Lose Yourself
CAPITOLO
IV:
NON
MI SPEZZERÒ
/E’
divertente, non trovi?/
"Certi
giorni sto seduto guardando fuori dalla finestra, osservando il mondo
passarmi vicino. Certe volte penso che non c'è nulla per cui
vivere, quasi crollo e mi odio per questo. Nessuno mi vede e nessuno
lo sa. Certe volte penso di esser pazzo.
Sono pazzo, oh, così
pazzo.
Perché sono qui? Sto solo sprecando il mio tempo.
Altri
giorni invece
voglio
diventare un'altra persona altrimenti esplodo. Sorvolare le onde va
bene per gli uccelli, non per me, per uno come me, il fuoco non vola
ma regna, cerca e distrugge.
Sento
una presenza, in continuazione la sento, da sempre. E' la morte che
mi vuole, che mi sta sul collo senza mostrarsi a me, è lei
che
mi fa impazzire, che mi fa venire voglia di mollare e di piangere e
di trasformarmi in un altro e di esplodere.
Ma
se mi vuoi, bella, cazzo, vieni a prendermi.Ti aspetterò
solamente con il mio fuoco che ribolle dentro di me, il mio fuoco e
niente altro.
Se
mi vuoi, bene, vieni a buttare giù la porta che separa la
mia
vita dalla morte.
Se
mi vuoi, cazzo, vieni e butta giù quella maledetta porta.
Non
ho paura.
Sono
pronto.
La
morte sarà la mia sposa e il fuoco il mio testimone."
-
È tempo per me di mettere le cose nelle mie mani .-
Sussurrò
Kinkaid mentre guardava fuori dalla finestra della casa di Stephan.
Lo sguardo era impenetrabile e indecifrabile, mentre gli occhi dorati
da corvo riflettevano il tramonto che esplodeva in cielo, fissava il
sole che come una fionda guarniva il cielo mentre i colori che
ricordavano tanto il suo meraviglioso e caldo fuoco gli tenevano
compagnia.
Le
note del pianoforte che Stephan stava suonando gli arrivavano agli
orecchi, dolci e malinconiche. Perfette per il suo umore che andava
oscurandosi sempre di più. Guardava fuori dalla finestra,
aldilà del vetro, lontano, distante. Il suo pensiero, il suo
potere era attivo, stava cercando, stava cercando qualcosa, o
qualcuno. Cercava per distruggere, come faceva sempre. Sentiva una
presenza meno minacciosa della morte, ma una presenza dai forti
poteri che voleva lui, l'osservatore dal fuoco nelle vene. Senza
staccare gli occhi dall'esterno prese il suo solito soprabito lungo
senza maniche ribattezzato da Astrid 'cappotto di Matrix', vi
sprofondò le mani nelle tasche e senza dire nulla
uscì
dalla casa seguendo il pensiero che lo stava chiamando.
"Kinkaid"
Una
voce femminile e sottile nella sua mente pronunciava il suo nome.
"Kinkaid,
stai uscendo? Dove vai?"
Questa
invece era la voce chiara e acuta di Stephan. Probabilmente mentre
suonava il piano aveva sentito la sua aura allontanarsi ed ora col
pensiero gli parlava, e sempre allo stesso modo il ragazzo dai
capelli selvaggi e indomabili color mogano rispose:
"
Mi berrò un cicchetto con il diavolo, ma non
passerò
dalla sua parte. Stai tranquillo!"
La
solita frase che gli diceva quando alla sera usciva, la solita frase
che usava per tranquillizzarlo.
Kinkaid
si immerse nel rosso scarlatto che emanava il sole mentre tramontava,
ancora una volta il fuoco riusciva a far parte della sua vita.
L’acqua
era gelida come ogni giorno. Da quando la chioma blu era sparita e
non aveva più donato il suo bel corpo caldo e magnifico,
solo
lui vi si immergeva e la raffreddava talmente tanto che sempre
più
assomigliava al suo ego, gelido. Spogliato dei leggeri abiti scuri,
si era lasciato scivolare nelle acque di quel fiume isolato dal resto
del mondo e piano camminava avanti, fermandosi quando l’acqua
gli
arrivò alla pancia. La prese tra le mani e la
lasciò
cadere piano sui suoi lunghi capelli neri. Anche loro erano di una
bellezza inebriante, ed erano freddi. Adorava quella sensazione di
gelo. Si sentiva a casa sua. Tenne socchiusi gli occhi chiari dalle
lunghe ciglia e continuò guardare davanti a se, senza
voltarsi:
– Vieni
pure, Yari. -
Da
dietro un albero, nell’oscurità si fece avanti una
figura di
donna giovane, una sagoma dalla pelle pallida, lunghi capelli rosa
come un bellissimo fiore raro, che si arricciavano insieme in grandi
boccoli. Occhi azzurrissimi fissavano l’uomo efebico davanti
a lei
con dolcezza e rispetto. Piano si inginocchiò alla riva del
fiume, nei suoi abiti maschili ma che non mutavano affatto il suo
fascino:
– Eccomi,
sire. Mi dica… - la sua voce di donna era delicata e bassa.
Lui
si voltò, senza curarsi della sua nudità fin
troppo
perfetta e abbagliante. Gocce d’acqua brillando gli
scorrevano su
tutto il corpo:
– voglio
che tu ti prenda cura del fuoco. Possiedilo e fallo tuo. Poi
donamelo.-
Lei
annuì subito:
– Certamente,
Jago. Tutto quello che desidera… - e piano si
voltò e
cominciò a correre per la foresta, seguita dallo sguardo di
ghiaccio del suo padrone.
“Dio
ti ha eletta, Yari. Sei mia.”
“Con
questa frase mi ha legata a se per l’eternità. Lui
è
tutto per me. La mia vita. Lui è il mio Dio. Il Dio di noi
ribelli. Noi siamo spiriti liberi che lo seguono non solo per saziare
la nostra sete di sangue, ma perché lo amiamo talmente tanto
da mettere le nostre stesse vite in secondo piano. Jago è la
nostra anima, è tutto per noi. È tutto per me. Se
mai
mi chiedesse di donargli il cuore, io non esisterei a dirgli che non
posso perché glielo ho già notato la prima volta
che ha
usato il significato del mio nome per legarmi a lui. Dio mi ha
eletta. Sì, e lui è dio, e lo sa. Ecco
perché,
bensì io non conosca affatto questo giovane osservatore che
possiede il fuoco in se, lo cerco e desidero la sua morte e il suo
potere per il mio sire. Non mi rivolgo domande ne mi creo problemi.
Io eseguo solo le sue parole, che per me sono legge. Non mi importa
lui non mi ami quanto lo amo io, non mi importa lui non riesca a
dimenticare il blu e l’oro che lo aveva per se in passato,
non mi
importa di non capire perché sta facendo tutto questo,
ora…
non mi importa di nulla. Solo di lui.”
-
Kinkaid…ben arrivato ragazzino. -
“E
così, ecco davanti a me la persona che Jago brama. Ed
è
veramente il fuoco, che lo possiede nella pelle bronzea, nei lunghi e
ricci capelli rosso scuro e gli occhi di brace. Il suo potere caldo
brucia attorno a lui come un aurea protettiva. Ma non mi importa
quanto lui sia forte, so solo che oggi almeno io sarò ancora
più forte per poterlo portare a Jago. Subito si mette in
posizione di guardia e si prepara ad attaccarmi. A lui non importa
chi sia il suo nemico, gli importa solo di potersi battere e
sprigionare il suo devastante potere. In questo assomiglia molto a
Jago. Ma questo ragazzo è vivo veramente, Jago è
solo
un ombra, anche se la più bella che esista. Per questo non
mi
perdo in chiacchiere inutili e comincio la mia lotta”
-
Già, è proprio ora di mettere le cose nelle mie
mani...- Sussurrò nuovamente Kinkaid osservando con sguardo
cupo la donna innanzi a lui, una cacciatrice senza ombra di dubbio,
una cacciatrice con forti poteri, non gli interessava sapere chi era
e perchè lo voleva, non voleva sapere nulla, gli bastava
vedere i suoi occhi azzurri e sentire la sua aura elevata grazie ai
suoi poteri. Si mise nella sua solita posizione d'attacco fissando lo
sguardo in quello freddo di lei e in quell'attimo le immagini di
quella notte si fecero strada nella sua mente. Come accadeva ogni
volta che si trovava di fronte ad uno di quella razza, ad un
cacciatore. Erano esattamente quelle visioni del suo passato che gli
faceva, al momento di combattere, perdere il controllo di se, lo
trasformavano in un altro, anche d'aspetto fisico, da quando aveva in
se la protezione del fuoco gli accadeva questo quando si faceva
invadere dalla rabbia.
Il
sangue nelle sue vene fluiva veloce, sempre più veloce come
se
volesse andarsene, lasciarlo senza un goccio di quel liquido prezioso
nel suo corpo, al suo posto come una cascata violenta e potente
venne il fuoco, fuoco puro, il fuoco meraviglioso e seducente che gli
dava i suoi poteri devastanti e pericolosi, il fuoco che aveva preso
a diffondersi in ogni cellula del suo essere partendo dagli occhi,
dagli occhi dorati che dovette chiudere per non farli esplodere a
causa della nascita di quelle sue fiamme vulcaniche. I capelli si
tinsero di un rosso più vivo del suo castano rossiccio di
sempre, anche la sua pelle cominciò lentamente a cambiare
colore, rossa, sempre più rossa, impressionante, come se
avesse il corpo ricoperto interamente di sangue, o di bruciature...o
semplicemente come se si trovasse in mezzo ad un incendio, un
incendio indomabile, nell'aria si levò un acre odore di
pelle
e capelli bruciati, odore che a Kinkaid era sempre piaciuto. Mentre
il suo soprabito lungo si alzava movendosi come se soffiasse un vento
fortissimo dal basso, un aura visibile anche ad occhio umano
circondò
definitivamente il ragazzo, un alone rosso. Come volava il cappotto
leggero anche i suoi capelli fecero lo stesso scostandosi
completamente dal volto che andava sempre più eccitandosi,
improvvisamente aprì gli occhi di scatto posandosi
prepotenti
su quelli azzurri di Yari che l'osservava attenta e interessata.
I
suoi occhi presentavano le pupille incredibilmente assottigliate e
nell'iride dorata vi erano tante pagliuzze rosse, come tante
piccolissime fiammelle che danzavano incantando.
Con
vece carica di desiderio di vendetta e odio ma anche esaltazione ed
eccitazione disse:
-
Sei morta, cacciatrice...- La frase che diceva sempre prima di
attaccare un cacciatore.
In
quel momento Yari capì che avrebbe combattuto al massimo
della
sua potenza e della sua forza e non si fece impressionare, voleva
semplicemente dire che anche lei avrebbe fatto lo stesso, ma quello
che lei non sapeva era che Kinkaid contro ogni essere della sua
razza, combatteva al suo massimo, non si risparmiava mai, non giocava
mai con i cacciatori, con nessuno, nemmeno il meno forte, appena ne
aveva di fronte uno subito si trasformava in questo modo
perchè
voleva ucciderlo infliggendo ad ognuno di essi più dolore
che
poteva, non si risparmiava mai, mostrava sempre il suo potere al
massimo perchè era sicuro di se e sapeva che nessuno di loro
poteva sopravvivere per andare a raccontarlo ai suoi simili e finora
era stato così, ma era anche vero che fino a quel momento
non
aveva mai combattuto ne contro Yari, ne tantomeno contro Jago, anzi
ignorava completamente la sua esistenza.
Uccidere
e basta.
Questo
aveva in mente il ragazzo dagli occhi di corvo infiammati.
Uccidere
la cacciatrice nel modo più doloroso possibile.
Dovevano
pagare per ogni cosa.
Thomas
doveva avere la sua vendetta.
Lui
doveva averla.
La
prima mossa la fece Kinkaid come in ogni lotta, non amava aspettare.
Decisamente
veloce si fiondò su di lei provando a colpirla con un pugno,
una mossa semplice ma era giusto per assaggiare la forza in suo
possesso, Yari schivò facilmente il colpo con un salto
mortale
all'indietro, anche lei era molto agile, per cominciare una lotta
corpo a corpo andava bene, proseguendo sarebbero ricorsi ai
rispettivi poteri.
La
seconda mossa la fece Yari con un calcio volante mentre saltava che
anche lui sfiorò abilmente. Ben presto si rivelarono l'uno
all'altezza dell'altro nella lotta fisica, anche se lei era solo una
donna era molto forte e ben allenata e non si intimoriva innanzi a
nulla, non parlava e non diceva nulla, rimaneva concentrata sul suo
avversario che invece cominciava ad esaltarsi sempre di più
per il semplice fatto che il suo nemico finalmente era veramente
forte come sembrava, lo faceva divertire, era eccitato.
Senza
poteri potevano andare avanti a colpirsi e schivare per tutta la
notte, benché era divertente decisero di ricorrere ai loro
poteri.
Kinkaid
concentrò le sue energie nelle dita comandando mentalmente
al
fuoco che scorreva come una furia nelle sue vene di fuoriuscire in
una piccola quantità e di materializzarsi nella sua mano.
All'istante un calore insopportabile per chiunque altro ma non per
lui si impadronì della sua mano, diventò bollente
e
mentre lei scottava così, fumo rosse e arancione
cominciò
ad uscire da essa fino a che una piccola fiammella, come quella di
una candelina di una torta, si materializzò nel palmo della
mano scarlatta, la fiammella cominciò ad ingrandirsi con lo
sguardo di fuoco del ragazzo; infine quando decise che era della
grandezza giusta, spostò le pupille oltremodo sottili su
Yari
e concentrandosi ulteriormente, le lesse nel pensiero, doveva trovare
un modo per distrarla:
-
Jago? - A quel nome Yari spalancò gli occhi e la sua
concentrazione vacillò per una frazione di secondo, quella
che
bastò a lui per tirarle la sfera di fuoco e colpirla anche
se
non mortalmente, effettivamente non le fece nulla, la sua soglia del
dolore era molto alta. Poi Kinkaid con un sorrisetto sadico e
strafottente disse odiosamente:
-
Chi è Jago? E' colui che ti ha mandato da me, vero?
Dov'è?
Lo voglio qui...se ha mandato un altra a farmi fuori è solo
un
codardo...come fai ad esserne innamorata? Chiunque sia lo sfido... mi
senti Jago? Fatti vedere!-
Come
al solito sfrontato e impudente.
Yari
riprese subito il suo sguardo gelido, che tanto invidiava al suo sire
e, massaggiandosi la spalla bruciata dal colpo di Kinkaid si
rialzò
e puntò gli occhi in quelli furenti di lui. con una calma
placida si sistemò un ciuffo di boccoli dietro
l’orecchio:
– Jago
è il mio padrone e colui che decide tutto per me –
sorrise –
e se mi ha mandato è solo perché non ti ritiene
alla
sua altezza – non badò allo sguardo
d’odio puro che
ricevette – ma non ne devi essere rammaricato. Nessuno
è
alla sua altezza. Il mio amore per lui è solo platonico,
poiché provare simili sentimenti per una creatura come lui
è
un affronto. Non si sceglie chi amare, si è scelti.
Ricordalo…- con uno scatto felino si portò di
fonte al
giovane infuriato e velocissima gli scagliò un ceffone col
dorso della mano. Kinkaid si asciugò il rivolo di sangue che
gli colava dal labbro inferiore con la lingua e sorrise esaltato.
Quello che chiedeva glielo si leggeva chiaramente negli occhi
animaleschi. Sfidare qualcuno di potente… qualcuno dotato di
una
potenza tale da distruggere il pianeta con un semplice schiocco delle
dita. Probabilmente il ragazzo non riteneva Jago capace di tanto,
infatti Kinkaid decretava se stesso la creatura più potente
esistente, ma voleva solo menar le mani. Yari pensò che il
rosso fosse solo un teppistello scavezzacollo. Ma dotato di una
potenza inimmaginabile, che forse neppure lui sapeva bene come
gestire. Si rialzò di nuovo da terra, dopo il calcio ben
assestato ricevuto, un po’ dolorante e sputò del
sangue di
lato. Per batterlo ci avrebbe messo molto più del previsto.
Era forte, quello si… ma era anche giovane. Lei, nei suoi
mille
anni aveva sperimentato tutte le tecniche di guerra possibili e ne
era maestra. Si stiracchiò il collo. Kinkaid era un osso
duro,
davvero… ma non si sarebbe mai lasciata battere. Per nulla
al mondo
avrebbe deluso Jago.
Fu
in quell’attimo che le due furie che stavano per attaccarsi,
vennero scagliate a lati opposti da una strana forza esterna. Un aria
gelida. Kinkaid scosse il capo dopo la botta a terra, facendo
staccare alcuni cristalli di ghiaccio che in quell’attimo si
erano
creati sui suoi lunghi capelli. Ebbe un brivido. Alzò il
capo
seguito subito anche da Yari che bisbigliò un nome, il nome
di
quell’oscuro ragazzo in piedi su un albero.
-
Jago… -
-
Astrid! Ma dove cavolo corri, cretina?! -
-
stai lì Zefiro! Aspettami qui, non è roba per te!
-
Una
lunga chioma rossa correva per le strade della città,
seguita
solo dai richiami di un amico abbandonato davanti all’entrata
del
cinema e seguiva il richiamo di un potere bruciante… e un
altro
freddo come la morte… andava in contro al proprio destino.
Correva
verso la guerra.
"
Freddo.
La
temperatura circostante si abbassa vistosamente insieme a quella del
mio corpo che inizia a stabilizzarsi da ustionante che era, il
sangue torna a corrermi normalmente nelle vene al posto del fuoco che
torna a riposare pur rimanendo sempre in agguato e la mia pelle torna
lentamente del suo colore normale, i capelli mi si appiccicano sul
volto inumiditi, strano, eppure il cielo è stellato dopo il
tramonto di poco fa. Li vedo sul mio viso...sono di nuovo color
mogano e quasi impercettibilmente si stanno formando dei minuscoli
cristallini di ghiaccio intorno alle mie ciocche ribelli...che
seccatura anche questo ci voleva ora. Sposto lo sguardo dai miei
capelli all'ombra sull'albero riducendo i miei occhi di corvo a due
fessure dorate. Penetro la penombra rimanendo seduto a terra con la
schiena appoggiata al muro contro cui sono stato sbattuto. Cosa sono
questi brividi? Forse questo freddo che mi circonda, che si leva
lentamente nell'aria crea questo grosso contrasto col fuoco che
rimane sempre vivo in me?
Quell'essere
ha poteri in contrasto ai miei, l'esatto opposto...
‘...doma
il ghiaccio...’
Grazie
dell'informazione caro il mio istinto... o forse dovrei ringraziare
la mia forza mentale che funziona a meraviglia. Molto bene, allora
non è più potente di me, il pensiero non mi aveva
nemmeno sfiorato per l'anticamera del cervello, nessuno può
essere potente più di me, posso far avverare l'Apocalisse in
terra quando e come voglio, senza nessuna fatica.
Nero,
oscuro, ombra... l'odore familiare e ben noto di una maledizione
proviene da quell'essere... Jago si chiama? Vieni quando vuoi, io
sarò sempre pronto ad accoglierti essere dal ghiaccio nelle
vene, essere maledetto quanto me, cacciatore... ti ho sfidato e non
vedo l'ora che tu raccolga la mia sfida, voglio trovarmi faccia a
faccia con te... non sarai mai più forte di me, al massimo
puoi avere al mia stessa forza, ma più di me mai...ed io,
quando tu verrai a me, lo sarò più di te,
vedrai...
questo folle diamante ti riceverà quando vuoi. Voglio
battermi
con te, non mi interessano i pesci piccoli come questa donna, non mi
interessa nessun altro poiché secondo lei tu sei il
più
forte.
Io
voglio te.
Sono
forse pazzo?
Si
lo sono e voglio continuare a esserlo, vivendo la vita nel modo in
cui la sogno e non come desiderano gli altri."
Mentre
Kinkaid fissava come in un ipnosi la sagoma di Jago, l'unica cosa che
si vedeva da quella distanza e con quella poca luce, rifletteva
veramente convinto di quello che pensava, conosceva la sua forza e
l'unica cosa che desiderava oltre alla sua vendetta, era trovare
qualcuno che fosse alla sua altezza, che insinuasse di essere
più
potente di lui...ora che l'aveva trovato un sorriso sadico, di
esaltazione ed eccitazione gli si dipinse nel volto, si
rialzò
senza staccare gli occhi dall'ombra...sapeva che non sarebbe sceso,
probabilmente non avrebbe nemmeno parlato, la sua voce sarebbe
rimasta un mistero e per un motivo altrettanto misterioso ed
incomprensibile non volle usare i suoi poteri per penetrargli la
mente e leggergli nel pensiero, così avrebbe potuto sentire
la
sua voce, ma non lo fece, voleva riservarsi questo incredibile
piacere per quando l'avrebbe avuto di fronte in un campo di
battaglia, per quando l'odio lo avrebbe invaso completamente. Sentiva
lo sguardo gelido di Jago su di se e non fece nulla, non
parlò
nemmeno per dire il proprio nome, non lo sapeva neanche la donna e
non importava a nessuno. Kinkaid sapeva di essere famoso fra i
cacciatori poiché era l'unico in grado di combattere
attivamente con loro. Gli bastava conoscere il nome del domatore del
ghiaccio. Si limitò a sussurrare piano quasi fra se e se:
-
Jago... - e si leccò le labbra con un ghigno che gli solcava
il viso mezzo coperto dai suoi insopportabili capelli.
Suonava
come una minaccia in quell'espressione, come una seconda maledizione.
-
Ma… signore… non posso ritirarmi ora!
L’osservatore non è
poi così potente… io potrei… -
-
Non puoi nulla. Potevi… - Jago volse di nuovo lo sguardo al
ragazzo
– ma non ora che ha visto me. -
-
Sì, ma lui… è giovane e… -
-
è
tanto giovane quanto folle. La sua forza non sta nelle strategie, ma
nel suo assoluto non controllo. Ora come ora non potrai mai batterlo.
-
-
Ci ritiriamo?-
Annuì.
-
Ma… lei potrebbe batterlo a occhi chiusi! -
-
Forse. Ma non ora… ho altro da fare. -
-
Ma… -
-
Basta ma, Yari – il suo sguardo ebbe un leggero sussulto e le
sue
belle labbra si dischiusero in un leggero sorriso difficile da
interpretare – arriva… - disse, guardando verso il
limite del
bosco. Si voltò di nuovo verso Kinkaid e gli rivolse un
ghigno
di sfida. Prima di voltarsi e scomparire con Yari sentì
chiaramente nella sua mente il ‘merda’ del giovane.
-
Non avere fretta, moccioso. Sei ancora troppo debole per me. -
“Lo
sapevo! Era ovvio! Quando io sento il solito tanfo di guai…
è
ovvio che il cretino di Matrix spunta fuori! Eccolo lì a
fissare come un fesso un punto qualunque del bosco. E io che ero
corsa fin qui dalla città solo perché mi pareva
di
avvertire una potenza smisurata… una creatura dotata di un
potere
tale da incenerire tutto… e si sa, come ogni falena io sono
attratta dal fuoco. Ed invece chi mi trovo davanti con il suo solito
muso da imbecille e montato totale? Quel coso che mi pare si chiami
Kinkaid… il che in effetti mi porta a compatirlo…
i suoi devono
essere dei casi senza speranza per aver dato al figlio un nome
simile? Che diamine significa Kinkaid?
‘SONO-UN-SACCO-DI-MERDA’
probabilmente. Prendo un profondo respiro e faccio un passo verso di
lui. è in questo istante che mi pare di sentire occhi su di
me. Occhi gelidi. Giro con lo sguardo per il posto in cui sono
capitata ma a parte il signor ego non c’è
nessun’altro.
Però è strano… di solito i miei sensi
non sbagliano
mai. Scuoto il capo e do una pacca (più forte che posso)
alla
spalla massiccia del rosso accanto a me che finalmente si accorge
della mia preziosissima presenza. Inarca un sopracciglio e mi dona il
suo solito sguardo da ‘sono-il-re-del-mondo’ che io
tanto
disprezzo. Questo mi basta e pure avanza per farmi saltare i nervi.
-
Sottospecie di bradipo con un trauma cranico mi spieghi che diavolo
è
successo qui? E perché non c’è quella
persona che ha
il fuoco dentro?! Diamine, vattene via e portamelo qui! Scatta
sottosviluppato! -
Sghignazza…
lui ride come un cretino (che effettivamente è) e per di
più
ride di me! Lo ammazzo… e io che volevo solo parlare con
bandiera
bianca… ma non ce la faccio, davvero! Lui mi fa esasperare!
Non lo
sopporto…
-
Il fuoco dentro, eh?- Divertimento... era questo che provava
osservando la sua faccia infuriarsi...quella deficiente non aveva
capito che era lui quello che aveva il fuoco dentro! Bene, ora si
sarebbe divertito un po' a spese sue!
-
Tesoro, controllati, se ti arrabbi così ti vengono le rughe
e
non sei più bella, ora assomigli ad una strega ancora
più
di prima, il che è una cosa curiosa!-
Poi
si limitò a ridere sguaiatamente mentre osservava
interessato
il volto di Astrid diventare livido e perdere il controllo. Non la
lasciò ribattere in nessun modo, alzò un dito e
lo mise
davanti al volto tetro di lei che sembrava fumare per la rabbia e
disse:
-
Ti riferivi forse a questo?-
Dicendo
ciò concentrò una minima parte della sua energia
nella
punta del suo dito e comandando al suo fuoco che riposava in allerta
dentro il suo corpo, con una facilità impressionante fece
fuoriuscire del fumo fino a che l'intero dito divenne rosso e
bollente, ecco che finalmente una fiammella danzava sospesa sopra di
esso. Infine spostò nuovamente gli occhi su quelli di lei
che
davanti a ciò che aveva appena visto non sembravano
più
furiosi.
-
Ehi, bambolina, ti sei incantata?-
Antipatico
ed odioso come sempre, oltremodo sicuro di se.
La
fiammella continuava a danzare incantatrice davanti ai loro occhi.
“Non
riesco neppure a parlare dallo stupore. Il caprone…
è lui
quello che mi ha attirato fin qui con il suo fuoco. Questa
realtà
è quasi impressionante… è una creatura
che riesce a
domare il fuoco, bellissimo… che lo possiede dentro di se.
E, per
la prima volta, sento di provare della sincera invidia nei suoi
confronti. Perché il fuoco è quello che ho sempre
cercato in ogni attimo della mia vita e che ho cercato di fare mio
con tutti i mezzi possibili. Da bambina…
quell’incendio davanti a
casa… se Judith non mi avesse trattenuta probabilmente ora
sarei
solo polvere. Le fiamme mi attraggono… è una
sensazione
orgasmica… forse le mie sono parole fin troppo esplicite, ma
vere.
È quello che penso io. Vorrei davvero che il fuoco mi
bruciasse dentro. Ed invece… il mio unico desiderio
è stato
storpiato da questo ragazzo che non conosco e non riesco a capire, ma
che probabilmente disprezzo con tutta me stessa. Le sue solite parole
arroganti e provocatorie non mi sfiorano nemmeno perché, ora
come sempre sono troppo attratta da questa piccola fiammella che
danza sul suo indice. Sì, occhi di corvo…
sì, fuoco…
sono rimasta incantata dall’unica cosa che credo si possa
trovare
stupenda in te. Dalle tue fiamme. Di te non mi importa assolutamente
nulla… ma vorrei solo avvicinarmi a te e riuscire a privarti
di
quel fuoco che mi pare ti renda tanto orgoglioso e sicuro di te,
strappandotelo dalle membra. Ma questo non mi è ancora
possibile. Faccio un passo in avanti e allungo la mano destra, con i
miei strani occhi che vengono posseduti da questo rosso accecante e
bellissimo. E prendo la fiammella, stringendola. Il dolore che si
dovrebbe provare per me non è che piacere. Una sensazione
appagante… un emozione forte ma che sempre ho desiderato. La
mia
carne brucia ma non ci faccio caso, non sento male.
Però… è
anche strano quel che provo. Perché solo ora che il fuoco mi
sta bruciando ho come la sensazione che esso non appartenga alla mia
natura. È come se non il fuoco, ma il suo acerrimo
avversario
scorresse nelle mie vene. E non riesco a capirmi ne a darmi una
spiegazione. E la mia mano continua a bruciare…”
-
Hai intenzione di svegliarti o ti devo bruciare
definitivamente… il
che in effetti mi darebbe anche una forte soddisfazione… -
una
risata sfacciata e ironica.
Freddi
occhi diversi si erano alzati, di nuovo roventi di rabbia –
beh?
Chi ti credi di essere? È solo una stupida
fiammella… sai
che mi importa! Credi di farmi paura adesso? Tsk… le mie
ciabatte
di Godzilla sono più spaventose! -
-
Io trovo la tua faccia sia spaventosa… -
-
Hai voglia di morire? -
-
Faccio da solo, tra un po’… attualmente ho altri
progetti… -
-
Tipo farti conficcare un crocifisso tra le cosce dal tuo amichetto? -
-
Ti stai sbagliando! Sei tu l’amante dei crocifissi, con il
biondino… -
-
La tua vita è talmente patetica che cerchi di sfuggire dalla
realtà infilandoti nella mia di vita?-
-
Non ci penso neppure. Odio le creature sottosviluppate. -
-
Ti odi così tanto?-
-
Io? Direi di si. E tu? Che hai fatto così di male a tua
madre
perché lei ti abbia fatto nascere con una bocca?-
-
Questo io non lo so. Ma mia madre è sempre meno puttana
della
tua che si è scopata uno spazzolino da cesso per farti
nascere. -
-
Puoi dire quel che ti pare ma con una faccia come la tua io smetterei
di presentarmi in giro. -
-
Hai regalato un cellulare al tuo cervello? Sai, sarebbe ora che lo
ritrovassi… -
-
Non è male come idea. Te la riproporrei ma mi sono appena
ricordato che tu ne sei completamente sprovvista…-
-
Ma chiudi quel cesso sacco di merda che hai un solo neurone che si
schianta contro le pareti!-
-
Questa non mi è piaciuta. È vecchia. Non sai fare
di
meglio? -
-
Ovviamente. Ma odio mostrare tutto il mio repertorio a uno che vale
meno di zero.
-
Ah, hai un altissima considerazione di te. Sarebbe ora che
cominciassi a ricordarti chi cazzo sei, invece di vivere nella favola
di Biancaneve sotto i nani. -
-
è
il tuo film preferito?-
-
No, il mio preferito era “20.000 seghe sotto i
mari”… aspetta,
ma non c’eri anche tu nel cast?-
-
Mi stai dando della puttana?-
-
Chi? Io? Nooo… -
-
Hai un certo risentimento per le puttane perché hanno deciso
di non dartela neanche per una cifra spropositata perché fai
troppo schifo? -
-
Meglio essere evitato da puttane che girare con Ken…-
-
Ti ricorda i vecchi tempi quando ancora riuscivi a farti una sega con
la Barbie, prima che te lo tagliassero? -
-
Capisco… -
-
Cosa?-
-
Questo è successo a te… ecco perché ti
sei ridotto a
questo stato orribile. E pensare che prima eri un ottimo
ragazzo…
eh, che tristezza… - il lungo dibattito tra i due ragazzi
proseguì
ancora a lungo finché, dopo essersi malmenati ancora una
volta
ed aver guadagnata a vicenda:
Astrid:
un occhio nero.
Kinkaid:
un labbro spaccato.
Lui
se ne era andato più scocciato di quanto era da quella
mattina
e lei era stata trascinata via di peso da Zefiro, intervenuto prima
che si ammazzassero. Il poveretto, per la sua missione di pace aveva
guadagnato una probabile costola incrinata da una gomitata di Astrid.
Ecco quindi che, alla fine di tutto, i due contendenti se ne erano
andati tra le svariate bestemmie di lui e gli urli di lei, trascinata
come un sacco dal biondo suo amico che ancora si chiedeva
perché
mai non imparava a farsi gli affaracci suoi.
Kinkaid
entrò in casa dopo un paio d'ore passate a gironzolare in
modalità trasparente, doveva calmarsi o avrebbe bruciato
ogni
cosa gli si frapponesse fra lui e la strada. In camera non accese la
luce, se era spenta voleva dire che Stephan non c'era, cosa strana a
dire il vero, molto, cominciò a pensare che qualcosa non
quadrava... possibile che Stephan fosse andato nella sua stanza e che
dormisse già? Che non l'avesse aspettato alzato come ogni
santa sera? Nella stanza era tutto in penombra ma a lui bastava. Si
voltò verso il letto e quasi non gli prese un colpo...
disteso
sul letto, sopra le lenzuola, c'era Stephan che dormiva beato,
bè,
beato non proprio visto che aveva un espressione preoccupata anche in
sogno.
"Accidenti
anche a te, Ste... potevi anche andare a dormire nel tuo di
letto...ma che cavolo!"
In
bagno mentre si lavava sotto l'acqua calda, Kinkaid amava il calore
più di ogni altra cosa, passandosi la mano sul labbro ebbe
una
smorfia di dolore..."quella maledetta mi ha colpito più
forte che ha potuto...stronza...ma anche io non sono stato gentile,
le ho dato parte di quel che si meritava. E poi come ha osato
prendere così tanta confidenza col MIO, e dico Mio, fuoco?!
La
prossima volta la brucio completamente così sarà
più
felice!" Constatando che gli aveva anche lasciato il segno sul
labbro gonfio e spaccato la mandò per l'ennesima volta a
fanculo e di pessimo umore com'era quando andò nuovamente in
camera sua trovando Stephan sempre che dormiva si arrabbiò
ancora di più. "Ora
lo sveglio io questo qui!"
Concentrandosi cominciò a penetrargli la mente e quando vi
fu
dentro urlò "EHI,
CHECCA, SVEGLIATI, QUESTO E' IL MIO LETTO, VATTENE NEL TUO, CHE DEVO
DORMIRE... SE NON VUOI CHE TI BRUCI INSIEME ALLA STREGA OBBEDISCIMI E
VIVRAI ANCORA QUALCHE GIORNO!"
Come
al solito la gentilezza fatta persona. Stephan non poté fare
altro che saltare nel materasso spaventato, tanto per cambiare, e
dire:
-
Che c'è, chi è che sta morendo?-
-
Tu se non ti levi da lì!- Kinkaid non si sprecava mai.
Sospirando
di sollievo per vederlo li di fronte a lui arrabbiato come al solito
disse:
-
Oh, sei solo tu... credevo che fosse qualche cacciatore!-
-
Solo io?! SOLO IO?! Guarda che devi avere più paura di me
che
dei cacciatori! Per chi mi prendi femminuccia!-
-
Per il solito amico scorbutico Kinkaid... che è successo
stasera? Hai tardato più del solito... hai forse incontrato
nuovi cacciatori o, peggio, Astrid?-
Lui
se lo ricordava il nome di lei, erano in classe insieme e dopo il
primo incontro avevano entrambi fatto più attenzione ai
componenti della classe.
-
Com'è che conosci il nome di quella strega?-
-
Ma se te l' ho detto almeno un centinaio di volte! E' in classe con
me!- Stephan era un tipo veramente strano, aveva paura di tutti
all'infuori di Kinkaid... avrebbe dovuto essere l'inverso!
-
Mmm... -
-
Mmm, vuol dire che hai incontrato lei? Allora vi siete picchiati di
nuovo! Oh, Kin ma come devo dirtelo, lei non è cattiva, devi
smetterla di prendertela con lei, ogni volta ti colpisce sempre! Che
testa dura che hai!- Così brontolando, quello gli veniva
egregiamente, accese la luce per vedere come l'aveva ridotto.
Effettivamente non era al massimo del suo splendore, il labbro era
gonfio e spaccato anche se il sangue non usciva più, inoltre
aveva delle ammaccature qua e là...ma dubitava che fossero
tutte di Astrid. Intanto Kinkaid cominciava a seccarsi e scostandosi
dall'amico che voleva solo assicurarsi sulla sua salute disse
seccato:
-
E lasciami...non mi ha fatto nulla, una come lei mi fa solo
solletico! Figurati!-
-
Figurati un corno...cosa sono questi altri lividi qui e qui e qui?-
Toccando ogni parte che presentava un livido cominciava a perdere al
pazienza il moro, Kin voleva sempre fare il duro ma lui sapeva che
era solo una posa.
-
Dai, devi metterti del ghiaccio, anche su quella bocca!-
-
Non ce n'è bisogno, e lasciami una buona volta....non sono
mica tuo figlio!-
-
E ci mancherebbe che mio figlio fosse così sgarbato col
papà!
Comunque dimmi come ti sei fatti questi altri segni!-
Il
ragazzo dai capelli ricci e indomabili sbuffò, forse se
glielo diceva l'avrebbe lasciato in pace.
-
Arrivato al limite del bosco ho incontrato una cacciatrice e abbiamo
cominciato a combattere, era abbastanza forte ma l'avrei battuta...ci
ha interrotto il suo capo che è venuto non so
perchè.
Si chiama Jago, questo è tutto quello che so, doma il
ghiaccio...la tizia ha detto che è il più forte
di
tutti, l'aveva mandata lui ad uccidermi perchè io ero troppo
debole per lui... tutte balle ovviamente! L' ho sfidato, quando vuole
io sono qui a sua disposizione, sempre pronto a mandarlo
all'aldilà!
Poi è arrivata quella strega... come cacchio hai detto che
si
chiama? Astride... Aristide...Gastrid... Ostrica...Asterix... non mi
viene... comunque quella là... e abbiamo litigato fino a
picchiarci... lei aveva sentito la mia aura infuocata ed è
stata attratta per questo, le ho fatto vedere che ero io per
togliermela dai piedi ma invece mi si è appiccicata ancora
di
più! Se le piace il fuoco le darò la morte che le
piace
tanto...non aspetto altro. Alla fine a portarsela via è
arrivato quell'altro tizio perfetto, quel suo amico esibizionista che
la tratta come un cagnolino! E questo è tutto! Ora lasciami
dormire e vattene col tuo ghiaccio, ne ho abbastanza stasera di
ghiaccio!-
Finalmente
era veramente tutto.
-
Ma sei scemo?! Hai sfidato così, come niente fosse il loro
capo? Ma era il capo dei cacciatori?- Stava cominciando a
disperarsi...sarà la sua fine Kinkaid... lo farà
crepare d'infarto prima del tempo.
-
Ma no, non credo...non so...ma senti, non me ne importa chi diavolo
sia, può essere il diavolo in persona o quel pazzo di Dio
che
ha creato l'universo...se voleva uccidermi è mio nemico, se
osa insinuare che è più forte di me è
sempre mio
nemico e se l' ho sfidato lo sconfiggerò! Punto e basta!-
Nessuno
poteva arrivargli di fronte facendo capire che era suo nemico e poi
andarsene via così... ghiacciolo o no l'avrebbe combattuto e
ucciso. Tutto qua! Non si scomponeva nemmeno più di tanto
perchè a farlo sfogare era arrivata Astrid e litigando con
lei
si era ugualmente soddisfatto in parte, per quella notte bastava
così, si era detto girovagando per le strade del quartiere.
Ora come ora non stava nemmeno più a sentire i lamenti di
Stephan, buttandolo semplicemente fuori dalla camera, chiuse la luce
e con uno dei suoi soliti ghigni sadici in volto si
addormentò.
Fu
in quel momento, quando stranamente era riuscita a liberarsi di
Zefiro dopo un assidua lotta, nel fitto bosco dove prima aveva
litigato con il rossino-schizofrenico che aveva nuovamente provato
quella strana sensazione di dejavù… e di freddo.
Si, faceva
davvero molto freddo. Si strinse di più nel suo largo
cappotto
di pelo, non molto femminile e bello, ma caldo ed era nel suo stile,
fregandosi forte le mani. Si guardò attorno circospetta ma
altro non vide che una forte nebbia a sagome indistinte di
vegetazione spoglia, invernale. Eppure era strano, erano in
primavera. Sussultò quando si sentì sfiorare la
mano da
qualcosa di umido e viscido. Si trattava solo di una foglia…
non
era da lei scattare in quel modo con un simile batticuore per un
nonnulla come quello, non era certo una sciocca ragazzina viziata
cresciuta nella bambagia, no di certo!, eppure c’era qualcosa
in
tutto quello che le stava accadendo e che non aveva senso. Prima
l’incontro con quel moccioso che non aveva alcuna
difficoltà
a parlare nella sua testa, poi quel maledettissimo corvaccio porta
scalogna nera (come lo chiamava il biondo suo amico) che compativa
solo nei momenti peggiori e che, non aveva capito bene come ma
riusciva a far sottostare il fuoco ai suoi ordini. Si chiese se anche
il suo cervello, come quello della sempai Yelena tempo prima, avesse
smesso di funzionare nel modo corretto… forse era davvero la
presenza di Zefiro a fare quell’effetto alla gente.
Fu
un attimo.
Una
folata di vento gelido rese di cristallo le piante a lei attorno e
dal cielo cominciarono a scendere candidi fiocchi di neve che lei
raccoglieva tra le sue mani, sorridendo innocentemente con le gote
arrossate dal gran freddo. In quell’attimo di assoluto
stupore e
meraviglia non si chiese neppure il perché di quella neve
improvvisa.
Una
risata bassa e fredda, maschia… sensuale si disperse nella
fina
coltre di nebbia. Si voltò di scatto alla ricerca del
proprietario di una simile voce talmente seducente e proprio a due
passi da lei, placidamente appoggiato ad uno stranamente spoglio
abete con le braccia conserte sopra al bacino stava una creatura che
neppure lei sapeva categorizzare. Il suo volto era spigoloso e dai
tratti duri, ma belli. La pelle lattea brillava sotto il luccicare
della pallida luna e pareva fatto di porcellana preziosa. Una lunga
chioma del colore della più scura delle notti, nera come
l’oblio, gli cadeva delicata e morbida lungo le spalle larghe
e il
corpo compatto. Sul bel viso spiccavano due occhi di ghiaccio, nei
quali riconosceva uno dei suoi, solo che quelli di questa nuova
creatura efebica erano palesemente più vuoti, uno dei quali
era accerchiato da un abbraccio di disegni in nero. Fidandolo con
tale attenzione, soffermandosi in tutti i particolari, dal fino
cerchietto al lobo, agli abiti scuri e gli anfibi slacciati
provò
delle strane emozioni tutte riassumibili in una parola.
Nostalgia.
Già,
quella figura, decisamente superba in quanto a bellezza le dava un
senso nostalgico. Le riportava alla mente volti, parole che era certa
di non aver mai visto ne udito in tutta la sua vita. Il nome che la
rossa Astrid pronunciò a basa voce, senza togliere gli occhi
dal moro, era forse una reazione istintiva o un misero tentativo di
indovinare un nome mettendo uno che gli pareva di aver sentiti
pronunciare al suo peggior incubo dai mossi capelli ramati, ma in
ogni caso il suo tentativo riuscì in pieno:
– Jago…
-
L’uomo,
al quale non sapeva attribuire un età precisa
(benché
fosse sotto o intorno ai venti) annuì lentamente,
guardandola
a sua volta con un sorriso che le faceva venire i brividi tanto era
gelido. E forse era stato proprio quel ghigno sadico a farla tremare
e a credere che forse quel Jago era il domatore del ghiaccio, al
contrario di Kinkaid, e che desiderava qualcosa da lei…
immensamente. E che quel qualcosa avrebbe portato tra loro lotte
cruenti.
Cercò
di riprendere all’istante almeno una piccola parte del suo
carattere deciso e schietto e sbottò:
– che
vuoi tu da me?-
Jago
sembrò risvegliarsi da uno stato di contemplazione e si
avvicinò con passi lenti e leggeri a lei - voglio
te… - le
sue parole pronunciate con il solito tono tanto freddo quanto
eccitante ebbero il potere di far desiderare alla ragazza di cadere
tra le sue braccia e lì rimanere per sempre. Scosse
violentemente il capo:
–e
perché, di grazia? – disse a sua volta, fissando
la pallida
e affusolata mano dell’uomo (di certo di poco più
anziano di
lei) avvicinarsi tanto al suo viso fino quasi ad accarezzarla. Non si
mosse, fissando a sua volta gli occhi del suo interlocutore. In quel
momento lui ritrasse veloce la mano, quasi temesse di scottarsi. Con
un salto che ad Astrid, parve felino Jago si ritrovò in
piedi
su un robusto ramo di un alto albero:
– perché
le assomigli in un modo impressionante… ma hai i miei
poteri… sei
la mia dea della guerra, Astrid. Dio ti ama… - nuovamente
quel
desiderio di gettarsi nelle sue braccia si fece prepotente. Ma fu lui
stavolta a sottrarla a ciò, correndo via. La rossa si
guardò
attorno e vide la nebbia ritirarsi velocemente e il bosco tornare
alla normalità. Prima di voltarsi verso la vecchia
città
ed alzare le spalle come se nulla di ciò che le era accaduto
fosse reale, si girò un ultima volta nel tentativo di vedere
nuovamente quel ragazzo dalla lunga chioma bruna. Ma nulla. Solo
nero. Non si accorse però di un lupo, nascosto tra la fitta
boscaglia che la fissava freddo e attento con due tanto belli quanto
letali occhi di ghiaccio.
Si
strinse ancora un po’ il cappotto addosso, nonostante il
caldo
afoso tornato alla normalità e si incamminò a
passi
veloci verso casa.