LOSE YOURSELF

CAPITOLO X:

RIGUARDO AD UNA RAGAZZA

/Perchè non sorridi?/

Il portone della villa di Cloe si aprì cigolando, facendo entrare facce ormai ben conosciute.
Erano Astrid, Zefiro e il piccoletto Stephan. Ora come quei tre potessero essere insieme era un bel mistero, ma poi riflettendoci attentamente si poteva facilmente giungere alla risposta: Stephan.. era Stephan, no? Mai sottovalutare i tipetti come lui con l'aria da cucciolo.
Era ben intuibile tutto sommato come il morette avesse convinto Zefiro con quegli irresistibili occhioni grandi e verdi e come poi il biondo di conseguenza abbia convinto (trascinandola di peso) Astrid.
La scusa era stata la nuova amica che ospitavano in casa: l'avevano trovata nei pressi del bosco la sera prima e subito portata con loro su ordine di uno Ste convintissimo. La donna, lasciando perdere come si conciava, era molto bella, e le sue curve evidenziate e scoperte probabilmente erano apprezzate dal simpatico Zefiro.
Ad accoglierli era stata un viso a dir poco inviperito, un espressione esasperata e intrisa di odio per il mondo intero. Chi mai poteva essere a provare tutti quei sentimenti negativi? Ma ovvio: Kinkaid!
Si parò davanti ai tre ancora in piedi e prese Stephan per il collo della maglia sollevandolo da terra di molti cm. Il tono minaccioso incuteva terrore al piccolo che già pregava per la sua vita. Cosa mai avesse ora da essere così arrabbiato non lo capiva affatto! Ma fu presto illuminato dal rosso che fumava letteralmente:
- Tu...tu....maledetto essere ripugnante! Verme strisciante su questa terra! Lucertola da calpestare! Come diavolo hai osato portarla a casa tua, mollarmela qui per tutta la notte e la dannatissima mattina e poi andartene a scuola come niente fosse? -
quelli che aveva davanti erano occhi allucinati iniettati di sangue, per non parlare dei capelli più ingarbugliati del solito che non era nemmeno riuscito a legare. Aveva il volto e il collo pieno di segni di rossetto neri e nelle spalle, nel petto e nella schiena coperti solo da una canottiera attillata si intravedevano i segni di diversi graffi....cosa fosse successo era lampante...quelli erano i graffi di Yan che cercava di arrampicarsi su di lui, quelli là invece erano i suoi baci che gli stampava in continuazione...e quei lividi invece i pugni che probabilmente lei gli tirava nei suoi sbalzi d'umore!
- parli di Yan? Che mai può averti fatto quella cara donna? A me sta così simpatica!- Ste dimostrò di possedere molto coraggio...ma forse era veramente convinto di quel che diceva, così ingenuo? Quegli occhioni limpidi rivelavano che era proprio ingenuo al cubo! Le mani di Kinkaid si spostarono sul suo fragile collo mentre gli occhi di corvo diventavano occhi di serpente o di drago infuriato che si prepara a sparare fuoco con le narici:
- ...brutto...bastardo...tutta...tutta la maledetta notte l'ha passata a cantare cose incomprensibili...poi la mattina quando tu ti sei alzato per andartene a scuola ha fatto finta di dormire per poi alzarsi subito e mettersi a ballare per la casa facendo un casino bestiale, poi Cloe è scappata con la scusa del lavoro e mi ha lasciato solo con quella pazza scatenata che si è messa in testa di pulire la casa...non hai idea di come ha ridotto quelle stanze, sono campi di concentramento! E come se non bastasse ha voluto farmi vedere quanto è brava a far da mangiare...e ha massacrato non solo la cucina ma anche il mio stomaco perchè mi ha costretto a ingurgitare tutte le sue schifezze! Poi ogni tanto veniva da me e si metteva a scalarmi come se fossi una montagna, io me la scrollavo di dosso e lei si artigliava alla mia pelle con le sue odiosissime unghie! Poi si è messa a disegnarmi sulla schiena un tatuaggio. Poi io mi allenavo per non distruggerla e lei ha voluto allenarsi con me...e menava porca puttana...mi ha dato calci anche dove decisamente non avrebbe dovuto darmeli! Poi voleva uscire.. l'ho costretta a non farlo! Mi ha fatto impazzire...ah, certo....di tanto in tanto mi riempiva di baci! E sai la cosa più divertente? Per vedere i miei riflessi mi tirava contro gli oggetti....piatti, bicchieri, coltelli, forchette, mobili, vasi....di tutto....anche quei tuoi maledettissimi gatti tricolori! E poi voleva farmi le trecce ai capelli, ha provato a ficcare le sue dita fra i miei odiosissimi ricci e ci è rimasta ingarbugliata...e per sgarbugliarsi ha tirato strappandomi una ciocca, poi arrabbiata con loro mi ha dato in testa un mestolo! E mi seguiva perfino in cesso...per vedere se anche lei riusciva a pisciare come me si è messa in piedi e mi ha imitato....ovvio che si è pisciata addosso...ed è venuta da me e mi ha chiesto che doveva fare! Allora l'ho ficcata sotto la doccia vestita e le ho detto di arrangiarsi! Lei ha invaso il bagno di schiuma e acqua...voleva fare la lavatrice coi suoi abiti...devi vedere che c'è là dentro...e Cloe sta per tornare...che le dico? che il suo figlio degenere ha abbandonato una pazza scatenata in casa? Se non l'ho uccisa è un miracolo...ma Ste...o io o lei....in questa casa...ma non tutti e due...scordatelo! ed ora fa qualcosa prima che la uccida!-
dopo quello sfogo si accorse che Zefiro e Astrid stavano ridendo divertiti, come se godessero ad immaginarsi lui in tutte quelle situazioni assurde, e Stephan dopo tutto questo rispose:
- I miei gatti? Dove sono ora Kyo e Yuki?-
poi alla stretta più vigorosa prese a tossire seriamente preoccupato per la sua misera vita.
Qui Zefiro si impietosì (Astrid per nulla) e intervenne in suo favore chiedendo:
- e dov'è ora lei?-
Kinkaid mollò il piccolo, che fu raccolto dal biondo, e indicò una sedia in giardino dove erano legate delle corde intorno ad una sagoma trasparente....faceva impressione da vedere...come l'uomo invisibile che veniva legato e imbavagliato...ecco, era esattamente quello...
- L'hai crudelmente legata e imbavagliata? Ma sei senza cuore, povera creatura!-
Stephan si precipitò preoccupato alla sedia in questione senza realizzare che se il rosso l'aveva piazzata fuori era perchè l'interno della casa era impraticabile. Il moro slacciò le corde e tolse il bavaglio e subito Yan tornò visibile abbracciandosi il suo salvatore come fosse un pupazzetto...avevano un certo feeling i due e andavano d'accordo: l'unico che poteva calmare Yan impazzita era proprio Stephan, tutti si stupirono a vedere come stavano calmi e beati a coccolarsi come una mamma con il suo figlio...probabilmente era proprio questo il punto: Yan vedeva in Stephan un suo probabile figlio per la tenerezza e la dolcezza che sprigionava il piccolo, che ad ogni modo sembrava un ragazzino indifeso, quale era realmente. Un figlio....un figlio privato, un figlio donato, il desiderio di essere madre, l'istinto materno, la voglia di abbracciare e stringere la petto un essere e immaginare che quello possa essere suo figlio. Quella donna era si pazza, ma in realtà era più umana di molti altri che abitavano il mondo. Sembrava essersi già dimenticata di quel che aveva fatto Kinkaid, sembrava incapace di provare rancore e odio, sembrava dimenticarsi di molte cose e ricordarsi di altre...sembrava una donna molto semplice che desiderava nel suo intimo vivere e basta.
Stephan alzò la testa fino a fissarla mentre gli altri erano entrati e si erano seduti sulle sdraio da giardino. Non avevano nemmeno provato a servirsi, ma il perchè non se ne fossero andati era evidente, quella donna era una calamita.
- chi sei? Ti va di dirci qualcosa di te?- era stato il piccoletto a parlare con calma e pacatezza, il solito dolce e sincero sorriso sulle labbra. Inspiegabilmente Yan si alzò facendo scendere dalle sue gambe il suo figlio adottivo. Era in piedi davanti a tutti, li guardava ma non li vedeva realmente. Perchè si era fatta così seria? Aveva un altro dei suoi attacchi di panico? Una crisi di pazzia? Che aspettarsi da una così?
Il suo sguardo era diverso, la voce limpida e chiara. Era tornata la Yan di un tempo. Era lucida. Uno di quei rari momenti di lucidità. Una lucidità da temere più della pazzia. Con sguardo lontano disse:
- io sono Yan. Ero la promessa sposa di Gabriel, ma ora che il peccato è entrato in me e che l'ho pure partorito non ne sono più degna. Sono un peccatrice insana e blasfema, voi fate male a starmi intorno perchè potrei contagiarvi. Sapete, per me non c'è speranza...devo purificarmi. Ho cercato di farlo ma non ci sono riuscita, mi hanno fermato, mi hanno salvato dalla mia giusta punizione, dalla mia morte. Ora vago in solitudine marchiata in questo modo in modo che tutti capiscano che sono peccatrice e che mi devono stare lontana. Io non sono cattiva, ma sono peccatrice e non posso esserlo. Per purificarmi devo vivere e punirmi con questa vita...poi quando avrò pagato abbastanza potrò purificarmi con la morte.-
si fermò. Non disse più nulla. Non era chiaro come discorso. Che significava che era peccatrice? Che mai le avevano fatto credere quei bastardi di osservatori? Che le avevano fatto? Kinkaid si era fatto serio a queste parole sincere, lei credeva realmente in quello che sosteneva. Lei come tutti gli osservatori vivevano per questo, per essere puri.
Ma era colpa di Gabriel se si punivano così severamente, perchè era lui che insegnava loro questo, la legge l'aveva creata lui. Per questo il rosso odiava tanto Gabriel, perchè per lui erano tutte vittime sacrificabili purchè rimanessero in vita solo esseri superiori e puri. E lui si credeva superiore e puro. Lo mandava in bestia quel discorso. Ancora una volta Gabriel aveva segnato la rovina di una creatura innocente.
Il rosso si alzò andando di fronte a Yan, vestita con quei vestiti provocanti di pelle e truccata e marchiata in quel modo...da peccatrice...fissò i suoi occhi in quelli di lei. Corvo nel corvo. Nessuno si rese conto che stavano trattenendo il respiro.
Cosa avrebbe fatto con quell'espressione risoluta? Una cosa che mai avrebbe dovuto fare. Avrebbe letto nel pensiero di Yan. Di una pazza. Sarebbe impazzito anche lui come lei pur di capire. Perchè nessun sano di mente le avrebbe letto nel pensiero. Ma lui non lo era, in fondo, no?

"E' la stessa ragazza che ho incrociato l'altro giorno nel villaggio degli osservatori, quella che per un attimo mi ha fatto assaporare il vero baratro della pazzia pura. Ti ho incontrata ieri ma non ti conosco in fin dei conti, tutto quel che so è come ti conci fuori. Occhi di corvo, tipici della nostra razza. Però il resto è diverso. La testa è pelata, i vestiti sono da punk, dove li avrà trovati? E' truccata di nero pesantemente. Ma cosa vuol dire tutto ciò? Ma dentro? Poso i miei occhi nei suoi. Yan...ti chiami così, è vero? Cosa leggo nell'infinito che è la tua mente?
Uso il mio potere per leggerti nel pensiero e sono ben consapevole di essere l'unico ad azzardarsi a farlo. Il nulla più totale, lo stesso vortice dell'altra volta, lo stesso baratro, oblio, oscurità, buio, un tuffo nel vuoto senza ritorno. Cecità. Dolore acuto, straziante. Urla. Urla fortissime, assordanti che lacerano gli orecchi, fanno male. Non vedo immagini...no, aspetta, cos'è questa luce? La luce della pazzia la stessa che ha fatto uscire di senno lei...luce insieme a dei flash...immagini confuse che accecano. Aggressione. Vedo un aggressione. Violenza. Ancora urla. Una donna, lei forse, che viene violentata e picchiata ma lasciata in vita...poi un bambino che nasce...i suoi occhi sono come quelli di Astrid, è un ibrido...il violentatore era un cacciatore allora...acqua. Un fiume. No, non è un fiume, è Il fiume Sacro, dove i predestinati, le sacerdotesse si lavano e si purificano...acqua che immerge il bambino...il bambino muore, lei vuole fare la stessa cosa, si toglie i vestiti e si rasa i capelli, si immerge e nel mezzo dell'acqua...Jago...che ci fa Jago a guardare tutto questo da lontano senza fare nulla? Ghiaccio, la sensazione del ghiaccio...poi di nuovo disperazione, odore di peccato...il sorriso della morte...no, non ce la fa a prendersela arriva qualcuno a salvarla...chi è? Gabriel. Piange? Gabriel piange?
Non capisco più nulla, le immagini sono sfocate.
Buio, di nuovo buio. Oscurità, tenebre che inghiottono del tutto la mente, gorghi, uragani, tifoni, tempeste, urla...ancora dolore....pazzia...sono forse impazzito anche io come lei? Si....devo essere impazzito veramente....non ce la faccio....non ce la faccio più. Aiuto....non viene nessuno ad aiutarmi...aiuto...il nulla mi assale....mi fanno ricordare immagini del mio passato che non voglio e non devo ricordare altrimenti non riuscirò più a tornare...il viaggio senza ritorno è atroce...no, basta urla...basta volare così, basta vortici....la testa mi gira, tamburi, tamburi pulsanti....urla e tamburi...brucio...le orecchie esplodono, la mente pure, gli occhi sono inondati da qualcosa...cosa? Forse lacrime? No, non possono essere lacrime...io non piango mai, è da quella notte che non piango più...Dio non ce la faccio più. Aiuto. Vortici. Tamburi. Urla. Buio. Vento. Acqua. Sangue."

- AAAAAAAAAAAAAAAAAAHHHHHHHHHH!!!!!!!!-

Kinkaid urlò come non aveva mai fatto, era inginocchiato davanti a Yan e si tappava le orecchie con le mani, le vene del collo e delle braccia gli pulsavano. Gli altri gli si fecero intorno.
Gli aveva letto nel pensiero e non avrebbe mai dovuto farlo. Ora sapeva cosa le era accaduto. Sapeva cosa voleva dire essere veramente pazzo.
Astrid riuscì a togliergli le mani dalle orecchie e a farlo smettere di urlare, solo lui aveva letto nel pensiero. Appena alzò lo sguardo, lei sussultò rimanendo interdetta. Un brivido lungo la schiena.
Kinkaid piangeva.
Piangeva le lacrime che Yan piangeva nella sua anima. Non erano le sue lacrime, lui non piangeva più da anni. Da quella volta. Ma erano le lacrime che l'anima martoriata di Yan gli aveva trasmesso a tal punto da fargliele uscire al posto suo.
Kinkaid piangeva.

- Addio cielo azzurro...-
detto questo coi suoi occhi spiritati, la donna sparì per immergersi nella città, fuori dalla loro portata.
vedo Stephan corrergli incontro, spaventato da quell’immagine assurda che gli si presenta davanti. Quelle lacrime che gli scorrono lungo le guance abbronzate hanno qualcosa di terrificante. Non sono lacrime sue. Lo capisco al volo poiché anche io, come Kinkaid ho avuto sprizzi del passato di Yan in questi giorni. Probabilmente a lui sono caduti addosso tutti insieme, come un enorme valanga e il suo cuore si deve essere allacciato a quello di quella strana donna mora, che ancora non ho bene idea di chi sia. So solo che le pallide lacrime che sta spendendo Kinkaid non sono che quelle di lei, oltre il suo spesso strato di follia. E lei se ne sta lì, seduto e ciondolante sul parto con la solita espressione vacua. Come se non fosse più capace di provare alcun sentimento. Chissà se i suoi di occhi sono ancora in gradi di versare lacrime? Immagino di no, Yan è come svuotata di tutto. Probabilmente anche di sua volontà. Io non riesco a fare nulla, sto solo qui immobile mentre Zefiro si avvicina a quella strana donna e la coccola come se fosse una bambina, anche se probabilmente è molto più grande di noi, e la lascia scombinare i suoi ciuffi dorati. Forse anche lui ha capito. Probabilmente non ha avuto alcuna visione, ma Zefiro è davvero bravissimo a capire le persone ed a accettarle. Lui non ha poteri innaturali, è semplicemente e puramente umano e questo suo lato non gli permette di ignorare anche un minimo dettaglio di una persona. Probabilmente lui ha già analizzato l’intera situazione molto meglio di come l’abbiamo fatto noi, con le nostre strane capacità. È uno stratega talmente brillante che a volte intimorisce. Torno a guardarmi attorno. Forse dovrei fare qualcosa anche io, dovrei rendermi utile ma… non so come dirlo, se mi avvicinassi a loro così tanto sarebbe come mettermi in gioco seriamente per quello che sono, scoprirmi e abbandonare il mio spesso muro di superbia ed arroganza. Sarei semplicemente una ragazza imperfetta. E non è questo che voglio.
Kinkaid si rialza velocemente, pulendosi le guance con il dorso della mano e allontanando Stephan duramente. Il piccolo non ci fa caso, probabilmente gli vuole talmente bene da non curarsi di questi scatti di scortesia nei confronti della sua pura apprensione. Il rosso ha lo sguardo quasi arrabbiato e non ha bene chiara la situazione ma lancia uno sguardo più che esplicativo a Yan. Anche lui come me detesta dimostrare il suo interesse ma prova un misto tra rabbia e disgusto per chi le ha fatto tutto ciò. Credo che, nonostante tutto, si sia affezionato a Yan, ovviamente a modo suo, in quel suo modo distorto di dimostrare l’affetto. Lui mi assomiglia molto, caratterialmente parlando, ma i suoi sentimenti sono molto più semplici di quanto si possa immaginare. Ragiona come un bambino solitario e viziato. O una cosa gli interessa, oppure no. Non conosce vie di mezzo. Io invece… ho solamente cercato di crescere troppo presto.
I suoi occhi di corvo cadono nei miei. Ha uno sguardo strano… lontano, quasi offensivo, ma molto penetrante. Apro la bocca per dirgli qualcosa ma un urlo di gioia di Yan interrompe il momento di silenzio assoluto. Ci voltiamo di scatto e la troviamo arrampicata su Zefiro che bestemmia, alla ricerca di prendere una farfallina colorata che le svolazza sopra la testa. Posa un piede sulla testa del biondo e lo usa come trampolino, in modo che lui cada di nasco a terra. E corre fuori dal cancello, investendo Cloe che impreca aggrappandosi ad un albero, lasciando cadere la busta della spesa a terra.
- che diavolo succede qui?! - sbraita la donna.
Io e Kinkaid ci voltiamo a guardarci fissi, con un espressione stupita e un po’ scema. “Merda” è il pensiero comune. E scattiamo dietro di lei.”

- peerchè diavolo non l’ hai fermata visto che ti è passata accanto, imbecille? -
- che vuoi da me? pretendevi che l’afferrassi per i capelli che non ha, idiota? -
- hai delle braccia rincoglionito… -
- … culona? -
- CHE VUOI?! -
- … fottiti. -
- come ti permetti brutto dislessico?! – urlò lei infuriata, puntando i piedi e afferrando la voluminosa coda di un Kinkaid in piena corsa, che rimase in piedi per miracolo.
- ma sei impazzita? Volevi farmi lo scalpo?! -
- tzè sembri una ragazzina… fighetta smettila di preoccuparti tanto, se vuoi la permanente te la ripago io… -
- sta’ zitta licantropo! -
- … e questa che razza di offesa è? -
- ridi pure… tanto sbavate uguale…-
- e su cosa sbaverei tanto, di grazia?! -
- su un povero coglione che ti scopi! -
- ma sta’ zitto che se solo volessi ne avrei a raffica! -
- ma va?! E dove sono? E soprattutto, chi sono? Il Papa o un altro povero disperato che non vede un buco dalla sua nascita? -
- immagino tu rientri nella seconda categoria… -
- potrebbe anche essere, ma preferirei farmi fare un pompino da Marilyn Manson che scoparmi te! -
- … ehi fungo? -
- che c’è adesso BISTECCONA MIA? – ringhiò lui, con un dubbioso sorrisetto tirato stampato in faccia. Due secondi e l’avrebbe morsa.
- dove diavolo è finita Yan?! -

- scusa tanto Zefiro, ma non avremmo dovuto dividerli? -
Si accese una sigaretta, continuando a correre affiancato da Stephan con il fiato lungo – tranquillo. Tanto se avessero continuato così sarebbero stati solo un peso. Lasciamo picchiarsi per l’ennesima volta, prima o poi a uno dei due il cervello farò di nuovo capolino e riprenderanno la ricerca – “tanto quando litigano si isolano dal mondo e la comunità ne è solo felice…”
- ma ne sei proprio sicuro che se ne accorgeranno? – disse timido il moretto.
Ci fu un attimo di completo silenzio nel quale Zefiro si immaginò Pollyanna, appena uscita dal cast di Matrix, affogare Astrid nel buco nero dei suoi capelli e, subito dopo la sua carissima amichetta che sfasciava una bottiglia di birra sulla testa di quell’altro coglione per poi ritirarsi in montagna per lungo periodo di lutto, dovuto alla perdita della birra ovviamente. Sospirò – io ci spero ancora per un po’, non disilludermi sull’intelligenza di quei due… -
Stephan annuì lentamente per poi riprendere la conversazione, sempre più affaticato – hai idea di dove possa essere andata? -
Zefiro si guardò attorno e poi sorrise appena – più o meno. Corri ancora un attimo, ci siamo quasi.

- ma mi spieghi come abbiamo fatto a perderla? -
- perché tu, come al solito devi rompere i coglioni e fare le tue puttanate da ragazzina isterica! Cazzo, se non ti fermavi l’avremmo già presa! -
- fanculo signor loquacità! Invece di rimuginarci ancora a lungo pensa piuttosto a dove potrebbe essere.
- e che cazzo ne so! -
- so benissimo che pensare per te sia un concetto alquanto astratto da metabolizzare, ma potresti fare un piccolo sforzo? Ti avrà pure parlato di qualcosa oggi, no? -
- ti pare? Ha solo biasciato qualcuna delle sue canzoni per poi ripetermi, tra un gridolino e l’altro, che mi vuole bene. -
- … allora passiamo dal canile.-


- come hai fatto a capire che era qui? -
- perché Yan adora l’acqua. E qui in piazza c’è la fontana più surreale dello stato. Immaginavo volesse vederla e sguazzarci dentro.-
- ma non è vietato? -
- dillo a lei… -
- e chi ci parla con quel poliziotto che l’ ha appena afferrata? -
- ma porca… presto moccioso sbrighiamoci a correre in aiuto! -
- già… ma a quale dei due? – non era una brutta domanda…


- perché siamo qui? -
- perché dobbiamo trovare Yan, scemo… -
- già ma non mi pare lei abbiamo mai accennato a una innata passione per i bar… -
- questo è solo un dettaglio e io ho bisogno di una birra, sono troppo stressata da te… vuoi qualcosa?-
- una mazzata sui denti così almeno il dolore mi impedisce di pensare che sono qui con te… -
- su su non lamentarti tanto, hai anche degli ammiratori… - disse lei sorridendo e indicandoli il tavolo in fondo con un cenno del capo. Kinkaid si voltò e si trovo con gli occhi incastrati in un omone di almeno due metri, duecento chili di grassi, piercing e tatuaggi.
- ehi… -
- che vuoi? -
- ma voi umani siete tutti così brutti? -
- chiedilo alle ovaie di sue madre. -
Stava per rispondere quando la sua spalla venne strattonata dal signor ‘bisonte’ di prima. Il rosso si voltò con uno sguardo truce – che cazzo vuoi, scherzo della natura? Mollami immediatamente o ti infilo un palo della luce nel culo!


- se fosse così gentile da ascoltarmi, gentile poliziotto penso che potremmo arrivare a un buon compromesso…-
- Lehane! Porca puttana dove l’ hai trovata quella pazza? Mi ha morso, mi ha quasi affogato e per di più ha scribacchiato su un monumento storico! -
- lasci che le spieghi la situazione… -
- non mi devi spiegare un cazzo, ragazzino! Ora tu e le tue amichette venite in centrale con me e facciamo un bel discorsetto! -
- mi farebbe infinitamente piacere, ma purtroppo ho un impegno urgente e non posso proprio rimandare… -
- un cazzo! La ceretta te la puoi fare anche in centrale, idiota! -
- ma che c’entra, io non mi devo mica… -
- ho chiesto un tuo parere?! -
- … no, però … -
- SILENZIO! Porta subito qui le ragazze. -
- ma signore, io non posso… -
- e quale sarebbe la motivazione validissima di adesso? -
- è che solo una è una donna… -
il poliziotto si voltò di scatto a guardare Yan e Stephan che si rincorrevano per la strada (ossia lui che la rincorreva piangendo e invocando pietà e lei che rideva e prendeva a spintoni tutta la gente che le era davanti) – ODDIO UN UOMO HA QUASI CERCATO DI BACIARMI!!! -
- MA NO! Cristo, quella è la donna! -
- … Lehane? -
- si? -
- non prendermi per il culo…-


- ma porca troia dovevi per forza sfasciare tutto il locale? Io ci lavoro lì! -
- ma non è mica colpa mia! Ha iniziato lui! -
- ma se l’ hai insultato tu?! -
- si ma quello mi ha toccato il culo! -
- su dai smettila di lamentarti era solo una palpatina! -
- ma che cazzo ti lamenti di me se quando per sbaglio uno ti è finito a terra sei diventata tutta rossa e gli hai rotto una sedia in testa, imbecille?! -
- mi aveva rotto la birra e io avevo finito i soldi! E comunque è ugualmente colpa sua se mi hanno licenziato! -
- l’avrebbero fatto lo stesso, con quella faccia scura che hai spaventi la clientela. -
- tu sapresti fare di meglio? -
- ovviamente… -
- certo, come no! Se ti assumessero potrebbero aprire un bar di gay tanto le checche tu le attiri come le mosche su una merda! -


- Zefiro? -
- ti prego non dire nulla… -
- si, scusa… ma perché ci hai preso in braccio e sei scappato? -
- perché ci tengo alla mia fedina penale… -
- e allora perché hai tirato una testata al signore?--
- perché avevo fretta… -
- ok… -
ennesimo attimo di quasi silenzio, mentre Yan tenuta a mano stretta da Zefiro saltellava in giro e imitava tutti i passanti, per poi piazzarsi sulle spalle larghe di Zefiro e, come una scimmia, fingere di spulciargli i capelli. Il biondo aveva una vena sulla tempia non indifferente…
- Zefiro? -
- si… - disse con voce che gli tremava dalla rabbia.
- perché mi hai baciato? -
- SULLA GUANCIA! DANNAZIONE, ERA SOLO UN FOTTUTO BACIO SULLA GUANCIA! HAI CAPITO? SULLA GUANCIA! CI ERO COSTRETTO!! -
- … perché? -
- perché quel cazzo di sbirro non mi avrebbe lasciato andare finchè non gli avrei dato ragione così ho dovuto fingere che eri la mia ragazza… -
- e perché mi hai baciato sulla guancia? Io non mi arrabbiavo se mi davi un bacino… tanto siamo amici…-
- MA CHE CAZZO, STEPHAN!!! -
- a Kinkaid li do i bacini.. quando dorme è dolcissimo… -
prima che Zefiro potesse ribattere Yan era di nuovo saltata già e aveva ripreso a correre verso la fine della città.

- sei una merda. -
- tu sei una doppia merda.-
- una merda liquida. -
- diarrea.-
- sterco di vacca. -
- sterco di vacca ammuffito. -
- cacchetta di pecora. -
- sghitto di piccione sulla testa di un ciccione sudato.-
- cagata fuoriuscita dalla bocca di un… -
- ASTRID! POLLYANNA! PIGLIATE YAN!!! – ad un tratto la voce di Zefiro e il piagnucolio di Stephan disturbò le offese dei due rossi che di scatto, dopo un ultimo amichevole spintone ripresero a correre con gli amici dietro Yan che, nel frattempo si era addentrata dentro il bosco al confine della città. Il bosco dove cacciatori ed osservatori vivevano.

Correva danzando per i sentieri nascosti e invisibili all’occhio umano…come poteva conoscere certi luoghi, avventurarsi in una vegetazione tanto fitta e oscura in quel modo sicuro? Era come se conoscesse i segreti di quel posto che metteva soggezione a chiunque vi si avventurasse. Rideva ad alta voce creando echi fra i grandi alberi verdi e sensazioni e brividi agli ascoltatori lontani…voci di spiriti? Queste sembravano le sue risa acute e melodiose.
Yan correva a tratti veloce quasi invisibile, a tratti scomposta e lenta, ad altri goffa e buffa. E le espressioni variavano in continuazione con i suoi stati d’animo fra i più diversi. Era sola eppure osservata. Sentiva occhi su di se…ma occhi mai sentiti e visti…era nella parte dei cacciatori.

Yan cosa combini? Dove vai?’
- Io? Nulla, perché? Vedi…corro…guarda, non è bello il verde del mio bosco? Conosco ogni scorciatoia e sentiero segreto…qua un tempo c’era un passaggio…ma non ricordo dove portava…a chi conduceva…ci venivo spesso da bambina…e spiavo…non mi ricordo chi…e alla fine veniva sempre Gabriel a cercarmi e a riportarmi al villaggio…-
ma sai in che parte del bosco sei?’
- No, non ricordo…uhmmm…osservatori? Cacciatori…boh, ormai non li distinguo più…e sai perché?-
no, dimmelo tu perché non li distingui più…’
- perché sono uguali! Hanno un corpo, due braccia, due occhi dai colori diversi ma sono sempre due occhi, una bocca, un naso, due orecchie, due mani da cinque dita l’una, due piedi da anche quelli cinque dita l’uno, i capelli di diversa lunghezza, modi e colore, ma sempre capelli sono…e poi…non hanno una coda, non hanno orecchie lunghe e appuntite o pelose e pendenti, non fanno versi tranne quando si trasformano in animali, non hanno pelle di squama, non hanno antenne…vedi? Ho ragione…sono uguali!-
hai ragione, sai? Sono uguali, ma loro non se ne rendono conto…e nemmeno tu te ne rendevi conto…’
- quando? Io certe cose non le ricordo più….mi dici?-
pochi mesi fa eri convinta che quelli non della tua razza fossero peccatori e che se ti toccassero e ti facessero del male ti contagiavano. Non ricordi queste cose?’
- sei sicura? Bè, se lo dici tu ti credo…ma mi sembra così strano…non vedi che siamo uguali? Ma dimmi…io non ricordo più…in che parte del bosco siamo?-
siamo nella parte dei Cacciatori…ma non in un posto qualsiasi…non ricordi dove portava questo sentiero segreto e nascosto?’
- no…-
dai, sforzati…’
- ma non riesco a ricordare…non rompere, cazzo, se non ricordo non ricordo…anche tu ti ci metti! uff! se ci tieni tanto dimmelo tu dove sto andando! Ma guarda te che rompicoglioni!-
calmati Yan. Te lo dirò, siamo quasi arrivati…vedi? Qua c’è una diramazione…se vai da quella parte arrivi in un luogo nascosto dove si vede senza essere notati la parte del Fiume Sacro di proprietà dei Cacciatori…se invece vai da quella parte arrivi in una specie di piccola radura…è un rifugio nascosto dei cacciatori, non so però chi ci viene, se è abitato o no o cosa ci facevano. Ma venivano spesso di nascosto…dove vuoi andare?’
- uhmmm…voglio andare…non lo so…chiuderò gli occhi e andrò dove il corpo mi porta!-
È pericoloso, sta attenta!’
- oh, zitta rompiscatole! Che cazzo vuoi da me? Sempre a dirmi che devo fare, che devo dire, come devo comportarmi…tanto non ti obbedisco mai! Sparisci, è più divertente l’altro amico…con lui si che ci si diverte!-
e va bene sto zitta e ti lascio fare ma ti accompagno lo stesso, se vado via viene l’altro che non è divertente, è solo più cattivo e ti fa fare cose brutte! Posso accompagnarti in silenzio?’
- si, ma sta’ buona!-

Detto ciò l’immagine che vedeva solo Yan si zittì accompagnandola silenziosa lungo il percorso camminato ad occhi chiusi in modo pericoloso. Parlava spesso ad alta voce con lei, mentre altre volte ci parlava solo mentalmente.
In realtà non esisteva nessuna persona amica…credeva di vedere se stessa quando ancora era una donna normale e spensierata dai lunghissimi boccoli neri pece, il corpo ancora immacolato e le vesti nere ma velate con la pelle liscia e abbronzata senza tatuaggi, marchi col fuoco o buchi. Lei era la Yan ‘normale’, la parte sana di se stessa. Credeva di vederla spesso, ci parlava, le faceva compagnia.
Altre volte invece c’era un'altra persona, era un uomo, con i capelli dal taglio maschile neri come i suoi, la pelle più chiara ed era veramente molto carino…i lineamenti ricordavano i suoi. Ma quel che lasciava perplessi erano gli occhi…gli occhi di quell’immagine irreale creata dalla sua mente malata erano uno osservatore e l’altro cacciatore. Uno di corvo dorato e l’altro privo di pupilla azzurrissimo.
Lui era più aggressivo e divertente, le suggeriva le cose più assurde da fare, quando c’era lui lei era ingestibile. Era stata con lei fino a quel momento ma poi era arrivata in sostituzione quella buona. Chi erano in realtà costoro? Una il suo lato buono e sano, l’altro il suo lato incontrollabile e cattivo, ossessionato da mille cose. Perché lei aveva il suo aspetto e invece lui aveva un aspetto simile di mezzosangue? Chi le dovevano ricordare? Che in realtà non fossero semplicemente sue illusioni? E se invece erano immagini simboliche tratte dal suo subconscio e da quel lato capace di sopraffare il tempo e lo spazio? Perché quei simboli erano così simili a dei suoi possibili figli? Lui era senz’altro il figlio da lei creduto annegato…e lei chi poteva essere? Se lui era suo figlio lei non poteva essere se stessa. Lei era…una sua possibile figlia qualora si fosse sposata con Gabriel e avesse fatto una vita normale senza impazzire.
Probabilmente era così…e i caratteri tratti anch’essi dalla sua mente e dal suo subconscio non erano quelli esatti. Ma non importava.
I suoi angeli custodi, i suoi figli l’accompagnavano.
Improvvisamente la sua avanzata verso un luogo indovinato si fermò quando andò a sbattere contro un albero…cosa prevedibile…aprì gli occhi e si massaggiò la fronte stizzita, dopo essere caduta a terra.
- uff…antipatico-
e gli fece il dito medio come una bambina piccola.
Si alzò e si guardò attorno…non aveva idea di dove fosse ma non voleva chiedere alla sua amica. Continuò a camminare lenta e pacata come se fosse la persona più calma dell’universo.
Qualcuno l’osservava.
Qualcuno che nessuno aveva mai visto e incontrato.
Ad un certo punto alzò il dito e il braccio puntandoli verso un punto preciso del bosco. Era un albero…era un ramo…era una persona.
Serissima in volto, le pupille, da dilatate che erano, le tornarono ad una grandezza normale, a spicchio. Sembrava uno dei suoi momenti di lucidità. Si avvicinò all’albero per vedere meglio ma la persona era ancora troppo alta. Allora senza farsi problemi si aggrappò al tronco rugoso e agilmente prese ad arrampicarsi come se non avesse fatto altro da una vita intera.
Si arrampicò fino ad arrivare al ramo della persona che fermo immobile la guardava.
Si fermò a carponi sul grande ramo alla cui base ed estremità c’era costui.
Era seduto con una gamba piegata verso il suo petto, sul ginocchio aveva appoggiato il braccio, l’altra gamba era lasciata a penzoloni sul vuoto. Era incurvato e nudo. Completamente nudo, la pelle bianca era sporca e ferita in vari punti, ma erano ferite vecchie, il sangue era incrostato. Era un ragazzino giovanissimo privo di muscoli eppure dava l’idea di essere forte di quella fortezza animale e felina. Era la sua immagine complessiva che lasciava quell’idea: i suoi capelli, lunghi e ingarbugliati sulla schiena, erano biondi. Gli occhi…gli occhi del lupo…gli occhi, come i lineamenti erano quelli di un lupo….occhi privi di pupilla, azzurri…uno di quei lupi artici. Gli mancava solo la trasformazione vera e propria e poi sarebbe stato perfetto.
Non si mosse, non si agitò, non fece nulla…la guardava…evidentemente non la riteneva pericolosa o degna di attenzione. La fissava…anzi, si fissavano negli occhi con quel modo primitivo. Lei strisciava piano e cauta verso di lui, quando fu abbastanza vicina allungò il braccio con la mano aperta…voleva toccarlo e accertarsi che fosse un cacciatore e fosse reale, umano.
- chi sei?-
chiese Yan flebile e incuriosita.
Lui non rispose…che non sapesse parlare? Magari era solo al mondo…o forse era cieco e sordo…magari…magari…
è una leggenda…lui è la Caccia solitaria senza legami e rapporti, solo se ne sta nel bosco privo della vita normale…tutti lo credono morto…tutti …nessuno crede nella sua esistenza…ma lui esiste e nessuno potrà mai civilizzarlo e legarlo a nessuno…lui odia tutti, lui non vede nessuno…lui sta cercando la ragione della sua vita…lui…è una leggenda…”
di chi era questa voce? Di chi era? Si voltò di scatto mentre le pupille le tornavano a dilatarsi…segno che il momento di lucidità era terminato…quella voce non era la sua, e nemmeno quella di qualche suo amico….l’aveva sentita forse ma non ne era sicura…era una voce bella, chiara, sensuale, fredda, graffiante, profonda. Non ne aveva paura…ma voleva vedere il possessore…frenetica e ossessiva cominciò a guardarsi intorno…il misterioso ragazzo non si mosse ancora…non le avrebbe fatto del male…ma non l’avrebbe nemmeno calcolata. Voleva toccarlo ma non ci era riuscita…voleva…non ricordava più cosa voleva, chi era, cosa faceva…non ricordava più molte cose…e senza rendersene conto cadde dall’alto ramo di quell’alto albero. Tese la mano al ragazzo ma non la prese, la guardava ma non si muoveva…spostò gli occhi fissandoli sul cielo che non si vedeva per la fitta vegetazione.
Qualcosa attenuò la sua caduta…braccia forti. La posarono a terra ma lei non vide nulla e nessuno perché guardava il cielo e quel ragazzo che in un lampo fuggiva saltando fra gli alberi come se avesse ali di vento. Quando si accorse di essere ancora viva e sana stesa a terra nell’erba alta prese a rotolarsi…a rotolare su e giù per l’erba sbattendo talvolta contro radici e alberi, talvolta contro cespugli e rovi…graffiandosi e ferendosi…sporcandosi…rotolando per il semplice gusto di farlo.
- guarda…non è bella la terra e l’erba? Fallo anche tu…è così fresca…ahahahahahhahahaha-
una risata cristallina le partì dal cuore.. era già tutto dimenticato…tutto scordato…parlava con una persona che sapeva esserci e la vedeva ma non aveva idea di chi fosse…
si fermò notando come ogni volta che si avvicinava a lui l’erba prendeva a cristallizzarsi e quando andò a sbattere contro la persona che stava in piedi a guardarla si fermò. Si incuriosì molto mettendosi a fissare quei fili d’erba ricoprirsi lenti e inesorabili di cristallini minuscoli di ghiaccio. Il freddo prese a circolare nell’aria che condensava il suo fiato. Passò diversi minuti a fissare quei cambiamenti nella natura e nell’atmosfera.
- ooohhh… c’è il ghiaccio!-
e decise di alzarsi arrampicandosi su di lui come faceva con le persone alte e forti. Si avvinghiò alle gambe per poi arrivare alle spalle.
Aveva le pupille dilatate e gli occhi quasi interamente neri. Con quelle profondità impazzite si fissò nello sguardo di colui che le stava di fronte.
Jago la fissava a sua volta seria e composto senza rivelare mai alcun sentimento.
Quei suoi occhi cacciatori così penetranti e gelidi, graffiavano l’animo di chi li fissava troppo a lungo così da vicino…ma forse solo una pazza poteva fissarli così direttamente…e lei lo era fino in fondo.
Fu un lampo, un fulmine, un flash, una scossa, una bomba…ciò che le esplose dentro gli occhi della mente, un agonia tale intrisa di una crudeltà infinita e moltiplicata per l’eternità.
Ricordi.
I maledetti ricordi le tornarono alla mente.
Tutto con quelle iridi azzurrissime quasi bianche prive di pupilla.
Il cuore attanagliato e le membra subdole ancora esistenti le si storsero rendendo la realtà soggettivamente diversa e deformata.
Ripercorse nel giro di un nano secondo tutta la sua vita dal momento della pazzia fino ad ora. Tutto. Ogni singola cosa.
Ricordò tutto.
Quegli occhi…furono proprio quegli occhi cacciatori a darle quel che aveva perduto e dimenticato.
Rivedeva occhi violentatori….rivedeva occhI mezzosangue amici…rivedeva occhi gelidi che osservavano…rivedeva occhi mezzosangue annegato dalle sue mani…rivedeva la morte di suo figlio.
Suo figlio.
Figlio.
Battiti…battiti accelerati. Sempre più veloci, più forti, acuti, rimbombavano, oscuri e tetri nel suo petto, non bastava la cassa toracica, stava per fuoriuscire…dolore, troppo male, voleva strapparselo…non poteva essere così come ora aveva visto e ricordato….non poteva…Yan, disperazione acuta e immensa priva di parole e di voce per urlare quell’urlo che piegata in due all’indietro si trovò a bocca aperta e occhi dalla pupilla sottilissima ad emanare senza suono. Le parole e la voce non avrebbero reso abbastanza acuto e forte quell’urlo…straziante fu sentirlo con le orecchie dell’anima…e tutti gli osservatori e mezzosangue sentirono quell’urlo di donna…una donna dilaniata che aveva appena ricordato di aver ucciso l’unica sua ragione di vita….di aver ucciso la creatura più importante dell’universo…di aver ucciso suo figlio.
Una donna dalla mente perduta per sempre senza possibilità di ritorno.
Perduta.
Perduta.
Si raddrizzò e non aveva ancora le pupille…nemmeno più sottilissime…ora c’era solo dorato…il volto privo di lacrime, tutto privo di suoni, solo le urla del suo neonato che si dibatteva per vivere…era morto? Era vivo? Lei era convinta di averlo ucciso! Affidato alla terra o all’acqua o al cielo…aveva importanza? Era morto…e ricordare di essere stata lei ad ucciderlo fu un colpo troppo forte… punizione… punizione…
Insopportabili immagini…non andavano via, permanevano incise col sangue nella sua mente piena di orribili e terribili saperi.
Si voltò abbandonando quegli occhi azzurri e senza riflettere o rendersene conto per bloccare quel flusso di ricordi ed emozioni strazianti andò di corsa contro un albero e artigliandolo nel tronco vi sbatté la testa forte, la fronte due volte…finché non cadde dolorante a terra strisciando con essa lungo la ruvida corteccia…strisce del suo sangue erano impresse in quel legno marrone, sangue che sarebbe rimasto come monito.
Si ruppero le unghie della sua mano mentre una si era addirittura sollevata nel graffiare quel duro legno ruvido e del sangue usciva da lì mentre altro ne usciva dalla fronte e si allargava sul volto e sul collo colando e macchiandole i vestiti neri e corti che evidenziavano le sue curve meravigliose da capogiro. Violente scosse sul suo corpo ricurvo.
Il dolore…cos’era il dolore fisico provocato da quella ferita confronto a quello che la sua anima provava?
Non lo sentiva nemmeno.
Yan…sana o pazza…lucida o in crisi…donna o uomo…chi era? Esisteva? Chi era Yan?
Nessuno sapeva più chi era…tanto meno lei.

La figura impassibile alle sue spalle le si avvicinò facendola voltare. Lei non parlava e non vedeva…era come se avesse perso la parola e la vista.
Era sotto shock. Rimase in ginocchio voltata verso di lui con la testa all’indietro e la ferita sanguinante. Il suo tempo era impazzito e non vedeva, non sentiva…il suo tempo era alterato da sè stessa e la crescita del suo corpo come dei suoi capelli ancora una volta si alterò da sola perché le sue cellule stesse erano impazzite…così si trovò ad avere i capelli più lunghi di quello che erano precedentemente,non troppo, sfioravano appena il collo:un taglio comunque corto e maschile ma non più rasato come prima…anche se la massa corporea rimase invariata.
Si svegliò quando sentì una mano fredda posarsi leggera sulla fronte sporca di quella linfa rossa che le usciva. Riprese i sensi e le pupille lunghe e sottili tornarono, vide…era Jago…ora ricordava il suo nome,aveva ben presente chi era,ma allo stesso tempo stava tornando a dimenticare molte altre cose…tutte le cose che aveva appena ricordato con devastante dolore ora stavano per difesa mentale tornano nell’oblio. Sentiva. Sentiva coi sensi, sentiva col cuore, sentiva tutto.
La mano sulla sua fronte era bianca e si stava macchiando del suo sangue come lei.
Scrutò curiosa la sua espressione ma non vide nulla…non aveva espressioni, manteneva quel distacco che mai l’abbandonava. E subito senti del gelo improvviso e mille brividi l’attraversarono completamente… probabilmente se avesse avuto il dono dell’acqua le avrebbe bagnato la ferita, ma possedeva solo ghiaccio, e fu quello a formarsi sulla ferita aperta per cicatrizzare i lembi di pelle aperti e sbucciati. Fu una specie di magia, una cosa inaspettata che solo col ghiaccio si poteva fare.
E subito il sangue sulla ferita alla fronte si ghiacciò e si arrestò lasciando solo macchie rosse lungo il volto, il collo e il petto. Poi si chinò ulteriormente su di lei indifesa ma priva di paura o agitazioni ossessive. Portò la mano alle sue congiunte in grembo e graffiate anch’esse dove l’unghia si era alzata: la stessa sorte toccò anche là.
Perché l’aveva guarita? Perché aveva fatto questo?
Forse semplicemente l’aveva riconosciuta come vittima delle oscenità folli delle razze. Forse voleva aiutare senza motivi particolari la madre di un piccolo Alex, forse…chi lo sapeva…magari aveva fatto quello che qualcuno gli aveva suggerito, qualcuno non più di quel mondo.
Forse non c’erano da ricercare spiegazioni!
Cambiò. Una luce diversa in Yan l’illuminò. Le pupille si dilatarono nuovamente. Si alzò di scatto in modo imprevedibile e corse china sul prato dall’erba alta a cercare fiori. Ne raccolse diversi e in breve formò una coroncina di fiori, poi corse da lui che ancora non si era mosso e gliela posò sul capo. Gli sorrise dolcemente e gli fece un abbraccio immaginario…non osava inconsciamente toccarlo.
-Grazie… il ghiaccio mi ha guarita… il ghiaccio mi ha aiutata…grazie…sei buono…grazie…oh, vorrei che mio figlio ti avesse conosciuto… ti avrei fatto il suo padrino… sai cos’è un padrino? Un padrino è il secondo papà del bambino… lo vuoi essere? Oh, ma ormai non trovo più il mio bambino…mi ha lasciata… non so dove sia, se lo trovi per favore digli che gli voglio bene…e chiedigli perdono…anche se non ricordo di cosa, tu chiedigli perdono…se lo trovi per favore abbraccialo da parte mia e dagli questi fiori…-.
Così dicendo prese a danzargli intorno dicendo tante parole, il più delle volte senza senso.
Perché stava fermo e si faceva fare?
Aveva qualcuno…aspettava qualcuno…

- E chi ci capisce qualcosa qua? Come facciamo a trovarla? È peggio di un ago in un pagliaio!-
La voce scocciata di Astrid si levò. La rossa subito si trovò con la bocca tappata dalla mano di Kinkaid.
- ehi strega, sta’ un po’ zitta! Non riesco a concentrarmi!-
- sarebbe una novità, uno che si concentra senza cervello!-
Disse lei dopo averlo morso.
I quattro stavano correndo nel bosco senza avere idea di dove fosse andata, finché sentirono con la mente un urlo di donna…ma non era un urlo qualunque, era un urlo di disperazione, non pronunciato con la voce della gola ma con la voce della mente…era l’urlo di Yan.
Questo li orientò…e bastò a Kinkaid per capire dove era finita.
- quella pazza…-
- ma dai! Che novità…guarda, se non l’avessi detto non avremmo capito che lo era!- era ancora lei…era più forte di Astrid ribattere a tutto quel che diceva Kinkaid. Perdendo la pazienza le tirò uno schiaffo sulla nuca che lei ovviamente ricambiò amabilmente con un pugno sulla schiena.
- senti biondo tienitela buona che devo orientarmi!-.
Effettivamente pensandoci un attimo di più si rese conto che lui era l’unico a conoscere perfettamente il bosco, visto che ci viveva…e se lui si distraeva con lei (com’era già avvenuto) e si perdevano non era poi una bella cosa. Zefiro che, al contrario di quei due carrarmati aveva il cervello e lo usava, la prese sottobraccio allontanandola dal ‘nemico’.
- quella pazza, dicevo, è andata nella parte dei cacciatori!-
E finalmente potè concentrarsi per trovare la flebile aura della donna,che mutava in continuazione. Riconosceva quel posto, quel sentiero…ci veniva spesso di nascosto nelle missioni segrete da bambino con suo fratello e Oscar…e Stephan terrorizzato…Ma quel che lo incupì in quel modo che fece allarmare anche il piccolo Stephan che già tremava all’idea di andare in quel campo minato, fu la seconda aura che sentiva con lei…i lineamenti si indurirono e anche la sua forza energetica prese ad aumentare lentamente e inconsciamente. Cosa che fu notata dagli altri tre.
- Kin che c’è? Chi è con lei?-
- …bastardo…ghiaccio…-
Ringhiò fra i denti lui e aumentò la velocità, andando in testa agli altri.
Fu lui il primo ad arrivare e non fu un arrivo inaspettato…anzi, sembrava che fossero loro quelli che attendevano Jago con Yan. Si fermò bruscamente notando la scena che non gli permetteva di attaccare ma solo di alzare la sua aura vertiginosamente, agli altri tre dietro di lui gli andarono addosso , imprecandogli contro.
La scena che si presentò ai 4 tuttavia era comica… impossibile non ridere.
Yan allegra e felice che danzava intorno a Jago cantando e facendo discorsoni assurdi e lunghi a proposito di mille e mille cose…e il culmine fu quando notarono che sul capo di Jago, composto, serio e per nulla alterato, c’era una corona di fiori.
Ste, che solitamente sarebbe scoppiato in lacrime dalla paura, ora scoppiò a ridere, perfino l’aura di Kinkaid diminuì per un istante mentre alzava un sopracciglio maliziosamente scettico. Zefiro e Astrid più o meno su quella scia.
Jago li aveva notati da un pezzo e non si scomponeva ugualmente, ma quando Yan li notò si stacco da lui e corse sulle braccia di Zefiro che la prese al volo a mo’ di principessa…Yan sparpagliò il suo volto di baci, poi altrettanto felice passò su Kinkaid direttamente dalle sue braccia a quelle del rosso, stessa sorte, per poi scendere e stritolare Astrid ingarbugliando le mani fra i suoi lunghi capelli e andando alla fine da Stephan abbracciandolo al suo seno come le madri fanno coi figli.
Come al solito era un uragano.
- sapevo che mi avreste trovata!-
Notarono la ferita che aveva in fronte rimarginata, e notarono anche i capelli un po’ più lunghi e spettinati. Kinkaid non ebbe tempo di reagire e andare contro Jago, non ebbe il tempo di far nulla… fece tutto quell’uragano di Yan. Prese per mano Astrid e la posizionò accanto a Jago, avvicinando l’occhio cacciatore di Astrid a quelli di Jago, poi corse e prese anche Kinkaid per mano e lo posizionò dall’altra parte di lei, mettendolo vicino all’occhio osservatore. Dopo aver fatto ciò osservò gli occhi dei tre e fu soddisfatta, dal momento che prese a ridere strafelice e a ballare intorno a loro cantando di gioia una lingua sconosciuta.
Astrid e Kinkaid alzarono un sopracciglio insieme, mentre Jago come al solito non fece nulla…forse si stava divertendo anche lui.

La donna osservatrice continua a scodinzolarmi intorno senza tregua. Astrid e il rosso si sono allontanati da me in un attimo per poi assumere di nuovo quello sguardo vagamente minaccioso, ma la mia attenzione, almeno per il momento, è completamente incentrato su quella strana donna. Che abbia capito qualcosa? Anche se fosse nessuno crederebbe di certo alle dicerie di una folle, ma ugualmente il fatto mi irriterebbe. Ma è inutile che mi faccia tutti questi giri, probabilmente non sa assolutamente nulla ed è solo scema… ridacchio.
Com’è che diceva l’acqua nel suo tempo “si pentirà di tutto… mai mettersi contro un gruppo di scemi!” Duecento anni fa eravamo noi gli attori principali di questa commedia, ora però abbiamo fatto il nostro tempo e il futuro ha nuovi colori, che variano dall’ombra al rosso escandescenza, per giungere ad un platino candido. Li guardo attentamente e mi accorgo che… se la stanno ridendo!
Inarco un sopracciglio. BOIA CANE. Tiro un lungo sospiro e continuo ad ostentare indifferenza, nonostante una vena di isterismo antico che si sta gonfiando sulla mia tempia. Dopotutto io sono il cattivo. Già… ma che diavolo ci faccio con una coroncina di fiori in testa?!
Mi alzo lentamente e poggio il mazzo colorato sul capo scuro di Yan. Lei non smette di fissarmi e nei suoi dorati, da pazza, leggo qualcos’altro, oltre lo spesso strato di confusione. Ed è la consapevolezza di cosa ci riserva il futuro.
In un primo momento immaginavo che potesse assomigliare a capelli blu, ma mi sbagliavo. Lei non sarebbe mai impazzita, punendosi in questo modo. Lei amava se stessa più di chiunque altro! E oltretutto anche l’amore che queste due donne riservavano ai loro figli era completamente diverso. Quello di capelli blu era da madre inesperta e blanda, ma ugualmente apprensiva. L’amore di Yan era morbosità, ossessione, colpa. Probabilmente lei era talmente attaccata alla cultura e alle leggi che la sua razza le aveva imposto che credeva che uccidere il piccolo fosse l’unico modo per liberarlo da colpe non sue e magari farlo reincarnare in un cucciolo da una coppia normale, con un futuro sicuro.
Do un’ultima carezza al capo di Yan e lei lancia un gridolino entusiasta.
L’amore dei padri è spesso molto simile e diretto solo verso gli estremi: o è puro amore o è sincero odio. Invece le donne sono così diverse tra loro… la mia attenzione viene presa da Astrid. Lei che tipo di madre sarebbe? Non assillante, forse persino un po’ distante… ma sarebbe perfetta lo stesso. Sta diventando sempre più bella. Probabilmente coglie questo mio pensiero perché le gote si arrossiscono leggermente, ma ugualmente fa un passo avanti arrogante come sempre – tu che diavolo ci fai qui, Jago?! – esordisce, corrucciando appena le labbra carnose.
Alzo le spalle – io ci abito, qui…
Si zittisce improvvisamente,poi la vedo avvampare e sbottare – e allora?! – io inarco un sopracciglio e… boh, mi viene quasi da ridere. Poi però è Kinkaid a farsi avanti e vedo già il suo pugno incandescente levarsi verso di me, ma rimango immobile. Quel suo sguardo ossessionato mi fa capire che, anche se la sua forza fisica potrebbe essere leggermente aumentata, non è ancora un avversario temibile per me.
Non capisce che non è in potenza che deve migliorarsi, ma solo nel modo di combattere e di pensare mentre lo fa. Lui non è ancora un vero combattente, ma solo uno che si diverte a fare a botte. Un farabutto e nient’altro.
Sta per dire qualcosa ma la mano del ragazzo biondo lo blocca. Si guardano storto poi, quello che mi pare si chiami Zefiro, si gira verso di me.
è davvero uno strano umano, mi ritrovo a pensare. Innanzitutto è troppo bello, troppo intelligente e troppo resistente. E in più c’è qualcosa nei suoi occhi grigi che mi fa immaginare che ancora né noi né lui sappiamo tutto su cosa sia capace di fare, o su cosa sia…
- non hai la minima intenzione di combattere, vero? – la sua più che una domanda, al di là del sorriso gentile, sembra un ordine impartito da un comandante deciso ma pacifico. Non ha un minimo segno di arroganza nella voce, ma ugualmente qualcosa nella sua figura invoca rispetto. Mi ricorda incredibilmente qualcuno a cui non so associare un nome.
Io non gli dico nulla ma alzo le spalle e Zefiro sorride di più, lanciando un sospiro di sollievo – benissimo! – esclama con voce allegra – allora noi ci riprendiamo il pacco e ce ne andiamo in pace e tranquillità…
- sire!!! – mi volto di scatto e vedo Yari correre, attraversando il fiume gelido, nella nostra direzione con arco puntato su Kinkaid e sguardo agguerrito. Probabilmente ha sentito la mia presenza in loro compagnia e si è preoccupata. È una donna strana… non ho mai fatto nulla per averla così sottoposta a me, tranne poche parole, ma lei mi è devota come ad un dio. D’altronde, Yari è un delle poche persone delle mie genti che non mi irrita. Esce dalle acque voltando l’arco prima verso il rosso, poi verso il resto del gruppo. Gli abiti candidi le si sono incollati addosso bagnati e i boccoli rosa stanno scomposti introno al viso pallido. È molto cresciuta. È la donna più alta tra le cacciatrici e sfiora il metro e ottantacinque (è caratteristica della nostra razza altezza e peso inversamente proporzionali), ma è molto bella. Non la riconosco molto in quella bambina lentigginosa che rincorreva me e l’acqua per i cambi di battaglia con una spada più grande di lei. Samuel la prendeva sempre in giro, le faceva tutti i tipi di scherzi, ma lei non si era mai allontanata da noi. E tutt’ora non l’ ha fatto…
- … ma penso che questo potremmo farlo anche più tardi! – sento la voce del biondino alzarsi dietro di me e mi volto giusto in tempo per vederlo strappare un fiore da terra e scattare verso Yari. Le si piazza d’avanti e le porge il fiore, come un fascinoso pretendente – sei stupenda come sempre… non mi hai ancora risposto per la cena… - la mia guardiana arrossisce e la sento imbarazzata e impacciata. Yari è abituata ad uccidere, non ad essere corteggiata! Ma a quanto pare Yan non ha alcuna intenzione di dividere Zefiro con nessuno e cerca di riportarlo via trascinandolo per un braccio urlacchiando – MIO MIO MIO!!!
Tutto sommato… la scena non è male. Astrid si scalda subito e corre a tirare un forte sberlone al suo amico dicendogli che è un cretino mentre il ragazzino dagli occhi verdi cerca di riportare la pace, inutilmente. Solo Kinkaid non si è mosso e continua a guardarmi con quegli occhi rabbiosi. Io però alzo gli occhi agli alberi e lo vedo, appollaiato e nascosto tra loro, con i suoi scompigliati capelli castani e gli occhi cacciatori e osservatori. Sta lì zitto e immobile. È tutt’uno con la natura. Sta crescendo ad una velocità incredibile ma noi razze non seguiamo gli stessi sviluppi umani. Cresciamo troppo veloci oppure troppo lenti e possiamo smettere sia presto che tardi. Per esempio io mi sono sviluppato lento e mi sono fermato relativamente ad un aspetto giovane. Kinkaid invece ha avuto uno sviluppo umano. Ha diciotto anni e li dimostra umanamente. Invece lui… in due mesi è cresciuto fino a dimostrare sei anni. Alzo un lato della bocca nella sua direzione. Lui lo coglie mi fa un cenno del capo “chi è quella donna?” sorrido “tua madre”. Richiamo Yari e me ne vado, senza girarmi.”

- fanculo, perché mi hai fermato, fottuto umano?! -
- perché tanto Jago non aveva alcuna intenzione di menar le mani, Pollyanna… -
- che cazzo ne sai tu?! -
- perché forse, a differenza di te, lui ha un po’ di pasta nel cervello e ha capito che prendersi a calci è del tutto inutile. Dovresti averlo capito… dopotutto che gusto ci provi a farti menare ogni volta?! -
- ti ammazzo! -

stanno di nuovo litigando. Io personalmente non so a quale dei due dare ragione. Zefiro ha ragione… insomma con una lotta seria avremmo potuto coinvolgere sia Yan che Stephan, e probabilmente saremmo stati di nuovo battuti… dopotutto Kinkaid non è ancora migliorato abbastanza. D’altro canto un po’ il rosso lo capisco, anche io sentivo un insistente prurito alle mani alla presenza di Jago. Ma… boh, io dopotutto sono in parte umana e in parte qualcosa che non so. Forse il desiderio di sangue è instillato in quella metà che non conosco, ma la mia umanità mi permette di analizzare la situazione con la testa. Quei due invece non fanno che insultarsi. Kinkaid sta per alzare le mani infuocate e io scatto per mettermi in mezzo. Zefiro non si tocca. Lui è solo umano, è fragile, non voglio che si rovini… tengo alla sua bellezza. E poi so quanto lui si preoccupi sempre per me. Voglio anch’io fare la mia parte, voglio anch’io aiutarlo a formare la felicità del suo futuro. E per farlo mi serve intero!
Ma non sono io a bloccarli, bensì Yan che li prende per le mani come una mamma infuriata e gli dà una sberla a testa. I due la guardano stupita, poi lei li prende e li trascina in giro per la città, correndo.
Io e Stephan ci guardiamo e sorridiamo, rincorrendoli. Non mi sento affatto male ultimamente. Nonostante Yan sia un uragano, mi fa sentire un po’ bene. Insomma, mi fornisce un misto di pace e felicità. Mi piace lei, tanto. Sto cominciando a desiderare che non se ne vada. La donna si blocca solamente quando siamo dentro alla grande palestra dove io mi alleno per danza, sotto gli urli poco femminili di Cloe. Questo è il luogo di cui ho più ricordi.
Ridacchio… dopotutto la prima volta che ho indossato delle scarpette avevo quattro anni.
Yan prende Stephan e lo piazza seduto al pianoforte ordinandogli di suonare. Lui non se lo fa ripetere due volte, un po’ perché ci tiene a farla felice, un po’ perché non si fida a contraddirla.
Suona quello che penso sia una vecchia canzone un po’ allegra, penso di Bryan Adams, mentre Yan si piazza in mezzo alla stanza danzando in quel suo modo strano. Non sono passi che si studiano da noi umani, probabilmente da dove viene lei si balla così. È quasi affascinante come danza, ha un che di esotico. Poi sento i suoi occhi decisi posarsi su di me e ho un brivido.
Mi costringe ad andare da lei e pretende che io balli. Ma siamo pazzi? Io non ballo davanti a questi beoni qui! Ma è la voce di Zefiro, che sento alzarsi sopra la musica colorando le note con le strofe della canzone a convincermi. Anche da piccola la prima volta che ballai lo feci sotto la sua voce.
È molto bravo… dopotutto Zefiro è bravo in tutto quello che fa.
Lo guardo con un sorriso di sfida. Ora vedremo chi è il migliore. Lui mi strizza l’occhio e io comincio a mettere un piede dietro l’altro e a muovermi con tutto il corpo. Yan mi segue per un po’ poi si blocca e mi guarda imbambolata. Zefiro ha cambiato due canzoni nel frattempo… quando ballo mi dimentico del tempo, non ci faccio più caso.
La donna deve avere preso la sua decisione perché mi lascia e va a prendere Kinkaid, che se ne stava imbronciato in un angolo e lo porta accanto a me, biascica un ‘ballate’ deciso, poi si mette accanto a Zefiro e canta con lui… andando sopra le righe in effetti ma è dolce ugualmente.
Fisso per un secondo Stephan. Non avrei mai immaginato che potesse essere così bravo… ha una padronanza del piano invidiabile. Ma poi torno a Kinkaid. Sta immobile come un fesso davanti a me, che non smetto di danzare e lo guardo ridacchiando. In questo… lo posso battere.
Gli roteo un po’ intorno – ti gira la testa, pivello?! –
Lui sbuffa – sta’ zitta e allunga quella zampa! – mi prende la mano e mi aiuta nel roteare e nell’alzarmi in volo.
Io sorrido… per la prima volta gli rivolgo un sorriso sincero – aiutami – dico e lui mi guarda attento. Mi allontano un po’ da lui – fammi volare! – anche lui, dopo essersi guardato un attimo intorno ed aver incrociato lo sguardo di tutti, si rigira verso di me e mi sorride. Ha un sorriso così strano… ma è… non so quasi bello… - per una volta, culona… fidati – e, sull’acuto di Zefiro, io volo”

/Vorresti danzare con me?/