LOSE YOURSELF
CAPITOLO X:
RIGUARDO
AD UNA RAGAZZA
/Perchè
non sorridi?/
Il
portone della villa di Cloe si aprì cigolando, facendo
entrare
facce ormai ben conosciute.
Erano
Astrid, Zefiro e il piccoletto Stephan. Ora come quei tre potessero
essere insieme era un bel mistero, ma poi riflettendoci attentamente
si poteva facilmente giungere alla risposta: Stephan.. era Stephan,
no? Mai sottovalutare i tipetti come lui con l'aria da cucciolo.
Era
ben intuibile tutto sommato come il morette avesse convinto Zefiro
con quegli irresistibili occhioni grandi e verdi e come poi il biondo
di conseguenza abbia convinto (trascinandola di peso) Astrid.
La
scusa era stata la nuova amica che ospitavano in casa: l'avevano
trovata nei pressi del bosco la sera prima e subito portata con loro
su ordine di uno Ste convintissimo. La donna, lasciando perdere come
si conciava, era molto bella, e le sue curve evidenziate e scoperte
probabilmente erano apprezzate dal simpatico Zefiro.
Ad
accoglierli era stata un viso a dir poco inviperito, un espressione
esasperata e intrisa di odio per il mondo intero. Chi mai poteva
essere a provare tutti quei sentimenti negativi? Ma ovvio: Kinkaid!
Si
parò davanti ai tre ancora in piedi e prese Stephan per il
collo della maglia sollevandolo da terra di molti cm. Il tono
minaccioso incuteva terrore al piccolo che già pregava per
la
sua vita. Cosa mai avesse ora da essere così arrabbiato non
lo
capiva affatto! Ma fu presto illuminato dal rosso che fumava
letteralmente:
-
Tu...tu....maledetto essere ripugnante! Verme strisciante su questa
terra! Lucertola da calpestare! Come diavolo hai osato portarla a
casa tua, mollarmela qui per tutta la notte e la dannatissima mattina
e poi andartene a scuola come niente fosse? -
quelli
che aveva davanti erano occhi allucinati iniettati di sangue, per non
parlare dei capelli più ingarbugliati del solito che non era
nemmeno riuscito a legare. Aveva il volto e il collo pieno di segni
di rossetto neri e nelle spalle, nel petto e nella schiena coperti
solo da una canottiera attillata si intravedevano i segni di diversi
graffi....cosa fosse successo era lampante...quelli erano i graffi di
Yan che cercava di arrampicarsi su di lui, quelli là invece
erano i suoi baci che gli stampava in continuazione...e quei lividi
invece i pugni che probabilmente lei gli tirava nei suoi sbalzi
d'umore!
-
parli di Yan? Che mai può averti fatto quella cara donna? A
me
sta così simpatica!- Ste dimostrò di possedere
molto
coraggio...ma forse era veramente convinto di quel che diceva,
così
ingenuo? Quegli occhioni limpidi rivelavano che era proprio ingenuo
al cubo! Le mani di Kinkaid si spostarono sul suo fragile collo
mentre gli occhi di corvo diventavano occhi di serpente o di drago
infuriato che si prepara a sparare fuoco con le narici:
-
...brutto...bastardo...tutta...tutta la maledetta notte l'ha passata
a cantare cose incomprensibili...poi la mattina quando tu ti sei
alzato per andartene a scuola ha fatto finta di dormire per poi
alzarsi subito e mettersi a ballare per la casa facendo un casino
bestiale, poi Cloe è scappata con la scusa del lavoro e mi
ha
lasciato solo con quella pazza scatenata che si è messa in
testa di pulire la casa...non hai idea di come ha ridotto quelle
stanze, sono campi di concentramento! E come se non bastasse ha
voluto farmi vedere quanto è brava a far da mangiare...e ha
massacrato non solo la cucina ma anche il mio stomaco perchè
mi ha costretto a ingurgitare tutte le sue schifezze! Poi ogni tanto
veniva da me e si metteva a scalarmi come se fossi una montagna, io
me la scrollavo di dosso e lei si artigliava alla mia pelle con le
sue odiosissime unghie! Poi si è messa a disegnarmi sulla
schiena un tatuaggio. Poi io mi allenavo per non distruggerla e lei
ha voluto allenarsi con me...e menava porca puttana...mi ha dato
calci anche dove decisamente non avrebbe dovuto darmeli! Poi voleva
uscire.. l'ho costretta a non farlo! Mi ha fatto impazzire...ah,
certo....di tanto in tanto mi riempiva di baci! E sai la cosa
più
divertente? Per vedere i miei riflessi mi tirava contro gli
oggetti....piatti, bicchieri, coltelli, forchette, mobili, vasi....di
tutto....anche quei tuoi maledettissimi gatti tricolori! E poi voleva
farmi le trecce ai capelli, ha provato a ficcare le sue dita fra i
miei odiosissimi ricci e ci è rimasta ingarbugliata...e per
sgarbugliarsi ha tirato strappandomi una ciocca, poi arrabbiata con
loro mi ha dato in testa un mestolo! E mi seguiva perfino in
cesso...per vedere se anche lei riusciva a pisciare come me si
è
messa in piedi e mi ha imitato....ovvio che si è pisciata
addosso...ed è venuta da me e mi ha chiesto che doveva fare!
Allora l'ho ficcata sotto la doccia vestita e le ho detto di
arrangiarsi! Lei ha invaso il bagno di schiuma e acqua...voleva fare
la lavatrice coi suoi abiti...devi vedere che c'è
là
dentro...e Cloe sta per tornare...che le dico? che il suo figlio
degenere ha abbandonato una pazza scatenata in casa? Se non l'ho
uccisa è un miracolo...ma Ste...o io o lei....in questa
casa...ma non tutti e due...scordatelo! ed ora fa qualcosa prima che
la uccida!-
dopo
quello sfogo si accorse che Zefiro e Astrid stavano ridendo
divertiti, come se godessero ad immaginarsi lui in tutte quelle
situazioni assurde, e Stephan dopo tutto questo rispose:
-
I miei gatti? Dove sono ora Kyo e Yuki?-
poi
alla stretta più vigorosa prese a tossire seriamente
preoccupato per la sua misera vita.
Qui
Zefiro si impietosì (Astrid per nulla) e intervenne in suo
favore chiedendo:
-
e dov'è ora lei?-
Kinkaid
mollò il piccolo, che fu raccolto dal biondo, e
indicò
una sedia in giardino dove erano legate delle corde intorno ad una
sagoma trasparente....faceva impressione da vedere...come l'uomo
invisibile che veniva legato e imbavagliato...ecco, era esattamente
quello...
-
L'hai crudelmente legata e imbavagliata? Ma sei senza cuore, povera
creatura!-
Stephan
si precipitò preoccupato alla sedia in questione senza
realizzare che se il rosso l'aveva piazzata fuori era perchè
l'interno della casa era impraticabile. Il moro slacciò le
corde e tolse il bavaglio e subito Yan tornò visibile
abbracciandosi il suo salvatore come fosse un pupazzetto...avevano un
certo feeling i due e andavano d'accordo: l'unico che poteva calmare
Yan impazzita era proprio Stephan, tutti si stupirono a vedere come
stavano calmi e beati a coccolarsi come una mamma con il suo
figlio...probabilmente era proprio questo il punto: Yan vedeva in
Stephan un suo probabile figlio per la tenerezza e la dolcezza che
sprigionava il piccolo, che ad ogni modo sembrava un ragazzino
indifeso, quale era realmente. Un figlio....un figlio privato, un
figlio donato, il desiderio di essere madre, l'istinto materno, la
voglia di abbracciare e stringere la petto un essere e immaginare che
quello possa essere suo figlio. Quella donna era si pazza, ma in
realtà era più umana di molti altri che abitavano
il
mondo. Sembrava essersi già dimenticata di quel che aveva
fatto Kinkaid, sembrava incapace di provare rancore e odio, sembrava
dimenticarsi di molte cose e ricordarsi di altre...sembrava una donna
molto semplice che desiderava nel suo intimo vivere e basta.
Stephan
alzò la testa fino a fissarla mentre gli altri erano entrati
e
si erano seduti sulle sdraio da giardino. Non avevano nemmeno provato
a servirsi, ma il perchè non se ne fossero andati era
evidente, quella donna era una calamita.
-
chi sei? Ti va di dirci qualcosa di te?- era stato il piccoletto a
parlare con calma e pacatezza, il solito dolce e sincero sorriso
sulle labbra. Inspiegabilmente Yan si alzò facendo scendere
dalle sue gambe il suo figlio adottivo. Era in piedi davanti a tutti,
li guardava ma non li vedeva realmente. Perchè si era fatta
così seria? Aveva un altro dei suoi attacchi di panico? Una
crisi di pazzia? Che aspettarsi da una così?
Il
suo sguardo era diverso, la voce limpida e chiara. Era tornata la
Yan di un tempo. Era lucida. Uno di quei rari momenti di
lucidità.
Una lucidità da temere più della pazzia. Con
sguardo
lontano disse:
-
io sono Yan. Ero la promessa sposa di Gabriel, ma ora che il peccato
è entrato in me e che l'ho pure partorito non ne sono
più
degna. Sono un peccatrice insana e blasfema, voi fate male a starmi
intorno perchè potrei contagiarvi. Sapete, per me non
c'è
speranza...devo purificarmi. Ho cercato di farlo ma non ci sono
riuscita, mi hanno fermato, mi hanno salvato dalla mia giusta
punizione, dalla mia morte. Ora vago in solitudine marchiata in
questo modo in modo che tutti capiscano che sono peccatrice e che mi
devono stare lontana. Io non sono cattiva, ma sono peccatrice e non
posso esserlo. Per purificarmi devo vivere e punirmi con questa
vita...poi quando avrò pagato abbastanza potrò
purificarmi con la morte.-
si
fermò. Non disse più nulla. Non era chiaro come
discorso. Che significava che era peccatrice? Che mai le avevano
fatto credere quei bastardi di osservatori? Che le avevano fatto?
Kinkaid si era fatto serio a queste parole sincere, lei credeva
realmente in quello che sosteneva. Lei come tutti gli osservatori
vivevano per questo, per essere puri.
Ma era colpa di Gabriel se si
punivano così severamente, perchè era lui che
insegnava
loro questo, la legge l'aveva creata lui. Per questo il rosso odiava
tanto Gabriel, perchè per lui erano tutte vittime
sacrificabili purchè rimanessero in vita solo esseri
superiori
e puri. E lui si credeva superiore e puro. Lo mandava in bestia quel
discorso. Ancora una volta Gabriel aveva segnato la rovina di una
creatura innocente.
Il
rosso si alzò andando di fronte a Yan, vestita con quei
vestiti provocanti di pelle e truccata e marchiata in quel modo...da
peccatrice...fissò i suoi occhi in quelli di lei. Corvo nel
corvo. Nessuno si rese conto che stavano trattenendo il respiro.
Cosa
avrebbe fatto con quell'espressione risoluta? Una cosa che mai
avrebbe dovuto fare. Avrebbe letto nel pensiero di Yan. Di una pazza.
Sarebbe impazzito anche lui come lei pur di capire. Perchè
nessun sano di mente le avrebbe letto nel pensiero. Ma lui non lo
era, in fondo, no?
"E'
la stessa ragazza che ho incrociato l'altro giorno nel villaggio
degli osservatori, quella che per un attimo mi ha fatto assaporare il
vero baratro della pazzia pura. Ti ho incontrata ieri ma non ti
conosco in fin dei conti, tutto quel che so è come ti conci
fuori. Occhi di corvo, tipici della nostra razza. Però il
resto è diverso. La testa è pelata, i vestiti
sono da
punk, dove li avrà trovati? E' truccata di nero
pesantemente.
Ma cosa vuol dire tutto ciò? Ma dentro? Poso i miei occhi
nei
suoi. Yan...ti chiami così, è vero? Cosa leggo
nell'infinito che è la tua mente?
Uso
il mio potere per leggerti nel pensiero e sono ben consapevole di
essere l'unico ad azzardarsi a farlo. Il nulla più totale,
lo
stesso vortice dell'altra volta, lo stesso baratro, oblio,
oscurità,
buio, un tuffo nel vuoto senza ritorno. Cecità. Dolore
acuto,
straziante. Urla. Urla fortissime, assordanti che lacerano gli
orecchi, fanno male. Non vedo immagini...no, aspetta, cos'è
questa luce? La luce della pazzia la stessa che ha fatto uscire di
senno lei...luce insieme a dei flash...immagini confuse che accecano.
Aggressione. Vedo un aggressione. Violenza. Ancora urla. Una donna,
lei forse, che viene violentata e picchiata ma lasciata in vita...poi
un bambino che nasce...i suoi occhi sono come quelli di Astrid,
è
un ibrido...il violentatore era un cacciatore allora...acqua. Un
fiume. No, non è un fiume, è Il fiume Sacro, dove
i
predestinati, le sacerdotesse si lavano e si purificano...acqua che
immerge il bambino...il bambino muore, lei vuole fare la stessa cosa,
si toglie i vestiti e si rasa i capelli, si immerge e nel mezzo
dell'acqua...Jago...che ci fa Jago a guardare tutto questo da lontano
senza fare nulla? Ghiaccio, la sensazione del ghiaccio...poi di nuovo
disperazione, odore di peccato...il sorriso della morte...no, non ce
la fa a prendersela arriva qualcuno a salvarla...chi è?
Gabriel. Piange? Gabriel piange?
Non
capisco più nulla, le immagini sono sfocate.
Buio,
di nuovo buio. Oscurità, tenebre che inghiottono del tutto
la
mente, gorghi, uragani, tifoni, tempeste, urla...ancora
dolore....pazzia...sono forse impazzito anche io come lei? Si....devo
essere impazzito veramente....non ce la faccio....non ce la faccio
più. Aiuto....non viene nessuno ad aiutarmi...aiuto...il
nulla
mi assale....mi fanno ricordare immagini del mio passato che non
voglio e non devo ricordare altrimenti non riuscirò
più
a tornare...il viaggio senza ritorno è atroce...no, basta
urla...basta volare così, basta vortici....la testa mi gira,
tamburi, tamburi pulsanti....urla e tamburi...brucio...le orecchie
esplodono, la mente pure, gli occhi sono inondati da qualcosa...cosa?
Forse lacrime? No, non possono essere lacrime...io non piango mai,
è
da quella notte che non piango più...Dio non ce la faccio
più.
Aiuto. Vortici. Tamburi. Urla. Buio. Vento. Acqua. Sangue."
-
AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!!!-
Kinkaid
urlò come non aveva mai fatto, era inginocchiato davanti a
Yan
e si tappava le orecchie con le mani, le vene del collo e delle
braccia gli pulsavano. Gli altri gli si fecero intorno.
Gli
aveva letto nel pensiero e non avrebbe mai dovuto farlo. Ora sapeva
cosa le era accaduto. Sapeva cosa voleva dire essere veramente pazzo.
Astrid
riuscì a togliergli le mani dalle orecchie e a farlo
smettere
di urlare, solo lui aveva letto nel pensiero. Appena alzò lo
sguardo, lei sussultò rimanendo interdetta. Un brivido lungo
la schiena.
Kinkaid
piangeva.
Piangeva
le lacrime che Yan piangeva nella sua anima. Non erano le sue
lacrime, lui non piangeva più da anni. Da quella volta. Ma
erano le lacrime che l'anima martoriata di Yan gli aveva trasmesso a
tal punto da fargliele uscire al posto suo.
Kinkaid
piangeva.
-
Addio cielo azzurro...-
detto
questo coi suoi occhi spiritati, la donna sparì per
immergersi
nella città, fuori dalla loro portata.
“vedo
Stephan corrergli incontro, spaventato da quell’immagine
assurda
che gli si presenta davanti. Quelle lacrime che gli scorrono lungo le
guance abbronzate hanno qualcosa di terrificante. Non sono lacrime
sue. Lo capisco al volo poiché anche io, come Kinkaid ho
avuto
sprizzi del passato di Yan in questi giorni. Probabilmente a lui sono
caduti addosso tutti insieme, come un enorme valanga e il suo cuore
si deve essere allacciato a quello di quella strana donna mora, che
ancora non ho bene idea di chi sia. So solo che le pallide lacrime
che sta spendendo Kinkaid non sono che quelle di lei, oltre il suo
spesso strato di follia. E lei se ne sta lì, seduto e
ciondolante sul parto con la solita espressione vacua. Come se non
fosse più capace di provare alcun sentimento.
Chissà se
i suoi di occhi sono ancora in gradi di versare lacrime? Immagino di
no, Yan è come svuotata di tutto. Probabilmente anche di sua
volontà. Io non riesco a fare nulla, sto solo qui immobile
mentre Zefiro si avvicina a quella strana donna e la coccola come se
fosse una bambina, anche se probabilmente è molto
più
grande di noi, e la lascia scombinare i suoi ciuffi dorati. Forse
anche lui ha capito. Probabilmente non ha avuto alcuna visione, ma
Zefiro è davvero bravissimo a capire le persone ed a
accettarle. Lui non ha poteri innaturali, è semplicemente e
puramente umano e questo suo lato non gli permette di ignorare anche
un minimo dettaglio di una persona. Probabilmente lui ha già
analizzato l’intera situazione molto meglio di come
l’abbiamo
fatto noi, con le nostre strane capacità. È uno
stratega talmente brillante che a volte intimorisce. Torno a
guardarmi attorno. Forse dovrei fare qualcosa anche io, dovrei
rendermi utile ma… non so come dirlo, se mi avvicinassi a
loro così
tanto sarebbe come mettermi in gioco seriamente per quello che sono,
scoprirmi e abbandonare il mio spesso muro di superbia ed arroganza.
Sarei semplicemente una ragazza imperfetta. E non è questo
che
voglio.
Kinkaid
si rialza velocemente, pulendosi le guance con il dorso della mano e
allontanando Stephan duramente. Il piccolo non ci fa caso,
probabilmente gli vuole talmente bene da non curarsi di questi scatti
di scortesia nei confronti della sua pura apprensione. Il rosso ha lo
sguardo quasi arrabbiato e non ha bene chiara la situazione ma lancia
uno sguardo più che esplicativo a Yan. Anche lui come me
detesta dimostrare il suo interesse ma prova un misto tra rabbia e
disgusto per chi le ha fatto tutto ciò. Credo che,
nonostante
tutto, si sia affezionato a Yan, ovviamente a modo suo, in quel suo
modo distorto di dimostrare l’affetto. Lui mi assomiglia
molto,
caratterialmente parlando, ma i suoi sentimenti sono molto
più
semplici di quanto si possa immaginare. Ragiona come un bambino
solitario e viziato. O una cosa gli interessa, oppure no. Non conosce
vie di mezzo. Io invece… ho solamente cercato di crescere
troppo
presto.
I
suoi occhi di corvo cadono nei miei. Ha uno sguardo strano…
lontano, quasi offensivo, ma molto penetrante. Apro la bocca per
dirgli qualcosa ma un urlo di gioia di Yan interrompe il momento di
silenzio assoluto. Ci voltiamo di scatto e la troviamo arrampicata su
Zefiro che bestemmia, alla ricerca di prendere una farfallina
colorata che le svolazza sopra la testa. Posa un piede sulla testa
del biondo e lo usa come trampolino, in modo che lui cada di nasco a
terra. E corre fuori dal cancello, investendo Cloe che impreca
aggrappandosi ad un albero, lasciando cadere la busta della spesa a
terra.
-
che diavolo succede qui?! - sbraita la donna.
Io
e Kinkaid ci voltiamo a guardarci fissi, con un espressione stupita e
un po’ scema. “Merda” è il
pensiero comune. E scattiamo
dietro di lei.”
-
peerchè diavolo non l’ hai fermata visto che ti
è
passata accanto, imbecille? -
-
che vuoi da me? pretendevi che l’afferrassi per i capelli che
non
ha, idiota? -
-
hai delle braccia rincoglionito… -
-
… culona? -
-
CHE VUOI?! -
-
… fottiti. -
-
come ti permetti brutto dislessico?! – urlò lei
infuriata,
puntando i piedi e afferrando la voluminosa coda di un Kinkaid in
piena corsa, che rimase in piedi per miracolo.
-
ma sei impazzita? Volevi farmi lo scalpo?! -
-
tzè sembri una ragazzina… fighetta smettila di
preoccuparti
tanto, se vuoi la permanente te la ripago io… -
-
sta’ zitta licantropo! -
-
… e questa che razza di offesa è? -
-
ridi pure… tanto sbavate uguale…-
-
e su cosa sbaverei tanto, di grazia?! -
-
su un povero coglione che ti scopi! -
-
ma sta’ zitto che se solo volessi ne avrei a raffica! -
-
ma va?! E dove sono? E soprattutto, chi sono? Il Papa o un altro
povero disperato che non vede un buco dalla sua nascita? -
-
immagino tu rientri nella seconda categoria… -
-
potrebbe anche essere, ma preferirei farmi fare un pompino da Marilyn
Manson che scoparmi te! -
-
… ehi fungo? -
-
che c’è adesso BISTECCONA MIA? –
ringhiò lui, con
un dubbioso sorrisetto tirato stampato in faccia. Due secondi e
l’avrebbe morsa.
-
dove diavolo è finita Yan?! -
-
scusa tanto Zefiro, ma non avremmo dovuto dividerli? -
Si
accese una sigaretta, continuando a correre affiancato da Stephan con
il fiato lungo – tranquillo. Tanto se avessero continuato
così
sarebbero stati solo un peso. Lasciamo picchiarsi per
l’ennesima
volta, prima o poi a uno dei due il cervello farò di nuovo
capolino e riprenderanno la ricerca – “tanto
quando litigano si isolano dal mondo e la comunità ne
è
solo felice…”
-
ma ne sei proprio sicuro che se ne accorgeranno? – disse
timido il
moretto.
Ci
fu un attimo di completo silenzio nel quale Zefiro si
immaginò
Pollyanna, appena uscita dal cast di Matrix, affogare Astrid nel buco
nero dei suoi capelli e, subito dopo la sua carissima amichetta che
sfasciava una bottiglia di birra sulla testa di quell’altro
coglione per poi ritirarsi in montagna per lungo periodo di lutto,
dovuto alla perdita della birra ovviamente. Sospirò
– io ci
spero ancora per un po’, non disilludermi
sull’intelligenza di
quei due… -
Stephan
annuì lentamente per poi riprendere la conversazione, sempre
più affaticato – hai idea di dove possa essere
andata? -
Zefiro
si guardò attorno e poi sorrise appena –
più o meno.
Corri ancora un attimo, ci siamo quasi.
-
ma mi spieghi come abbiamo fatto a perderla? -
-
perché tu, come al solito devi rompere i coglioni e fare le
tue puttanate da ragazzina isterica! Cazzo, se non ti fermavi
l’avremmo già presa! -
-
fanculo signor loquacità! Invece di rimuginarci ancora a
lungo
pensa piuttosto a dove potrebbe essere.
-
e che cazzo ne so! -
-
so benissimo che pensare per te sia un concetto alquanto astratto da
metabolizzare, ma potresti fare un piccolo sforzo? Ti avrà
pure parlato di qualcosa oggi, no? -
-
ti pare? Ha solo biasciato qualcuna delle sue canzoni per poi
ripetermi, tra un gridolino e l’altro, che mi vuole bene. -
-
… allora passiamo dal canile.-
-
come hai fatto a capire che era qui? -
-
perché Yan adora l’acqua. E qui in piazza
c’è la
fontana più surreale dello stato. Immaginavo volesse vederla
e
sguazzarci dentro.-
-
ma non è vietato? -
-
dillo a lei… -
-
e chi ci parla con quel poliziotto che l’ ha appena
afferrata? -
-
ma porca… presto moccioso sbrighiamoci a correre in aiuto! -
-
già… ma a quale dei due? – non era una
brutta domanda…
-
perché siamo qui? -
-
perché dobbiamo trovare Yan, scemo… -
-
già ma non mi pare lei abbiamo mai accennato a una innata
passione per i bar… -
-
questo è solo un dettaglio e io ho bisogno di una birra,
sono
troppo stressata da te… vuoi qualcosa?-
-
una mazzata sui denti così almeno il dolore mi impedisce di
pensare che sono qui con te… -
-
su su non lamentarti tanto, hai anche degli ammiratori… -
disse lei
sorridendo e indicandoli il tavolo in fondo con un cenno del capo.
Kinkaid si voltò e si trovo con gli occhi incastrati in un
omone di almeno due metri, duecento chili di grassi, piercing e
tatuaggi.
-
ehi… -
-
che vuoi? -
-
ma voi umani siete tutti così brutti? -
-
chiedilo alle ovaie di sue madre. -
Stava
per rispondere quando la sua spalla venne strattonata dal signor
‘bisonte’ di prima. Il rosso si voltò
con uno sguardo
truce – che cazzo vuoi, scherzo della natura? Mollami
immediatamente o ti infilo un palo della luce nel culo!
-
se fosse così gentile da ascoltarmi, gentile poliziotto
penso
che potremmo arrivare a un buon compromesso…-
-
Lehane! Porca puttana dove l’ hai trovata quella pazza? Mi ha
morso, mi ha quasi affogato e per di più ha scribacchiato su
un monumento storico! -
-
lasci che le spieghi la situazione… -
-
non mi devi spiegare un cazzo, ragazzino! Ora tu e le tue amichette
venite in centrale con me e facciamo un bel discorsetto! -
-
mi farebbe infinitamente piacere, ma purtroppo ho un impegno urgente
e non posso proprio rimandare… -
-
un cazzo! La ceretta te la puoi fare anche in centrale, idiota! -
-
ma che c’entra, io non mi devo mica… -
-
ho chiesto un tuo parere?! -
-
… no, però … -
-
SILENZIO! Porta subito qui le ragazze. -
-
ma signore, io non posso… -
-
e quale sarebbe la motivazione validissima di adesso? -
-
è che solo una è una donna… -
il
poliziotto si voltò di scatto a guardare Yan e Stephan che
si
rincorrevano per la strada (ossia lui che la rincorreva piangendo e
invocando pietà e lei che rideva e prendeva a spintoni tutta
la gente che le era davanti) – ODDIO UN UOMO HA QUASI CERCATO
DI
BACIARMI!!! -
-
MA NO! Cristo, quella è la donna! -
-
… Lehane? -
-
si? -
-
non prendermi per il culo…-
-
ma porca troia dovevi per forza sfasciare tutto il locale? Io ci
lavoro lì! -
-
ma non è mica colpa mia! Ha iniziato lui! -
-
ma se l’ hai insultato tu?! -
-
si ma quello mi ha toccato il culo! -
-
su dai smettila di lamentarti era solo una palpatina! -
-
ma che cazzo ti lamenti di me se quando per sbaglio uno ti è
finito a terra sei diventata tutta rossa e gli hai rotto una sedia in
testa, imbecille?! -
-
mi aveva rotto la birra e io avevo finito i soldi! E comunque
è
ugualmente colpa sua se mi hanno licenziato! -
-
l’avrebbero fatto lo stesso, con quella faccia scura che hai
spaventi la clientela. -
-
tu sapresti fare di meglio? -
-
ovviamente… -
-
certo, come no! Se ti assumessero potrebbero aprire un bar di gay
tanto le checche tu le attiri come le mosche su una merda! -
-
Zefiro? -
-
ti prego non dire nulla… -
-
si, scusa… ma perché ci hai preso in braccio e
sei scappato?
-
-
perché ci tengo alla mia fedina penale… -
-
e allora perché hai tirato una testata al signore?--
-
perché avevo fretta… -
-
ok… -
ennesimo
attimo di quasi silenzio, mentre Yan tenuta a mano stretta da Zefiro
saltellava in giro e imitava tutti i passanti, per poi piazzarsi
sulle spalle larghe di Zefiro e, come una scimmia, fingere di
spulciargli i capelli. Il biondo aveva una vena sulla tempia non
indifferente…
-
Zefiro? -
-
si… - disse con voce che gli tremava dalla rabbia.
-
perché mi hai baciato? -
-
SULLA GUANCIA! DANNAZIONE, ERA SOLO UN FOTTUTO BACIO SULLA GUANCIA!
HAI CAPITO? SULLA GUANCIA! CI ERO COSTRETTO!! -
-
… perché? -
-
perché quel cazzo di sbirro non mi avrebbe lasciato andare
finchè non gli avrei dato ragione così ho dovuto
fingere che eri la mia ragazza… -
-
e perché mi hai baciato sulla guancia? Io non mi arrabbiavo
se
mi davi un bacino… tanto siamo amici…-
-
MA CHE CAZZO, STEPHAN!!! -
-
a Kinkaid li do i bacini.. quando dorme è
dolcissimo… -
prima
che Zefiro potesse ribattere Yan era di nuovo saltata già e
aveva ripreso a correre verso la fine della città.
-
sei una merda. -
-
tu sei una doppia merda.-
-
una merda liquida. -
-
diarrea.-
-
sterco di vacca. -
-
sterco di vacca ammuffito. -
-
cacchetta di pecora. -
-
sghitto di piccione sulla testa di un ciccione sudato.-
-
cagata fuoriuscita dalla bocca di un… -
-
ASTRID! POLLYANNA! PIGLIATE YAN!!! – ad un tratto la voce di
Zefiro
e il piagnucolio di Stephan disturbò le offese dei due rossi
che di scatto, dopo un ultimo amichevole spintone ripresero a correre
con gli amici dietro Yan che, nel frattempo si era addentrata dentro
il bosco al confine della città. Il bosco dove cacciatori ed
osservatori vivevano.
Correva
danzando per i sentieri nascosti e invisibili all’occhio
umano…come
poteva conoscere certi luoghi, avventurarsi in una vegetazione tanto
fitta e oscura in quel modo sicuro? Era come se conoscesse i segreti
di quel posto che metteva soggezione a chiunque vi si avventurasse.
Rideva ad alta voce creando echi fra i grandi alberi verdi e
sensazioni e brividi agli ascoltatori lontani…voci di
spiriti?
Queste sembravano le sue risa acute e melodiose.
Yan
correva a tratti veloce quasi invisibile, a tratti scomposta e lenta,
ad altri goffa e buffa. E le espressioni variavano in continuazione
con i suoi stati d’animo fra i più diversi. Era
sola eppure
osservata. Sentiva occhi su di se…ma occhi mai sentiti e
visti…era
nella parte dei cacciatori.
‘Yan
cosa combini? Dove vai?’
-
Io? Nulla, perché? Vedi…corro…guarda,
non è bello
il verde del mio bosco? Conosco ogni scorciatoia e sentiero
segreto…qua un tempo c’era un
passaggio…ma non ricordo dove
portava…a chi conduceva…ci venivo spesso da
bambina…e
spiavo…non mi ricordo chi…e alla fine veniva
sempre Gabriel a
cercarmi e a riportarmi al villaggio…-
‘ma
sai in che parte del bosco sei?’
-
No, non ricordo…uhmmm…osservatori?
Cacciatori…boh, ormai non li
distinguo più…e sai perché?-
‘no,
dimmelo tu perché non li distingui
più…’
-
perché sono uguali! Hanno un corpo, due braccia, due occhi
dai
colori diversi ma sono sempre due occhi, una bocca, un naso, due
orecchie, due mani da cinque dita l’una, due piedi da anche
quelli
cinque dita l’uno, i capelli di diversa lunghezza, modi e
colore,
ma sempre capelli sono…e poi…non hanno una coda,
non hanno
orecchie lunghe e appuntite o pelose e pendenti, non fanno versi
tranne quando si trasformano in animali, non hanno pelle di squama,
non hanno antenne…vedi? Ho ragione…sono uguali!-
‘hai
ragione, sai? Sono uguali, ma loro non se ne rendono conto…e
nemmeno tu te ne rendevi conto…’
-
quando? Io certe cose non le ricordo più….mi
dici?-
‘pochi
mesi fa eri convinta che quelli non della tua razza fossero peccatori
e che se ti toccassero e ti facessero del male ti contagiavano. Non
ricordi queste cose?’
-
sei sicura? Bè, se lo dici tu ti credo…ma mi
sembra così
strano…non vedi che siamo uguali? Ma dimmi…io non
ricordo più…in
che parte del bosco siamo?-
‘siamo
nella parte dei Cacciatori…ma non in un posto
qualsiasi…non
ricordi dove portava questo sentiero segreto e nascosto?’
-
no…-
‘dai,
sforzati…’
-
ma non riesco a ricordare…non rompere, cazzo, se non ricordo
non
ricordo…anche tu ti ci metti! uff! se ci tieni tanto dimmelo
tu dove sto andando! Ma guarda te che rompicoglioni!-
‘calmati
Yan. Te lo dirò, siamo quasi arrivati…vedi? Qua
c’è
una diramazione…se vai da quella parte arrivi in un luogo
nascosto
dove si vede senza essere notati la parte del Fiume Sacro di
proprietà dei Cacciatori…se invece vai da quella
parte
arrivi in una specie di piccola radura…è un
rifugio nascosto
dei cacciatori, non so però chi ci viene, se è
abitato
o no o cosa ci facevano. Ma venivano spesso di nascosto…dove
vuoi
andare?’
-
uhmmm…voglio andare…non lo
so…chiuderò gli occhi e andrò
dove il corpo mi porta!-
‘È pericoloso,
sta attenta!’
-
oh, zitta rompiscatole! Che cazzo vuoi da me? Sempre a dirmi che devo
fare, che devo dire, come devo comportarmi…tanto non ti
obbedisco
mai! Sparisci, è più divertente l’altro
amico…con
lui si che ci si diverte!-
‘e
va bene sto zitta e ti lascio fare ma ti accompagno lo stesso, se
vado via viene l’altro che non è divertente,
è solo
più cattivo e ti fa fare cose brutte! Posso accompagnarti in
silenzio?’
-
si, ma sta’ buona!-
Detto
ciò l’immagine che vedeva solo Yan si
zittì
accompagnandola silenziosa lungo il percorso camminato ad occhi
chiusi in modo pericoloso. Parlava spesso ad alta voce con lei,
mentre altre volte ci parlava solo mentalmente.
In
realtà non esisteva nessuna persona amica…credeva
di vedere
se stessa quando ancora era una donna normale e spensierata dai
lunghissimi boccoli neri pece, il corpo ancora immacolato e le vesti
nere ma velate con la pelle liscia e abbronzata senza tatuaggi,
marchi col fuoco o buchi. Lei era la Yan ‘normale’,
la parte sana
di se stessa. Credeva di vederla spesso, ci parlava, le faceva
compagnia.
Altre
volte invece c’era un'altra persona, era un uomo, con i
capelli dal
taglio maschile neri come i suoi, la pelle più chiara ed era
veramente molto carino…i lineamenti ricordavano i suoi. Ma
quel che
lasciava perplessi erano gli occhi…gli occhi di
quell’immagine
irreale creata dalla sua mente malata erano uno osservatore e
l’altro
cacciatore. Uno di corvo dorato e l’altro privo di pupilla
azzurrissimo.
Lui
era più aggressivo e divertente, le suggeriva le cose
più
assurde da fare, quando c’era lui lei era ingestibile. Era
stata
con lei fino a quel momento ma poi era arrivata in sostituzione
quella buona. Chi erano in realtà costoro? Una il suo lato
buono e sano, l’altro il suo lato incontrollabile e cattivo,
ossessionato da mille cose. Perché lei aveva il suo aspetto
e
invece lui aveva un aspetto simile di mezzosangue? Chi le dovevano
ricordare? Che in realtà non fossero semplicemente sue
illusioni? E se invece erano immagini simboliche tratte dal suo
subconscio e da quel lato capace di sopraffare il tempo e lo spazio?
Perché quei simboli erano così simili a dei suoi
possibili figli? Lui era senz’altro il figlio da lei creduto
annegato…e lei chi poteva essere? Se lui era suo figlio lei
non
poteva essere se stessa. Lei era…una sua possibile figlia
qualora
si fosse sposata con Gabriel e avesse fatto una vita normale senza
impazzire.
Probabilmente
era così…e i caratteri tratti anch’essi
dalla sua mente e
dal suo subconscio non erano quelli esatti. Ma non importava.
I
suoi angeli custodi, i suoi figli l’accompagnavano.
Improvvisamente
la sua avanzata verso un luogo indovinato si fermò quando
andò
a sbattere contro un albero…cosa
prevedibile…aprì gli
occhi e si massaggiò la fronte stizzita, dopo essere caduta
a
terra.
-
uff…antipatico-
e
gli fece il dito medio come una bambina piccola.
Si
alzò e si guardò attorno…non aveva
idea di dove fosse
ma non voleva chiedere alla sua amica. Continuò a camminare
lenta e pacata come se fosse la persona più calma
dell’universo.
Qualcuno
l’osservava.
Qualcuno
che nessuno aveva mai visto e incontrato.
Ad
un certo punto alzò il dito e il braccio puntandoli verso un
punto preciso del bosco. Era un albero…era un
ramo…era una
persona.
Serissima
in volto, le pupille, da dilatate che erano, le tornarono ad una
grandezza normale, a spicchio. Sembrava uno dei suoi momenti di
lucidità. Si avvicinò all’albero per
vedere meglio ma
la persona era ancora troppo alta. Allora senza farsi problemi si
aggrappò al tronco rugoso e agilmente prese ad arrampicarsi
come se non avesse fatto altro da una vita intera.
Si
arrampicò fino ad arrivare al ramo della persona che fermo
immobile la guardava.
Si
fermò a carponi sul grande ramo alla cui base ed
estremità
c’era costui.
Era
seduto con una gamba piegata verso il suo petto, sul ginocchio aveva
appoggiato il braccio, l’altra gamba era lasciata a penzoloni
sul
vuoto. Era incurvato e nudo. Completamente nudo, la pelle bianca era
sporca e ferita in vari punti, ma erano ferite vecchie, il sangue era
incrostato. Era un ragazzino giovanissimo privo di muscoli eppure
dava l’idea di essere forte di quella fortezza animale e
felina.
Era la sua immagine complessiva che lasciava quell’idea: i
suoi
capelli, lunghi e ingarbugliati sulla schiena, erano biondi. Gli
occhi…gli occhi del lupo…gli occhi, come i
lineamenti erano
quelli di un lupo….occhi privi di pupilla,
azzurri…uno di quei
lupi artici. Gli mancava solo la trasformazione vera e propria e poi
sarebbe stato perfetto.
Non
si mosse, non si agitò, non fece nulla…la
guardava…evidentemente non la riteneva pericolosa o degna di
attenzione. La fissava…anzi, si fissavano negli occhi con
quel modo
primitivo. Lei strisciava piano e cauta verso di lui, quando fu
abbastanza vicina allungò il braccio con la mano
aperta…voleva
toccarlo e accertarsi che fosse un cacciatore e fosse reale, umano.
-
chi sei?-
chiese
Yan flebile e incuriosita.
Lui
non rispose…che non sapesse parlare? Magari era solo al
mondo…o
forse era cieco e sordo…magari…magari…
“
è una
leggenda…lui è
la Caccia solitaria senza legami e rapporti, solo se ne sta nel bosco
privo della vita normale…tutti lo credono
morto…tutti …nessuno
crede nella sua esistenza…ma lui esiste e nessuno
potrà mai
civilizzarlo e legarlo a nessuno…lui odia tutti, lui non
vede
nessuno…lui sta cercando la ragione della sua
vita…lui…è
una leggenda…”
di
chi era questa voce? Di chi era? Si voltò di scatto mentre
le
pupille le tornavano a dilatarsi…segno che il momento di
lucidità
era terminato…quella voce non era la sua, e nemmeno quella
di
qualche suo amico….l’aveva sentita forse ma non ne
era sicura…era
una voce bella, chiara, sensuale, fredda, graffiante, profonda. Non
ne aveva paura…ma voleva vedere il
possessore…frenetica e
ossessiva cominciò a guardarsi intorno…il
misterioso ragazzo
non si mosse ancora…non le avrebbe fatto del
male…ma non
l’avrebbe nemmeno calcolata. Voleva toccarlo ma non ci era
riuscita…voleva…non ricordava più cosa
voleva, chi era,
cosa faceva…non ricordava più molte
cose…e senza
rendersene conto cadde dall’alto ramo di quell’alto
albero. Tese
la mano al ragazzo ma non la prese, la guardava ma non si
muoveva…spostò gli occhi fissandoli sul cielo che
non si
vedeva per la fitta vegetazione.
Qualcosa
attenuò la sua caduta…braccia forti. La posarono
a terra ma
lei non vide nulla e nessuno perché guardava il cielo e quel
ragazzo che in un lampo fuggiva saltando fra gli alberi come se
avesse ali di vento. Quando si accorse di essere ancora viva e sana
stesa a terra nell’erba alta prese a rotolarsi…a
rotolare su e
giù per l’erba sbattendo talvolta contro radici e
alberi,
talvolta contro cespugli e rovi…graffiandosi e
ferendosi…sporcandosi…rotolando per il semplice
gusto di farlo.
-
guarda…non è bella la terra e l’erba?
Fallo anche tu…è
così fresca…ahahahahahhahahaha-
una
risata cristallina le partì dal cuore.. era già
tutto
dimenticato…tutto scordato…parlava con una
persona che sapeva
esserci e la vedeva ma non aveva idea di chi fosse…
si
fermò notando come ogni volta che si avvicinava a lui
l’erba
prendeva a cristallizzarsi e quando andò a sbattere contro
la
persona che stava in piedi a guardarla si fermò. Si
incuriosì
molto mettendosi a fissare quei fili d’erba ricoprirsi lenti
e
inesorabili di cristallini minuscoli di ghiaccio. Il freddo prese a
circolare nell’aria che condensava il suo fiato.
Passò
diversi minuti a fissare quei cambiamenti nella natura e
nell’atmosfera.
-
ooohhh… c’è il ghiaccio!-
e decise di alzarsi arrampicandosi
su
di lui come faceva con le persone alte e forti. Si avvinghiò
alle gambe per poi arrivare alle spalle.
Aveva
le pupille dilatate e gli occhi quasi interamente neri. Con quelle
profondità impazzite si fissò nello sguardo di
colui
che le stava di fronte.
Jago
la fissava a sua volta seria e composto senza rivelare mai alcun
sentimento.
Quei
suoi occhi cacciatori così penetranti e gelidi, graffiavano
l’animo di chi li fissava troppo a lungo così da
vicino…ma
forse solo una pazza poteva fissarli così
direttamente…e lei
lo era fino in fondo.
Fu
un lampo, un fulmine, un flash, una scossa, una
bomba…ciò
che le esplose dentro gli occhi della mente, un agonia tale intrisa
di una crudeltà infinita e moltiplicata per
l’eternità.
Ricordi.
I
maledetti ricordi le tornarono alla mente.
Tutto
con quelle iridi azzurrissime quasi bianche prive di pupilla.
Il
cuore attanagliato e le membra subdole ancora esistenti le si
storsero rendendo la realtà soggettivamente diversa e
deformata.
Ripercorse
nel giro di un nano secondo tutta la sua vita dal momento della
pazzia fino ad ora. Tutto. Ogni singola cosa.
Ricordò
tutto.
Quegli
occhi…furono proprio quegli occhi cacciatori a darle quel
che aveva
perduto e dimenticato.
Rivedeva
occhi violentatori….rivedeva occhI mezzosangue
amici…rivedeva
occhi gelidi che osservavano…rivedeva occhi mezzosangue
annegato
dalle sue mani…rivedeva la morte di suo figlio.
Suo
figlio.
Figlio.
Battiti…battiti
accelerati. Sempre più veloci, più forti, acuti,
rimbombavano, oscuri e tetri nel suo petto, non bastava la cassa
toracica, stava per fuoriuscire…dolore, troppo male, voleva
strapparselo…non poteva essere così come ora
aveva visto e
ricordato….non poteva…Yan, disperazione acuta e
immensa priva di
parole e di voce per urlare quell’urlo che piegata in due
all’indietro si trovò a bocca aperta e occhi dalla
pupilla
sottilissima ad emanare senza suono. Le parole e la voce non
avrebbero reso abbastanza acuto e forte
quell’urlo…straziante fu
sentirlo con le orecchie dell’anima…e tutti gli
osservatori e
mezzosangue sentirono quell’urlo di donna…una
donna dilaniata che
aveva appena ricordato di aver ucciso l’unica sua ragione di
vita….di aver ucciso la creatura più importante
dell’universo…di aver ucciso suo figlio.
Una
donna dalla mente perduta per sempre senza possibilità di
ritorno.
Perduta.
Perduta.
Si raddrizzò e non
aveva
ancora le pupille…nemmeno più
sottilissime…ora c’era
solo dorato…il volto privo di lacrime, tutto privo di suoni,
solo
le urla del suo neonato che si dibatteva per vivere…era
morto? Era
vivo? Lei era convinta di averlo ucciso! Affidato alla terra o
all’acqua o al cielo…aveva importanza? Era
morto…e ricordare di
essere stata lei ad ucciderlo fu un colpo troppo forte…
punizione…
punizione…
Insopportabili
immagini…non andavano via, permanevano incise col sangue
nella sua
mente piena di orribili e terribili saperi.
Si
voltò abbandonando quegli occhi azzurri e senza riflettere o
rendersene conto per bloccare quel flusso di ricordi ed emozioni
strazianti andò di corsa contro un albero e artigliandolo
nel
tronco vi sbatté la testa forte, la fronte due
volte…finché
non cadde dolorante a terra strisciando con essa lungo la ruvida
corteccia…strisce del suo sangue erano impresse in quel
legno
marrone, sangue che sarebbe rimasto come monito.
Si
ruppero le unghie della sua mano mentre una si era addirittura
sollevata nel graffiare quel duro legno ruvido e del sangue usciva da
lì mentre altro ne usciva dalla fronte e si allargava sul
volto e sul collo colando e macchiandole i vestiti neri e corti che
evidenziavano le sue curve meravigliose da capogiro. Violente scosse
sul suo corpo ricurvo.
Il
dolore…cos’era il dolore fisico provocato da
quella ferita
confronto a quello che la sua anima provava?
Non
lo sentiva nemmeno.
Yan…sana
o pazza…lucida o in crisi…donna o
uomo…chi era? Esisteva? Chi
era Yan?
Nessuno
sapeva più chi era…tanto meno lei.
La
figura impassibile alle sue spalle le si avvicinò facendola
voltare. Lei non parlava e non vedeva…era come se avesse
perso la
parola e la vista.
Era
sotto shock. Rimase in ginocchio voltata verso di lui con la testa
all’indietro e la ferita sanguinante. Il suo tempo era
impazzito e
non vedeva, non sentiva…il suo tempo era alterato da
sè
stessa e la crescita del suo corpo come dei suoi capelli ancora una
volta si alterò da sola perché le sue cellule
stesse
erano impazzite…così si trovò ad avere
i capelli più
lunghi di quello che erano precedentemente,non troppo, sfioravano
appena il collo:un taglio comunque corto e maschile ma non
più
rasato come prima…anche se la massa corporea rimase
invariata.
Si
svegliò quando sentì una mano fredda posarsi
leggera
sulla fronte sporca di quella linfa rossa che le usciva. Riprese i
sensi e le pupille lunghe e sottili tornarono, vide…era
Jago…ora
ricordava il suo nome,aveva ben presente chi era,ma allo stesso tempo
stava tornando a dimenticare molte altre cose…tutte le cose
che
aveva appena ricordato con devastante dolore ora stavano per difesa
mentale tornano nell’oblio. Sentiva. Sentiva coi sensi,
sentiva col
cuore, sentiva tutto.
La
mano sulla sua fronte era bianca e si stava macchiando del suo sangue
come lei.
Scrutò
curiosa la sua espressione ma non vide nulla…non aveva
espressioni,
manteneva quel distacco che mai l’abbandonava. E subito senti
del
gelo improvviso e mille brividi l’attraversarono
completamente…
probabilmente se avesse avuto il dono dell’acqua le avrebbe
bagnato
la ferita, ma possedeva solo ghiaccio, e fu quello a formarsi sulla
ferita aperta per cicatrizzare i lembi di pelle aperti e sbucciati.
Fu una specie di magia, una cosa inaspettata che solo col ghiaccio si
poteva fare.
E
subito il sangue sulla ferita alla fronte si ghiacciò e si
arrestò lasciando solo macchie rosse lungo il volto, il
collo
e il petto. Poi si chinò ulteriormente su di lei indifesa ma
priva di paura o agitazioni ossessive. Portò la mano alle
sue
congiunte in grembo e graffiate anch’esse dove
l’unghia si era
alzata: la stessa sorte toccò anche là.
Perché
l’aveva guarita? Perché aveva fatto questo?
Forse
semplicemente l’aveva riconosciuta come vittima delle
oscenità
folli delle razze. Forse voleva aiutare senza motivi particolari la
madre di un piccolo Alex, forse…chi lo
sapeva…magari aveva fatto
quello che qualcuno gli aveva suggerito, qualcuno non più di
quel mondo.
Forse
non c’erano da ricercare spiegazioni!
Cambiò.
Una luce diversa in Yan l’illuminò. Le pupille si
dilatarono
nuovamente. Si alzò di scatto in modo imprevedibile e corse
china sul prato dall’erba alta a cercare fiori. Ne raccolse
diversi
e in breve formò una coroncina di fiori, poi corse da lui
che
ancora non si era mosso e gliela posò sul capo. Gli sorrise
dolcemente e gli fece un abbraccio immaginario…non osava
inconsciamente toccarlo.
-Grazie…
il ghiaccio mi ha guarita… il ghiaccio mi ha
aiutata…grazie…sei
buono…grazie…oh, vorrei che mio figlio ti avesse
conosciuto… ti
avrei fatto il suo padrino… sai cos’è
un padrino? Un
padrino è il secondo papà del bambino…
lo vuoi
essere? Oh, ma ormai non trovo più il mio
bambino…mi ha
lasciata… non so dove sia, se lo trovi per favore digli che
gli
voglio bene…e chiedigli perdono…anche se non
ricordo di cosa, tu
chiedigli perdono…se lo trovi per favore abbraccialo da
parte mia e
dagli questi fiori…-.
Così
dicendo prese a danzargli intorno dicendo tante parole, il
più
delle volte senza senso.
Perché
stava fermo e si faceva fare?
Aveva
qualcuno…aspettava qualcuno…
-
E chi ci capisce qualcosa qua? Come facciamo a trovarla? È
peggio di un ago in un pagliaio!-
La
voce scocciata di Astrid si levò. La rossa subito si
trovò
con la bocca tappata dalla mano di Kinkaid.
-
ehi strega, sta’ un po’ zitta! Non riesco a
concentrarmi!-
-
sarebbe una novità, uno che si concentra senza cervello!-
Disse
lei dopo averlo morso.
I
quattro stavano correndo nel bosco senza avere idea di dove fosse
andata, finché sentirono con la mente un urlo di
donna…ma
non era un urlo qualunque, era un urlo di disperazione, non
pronunciato con la voce della gola ma con la voce della
mente…era
l’urlo di Yan.
Questo
li orientò…e bastò a Kinkaid per
capire dove era
finita.
-
quella pazza…-
-
ma dai! Che novità…guarda, se non
l’avessi detto non
avremmo capito che lo era!- era ancora lei…era
più forte di
Astrid ribattere a tutto quel che diceva Kinkaid. Perdendo la
pazienza le tirò uno schiaffo sulla nuca che lei ovviamente
ricambiò amabilmente con un pugno sulla schiena.
-
senti biondo tienitela buona che devo orientarmi!-.
Effettivamente
pensandoci un attimo di più si rese conto che lui era
l’unico
a conoscere perfettamente il bosco, visto che ci viveva…e se
lui si
distraeva con lei (com’era già avvenuto) e si
perdevano non
era poi una bella cosa. Zefiro che, al contrario di quei due
carrarmati aveva il cervello e lo usava, la prese sottobraccio
allontanandola dal ‘nemico’.
-
quella pazza, dicevo, è andata nella parte dei cacciatori!-
E
finalmente potè concentrarsi per trovare la flebile aura
della
donna,che mutava in continuazione. Riconosceva quel posto, quel
sentiero…ci veniva spesso di nascosto nelle missioni segrete
da
bambino con suo fratello e Oscar…e Stephan
terrorizzato…Ma quel
che lo incupì in quel modo che fece allarmare anche il
piccolo
Stephan che già tremava all’idea di andare in quel
campo
minato, fu la seconda aura che sentiva con lei…i lineamenti
si
indurirono e anche la sua forza energetica prese ad aumentare
lentamente e inconsciamente. Cosa che fu notata dagli altri tre.
-
Kin che c’è? Chi è con lei?-
-
…bastardo…ghiaccio…-
Ringhiò
fra i denti lui e aumentò la velocità, andando in
testa
agli altri.
Fu
lui il primo ad arrivare e non fu un arrivo
inaspettato…anzi,
sembrava che fossero loro quelli che attendevano Jago con Yan. Si
fermò bruscamente notando la scena che non gli permetteva di
attaccare ma solo di alzare la sua aura vertiginosamente, agli altri
tre dietro di lui gli andarono addosso , imprecandogli contro.
La
scena che si presentò ai 4 tuttavia era comica…
impossibile
non ridere.
Yan
allegra e felice che danzava intorno a Jago cantando e facendo
discorsoni assurdi e lunghi a proposito di mille e mille
cose…e il
culmine fu quando notarono che sul capo di Jago, composto, serio e
per nulla alterato, c’era una corona di fiori.
Ste,
che solitamente sarebbe scoppiato in lacrime dalla paura, ora
scoppiò
a ridere, perfino l’aura di Kinkaid diminuì per un
istante
mentre alzava un sopracciglio maliziosamente scettico. Zefiro e
Astrid più o meno su quella scia.
Jago
li aveva notati da un pezzo e non si scomponeva ugualmente, ma quando
Yan li notò si stacco da lui e corse sulle braccia di Zefiro
che la prese al volo a mo’ di principessa…Yan
sparpagliò
il suo volto di baci, poi altrettanto felice passò su
Kinkaid
direttamente dalle sue braccia a quelle del rosso, stessa sorte, per
poi scendere e stritolare Astrid ingarbugliando le mani fra i suoi
lunghi capelli e andando alla fine da Stephan abbracciandolo al suo
seno come le madri fanno coi figli.
Come
al solito era un uragano.
-
sapevo che mi avreste trovata!-
Notarono
la ferita che aveva in fronte rimarginata, e notarono anche i capelli
un po’ più lunghi e spettinati. Kinkaid non ebbe
tempo di
reagire e andare contro Jago, non ebbe il tempo di far
nulla… fece
tutto quell’uragano di Yan. Prese per mano Astrid e la
posizionò
accanto a Jago, avvicinando l’occhio cacciatore di Astrid a
quelli
di Jago, poi corse e prese anche Kinkaid per mano e lo
posizionò
dall’altra parte di lei, mettendolo vicino
all’occhio
osservatore. Dopo aver fatto ciò osservò gli
occhi dei
tre e fu soddisfatta, dal momento che prese a ridere strafelice e a
ballare intorno a loro cantando di gioia una lingua sconosciuta.
Astrid
e Kinkaid alzarono un sopracciglio insieme, mentre Jago come al
solito non fece nulla…forse si stava divertendo anche lui.
“La
donna osservatrice continua a scodinzolarmi intorno senza tregua.
Astrid e il rosso si sono allontanati da me in un attimo per poi
assumere di nuovo quello sguardo vagamente minaccioso, ma la mia
attenzione, almeno per il momento, è completamente
incentrato
su quella strana donna. Che abbia capito qualcosa? Anche se fosse
nessuno crederebbe di certo alle dicerie di una folle, ma ugualmente
il fatto mi irriterebbe. Ma è inutile che mi faccia tutti
questi giri, probabilmente non sa assolutamente nulla ed è
solo scema… ridacchio.
Com’è
che diceva l’acqua nel suo tempo “si
pentirà di tutto…
mai mettersi contro un gruppo di scemi!” Duecento anni fa
eravamo
noi gli attori principali di questa commedia, ora però
abbiamo
fatto il nostro tempo e il futuro ha nuovi colori, che variano
dall’ombra al rosso escandescenza, per giungere ad un platino
candido. Li guardo attentamente e mi accorgo che… se la
stanno
ridendo!
Inarco
un sopracciglio. BOIA CANE. Tiro un lungo sospiro e continuo ad
ostentare indifferenza, nonostante una vena di isterismo antico che
si sta gonfiando sulla mia tempia. Dopotutto io sono il cattivo.
Già…
ma che diavolo ci faccio con una coroncina di fiori in testa?!
Mi
alzo lentamente e poggio il mazzo colorato sul capo scuro di Yan. Lei
non smette di fissarmi e nei suoi dorati, da pazza, leggo
qualcos’altro, oltre lo spesso strato di confusione. Ed
è la
consapevolezza di cosa ci riserva il futuro.
In
un primo momento immaginavo che potesse assomigliare a capelli blu,
ma mi sbagliavo. Lei non sarebbe mai impazzita, punendosi in questo
modo. Lei amava se stessa più di chiunque altro! E
oltretutto
anche l’amore che queste due donne riservavano ai loro figli
era
completamente diverso. Quello di capelli blu era da madre inesperta e
blanda, ma ugualmente apprensiva. L’amore di Yan era
morbosità,
ossessione, colpa. Probabilmente lei era talmente attaccata alla
cultura e alle leggi che la sua razza le aveva imposto che credeva
che uccidere il piccolo fosse l’unico modo per liberarlo da
colpe
non sue e magari farlo reincarnare in un cucciolo da una coppia
normale, con un futuro sicuro.
Do
un’ultima carezza al capo di Yan e lei lancia un gridolino
entusiasta.
L’amore
dei padri è spesso molto simile e diretto solo verso gli
estremi: o è puro amore o è sincero odio. Invece
le
donne sono così diverse tra loro… la mia
attenzione viene
presa da Astrid. Lei che tipo di madre sarebbe? Non assillante, forse
persino un po’ distante… ma sarebbe perfetta lo
stesso. Sta
diventando sempre più bella. Probabilmente coglie questo mio
pensiero perché le gote si arrossiscono leggermente, ma
ugualmente fa un passo avanti arrogante come sempre – tu che
diavolo ci fai qui, Jago?! – esordisce, corrucciando appena
le
labbra carnose.
Alzo
le spalle – io ci abito, qui…
Si
zittisce improvvisamente,poi la vedo avvampare e sbottare – e
allora?! – io inarco un sopracciglio e… boh, mi
viene quasi da
ridere. Poi però è Kinkaid a farsi avanti e vedo
già
il suo pugno incandescente levarsi verso di me, ma rimango immobile.
Quel suo sguardo ossessionato mi fa capire che, anche se la sua forza
fisica potrebbe essere leggermente aumentata, non è ancora
un
avversario temibile per me.
Non
capisce che non è in potenza che deve migliorarsi, ma solo
nel
modo di combattere e di pensare mentre lo fa. Lui non è
ancora
un vero combattente, ma solo uno che si diverte a fare a botte. Un
farabutto e nient’altro.
Sta
per dire qualcosa ma la mano del ragazzo biondo lo blocca. Si
guardano storto poi, quello che mi pare si chiami Zefiro, si gira
verso di me.
è
davvero uno strano umano, mi ritrovo a pensare. Innanzitutto
è
troppo bello, troppo intelligente e troppo resistente. E in
più
c’è qualcosa nei suoi occhi grigi che mi fa
immaginare che
ancora né noi né lui sappiamo tutto su cosa sia
capace
di fare, o su cosa sia…
-
non hai la minima intenzione di combattere, vero? – la sua
più
che una domanda, al di là del sorriso gentile, sembra un
ordine impartito da un comandante deciso ma pacifico. Non ha un
minimo segno di arroganza nella voce, ma ugualmente qualcosa nella
sua figura invoca rispetto. Mi ricorda incredibilmente qualcuno a cui
non so associare un nome.
Io
non gli dico nulla ma alzo le spalle e Zefiro sorride di
più,
lanciando un sospiro di sollievo – benissimo! –
esclama con voce
allegra – allora noi ci riprendiamo il pacco e ce ne andiamo
in
pace e tranquillità…
-
sire!!! – mi volto di scatto e vedo Yari correre,
attraversando il
fiume gelido, nella nostra direzione con arco puntato su Kinkaid e
sguardo agguerrito. Probabilmente ha sentito la mia presenza in loro
compagnia e si è preoccupata. È una donna
strana… non
ho mai fatto nulla per averla così sottoposta a me, tranne
poche parole, ma lei mi è devota come ad un dio.
D’altronde,
Yari è un delle poche persone delle mie genti che non mi
irrita. Esce dalle acque voltando l’arco prima verso il
rosso, poi
verso il resto del gruppo. Gli abiti candidi le si sono incollati
addosso bagnati e i boccoli rosa stanno scomposti introno al viso
pallido. È molto cresciuta. È la donna
più alta
tra le cacciatrici e sfiora il metro e ottantacinque (è
caratteristica della nostra razza altezza e peso inversamente
proporzionali), ma è molto bella. Non la riconosco molto in
quella bambina lentigginosa che rincorreva me e l’acqua per i
cambi
di battaglia con una spada più grande di lei. Samuel la
prendeva sempre in giro, le faceva tutti i tipi di scherzi, ma lei
non si era mai allontanata da noi. E tutt’ora non
l’ ha fatto…
-
… ma penso che questo potremmo farlo anche più
tardi! –
sento la voce del biondino alzarsi dietro di me e mi volto giusto in
tempo per vederlo strappare un fiore da terra e scattare verso Yari.
Le si piazza d’avanti e le porge il fiore, come un fascinoso
pretendente – sei stupenda come sempre… non mi hai
ancora
risposto per la cena… - la mia guardiana arrossisce e la
sento
imbarazzata e impacciata. Yari è abituata ad uccidere, non
ad
essere corteggiata! Ma a quanto pare Yan non ha alcuna intenzione di
dividere Zefiro con nessuno e cerca di riportarlo via trascinandolo
per un braccio urlacchiando – MIO MIO MIO!!!
Tutto
sommato… la scena non è male. Astrid si scalda
subito e
corre a tirare un forte sberlone al suo amico dicendogli che
è
un cretino mentre il ragazzino dagli occhi verdi cerca di riportare
la pace, inutilmente. Solo Kinkaid non si è mosso e continua
a
guardarmi con quegli occhi rabbiosi. Io però alzo gli occhi
agli alberi e lo vedo, appollaiato e nascosto tra loro, con i suoi
scompigliati capelli castani e gli occhi cacciatori e osservatori.
Sta lì zitto e immobile. È tutt’uno con
la natura.
Sta crescendo ad una velocità incredibile ma noi razze non
seguiamo gli stessi sviluppi umani. Cresciamo troppo veloci oppure
troppo lenti e possiamo smettere sia presto che tardi. Per esempio io
mi sono sviluppato lento e mi sono fermato relativamente ad un
aspetto giovane. Kinkaid invece ha avuto uno sviluppo umano. Ha
diciotto anni e li dimostra umanamente. Invece lui… in due
mesi è
cresciuto fino a dimostrare sei anni. Alzo un lato della bocca nella
sua direzione. Lui lo coglie mi fa un cenno del capo “chi
è
quella donna?” sorrido “tua madre”.
Richiamo Yari e me ne vado,
senza girarmi.”
-
fanculo, perché mi hai fermato, fottuto umano?! -
-
perché tanto Jago non aveva alcuna intenzione di menar le
mani, Pollyanna… -
-
che cazzo ne sai tu?! -
-
perché forse, a differenza di te, lui ha un po’ di
pasta nel
cervello e ha capito che prendersi a calci è del tutto
inutile. Dovresti averlo capito… dopotutto che gusto ci
provi a
farti menare ogni volta?! -
-
ti ammazzo! -
“stanno
di nuovo litigando. Io personalmente non so a quale dei due dare
ragione. Zefiro ha ragione… insomma con una lotta seria
avremmo
potuto coinvolgere sia Yan che Stephan, e probabilmente saremmo stati
di nuovo battuti… dopotutto Kinkaid non è ancora
migliorato
abbastanza. D’altro canto un po’ il rosso lo
capisco, anche io
sentivo un insistente prurito alle mani alla presenza di Jago.
Ma…
boh, io dopotutto sono in parte umana e in parte qualcosa che non so.
Forse il desiderio di sangue è instillato in quella
metà
che non conosco, ma la mia umanità mi permette di analizzare
la situazione con la testa. Quei due invece non fanno che insultarsi.
Kinkaid sta per alzare le mani infuocate e io scatto per mettermi in
mezzo. Zefiro non si tocca. Lui è solo umano, è
fragile, non voglio che si rovini… tengo alla sua bellezza.
E poi
so quanto lui si preoccupi sempre per me. Voglio anch’io fare
la
mia parte, voglio anch’io aiutarlo a formare la
felicità del
suo futuro. E per farlo mi serve intero!
Ma
non sono io a bloccarli, bensì Yan che li prende per le mani
come una mamma infuriata e gli dà una sberla a testa. I due
la
guardano stupita, poi lei li prende e li trascina in giro per la
città, correndo.
Io
e Stephan ci guardiamo e sorridiamo, rincorrendoli. Non mi sento
affatto male ultimamente. Nonostante Yan sia un uragano, mi fa
sentire un po’ bene. Insomma, mi fornisce un misto di pace e
felicità. Mi piace lei, tanto. Sto cominciando a desiderare
che non se ne vada. La donna si blocca solamente quando siamo dentro
alla grande palestra dove io mi alleno per danza, sotto gli urli poco
femminili di Cloe. Questo è il luogo di cui ho
più
ricordi.
Ridacchio…
dopotutto la prima volta che ho indossato delle scarpette avevo
quattro anni.
Yan
prende Stephan e lo piazza seduto al pianoforte ordinandogli di
suonare. Lui non se lo fa ripetere due volte, un po’
perché
ci tiene a farla felice, un po’ perché non si fida
a
contraddirla.
Suona
quello che penso sia una vecchia canzone un po’ allegra,
penso di
Bryan Adams, mentre Yan si piazza in mezzo alla stanza danzando in
quel suo modo strano. Non sono passi che si studiano da noi umani,
probabilmente da dove viene lei si balla così. È
quasi
affascinante come danza, ha un che di esotico. Poi sento i suoi occhi
decisi posarsi su di me e ho un brivido.
Mi
costringe ad andare da lei e pretende che io balli. Ma siamo pazzi?
Io non ballo davanti a questi beoni qui! Ma è la voce di
Zefiro, che sento alzarsi sopra la musica colorando le note con le
strofe della canzone a convincermi. Anche da piccola la prima volta
che ballai lo feci sotto la sua voce.
È
molto bravo… dopotutto Zefiro è bravo in tutto
quello che
fa.
Lo
guardo con un sorriso di sfida. Ora vedremo chi è il
migliore.
Lui mi strizza l’occhio e io comincio a mettere un piede
dietro
l’altro e a muovermi con tutto il corpo. Yan mi segue per un
po’
poi si blocca e mi guarda imbambolata. Zefiro ha cambiato due canzoni
nel frattempo… quando ballo mi dimentico del tempo, non ci
faccio
più caso.
La
donna deve avere preso la sua decisione perché mi lascia e
va
a prendere Kinkaid, che se ne stava imbronciato in un angolo e lo
porta accanto a me, biascica un ‘ballate’ deciso,
poi si mette
accanto a Zefiro e canta con lui… andando sopra le righe in
effetti
ma è dolce ugualmente.
Fisso
per un secondo Stephan. Non avrei mai immaginato che potesse essere
così bravo… ha una padronanza del piano
invidiabile. Ma poi
torno a Kinkaid. Sta immobile come un fesso davanti a me, che non
smetto di danzare e lo guardo ridacchiando. In questo… lo
posso
battere.
Gli
roteo un po’ intorno – ti gira la testa, pivello?!
–
Lui
sbuffa – sta’ zitta e allunga quella zampa!
– mi prende la mano
e mi aiuta nel roteare e nell’alzarmi in volo.
Io
sorrido… per la prima volta gli rivolgo un sorriso sincero
–
aiutami – dico e lui mi guarda attento. Mi allontano un
po’ da
lui – fammi volare! – anche lui, dopo essersi
guardato un attimo
intorno ed aver incrociato lo sguardo di tutti, si rigira verso di me
e mi sorride. Ha un sorriso così strano… ma
è… non
so quasi bello… - per una volta, culona… fidati
– e, sull’acuto
di Zefiro, io volo”
/Vorresti
danzare con me?/