Lose Yourself

CAPITOLO IV:

NON MI SPEZZERÒ

/E’ divertente, non trovi?/
 
"Certi giorni sto seduto guardando fuori dalla finestra, osservando il mondo passarmi vicino. Certe volte penso che non c'è nulla per cui vivere, quasi crollo e mi odio per questo. Nessuno mi vede e nessuno lo sa. Certe volte penso di esser pazzo.
Sono pazzo, oh, così pazzo.
Perché sono qui? Sto solo sprecando il mio tempo.

Altri giorni invece voglio diventare un'altra persona altrimenti esplodo. Sorvolare le onde va bene per gli uccelli, non per me, per uno come me, il fuoco non vola ma regna, cerca e distrugge.
Sento una presenza, in continuazione la sento, da sempre. E' la morte che mi vuole, che mi sta sul collo senza mostrarsi a me, è lei che mi fa impazzire, che mi fa venire voglia di mollare e di piangere e di trasformarmi in un altro e di esplodere.
Ma se mi vuoi, bella, cazzo, vieni a prendermi.Ti aspetterò solamente con il mio fuoco che ribolle dentro di me, il mio fuoco e niente altro.
Se mi vuoi, bene, vieni a buttare giù la porta che separa la mia vita dalla morte.
Se mi vuoi, cazzo, vieni e butta giù quella maledetta porta.
Non ho paura.
Sono pronto.
La morte sarà la mia sposa e il fuoco il mio testimone."
- È tempo per me di mettere le cose nelle mie mani .- Sussurrò Kinkaid mentre guardava fuori dalla finestra della casa di Stephan. Lo sguardo era impenetrabile e indecifrabile, mentre gli occhi dorati da corvo riflettevano il tramonto che esplodeva in cielo, fissava il sole che come una fionda guarniva il cielo mentre i colori che ricordavano tanto il suo meraviglioso e caldo fuoco gli tenevano compagnia.
Le note del pianoforte che Stephan stava suonando gli arrivavano agli orecchi, dolci e malinconiche. Perfette per il suo umore che andava oscurandosi sempre di più. Guardava fuori dalla finestra, aldilà del vetro, lontano, distante. Il suo pensiero, il suo potere era attivo, stava cercando, stava cercando qualcosa, o qualcuno. Cercava per distruggere, come faceva sempre. Sentiva una presenza meno minacciosa della morte, ma una presenza dai forti poteri che voleva lui, l'osservatore dal fuoco nelle vene. Senza staccare gli occhi dall'esterno prese il suo solito soprabito lungo senza maniche ribattezzato da Astrid 'cappotto di Matrix', vi sprofondò le mani nelle tasche e senza dire nulla uscì dalla casa seguendo il pensiero che lo stava chiamando.
"Kinkaid"
Una voce femminile e sottile nella sua mente pronunciava il suo nome.
"Kinkaid, stai uscendo? Dove vai?"
Questa invece era la voce chiara e acuta di Stephan. Probabilmente mentre suonava il piano aveva sentito la sua aura allontanarsi ed ora col pensiero gli parlava, e sempre allo stesso modo il ragazzo dai capelli selvaggi e indomabili color mogano rispose:
" Mi berrò un cicchetto con il diavolo, ma non passerò dalla sua parte. Stai tranquillo!"
La solita frase che gli diceva quando alla sera usciva, la solita frase che usava per tranquillizzarlo.
Kinkaid si immerse nel rosso scarlatto che emanava il sole mentre tramontava, ancora una volta il fuoco riusciva a far parte della sua vita.
 
L’acqua era gelida come ogni giorno. Da quando la chioma blu era sparita e non aveva più donato il suo bel corpo caldo e magnifico, solo lui vi si immergeva e la raffreddava talmente tanto che sempre più assomigliava al suo ego, gelido. Spogliato dei leggeri abiti scuri, si era lasciato scivolare nelle acque di quel fiume isolato dal resto del mondo e piano camminava avanti, fermandosi quando l’acqua gli arrivò alla pancia. La prese tra le mani e la lasciò cadere piano sui suoi lunghi capelli neri. Anche loro erano di una bellezza inebriante, ed erano freddi. Adorava quella sensazione di gelo. Si sentiva a casa sua. Tenne socchiusi gli occhi chiari dalle lunghe ciglia e continuò guardare davanti a se, senza voltarsi:
– Vieni pure, Yari. -
Da dietro un albero, nell’oscurità si fece avanti una figura di donna giovane, una sagoma dalla pelle pallida, lunghi capelli rosa come un bellissimo fiore raro, che si arricciavano insieme in grandi boccoli. Occhi azzurrissimi fissavano l’uomo efebico davanti a lei con dolcezza e rispetto. Piano si inginocchiò alla riva del fiume, nei suoi abiti maschili ma che non mutavano affatto il suo fascino:
– Eccomi, sire. Mi dica… - la sua voce di donna era delicata e bassa.
Lui si voltò, senza curarsi della sua nudità fin troppo perfetta e abbagliante. Gocce d’acqua brillando gli scorrevano su tutto il corpo:
– voglio che tu ti prenda cura del fuoco. Possiedilo e fallo tuo. Poi donamelo.-
Lei annuì subito:
– Certamente, Jago. Tutto quello che desidera… - e piano si voltò e cominciò a correre per la foresta, seguita dallo sguardo di ghiaccio del suo padrone.
 
Dio ti ha eletta, Yari. Sei mia.”
 
Con questa frase mi ha legata a se per l’eternità. Lui è tutto per me. La mia vita. Lui è il mio Dio. Il Dio di noi ribelli. Noi siamo spiriti liberi che lo seguono non solo per saziare la nostra sete di sangue, ma perché lo amiamo talmente tanto da mettere le nostre stesse vite in secondo piano. Jago è la nostra anima, è tutto per noi. È tutto per me. Se mai mi chiedesse di donargli il cuore, io non esisterei a dirgli che non posso perché glielo ho già notato la prima volta che ha usato il significato del mio nome per legarmi a lui. Dio mi ha eletta. Sì, e lui è dio, e lo sa. Ecco perché, bensì io non conosca affatto questo giovane osservatore che possiede il fuoco in se, lo cerco e desidero la sua morte e il suo potere per il mio sire. Non mi rivolgo domande ne mi creo problemi. Io eseguo solo le sue parole, che per me sono legge. Non mi importa lui non mi ami quanto lo amo io, non mi importa lui non riesca a dimenticare il blu e l’oro che lo aveva per se in passato, non mi importa di non capire perché sta facendo tutto questo, ora… non mi importa di nulla. Solo di lui.”
 
- Kinkaid…ben arrivato ragazzino. -
 
E così, ecco davanti a me la persona che Jago brama. Ed è veramente il fuoco, che lo possiede nella pelle bronzea, nei lunghi e ricci capelli rosso scuro e gli occhi di brace. Il suo potere caldo brucia attorno a lui come un aurea protettiva. Ma non mi importa quanto lui sia forte, so solo che oggi almeno io sarò ancora più forte per poterlo portare a Jago. Subito si mette in posizione di guardia e si prepara ad attaccarmi. A lui non importa chi sia il suo nemico, gli importa solo di potersi battere e sprigionare il suo devastante potere. In questo assomiglia molto a Jago. Ma questo ragazzo è vivo veramente, Jago è solo un ombra, anche se la più bella che esista. Per questo non mi perdo in chiacchiere inutili e comincio la mia lotta”
 
- Già, è proprio ora di mettere le cose nelle mie mani...- Sussurrò nuovamente Kinkaid osservando con sguardo cupo la donna innanzi a lui, una cacciatrice senza ombra di dubbio, una cacciatrice con forti poteri, non gli interessava sapere chi era e perchè lo voleva, non voleva sapere nulla, gli bastava vedere i suoi occhi azzurri e sentire la sua aura elevata grazie ai suoi poteri. Si mise nella sua solita posizione d'attacco fissando lo sguardo in quello freddo di lei e in quell'attimo le immagini di quella notte si fecero strada nella sua mente. Come accadeva ogni volta che si trovava di fronte ad uno di quella razza, ad un cacciatore. Erano esattamente quelle visioni del suo passato che gli faceva, al momento di combattere, perdere il controllo di se, lo trasformavano in un altro, anche d'aspetto fisico, da quando aveva in se la protezione del fuoco gli accadeva questo quando si faceva invadere dalla rabbia.
Il sangue nelle sue vene fluiva veloce, sempre più veloce come se volesse andarsene, lasciarlo senza un goccio di quel liquido prezioso nel suo corpo, al suo posto come una cascata violenta e potente venne il fuoco, fuoco puro, il fuoco meraviglioso e seducente che gli dava i suoi poteri devastanti e pericolosi, il fuoco che aveva preso a diffondersi in ogni cellula del suo essere partendo dagli occhi, dagli occhi dorati che dovette chiudere per non farli esplodere a causa della nascita di quelle sue fiamme vulcaniche. I capelli si tinsero di un rosso più vivo del suo castano rossiccio di sempre, anche la sua pelle cominciò lentamente a cambiare colore, rossa, sempre più rossa, impressionante, come se avesse il corpo ricoperto interamente di sangue, o di bruciature...o semplicemente come se si trovasse in mezzo ad un incendio, un incendio indomabile, nell'aria si levò un acre odore di pelle e capelli bruciati, odore che a Kinkaid era sempre piaciuto. Mentre il suo soprabito lungo si alzava movendosi come se soffiasse un vento fortissimo dal basso, un aura visibile anche ad occhio umano circondò definitivamente il ragazzo, un alone rosso. Come volava il cappotto leggero anche i suoi capelli fecero lo stesso scostandosi completamente dal volto che andava sempre più eccitandosi, improvvisamente aprì gli occhi di scatto posandosi prepotenti su quelli azzurri di Yari che l'osservava attenta e interessata.
I suoi occhi presentavano le pupille incredibilmente assottigliate e nell'iride dorata vi erano tante pagliuzze rosse, come tante piccolissime fiammelle che danzavano incantando.
Con vece carica di desiderio di vendetta e odio ma anche esaltazione ed eccitazione disse:
- Sei morta, cacciatrice...- La frase che diceva sempre prima di attaccare un cacciatore.
In quel momento Yari capì che avrebbe combattuto al massimo della sua potenza e della sua forza e non si fece impressionare, voleva semplicemente dire che anche lei avrebbe fatto lo stesso, ma quello che lei non sapeva era che Kinkaid contro ogni essere della sua razza, combatteva al suo massimo, non si risparmiava mai, non giocava mai con i cacciatori, con nessuno, nemmeno il meno forte, appena ne aveva di fronte uno subito si trasformava in questo modo perchè voleva ucciderlo infliggendo ad ognuno di essi più dolore che poteva, non si risparmiava mai, mostrava sempre il suo potere al massimo perchè era sicuro di se e sapeva che nessuno di loro poteva sopravvivere per andare a raccontarlo ai suoi simili e finora era stato così, ma era anche vero che fino a quel momento non aveva mai combattuto ne contro Yari, ne tantomeno contro Jago, anzi ignorava completamente la sua esistenza.
Uccidere e basta.
Questo aveva in mente il ragazzo dagli occhi di corvo infiammati.
Uccidere la cacciatrice nel modo più doloroso possibile.
Dovevano pagare per ogni cosa.
Thomas doveva avere la sua vendetta.
Lui doveva averla.
 
La prima mossa la fece Kinkaid come in ogni lotta, non amava aspettare.
Decisamente veloce si fiondò su di lei provando a colpirla con un pugno, una mossa semplice ma era giusto per assaggiare la forza in suo possesso, Yari schivò facilmente il colpo con un salto mortale all'indietro, anche lei era molto agile, per cominciare una lotta corpo a corpo andava bene, proseguendo sarebbero ricorsi ai rispettivi poteri.
La seconda mossa la fece Yari con un calcio volante mentre saltava che anche lui sfiorò abilmente. Ben presto si rivelarono l'uno all'altezza dell'altro nella lotta fisica, anche se lei era solo una donna era molto forte e ben allenata e non si intimoriva innanzi a nulla, non parlava e non diceva nulla, rimaneva concentrata sul suo avversario che invece cominciava ad esaltarsi sempre di più per il semplice fatto che il suo nemico finalmente era veramente forte come sembrava, lo faceva divertire, era eccitato.
Senza poteri potevano andare avanti a colpirsi e schivare per tutta la notte, benché era divertente decisero di ricorrere ai loro poteri.
Kinkaid concentrò le sue energie nelle dita comandando mentalmente al fuoco che scorreva come una furia nelle sue vene di fuoriuscire in una piccola quantità e di materializzarsi nella sua mano. All'istante un calore insopportabile per chiunque altro ma non per lui si impadronì della sua mano, diventò bollente e mentre lei scottava così, fumo rosse e arancione cominciò ad uscire da essa fino a che una piccola fiammella, come quella di una candelina di una torta, si materializzò nel palmo della mano scarlatta, la fiammella cominciò ad ingrandirsi con lo sguardo di fuoco del ragazzo; infine quando decise che era della grandezza giusta, spostò le pupille oltremodo sottili su Yari e concentrandosi ulteriormente, le lesse nel pensiero, doveva trovare un modo per distrarla:
- Jago? - A quel nome Yari spalancò gli occhi e la sua concentrazione vacillò per una frazione di secondo, quella che bastò a lui per tirarle la sfera di fuoco e colpirla anche se non mortalmente, effettivamente non le fece nulla, la sua soglia del dolore era molto alta. Poi Kinkaid con un sorrisetto sadico e strafottente disse odiosamente:
- Chi è Jago? E' colui che ti ha mandato da me, vero? Dov'è? Lo voglio qui...se ha mandato un altra a farmi fuori è solo un codardo...come fai ad esserne innamorata? Chiunque sia lo sfido... mi senti Jago? Fatti vedere!-
Come al solito sfrontato e impudente.
 
Yari riprese subito il suo sguardo gelido, che tanto invidiava al suo sire e, massaggiandosi la spalla bruciata dal colpo di Kinkaid si rialzò e puntò gli occhi in quelli furenti di lui. con una calma placida si sistemò un ciuffo di boccoli dietro l’orecchio:
– Jago è il mio padrone e colui che decide tutto per me – sorrise – e se mi ha mandato è solo perché non ti ritiene alla sua altezza – non badò allo sguardo d’odio puro che ricevette – ma non ne devi essere rammaricato. Nessuno è alla sua altezza. Il mio amore per lui è solo platonico, poiché provare simili sentimenti per una creatura come lui è un affronto. Non si sceglie chi amare, si è scelti. Ricordalo…- con uno scatto felino si portò di fonte al giovane infuriato e velocissima gli scagliò un ceffone col dorso della mano. Kinkaid si asciugò il rivolo di sangue che gli colava dal labbro inferiore con la lingua e sorrise esaltato. Quello che chiedeva glielo si leggeva chiaramente negli occhi animaleschi. Sfidare qualcuno di potente… qualcuno dotato di una potenza tale da distruggere il pianeta con un semplice schiocco delle dita. Probabilmente il ragazzo non riteneva Jago capace di tanto, infatti Kinkaid decretava se stesso la creatura più potente esistente, ma voleva solo menar le mani. Yari pensò che il rosso fosse solo un teppistello scavezzacollo. Ma dotato di una potenza inimmaginabile, che forse neppure lui sapeva bene come gestire. Si rialzò di nuovo da terra, dopo il calcio ben assestato ricevuto, un po’ dolorante e sputò del sangue di lato. Per batterlo ci avrebbe messo molto più del previsto. Era forte, quello si… ma era anche giovane. Lei, nei suoi mille anni aveva sperimentato tutte le tecniche di guerra possibili e ne era maestra. Si stiracchiò il collo. Kinkaid era un osso duro, davvero… ma non si sarebbe mai lasciata battere. Per nulla al mondo avrebbe deluso Jago.
Fu in quell’attimo che le due furie che stavano per attaccarsi, vennero scagliate a lati opposti da una strana forza esterna. Un aria gelida. Kinkaid scosse il capo dopo la botta a terra, facendo staccare alcuni cristalli di ghiaccio che in quell’attimo si erano creati sui suoi lunghi capelli. Ebbe un brivido. Alzò il capo seguito subito anche da Yari che bisbigliò un nome, il nome di quell’oscuro ragazzo in piedi su un albero.
- Jago… -
 

- Astrid! Ma dove cavolo corri, cretina?! -
- stai lì Zefiro! Aspettami qui, non è roba per te! -
Una lunga chioma rossa correva per le strade della città, seguita solo dai richiami di un amico abbandonato davanti all’entrata del cinema e seguiva il richiamo di un potere bruciante… e un altro freddo come la morte… andava in contro al proprio destino. Correva verso la guerra.
 

" Freddo.
La temperatura circostante si abbassa vistosamente insieme a quella del mio corpo che inizia a stabilizzarsi da ustionante che era, il sangue torna a corrermi normalmente nelle vene al posto del fuoco che torna a riposare pur rimanendo sempre in agguato e la mia pelle torna lentamente del suo colore normale, i capelli mi si appiccicano sul volto inumiditi, strano, eppure il cielo è stellato dopo il tramonto di poco fa. Li vedo sul mio viso...sono di nuovo color mogano e quasi impercettibilmente si stanno formando dei minuscoli cristallini di ghiaccio intorno alle mie ciocche ribelli...che seccatura anche questo ci voleva ora. Sposto lo sguardo dai miei capelli all'ombra sull'albero riducendo i miei occhi di corvo a due fessure dorate. Penetro la penombra rimanendo seduto a terra con la schiena appoggiata al muro contro cui sono stato sbattuto. Cosa sono questi brividi? Forse questo freddo che mi circonda, che si leva lentamente nell'aria crea questo grosso contrasto col fuoco che rimane sempre vivo in me?
Quell'essere ha poteri in contrasto ai miei, l'esatto opposto...
...doma il ghiaccio...’
Grazie dell'informazione caro il mio istinto... o forse dovrei ringraziare la mia forza mentale che funziona a meraviglia. Molto bene, allora non è più potente di me, il pensiero non mi aveva nemmeno sfiorato per l'anticamera del cervello, nessuno può essere potente più di me, posso far avverare l'Apocalisse in terra quando e come voglio, senza nessuna fatica.
Nero, oscuro, ombra... l'odore familiare e ben noto di una maledizione proviene da quell'essere... Jago si chiama? Vieni quando vuoi, io sarò sempre pronto ad accoglierti essere dal ghiaccio nelle vene, essere maledetto quanto me, cacciatore... ti ho sfidato e non vedo l'ora che tu raccolga la mia sfida, voglio trovarmi faccia a faccia con te... non sarai mai più forte di me, al massimo puoi avere al mia stessa forza, ma più di me mai...ed io, quando tu verrai a me, lo sarò più di te, vedrai... questo folle diamante ti riceverà quando vuoi. Voglio battermi con te, non mi interessano i pesci piccoli come questa donna, non mi interessa nessun altro poiché secondo lei tu sei il più forte.
Io voglio te.
Sono forse pazzo?
Si lo sono e voglio continuare a esserlo, vivendo la vita nel modo in cui la sogno e non come desiderano gli altri."
Mentre Kinkaid fissava come in un ipnosi la sagoma di Jago, l'unica cosa che si vedeva da quella distanza e con quella poca luce, rifletteva veramente convinto di quello che pensava, conosceva la sua forza e l'unica cosa che desiderava oltre alla sua vendetta, era trovare qualcuno che fosse alla sua altezza, che insinuasse di essere più potente di lui...ora che l'aveva trovato un sorriso sadico, di esaltazione ed eccitazione gli si dipinse nel volto, si rialzò senza staccare gli occhi dall'ombra...sapeva che non sarebbe sceso, probabilmente non avrebbe nemmeno parlato, la sua voce sarebbe rimasta un mistero e per un motivo altrettanto misterioso ed incomprensibile non volle usare i suoi poteri per penetrargli la mente e leggergli nel pensiero, così avrebbe potuto sentire la sua voce, ma non lo fece, voleva riservarsi questo incredibile piacere per quando l'avrebbe avuto di fronte in un campo di battaglia, per quando l'odio lo avrebbe invaso completamente. Sentiva lo sguardo gelido di Jago su di se e non fece nulla, non parlò nemmeno per dire il proprio nome, non lo sapeva neanche la donna e non importava a nessuno. Kinkaid sapeva di essere famoso fra i cacciatori poiché era l'unico in grado di combattere attivamente con loro. Gli bastava conoscere il nome del domatore del ghiaccio. Si limitò a sussurrare piano quasi fra se e se:
- Jago... - e si leccò le labbra con un ghigno che gli solcava il viso mezzo coperto dai suoi insopportabili capelli.
Suonava come una minaccia in quell'espressione, come una seconda maledizione.
 
- Ma… signore… non posso ritirarmi ora! L’osservatore non è poi così potente… io potrei… -
- Non puoi nulla. Potevi… - Jago volse di nuovo lo sguardo al ragazzo – ma non ora che ha visto me. -
- Sì, ma lui… è giovane e… -
- è tanto giovane quanto folle. La sua forza non sta nelle strategie, ma nel suo assoluto non controllo. Ora come ora non potrai mai batterlo. -
- Ci ritiriamo?-
Annuì.
- Ma… lei potrebbe batterlo a occhi chiusi! -
- Forse. Ma non ora… ho altro da fare. -
- Ma… -
- Basta ma, Yari – il suo sguardo ebbe un leggero sussulto e le sue belle labbra si dischiusero in un leggero sorriso difficile da interpretare – arriva… - disse, guardando verso il limite del bosco. Si voltò di nuovo verso Kinkaid e gli rivolse un ghigno di sfida. Prima di voltarsi e scomparire con Yari sentì chiaramente nella sua mente il ‘merda’ del giovane.
- Non avere fretta, moccioso. Sei ancora troppo debole per me. -
 
Lo sapevo! Era ovvio! Quando io sento il solito tanfo di guai… è ovvio che il cretino di Matrix spunta fuori! Eccolo lì a fissare come un fesso un punto qualunque del bosco. E io che ero corsa fin qui dalla città solo perché mi pareva di avvertire una potenza smisurata… una creatura dotata di un potere tale da incenerire tutto… e si sa, come ogni falena io sono attratta dal fuoco. Ed invece chi mi trovo davanti con il suo solito muso da imbecille e montato totale? Quel coso che mi pare si chiami Kinkaid… il che in effetti mi porta a compatirlo… i suoi devono essere dei casi senza speranza per aver dato al figlio un nome simile? Che diamine significa Kinkaid? ‘SONO-UN-SACCO-DI-MERDA’ probabilmente. Prendo un profondo respiro e faccio un passo verso di lui. è in questo istante che mi pare di sentire occhi su di me. Occhi gelidi. Giro con lo sguardo per il posto in cui sono capitata ma a parte il signor ego non c’è nessun’altro. Però è strano… di solito i miei sensi non sbagliano mai. Scuoto il capo e do una pacca (più forte che posso) alla spalla massiccia del rosso accanto a me che finalmente si accorge della mia preziosissima presenza. Inarca un sopracciglio e mi dona il suo solito sguardo da ‘sono-il-re-del-mondo’ che io tanto disprezzo. Questo mi basta e pure avanza per farmi saltare i nervi.
- Sottospecie di bradipo con un trauma cranico mi spieghi che diavolo è successo qui? E perché non c’è quella persona che ha il fuoco dentro?! Diamine, vattene via e portamelo qui! Scatta sottosviluppato! -
Sghignazza… lui ride come un cretino (che effettivamente è) e per di più ride di me! Lo ammazzo… e io che volevo solo parlare con bandiera bianca… ma non ce la faccio, davvero! Lui mi fa esasperare! Non lo sopporto…
 
- Il fuoco dentro, eh?- Divertimento... era questo che provava osservando la sua faccia infuriarsi...quella deficiente non aveva capito che era lui quello che aveva il fuoco dentro! Bene, ora si sarebbe divertito un po' a spese sue!
- Tesoro, controllati, se ti arrabbi così ti vengono le rughe e non sei più bella, ora assomigli ad una strega ancora più di prima, il che è una cosa curiosa!-
Poi si limitò a ridere sguaiatamente mentre osservava interessato il volto di Astrid diventare livido e perdere il controllo. Non la lasciò ribattere in nessun modo, alzò un dito e lo mise davanti al volto tetro di lei che sembrava fumare per la rabbia e disse:
- Ti riferivi forse a questo?-
Dicendo ciò concentrò una minima parte della sua energia nella punta del suo dito e comandando al suo fuoco che riposava in allerta dentro il suo corpo, con una facilità impressionante fece fuoriuscire del fumo fino a che l'intero dito divenne rosso e bollente, ecco che finalmente una fiammella danzava sospesa sopra di esso. Infine spostò nuovamente gli occhi su quelli di lei che davanti a ciò che aveva appena visto non sembravano più furiosi.
- Ehi, bambolina, ti sei incantata?-
Antipatico ed odioso come sempre, oltremodo sicuro di se.
La fiammella continuava a danzare incantatrice davanti ai loro occhi.
 
Non riesco neppure a parlare dallo stupore. Il caprone… è lui quello che mi ha attirato fin qui con il suo fuoco. Questa realtà è quasi impressionante… è una creatura che riesce a domare il fuoco, bellissimo… che lo possiede dentro di se. E, per la prima volta, sento di provare della sincera invidia nei suoi confronti. Perché il fuoco è quello che ho sempre cercato in ogni attimo della mia vita e che ho cercato di fare mio con tutti i mezzi possibili. Da bambina… quell’incendio davanti a casa… se Judith non mi avesse trattenuta probabilmente ora sarei solo polvere. Le fiamme mi attraggono… è una sensazione orgasmica… forse le mie sono parole fin troppo esplicite, ma vere. È quello che penso io. Vorrei davvero che il fuoco mi bruciasse dentro. Ed invece… il mio unico desiderio è stato storpiato da questo ragazzo che non conosco e non riesco a capire, ma che probabilmente disprezzo con tutta me stessa. Le sue solite parole arroganti e provocatorie non mi sfiorano nemmeno perché, ora come sempre sono troppo attratta da questa piccola fiammella che danza sul suo indice. Sì, occhi di corvo… sì, fuoco… sono rimasta incantata dall’unica cosa che credo si possa trovare stupenda in te. Dalle tue fiamme. Di te non mi importa assolutamente nulla… ma vorrei solo avvicinarmi a te e riuscire a privarti di quel fuoco che mi pare ti renda tanto orgoglioso e sicuro di te, strappandotelo dalle membra. Ma questo non mi è ancora possibile. Faccio un passo in avanti e allungo la mano destra, con i miei strani occhi che vengono posseduti da questo rosso accecante e bellissimo. E prendo la fiammella, stringendola. Il dolore che si dovrebbe provare per me non è che piacere. Una sensazione appagante… un emozione forte ma che sempre ho desiderato. La mia carne brucia ma non ci faccio caso, non sento male. Però… è anche strano quel che provo. Perché solo ora che il fuoco mi sta bruciando ho come la sensazione che esso non appartenga alla mia natura. È come se non il fuoco, ma il suo acerrimo avversario scorresse nelle mie vene. E non riesco a capirmi ne a darmi una spiegazione. E la mia mano continua a bruciare…”
 
- Hai intenzione di svegliarti o ti devo bruciare definitivamente… il che in effetti mi darebbe anche una forte soddisfazione… - una risata sfacciata e ironica.
Freddi occhi diversi si erano alzati, di nuovo roventi di rabbia – beh? Chi ti credi di essere? È solo una stupida fiammella… sai che mi importa! Credi di farmi paura adesso? Tsk… le mie ciabatte di Godzilla sono più spaventose! -
- Io trovo la tua faccia sia spaventosa… -
- Hai voglia di morire? -
- Faccio da solo, tra un po’… attualmente ho altri progetti… -
- Tipo farti conficcare un crocifisso tra le cosce dal tuo amichetto? -
- Ti stai sbagliando! Sei tu l’amante dei crocifissi, con il biondino… -
- La tua vita è talmente patetica che cerchi di sfuggire dalla realtà infilandoti nella mia di vita?-
- Non ci penso neppure. Odio le creature sottosviluppate. -
- Ti odi così tanto?-
- Io? Direi di si. E tu? Che hai fatto così di male a tua madre perché lei ti abbia fatto nascere con una bocca?-
- Questo io non lo so. Ma mia madre è sempre meno puttana della tua che si è scopata uno spazzolino da cesso per farti nascere. -
- Puoi dire quel che ti pare ma con una faccia come la tua io smetterei di presentarmi in giro. -
- Hai regalato un cellulare al tuo cervello? Sai, sarebbe ora che lo ritrovassi… -
- Non è male come idea. Te la riproporrei ma mi sono appena ricordato che tu ne sei completamente sprovvista…-
- Ma chiudi quel cesso sacco di merda che hai un solo neurone che si schianta contro le pareti!-
- Questa non mi è piaciuta. È vecchia. Non sai fare di meglio? -
- Ovviamente. Ma odio mostrare tutto il mio repertorio a uno che vale meno di zero.
- Ah, hai un altissima considerazione di te. Sarebbe ora che cominciassi a ricordarti chi cazzo sei, invece di vivere nella favola di Biancaneve sotto i nani. -
- è il tuo film preferito?-
- No, il mio preferito era “20.000 seghe sotto i mari”… aspetta, ma non c’eri anche tu nel cast?-
- Mi stai dando della puttana?-
- Chi? Io? Nooo… -
- Hai un certo risentimento per le puttane perché hanno deciso di non dartela neanche per una cifra spropositata perché fai troppo schifo? -
- Meglio essere evitato da puttane che girare con Ken…-
- Ti ricorda i vecchi tempi quando ancora riuscivi a farti una sega con la Barbie, prima che te lo tagliassero? -
- Capisco… -
- Cosa?-
- Questo è successo a te… ecco perché ti sei ridotto a questo stato orribile. E pensare che prima eri un ottimo ragazzo… eh, che tristezza… - il lungo dibattito tra i due ragazzi proseguì ancora a lungo finché, dopo essersi malmenati ancora una volta ed aver guadagnata a vicenda:
Astrid: un occhio nero.
Kinkaid: un labbro spaccato.
Lui se ne era andato più scocciato di quanto era da quella mattina e lei era stata trascinata via di peso da Zefiro, intervenuto prima che si ammazzassero. Il poveretto, per la sua missione di pace aveva guadagnato una probabile costola incrinata da una gomitata di Astrid. Ecco quindi che, alla fine di tutto, i due contendenti se ne erano andati tra le svariate bestemmie di lui e gli urli di lei, trascinata come un sacco dal biondo suo amico che ancora si chiedeva perché mai non imparava a farsi gli affaracci suoi.


Kinkaid entrò in casa dopo un paio d'ore passate a gironzolare in modalità trasparente, doveva calmarsi o avrebbe bruciato ogni cosa gli si frapponesse fra lui e la strada. In camera non accese la luce, se era spenta voleva dire che Stephan non c'era, cosa strana a dire il vero, molto, cominciò a pensare che qualcosa non quadrava... possibile che Stephan fosse andato nella sua stanza e che dormisse già? Che non l'avesse aspettato alzato come ogni santa sera? Nella stanza era tutto in penombra ma a lui bastava. Si voltò verso il letto e quasi non gli prese un colpo... disteso sul letto, sopra le lenzuola, c'era Stephan che dormiva beato, bè, beato non proprio visto che aveva un espressione preoccupata anche in sogno.
"Accidenti anche a te, Ste... potevi anche andare a dormire nel tuo di letto...ma che cavolo!"
In bagno mentre si lavava sotto l'acqua calda, Kinkaid amava il calore più di ogni altra cosa, passandosi la mano sul labbro ebbe una smorfia di dolore..."quella maledetta mi ha colpito più forte che ha potuto...stronza...ma anche io non sono stato gentile, le ho dato parte di quel che si meritava. E poi come ha osato prendere così tanta confidenza col MIO, e dico Mio, fuoco?! La prossima volta la brucio completamente così sarà più felice!" Constatando che gli aveva anche lasciato il segno sul labbro gonfio e spaccato la mandò per l'ennesima volta a fanculo e di pessimo umore com'era quando andò nuovamente in camera sua trovando Stephan sempre che dormiva si arrabbiò ancora di più. "Ora lo sveglio io questo qui!" Concentrandosi cominciò a penetrargli la mente e quando vi fu dentro urlò "EHI, CHECCA, SVEGLIATI, QUESTO E' IL MIO LETTO, VATTENE NEL TUO, CHE DEVO DORMIRE... SE NON VUOI CHE TI BRUCI INSIEME ALLA STREGA OBBEDISCIMI E VIVRAI ANCORA QUALCHE GIORNO!"
Come al solito la gentilezza fatta persona. Stephan non poté fare altro che saltare nel materasso spaventato, tanto per cambiare, e dire:
- Che c'è, chi è che sta morendo?-
- Tu se non ti levi da lì!- Kinkaid non si sprecava mai.
Sospirando di sollievo per vederlo li di fronte a lui arrabbiato come al solito disse:
- Oh, sei solo tu... credevo che fosse qualche cacciatore!-
- Solo io?! SOLO IO?! Guarda che devi avere più paura di me che dei cacciatori! Per chi mi prendi femminuccia!-
- Per il solito amico scorbutico Kinkaid... che è successo stasera? Hai tardato più del solito... hai forse incontrato nuovi cacciatori o, peggio, Astrid?-
Lui se lo ricordava il nome di lei, erano in classe insieme e dopo il primo incontro avevano entrambi fatto più attenzione ai componenti della classe.
- Com'è che conosci il nome di quella strega?-
- Ma se te l' ho detto almeno un centinaio di volte! E' in classe con me!- Stephan era un tipo veramente strano, aveva paura di tutti all'infuori di Kinkaid... avrebbe dovuto essere l'inverso!
- Mmm... -
- Mmm, vuol dire che hai incontrato lei? Allora vi siete picchiati di nuovo! Oh, Kin ma come devo dirtelo, lei non è cattiva, devi smetterla di prendertela con lei, ogni volta ti colpisce sempre! Che testa dura che hai!- Così brontolando, quello gli veniva egregiamente, accese la luce per vedere come l'aveva ridotto. Effettivamente non era al massimo del suo splendore, il labbro era gonfio e spaccato anche se il sangue non usciva più, inoltre aveva delle ammaccature qua e là...ma dubitava che fossero tutte di Astrid. Intanto Kinkaid cominciava a seccarsi e scostandosi dall'amico che voleva solo assicurarsi sulla sua salute disse seccato:
- E lasciami...non mi ha fatto nulla, una come lei mi fa solo solletico! Figurati!-
- Figurati un corno...cosa sono questi altri lividi qui e qui e qui?- Toccando ogni parte che presentava un livido cominciava a perdere al pazienza il moro, Kin voleva sempre fare il duro ma lui sapeva che era solo una posa.
- Dai, devi metterti del ghiaccio, anche su quella bocca!-
- Non ce n'è bisogno, e lasciami una buona volta....non sono mica tuo figlio!-
- E ci mancherebbe che mio figlio fosse così sgarbato col papà! Comunque dimmi come ti sei fatti questi altri segni!-
Il ragazzo dai capelli ricci e indomabili sbuffò, forse se glielo diceva l'avrebbe lasciato in pace.
- Arrivato al limite del bosco ho incontrato una cacciatrice e abbiamo cominciato a combattere, era abbastanza forte ma l'avrei battuta...ci ha interrotto il suo capo che è venuto non so perchè. Si chiama Jago, questo è tutto quello che so, doma il ghiaccio...la tizia ha detto che è il più forte di tutti, l'aveva mandata lui ad uccidermi perchè io ero troppo debole per lui... tutte balle ovviamente! L' ho sfidato, quando vuole io sono qui a sua disposizione, sempre pronto a mandarlo all'aldilà! Poi è arrivata quella strega... come cacchio hai detto che si chiama? Astride... Aristide...Gastrid... Ostrica...Asterix... non mi viene... comunque quella là... e abbiamo litigato fino a picchiarci... lei aveva sentito la mia aura infuocata ed è stata attratta per questo, le ho fatto vedere che ero io per togliermela dai piedi ma invece mi si è appiccicata ancora di più! Se le piace il fuoco le darò la morte che le piace tanto...non aspetto altro. Alla fine a portarsela via è arrivato quell'altro tizio perfetto, quel suo amico esibizionista che la tratta come un cagnolino! E questo è tutto! Ora lasciami dormire e vattene col tuo ghiaccio, ne ho abbastanza stasera di ghiaccio!-
Finalmente era veramente tutto.
- Ma sei scemo?! Hai sfidato così, come niente fosse il loro capo? Ma era il capo dei cacciatori?- Stava cominciando a disperarsi...sarà la sua fine Kinkaid... lo farà crepare d'infarto prima del tempo.
- Ma no, non credo...non so...ma senti, non me ne importa chi diavolo sia, può essere il diavolo in persona o quel pazzo di Dio che ha creato l'universo...se voleva uccidermi è mio nemico, se osa insinuare che è più forte di me è sempre mio nemico e se l' ho sfidato lo sconfiggerò! Punto e basta!-
Nessuno poteva arrivargli di fronte facendo capire che era suo nemico e poi andarsene via così... ghiacciolo o no l'avrebbe combattuto e ucciso. Tutto qua! Non si scomponeva nemmeno più di tanto perchè a farlo sfogare era arrivata Astrid e litigando con lei si era ugualmente soddisfatto in parte, per quella notte bastava così, si era detto girovagando per le strade del quartiere. Ora come ora non stava nemmeno più a sentire i lamenti di Stephan, buttandolo semplicemente fuori dalla camera, chiuse la luce e con uno dei suoi soliti ghigni sadici in volto si addormentò.

Fu in quel momento, quando stranamente era riuscita a liberarsi di Zefiro dopo un assidua lotta, nel fitto bosco dove prima aveva litigato con il rossino-schizofrenico che aveva nuovamente provato quella strana sensazione di dejavù… e di freddo. Si, faceva davvero molto freddo. Si strinse di più nel suo largo cappotto di pelo, non molto femminile e bello, ma caldo ed era nel suo stile, fregandosi forte le mani. Si guardò attorno circospetta ma altro non vide che una forte nebbia a sagome indistinte di vegetazione spoglia, invernale. Eppure era strano, erano in primavera. Sussultò quando si sentì sfiorare la mano da qualcosa di umido e viscido. Si trattava solo di una foglia… non era da lei scattare in quel modo con un simile batticuore per un nonnulla come quello, non era certo una sciocca ragazzina viziata cresciuta nella bambagia, no di certo!, eppure c’era qualcosa in tutto quello che le stava accadendo e che non aveva senso. Prima l’incontro con quel moccioso che non aveva alcuna difficoltà a parlare nella sua testa, poi quel maledettissimo corvaccio porta scalogna nera (come lo chiamava il biondo suo amico) che compativa solo nei momenti peggiori e che, non aveva capito bene come ma riusciva a far sottostare il fuoco ai suoi ordini. Si chiese se anche il suo cervello, come quello della sempai Yelena tempo prima, avesse smesso di funzionare nel modo corretto… forse era davvero la presenza di Zefiro a fare quell’effetto alla gente.
Fu un attimo.
Una folata di vento gelido rese di cristallo le piante a lei attorno e dal cielo cominciarono a scendere candidi fiocchi di neve che lei raccoglieva tra le sue mani, sorridendo innocentemente con le gote arrossate dal gran freddo. In quell’attimo di assoluto stupore e meraviglia non si chiese neppure il perché di quella neve improvvisa.
Una risata bassa e fredda, maschia… sensuale si disperse nella fina coltre di nebbia. Si voltò di scatto alla ricerca del proprietario di una simile voce talmente seducente e proprio a due passi da lei, placidamente appoggiato ad uno stranamente spoglio abete con le braccia conserte sopra al bacino stava una creatura che neppure lei sapeva categorizzare. Il suo volto era spigoloso e dai tratti duri, ma belli. La pelle lattea brillava sotto il luccicare della pallida luna e pareva fatto di porcellana preziosa. Una lunga chioma del colore della più scura delle notti, nera come l’oblio, gli cadeva delicata e morbida lungo le spalle larghe e il corpo compatto. Sul bel viso spiccavano due occhi di ghiaccio, nei quali riconosceva uno dei suoi, solo che quelli di questa nuova creatura efebica erano palesemente più vuoti, uno dei quali era accerchiato da un abbraccio di disegni in nero. Fidandolo con tale attenzione, soffermandosi in tutti i particolari, dal fino cerchietto al lobo, agli abiti scuri e gli anfibi slacciati provò delle strane emozioni tutte riassumibili in una parola.
Nostalgia.
Già, quella figura, decisamente superba in quanto a bellezza le dava un senso nostalgico. Le riportava alla mente volti, parole che era certa di non aver mai visto ne udito in tutta la sua vita. Il nome che la rossa Astrid pronunciò a basa voce, senza togliere gli occhi dal moro, era forse una reazione istintiva o un misero tentativo di indovinare un nome mettendo uno che gli pareva di aver sentiti pronunciare al suo peggior incubo dai mossi capelli ramati, ma in ogni caso il suo tentativo riuscì in pieno:
– Jago… -
L’uomo, al quale non sapeva attribuire un età precisa (benché fosse sotto o intorno ai venti) annuì lentamente, guardandola a sua volta con un sorriso che le faceva venire i brividi tanto era gelido. E forse era stato proprio quel ghigno sadico a farla tremare e a credere che forse quel Jago era il domatore del ghiaccio, al contrario di Kinkaid, e che desiderava qualcosa da lei… immensamente. E che quel qualcosa avrebbe portato tra loro lotte cruenti.
Cercò di riprendere all’istante almeno una piccola parte del suo carattere deciso e schietto e sbottò:
– che vuoi tu da me?-

Jago sembrò risvegliarsi da uno stato di contemplazione e si avvicinò con passi lenti e leggeri a lei - voglio te… - le sue parole pronunciate con il solito tono tanto freddo quanto eccitante ebbero il potere di far desiderare alla ragazza di cadere tra le sue braccia e lì rimanere per sempre. Scosse violentemente il capo:
–e perché, di grazia? – disse a sua volta, fissando la pallida e affusolata mano dell’uomo (di certo di poco più anziano di lei) avvicinarsi tanto al suo viso fino quasi ad accarezzarla. Non si mosse, fissando a sua volta gli occhi del suo interlocutore. In quel momento lui ritrasse veloce la mano, quasi temesse di scottarsi. Con un salto che ad Astrid, parve felino Jago si ritrovò in piedi su un robusto ramo di un alto albero:
– perché le assomigli in un modo impressionante… ma hai i miei poteri… sei la mia dea della guerra, Astrid. Dio ti ama… - nuovamente quel desiderio di gettarsi nelle sue braccia si fece prepotente. Ma fu lui stavolta a sottrarla a ciò, correndo via. La rossa si guardò attorno e vide la nebbia ritirarsi velocemente e il bosco tornare alla normalità. Prima di voltarsi verso la vecchia città ed alzare le spalle come se nulla di ciò che le era accaduto fosse reale, si girò un ultima volta nel tentativo di vedere nuovamente quel ragazzo dalla lunga chioma bruna. Ma nulla. Solo nero. Non si accorse però di un lupo, nascosto tra la fitta boscaglia che la fissava freddo e attento con due tanto belli quanto letali occhi di ghiaccio.

Si strinse ancora un po’ il cappotto addosso, nonostante il caldo afoso tornato alla normalità e si incamminò a passi veloci verso casa.