LOSE YOURSELF

CAPITOLO V:

LA GENTE È STRANA

/Questo è il mio tempo/

"Solo, finalmente posso starmene da solo, anche se per poco... attraversare il bosco sacro senza nessuno accanto mi è sempre piaciuto. Peccato che la destinazione non sia altrettanto bella. Che seccatura andare dove vivono gli osservatori. Ma questa volta ci vado per mia volontà, devo vedere Gabriel, quella sottospecie di impostore che mi ha fregato il posto e va in giro a spacciarsi per capo della mia stirpe sa molte cose che io non so, che non ho mai voluto sapere e che non mi è mai interessato per avere il meno possibile a che fare con quella gente che si crede buona e con la coscienza a posto. Cazzo. Ma sono solo io a vedere la loro vera natura? Prima o poi mostreranno la vera faccia ed io potrò dire prendendomi gioco di loro come sempre: 'avevo ragione, io l'avevo detto!' In un certo senso preferisco i cacciatori, loro almeno mostrano subito la loro vera natura di carogne, non sono finti come quelli della mia razza! Oh, a fanculo, chi se ne frega degli altri? Importa solo quello che voglio io, ed io voglio sapere. Sapere chi diavolo sia Jago, cosa sia e tutta la potenza di cui è capace. Nient'altro importa. Devo batterlo, qualunque cosa mi dirà Gabriel, devo andare da lui se lui non verrà da me e batterlo. Ho sentito la sua gelida forza del ghiaccio che mi chiamava al combattimento contro di lui, una potenza inimmaginabile, eh? Apocalittico essere maledetto, vedremo chi è il più forte. Tu sarai potente ma io sono il più splendente folle, lo sai Jago?"
Riflettendo su ciò Kinkaid si dirigeva a passo spedito nel folto del bosco sacro in modalità trasparente, aveva la testa immersa completamente nell'uomo incontrato la sera prima. Non era nemmeno riuscito a vederlo in volto, non aveva idea di che aspetto avesse, sapeva solo che era un cacciatore e, cosa più importante, era forte. Era vero che lo era più di lui? Esaltazione a questo pensiero. Nessuno era più forte di lui e del suo fuoco, lo avrebbe dimostrato ancora una volta a se stesso e a Jago, di nessun'altro gli importava. Serviva a Kinkaid per continuare ad esistere. Combattere contro i più forti rischiando la vita, senza nessuna certezza di vincere se non la sua unica convinzione era tutto ciò che aveva per andare avanti, non gli rimaneva più nulla dopo tutto ciò che aveva passato, era l'unica cosa per rimanere veramente vivo, per lui. Nella sua vita non c'era tempo per i perdenti, in nessun luogo non c'era posto per essi. Stephan l'avrebbe capito presto, continuando a stare con lui.
Vagando con quell'espressione da lupo selvaggio e feroce in gabbia che cerca di liberarsi, era finalmente arrivato a destinazione, alle abitazioni degli osservatori. Senza esitazione non si fermò in nessuna, andò direttamente in quella che doveva essere del capo ed invece...lo era effettivamente, ci abitava Gabriel, ma per Kinkaid non doveva essere lui il vero capo. I capi delle tribù degli osservatori non dovevano essere i più anziani o intelligenti, ma semplicemente i più forti, e per questa generazione non era stato così, questo bruciava al ragazzo dai forti poteri, non perchè voleva essere lui il capo, ma perchè in questo modo era come se la sua forza non fosse stata riconosciuta e questo gli dava un terribile fastidio, il fuoco stesso gli ribolliva nelle vene ogni volta che andava alla sua tribù e che si trovava di fronte Gabriel, per lui solo un impostore un po' più forte degli altri ma nulla di eclatante. Se fosse stato per lui avrebbe arso tutto al suolo, l'intera foresta. Avrebbe potuto farlo, la forza non gli mancava e nemmeno la pazzia o il coraggio per farlo, ma semplicemente preferiva vendicarsi e uccidere uno ad uno i veri assassini, in questo modo ci avrebbe goduto maggiormente. Amava definirsi cattivo visto che per tutti la concezione di malvagio si definisce proprio nei suoi comportamenti e in ciò che piace a lui, chiamarsi da solo 'cattivo' era uno dei molteplici modi per beffarsi, prendersi gioco degli altri che gli stavano intorno. Anche questo per lui era solo un modo per sentirsi vivo, altro non gli interessava. Infrangeva ogni regola possibile per il gusto di farlo, era ormai diventato l'essere più problematico, violento e temuto che loro conoscessero, incontrollato e senza un codice di comportamento, amava combattere, amava la guerra perchè riteneva che fosse l'unica cosa vera che esisteva nella vita della sua gente e siccome loro ne avevano paura, lui provava l'esatto contrario per essa. Come ad esempio la vista del sangue, gli osservatori lo temono più di ogni altra cosa, perchè ritengono che solo nel proprio corpo sia puro, nel momento in cui fuoriesce si macchia e trasforma tutto ciò che tocca, compreso il possessore, in peccatore. Loro lo temono il sangue e appunto per questo Kinkaid lo ama, quando gli esce da qualche ferita non si fa curare ma se lo lecca da solo, come fa con quello che gli arriva addosso delle sue vittime. Se gli altri sono terrorizzati da lui e dalla sua pazzia, lui la ama.
Senza preoccuparsi di bussare o annunciarsi, con modi poco gentili entrò nell'alloggio del capo del villaggio. Una delle peculiarità dei villaggi osservatori era che le case e abitazioni erano visibili solo agli occhi degli osservatori stessi, altrimenti erano invisibili innanzi ad ogni altra creatura, anche per i cacciatori stessi, per questo non era facile per loro sconfiggerli, perchè era difficile trovarli.
In piedi davanti ad una finestra illuminato dalla luce del giorno stava un ragazzo che dimostrava poco più di venti anni, aveva una tazza di tè in mano che sorseggiava tranquillamente e una dolce espressione sul volto dalla pelle abbronzata. I lunghi capelli lisci tenuti su un lato dai quali sfuggivano diverse ciocche che finivano sulla schiena erano dorati, così chiari che sembravano innaturali, lo stesso colore dei suoi occhi di corvo. Indossava una maglia leggera dalle maniche lunghe e il collo alto, era nera e attillata e gli donava molto, il fisico non eccessivamente muscoloso, ma agile e sottile. Sotto aveva dei pantaloni stile militare. Tutti i suoi 2000 anni li portava decisamente divinamente.
- Ben arrivato Kinkaid. - Disse con voce suadente e calma posando i suoi occhi suggestivi dallo sguardo inquisitorio in quelli feroci di Kinkaid.
- Ancora uno che mi dice benarrivato e lo spalmo su per il muro poi lo brucio vivo!!!- La risposta gentilissima dell'altro. Probabilmente si riferiva al fatto che la sera prima Yari appena si erano incontrati le aveva detto esattamente quelle parole... 'Kinkaid... ben arrivato ragazzino...' - ti pare che io stia bene arrivando in questa cella di idioti sottosviluppati?- il rancore veniva velocemente fuori, non lo celava mai, non ne era capace.
- Modera il linguaggio, sai dove ti trovi?- Nonostante le parole fossero leggermente più dure di prima la voce e lo sguardo non si incrinò minimamente rimanendo sempre pacati e gentili, amabili e piacevoli.
- Certo che so dove sono, come potrei non saperlo? Sono venuto io qui! Sono davanti al grande capo degli osservatori, il sommo Gabriel in persona...permettetemi di prostrarmi innanzi a voi, oh mia signoria eccellentissima!- Così dicendo Kinkaid fece un profondo inchino che rispecchiava perfettamente lo stile di beffa della voce.
- non mi piace quando ti prendi gioco di me, ragazzino!- Tuttavia senza mutare il tono della voce. Era difficile vederlo scomposto per qualcosa...aveva un carattere forte e sicuro, una volontà ferrea e atroce nella sua fermezza e impassibilità, sembrava che dimenticasse il cuore da qualche parte a volte, anche se lui lo riteneva necessario per la pace della sua gente. Era disposto a tutto, a qualunque sacrificio pur di mantenere la tranquillità, era solo per il bene del suo popolo e nient'altro importava, nemmeno l'amore personale, probabilmente non conosceva sentimenti e nemmeno la pietà, l'amore o l'amicizia. L'anima era terribilmente sola e la cosa triste era che non si capiva se lui se ne rendeva conto o meno. Ed era proprio per quella pace che era stato capace di fare tutto quello che aveva fatto, cose che tutti ignoravano e sapeva forse solo Kinkaid, o forse nemmeno lui interamente. Per quella maledetta pace, ad esempio, aveva allontanato Kinkaid dalla tribù, un ragazzo così violento e incontrollato, troppo pazzo e sadico, esaltato, problematico che amava infrangere regole e spezzare vite ridendo sguaiato, maledetto una notte di anni fa dove la luna splendeva piena e alta nel cielo notturno, un ragazzo del quale non si capiva più quale fosse la sua natura...all'apparenza demoniaca, ma era bene fermarsi alle apparenze? A Gabriel non era mai interessato andare al di là di ciò che gli veniva mostrato, non aveva tempo da perdere, per il bene della sua razza doveva agire sempre immediatamente. Scrutare l'anima delle persone poteva essere pericoloso.
Anche ora Kinkaid alle parole che avrebbero intimidito chiunque, lui si limitò a sputare a terra e ad ignorare il suo tacito ordine di mostrare rispetto.
" Io non mostro rispetto per un capo che non riconosco come tale, io non ho capi, nessuno potrà mai comandarmi, il mio capo sono io e basta, ucciderò chiunque osi insinuare l'incontrario di ciò che penso!" Pensò con la consueta rabbia che l'accompagnava sempre.
" E uccideresti anche me?" La voce di Gabriel era nella sua testa, essendo entrambi osservatori potevano parlare con il pensiero facilmente.
" La risposta la conosci già!" Occhi brucianti, penetranti, che trapassano, provocano, trafiggono procurando brividi perfino all'impassibile capo degli osservatori che per non dimostrarlo preferì cambiare argomento con pacifica tranquillità.
- Sei andato a salutare i tuoi genitori? Sono sempre in casa...- Anche Gabriel fece come se nulla fosse accaduto, fare finta di niente e gestire la situazione a suo piacimento era la sua specialità.
- Smettila, non sei mio padre, ne lo saresti se mai avessi avuto dei genitori veri!- Impudente e scocciato, non aveva voglia di parlare della sua famiglia che ormai non considerava tale da tempo, era uno dei suoi argomenti tabù e il fatto che il capo della razza si azzardasse a farlo con tanta leggerezza stupiva e faceva capire tutta la sicurezza di cui era padrone.
- Ma loro sono i tuoi veri genitori, ti assicuro che ti hanno fatto nascere proprio loro due, io c'ero quando sei nato. -
In risposta ebbe uno sguardo di fuoco. Stava passando il limite già invisibile.
- Vorrai dire che c'eri quando SIAMO nati. Ti sei dimenticato di una persona. Anche se non c'è più la sua nascita vale ugualmente quanto la mia. E poi come mi hanno fatto nascere mi hanno anche fatto morire, stessa cosa loro sono per me. Morti. Anche in quell'occasione c'eri, ti ricordi? Ci sei sempre nei momenti più importanti della mia vita, non sei contento?- Decisamente non doveva tirare fuori l'argomento genitori, aveva preso a parlare con una calma gelida che celava una profonda malvagità pronta ad esplodere in qualsiasi istante, con qualunque parola di troppo. Ma Gabriel sapeva fin dove poteva spingersi e dove fermarsi; non era stupido. Limitandosi a sorridere rispose sempre calmo:
- Smettila di accusare tutti, non sei una vittima... non sono stato io a volere che tutto ciò accadesse. -
- Ah, sì?- Sfacciato e oltremodo provocante, le sue parole e i suoi occhi come rasoi affilati bruciavano quanto le sue fiamme. Rimasero a lungo a fissarsi negli occhi con aria di sfida, ma non scoppiò nulla, Kinkaid aveva imparato a controllarsi in sua presenza, probabilmente perchè si assaporava già il momento in cui avrebbe avuto la sua vendetta, avrebbe goduto di più.
Per la seconda volta preferì cambiare discorso... queste frasi a metà che celavano un accusa erano insopportabili ma era sempre meglio che accuse dirette e vere e proprie, lo fermò di proposito cambiando nuovamente argomento altrimenti Kinkaid non si sarebbe fermato lì. Non era saggio sfidarlo e lui non faceva mai nulla che non fosse saggio.
- Nella tua mente non leggo il motivo della tua visita... odi venire qua, cosa ti porta oggi? Altre informazioni da sapere o avvisi di morte per qualcuno?-
- All'avviso di morte non ci avevo pensato, ma sono sempre in tempo per farlo...ad ogni modo non è per quello che sono venuto qui. - Fece una pausa nella quale il suo volto si incupì momentaneamente, aveva ricordato il motivo e inizialmente senza rendersene conto un ombra inspiegabile solcò il suo volto per poi lasciare subito il posto ad un sorriso sbieco di esaltazione nascente, preoccupante. Solo un nome disse:
- Jago. -
Gabriel ebbe un sussulto. Ecco una delle cose capaci di farlo scomporre per un istante. Ogni volta che si nominava quel nome un brivido gelido gli correva lungo la schiena, una sensazione sgradevole, che gli faceva saggiare la paura perfino a lui, nemmeno Ethan il capo dei cacciatori gli faceva quell'effetto.
- L' hai già incontrato?-
- Come già? Che significa?-
- E' troppo presto per te per affrontarlo. Non dovevi già trovartelo di fronte. Quando è accaduto?-
- Non sei tu che fai le domande ora. Non ti interessa come e cosa e quando è successo, è successo e basta. E' un cacciatore che doma il ghiaccio, vero? Voglio sapere di più su di lui!- Il tono era diventato duro e alterato.
- Jago è il fratello del capo della stirpe dei cacciatori. Il capo si chiama Ethan, il fratello Jago. - Fece anche lui una pausa, era indeciso se dirgli tutto o no...ma forse avrebbe dovuto, almeno sapeva che aspettarsi da quell'essere. Un occhiata a Kinkaid e alla sua espressione gli fece decidere di dire solo una parte, l'indispensabile. - Jago è nato 1500 anni fa durante un eclissi ed è per questo che è stato maledetto, da quella notte deriva la sua maledizione, è proibito nascere nelle eclissi. Tutti lo ritengono un essere oscuro, un demone. E' estremamente pericoloso e potente, la sua forza è inimmaginabile. Il suo obiettivo ultimo non lo conosce nessuno, ma vista la sua natura si può immaginare. Vive con i cacciatori ma preferisce stare in mezzo agli umani. Come te anche lui ha la protezione di uno degli elementi, il ghiaccio, l'avversario mortale del fuoco. Devi stare attento. Non sei ancora pronto per affrontarlo, non devi combattere contro di lui, verresti travolto da lui e dalla sua aura negativa. -
Non gli aveva detto la parte più importante per capire a fondo quel personaggio misterioso dall'anima nera, ma non poteva dirglielo, Kinkaid non avrebbe mai capito e sarebbe tutto degenerato.
- Chi può dirlo?- Dicendolo si leccò le labbra. In risposta ebbe un sorriso molto esplicito, ancor più di esaltazione se possibile, ma principalmente di follia, la ragione per quell'istante aveva abbandonato completamente la mente del ragazzo, eccitazione, sadismo, provocazione.
" Sì. Dunque tutti affermano che mi sconfiggerebbe e che lui è più forte di me. Ci perderei! Molto bene. Meglio così! E' una cosa meravigliosa, meglio di quanto mi aspettassi. Perfetto. E' troppo bello, divertente. Sarà ineguagliabile il nostro scontro. Nostro e basta. Lo voglio. Lo voglio più di prima. Devo assolutamente averlo di fronte e combattere con lui. Devo sentirmi vivo ancora una volta, sono stato inattivo per troppo tempo, ho bisogno di vedere del sangue scorrere sulle mie mani, il suo sangue. Chissà che sapore meraviglioso, freddo o caldo come il mio? Voglio quell'essere maledetto che ha il potere di sconfiggermi. Finché non lo vedrò con i miei occhi non ci crederò mai, nessuno può convincermi. Più lui è forte più io sono imbattibile. Lo ucciderò con queste mie mani, con questo mio fuoco. Nessuno mi dirà che fare. Nessuno ha il mio capo, io lo sono e basta. Non c'è posto per i perdenti, ed io non lo sono, questo è il tempo dei vincenti, questo è il mio tempo. E' fantastica questa sensazione che mi scorre nelle vene, la reazione del mio fuoco a tutto ciò è questo. Mi fa girare la testa, mi piace troppo, sto troppo bene, è come una droga, una volta assaggiata non posso più farne a meno, ed io ne ho solo sentito parlare, devo ancora assaggiarlo interamente. E' interessante. E' esaltante. E' estasiante. Devo farlo mio. E se qualcuno mi ostacolerà lo ucciderò, nessuno deve provarci. "
"Folle, tu sei solo folle! Smettila di pensare queste cose! Ti credi così forte?" In risposta la voce alterata di Gabriel, aveva sentito l'intero discorso nella mente di Kinkaid e dopo tanto tempo sembrava aver perso un attimo il controllo, essersi adirato contro il ragazzo di fronte a lui che non sapeva quel che diceva. E la cosa era piuttosto strana, Gabriel sapeva sempre controllarsi, non perdeva mai la pazienza come ora... dietro c'era qualcosa, un motivo ben più profondo di quel che voleva sembrare.
" Sì, lo sono, te ne rendi conto solo ora?" Sfacciatamente continuava ad accogliere la pazzia che gli si affacciava nella mente, una pazzia non nel vero senso del termine, e per questo ancora più pericolosa di quella reale.
" Tu non lo sei realmente, ami interpretare questo ruolo perchè ti piace, ti fa sentire... vivo... come dici tu. Forte, il più forte. Ma non sei veramente folle, non hai idea di cosa sia veramente la pazzia, credimi! Tu lo fai ma puoi controllarti benissimo, sei tu che non vuoi farlo, lasci che il controllo svanisca subito, non ascolti e fai di testa tua per essere folle, ma ficcati bene in testa che non lo sei. Riprendi il possesso di te stesso. Non sai quel che dici. Non sai di cosa è capace Jago e di cosa può farti."
"Nessuno lo sa, nemmeno tu!"
"Io lo so invece, testone! Devi temerlo, non volerlo! Puoi venirne distrutto se non torni a ragionare!"
"Tu ancora non mi conosci, hai avuto solo un minuscolo assaggio della mia forza, il mio fuoco è infinito e continuerà a proteggermi eternamente."
" Non devi affidarti troppo al tuo fuoco, lui ha il ghiaccio che lo protegge!" Gabriel si fermò e fece un sospiro per riprendere la calma. Si era lasciato andare troppo, ma il fatto era che quello sciocco immaturo non aveva idea di cosa fosse realmente la follia. Lui giocava ad essere pazzo, desiderava esserlo, a volte riusciva pure ad arrivarci ma non sapeva che voleva dire impazzire, cadere nel baratro profondo e oscuro dell'oblio e disperazione per perdere completamente e irrimediabilmente la ragione. Kinkaid l'aveva provata tempo fa, ma solo assaggiata perchè la protezione del fuoco l'aveva salvato anche dalla dannazione della mente. Usando ancora i poteri del pensiero continuò a parlargli ma con tono gentile e pacato, calmo, come prima:
" Ragazzino, tu… non sei solo il miglior combattente del tuo gruppo, ma dell’intero nostro universo. Però, nonostante tutto, non potrai mai superare Jago. Tu sei semplicemente forte, ma non incuti timore. Lo Jago di oggi è in grado di trasmettere a chi lo affronta una paura terribile. È questa la sola differenza tra voi" Si questo poteva andare. Sperava di averlo convinto altrimenti per lui sarebbe stato senz'altro un suicidio.
"Jago incuterà terrore a tutti, a chiunque, ma ricorda, Gabriel, che io non sono tutti, io non sono chiunque...sarà pure impossibile trovare uno che non ne ha paura, ma di fronte a te ce l' hai, e questo 'uno' che sia folle o no realmente non ha importanza perchè sarà con la follia che lo sconfiggerò...tieni d'occhio questo folle diamante maledetto che continua contro tutti a splendere, sarà con la mia maledizione che lo sconfiggerò. Thomas e Oskar gridano vendetta e non mi interessa se non è stato lui ad ucciderli, pagherà come gli altri... nessuno scapperà dalla mia vendetta. Lo giuro sulla loro morte." Rispose Kinkaid calmatosi parzialmente, ma non completamente. Era uno sguardo deciso e pericoloso, penetrante, pieno di una ferocia sottile come un filo di cotone. I ricordi dolorosi a lui facevano questo effetto, non tristezza, non rimpianto, ma rabbia.
No, non l'avrebbe mai convinto, era inutile provare a parlarci e a farlo ragionare, non ci sarebbe mai riuscito, non voleva sentire. Gli faceva comodo la parte del folle incontrollato e avrebbe continuato così all'infinito. Nessuno l'avrebbe mai cambiato. Secondo sospiro di pazienza, non poteva più dirgli nulla, solo questo.
- Niente ti ferma veramente. Niente ti trattiene davvero. Perché la tua volontà é sempre sotto il tuo controllo. E questa è la verità. Anche se sembra l' incontrario .-
- Io vivo la vita in modo che, anche se dovessi perdere, starò sempre avanti a tutti! E' questo quello che so. - Alla fine c'era riuscito a calmarlo e a fargli tornare un barlume di ragione. L'importante era questo per Gabriel. L'uomo dai lunghi capelli d'oro tornato imperscrutabile e impassibile riprese la tazza di the posata sul tavolo poco prima e dimenticata a causa della discussione, mentre sorseggiava gli ultimi gocci del liquido guardava fuori dalla finestra, in una direzione ben precisa, una figura seduta ai piedi di un grande albero che guardava fisso davanti a sé con sguardo assente, era una donna dai lunghi capelli ricci e neri, molto bella vestita con un abito scuro comodo ed elegante, con le mani si teneva il ventre gonfio, costei era in cinta. Rimase come incantato a fissarla, era la stessa persona che osservava prima che Kinkaid arrivasse da lui, la stessa persona che scrutava ogni momento della sua lunga vita. Kinkaid se ne accorse e decidendo che era andato anche Gabriel nel suo mondo interiore fatto dei propri fantasmi, fece per andarsene, quando aveva la mano sulla maniglia della porta ancora una volta la voce del capo degli osservatori parlò nella sua mente.
" Kinkaid, ti conviene fare attenzione anche alla mezzo sangue."
Sussultando per le parole insolite rispose sempre mentalmente: " Mezzo sangue? Intendi Stephan? Perchè dovrei fare attenzione a quella checca?"
" Non lui, lui è mezzo umano ed è con te fin dalla nascita, i suoi poteri non sono forti, ma ancora sopiti dentro di lui, lui non rappresenta un pericolo o un motivo per fare attenzione."
" E di chi parli?"
" Della ragazza che hai incontrato recentemente, colei che occupa la maggior parte dei tuoi pensieri. La chiami Astrid. E' una mezzo sangue. Un’ ibrida. Un frutto del peccato. Metà cacciatrice e metà osservatrice. Stai attento, i suoi poteri potrebbero risvegliarsi da un momento all'altro ed essere pericolosa."
" E di chi era figlia?" Kinkaid non sapeva nulla della storia che gravava nel passato degli osservatori e cacciatori, non aveva mai voluto sapere nulla, come del resto non condividendo le regole le infrangeva tutte, non voleva nemmeno sapere nulla riguardo le due razze, non gli importava, e fu per questo che Gabriel anche questa volta gli disse solo una parte della verità.
" Di una osservatrice e un cacciatore. Sono stati esiliati molto tempo fa, non si sa dove siano e chi siano, forse sono morti. Chi lo sa."
" Balle. Tu avresti ucciso lei poiché peccatrice e sapresti dov'è lui. La verità è che non vuoi dirmi come andarono realmente le cose e il perchè lo ignoro, non mi interessa, se non vuoi dirmelo vivo lo stesso. Mi basta sapere che è un ibrida. Non credo affatto che possa diventare un pericolo per me, semmai sarà l'incontrario se continuerà a rompermi le palle! Torna a fissarti la tua bella, io me ne vado, tolgo il disturbo!"
Non disse altro, uscì sprofondando le mani nelle tasche del soprabito nero senza maniche lungo alla Matrix, nella testa ancora Jago e per una frazione di secondo all'immagine in penombra di Jago si sovrappose quella di Astrid, inspiegabilmente e odiosamente secondo i suoi gusti. Uscendo dal villaggio passò vicino alla donna che Gabriel fissava in continuazione, inspiegabilmente e misteriosamente. Una strana sensazione di risucchiamento, come un vortice senza fine gli attanagliò la mente mentre le si accostò brevemente, poi quando fu lontana da lei, di nuovo nulla. Probabilmente quella cosa sgradevole che aveva sentito era dovuto a lei, a ciò che aveva nella mente. Non la conosceva e non sapeva nemmeno come si chiamasse ma per un istante non poté fare a meno di domandarsi come facesse a vivere in uno stato del genere, per quel solo attimo che l'aveva provato anche lui si era sentito male come se la testa partisse per un altro mondo facendolo perdere nei confini oscuri del suo mondo interiore, come se per un attimo fosse impazzito realmente, nel vero senso del termine. Come poteva una donna, per di più in cinta, convivere con un dolore così terribile? Solo una parola aveva distinto in tutto quel dolore:
...peccato...’
Ma subito preferì non pensarci più, non era la sua storia quella, aveva abbastanza problemi per conto suo. Problemi meravigliosamente divertenti ed eccitanti a dire il vero!

" Anche oggi la scuola è finita. Che sollievo, sembrava durasse in eterno. Con tutti quegli sguardi che mi scrutavano pensando sicuramente male, come se fossi una malattia, un povero appestato da evitare...ma tutto sommato è meglio così, se mi facessero entrare nel gruppo di qualcuno sarebbe paggio, deleterio per me! Ecco la mia dolce e sicura casetta, calma e tranquillità, lontana da tutto e tutti. Grande villetta solitaria. Chissà se Kinkaid è a casa, oggi mia madre non dovrebbe lavorare, non vedo l'ora di rifugiarmi fra le sue braccia! Oh, ma che cavolo... chi è che mi ha rubato il posto? C'è qualcun'altro fra le braccia della mia mamma... chi sarà mai? Non riesco a vederlo bene. Ma cosa stanno facendo? Si... baciano, credo... si accarezzano, ma sono mezzi svestiti... prenderanno freddo, e se poi la mia mammina si ammala? Come fa a farsi toccare in quel modo da quel tipo che non capisco chi sia? Anche lì... cioè proprio lì... in quel posto proibito.... oddio, sono così rosso, come i capelli di Astrid! Sto sudando. E che rumori fanno con la voce? Gemiti. Ansiti. Ecco, ora inizio ad ansimare anche io, ma per il trauma, non capisco cosa facciano, non avevo mai visto una cosa del genere. Sembra che piaccia ad entrambi. Ma è strano, perchè prima lei dice 'No, basta, non ce la faccio ' poi invece cambia e fa 'Sì, non smettere, ti prego!' poi invece di nuovo 'Oh, mio Dio, sto morendo '... eh? Che ha detto? Sto morendo? No, mammina, non morire... Ma chi è che ti fa male? Sempre che sia vero? Il bel corpo della mia mamma non può essere profanato così, ora è contaminata dal peccato anche lei! Per fortuna che non è un osservatrice se no chissà che le avrebbero fatto. Che rumori. Come si muovono stranamente. Oh, Santo cielo. Ho paura. E se un giorno anche io devo fare così? E se mi uccide la mia mamma? Chi mi difende, dopo? Kinkaid non mi sembra adatto a farmi da mamma! Mamminaaaaaaaaa! Resistiiiii!!!!! Devi combattere! Se quel tipo si gira scopro chi è! Ha i capelli verdi. Simili a quelli del mio papà....e se è lui? No, si sono lasciati da un bel pezzo! A volte torna a trovarmi ma loro due litigano sempre, non può essere il mio papino osservatore, quello. Finalmente si è girano! NOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!! E' proprio lui! Papà, che stai facendo alla mamma? ODDIO, mi sento male, devo andarmene prima che mi scoprano!!!!! Se no poi iniziano a litigare di nuovo! Corro. L'unica cosa che posso fare è correre! Non so dove, lontano da questa scena shockante che mi ha terrorizzato!!!!"
SBAAAAAM!!!!!
"Ahi, che male... ma che posto è questo, contro chi ho sbattuto? Vedo solo un campo da basket! Ma chi è che mi tocca? E se vogliono farmi la stessa cosa che hanno fatto alla mia mamma?"
- AIUUUUTOOOOOOOOOOOOOO!!! MI VOGLIONO VIOLENTAREEEEEEEEEE!!!!!-

Esco dalla doccia per ultima, come sempre. Non che io abbia qualcosa da nascondere alle mie compagne di danza, è solo che non mi va di sentire i loro sguardi accusatori addosso. Anche perché poi si mettono a fare commenti stupidi sulla mia pelle, che è troppo pallida, e magari cominciano a dire: ‘Sei ingrassata parecchio Astrid, come farai a divenire un èlite adesso?’ Ma che cazzo ne so io, galline! Maledizione, io in un fottuto tutù non ci entro… e non perché sono GRASSA come dite voi, cretine, ma perché ho queste due cose… che ingombrano. Merda, con una quarta come diavolo faccio a divenire prima ballerina?! Beh, in effetti non me ne importa gran che… io non ho mai detto di volerlo divenire. E sinceramente me ne sto meglio con il mio petto grande e le mie curve (che Zefiro si ostina a definire un 90-60-90 ma non gli darò mai la conferma… anche se si avvicina molto…) che rassomigliante a una scopa. E non mi rompete i coglioni! Oddio… perfino i pensieri mi sto incasinando… ma so io di chi è la colpa! Ovviamente di quel maledetto rossino straccia cazzi…chi se no?! Lui e il suo amichetto allucinato. Senza di loro si che la mia vita sarebbe pressoché perfetta.
- ASTRID!!! AMORE!!! -
- AAAAAAH! – mi pareva di aver dimenticato qualcuno. Zefiro, il coltello della piaga – CHE DIAVOLO VUOI, IMBECILLE?!-
- Vederti! -
- Non puoi vedermi fuori dagli spogliatoi? -
- Ma dài, che pignola! Ti ho visto nuda un casino di volte da bambini! -
Non me lo ricordare… -
Che differenza può fare?! Non mi da la possibilità di ribattere e mi infila addosso lui stesso il maglione largo e mi allaccia gli anfibi rovinati mentre mi trascina di peso con lui. Perché… perché capitano tutte a me le disgrazie e i casi clinici?!
Mentre corriamo per la città, con lui che continua a tirarmi, come al solito viene salutato un po’ da tutti, da adulti a ragazzi con il solito calore. Zefiro è davvero amato da tutti. Beh, lui è perfetto. Almeno così dicono. Ammetto anche io che lui alla perfezione si avvicina pericolosamente, ma io gli riconosco parecchi difetti. Sarà che con il mio carattere è incompatibile. Ridacchio. In effetti chi è che è compatibile con il mio carattere? Non ne ho mai incontrato nessuno come me… e se lo incontrassi immagino lo detesterei all’inverosimile. Guardo di nuovo la schiena di Zefiro… quelle sue spalle larghe e la maglia firmata. Ha davvero un bel corpo, ma non glielo dirò mai, se lo dice abbastanza da solo. È un narcisista… anche se non lo da a vedere. Dicono che Zefiro non è in grado di commettere errori. Io smentisco tutto, anche lui sbaglia e se lo fa, lo fa in grande.
- Sei più andato a trovare Yelena? – dico. Lui rallenta un po’ il passo ma non smette di correre. Non si volta e mi dice solo no. Sta zitto per un attimo. – Vado la prossima settimana. Vieni? –, scuoto la testa. So che non mi può vedere, ma è abituato a sentirmi dire di no a quella domanda. Non lo so perché non la vado mai a trovare, forse perché neanche si ricorda di me e perché non mi è mai piaciuta, anche se una volta mi aveva perfino dato una mano. Diciamo che non mi importa gran che di lei. Guardo Zefiro correre davanti a me. Mi chiedo come si senta quando si parla di lei. Infondo da quel che ho capito sono andati a letto insieme. Non immaginavo Zefiro capace di far questo a Zack. Ma d'altronde non credevo neanche Zack capace di fare quello. Non ricordo molto di quel periodo, ho una pessima memoria. Ricordo solo che poche ore dopo l’accaduto Zefiro era venuto a casa mia ed è rimasto a dormire lì. Almeno io ho dormito, lui dubito. Non mi ha detto una parola, non ha versato una lacrima. Mi ha sorriso. Ed era un sorriso che tutt’ora non saprei come definire. Credo che sia stato anche l’unico sorriso che mi ha fatto che io saprei chiamare bello. Frena di colpo e mi ritrovo nel solito campetto. Finalmente si gira verso di me e mi guarda fisso negli occhi. è l’unico in grado di reggere il mio sguardo. Di guardare a lungo i miei strani occhi e dire che gli piacciono. Infondo Zefiro è unico sotto molti aspetti”

- Beh? Che ci siamo venuti a fare qui?! – disse Astrid, guardando l’amico dritto negli occhi con le mani sui fianchi.
L’altro sorrise come al suo solito – Devo allenarmi e non ho trovato nessuno che lo faccia con me. -
Sbuffò – E mi hai trascinata fin qui solo per questo?! -
Zefiro parve entusiasta – SI! -
- CREPA! –, la rossa fece due passi indietro e prese il pallone da basket nell’angolo e lo lanciò con forza al compare. Lo guardò con aria di sfida.
Sappi che io ho appena finito il mio di allenamento e sono un po’ stanca… quindi mi limiterò a guardarti se proprio insisti. Ma non chiedermi di giocare per due semplici motivi: non ho voglia e non ho mai capito lo scopo di questo gioco a parte che dei maschi in mutandoni devono rincorrere una palla in pelle di maiale. Chiaro?! -
Si passò un paio di volte la palla tra le mani e cominciò a palleggiare – Chiarissimo! E comunque lo scopo… -
- Non lo voglio sapere!-
Zefiro alzò le spalle ridacchiando. Riprese subito a palleggiare prima lentamente, dopo essersi tolto la maglia, e poi sempre con più foga. Con uno scatto corse verso il canestro e, poco prima di esserci sotto, saltò più in alto che le sue lunghe gambe gli permisero di fare. E schiacciò. Seduta in un angolo Astrid si accese una sigaretta e aspirò avidamente, mentre lo guardava giocare. Era davvero bravo, infatti era stato nominato MPV per il quarto anno consecutiva da quando era al liceo. Gli veniva naturale eccellere in ogni arte, sport compresi. Poi il basket ce l’aveva nel sangue. Gli aveva insegnato Zack, quando ancora era un mocciosetto rassomigliante a una bambina con occhioni grandi e lunghi capelli. Astrid ridacchiò ricordando che Zefiro da bambino aveva i boccoli. E così, mentre lei imparava a mettere un piede davanti all’altro con la sua istruttrice di danza, il piccolo Zefiro infilava palloni in un canestro neanche fosse la cosa più semplice della terra. Lo guardò a lungo mentre continuava ad allenarsi con un sorriso in viso, uno sguardo deciso ed attento. Era instancabile. Come lei d’altronde. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli umidi di sudore mentre si asciugava il viso con la maglietta. Ciuffi biondi gli cadevano ribelli sugli occhi grigi, che sapevano trasmettere sicurezza, forza ed intelligenza a chi li guardava a lungo, senza abbassare lo sguardo su pettorali ed addominali ben scolpiti da tante ore di allenamento. Ed erano davvero poche quelle che lo facevano. Una era stata Yelena. L’altra era lei. Aspirò ancora dalla sua sigaretta a basso pezzo e incrociò le gambe con fare distaccato mentre il biondo infilava ancora la sfera nel cerchio.
- Dovresti smettere, non ti fa bene – disse lui, dandole la schiena.
Lei buttò via un po’ di cenere – Se dovessi smettere vivrei un giorno in più e in quel giorno pioverebbe a dirotto. -
Una risata roca e divertita. – Bel modo di pensarla – Zefiro le rubò un tiro, prima di guardarla sorridendo. Le strizzò un occhio e di nuovo si voltò verso il canestro pronto per un tiro da tre, come tutti e due sapevano, sarebbe sicuramente andato a segno. Alzò le braccia ancora con il pallone tra le mani e fece un piccolo salto. Fu in quel momento che una sagoma scura gli cadde addosso, finendo lei a terra e Zefiro barcollò ancora un attimo prima di riprende l’equilibrio. Guardò la palla che centrava il cerchio in ferro e finiva fuori. Fece una smorfia disgustata mentre anche Astrid, con calma placida si avvicinava a quella figuretta a terra. Solo anche quando lui degnò il fagotto scuro della sua attenzione lo riconobbe come il piccolo Stephan. Abbozzò un sorriso dolce e si chinò sulle ginocchia, toccandogli piano una spalla.
- AIUTOOOOOO! MI VOGLIONO VIOLENTAREEEEE! -
L’acuto di Stephan aveva avuto come al solito l’effetto di devastare l’udito a tutto il vicinato e attentare alla vita di chi gli era accanto. “Ma che cazzo vuoi che ti violenti con quella voce ad ultrasuoni?!” pensò la rossa avvicinandosi con fare minaccioso al moccioso. Una mano di Zefiro la bloccò prima che potesse, questa volta permanete, ammazzarlo.
- Guarda, non per distruggere la tua autostima, ma tu non rientri nei miei canoni ‘da stupro ’… - disse il biondo.
Stephan alzò il suo visino e, tirando su con il naso rimase un attimo a contemplare il sorriso del compagno più grande che si trovava davanti prima di attaccarsi a una sua gamba e riattaccare a piangere rumorosamente – Ehi, ehi… datti una calmata… dài, qui davvero non c’è nessuno che ti vuole fare del male… - guardò un attimo Astrid, accendersi l’ennesima sigaretta – Te lo giuro… - disse dubbioso.
- Sì… sigh… lo so… sigh… ma… sob… la mia mamma… sniff… e il mio papà… sob… erano sul divano… sniff… si facevano male… sigh… e facevano strani gemiti… STRASIGH… e io ho avuto paura… STRASOB… sono scappato… STRASNIFF… e ho incontrato voi…MEGASIGH-ULTRASOB-GIGASNIFF!-
- CHE HA DETTO LA ZECCA?! – sbraitò Astrid, prosciugando quasi interamente l’intera sigaretta con un tiro. Zefiro per un attimo pensò che razza di polmoni si doveva ritrovare quella ragazza, poi riprese il suo solito sorrisetto – Ha trovato i suoi che scopavano sul divano, è uscito ed ora è qui con noi… -
- QUESTO L’AVEVO SENTITO!-
- Guarda che si dice “notato”… -
- NO, NO, IO L’ HO PROPRIO SENTITO! -
- Come vuoi… -
Stephan si strinse di più ai pantaloni di Zefiro, senza alzarsi da terra.
- Che c’è? – gli chiese gentilmente il biondo.
Indicò Astrid che con una vena sul collo che pulsava, la cicca in mano e fumo tutt’attorno
Paura… -
- A chi lo dici… -
- CHE AVETE DA DIRE VUOI DUE?! -
- Niente!!! – si affrettò a dire il più grande, rivolgendo poi di nuovo la sua attenzione al piccolo – Allora… dov’è il tuo amichetto “stronzo”? -
- Kinkaid? -
- Sì. -
Tirò su col naso e lentamente si rialzò da terra, senza però staccarsi da Zefiro
Non lo so… - ancora il suo sguardo si posò su Astrid – Voglio Kinkaid… sniff… KINKAID!!! -
- E DI NUOVO!!! -
- Buono… vedrai che arriva… - “oddio, io personalmente spero di no… ma magari Pollyanna lo zittisce così Astrid non fa la pelle anche a me!”
- KINKAID!!! -
- FALLO STARE ZITTO! NON LO SOPPORTO PIU’! -
- Ma che ne so io di come si fa!-
- PROVA A DARGLI UNA GRATTATINA! UN BISCOTTO!-
- MA NON E’ UN CANE!-
- KINKAIIID!-
Un lungo cappotto scuro svolazzava danti a loro e il suo proprietario aveva un irritantissimo sorrisetto stronzo, anche se probabilmente anche lui era un po’ assordato:
Ehilà… - disse, ridacchiando in modo provocatorio. Subito però si trovò la gola artigliata dalle mani di una Astrid affamata di sangue… o giù di lì.
- MA CHE “EHILA’”, COGLIONE! DOVE CAZZO SEI STATO! FAI STARE ZITTA LA PIATTOLA O DO FUOCO A CASA TUA, LA SUA E ANCHE QUELLA DI ZEFIRO!-
- Ma che c’entro io… - si sedette sul suo pallone, sconcertato, lasciando il moccioso ad urlare, la rossa ad urlare e Pollyanna a lanciare sguardi assassini – Ma perché non me ne sto mai a casa mia… -

Dopo i soliti sguardi assassini di rito, Kinkaid decise che effettivamente Stephan dava fastidio con i suoi gridi e pianti isterici, e che quindi era arrivato il momento di farlo zittire, le due pulci erano stati puniti abbastanza... anche se lui sarebbe stato ben più cattivo in realtà...ma le sue orecchie gridavano vendetta... per cui detto fatto, spingendo via con una gomitata Astrid che cercava di strozzarlo, si diresse verso l'amico in crisi e sovrastandolo in tutta la sua altezza gli disse in tono basso e penetrante, senza urlare ne nulla, minaccioso, un tono che non ammetteva repliche:
- Zitto!-
Come in un ferma immagine Stephan si fermò boccheggiando con bocca spalancata e grossi lacrimoni che continuavano silenziosi a scendere lungo le guance, gli occhi sembravano due fanali di una limousine, il petto si alzava e abbassava alla ricerca di aria in mezzo ai trecento singhiozzi al centesimo di secondo che sfornava. Gli altri due non poterono fare a meno di fermarsi a loro volta come era accaduto al mocciosetto e squadrandolo da capo a piedi si dissero che erano sempre più convinti che Kinkaid avesse dei poteri ultra... come avesse fatto a fermare quella macchinetta urlante con un solo zitto era un mistero, l'unica spiegazione erano poteri stellari alla Sailor Moon!!!!
- Che cazzo c' hai da frignare!-
Cominciando a fare come i bambini appena smettono o iniziano a piangere, il ragazzo di fronte cominciò a parlare, o qualcosa che ci somigliava lontanamente:
-Mamy... sniff... papy... sniff... divano... sniff... male... sniff–sniff-sniff... strani versi... sniff... paura... aiutoooo!-
- Se ricominci a piangere t'ammazzo!- disse a denti stretti Astrid affondando le unghie nei palmi delle mani per non affondarli nel suo collo.
- Tua madre e tuo padre scopavano e tu li hai beccati?-
- Sì, ma loro sono separati... non dovevano... e poi non stavano scopando, mica facevano le pulizie, si stavano proprio facendo maleeee ... sniff... sniff... sig... -, e via di nuovo il coretto delizioso di prima seguito da un ringhio di Astrid e uno sbuffo del biondo seduto ancora sulla palla. In tutta risposta Kinkaid da bravo stronzo e dannato qual'era, senza mai smentirsi, invece di farlo stare zitto di nuovo gli scoppiò a ridere in faccia, una grassa risata sguaiata, da signore delle tenebre odioso più che mai. Seri e preoccupanti istinti omicidi si insinuarono nella rossa tanto che Zefiro prevedendolo dovette tenerla ferma e buona, impresa non da poco.
- CHE CAZZO RIDI IMBECILLE!!!!- Ma non venne calcolata sul momento, anzi la risata si fece più forte per sovrastare i pianti di Stephan che ormai non fermava più nessuno. Per Astrid era una cosa inaccettabile questa, come lo era anche quel coso da eliminare dalla faccia dell'universo.
- Ehi, Pollyanna ci dai un taglio? Quell'altro si sta sciogliendo in lacrime e tu godi in modo indecente... stai per avere un orgasmo?- Questa volta nemmeno Zefiro ce la faceva più.
- Ti pare che con un orgasmo riderebbe in quel modo odioso?- ribatté ferocemente Astrid sulla via della distruzione totale del cosmo. Ad un tratto come aveva iniziato, Kinkaid smise e con lui anche il piccoletto si bloccò come per magia imitato da tutti gli altri che iniziavano a sclerare di brutto.
- Avete finito di fare gli stupidi?-
Blu, verde, viola, fuxia, bordeaux... Kinkaid si trovò a sorprendersi divertito di quanti colori era capace la streghetta di assumere in due millesimi soltanto.
"3... 2... 1... " Zefiro contava mentalmente i secondi mancanti allo scoppio.
- MA IO TI DISTRUGGO, INSIGNIFICANTE ESSERE DAL CERVELLO FANTASMA! CHI TI CREDI DI ESSERE, BRUTTO AMMASSO DI RICCI E MUSCOLI?!-
- Ma lo sai che sei così acida che se ti lecco vado fuori?-
La risposta dell'ammasso di ricci e muscoli in questione fece arrabbiare così tanto Astrid che a Zefiro non rimase che prendere in mano la situazione, mollando la ragazza che emanava preoccupanti onde oscure dal corpo, si piazzò con le mani sui fianchi davanti alla fonte di tanto casino e disse con aria da so-tutto-io:
- Se sei intelligente sappi che lo nascondi molto bene!-
- Tua madre aveva forse mal di culo quando ti ha concepito? Sai com'è, visti i risultati!-
- E la tua ti ha partorito in un attacco di vomito, solo così si spiega il tuo aspetto!-
- Sai una cosa? Sono le piccole cose che mi danno fastidio di una persona, il cervello ad esempio. -
- Allora ti dai fastidio da solo... poverino... -
- Beh, sono in buona compagnia in questo caso!-
- Ti darò una perla di saggezza: é meglio tenere la bocca chiusa e passare per scemo piuttosto che aprirla e togliere ogni dubbio!-
- Bella questa, dovresti metterla in atto più spesso anche tu, sai?-
- Senti escremento insetticida, fai un bene all'umanità e liberaci della tua stupidità eliminandoti!-. Anche Astrid era intervenuta questa volta!
- Spiegami una cosa, come ci si sente ad essere infilati su per il culo? Non ho mai capito il significato di voi cateteri!-
- Dovresti saperlo bene invece, è la stessa sensazione di quando ti infili nel suo di culo .- disse la rossa indicando Stephan che guardava e uno e l'altro e l'altro ancora a bocca aperta capendo la metà di quel che si urlavano!
- Ehi, zanzare, smettetela di ronzare... mi date fastidio!-
- Ehi, coglione, smettila di esistere che dai fastidio a me!!!- . Sempre la gentilissima Astrid.
- Tesoro ti svelo un segreto: sai come è avvenuta la creazione? Al principio, Dio creò il mondo e si riposò. Poi Dio creò l'Uomo e si riposò. Poi Dio creò la Donna. Da allora, né Dio né l'Uomo si sono più riposati! Questo è ciò che è accaduto anche a te!-
- Tu, gargarismo umano, te ne stai lì come un filetto al pepe verde e credi di potermi insultare così?-
- Ma io non insulto, espongo i fatti come stanno realmente! Tutto qui, hai anche la coda di paglia adesso?-
- E te che cazzo stai guardando dietro di me?- Sbraitò Astrid a Stephan che ascoltando attento si era chinato dietro di lei per controllare chissà che cosa!
- Ma Kin, non ha mica code lei, cosa dici!!! Di paglia poi!!!!- Quest'uscita del tutto sincera lasciò tutti e tre a bocca aperta impietriti... il fatto era che non si poteva nemmeno dire 'ma ci sei o ci fai?' che lui ci era proprio, non è che lo faceva apposta!!!
- Mummia inesistente... ma lo attivi il cervellino ogni tanto?-
- Ma perchè sei così cattiva, Astrid? Cosa ti ho fatto? -
- Appunto, Gastrid, cosa ti ha fatto il marmocchietto?- ribatté ironicamente Kinkaid calcando sul nome sbagliato di proposito.
- COSAAAA?!?! TU MI HAI CHIAMATO... COMEEEE?????- . Ecco che stava di nuovo degenerando, non era certo difficile immaginare quanto fastidio le desse avere il nome storpiato, Astrid non sapeva chi uccidere per primo, la checca che si appiccicava al braccio di Kinkaid oppure colui che non gli era più cara la vita? Che scelta difficile! Scelta che a dire il vero divenne chiara quando il ragazzo dai capelli ricci si mise a ridere per la seconda volta sguaiatamente, da solito stronzo insomma!
Zefiro si premette le mani sulle tempie, nemmeno lui ce la faceva più, finchè si trattava di appellativi da tirare fuori per insultarlo civilmente andava tutto ok, ma quando iniziavano le risate e conseguenti urla isteriche non li sopportava assolutamente, così decidendo di lasciarli sbranarsi in pace fece per prendere la palla e la maglietta e andarsene, quando qualcosa artigliò il suo braccio:
- Dove diavolo credi di andare, traditore!-
- Senti Astrid, o ci date un taglio o ci date un taglio, non ne posso più!- Zefiro esasperato diede l'ultimatum.
- Dillo a questo bambolo parlante!- La risata come per incanto si interruppe e serio in volto, il destinatario di tanto odio da parte della rossa disse:
- Va bene, ora mi sono stufato pure io di giocare con voi mocciosi! Ste, devo parlarti!-
Il silenzio calò... qua c'era qualcosa sotto, di strano, estremamente strano... Kinkaid che voleva parlare a Stephan seriamente? Astrid che stava a sua volta zitta? Per qualche oscuro motivo, stava forse per accadere la fine del mondo?
Semplicemente Astrid stava zitta perchè Kinkaid aveva osato chiamarla mocciosa e aveva anche insinuato che stava giocando con loro! Altro che giocare, lei era seriamente intenzionata a distruggerlo con le sue dolci mani!
- Dimmi, che c'è?- Prima che lei potesse avere una qualsiasi reazione da angelo distruttore Stephan convinto che fosse tutto finito si interessò a ciò che doveva dirgli, chiudendo effettivamente la litigata.
Ignorando completamente tutti gli altri Kinkaid iniziò a parlare facendo un incredibile riassunto di tutto ciò che si erano detti con Gabriel, Astrid e Zefiro nemmeno li considerava e a loro volta rimanevano parecchio indecisi se chiamare la Neuro oppure lasciar dilagare incontrastata la pazzia ancora una volta.
- Quell'essere inutile di Gabriel ha detto che Jago, quello dell'altra sera, è un cacciatore, il fratello del gran capo, quel rincoglionito di come-cazzo-si-chiama-non-mi-ricordo-mica! A quanto pare è un maledetto che viene protetto dal ghiaccio. È nato in un eclissi. Gran tipo tenebroso ed oscuro, nessuno sa nulla di lui, ma è piuttosto vecchiotto, 1500 anni circa, si tiene bene! Un simpaticone che preferisce stare fra questi inutili umani e che aspetta me per venire distrutto .-
Stephan che aveva ascoltato attentamente già cominciava a tremare di paura e con voce instabile disse:
- Da come ne parli tu sembra facile, una sciocchezza!-
- Ma lo è!- Semplicemente sincero con il suo solito sorrisetto sadico in volto. Lo esaltavano troppo queste cose, non c'era nulla da fare. La forza per lui era come il fuoco. Meraviglia irresistibile. Non gli interessava sapere altro, avere un'idea dalla potenza di quell'essere gli bastava per desiderarlo per combatterlo e ucciderlo, per provare che lui era il più forte, per sentirsi vivo e se stesso, per sentire il fuoco amarlo e ringraziarlo.
- Che cazzo stanno dicendo ‘sti due qua?- disse diretta Astrid rivolta a Zefiro
- E cosa vuoi che ne sappia io?- Le rispose il biondo, poi aggiunse con un sorrisetto: - Ma conoscendo i due non mi stupirei se fossero i loro cugini alieni!-
Stephan a quella frase sgranò gli occhi sentendo un grumo contorcersi dentro... un alieno? Lui era un alieno per lui? Terribilmente insopportabile il pensiero che proprio LUI, Zefiro pensasse una cosa del genere di loro.
- Alieni? Noi?- La voce nuovamente tremante, cioè più di prima se possibile, le lacrime erano sull'orlo di uscire. Ferito si sentiva ogni volta che qualcuno lo considerava diverso fino a quel punto, Kinkaid se ne fregava e si divertiva terribilmente in questi casi, ma lui non ci riusciva.
- E no, eh? Non ricominciare, sai?- Minaccia di Astrid, l'ennesima di quella giornata e in poche ore.
Il piccoletto fissando i suoi occhioni verdi in quelli dai due colori di lei fu preso dal panico e inconsciamente si chiese chi cavolo fosse in realtà... non poteva esistere un essere così terribile! Kinkaid percepì chiaramente questo pensiero e si ricordò delle parole di Gabriel... non gli interessava nulla di lei e alzando le spalle decise che più tardi glielo avrebbe detto, ma quando fossero stati soli, ora sapeva che lei percepiva i loro pensieri e voleva averci il meno possibile a che fare con lei, con quella strega.
Solo quella sera i due ragazzi avrebbero parlato di lei riflettendo grazie a Stephan giungendo alla conclusione che non dovevano preoccuparsi di lei e che i suoi poteri e ricordi erano assopiti completamente o parzialmente. Stephan, nonostante avesse una paura smisurata di lei, sapeva che non era cattiva e desiderava diventare amico suo e di Zefiro, quel simpaticone che Kinkaid non poteva vedere... ma del resto Kinkaid non poteva vedere nessuno, se si andava dietro a lui sarebbero rimasti esiliati!
- Beh, io vado, tu fa quel che vuoi!- Kinkaid aveva decretato la fine del discorso e della sua visitina e senza dire null'altro girò sui tacchi e se ne andò lasciando l'amico a guardarlo indeciso se tornare a casa con lui oppure se stare ancora con loro due... e se a casa c'erano ancora i suoi genitori? Grattandosi il capo scompigliandosi ulteriormente i capelli rimase imbambolato a fissare prima la schiena di Kinkaid poi i volti perplessi di Astrid e Zefiro. A decidere per lui fu la domanda che arrivò schietta ma diplomatica del biondo in piedi davanti a lui:
- Chi siete?-
Forse diplomatica non era il termine giusto, schietta si!
A sentir ciò il ragazzino sussultò, immaginava non sarebbero bastati i nomi. Era arrivato il momento di spiegargli due cosette, almeno quello che riguardava loro due. Come dirlo? Lui non aveva mai avuto problemi ad usare le parole, gli piaceva parlare ma questa volta non era facile. Decise di non pensare, come faceva Kinkaid, e aprì la bocca sorridendo dolcemente come suo solito:
- Kinkaid fa parte di una stirpe, un'altra razza non umana. Si chiamano Osservatori. Non hanno nulla a che fare con nessuno specialmente con gli uomini. Hanno dei poteri che comunque variano a seconda della forza della persona. Generalmente possono scomparire e leggere nel pensiero. Poi c'è chi può ergere barriere, correre alla velocità della luce tanto che sembra che si teletrasportino, poi il capo può anche trapassare lo spazio con la mente per arrivare a sapere ogni cosa del presente che accade in qualunque luogo. E altre piccole cose del genere, comunque possiedono solo poteri difensivi, nessuno di attacco. Beh, è lunga da spiegare la stirpe degli osservatori, si identificano per gli occhi di corvo, la pelle abbronzata e i vestiti neri. Kinkaid però ha un altro... come chiamarlo... potere... riceve la protezione del fuoco, lo può padroneggiare come crede... grazie a questo e al suo carattere è il più forte di tutti e lui lo sa, ma è anche il più pericoloso e temuto, emarginato... abita a casa mia perchè odia tutto e tutti, specialmente la sua razza. Anche su di lui potrei parlare ore, ma non è il momento. - Si interruppe, gli altri lo ascoltavano attenti... gli avrebbero creduto? Forse si, loro due erano diversi dall'altra gente, forse... anzi, sentiva che di loro poteva fidarsi ciecamente e nonostante la paura folle verso Astrid sarebbero diventati amici. Continuò: - Io invece sono un mezzo sangue, umano e Osservatore. Riesco con fatica a comunicare col pensiero con Kin e a parlarci mentalmente ma solo con lui, e con enorme fatica a sparire. Ma non li uso mai questi poteri, non ne sono molto capace e per nulla bravo. Mia peculiarità è l’empatia, sono fortemente empatico…a volte è bello ma altre è terribile…non so ancora gestirlo bene. Non ho le caratteristiche tipiche della razza ed è meglio così. Sono piuttosto normale. Sono amico da sempre di Kin e sono l'unico con cui sta anche se brontola e mi sgrida. - Sospirò poi riprese con il timore negli occhi: - c'è anche un altra stirpe, la razza dei Cacciatori, esseri cattivi nati col solo scopo di distruggere gli Osservatori e basta. Hanno poteri di attacco e combattono fisicamente, ma possono anche mutare il loro aspetto, anche in animali, e prevedere il futuro. Anche per loro i poteri variano a seconda della forza dell'individuo. Si distinguono per gli occhi azzurrissimi e la pelle chiara. Entrambe le stirpi sono immortali. - Si interruppe ancora riflettendo se parlargli di Jago e dirgli ciò che gli aveva appena detto Kinkaid oppure no. Decidendo che non era ancora il momento terminò così: - E questo è più o meno tutto!- terminò ridipingendosi un amabile sorriso sulle labbra, un sorriso infantile ma con un fondo di...tristezza forse? Non sapeva perchè ma il solo pensare elle due razze e specialmente al nuovo nemico Jago gli metteva non paura ma un infinita tristezza...era proprio strano ciò che riuscivano a trasmettergli.

- Astrid, era ora che tornassi! Fammi un po’ di pasta che poi vado al lavoro!-
La voce mi arriva annoiata dalla cucina, dove subito entro dopo essermi chiusa la porta del piccolo bilocale alle spalle ed essermi tolta gli anfibi averli lanciati da qualche parte nell’ ignoto… o qualcosa di simile nell’armadio. Robert se ne sta stravaccato con i piedi sul tavolo a sfogliare svogliatamente il giornale di oggi. Di sicuro, se lo conosco bene, e lo conosco così bene che mi viene la nausea, si bloccherà sulla pagina dei morti e comincerà a commentare quale angolo sarà dedicato a lui quando, mentre lavora, gli cadrà un pilastro, e infatti fa il muratore, in testa. Gli butto giù i piedi dal tavolo con una manata, dopo aver confermato la mia ipotesi ed avergli mugugnato un distratto ‘ciao’. Sento i suoi occhi sulla mia schiena mentre comincio a spadellare solo per lui. Non faccio neanche caso a quando, appunto, comincia a parlare della sua morte tra un sorso di vino e un altro. Zefiro dice che dovrei avercela con Robert perché mi tratta come una schiava e, oltre a studiare mi manda anche a lavorare. Ma io non la penso così, perché dopotutto lui mi ha accettato a casa sua e tirata su anche dopo la morte di Juliet, che, oddio, mi ha allevata come un maschio. E, soprattutto non mi guarda come se fossi uno scherzo della natura. Ha uno sguardo comprensivo nei miei confronti anche quando è ubriaco, cioè circa nove ore al giorno. Infondo non mi importa nulla. So che anche ai suoi occhi sono strana, ma almeno lui non me lo fa pesare. Diamine, chi è che ha occhi come i miei al mondo?! Nessuno! O forse… qualcuno c’è. Quel maledetto isterico-petulante-stracciacazzi-immaturo ha occhi come il mio destro. Cos’è che ha detto di lui il moccioso-lacrima-facile? Un osservatore… o qualcosa del genere. Non che io abbia capito gran che. Anche perché il ragazzino si esprime come Robert da sbronzo. Ah, a proposito di lui. Gli metto il piatto con pasta sul tavolo, togliendogli di nuovo i piedi da sopra. Mi lancia uno sguardo cattivo e io gli faccio il dito medio uscendo dalla cucina. Apro la porta della mia piccola camera. Mi guardo attorno. Un buco nero di casino. Non si riconosco neanche più le pareti sotto la valanga di poster, men che meno il pavimento sotto tutti i vestiti. La scrivania è un insieme di libri e cartacce e il letto un cumulo di coperte spiegazzate. Tsk, che, mi avete preso per Zefiro?! Io non ho mica la donna della pulizie! Mi volto un secondo verso lo specchio. Mi sposto alcune ciocche di rossi capelli dal volto e provo a sorridere. Subito faccio una smorfia. Disgustoso! Comunque… a me i miei occhi piacciono davvero. Anche a Zefiro piacciono… ma lui non si conta. A lui piace tutto. Guardo quello sinistro. Quell’altro ragazzo… quello con i capelli neri… quello che ho incontrato nel bosco. Lui aveva occhi come il mio sinistro. Per me è stato uno shock vedere sia lui che Kin-come-si-chiama. Non avevo mai visto nessuno simile a me fino ad ora. E la cosa in un certo senso mi ha fatto piacere. Non mi ha fatto sentire più sola. Ripenso alle parole di Stephan. Osservatori… cacciatori… che io in qualche modo sia collegata a queste due razze? No… sarebbe impossibile. Eppure… io ho sempre saputo di essere diversa. Perché mi capita di leggere nella mente della gente. Perché la mia agilità, la mia forza non è normale. Perché talvolta mi guardo allo specchio e desidero essere un'altra persona… e in quel momento la mia pelle cambia lineamenti… i miei capelli mutano così come i miei strani occhi. Dura solo pochi secondi fin quando sento di nuovo in me il desiderio di essere me stessa. È una sensazione orribile… vedere il proprio corpo mutare così radicalmente. Magari però è solo una mia impressione… magari non è mai successo nulla del genere. Però… è strano. Davvero. Strano. Quello che mi ha narrato Stephan mi ha suscitato malinconia… e qualche dejavù. Che cosa significa tutto questo?!”
- Passa qui, Zefiro… sono libero!
Fisso il numero 56 fissarmi attento davanti a me con le braccia allargate e le ginocchia piegate, pronto allo scatto. Sorrido, sotto il casco, e guardo a sinistra. Lui anche lui si volta e colgo quel suo attimo di distrazione e passo veloce a Jack a destra, prima di venir assalito. Scatto in vanti più veloce che posso schivando un po’ di gente. Guardo Tod che mi fa segno di correre ancora e lo faccio. Mi giro e faccio in tempo a prendere il pallone con entrambe le mani, correre e schivare altri avversari prima di essere circondato. Ma non mi fermo, continuo a ridacchiare e mando a gambe all’aria due davanti a me. E… ecco voi l’ home round della vittoria! Scaglio il pallone con forza per terra e salto urlando e vendendo assalito dai miei compagni. Lo speaker annuncia la nostra vincita e fa il mio nome almeno una ventina di volte, ma non lo sento. L’unica cosa che sento sono i miei compagni addosso, Tod che urla che me lo vorrebbe mettere dentro e il mister che dice che sono una merda con talento. Se l’allenatore non mette la parola merda nei suoi discorsi non è lui. Seduto sulle spalle di Jack con i miei compagni che continuano a darmi pacche sulle spalle, passiamo davanti alle ragazze pon-pon che ballano sorridenti e, togliendomi il casco nero e scompigliandomi i capelli che umidi di sudore mi si erano incollati alla fronte, sorrido malizioso a Dafne che ricambia prima di ruotare su se stessa e urlare ‘DATEMI UNA Z…’ eccetera. Mentre scendo da Jack e schivo una manata che potrebbe uccidermi di Tod ma ne ricevo una dal mister.
- Merda, ragazzo, ho vinto per la puttana! Sai questo che significa, cazzo? Che voi branco di merde siete i migliori, che cazzo! Merda, quanto sono felice, brutto stronzo! –
Quante imprecazioni in queste brevi frasi? E pensare che sarebbe un professore. Mah… sono troppo di buon umore per farmi simili problemi, tanto si sa che gli insegnati sono degli incompetenti. Guardo verso le tribune e cerco qualcuno della mia famiglia. Ovviamente nessuno. L’unico che veniva sempre era Zack, se non aveva le sue di partite. Sveva mi ha detto migliaia di volte che vuole che la porti a vedermi… ma lei non può adesso e, immagino non potrà mai.
Una nuca rossa fuoco.
E lì trovo lei. In disparte come al suo solito, seduta da sola in ultima gradinata, non segue neanche la partita, ascolta il suo walkman e ha i suoi bellissimi occhi bassi. Chiusa in quei suoi abiti scuri e larghi con anfibi usurati ai piedi mi pare quasi un maschio. Ma… Dio… è bellissima. Se solo si rendesse conto di esserlo… se solo capisse di non essere come tutte le altre, ma migliore… forse davvero riuscirebbe a volare. Se solo cominciasse ad amarmi. Rido perché è solo un sogno da bambino viziato. Lei è il mio sogno.
Eppure oggi guardandola negli occhi ho provato per la prima volta fastidio. Lui… dannazione lui. Il corvaccio… è sempre nei suoi pensieri, lo sento e questo no, non lo posso tollerare. Lui mi da fastidio ed è la prima persona che credo io riesca ad odiare in questo modo. Cos’è che ha detto Stephan? Un osservatore… ha aggiunto altro ma ho smesso di seguirlo e mi sono imbambolato a guardare Astrid che lo ascoltava interessata e concentrata. No, non mi sono ingelosito del piccolo perché so che le sue parole non coinvolgevano Astrid quanto la coinvolge Kinkaid. E non lo sopporto.
- Ah… Zefiro… ti amo… non smettere… –
Sento l’acqua che mi scorre tra i capelli e non ci sono più schiamazzi nel bagno vuoto e neanche negli spogliatoi. Sono andati tutti a festeggiare, solo io mi sono ancora intrattenuto a fare quello che più mi piace. Scorro ancora le mani su questo bel corpo da puttana e non faccio molto caso alle sue di mani a graffiare la mia schiena, mentre sotto la doccia lei sta schiacciata contro il muro e io le entro dentro. Stephan ha detto che gli osservatori hanno occhi di corvo e i cacciatori occhi quasi bianchi. Come quelli di Astrid. Che lei sia coinvolta? Questo spiegherebbe moltissime cose… ma non so se crederci. Io credo solo a ciò che si può provare. Ridacchio. Degno di un matematico.
Dafne urla e mi stringe di più a sé. Mi sussurra ancora parole dolci mente io mi allontano un po’ da lei e mi sciacquo. Sento ancora le sue mani che mi supplicano ancora e i suoi occhi sul mio corpo, avidi.
E c’è un unica cosa che mi sta passando per la testa mentre ricomincio a baciarla sui seni grandi.
Astrid mi sta aspettando fuori”