Note:
era dalle
repliche di quest’inverno che la coppia Colby/Charlie mi
stava
perseguitando, non so spiegare perché ma quei due mi sembra
che stiano benissimo insieme! ^.^ Ho tentato di tutto: una storia in
terza persona, un pow di Colby, alla fine me ne sono uscita con
quello di Charlie. Ora, avendo io una mente poco logica (io e la
matematica facciamo a pugni peggio di Ken Shiro e Raul!!!
>.<),
non so se sono riuscita ad entrare nella mente di un matematico.
Volevo che il mio Charlie fosse spaventato dai sentimenti che prova
verso Colby, perché non riesce a capirli ed i suoi fidati
amici numeri non possono aiutarlo. Mi è sempre sembrato
molto
fragile in questo senso. Spero di essere riuscita almeno ad
avvicinarmi al mio obiettivo.
Dediche: la dedico alla mia sensei
Akane. Spero che riesca a convincerti anche questa
coppia.
Ringraziamenti: ringrazio coloro che leggeranno e
commenteranno.
Non mi resta che augurarvi buona lettura!!! ^.^
As
a man
I sentimenti non riesco proprio a capirli!
Sono
un qualcosa di improvviso e destabilizzante, ti colpiscono, ti
travolgono e ti lasciano sconvolto: trasformano la persona che eri,
cambiandoti, creando un nuovo te stesso che fa cose che tu non
avresti mai fatto nemmeno sotto minaccia di morte.
I sentimenti
sono illogici, non posso analizzarli e razionalizzarli per
comprenderli, posso solo affrontarli e cercare di non soccombere.
È
per questo che odio i sentimenti, perché non posso capirli!
I
numeri invece sono i miei amici più fidati, loro mi aiutano
a
capire ogni cosa, usandoli posso prevedere dove un rapinatore
colpirà
la prossima volta o dove un piromane appiccherà
l’incendio
successivo o anticipare le mosse di un serial killer.
I numeri
sono chiari, semplici, autentici…
… i sentimenti invece sono
complessi, articolati, oscuri, possono mentire…
I numeri non mi
hanno mai abbandonato, mi hanno fatto conoscere varie sfaccettature
della realtà che altrimenti sarebbero rimaste mute. I numeri
possono spiegare ogni cosa, sono il linguaggio universale. I
sentimenti invece hanno il solo potere di sconvolgermi, deviarmi dal
mio obiettivo, mi privano della mia razionalità e tutto
perde
la propria logica: contro i sentimenti i numeri sono del tutto
impotenti.
Lerry invece dice che devo accettare i sentimenti,
invece di combatterli: sono la parte migliore di me, quella che mi
rende umano.
Umano…
… per me è ‘uomo’ un
individuo che possiede una capacità logica, che gli permette
di analizzare le varie situazioni in cui si trova per trovare una
facile soluzione. Un uomo è tale quando si fa guidare dalla
logica non dai sentimenti!
Nonostante tutte queste considerazioni,
io sono stato innamorato qualche volta, certo ho deciso di dedicare
tutta la mia vita principalmente ai numeri, ma anch’io ho
amato.
Spesso sono stati amori a senso unico, più raramente sono
durati oltre qualche settimana. Ma nessuno di questi amori mi ha
coinvolto al punto di perdere lucidità e raziocino, mi
piacevano ma non avrei mai fatto follie per loro. Infatti loro mi
lasciavano con la scusa che a loro preferivo i miei numeri.
Eppure
nonostante tutta la mia razionalità ed il mio tanto
decantato
cervello sono caduto anch’io preda dei miei sentimenti: sto
provando qualcosa di incomprensibile che mi sta scuotendo dal
profondo e sta compromettendo la mia capacità logica!
Non
riesco a capire cosa mi stia succedendo!
Credevo di amare Aminta,
per anni ho sempre pensato a lei chiedendomi come sarebbe stato
dividere la mia vita con lei, la vedevo come la compagna ideale:
intelligente, acuta, capace e, qualità non secondaria,
bella.
Ho anche provato a fare sul serio con lei, siamo andati a cena
insieme e… siamo stati capaci di parlare solo di matematica!
Avevo
immaginato il nostro primo appuntamento come un evento molto, molto
romantico: io che mi perdevo nell’ammirare Aminta e la
riempivo di
complimenti, lei che arrossiva, io che la baciavo e tutti saremmo
stati felici e contenti. Invece nella realtà è
stato di
una tristezza e sterilità sconcertanti! Io ho passato tutto
il
tempo a snocciolare teorie matematiche su come risolvere il caso che
stava seguendo Don, lei che giocherellava con il cibo visibilmente
annoiata, contando, forse, i minuti nella speranza che la serata
finisse presto…
Forse è stato allora che ho capito che
tra noi non avrebbe mai funzionato: eravamo ottimi amici e
collaboratori, ma non saremmo mai potuti essere più di
quello!
Ancora però non avevo compreso il perché non
avrebbe funzionato…
… Già un’altra persona era
penetrata dentro di me, insinuandosi sotto la mia pelle,
infiltrandosi dappertutto, contaminando ogni cosa, come un cancro
inarrestabile.
Mi sono reso conto di provare qualcosa per Colby
pian piano, ogni volta che lo incrociavo nell’ufficio di Don
e mi
parlava qualcosa si agitava dentro di me esultando felice, mi sono
chiesto cosa fosse quella sensazione fino allo stremo analizzandola e
rivoltandola in ogni angolazione, senza mai arrivare ad una
soluzione. Ho compreso cosa mi stesse succedendo quando me lo sono
ritrovato davanti di ritorno da una raid, i soliti occhiali da sole
quadrati che nascondevano i suoi occhi azzurri, il sorriso divertito
mentre parlava con Don, una t-shirt blu aderente che fasciava il suo
torace ampio e scolpito, i jeans stretti che rivelavano quelle che
dovevano essere gambe perfettamente disegnate, il fucile stretto
dalla mano contro il braccio con la cinghia nera a tracolla. Bello e
pericoloso. Irraggiungibile. Per la prima volta ho sentito il mio
cervello inutilizzabile, saturo di quell’immagine e delle
sensazioni che mi procurava.
Da quel momento un’agitazione
sconosciuta prendeva il sopravvento ogni volta che mi parlava e mi
sorrideva; sotto l’effetto di una sconosciuta frenesia
iniziai ad
operarmi in tutti i modi per attirare la sua attenzione abbastanza da
ottenere una battuta, da fare in modo che mi guardasse, anche solo
per qualche istante.
Dovevo impegnarmi sempre di più per
catalizzare la sua attenzione, suscitare il suo interesse per
me…
Vorrei che guardasse solo me…
Vorrei che pensasse solo
a me…
Cosa si prova ad essere stretti da quelle braccia forti
contro quel torace ampio?
Cosa proverei a baciare Colby?
Cosa
proverei se quelle mani ampie mi accarezzassero?
Apro gli occhi di
scatto per sottrarmi a quella parte del mio cervello che, sfuggita ad
ogni mio controllo, si addentra sempre più in un terreno
pericoloso e scottante.
La musica delle cuffiette mi martella nel
cervello, davanti ai miei occhi campeggia la lavagna con
l’equazione
che ho lasciato a metà…
Sospiro frustrato: l’ho fatto
di nuovo, ho accantonato i miei doveri ed il mio lavoro, e mi sono
messo a pensare a Colby!
Non ce la faccio più! Lo voglio in
un modo che non avevo mai sperimentato, è un desiderio che
mi
sta corrodendo dall’interno, è un dolore che non
cessa mai,
mi perseguita ogni minuto della mia esistenza…
… è
questo l’amore in realtà?
Questa sofferenza straziante
suscitata da un desiderio inappagato?
Questa consapevolezza che
Colby è irraggiungibile?
Questo continuo rimandare del
cervello all’immagine tanto amata?
Questa voglia di piangere
nella speranza di sfogare un po’ di questo dolore?
Questo
continuo desiderio di fare l’amore con lui?
È questo
quello che prova Aminta nei miei confronti? Le ho procurato un simile
dolore, anche se inconsciamente?
Finora non ero consapevole
dell’esistenza di questa sfaccettatura dei sentimenti, non
ero
cosciente che amare potesse essere una tale agonia…
… ed ora
posso comprendere perché Aminta mi guardava spesso con
quello
sguardo ferito quando preferivo restare in aula a risolvere qualche
problema invece di andare a cena con lei!
Non ho alcuna intenzione
di rimanere ancora a lungo preda di questa tempesta ed i miei amici
numeri possono offrirmi il rifugio che cerco: stringo la presa sul
pezzo di gesso che ho tra le dita e lo poggio sulla superficie verde
della lavagna, appena comincio a svolgere i primi calcoli la mia
mente cancella tutto il resto del mondo, lasciandomi cosciente solo
del mio cervello che lavora e della musica che le mie orecchie
ascoltano.
Non so quanto tempo è trascorso da quando ho
ripreso a lavorare, so solo che all’improvviso qualcuno mi ha
sfilato l’auricolare sinistro ed una voce dolorosamente
familiare
ha chiamato il mio nome. Mi volto lentamente, quasi sperando in
un’allucinazione dovuta alla stanchezza, che sarebbe
scomparsa
appena l’avrei sfiorata con lo sguardo, ed invece Colby
è
qui, mi fissa dritto negli occhi con il suo bel volto dai lineamenti
regolari a pochi centimetri dal mio. Mi basterebbe spostare appena la
testa per poterlo baciare…
- Ehi Charlie stai bene?- mi chiede
preoccupato.
La sua voce chiara mi riscuote dal torpore in cui
sono sprofondato.
- Certo, sono solo un po’ stanco!- cerco di
rispondergli il più naturalmente possibile.
Lui è
sempre piegato su di me e tiene l’auricolare che mi ha tolto
tra le
dita.
- Cerca di non strafare!- mi rimprovera con lo sguardo
serio.
- Ci proverò!- rispondo consapevole che non mi
fermerò finché non avrò trovato una
soluzione a
questo problema.
Vedo Colby infilare l’auricolare nel suo
orecchio, socchiudere per qualche istante gli occhi come per
concentrarsi nell’ascolto, per poi sorridere lievemente
quando
crede di averla riconosciuta.
- Bach?- .
- La nona sinfonia!-
annuisco piacevolmente sorpreso.
- È molto famosa…- dice
come se mi avesse letto nel cervello.
Vorrei allontanarmi da lui,
trovare la forza di muovere le gambe e scostarmi da lui, ma
è
come se qualcuno mi avesse incollato sulle mattonelle del pavimento,
e tutte le mie capacità motorie fossero saltate. Continuo a
restare in piedi davanti questa lavagna senza trovare la forza di
muovere un muscolo né di scostare lo sguardo da lui.
Chissà
se Lerry sarebbe capace di spiegarmi che tipo di forza sia quella che
mi sta tenendo inchiodato qui…
… perché io sul serio
non so fornirne una definizione!
All’improvviso Colby solleva lo
sguardo su di me, incatenando i miei occhi neri, ai suoi: non avevo
mai notato che i suoi occhi hanno una sfumatura grigia…
Ed il
mio tanto decantato cervello, come ogni volta che mi guarda, va in
tilt riducendosi ad una poltiglia inutilizzabile. È una
sensazione che non mi piace, mi sento come abbandonato, indifeso,
nudo: privo della mia logica io non sono nulla.
Uno strano lampo
saetta negli occhi di Colby mentre un sorriso seducente gli apre
appena le labbra: è così bello che sento la gambe
molli, sul punto di cedere!
Con un movimento apparentemente
casuale lui avvicina ancora di più il suo volto al mio, mi
è
così vicino che posso sentire il suo respiro sfiorarmi la
pelle, notando che ci separano solo pochi centimetri
l’imbarazzo si
impossessa di me e sento tutto il sangue fluirmi alle guance: devo
essere inguardabile!
Come riesce ad essere così seducente
pur non facendo niente?
Come riesce a farmi impazzire solo
guardandomi?
È solo un istante in cui abbasso la guardia,
perso nelle profondità del suo sguardo, ma a lui basta lo
stesso per annullare la distanza che ci separa e baciarmi.
Sento
le sue labbra sulle mie, solo una lieve carezza ma basta per farmi
saltare tutti i circuiti cerebrali, per non farmi ragionare
più
e rimanere li impalato, senza sapere cosa fare, come reagire…
Lui
si allontana da me e mi fissa negli occhi con uno strano mosaico di
emozioni a decoragli il volto: delusione, dispiacere, stupore, e
qualcos’altro che non riesco ad identificare…
Finalmente,
nonostante il contatto visivo tra noi persista, il mio cervello
riprende a funzionare, ma non a ragionare: tutte le informazioni si
riversano al suo interno accavallandosi, mischiandosi, litigando
anche, impedendomi di capire quello che ha appena fatto Colby.
Devo
calmarmi, ma come posso riuscirci con lui a due centimetri dal mio
naso? Ed il mio stato di paralisi temporanea continua, tenendomi
inchiodato qui come uno scemo.
Perché mi ha baciato? Vorrei
tanto chiederglielo, ma la voce sembra che mi si sia congelata in
gola e le labbra si siano incollate una contro l’altra.
-
Charlie…- la sua voce stranamente roca interrompe i miei
pensieri.
Vorrei impedirgli di parlare! Vorrei ordinargli si stare
zitto e di allontanarsi!
Non voglio sentire quella voce, proprio
la sua voce, dirmi che questo bacio è stato solo un errore,
non potrei reggere una simile rivelazione!
Invece la reazione di
Colby mi sorprende: solleva la mano e con essa mi sfiora la guancia
in un gesto molto dolce, che mi scioglie una sensazione calda nel
petto.
Non so cos’è, ma è decisamente
piacevole!
-
Charlie non volevo spaventarti, scusami!- ora la voce di Colby
è
appena un sussurro che sembra avvolgermi e cullarmi.
Scuoto la
testa per dirgli che non mi ha spaventato, non avendo ancora
ritrovato la voce. Deve aiutarmi a capire quello che mi succede,
spiegarmi il perché del suo gesto, solo così
potrò
uscire da questo stato confusionale che mi sta gettando al tappeto.
-
Perché?- riesco a chiedergli quando ritrovo un minimo di
facoltà intellettive.
Certo, la domanda non è delle
più intelligenti né delle più
articolate, ma è
l’unica che sono riuscito a formulare.
- Non lo immagini?- mi
chiede lui di rimando rivolgendomi un sorriso mesto.
In questo
stato non riuscirei ad immaginare nemmeno quanto fa due più
due, figurati se capisco perché mi hai baciato!
Lui deve
aver comunque intuito qualcosa perché mi prende la mano
destra
nella sua intrecciando le nostre dita, ed è una sensazione
sconvolgente questa!
Come può un semplice contatto di pelle
come questo scatenarmi una simile scossa di piacere?
- Sono
innamorato di te, Charlie! Possibile che tu non l’abbia
ancora
capito?!- .
La mia reazione sorpresa e sconvolta gli suggerisce la
risposta.
- Cervelloni! – sbuffa divertito e sconsolato –
È
proprio vero che più le cose sono semplici, più
per voi
sono difficili da capire!- mi prende in giro.
- Ehi! Non è
vero!- protesto indignato.
- Davvero?!- chiede sarcastico
sollevando il sopraciglio.
Lo guardo negli occhi e so già
che con lui avrò sempre partita persa!
- Perché tu
avresti capito quello che provo io, invece?- lo sfido cercando di
portare a casa il risultato.
- Sei un libro aperto professor Epps:
ti si leggeva su questo bel viso imporporato quanto fossi imbarazzato
ogni volta che ti guardavo o parlavo! Eh il mio fascino non
perdona…-
ghigna divertito godendosi il mio crescente imbarazzo.
Sconfitto
posso solo sospira sereno mentre mi abbandono contro di lui, la mia
testa sulla sua spalla, le sue braccia che si stringono attorno a me,
racchiudendomi in un guscio tiepido dove mi sento sereno ed al
sicuro. È bella questa sensazione di pace, questa calma
priva
delle pressioni del mio cervello, per una volta mi sento
completamente umano, proprio come mi aveva detto Lerry. Il silenzio
non mi sembra più il prezioso alleato della concentrazione,
ma
il complice dell’atmosfera perfetta che si è
creata tra noi.
Non so come ma, ora che sono stretto fra queste braccia, il dolore,
l’angoscia ed i dubbi sono scomparsi, come se dentro di me
non
siano mai esistiti… è una sensazione sconosciuta
di
sicurezza e tranquillità che non riesco a capire, so solo
che
a procurarmela è lui!
- Ehi Charlie non credi che sia il
caso di dirmelo?- mi chiede la voce scanzonata di Colby.
- Cosa?-
chiedo io trasognato ed un po’ infastidito che abbia
interrotto
questo momento.
- Come cosa?! Che mi ami, no?!- ora la sua voce è
indispettita ed io sorrido.
- Se lo sai è inutile che te lo
dica!- rispondo con noncuranza.
Sollevo la testa dalla sua spalla
e vedo che il suo viso è rosso per l’irritazione,
fa per
dire qualcosa, ma io blocco le sue parole con un bacio con cui cerco
di comunicargli tutto quello che provo per lui. Cerca di capirmi
Colby: non sono un tipo fatto per lunghi discorsi, soprattutto se si
tratta dei miei sentimenti, se potessi ti confesserei quanto ti ami
con un algoritmo, credo che così potrei dirti più
di
quanto io stesso volessi, invece devi accontentarti dei
gesti…
Ma
ti prometto che presto imparerò a dirti quello che provo per
te!
Dopo restiamo comunque fronte contro fronte, le mie braccia
strette attorno al suo collo, le sue mani sulle mie guance,
guardandoci negli occhi, senza parlare, comunicando solo con gli
sguardi ed il tatto.
- Ti amo!- mi dice solennemente come fosse un
giuramento.
Anch’io ti amo, più di quello che
credi!
Forse dovrei chiedergli perché è qui, se
l’ha
mandato Don per chiedere se ero arrivato a qualche risultato, magari
mio fratello sta anche aspettando impazientemente il suo
ritorno…
…
ma perché dovrei rovinare questo momento con la matematica e
l’assassino a cui l’FBI sta dando la caccia?
Per adesso il mio
unico interesse è questo fantastico uomo che sto stringendo
tra le braccia, che mi sta baciando il collo, godendomi questo
contatto che mi sta scatenando dentro una sensazione di piacere
superiore anche al dolore che mi ha causato l’idea, errata,
che non
avrei mai potuto averlo.
Non mi sento più quell’entità
rigida e raziocinante che ero fino a pochi minuti fa, ma piuttosto
una massa percorsa da piacevole scosse elettriche, un enorme
recettore di sensazioni mai sperimentate prima.
Sono ora
l’uomo che non mi ero mai concesso di essere prima
d’ora!