,
stupidamente, di essere pensato da qualcuno...
Si
crede di avere un posto. Alla fine della giornata, ti senti talmente immerso
nella tua pigra illusione, che, in effetti, ti senti inglobato in una società
che non capisci per un magro senso della tradizione.
Sei
giovane: non puoi non stare dentro!
E
la gente che ti incontra crede sempre che tu abbia una vita bella, rosea... i
tuoi amici fanno questo, i tuoi compagni fanno quest’altro...
“Ce
l’hai la ragazza? Ma certo che ce l’hai! Un bel ragazzo come te!”
A
volte stento a credere che ci esista il bello oggettivo. Da quando sono nato mi
rendo conto di piacere ad un numero assurdo di persone che hanno anni e anni più
di me!
Forse
se fossi nato al tempo di mio padre, avrei potuto sperare in una forma consona
di adeguatezza? A cosa serve chiederselo? Fatto sta che non sono nato allora ma
adesso e per quest’epoca sono brutto...
E
vivo la vita dei ragazzi del mio tempo, riflessa in quelle storie assurde che
parenti e amici dei tuoi ti creano perché hanno come punti di riferimento
canoni che son ormai andati a farsi friggere!
Ma
oltre a questi piccoli input sporadici, legati soprattutto a cene con familiari,
c’è la certezza chiara quando succedono quegli eventi che ti lasciano da
pensare.
A
scuola, si esce con amici... chi porta la musica?
Naturalmente
finiscono col dividersela e ti guardano con quell’aria da altruisti per farti
sentire nel “gruppo”.
“Che
ne dici di potare l’ultima raccolta Dance? Dai che ci facciamo quattro
salti!”
E
tu li guardi con la faccia da ebete (perché lo sanno che tu NON puoi avere
quella roba nel tuo repertorio di CD a casa...) e sussurri: “Mi spiace... ma
io...” rimanendo appeso ad un filo che preferiresti tagliate con un paio di
cesoie ben affilate!
Non finisce qui la scena, perché poi c’è il classico uomo, che si sente
costantemente adeguato, e ironizza sulla tua condizione inadeguata, con le
parole classiche: “Scusaci... dimenticavamo che...” e le parole non dette
sono quelle che fanno più male.
E
allora che fai?
Resti
a casa?
Inizialmente
no... vai con loro, con in mano il classico pacco di pasta (tanto alla fine ti
rifilano sempre quello...) cerchi di provare le stesse cose che provano loro,
tenti in tutti i modi di inserirti di ritagliarti il pezzo di mondo nel quale
sopravvivere... e vedi che loro si divertono e dentro di te ti chiedi perché
non ci riesci... e magari ti sfogli un libro trovato nella biblioteca del
padrone di casa e loro ti guardano male.
Proponi
anche qualcosa! Inizialmente chiedi se è possibile fare un gioco ... e loro lo
fanno pure!
Il
tuo gioco preferito: tu fai domande e loro ti rispondono... scopri che non sanno
nulla e ci stai ancora più male.
La
seconda sera porti persino le carte, ma non quelle solite per una sana partita a
briscola (anche perché a briscola non ci sai giocare-.-), porti le carte che
simulano giochi di ruolo e loro ti sentono mentre spieghi le regole, fingono
interessamento e... e mentre giocate ti prendono per il sedere con gli sguardi
che si lanciano tra di loro, come a dire “accontentiamo il bambino”...
...
e la volta dopo non ci torni più, cominci a fare lo gnorri ... a gettare
indifferenza su tristezza... e loro ti cercano!
Alcune
volte ti chiedi se prenderti per il culo sia il divertimento più interessante
che hanno, dato il loro quoziente intellettivo.
Alla
terza volta che, saltuariamente ti avvicini a loro, cominci a pensare dov’è
che hai fallito... è forse la risposta malsana che hai dato alla ragazza di
turno che ti rompe le scatole sul fatto che sei single alla età? O la prima
volta che dai un cazzotto ad uno per l’ennesima presa per il culo sui tuoi
generi musicali preferiti e sul fatto che sai leggere? (perché mi son reso
conto che i miei coetanei non è che non leggo, ma non sanno proprio leggere!)
È
in quel momento che da “sensibile e timido” passi a “bastardo e
antipatico”... non importa che l’evoluzione sia avvenuta per motivi
particolari, per quelle contingenze naturali nell’evoluzione umana che possono
essere associate ai vari stadi di putrefazione della carne... nel mio caso,
penso ci sia stata una putrefazione dell’anima.
Eppure
la gente alla fine nota solo quello che sei diventato e non il perché, anche
perché non ti parlano... e allora passi dalla tacita, difficile accettazione
della tua inadeguatezza alla vita.
E
allora ti crei il tuo mondo e scopri finalmente COSA vuoi dalla vita... e il tuo
cuore si ferma quando hai coscienza dei limiti della tua natura.
Un
giorno ti fermi e ti sdrai sul letto della tua camera anormale. Analizzi la tua
vita anormale. Passi in rassegna la tua anormalità e sogni di essere normale.
Scopri
che tanto tempo avresti potuto ritagliarti il famoso pezzettino di terra dove
poter coltivare la tua felicità.
E
che fare, allora?
C’è
chi si suicida, chi decide di continuare e vivere infelicemente nel mondo,
credendosi felice... (alcuni dicono che questa è la vera felicità, adattarsi
completamente e rimanere assorbiti in una spugna, dimenticando la propria
personalità) oppure si comincia a sognare e a ricreare nel piccolo quel mondo,
così simile al passato, dove ci si sta da dio!
E
la casa diventa una reggia, i tuoi amici sono i sogni e il tuo desiderio più
grande è vivere sognando sempre quello che ti fa star bene...
Ma
è difficile conciliare la tua realtà e quella degli altri.
Te
li devi trovare per forza davanti...
Nell’università
trovi la tua nuova cerchia di amici reali che per te sono più irreali dei tuoi
VERI amici.
Sogni
di scomparire...
Senti
di tutte le persone che scompaiono veramente... seguendo una volontà ferrea...
ma tu sei anche un codardo e non hai la stessa volontà delle persone che se ne
vanno!
Sogni
ancora di trovare al mondo qualcuno che possa comprenderti, ma come fai se non
lo cerchi? Ormai ti è rimasta solo l’acidità del carattere e un’antipatia
estrema... (la cosa più grave è quando tu stesso trovi antipatici i tuoi gesti
e cerchi di rimediare, ma allora perdi spontaneità e diventi lunatico: la
persona che gira come gira la luna... il pazzo...)
Eh
sì... e tutto questo SOLO perché sei inadeguato.
Pensi
a quando si andava avanti col lavoro nei campi e non c’era tempo per farsi
queste pippe mentali assurde. Speri di poterti alzare un mattino e andare da tuo
nonno e dire: nonno forse è meglio se cominci ad impararmi il mestiere!
Ma
hai troppo sonno per alzarti e, pensi, che se riesci a sognare ancora per un
po’ più di tempo al giorno, forse troverai più facilmente la felicità...
E
intanto l’unica cosa certa è la tua inadeguatezza e quella non si può
superare.