CAPITOLO
XIX:
POLVERE
/Il
Giorno di San Valentino
Le
mie intestina sono diventate cenere
così
lentamente.
E
sono state freddamente soffiate via appena sono collassato.
Un
nero inverno è sparito dalla vista.
Un'altra
oscurità sopra il giorno,
quella
notte.
E
le nuvole al di sopra si avvicinavano,
guardando
così insoddisfatte.
Ma
il vento senza cuore continuava a soffiare, soffiare.
Ero
abituato a proteggermi da solo,
ma
non ora.
Perché
il mio sentiero ha smarrito la direzione,
in
qualche modo.
Un
nero inverno ti ha portato via,
dalla
mia vista.
Un'altra
oscurità sopra il giorno,
quella
notte.
E
le nuvole al di sopra si avvicinavano,
guardando
così insoddisfatte.
E
la terra sotto diventava più fredda
mentre
loro si portavano giù.
Ma
il vento senza cuore continuava a soffiare, soffiare.
Così
ora te ne sei andato
e
io ho sbagliato.
Non
pensavo fosse così,
essere
soli il giorno di San Valentino,
essere
soli il giorno di San Valentino.
Ero
abituato a proteggermi da solo,
ma
non ora.
Perché
il mio sentiero ha smarrito la direzione,
in
qualche modo.
Ero
abituato a proteggermi da solo,
ma
non ora.
Perché
il mio animo ha smarrito la direzione,
in
qualche modo./
“
Tutti i miei sogni sono spinti come fumo nella brezza. La paura mi
afferra mentre cado nel sonno; ecco arrivare l'incubo che non ha fine,
ecco arrivare il sogno che trasforma in realtà i miei
incubi. “
E
mentre il buio avvolgeva il ragazzo dai capelli ricci che cadeva nel
sonno, le immagini di un tempo non poi tanto lontano lo tormentavano in
quella notte speciale per lui. Una notte piena di tormenti per il
significato che aveva per lui.
19
anni fa nella tribù degli Osservatori nacquero due gemelli,
fatto che contraddistinse da subito quelle due creature per il semplice
fatto che nella razza specifica non potevano nascere categorie simili
di fratelli.
Tali
neonati vennero chiamati Kinkaid e Thomas e il segno che lessero in
loro fu che uno dei due sarebbe diventato l'eletto mentre l'altro
l'iniziatore di un processo certamente molto importante.
Cosa
successe, poi, che fece cambiare idea a tutta la loro gente? Cosa fu
che portò a considerare uno dei due da prescelto a essere
maledette tanto da disprezzarlo e discriminarlo?
Sicuramente
le risposte si trovavano negli incubi che in quella notte speciale
tormentavano Kinkaid.
Quando
l'alba arrivò, due occhi completamente neri dove al posto
dell'oro consueto albergava un color tenebra, si spalancarono rivelando
subito sotto delle profonde occhiaie, il tutto su un espressione
più tetra del solito.
Dopo
che si alzò nemmeno una doccia l'aiutò a
migliorare l'espressione e l'umore. Ovviamente il cibo fu fuori
discussione.
Fu
quando scese le scale arrivando al salotto ampio che il volto dai
lineamenti decisi acquistò un inclinazione più
concentrata e seria. Come se le espressioni improvvisamente andassero
via lasciando il posto ad un unico stato indefinibile ma serio ed
importante.
Faceva
impressione.
Con
lo sguardo abbracciò la stanza circostante senza muovere un
passo, da quella posizione, ai piedi delle scale, si poteva vedere bene
tutto il soggiorno: le ampie finestre a muro sotto le quali stavano i
divani comodi color neve, il colore che spiccava insieme ai molti toni
del marrone del legno con cui era arredata la casa. Le tende lunghe
chiare donavano un tocco di luce come anche il pianoforte a coda in
legno bianco lucido posto in un angolo, opposto ad esso il caminetto
spento che in inverno scaldava e donava un tocco di intimità
prezioso.
Tutto
sommato era un bel soggiorno, come il resto della villetta, arredata
con gusto con quel gioco di chiaro scuri che sembrava fatto da esperti.
Gli
occhi che quella mattina erano neri invece che dorati, si soffermarono
sul pianoforte, precisamente sopra di esso dove appoggiato sopra vi era
un mazzo di fiori rossi di cui nemmeno impegnandosi avrebbe potuto
scoprire il nome.
Sempre
quelli, ogni anno in quel giorno. Una ricorrenza importante per lui che
Stephan non dimenticava mai facendogli trovare quei fiori particolari.
Mosse
i passi quasi fosse in catalessi e giungendo davanti allo strumento
guardò i petali scarlatti che somigliavano tanto alla
passione che aveva la persona per cui erano destinati. Passione in ogni
cosa facesse ma soprattutto amore.
Cuore.
Rimase
un tempo indefinito a fissare cupo il mazzo e solo dopo alcune
elucubrazioni, sfiorando la superficie liscia, si decise a prenderli in
mano come fossero parte del suo nemico e, abbandonandoli con apparente
indifferenza lungo il fianco, uscì di casa silenzioso e
serafico.
Giorni.
Ci
sono giorni speciali chiamati ricorrenze, in quei giorni persone con
particolari capacità, con del sangue non umano che scorre
nelle loro vene, hanno la possibilità di rivivere
fisicamente quella ricorrenza finendo a quel tempo tramite dei flash
che risucchiano.
In
quei giorni gli incubi si rivivono senza possibilità di
scelta. Ogni cosa fino alla fine.
“Ho
alcuni scheletri nell'armadio e non so se qualcuno lo sa,
perciò prima che mi gettino nella bara e la chiudano voglio
esporli a me stesso senza far finta di nulla. Perché ora so
come sono andate veramente le cose. Lo so veramente e quando le
rivivrò sarà diverso, ora so.
Mi
alzo dal letto e mi lavo come al solito cambiandomi, nulla sembra darmi
quel senso di risveglio che cerco, ne avrei bisogno ma smetto subito di
lottare, tanto so che sarà inutile e che oggi
rivivrò tutto, come ogni anno in questo giorno.
Come
so che quando arriverò giù troverò sul
pianoforte i fiori rossi che Stephan mi ha lasciato stamattina.
Quando
giungo ai piedi delle scale mi fermo dando un occhiata al soggiorno, lo
sapevo, ci sono.
Muovo
qualche passo portandomi davanti allo strumento, è un
classico piano americano, lo sfioro con una mano senza prendere
coscienza di me stesso, non lo farò per tutta la giornata.
È
una di quelle mattinate strane, ho anche un desiderio che è
fuggito lontano a qualche anno fa.
È
tutto molto pulito eppure mi sembra di essere avvolto dalla polvere,
come se fossi in mezzo ad una gran confusione e questo fosse solo un
anonimo grigio salone.
In
quale direzione io caccerò la polvere dai miei pensieri?
Fosse
solo quella, poi... non c'è solo polvere e confusione e
grigio in me, c'è anche un sacco di altre cose che fino ad
oggi ignoravo o non capivo. Quei tasselli del puzzle che non tornavano,
quei buchi.
Oggi
li ho tutti grazie a Jago.
Quanti
misteri che avevo a quel tempo, appena dopo la tragedia. Le cose
succedevano ed io avevo solo domande senza risposte... e pochi poteri
che la mia condizione di bambino mi dava.
Ancora
non ero nulla.
Oggi
invece è diverso. Non sono più un bambino con
pochi poteri, sono cresciuto e di poteri ne ho molti, come anche forza
e risposte.
Prendo
in mano i fiori e sospiro impercettibilmente. Appena
varcherò quella soglia immettendomi nel Bosco Sacro
sarò risucchiato da quei flash e il giorno di anni fa
entrerà in risonanza con quello di oggi facendomi rivivere
quell'incubo.
Mi
guardo di nuovo intorno mentre il mazzo si appoggia alla mia gamba,
prendo aria a pieni polmoni, è un po' viziata, quella
finestra andrebbe spalancata. Quale? Certo non la finestra di questa
stanza. Ad essere irrespirabile è la MIA aria. Esco di casa
in silenzio e continuo a guardarmi dentro senza far caso a cosa faccio.
È come se vedessi già.
Sembra
una tela rovinata dalla cornice tutta consumata per quante volte l'ho
vista e rivista.
E
questi troppi ricordi (tutta polvere), mi fanno pensare che oltre ad
esser cechi sarebbe meglio esser sordi
ma
ormai è già tardi per togliere la polvere dagli
ingranaggi. Questa mia condizione, tutto sommato, non mi darebbe molti
vantaggi. Non ne vale la pena.
Da
domani non mi cercate che tanto nessuno mi riconoscerà.
Però
ho sempre pensato che fosse inutile sedersi e pensare a ciò
che si è fatto.
È
inutile ma oggi inevitabile.
Arrivo
così all'entrata del Bosco Sacro che confina con questa
città di umani e senza indugiare oltre entro.
È
solo un passo, il primo che muovo qua dentro in mezzo al verde, e
già un vortice mi attanaglia la mente facendomi girare la
testa. La sgradevole sensazione di nausea mi invade e davanti agli
occhi che non chiudo vedo i flash, flash ben noti e familiari.
Flash.
Se
rivivendo tutto questo potessi cambiarlo farei in modo d'essere io
quello a morire e lui quello che acquista i poteri.
Però
nemmeno questo mi è concesso e non ho scelta che rinunciare
di nuovo, un altra volta, alla luce. Alla mia luce preziosa.
Così
lascio il mio corpo coi fiori rossi in mano che cammina per il Bosco
Sacro dirigersi alla loro tomba, mentre la mia mente viene risucchiata
nel vortice e posta sempre nel mio corpo ma di bambino.
Lascio
che sia poiché è tutto ciò che posso
fare.
Quando
il vortice smette di girare ho un corpo infantile, poca forza e pochi
poteri e... ad abbracciarmi sono braccia familiari ma che non sentivo
da tanto tempo, braccia che mi mancavano.
Dio,
come vorrei poter agire liberamente, ricambierei il suo abbraccio, non
l'allontanerei come di rito per mantenere uno stupido ruolo di
orgoglioso e testardo bamboccio antipatico!
Però
forse tutto ciò che mi merito è questo,
perché sono quello che sono e non posso aspirare ad altro
che risentire queste braccia avvolgermi come una piacevole tortura.
Sento
il mio corpo scostarlo mentre il mio viso fa una smorfia schifato, il
ringhio lo raggiunge ma viene sovrastato da risate argentine che quasi
mi assordano.
-
KIN KIN! PERCHE' FAI COSI'? IO TI VOGLIO BENE! -
Una
voce allegra simile alla mia mi arriva mentre le braccia esili si
staccano dal mio collo ed io respiro sollevato. Gli occhi che lanciano
invisibili fiamme che ancora non posseggo si posano su quelli
altrettanto dorati del bambino che ho rifiutato, e un viso identico al
mio ad eccezione per i capelli meno incasinati e più lunghi
rispetto ai miei, mi sorride saltellando eccitato intorno a me.
-
Smettila di rompere! - Borbotto brusco girando la testa per non
vederlo. A questo punto davanti a me si presentano altri due bambini
miei coetanei, entrambi familiari, sono gli altri due membri del
gruppo, inseparabili.
Uno
dei due è castano e i capelli gli stanno più o
meno composti fino alle spalle, due occhialini da esploratore intorno
alla fronte e larghi abiti neri sulla pelle abbronzata ed occhi da
osservatore.
-
Oscar, hai scoperto qualcosa? - Chiede colui che mi stava abbracciando
fino ad un momento fa.
-
Si, Tommy! È ovvio che io scopra qualcosa, sono uno
scienziato, pensi che io possa non scoprire qualcosa? - Risponde
immediatamente questo sistemandosi meglio gli occhialini trasparenti in
plastica. Ha un espressione soddisfatta e sorniona.
-
Per me non è una buona idea farlo! Ci cacciamo nei guai! -
Dice un altra voce sottile, sposto il mio sguardo su di lui e sbuffo,
il bambino minuto che sembra di molto più piccolo di noi
è tutto occhi e capelli neri, spettinato e vestito
assurdamente colorato. Spicca per molte cose: per la pelle chiara e non
abbronzata, per gli occhi verdi e non dorati, per le pupille tonde e di
media grandezza e non allungate e appuntite, per i vestiti colorati e
non neri... spicca per molto specie perché non è
osservatore per intero ma solo per metà. L'altra
metà è umana. Spicca anche per il fatto che
sembra uno dell'asilo ed invece ha 11 anni. Spicca poi
perché è frignone e sembra una femmina!
-
Ste, non rompere! - Borbotto brusco io liquidandolo subito. Mi guarda
incurvando il labbro inferiore dispiaciuto e mortificato. Come sempre
solo io riesco a farlo rimaner così male.
Certe
cose non cambiano mai!
È
Thomas ad abbracciarlo, figurarsi. Nel farlo lo consola accarezzandolo
come se fosse una graziosa e delicata bambolina. In effetti era questo
per tutti, Stephan: una bambolina!
-
Kinkaid! Non fare la bestia! - Mi ammonisce severo.
-
Io SONO una bestia! Quindi statemi voi alla larga se ci tenete a
rimaner vivi... o non rompetemi le scatole! -
Decisamente:
certe cose non cambiano mai!
Se
Oscar potrebbe essere paragonato in un certo senso a Zefiro, Stephan
rimane Stephan ed io sempre io ... allora Thomas dovrebbe essere
rimpiazzato da Astrid? Questa mi farebbe sbellicare dalle risate se
avessi possesso del mio corpo!
Peccato
che così non è e dunque non mi rimane che andare
avanti.
-
Guardate, mi sono appuntato tutto sul mio taccuino! È un
piano dettagliato, ci ho pensato tutta la notte! -
Inizia
Oscar tirando fuori un blocchetto ed una penna da una delle tasche
gigantesche dei suoi pantaloni neri.
-
Ti sei sprecato! - Mi viene spontaneo, lo faccio con tutti.
L'occhiataccia altezzosa di risposta evita possibili parolacce. Ha
classe, lo riconosco!
-
Entrando da est nel territorio dei cacciatori, c'è un
rifugio isolato che dall'esterno sembra disabitato. È
inequivocabilmente di un cacciatore molto forte! Se siamo fortunati
potrebbe addirittura essere di uno dei capi! Stanotte andremo
là e lo esploriamo! -
-
Ci sto! - Dico immediatamente io senza pensarci. La sensazione di
eccitazione mi pervade e la sento chiara anche ora. Ero spericolato
come ora...
A
questo punto l'espressione terrorizzata di Stephan che si aggrappa
ulteriormente a Thomas nascondendosi, dice la sua:
-
E se c'è qualcuno? -
A
rispondergli è un sorriso radioso che illumina tutti:
-
Scappiamo! -
Thomas,
mio degno gemello, è si la persona più felice che
io abbia mai conosciuto ma è anche quella più
incosciente ed impavida!
-
Possiamo anche consegnarlo al cacciatore che ci sorprende come
riscatto, in cambio ci lascerebbe andare vivo, no? -
Tuttavia
è Oscar a dare la risposta migliore ed è qua, con
il volto terrorizzato e credulone del piccolo moretto, che scoppiamo
tutti a ridere.
Già,
anche io.
È
così strano sentire una risata simile da parte mia. Mi
divertivo. Dio, se mi divertivo... chissà se mai
riuscirò a ridere di nuovo come allora?
La
tristezza mi invade di nuovo divorandomi.
I
tempi vanno via per mai più tornare e a te non rimangono
altro che stupidi ricordi e velenosi rimpianti.
Non
fatelo, non fate questa stupida bambinata anche se è per
festeggiare il compleanno mio e di Thomas.
Come
vorrei poterlo urlare e cambiare il destino.
Come
vorrei.
Eppure
ho imparato molto da quell'episodio e da quei sbagli... ho imparato che
se un uomo non ha scoperto qualcosa per cui è disposto a
morire, non è degno di vivere.
Io
morirei per qualcosa. Morirei per lui. Allora lo pensavo ma ora so che
lo farò.
Morirò
per Thomas, per vendicarlo e ricongiungermi a lui anche se di sicuro il
paradiso non è fatto per me.
Chissà,
magari si ama davvero solo nel ricordo...
Solo
che poi, quello, fu l'ultimo momento in cui stemmo tutti insieme
spensierati e felici.
L'ultimo
veramente.
Con
un nero che mi divora sempre più continuo a vivere quella
giornata, quelle ore, con la consapevolezza che mentre io ero con
Thomas a convincere Stephan a non dire nulla ai grandi
poiché non sarebbe successo nulla (io lo minacciavo e Tommy
lo convinceva), Oscar andava ad accertarsi che fosse tutto sicuro e che
il rifugio cacciatore fosse veramente disabitato, questo solo per noi,
per non ficcarci nei guai per colpa del suo lavoro mal fatto.
Chissà
se non sarebbe andato, come sarebbero andate le cose.
Chissà...
forse saremmo andati lo stesso e saremmo morti tutti. Anche io e Ste.
E
Thomas? Che ne sarebbe stato di lui?
Risento
di nuovo i discorsi di mio fratello, li riascolto e la
profondità del suo animo mi colpisce di nuovo. Ero io quello
imperfetto che doveva morire sacrificato per lui, per il suo potere.
Non viceversa. Io non sono giusto come lo era lui.
Sono
solo un assassino.
-
Quando i problemi ti sembrano grossi come montagne e senti il bisogno
di trovare delle risposte, puoi rimandarle a un altro giorno. Non
crucciarti per ora se non riesci a trovare quel che cerchi ma va
avanti.-
Però
ora so molte cose, non come quella volta che non avevo risposte. Ora so
che mentre noi eravamo lì Oscar tornava al rifugio e trovava
un cacciatore. Spiava uno dei capi. Certo, altro che importante. Spiava
il più pericoloso.
Chissà
cosa trovò, chissà cosa vide che stava facendo.
Chissà quale minaccia pensava che fosse, un bambino
osservatore di 11 anni.
Jago.
Ti
condanno per la sua morte.
Ora
so perché ti ucciderò e non sarà solo
un fattore di 'chi è il più forte'.
Sarà un fattore personale.
Altroché
se solo sarà.
Perché
tu hai ucciso Oscar solo perché ficcanasava nel tu cazzo di
rifugio e solo tu sai cosa vide.
Oscar...
cosa hai visto, tu, nel tuo trapasso?
Io
sentii solo Thomas poiché era lui il mio gemello, ma tu?
Era
una luce blu?
E
la sensazione?
Cosa
hai provato a morire guardando due occhi azzurri di ghiaccio senza
pupilla e anima? Cosa?
Ci
riporta il suo corpo privo di vita un Cacciatore, uno qualunque, lo
riporta a Thomas mentre io e Stephan litighiamo e gli adulti sono
distanti. Lo riporta a lui e dice:
-
Questo succede a chi non si fa i fatti propri! -
Solo
lui vede negli occhi quell'uomo imprimendosi a fuoco il suo viso e la
sua aura. Solo lui ora può riconoscerlo.
So
che sta succedendo qualcosa perché sento l'animo di mio
fratello spezzarsi, lo sento e lo provo chiaramente. Come quando, una
volta che il Cacciatore se ne va, Tommy legge il foglietto che Oscar
stringe fra le mani, un foglietto del suo taccuino. Una frase appuntata
in un momento di veloce pericolo, qualcosa da non dimenticarsi.
'E
ho visto quello che stai facendo distruggendo i fili dei burattini
delle nostre anime.'
Che
senso può avere per noi che non sappiamo cosa sia successo?
Che
senso?
Non
capiamo subito e non abbiamo nemmeno tanto tempo per farlo.
Quando
anche noi vediamo Oscar sanguinante fra le braccia di Thomas che piange
silenzioso stringendolo e abbracciandolo, macchiandosi anch'esso, a
farsi sentire di più è Stephan.
Io
non piango, non faccio nulla.
Ognuno
di noi una reazione diversa.
Mi
avvicino a loro e guardo la scena imprimendomela bene nella memoria,
come se mai potrei dimenticarla. Guardo Oscar morto col torace trafitto
da qualcosa che poi arriva fino alla spalla, il suo sangue far
diventare rossi Thomas dalle lacrime mute e un dolore immenso dentro e
Stephan con le sue grida disperate.
La
sua salvezza è il suo esteriorizzare sempre ciò
che sente.
Per
questo quel piccoletto rompicoglioni è salvo mentalmente e
non è impazzito come me.
Io
davanti a loro, dritto e rigido.
Una
pietra mentre mi impiantavo le unghie nei palmi ferendomi. Forse
è fortuna non avere troppa forza, ancora. O mi sarei fatto
veramente male.
-
Lo hai visto in faccia? - Chiedo lugubremente con voce che trema per la
rabbia che a stento trattengo.
La
sera comincia a calare ma sembriamo non accorgercene. Sono gli occhi
stravolti dalle lacrime di entrambi a posarsi su di me, ma è
solo la voce di Stephan, singhiozzando, a parlare:
-
Cosa hai intenzione di fare? -
-
Lo sai bene. - Sono sempre più secco e serrato.
-
Finirai come lui! - Mi implora, ma non lo ascolto e ora so che avrei
dovuto. Ma non lo ascolto mai...
-
Non me ne importa se è per vendicarlo! -
-
Non è quello che vorrebbe! - Dicendolo si aggrappa a me e
anche se lo sovrasto in altezza, continua insistendo. Non vuole, se lo
sente che non devo. Se lo sente e non sbaglia mai.
-
Ste! L'hanno ucciso solo perché è un osservatore!
Cazzo, era un bambino, ti rendi conto? E se pensi che i nostri faranno
qualcosa ti sbagli! Loro sono dei cacasotto! Non faranno mai nulla! Se
vogliamo far qualcosa per Oscar, dobbiamo farlo da soli! -
-
Tu sei pazzo! - Mentre lo dice con un filo di voce e ancora il pianto
vivo, è terrorizzato. Lo pensa veramente ed è
solo la prima volta. Dopo è diventata consuetudine ritenermi
folle.
Quello
fu veramente solo l'inizio.
-
Meglio impazzire che restare qui a vegetare. - I brividi che vengono ad
entrambi loro due li sento anche io. Ha ragione, sono diventato pazzo
in questa giornata.
-
Si, lo riconoscerò. - Però è stato
questo, la decisione di Thomas, a lasciare libera la mia follia
poiché lui era il solo ad avere il potere di fermarmi, e non
lo fece.
Però
quel che posso pensare ora, mentre mi rivedo ad organizzarmi e cercare
qualche arma per difenderci incoscientemente e obbligare Stephan a
rimanere a casa, è veramente chiaro.
Giorno
dopo giorno la mia vita è diventata uno scatafascio, ho
compreso che quelli che hanno il potere non fanno nulla di utile se non
alitarti sul collo e come se non bastasse, finché non hai
rispetto devi farti forza e parlare, tirare fuori le tue ragioni e non
mollare, avere coraggio di andare avanti e sfidare.
Perciò
ho capito che era meglio lasciar stare le regole e la routine
perché ero stanco di non vivere per essere vivo, ero stanco
di essere sottomesso per poter tirare avanti.
Non
volevo essere controllato, questo è tutto quello che volevo
Quante
volte devono passare prima che qualcuno ascolti quello che dici? Me lo
chiedevo sempre, ora ho smesso.
Ho
provato ad essere uno giusto ma mi sono sentito falso; ho giocato con
le loro regole, ora sta a loro provare le mie. L'ho detto prima e lo
dirò ancora, se soltanto qualcuno mi sentirebbe alla fine
avrebbe un senso...
Quando
ci troviamo io e Thomas in pieno territorio cacciatore, è
lui che sta davanti, è lui che segue le tracce dell'aura del
nemico sentito prima. So già dove guardare. So
già cosa sta per succedere, so già che da quella
direzione dove lui non può vedere, arriverà una
freccia. So già che sarà così.
E
poi lui che dirà ciò che nella mente gli
passerà senza spiegarsene il motivo. Lo dirà e
basta, perché sentirà di doverlo fare, come
faceva sempre. Così mezzo girato a guardare me, dandomi il
suo profilo identico al mio, distraendosi per dirmelo, dice una delle
ultime cose che sentirò dalla sua bocca:
-
Kin kin, quando la tempesta infuria intorno a te rimani dove sei. Non
evitare il finimondo e ti salverai. -
-
Perc – Ma non finisco la domanda e mentre dall'interrogativo
il mio sguardo diventa di terrore puro, vedo la freccia in un nano
secondo trafiggerlo nel petto.
Solo
questo.
E
lui senza fiato e voce, irrigidendosi e trasmettendomi solo il suo
dolore fisico che mi attanaglia gli organi interni impedendomi di
ragionare, si accascia contro di me con la freccia conficcata nel
petto, proprio lì, vicino al cuore.
Farò
in tempo a portarlo dal padre di Stephan? Me lo chiedo ma poi uno
sguardo al suo viso uguale al mio solo morente mi fa capire, la
sensazione che mi divora, quella che sente lui, è
inequivocabile.
Non
ce la farà e il colpevole della sua morte sono solo io. Io
che ho voluto quell'assurda vendetta.
Una
vendetta che mi ha portato via l'unica parte viva e lucente di me
stesso.
Lo
guardo e mentre il dorato rimane tale senza la paura della morte, non
vedo lacrime o paura, vedo solo il suo pensiero, lo sento nel mio e il
tempo sospeso è mio complice.
“
Kinkaid... Siamo solo due anime sperdute... avrei voluto stare con te
per sempre...”
è
questo che sento ... questo che sento di nuovo come se fosse allora.
Lo
sento e mi rigenera.
La
rabbia, il dolore, un acuto esplodere in me mentre vedo la sua vita che
sta per andarsene. Quanto durerà?
Non
potremo stare insieme per sempre.
Lui,
l'unico che mi capiva al volo, che mi dava la gioia, mi faceva ridere,
mi abbracciava a quel modo, l'unico... e mentre una parte di me se ne
va un'altra arriva a riempire quel vuoto.
L'appoggio
a terra e inginocchiandomi davanti a lui mi premo le mani sugli occhi
che cominciano a bruciarmi, un bruciore che si espande sempre
più anche fino ai capelli, al cervello che mi duole, al
resto del corpo e alla pelle, ogni particella si infiamma e non so se
è solo immaginazione, sul momento non lo so ma è
solo quando apro gli occhi con la sensazione di stare per
impazzire che grido per il dolore di ciò che esce da me e
capisco guardandolo negli occhi, guardando il mio gemello in viso.
Lui
sta guardando il fuoco e ne è meravigliato.
Sono
veramente così splendido?
Sorride
e questo sorriso non lo dimenticherò mai mentre le lacrime
escono insieme alle fiamme. Fuoco e lacrime.
Il
sorriso di chi ama ed io potrei essere il diavolo, avvolto in queste
fiamme, ma lui mi amerebbe lo stesso.
La
mia anima è infuocata, il mio cuore brucia.
Guardo
poi il cacciatore che l'ha ferito a morte, si fa avanti per guardare
l'osservatore morire e lo fa con un sorriso compiaciuto, assaporando il
momento in cui affonderà la lama anche in me.
Così
ci guardiamo per un attimo e mentre mi vede avvolto da queste lingue
arancioni e rosse, indietreggia terrorizzato. L'azzurro ha paura.
Il
male vive nella pelle dei figli di puttana come loro e mentre rivedo
Oscar morto e Thomas che farà la sua stessa fine, l'ira si
ingigantisce ulteriormente diventando non pericolosa, ma veramente di
più. Ed urlo facendo uscire tutto ciò che sento
in una fiammata esplosiva dal mio corpo:
-
PERCHE' CAZZO LI AVETE PORTATI VIA DA NOI, VOI FIGLI DI PUTTANA!? -
Dopo
di questo, prima che torni in me e me ne renda conto, allungo un
braccio e con la mano aperta, i muscoli tesi e il calore che aumenta
vorticosamente in me, desidero solo renderlo cenere e la fiammata
potente parte investendolo e bruciandolo. È così
breve il momento in cui viene divorato dal mio elemento che nemmeno
riesco a capire che sono stato io, nessuna coscienza di me e del nuovo
me stesso.
È
tutto troppo breve e poi più nulla.
Solo
odio. L'odio che da allora proverò fino ad oggi, quello che
mi terrà sempre in vita.
Non
amore che mi ha ucciso.
Odio
e basta.
E'
la cosa migliore.
Non
soffrirò più.
Non
piangerò più.
Perché
odio.
I
miei occhi non possono più vedere le stelle splendere in
cielo, l'illuminazione che dono me lo impedisce, c'è troppa
luce intorno a me.
Il
mio cuore non potrà più sentire la bellezza del
sole che nasce perché sono sperduto come una bottiglia che
galleggia nel mare per sempre. Qualcuno mi raccoglierà?
Qualcuno
ci proverà?
Io
ci riuscirò?
Perché
si è spezzato?
Mi
giro di nuovo e mi inginocchio mentre il fuoco torna a calare come se
non fosse mai uscito.
Per
la prima volta ho ucciso ma non provo altro che odio e risentimento. E
dolore. Perché ho ucciso a causa della morte di mio
fratello, mio fratello che si è spezzato insieme al mio
cuore, è stato rubato e fa male.
Mi
inginocchio di nuovo accanto a lui che rantola e comincio a sentirlo di
nuovo, però è sempre meno. Lui morirà
e prima pensavo che l'avrei sentito così tanto da seguirlo
anche io ma ora... ora lo sento di meno perché in me
c'è il fuoco che sta prendendo il suo posto. Come se il
destino di Thomas fosse stato di essere il rimpiazzo di questo potere
fantastico. Il rimpiazzo per 11 anni. E basta.
Ho
fatto del male e ora solo il tempo potrà dire se ne
è valsa la pena, se guarirò.
Lo
guardo sorridere ancora mentre non trema più, non si sente
nemmeno lui e la vita gli sfugge, sfugge da lui e da me. Va via,
lontano, in un posto che non conosco e non potrò mai avere.
Tutto
questo, i suoi occhi, il suo viso come il mio che muore sorridendo
pieno di amore per me, rimarranno solo frammenti di verità
che ho scelto di conservare. Non importa se adesso non ci sono
più. Non importa se sono solo.
Non
renderò vana la tua morte, Thomas.
Io
so che ci sarà sempre valore a muoversi in cerca di
qualcosa, anche se si è spezzati.
Mi
chino su di lui e lo prendo in braccio mentre gli occhi riprendono a
bruciarmi. Cosa mi sta succedendo, ora?
Piangerò
ancora un ultima volta?
Sarò
solo a piangere?
Cammino
andando al nostro posto segreto, un luogo dove finiscono gli alberi e
si ha una meravigliosa panoramica del Bosco Sacro e del Fiume. Mentre
cammino lo guardo che a poco a poco mi lascia. Quanto gli
rimarrà?
Cosa
posso fare per lui?
Tutti
rispondevano al suo sorriso non appena i suoi occhi incrociavano i loro
occhi. Ora non sarà più così
perché è morto il gemello sbagliato.
Però...
la primavera questa volta arriverà, dopo l'inverno?
Arriviamo
al nostro posto segreto dove abbiamo seppellito Oscar, la montagnetta
accanto alla sua sarà la tua e poi ci sarà la
mia. Ci seppellirà Stephan.
Così
l'adagio sull'erba e do un occhiata al bel panorama notturno che ci
avvolge.
Questo
e il suo viso disteso sono le uniche cose che vedo, la sua mano posarsi
sul mio viso con una carezza le ultime che sento. Poi insieme perdiamo
i sensi l'uni sull'altro, stretti, abbracciati.
Con
la vita di uno dei due che se ne va.
Dio
Sole, ti prego, questa volta prendi me...
Viaggio
dentro di me.
Mi
guardo e non mi vedo.
Sono
lacrime queste che mi scendono lungo le guance?
Si
credo che siano guance.
Ho
la nausea.
Sto
per vomitare.
Che
male.
Cos'è
che mi fa star così male?
L'amore
che provavo prima?
Si
è l'amore.
È
brutto l'amore.
Per
chiunque esso sia.
Poi
finisce tutto, anche l'amore.
E
allora perché amare?
Odio.
Si.
L'odio
è quel che ci vuole.
È
quel che mi ci vorrà per andare avanti.
Solo
quello.
Ma
cos'è che mi fa male?
È
il cuore.
Quell'organo
adibito al compito di tenerci in vita ma anche adibito al compito di
farci provare sentimenti. Dev'essere una cosa simbolica, eppure
è lì che mi fa male.
Il
cuore... che cosa inutile...
Se
non fosse che ci tiene in vita proverei a togliermelo per vedere se poi
provo ancora sentimenti, per vedere se poi amo ancora. Sarebbe meglio
senza.
Chissà...
La
temperatura del mio corpo si abbassa sempre più.
Con
il corpo di mio fratello fra le braccia, con le lacrime che scendono
dai miei occhi fino a cadere su di lui privo di vita, con il cuore che
ordino di cessare di battere, con la vita che ripudio, con l'odio che
voglio prenda il posto dell'amore, con ogni pensiero e nessuno, vedo
bianco invece che nero.
È
bello.
Mi
piacerebbe essere così.
Mio
fratello... sembra mio fratello quello che mi sta di fronte ma no, non
è possibile. Mio fratello è qua, lo sto tenendo
io sotto la luna. Non respira, non si muove, non batte.
È
morto.
Però
lo vedo anche davanti a me, me steso con lui stretto a me a guardare la
luna piena prendersi beffe di noi. Sono sveglio o svenuto?
Lo
vedo.
Nel
bianco che è il mondo.
Prima
ero bollente a causa del fuoco che ho sprigionato dal mio corpo.
Ora
mi sento freddissimo in mezzo a questo mondo bianco che mi piace,
vorrei proprio essere parte di esso, mio fratello mi guarda e mi
sorride, mi accarezza... vorrei che non finisse più il tempo.
E
così è. Il tempo si ferma solo che io non ho
più forze per godermelo.
Lo
stesso corpo, uno coperto di sangue, l'altro intatto.
Uno
vivo e l'altro morto.
Un
altro me stesso solo morto.
Che
buffo.
Mi
sembra di star assistendo alla mia morte.
Tommy
ti prego non andartene.
Perché
ora te ne vai?
Immagino
che continui ad accarezzarmi i capelli ingarbugliati, mi piace, non
gliel'ho mai detto ma mi è sempre piaciuto.
Non
lasciarmi di nuovo.
Tutto
tace, non sento la mia voce chiamarti.
Tutto
tace.
Morirò
anch'io?
Magari...
mi piacerebbe...
Così
potrei ricongiungermi a lui come prima che nascessimo.
Che
destino infame.
Ti
amo, fratello mio.
Non
te l'ho mai detto ma lo pensavo sempre.
Lo
sai vero?
Ma
perché te ne vai?
Portami
con te...
Tommy...
Non
lasciarmi di nuovo.
E
pare spento il soffio del vento. Pare svanito quel sapore antico, pare
così lontano il calore del sole.
Sento
così distanti i battiti del mio cuore e mi domando:
perché è dovuto accadere?
L'anima
di Thomas davanti a me in questo stato indefinito, in cui non capisco
se sono sveglio o no, lo sento parlare e avvolgermi col suo calore
luminoso e puro.
-
Piangi, solo questa volta nessuno lo saprà. Solo per questa
volta lascia libero il tuo cuore dilaniato. Piangi le tue lacrime di
sangue, le raccoglierò io, le proteggerò. Ci
legheranno per l’eternità. Ti amo, fratello mio.
Il
tuo calore è così profondo, il tuo sguardo
irradia uno spiraglio dentro di me.
Sono
solo un gemello separato.
Hai
aspirato fuori da me tutta la mia umanità,
rimarrà con te per sempre.
È
con questo che piango, sento le lacrime uscire sulle guance infantili e
mentre mi risveglio mi rendo conto che l'anima staccata dal suo corpo
se ne va lasciando solo il mio pianto. L'ultimo MIO che farò
per molti anni.
Un
pianto disperato.
Gli
uomini cadono non realizzati.
Ma
ora tu voli in pace, lo spero, fratello mio, perché non so
dove sei e non credo che quando morirò andrò nel
tuo stesso posto.
Un
uomo non può evitare di fare ciò che è
destinato a fare, quando è veramente destinato a farlo,
anche se non lo vuole proprio fare.
Spero
che se mai tornerò a piangere di nuovo per me stesso,
raccoglierai di nuovo le mie lacrime. Lo spero veramente. Solo per te
potrei sopportare di liberarmi di nuovo.
E'
solo ora, mentre le guance si bagnano di quelle lacrime di bambino e
l'ovattato continua a divorarmi che di nuovo la sensazione di essere
risucchiato da un vortice potente, mi fa tornare indietro, al mio
orrendo presente. Un presente in cui né Oscar né
Thomas ci sono ma solo io e Stephan.
Sbatto
le palpebre fermandomi disorientato, mi tocco il viso con la mano
libera mentre mi rendo conto che non mi sono concesso di
piangere nella mia terribile realtà. Le mie lacrime le ha
sigillate Thomas, non piangerò più
finché non tornerà per liberarle nuovamente. Ecco
perché non piango, perché non è ancora
ora di morire, per me.
Dannazione.
Quando
mi ristabilisco mi guardo intorno, sono arrivato al nostro posto
segreto, dove due montagnette di terra con dell'erba sopra coprono due
corpi di bambini. Sospiro.
Eccomi
qua.
Davanti
alle loro tombe, io adulto e loro che non lo potranno mai
essere. Siamo divisi da un abisso.
Loro
puri io sporco e peccatore.
-
Ciao Oscar. Ciao Tommy. - Mormoro impercettibile con la mia voce bassa
e rauca per il sentimento che provo.
Eppure
provo ancora. Provo dolore ma provo. È veramente una cosa
incredibile...
Stringo
maggiormente il mazzo di fiori nella mano e dopo un lungo istante in
cui rivedo i loro volti sulla terra dove due piccole croci in legno
stanno dritte, mi decido a chinarmi su di loro per posare il mazzo che
divido in due, una metà per Oscar e l'altra per mio fratello.
Posso
immaginarli a far danni insieme su, in quel posto chiamato paradiso.
Esattamente
credo che esista, il paradiso. Esattamente credo che sia proprio dove
finiscono i puri come loro. Esattamente credo che io andrò
proprio nel posto più lontano dal paradiso.
Le
mie mani sono così sporche di sangue e tutto in nome vostro.
Sono veramente osceno...
Un
sorriso amaro mi dipinge le labbra rigidamente incurvate verso il basso
e quando poso due dita sul terreno della tomba di Thomas, poi le porto
sulla mia fronte aggrottata.
Tu
sei sempre qua, nella mia testa.
-
Ti amo, fratello mio. -
Questa
è l'ultima cosa che ci siamo detti e credo che per oggi
basti così.”
-
Kinkaid! -
La
voce purtroppo familiare, la voce adulta e femminile ma poco materna,
gli arrivò alle spalle facendolo sussultare e seguire il
riflesso incondizionato di girarsi con quella di colpire la nuova
arrivata.
Era
una mossa naturale per lui rivolgersi agli altri cercando di colpirli,
ormai lo faceva così tante volte che era difficile
trattenersi pur riconoscesse la voce.
Però
si fermò quando la vide.
Una
donna di venti anni più grande di lui dai lunghissimi
boccoli rosso fuoco naturale, lentiggini sulla pelle abbronzata, occhi
dorati di corvo e lineamenti decisi, non molto delicati. Il ritratto
del ragazzo solo al femminile.
-
Mamma. -
Mormorò
avendola davanti. Disse solo questo mentre la sua espressione si
induriva a vista d'occhio ed il rifiuto per la persona che aveva
davanti non veniva affatto mascherato.
La
donna era la madre di Kinkaid e Thomas, la persona che più
di tutti il giovane aveva visto di meno dopo la morte del suo gemello.
'Doveva
essere lui il prescelto, non tu! Perché sei tu?
Perché tu e non lui?'
Ricordava
perfettamente, marchiate a fuoco, le parole che disperata gli aveva
rivolto quando l'aveva visto con suo figlio morto.
Eppure
si sa, certe cose non andrebbero mai dette.
Quando
ricevette quelle dure parole, Kinkaid morì definitivamente.
-
Vedo che non ti dimentichi mai di lui... -
Mormorò
lei muovendo a sua volta i passi verso di lui, posando i suoi fiori
accanto. Il figlio non rispose mentre con lo sguardo evitava anche di
seguirla per timore di non riuscire a trattenere il proprio fuoco ed il
proprio odio.
In
realtà non l'aveva mai odiata veramente, come si
può odiare la propria madre?
In
realtà dopo veder in vita Thomas, il suo desiderio nascosto
più grande era poter avere finalmente un bel rapporto con
lei, essere amato da lei.
Desideri
che sapeva non si sarebbero mai realizzati, per questo ormai non ne
provava più. Per non avere delusioni.
“Se
non ti aspetti nulla non rimani ferito...”
Pensò
lui seguendo quel suo pensiero amaro. Nemmeno volendo sapeva cosa dire,
o meglio si, lo sapeva ma appunto per quello preferiva evitare.
Evitava
tutto, ogni tipo di contatto, rapporto o relazione con lei
poiché si conosceva molto bene.
-
Come stai? -
Sentirselo
chiedere lo stupì e non poco, quando l'udì
credette di aver capito male, infatti chiese di ripetere.
-
Ti ho chiesto come stai. - Lei però rimaneva sempre distante
e composta, come se ci tenesse a non avvicinarsi mai veramente a lui.
Quando
capì che era solo una domanda di circostanza si convinse
anche che non gliene importava veramente nulla di come stava, del resto
le cose non cambiavano mai, no?
Dopo
averla brevemente osservata con severo stupore, si girò
preferendo guardare il paesaggio circostante, quel paesaggio che andava
ad ammirare in solitudine quando aveva bisogno di pensare. Era bello
ampio il Bosco Sacro ed il fiume che vi passava in mezzo partendo dalle
montagne, lo rendeva ancora più speciale. Era bello, peccato
per le persone che ci vivevano...
Alzò
le spalle:
-
Che te ne frega? -
Rispose
quindi sgarbatamente, senza alcun rispetto per la donna. Certo, un
figlio che si rivolge così alla madre è una gran
brutta cosa, ma sicuramente peggio è il motivo per cui lo fa.
Peggio
sono i ricordi delle urla che per anni, sicuramente, egli ha dovuto
sentirsi contro, urla d'accuse e di odio.
Discriminazioni
da parte della famiglia e della razza intera per
l'aggressività e l'odio dimostrato in conseguenza alla morte
del gemello. Discriminazioni a seguito del fatto che era morto il
gemello sbagliato e che doveva essere l'altro l'eletto, quello che
avrebbe ricevuto la benedizione di qualche potere speciale che li
avrebbe difesi contro quei demoni di Cacciatori.
Discriminazioni
per la delusione c'egli aveva portato.
Non
poteva essere Kinkaid il benedetto.
Kinkaid
era solo il figlio del Diavolo, un maledetto e basta.
Ecco
cosa lo portava ora a reagire a quel modo.
Ecco
perché ora Kinkaid era solo capace di odiare e disprezzare.
-
Sono tua madre, non ti vedo mai, è normale che te lo
chieda... - Rispose lei cercando di fare del suo meglio per rimanere
calma e docile. In realtà il vuoto che aveva negli occhi la
diceva lunga sul reale motivo di quell'interessamento.
-
Sai dove abito, quando vuoi sapere VERAMENTE come sta quel disgraziato
maledetto di tuo figlio sopravvissuto, puoi venire anche senza
preavviso! -
Duro
e velenoso, con una smorfia nel viso ed un rifiuto negli occhi
cristallino.
-
Kinkaid... - Iniziò lei premendosi due dita alle tempie e
chiudendo gli occhi snervata: - ... quando la smetterai? Voglio solo un
po' di pace. Non chiedo molto, no? -
Forse
certe cose non sarebbero mai da dire, forse certe cose non sarebbero
nemmeno da pretendere...
Fu
qua che inevitabilmente il ragazzo si rivoltò di nuovo verso
di lei quasi aggredendola, ma non fisicamente. La sovrastò
in altezza e piegandosi verso di lei per farsi sentire meglio, le
rispose incisivo come se urlasse invece che sussurrare rabbioso:
-
Ma come osi cercare di prendere quello che non mi hai aiutato ad
ottenere? -
Udendo
ciò lei si coprì del tutto gli orecchi facendo
finalmente una smorfia di dolore ed esasperazione. Anche lei,
evidentemente, non ne poteva più dei suoi rimorsi di madre
terribile, una madre che aveva rifiutato il figlio rimasto vivo
rendendolo colpevole per la morte dell'altro perfetto.
-
Non essere ingiusto. Sai che puoi tornare quando vuoi, non siamo stati
noi a esiliarti ma tu stesso... puoi ricominciare con noi quando lo
desideri... - Tentò con voce spezzata la madre, pregando
intensamente che quello strazio finisse, che quella persona
così uguale al suo adorato piccolino smettesse di torturarla
con la sua sola presenza. Accuse? No, non erano quelle a ferirla, a
ferirla veramente era il fatto che Kinkaid fosse così
identico all'adorato Thomas e che fosse vivo al posto suo.
Questo
l'osservatore lo sapeva e non poteva capacitarsi di come una madre
potesse sentirsi male per quello, di come potesse solo lontanamente
provare una cosa simile. In fondo anche lui era sangue del suo sangue.
Certo, era imperfetto, aveva fatto tanti sbagli e sicuramente gran
parte delle colpe di quanto successo erano sue, ma era anche lui suo
figlio, come poteva essere così puramente crudele, con lui?
Vivi.
Ciò che erano veramente vivi, in lui, erano i ricordi dei
litigi con lei e dei suoi rifiuti.
“
È a lei che devo tutto ciò che sono oggi, non se
ne rende conto? “
Schifato,
era questa la sua espressione. Kinkaid si fermò rimanendole
davanti e indurendo ulteriormente il suo viso ne rimase schifato
considerando tutto, considerando ogni singolo aspetto e ripetendosi le
sue parole.
Come
poteva dirgli quello?
Non
era stata una sua scelta, nulla era stata una sua scelta... l'avrebbero
mai capito?
L'avrebbero
mai ascoltato invece che ritenerlo un errore della natura?
-
Mamma, ricordi quando Thomas è morto e tu dicesti che
avresti voluto che fossi io al suo posto? Be', indovina un po'? Sono
morto, più morto che mai per te! -
Fu
questa l'ultima cosa che disse prima di andarsene sparendo, seppur con
gran dolore dentro.
In
fondo, quel ragazzo, era il più comune ed 'umano' di tutti.
Quando
tutti si riunirono a casa di Stephan dopo le lezioni, come di consueto,
furono stupiti di non trovare Kinkaid ad allenarsi come al solito, ma
il vero stupore fu sentire la spiegazione del piccoletto che con un
sorriso tristissimo raccontava la motivazione delle azioni del loro
amico e la ricorrenza di quel giorno.
Fu
veramente inaspettata tutta quella storia, nonostante sapessero a
grandi linee che quel rumoroso personaggio aveva un gemello morto.
Eppure
mentre la bocca ben disegnata di Stephan parlava dando alla sua voce
una cadenza quasi da fiaba, credettero, sperarono, che fosse tutto uno
scherzo. Fino a desiderare di non aver mai chiesto dove fosse Kinkaid e
che in qualche modo nulla di tutto quello fosse vero.
Rendendosi
conto, invece, con seria maturità e consapevolezza che
ognuno aveva la sua croce da portare sulle spalle, il proprio bagaglio
di sofferenza per crescere e per non rendere vana la propria vita.
Ognuno.
Rendendosi
conto di molte cose e del perché anche se faceva tanto il
precipitoso spavaldo masochista, quel ragazzo in realtà
sapeva di non POTER ancora morire.
“E
quando si sarà realizzato? Quando l'avrà
vendicato, che succederà?”
Fu
solo questa la domanda di Astrid mentre quella macabra storia veniva
raccontata facendola rabbrividire.
In
fondo, comuni ed 'umani' lo erano anche loro... per questo facevano
parte dello stesso gruppo.
-
Vedete, la felicità non è avere ciò
che si desidera, ma desiderare ciò che si ha. Lui non sa
ancora cosa desidera veramente perché pensa di non avere
nulla ed è questo che lo tormenta e gli impedisce di portare
a termine una volta per tutte la sua 'missione'. Io però
spero egoisticamente che rimanga sospeso in questo modo ancora per
molto, perché lui è tutto ciò che mi
rimane di loro e non voglio perderlo. Perché appena
desidererà sono certo che se ne andrà. -
Desideri.
I
desideri sono la bussola dei singoli individui, senza di essi ci si
perde nella propria vita senza uscirne veramente completi.
Senza
raggiungere la felicità.
I
desideri sono veramente la cosa più importante che un essere
vivente possiede.