Behind Blue Eyes

 


Nessuno sa come ci si sente
Ad essere l'uomo cattivo
Ad essere l'uomo triste
Dietro gli occhi azzurri.
E nessuno sa
Come ci si sente ad essere odiato
Ad essere accusato di dire solo bugie.
Ma i miei sogni non sono così vuoti
Come sembra essere la mia coscienza.
Ho ore, in totale solitudine
Il mio amore è una vendetta
Che non è mai libera.
Nessuno sa come ci si sente
A provare questi sentimenti
Come faccio io, e me la prendo con voi!
Nessuno si trattiene così tanto dal ribattere
Alla loro rabbia.
Nessuno dei miei dolori
Può trasparire.
Ma i miei sogni non sono così vuoti
Come sembra essere la mia coscienza.
Ho ore, in totale solitudine
Il mio amore è una vendetta
che non è mai libera.
Scoprilo ... dillo (x 4)
Nessuno sa come ci si sente
Ad essere maltrattato, ad essere sconfitto
Dietro gli occhi azzurri.
Nessuno sa come dire
che è dispiaciuto e non ti preoccupare,
non dico bugie.
Ma i miei sogni non sono così vuoti
Come sembra essere la mia coscienza.
Ho ore, in totale solitudine
Il mio amore è una vendetta
Che non è mai libera.
Nessuno sa come ci si sente
Ad essere l'uomo cattivo, ad essere l'uomo triste
Dietro gli occhi azzurri.

 

 

 

CAPITOLO I:

SEGRETO

 

/Tu sei il viso dentro di me/

 

L'aula completamente vuota di educazione musicala mi ospita fra le sue mura ricoperte di poster di vari artisti e cantanti del passato e del presente. Come ci sono finito qua dentro non lo so...non faccio nemmeno parte di questa attività. Pensavo di trovarci gli altri a suonare qualcosa...evidentemente non è oggi che si riuniscono. Poco importa. Esploro con lo sguardo gli strumenti. Una chitarra elettrica, una acustica...sono incoscienti a lasciare a scuola strumenti del genere....evidentemente sono di proprietà scolastica...voglio vedere quanto ci rimarranno. Hanno comprato addirittura una batteria...ci sono diversi altri strumenti musicali...ma quello che cattura la mia attenzione è il pianoforte. In lucido legno nero. Con la coda. Un signor piano. Mi sono sempre piaciuti i piani, affascinanti nella loro eleganza...capaci di una grazia infinita. Possono incantarti se li sai ascoltare. Inconsciamente mi ci sono seduto davanti. È aperto. Passo le dita lunghe e affusolate sui tasti bianchi e neri. Non lo so suonare ma mi piacerebbe imparare. Quanti concerti sono stati fatti con un piano! È un dispiacere non avere abbastanza soldi per potersi permettere di fare certe cose. Ma questo non sarà il mio futuro. Non è ambizione la mia, ma un dato di fatto. Io riuscirò dove i miei hanno fallito. Schiaccio un tasto a caso, una nota si leva impercettibile. Mi incanta subito...schiaccio quello accanto con l'altro dito. Tengo il busto eretto, la classica posa di un suonatore...e dire che questa è la mia posa naturale. Eretto e sicuro. Come ora...da fuori mi immagino bene che io sembri un esperto di pianoforti...invece non è assolutamente vero...conosco molto su di essi perchè mi interessano e come per ogni mio interesse approfondisco il mio sapere, ma in realtà non lo so suonare. Ma un domani molte cose cambieranno! È una certezza. Nella mia vita ci sono solo certezze e sono tranquillo perchè non accadrà nulla di ciò che non voglio. Dalla finestra aperta mi arrivano le urla dal giardino della scuola. Le lezioni sono finite da un po', c'è la pausa pranzo e in attesa dell'inizio delle attività pomeridiane dei vari club la gente cazzeggia fuori all'aperto. Io non faccio parte di nessun club nonostante potrei farne qualunque di sportivo, viste le mie capacità...ma non mi interessa eccessivamente, preferisco osservare e dare una mano se mi va. Mi alzo dal pianoforte e mi avvio al balcone appoggiandomici sopra coi gomiti e metà busto in avanti. Il fresco venticello di primavera mi colpisce accarezzandomi i capelli scompigliati con un po' di gel. Respiro a fondo. So di essere considerato eccentrico e strano da tutti...temuto....ma finchè ottengo il rispetto che voglio e che so di meritare non me ne importa dei loro giudizi. I miei occhi blu penetrano la distanza notevole che mi separa dal terreno e mi concentro sul gioco in atto da alcuni ragazzi che non conosco. Basket. Noto uno fra loro che si destreggia egregiamente con la palla. Un biondo dai capelli completamente spettinati che spuntano verso ogni direzione e il fisico da far invidia a molti, si muove sicuro e veloce palleggiando la palla senza farsi prendere da nessuno, scartando avversari per poi finire a canestro. Un ottima azione. Anche lui, Erik, è portato per gli sport ma al contrario di me lui ci si applica facendo parte della squadra. Ma siamo così diversi che nessuno si spiega il nostro rapporto d'amicizia. Anzi ad essere sinceri tutti sono convinti che io e lui abbiamo solo uno strano rapporto e che non sia amicizia ma solo ambiguità. Ma la gente che giudica facilmente senza sapere nulla non sa che per me sono proprio quelle le migliori e vere amicizie! Tanto calmo , tranquillo e semplice è lui, tanto io sono eccentrico, strano e complesso. Complicato. Nessuno capisce mai nulla di me. Ma l'importante è che io sia un vincente. Mi ricordo fin troppo bene il nostro primo incontro. Con Erik ho un debito che non potrò mai saldare. Gli devo la mia vita. E non solo a lui, ma a lui principalmente. Non ho bene in mente come si svolsero i fatti. Quella notte ero ubriaco fradicio. Ubriaco e fuori di me. Non dalla rabbia...ma in piena crisi, forse depressiva. Avevo saputo una cosa che mi cambiò radicalmente. Una cosa che mi fece aprire gli occhi e vedere un lato di me che sarebbe dovuto rimanere sempre chiuso e buio...mai scoperto. Il mio lato osceno. Il mio lato anormale. Questo è quello che direbbe la gente superficiale pur non conoscendomi. Io preferisco definirlo come uno dei miei lati oscuri dei quali nessuno sa. In fin dei conti sono convinto che tutti abbiano bisogno di avere i loro segreti che nessuno conosce. Un posto dove stare soli quando ci si rinchiude in se stessi. Al quale aggrapparsi. Quella volta avevo ricevuto da mia sorella, Zena, una confidenza che avrei preferito non ricevere mai...a dire il vero era una confidenza normale da dare ad un gemello col quale sei sempre andato d'accordissimo. Mi disse che aveva trovato il ragazzo giusto, si amavano e avevano fatto l'amore. Per lei era stata la prima volta. Me la ricordo bene. I suoi occhi brillavano....era uno sguardo sincero, convinta di quel che diceva. Che l'amasse realmente? Non credo affatto. Ma in quel momento le credetti. Come credetti anche di morire. Qualcosa dentro di me venne colpito da qualcosa di affilato e appuntito. Erano le sue parole. Quelle parole. Quelle parole d'amore per un altra persona. Mi resi conto che le volevo per me e non per qualcun altro. E appena formulai il pensiero le sorrisi come facevo sempre senza far trapelare quel che pensavo, senza mai farmi capire, e me ne andai. Uscii di casa e stetti fuori tutta la notte. Andai in un locale a bere. Un locale per nulla sorvegliato dove servono alcolici anche ai minorenni incoscienti, mi ubriacai come mai avevo fatto mentre mi dicevo a me stesso che avevo desiderato l'unica cosa che mai avrei potuto avere. Mentre mi davo della bestia. Si. Ero ancora immaturo evidentemente. Se ora mi rendessi conto di una cosa del genere non credo reagirei più così. Ma volevo distruggermi per far si che non fosse vero. Che quei pensieri troppo sinceri e veri non fossero la mia realtà. Ma ero abituato a non mentire con me stesso. me ne resi conto in fretta e me lo dissi subito senza troppi giri di parole. Ho sempre saputo definire i miei sentimenti, per non parlare di quel che volevo e voglio tuttora, ho sempre saputo che fare e non ho mai mentito con me stesso. Me ne sono reso conto subito.
Ero innamorato di mia sorella. Di Zena.
Ma non era solo attrazione fisica, quella l'ho provata per lei miliardi di volte. Non era quello. Non era nemmeno affetto. Non la vedevo come mia sorella o come mia gemella o parente. Tantomeno come una mia consanguinea. La vedevo come una donna. Una donna verso la quale sentivo il sentimento più forte e profondo che avessi mai sentito per un essere vivente. Può un ragazzo di 15 anni amare in quel modo? Si. Ma la domanda è: può amare sua sorella? Si, perchè lei non la vedevo più come mia sorella ma come una splendida ragazza che avrei voluto proteggere, amare apertamente. Essere un tutt'uno con lei. Fondermi con il suo essere. Farmi stringere dalle sue braccia e nel suo corpo morbido e bello. Sentirla su di me. Avrei dato la vita per lei. Le volevo bene ma non solo. Come si può definire l'amore? Morte? Era quello? Non si può definire l'amore. Lo provi e basta e sai che è diverso dagli altri sentimenti perchè sei solo tu a provarlo. E se non menti a te stesso allora per un sentimento del genere, verso la persona alla quale non avresti mai potuto darlo, ti uccideresti. Quello che ho provato a fare io. Che volevo fare. Quella sera stessa presi subito la decisione. Faceva freddo, era pieno inverno. Andai senza esitazione al fiume gelido che passava per la periferia della città e mi ci buttai dentro. Non pensavo più. Solo il mio amore per lei. Un amore sbagliato. Che ero convinto fosse tale, osceno, ripugnante, che mai potrebbe essere ricambiato. Un amore impossibile. E senza far soffrire Zena preferii soffrire da solo. Come ogni volta. Non ho mai dato pesi a mia sorella e l'ho sempre protetta. L'avrei continuato a fare. Ero convinto che togliere il peccato e l'orrore da lei l'avrebbe aiutata...così non avrebbe sofferto come se avesse saputo di quel che provavo nei suoi confronti. Nell'istante in cui mi gettai in quelle gelide acque ricordo che mi andò via completamente la sbronza, ero lucidissimo, ma non mi sono mai pentito in quegli attimi della mia azione. Non sono nato per pentirmi delle cose che ho fatto. Non accadrà mai quello. Ma il suicidio, la morte in quel momento era l'unico modo per far del bene a mia sorella. Ne ero sicuro. Mentre il ghiaccio mi entrava nei polmoni penetrandomi fino alle ossa trafiggendomi gli organi e atrofizzandomi il cervello, sorrisi. L'unica cosa veramente chiara di quella confusione. Uno dei miei sorrisi incomprensibili e indecifrabili. Poi il buio. Persi i sensi, ma parzialmente perchè so di essere stato tirato fuori subito...ma il processo di congelamento era già iniziato....lontanamente sentivo le braccia forti di un ragazzo, mani che sarebbero dovute essere calde ma non abbastanza per il mio corpo freddo. Troppo freddo. Ho visto la morte in faccia in quei momenti. Vago. Era vago il volto del mio salvatore. Ma quella persona era Erik. La prima volta che lo incontrai. Era sua mania pensare prima agli altri e poi a se stesso...e anche ora lo è. Vedevo la morte nei miei occhi, nella mia oscurità interiore che mi divora lentamente da sempre. Un oscurità della quale nessuno conosce l'esistenza. A Erik lo dissi un giorno. Scuro in volto. Enigmatico con una voce e uno sguardo da brivido. Dissi esattamente: "il viaggio verso il lato oscuro è lento e dura tutta una vita. Quando ci si rende conto è troppo tardi per tirarti indietro." Già. Non si diventa delle bestie subito e nessuno se ne accorge. Nessuno. Nemmeno tu. Quella volta vedevo la morte in faccia. Nelle mie tenebre, nei miei occhi blu opaco. Invece in quelli di Zena, in quelli blu zaffiro vedevo la vita. E l'angelo della morte che accompagnava il viaggio delle anime perdute o nel regno dei vivi o in quello dei morti in quel momento era Erik. Mi ha portato verso la vita. Mi ha portato da Zena. Ma non ricordo bene altro. Solo dopo un lungo tormentato viaggio delirante pieno di gelo...solo dopo tutto quanto....ho potuto sentire il calore. Calore umano. Calore non solo fisico, calore nell'anima, calore che mi sembrava amore. L'amore per una persona che mai avrei potuto perdere. Credo che per poter stare bene ed essere in paradiso, felice e al caldo, amato e accettato, devi prima vedere l'inferno, passarci in mezzo, assaggiarlo, cadere in basso e toccare il fondo. Prima di allora non pretenderò mai l'amore sincero di nessuno, tantomeno la vita, la felicità e il paradiso. Solo dopo essere stato giù, all'inferno, pretenderò il Nirvana. Nel frattempo continuerò a proteggere la mia piccola Zena che piccola non lo dovrebbe essere visto che è come me. 19 anni...quando si concia per bene può anche dimostrarli, ma solo io la vedo come è realmente...un furetto da difendere....un cristallo dove si può vedere attraverso se lo sai pulire. Ma un cristallo lo puoi anche rompere.
- Lex! Eri qua! Ti ho cercato dappertutto! -
Mi volto, la voce che ha interrotto i miei pensieri e ricordi tetri la conosco bene. La fonte delle mie attenzioni, dal mio amore segreto, delle mie protezioni.
- Zena-
dico con la mia voce pacata e per nulla agitata. A molti piace la mia voce, io la ritengo normale....semplicemente la so usare...con tutte le sfumature che servono. La osservo attentamente. È sulla porta e si avvia verso la batteria montata da pochi giorni. Raccoglie le stecche dello strumento e rimanendo li accanto mi parla. L'ascolto come faccio sempre, facendo attenzione ad ogni suo più impercettibile messaggio non verbale. Ma sempre guardandola fisso negli occhi. È mia abitudine farlo. Ha dei bellissimi occhi lei. Sono grandi e allungati verso le tempie...come i miei e quelli della piccola Selene, la peste di 4 anni. Ma i suoi per me sono speciali, sono più grandi dei nostri, espressivi, evidenziati con solo un semplice filo di matita nera sulla parte inferiore dell'occhio. Blu intensi, zaffiro. Come il mare che tanto ama. Pelle leggermente abbronzata. Me l'immagino morbidissima da toccare. Sopra il mio corpo di libidine pura. Bocca ben disegnata, piena, invitante. Il naso piccolo è sullo stampo di nostra sorella Selene. Ha i lineamenti del volto delicati, nell'insieme decisamente unica. Bella. Senza altri aggettivi. Il suo corpo generoso e perfetto, dalla linea invidiabile e dalle lunghissime e snelle gambe. Meraviglioso. Fasciato da vestiti impeccabili che lei ama far credere firmati e costosi, in realtà sono normali, ma è lei che riesce a renderli speciali. Un corpo che fa gola a molti, un corpo che proteggerò per sempre. Un corpo che non fa solo gola....ma invidia alle ragazze....per la sua bellezza....per lei...e i suoi capelli. Quei capelli che tanto amo e che non smetto mai di accarezzare. Affondo spesso e volentieri le mie dita fra quei lunghi fili castano - dorati che a volte liscia a volte lascia ricci. Ma li adoro in qualunque modo li tenga. Le incorniciano quel volto stupendo ricadendole sulla schiena in modo così sensuale e letale per degli occhi umani. È bella. La desidero come donna. La desidero come persona. Non è solo bella....ma è da amare....con tutte le sue imperfezioni che cerca di cancellare agli occhi della gente. Con tutte le sue fragilità e isterismi segreti. Con tutti i suoi sfoghi.
- hanno chiamato dall'asilo e dicono di andare a prendere Selene che ha fatto una rissa con altri bambini e non sanno come fermarla...immagino che gli altri siano da portare all'ospedale!-
un sorriso mi sfugge...un sorriso semplice e sincero...quella bambina è un mito. Non so da chi ha preso quel carattere maschiaccio e teppista, ma è troppo divertente! La adoriamo!
- così piccola e ha già imparato tutto dalla vita! -
- spiegalo alle maestre e ai bambini pestati da lei!-
- glielo spiegherò io!-
- si, basta che ti guardino per adorarti...prendono tutti come oro colato le tue parole...anche se insulti qualcuno si inginocchiano a te!-
- so vincere!-
- sei solo bello e suggestivo! Tutto lì!-
- va bene, pensala come vuoi! Vado io a prenderla. Tu hai attività di club, vero?-
non aspetto la risposta, noto che durante il nostro discorso siamo rimasti entrambi seri...quando noi scherziamo a modo nostro nessuno capisce se siamo seri o no...è divertente non essere capiti da nessuno. Dopo averci giocato un po' con le bacchette da' un colpetto con una di esse ai piatti della batteria. È il suo congedo? Ad ogni modo non aspetto altro. Senza dire nulla prendo ed esco col mio passo sicuro e aggraziato lasciandola sola. Mai una volta che saluto, se vogliono devono essere gli altri a salutare per primi, a me non fa ne caldo ne freddo...e ormai Zena mi conosce bene, come io conosco lei!

***

chiude la porta alle sue spalle senza metterci forza.
Non uno sguardo per me, non una parola. Niente.
Gelo.
Sbuffo. Già... come sempre. dovresti esserci abituata, no Zena?!
Stupida mocciosetta viziata... devi smetterla di vivere in un mondo tuo, di continuare a sognare... di continuare a sperare.
Guardo le bacchette che ho tra le mani... e continuano a tremare. MERDA! Le butto a terra con violenza e corro alla finestra, rischiando di inciampare in una chitarra messa a terra. La spalanco e velocemente butto fuori la testa, percorrendo con lo sguardo tutto il cortile movimentato. Ancora nessuna traccia di mio fratello. Mi passo una mano tra i capelli e sorrido alla mia idiozia. Che cosa pretendevo questa volta? Che lui fosse appostato qui sotto solo per vedermi un ultimo secondo, quando condividiamo la casa? Ma per favore...
Eppure eccolo uscire adesso dal portone d'entrata, con le mani cacciate nei jeans un po' cadenti. Ha delle mani grandi, morbide... quando le poggia sulla mia spalla sembra che tutti i miei problemi spariscono. Lex cammina disinvolto e fiero per il cortile, alzando qualche volta distrattamente il braccio per salutare un compagno. Sono in molti a stimarlo perché Lex, al contrario di me, è bello, intelligente e sa come cavarsela in qualunque situazione contando unicamente su se stesso. Io invece sono una debole, non so fare nulla se mio fratello non è al mio fianco. Continuo ad osservare la sua nuca castana, da quei corti capelli che lui tiene un po' scomposti. Perfino di spalle la figura di mio fratello implica rispetto. Lex è un diamante... è forte, bellissimo e non smetterà mai di brillare. Si distingue sempre dalla massa, tanto è superiore a qualunque altro.
Non riesco a trattenermi - LEX! - urlo, più forte che posso.
E lui si blocca all'istante,gira su se stesso e alza il capo nella mia direzione. Posso sentire distintamente i sui alteri, intelligenti e penetranti occhi blu cobalto nei miei. Sono uguali, ma quelli di mio fratello mettono soggezione. I miei sono comuni... i suoi sono magnifici - stasera tocca a te fare la cena!
Le sue labbra disegnate si incurvano in un sorriso e mi fa l'ok con il pollice. Torna a camminare con quel suo passo lento ed aggraziato verso l'uscita e io chiudo la rientra, dandogli le spalle.
Io farei di tutto per lui.
Mi accuccio a terra, rannicchiandomi su me stessa, come quando ero bambina e facevo un brutto sogno. Ma ora sono una donna e Lex non verrà più a difendermi dai miei incubi.
Voglio essere sua.
Mi stringo la testa tra le mani.
Da quanto tempo è che mi sono resa conto di questi miei sentimenti? Tanto... troppo. Ed ora... io non ce la faccio più a sopportarli.
Sono innamorata di mio fratello.
Amo Lex più della mia stessa vita.
Ma mai queste parole usciranno dalla mia bocca, poiché posso accettare che gli angeli scaccino, calpestino, picchino una donna infame come me, ma nessuno deve toccare mio fratello. Lui non c'entra nulla. Sono solo io ad essere sbagliata. Sono una puttana... Dio, lo sono. Sono disposta a morire per un suo bacio, anche solo per una sua carezza. E so che se mai dovessi essere completamente sua mi spegnerei come una leggera fiammella in una notte gelida.
Quando avevo sedici anni, due anni fa, stavo insieme ad un ragazzo. Si chiamava Patrik. Lui era molto bello, dai capelli biondi e gli occhi verdi, era il capitano della squadra di football e stava all'ultimo anno. Ero così orgogliosa che uno così potesse interessarsi a una ragazzina di prima. Feci l'amore con lui, per la prima volta. Fu bello, un po' doloroso, ma in quel momento ero felice. Certo, lo immaginavo molto più intenso poiché io ero certa di amarlo, ma lo stesso ero contenta. Subito lo dissi a Lex, a lui avevo sempre raccontato tutto di me, fin dall'infanzia. Ricordo che non mi disse niente, lui non parla molto, ma mi accennò un sorriso che credetti significasse che era felice per me. e lì sentì come una fitta nel mio cuore. Era... fastidio. Già, ero infastidita dal fatto che Lex non era geloso di me. ma perché mai avrebbe dovuto?! Sul momento però non mi soffermai molto su quel fatto, e passai al telefono con Patrik tutta la serata.
Poi successe qualcosa che mai avrei creduto possibile. Suonarono alla porta e quando aprii mi trovai davanti un mio compagno di classe, Erik che teneva tra le braccia un fagotto scuro e tutto ghiacciato. Lex. Mi dimenticai completamente di Patrik che mi attendeva al telefono e mi preoccupai solo di mio fratello. Erik se ne andò via, dopo un po' e mi lasciò da sola con lui. Lex tremava in continuazione, non sapevo cosa gli era successo... e men che meno sapevo cosa fare. Erik mi aveva dato una mano a toglierli gli abiti bagnati e lo avevamo messo sotto coperte calde e asciutte. Ma lui continuava a tremare e io avevo paura. Così feci come avevo visto in un vecchio film. La mia leggera camicia da notte candida scivolò a terra e mi sciolsi i miei lunghissimi e mossi capelli castani. e mi accoccolai accanto a lui, come un cucciolo. Lo stinsi forte a me, a quel mio seno così poco elegante per una ragazzina, passando le mani su quel petto scolpito. E mi sentivo bene, con il suo respiro sul collo, mi piaceva il contatto tra la sua pelle e la mia. La sola vicinanza di Lex era capace di trasmettermi più passioni di quante me ne avesse provocate il rapporto con Patrik. E mio fratello aveva smesso di tremare.
Il giorno dopo lasciai Patrik, senza alcuna spiegazione che non fosse un 'non ti amo'.
I giorni sono passati... così come i mesi e gli anni... ma il sentimento perverso che nutro nei confronti di mio fratello continua a essersi... diventa ogni giorno più solido... più dannatamente doloroso! Io non so per quanto ancora resisterò in questo stato... davvero, non ce la faccio. Non sono poi così forte come tutti credono, come io ho sempre creduto. Quando qualcosa riguarda Lex io divengo debole come una bambola di porcellana. I fili della mia vita sono in mano a Lex, io sono il suo burattino.
La porta si apre e quella che compare è l'ultima persona che voglio vedere. Michelle si sporge dentro la stanza e i suoi scuri occhi da cerbiatta si fermano su di me, che mi alzo di scatto. Detesto dimostrarmi per quello che sono davanti agli altri. Soprattutto davanti a lei - ah, sei tu... - dice, con quella sua dannata voce. Mi passo una mano tra i capelli e riassumo il mio solito cipiglio fiero.
- cerchi qualcosa? - le chiedo, camminando verso di lei, verso la porta.
Guarda ancora un attimo per la stanza - si - dice - Lex... l' hai visto?
Ho un brivido che sale dalla schiena e mi prende direttamente la testa. È rabbia - si - sbotto, sorpassandola e uscendo dall'aula - ma è appena andato via, a prendere Selena all'asilo.
Mi guarda per un attimo, nonostante io le dia le spalle - ok. Allora digli che lo chiamo io, appena lo rivedi. Ciao, Zena.
- ciao - dico, e, mentre lei se ne va da una parte, io cammino spedita dall'altra.
Mi blocco appena sono abbastanza lontana da lei. Respiro a fondo, cercando di calmarmi. È quasi un anno che lei e Lex fanno coppia fissa. Michelle è bella, è in gamba, ricca anche (il che non guasta visto che noi non nuotiamo nell'oro, tutt'altro) e per di più sembra essere il prototipo della donna che fa per Lex. Non lo oppressa, è indipendente, gli apre la gambe qualche volta e siamo tutti contenti. Mi prende uno sforzo di vomito e ricomincio a camminare, lentamente. La odio. Il solo pensare a Lex che fa sesso con quella maledetta... non lo accetto! Non ci riesco! Lei è anche gentile con me, ma io per quanto mi impegni e sia un ottima attrice... con lei la mia maschera di perfezione e autocontrollo crolla miseramente.
Svolto l'angolo e una ragazzina del terzo anno mi sbatte contro, cadendo e sparpagliando tutti i suoi quaderni per terra - SCUSA! - dice, con quella voce innocente e positiva. Anche io ero come lei, un po' bambina alla sua età. Ma non mi rimaneva ancora molto tempo per essere così ottimista per il futuro.
Mi inginocchio e la aiuto a raccogliere tutto. Alza leggermente il capo per ringraziarmi e la vedo distintamente arrossire riconoscendomi. Io le sorrido - ti sei fatta male?
Scuote veloce il capo - no, no! Anzi, mi scusi lei signorina Kendall... io... io non volevo è solo che ero di fretta e...
- non ti devi scusare - le porgo i quaderni - non l' hai fatto apposta, no?
- assolutamente! - io le porgo la mano e lei la afferra, solo un po' intimidita e si alza - non potrei mai. Lei è un idolo per tutti noi, signorina.
- chiamami pure Zena... tu sei?
- mi chiamo Elizabeth... Elizabeth Pent!
- 'colei che giura per Dio'... hai un nome bellissimo. Complimenti.
Arrossisce ancora di più - grazie - miagola, abbassando lo sguardo - 'colei che vive per volere di Giove' non è vero?
Sorrido al sentirla informata sul significato del mio nome - esatto. Molto brava.
Ridacchia, grattandosi la guancia - beh... tutti noi cerchiamo di sapere tutto su di lei e suo fratello. Siete gli idoli della scuola, signorina.
Le passo una mano sul capo. È molto più bassa di me, un po' grassoccia ma ha un viso carino e dolce - Zena, Beath... chiamami solo con il mio nome. Non sono poi così vecchia... - le dico, andando via e lasciandola con un sorriso stampato i faccia e immagino che poi andrà nella sua classe e dirà a tutti con chi le è capitato di parlare, e racconterà che sono gentile, bellissima vista da vicino e anche molto intelligente. Ridacchio anche io, stavolta. È dal primo anno che la faccenda continua in questo modo. E non mi dispiace affatto.
Ma faccio una smorfia.
Che cosa direbbero tutti se scoprissero che sono così imperfetta? Che sono blasfema, che studiare mi annoia, che odio faticare e sfrutto il mio bel faccino per fermi aiutare da tutti, che sono gentile solo per comodità?! Questa non sono io, è solo una maschera che indosso per la società, perché voglio essere anche io una vincente in futuro, come Lex e perché non voglio mai farlo sfigurare per colpa della mia inutilità.
Percorro il corridoio fino all'aula di recitazione dove sento già il chiasso di tutti gli aspiranti attori che la riempiono. E tutti sono fermamente convinti che probabilmente solo io riuscirò ad avverare il mio sogno. Sono l'unica con le carte in regola, la dentro. Io recito da quando ero bambina. E mi piace, recitare... vivere per un'altra persona... mi piace davvero.
Qualcuno mi afferra per il braccio e mi tira in uno sgabuzzino. Sto già per graffiare ed urlare quando si accende la luce e quello che mi trovo davanti è un faccia conosciuta, è Miles.
- che c'è? - gli dico, scocciata. Detesto gli agguati da parte dei ragazzi.
- ieri sera sei andata via presto - Lex è tornato prima, volevo stare con lui - come mai?
- dovevo badare a mia sorella!
- dai piccola... - dice, stringendomi tra le sue braccia robuste, da giocatore di rugby - non essere così fredda con me...
lo guardo. Anche lui è un bel ragazzo, è un po' stupido... ma piace a tutte ed è una bella borsetta con la quale passeggiare. Gli strappo la sigaretta dalle labbra e faccio un tiro, prima di buttarla a terra e spegnerla con la scarpa. Mi sorride e mi bacia lievemente le labbra. Non è il mio ragazzo. È uno dei... tanti. Il suo bacio si fa più profondo e, come ogni volta io vedo Lex. È qui, che mi stringe a se, le sue mani percorrono tutta la mia schiena e arricciano i miei lunghissimi capelli, la sua lingua gioca con la mia e sento caldo dentro. Sbarro gli occhi. Miles continua a baciarmi e io gli passo le mani dietro la nuca. Infondo, cosa mi costa aprire la gambe a un altro? Sono solo una puttana... ma ho bisogno di spegnere il cervello.
Scusa, fratello.
Scusa, ma ti amo troppo per rimanere nella mia testa. Sto solo cercando di fuggire.
Io non sono forte come te.
Ma ti amo.