Note: Ho comprato Twilight di recente, incuriosita dal film, e ne sono rimasta letteralmente incantata, infatti ho subito comprato e letto anche New Moon! (A proposito qualcuno saprebbe indicarmi la data di uscita di Eclipse in edizione tascabile? ^^) Questa, quindi, è la prima fic che scrivo su questa serie, è nata di getto dopo aver terminato il secondo episodio. E' ambientata poco dopo la fine di New Moon ed ho cercato di immaginare come sarebbe stato se Bella avesse anche lei un piccolo talento e quale potrebbe essere la reazione di Ed scoprendolo. Fare il pow di Edward è stato tremendo, è un personaggio troppo complesso ed avevo sempre paura di snaturalo, ed alla fine si è messo a fare anche di testa sua!! >.< Spero quindi di non aver fatto un disastro completo!
Ringraziamenti: ringrazio chiunque leggerà e commenterà (siate clementi, per favore! ^^’’’).
Ora vi lascio alla lettura, alla prossima.


Attraverso i suoi occhi


Avevo sempre evitato i pensieri di Jessica Stanley: non era per nulla piacevole sondare la mente di una persona che ti voleva legato nudo al suo letto!
Per un periodo di tempo avevo avuto la sfortuna di essere l’oggetto prediletto delle sue fantasie erotiche e non, insieme ad un attore che infestava le pagine delle riviste per ragazze in quel periodo.
Oltre a queste inutili ossessioni, Jessica nutriva una vera e propria passione per il pettegolezzo. Ogni più piccolo evento nella vita di Forks passava da lei, nessuno riusciva a sapere qualcosa prima di lei, il suo vanto era di avere sempre notizie freschissime da fornire agli altri. Sapeva prendere un’innocua lite e trasformarla in pochi minuti in un vero e proprio caso federale con tanto di misteriosi agenti vestiti di nero.
Dopo che le ebbi fatto capire chiaramente che con me non aveva alcuna speranza, diventammo l’argomento principale dei suoi pettegolezzi. Divenne avida di ogni notizia che riguardava la mia famiglia e la propinava al primo che le passava sotto il naso con il massimo del disprezzo.
Credo che fosse una sorta di vendetta per il rifiuto subito. Comunque io ed i miei fratelli imparammo subito a conoscerla ed ad evitarla: era quel genere di persona invadente che avrebbe potuto costringerci a fare le valigie ed a trasferirci altrove.
Eppure anche una come Jessica riuscì ad essermi utile.
Ero appena tornato a Forks dal presunto e fallito trasferimento a Los Angeles della mia famiglia e stavo ricucendo i fili recisi della mia storia con Bella. Nonostante le restrizioni a cui era costretta, passavamo insieme tutto il tempo che riuscivamo a ritagliarci al di fuori dell’orario delle lezioni e del suo lavoro al negozio di articoli sportivi. Ovviamente ero ritornato ad essere il suo compagno di banco ma, altrettanto ovviamente, dovevamo rimandare le nostre effusioni alle mie innocue e clandestine visite notturne.
I mesi che avevamo passato lontani ci avevano lasciato dentro come un vuoto, un qualcosa di gelido ed assordante che potevamo riempire solo con la presenza costante e ravvicinata dell’altro. Avere Bella al mio fianco, tra le mie braccia, riempirmi la mente della sua figura e la gola del suo profumo… era diventato una necessità! Non avrei mai più saputo rinunciare a lei. E dentro di me stavo iniziando a considerare che non era poi un’idea così malvagia quella di trasformarla: la solitudine e l’agonia che avevo provato mi avevano fatto riconsiderare il valore della sua presenza nella mia vita presente ed in quella futura. Avevo però ancora paura che un giorno potesse pentirsi di quella scelta, che fosse una decisione troppo repentina, su cui non aveva riflettuto abbastanza, nata solo da quello che provava per me. Conoscevo la mente umana e credevo, quindi, di conoscere per riflesso anche la sua. Temevo che quel sentimento che provava per me potesse sfiorire ed appassire, come tante altre cose che riguardavano gli esseri umani. Ma poi mi bastava osservarla negli occhi, in quei profondi e limpidi occhi color nocciola, per sentirmi avvolto dal suo amore, vivo e palpitante, ed ogni dubbio svaporava istantaneo come nebbia al sole.
Lei mi amava così tanto da essersi lanciata da una scogliera nel mare in tempesta solo per poter riascoltare il suo della mia voce…
… come potevo sminuire così il suo amore per me?
Come prima che partissimo, io ed Alice trascorrevamo la pausa pranzo seduti allo stesso tavolo degli amici di Bella, ma rinchiusi in una nostra personalissima bolla dorata. Stavo ascoltando distrattamente Bella che chiacchierava con mia sorella, quando fui sfiorato da un pensiero, appena un sussurro, ma denso di curiosità. Riconobbi immediatamente Jessica. Il primo impulso fu quello di escluderla, ma il fatto che avesse associato il nome di Bella al periodo in cui eravamo stati separati mi incuriosì. Bella si rifiutava di raccontarmi cosa avesse passato durante la nostra separazione, potevo solo farmene un’idea attraverso i ricordi che trovavo nella mente delle persona che le erano state accanto. Per questo lo feci: per una volta infransi le mie regole e mi sintonizzai volontariamente sulla mente di Jessica.
Chissà se Bella gli ha dato il regalo che stava preparando per Natale…
Corrugai la fronte e frugai nella sua mente alla ricerca di un immagine che poteva spiegare quel pensiero. Vidi Bella in compagnia di Jessica ed Angela in uno dei rari pomeriggi assolati di questa cittadina. Erano sedute al tavolo di una gelateria di Port Angeles. Ascoltai Angela chiedere a Bella come mai avesse quell’aria così stanca, Bella rispondere, con un bellissimo sorriso, che stava preparando un regalo per me per Natale. Vidi Jessica scoppiare a ridere e ricordarle che erano solo ad agosto, che mancavano ancora molti mesi a dicembre. Bella allora le rispose che era una cosa complicata e che le ci sarebbe voluto molto tempo per finirlo, poteva lavorarci solo quando io andavo a fare trekking con i miei familiari. Frugai ancora nella mente di Jessica, alla ricerca di un’immagine del regalo, ma non trovai niente: temendo che potessi scoprirlo prima del tempo con il mio potere, Bella non le aveva detto altro.
Uscii dalla mente di Jessica visibilmente stupito. In quei mesi non mi ero accorto di nulla, Bella si comportava come al suo solito e la sua stanza era sempre nello stesso disordine. Ed anche dopo il mio ritorno non avevo notato nulla. Bella era una pessima attrice ed un’inesperta bugiarda, come aveva potuto tenermi nascosto qualcosa?
Spostai lo sguardo su di lei, che ora mi stava fissando perplessa. Ancora non mi ero rassegnato al fatto che non riuscivo a leggerle nella mente ed in quel momento avrei dato qualsiasi cosa per poterlo fare, per poter scoprire qualcosa di quel mistero.
La verità era che ero troppo curioso. Bella odiava in modo viscerale i regali, la mettevano d’imbarazzo e questo la irritava; ma, ugualmente, aveva fatto qualcosa per me, pensando a me, e questo stranamente mi entusiasmava. Sorrisi immaginandola a pasticciare intorno a quel qualcosa mentre io non c’ero e nasconderlo chissà dove per non farmelo trovare. A Natale avrei avuto proprio una bella sorpresa se…
Non riuscii a terminare quel pensiero. La consapevolezza mi trapassò da parte a parte come un fulmine, portando con sé il solito carico di dolore. Avevo lasciato Bella a settembre, facendole credere che per me era stato nulla più che un divertimento. Una Bella che in quel momento credeva che saremmo rimasti insieme a lungo, “per sempre” come diceva lei, così certa di questo da accantonare la sua fobia per regali ed attenzioni e progettare una sorpresa per me così anticipatamente. Probabilmente per il dolore doveva averlo fatto a pezzi e gettato via.
- Edward tutto bene?- la sua voce mi strappò ai miei pensieri.
Ora mi stava fissando preoccupata. Sorrisi per rassicurarla: le avrei chiesto spiegazioni dopo, quando saremmo stato soli io e lei.
Le ore di lezione scivolavano lente, mentre la mia impazienza cresceva. Non ero mai stato un tipo curioso, anzi, ma qualcosa che avevo sfiorato nella mente di Jessica mi aveva fatto provare la sensazione che sarei rimasto a bocca aperta vedendo quello che stava preparando per me.
Serrai le mascelle pensando ad un’altra cosa importante che mi ero perso.
Sopportai la separazione dell’orario di lavoro solo perché così la casa di Bella sarebbe stata libera ed io avrei potuto rovistare indisturbato tra le sue cose alla ricerca del mio regalo.
Inutile dire che non trovai nulla.
Cominciai a pensare che Bella lo avesse fatto veramente a pezzi!
Sgattaiolai da casa sua pensando che Esme non avrebbe mai tollerato un simile comportamento da parte mia, mentre Emmett non avrebbe più smesso di ridere alle mie spalle.
Tutti in famiglia dicevano che ero cambiato da quando Bella era entrata nella mia vita, che ero diventato in qualche modo più umano; Carlisle una volta mi ha detto che non ero più l’essere imperturbabile ed inavvicinabile che ero stato in quegli ultimi cent’anni, che in qualche modo ero riuscito a riappropriarmi del ragazzo che ero stato prima che mi trovasse moribondo nella corsia dell’ospedale.
Quei comportamenti da pazzo che stavo tenendo nelle ultime ore cominciavano a convincermi della veridicità di quei discorsi.
Parcheggiai la mia Volvo davanti il negozio di articoli sportivi e spensi il motore: Bella ne avrebbe avuto ancora per una decina di minuti. Mike Newton era diventato un incubo per me. Non aveva mai rinunciato del tutto a Bella ed immaginavo che avrebbe sfruttato la mia assenza per provarci con lei. Da un lato ero contento di questo: se Bella gli avesse detto di si avrebbe avuto una vita normale, felice, priva di qualsiasi pericolo. Ma la sola idea di lei tra le braccia di quel viscido mi scatenava dentro una furia gelida, risvegliava lo sdegno dell’uomo che ancora era dentro di me e che urlava che Bella era solo mia.
Devo ammettere che rimasi sorpreso quando seppi che, invece, Newton se n’era stato alla larga. Anche lui, come tutti gli altri, aveva lasciato Bella da sola con i suoi fantasmi, l’aveva lasciata annegare nel dolore senza muovere un dito. Esattamente come me.
Incrociai le braccia sul volante e vi appoggiai la fronte sopra. Me n’ero andato convinto che senza di me sarebbe stata meglio, che presto avrebbe ripreso a vivere normalmente. Invece… invece non avevo capito niente! Quello che avevo letto nella mente di Charlie…
… come avevo potuto permettere che soffrisse così tanto? Proprio io che avevo giurato di proteggerla da tutto e tutti, anche da me stesso, l’avevo ferita mortalmente.
Perché da un dolore come quello non si riesce mai a sopravvivere!
Dei colpi al finestrino mi fecero sussultare. Sollevai la testa di scatto e vidi Bella che mi sorrideva al di la del vetro.
- Ti eri addormentato?- mi chiese scherzosa dopo che lo ebbi abbassato.
- Stanotte non ho dormito granché.- stetti al gioco.
- Oh, e perché?- domandò con finta preoccupazione mentre si appoggiava alla portiera.
- Ero troppo occupato a guardarti dormire.- risposi con quel tono basso che aveva il potere di scioglierla all’istante.
Alle mie parole, come mi aspettavo, arrossì furiosamente, sentii chiaramente lo scoppiettio impazzito del suo cuore. Mi piaceva farle quell’effetto.
- Respira!- sghignazzai compiaciuto.
Bella tirò un lungo respiro mentre mi fissava con l’espressione che aveva ogni volta che si rendeva conto che l’avevo giocata. Semplicemente adorabile!
- Dai sali, ti accompagno a casa.- .
Sbuffò fintamente irritata e passò davanti l’auto. Era sorprendente la tenerezza ed il desiderio di protezione che sapevano scatenare dentro quel suo aspetto fragile come un respiro ed i suoi movimenti incerti. Appena si sedette sul sedile del passeggero presi il suo volto tra le mani e la baciai. Uno di quei baci rapidi e prudenti che le avevo imposto per preservare la sua incolumità, ma che lasciavano dentro di me una scia di rimpianto: quanto desideravo lasciarmi andare, potermi comportare con lei come facevano i miei fratelli con le rispettive mogli… eppure non potevo, se avessi perso il rigido controllo che mi imponevo, avrei potuto ucciderla con una sola carezza.
Mi allontanai da lei, fissandola in quegli occhi nocciola che ora mi guardavano seri e felici, era contenta anche di quel labile contatto che le concedevo. Le baciai la fronte per ringraziarla e tornai definitivamente al volante.
Charlie era stato categorico nelle sue restrizioni: potevo restare in compagnia di Bella dalle sette alle nove e mezza; dopo ci pensava lui a ricordarmi poco gentilmente che era ora di tornare a casa. Ma, a differenza di Bella, non ero mai riuscito a biasimare il suo comportamento: mi stava soltanto presentando il conto per tutte le sofferenze che avevo causato a sua figlia. Non capiva come lei avesse potuto perdonarmi, ma era fermamente deciso a non fare altrettanto. Dal canto mio ero fermamente deciso a voler restare al suo fianco. Dietro consiglio di Carlisle ed in un impeto di coraggio trovato chissà dove, avevo esaminato la mente di Charlie e quello che vi avevo trovato mi aveva sconvolto profondamente. Riportai lo sguardo su Bella che, ad occhi chiusi, stava canticchiando un brano che stavano trasmettendo alla radio. Non riuscivo a far coincidere quel volto sereno con quello tormentato e vuoto dei ricordi di Charlie. Sembravano due persone totalmente diverse. Staccai la mano dal volante e la portai al suo volto, beandomi del suo morbido calore mentre le carezzavo lo zigomo con il pollice. Bella sorrise e spostò appena la testa per potermi guardare. Era in momenti come quello che mi sentivo completamente umano, spensierato ed innamorato.
Bella nemmeno si rendeva conto del regalo impagabile che mi aveva fatto!
Entrammo in casa e ci dirigemmo in camera sua per fare i compiti, avevamo appena un’ora prima che tornasse suo padre da lavoro. La osservai mentre prendeva i libri dallo zaino e poi lo gettava a casaccio sul pavimento. Decisi che era quello il momento per chiederle che fine avesse fatto il mio regalo.
- Oggi ho intercettato un pensiero interessante di Jessica.- esordii mantenendo un tono casuale mentre mi sedevo sulla sponda del letto.
Catturai all’istante la sua attenzione: Bella sapeva perfettamente che odiavo entrare nella testa di Jessica e che trovavo inutili e futili tutti i suoi pensieri. Non capiva cosa avessi potuto trovare di così interessante.
- Parlava di un certo regalo che mi avresti dovuto dare.- e la guardai negli occhi consapevole tanto bastava per farla capitolare.
Vidi Bella prima guardarmi confusa, come se non capisse a cosa mi stessi riferendo, poi un lampo di comprensione le attraversò lo sguardo ed avvampò impietosamente. Vidi la linea della sua mascella serrarsi ed il suo sguardo scurito da pennellate di collera e preoccupazione: sarei stato pronto a scommettere che in quel momento stava augurando ogni male alla sua migliore amica.
- Non me lo vuoi dare?- insistetti con quel tono basso che sapevo l’avrebbe fatta sciogliere immediatamente.
Bella spostò lo sguardo dal mio per riprendere la concentrazione.
- Non è ancora terminato…- provò a glissare.
Quella sua reticenza non faceva altro che accrescere la mia curiosità. Cosa poteva essere da imbarazzarla in quel modo?
- Ti prego!- la inchiodai con uno dei miei sguardi.
La vidi tentennare per ancora qualche istante prima che si muovesse verso l’armadio. Con movimenti incerti aprì le ante e tirò da sotto una montagna di vestiti una cartella da disegno rigida e nera, legata lungo l’apertura da un paio di lacci di canapa.
Ero stupito, ma sempre più curioso. Mi porse la cartellina.
- È il primo.- mi disse semplicemente senza guardarmi negli occhi.
La presi dalle sue mani tremanti e l’appoggiai sul letto. Mentre scioglievo il nodo Bella si sedette alla sua scrivania e fissò lo sguardo nel cielo nuvoloso che si intravedeva dalla finestra. Sollevai la spessa copertina ed ogni parola mi morì in gola. Per un istante mi ritrovai completamente incapace di formulare un pensiero coerente.
Era incredibile!
Su un ampio foglio ruvido c’era uno dei disegni più stupefacenti che avessi mai visto, le linee a carboncino, morbide e sinuose, correvano sulla superficie decise formando una figura dalla bellezza irreale.
Seduto a gambe incrociate su un prato, che successivamente riconobbi come la nostra radura, c’era un ragazzo: i capelli scompigliati dal vento, la camicia slacciata che gli si gonfiava alle spalle lasciando alla vista il suo ampio torace nudo, aveva lo sguardo perso ad osservare un punto indefinito nel cielo che si stendeva al di la del bordo del foglio; la sua bellezza felina era accentuata dall’alone di imperturbabilità e malinconia che lo circondava. Non riuscii a riconoscermi in quella creatura meravigliosa.
- Questo sono io?- chiesi incerto.
Per qualche istante Bella non rispose, si limitò ad arrossire ed a respirare a fondo per calmare i battiti del cuore.
- Lo so che non è perfetto. Ci sono alcuni errori di proporzione e delle imprecisioni nel chiaroscuro, ma dovevo lavorare in fretta nei ritagli di tempo.- rispose in un sospiro tremulo.
- Non intendevo questo. Il disegno è perfetto, è solo che sei stata troppo di parte nel ritrarmi: non posso essere così… perfetto!- cercai di buttarla sullo scherzo.
- Davvero non te ne rendi conto fino a questo punto?- rise lei nervosamente.
Ritornai a guardare il mio ritratto e mi resi conto di una cosa: trasmetteva un’idea di separazione, come se ci fosse un’enorme distanza tra il soggetto e l’osservatore, come se il me stesso seduto sul prato fosse una creatura mitica irraggiungibile ed inavvicinabile, una creatura superiore che rifiutava di mescolarsi con i comuni mortali.
Bella mi vedeva così e quell’idea mi metteva tristezza.
- Quindi è questo che pensi di me…- considerai tornando a guardarla.
La vidi irrigidirsi sulla sedia e sfuggire ancora al mio sguardo. Era profondamente imbarazzata e tremava, dava l’idea di volersi trovare ovunque tranne in quella stanza. Le sue labbra si schiusero appena, prima che cominciasse a parlare in un sussurro basso.
- Ho sempre creduto impossibile che fossi destinato ad una come me. Come ti ho già detto sono una persona totalmente anonima, non sono mai riuscita a capire fino in fondo cosa ci trovassi di interessante in una come me…- .
Sospirai frustrato. Bella nutriva l’errata idea di non essere per nulla attraente, di non essere alla mia altezza. Speravo di averla ormai convinta del contrario, invece…
Con un movimento veloce mi portai accanto a lei, la sollevai dalla sedia e la strinsi tra le mie braccia. Chinai la testa fino a raggiungere il suo collo, tracciai con le labbra un linea che dall’orecchio scendeva fino alla clavicola, ne disegnai il contorno prima di ritornare indietro. Scivolai lungo la linea della mascella con la punta del naso, avanti ed indietro, per poi portare le labbra al suo orecchio.
- I miei occhi non vedono che te, amore mio!- sussurrai mettendoci tutta la convinzione di cui ero capace.
Bella rimase ancora un po’ immobile tra le mie braccia, poi, lentamente, si sollevò sulle punte dei piedi e mi passò le braccia attorno al collo.
- Ti amo Edward.- mormorò ed il suo respiro sulla mia pelle sembrava bollente.
Mi accarezzò la guancia con un bacio leggero. Io l’abbracciai più forte e portai la mia testa a poggiare sulla sua.
- Io vivo per te Bella e niente potrà cambiare questa realtà. – e le baciai la tempia – Non credevo fosse possibile che potessi innamorarmi così tanto. Tu sei il confine del mio mondo, l’inizio e la fine di tutto. Tu sei l’amore.- .
Sentii le mani di Bella aggrapparsi alla stoffa della mia maglia, il suo volto nascondersi di più contro il mio torace.
Quella sera la tenni stretta a me per tutto il tempo, incurante del vampiro imprigionato dentro di me che reclamava a gran voce il suo sangue, vinto dal bisogno disperato di un contatto che ci stava divorando. L’amavo al punto di sentire male e solo averla così vicina sembrava placare un po’ quel dolore.
Bella era mia, soltanto mia, e lo sarebbe stata per l’eternità.