Lose Yourself

CAPITOLO VI

SPINGIMI LONTANO

/Vuoi essere il mio qualcuno?/

"Finché il mondo non verrà giù.
Finché le mie gambe non cederanno sotto di me non cadrò, starò in piedi.
Nessuno potrebbe battermi.

E mi piace pensare che io sia un uomo libero che mi costruisco il mio cazzo di destino pieno di errori e sbagli, ma che sia io a deciderlo. Nessuno può manovrarmi. Nemmeno se lassù esisterebbe qualcuno. E quello che ora ho in corpo è forza. La mia forza maledetta e infinita non mi lascerà mai, la mia vita si, ma la mia forza e il mio fuoco no.
Vieni mondo, ti sfido, ho una cosa da dimostrarti.
Sono un uomo libero nato per vincere e non per vivere!
E il modo per dimostrarlo è esattamente questo: combattere contro tutti e nessuno, non importa contro chi, basta non fermarsi mai dall'abbattere ostacoli che si interpongono fra me e la mia vendetta!"
Gesti secchi e decisi fendevano l'aria senza mai fermarsi, come se non respirasse, i muscoli del braccio in tensione totale sembravano esplodere se avesse continuato così, ma a Kinkaid non gliene sarebbe importato nulla, ogni volta che si allenava, ovunque fosse, pensava solo a quello, a sfidare il mondo, a compiere la sua vendetta, come non importava, bastava volerlo ed esserne convinti, un giorno quando tutto sarebbe stato troppo sarebbe andato nel bosco e l'avrebbe arso al suolo dando inizio all'apocalittica vendetta che aveva giurato per suo fratello. Ai suoi colpi solitari lui credeva, ma ci credeva così tanto che anche se in realtà non aveva nessuno davanti, quando tirava quei pugni letali contro l'aria sembrava che questa sanguinasse. Le sue energie erano inesauribili, il fuoco prendeva facilmente il posto del sangue dentro il suo corpo, tanto che questo prendeva a colorarsi delle tanto amate fiamme, come se un aura demoniaca lo abbracciasse, si intrecciasse con la sua pelle nuda fino a metà vita, giocasse col suo corpo interamente proteso nello sconfiggere il vento innanzi a lui. Negli occhi dorati di corvo apparivano sempre mille minuscole pagliuzze infuocate pur esse. E un solo sguardo con quegli occhi poteva scottarti senza che nemmeno ti toccasse.
Improvvisamente la porta del cancello del giardino enorme e spazioso si aprì rivelando tre figure a lui molto conosciute, per sua disgrazia. Erano Stephan, Astrid e Zefiro... anche se a lui sul momento proprio non gli venivano in mente i nomi. Ma che diavolo ci facevano lì quegli altri due? Ste ci abitava e poteva anche accettare che tornasse a casa sua, ma quei due tipi da trucidare e basta?
Kinkaid si fermò dall'allenarsi come un forsennato, o un meraviglioso essere che mostrava il suo bellissimo corpo in tutto il suo splendore, e li guardò uno ad uno incenerendoli, rimanendo fermo immobile infine parlò con voce bassa e penetrante:
- Volete forse morire?- Silenzio, attese che la frase facesse il suo effetto poi proseguì con un nuovo ghigno minaccioso: - Forse che la vita non vi è più cara e avete deciso di suicidarvi insieme? Buonissima idea, cavoli, non avrei mai immaginato di trovarmi d'accordo con voi su qualcosa! Ma sarò buono sta volta... lascerò decidere a voi il modo che preferite per morire! Ma mi raccomando, i più dolorosi che esistano, se no che divertimento c'è nel trapassare?-
In risposta un semplice dito medio da parte di Astrid che senza guardarlo attentamente lo ignorò per dedicarsi allo strozzamento del piccoletto sbraitando istericamente:
- CHE CAZZO VUOL DIRE QUEL SORCIO MARCIO IMPUTRIDITO QUA DAVANTI A ME? DOVE DIAVOLO E' LA SORPRESA SENSAZIONALE, E PIU' INCREDIBILE DI TUTTI I TEMPI, nonché MAGNIFICO REGALO PER NOI? GUARDA CHE SE NON PARLI, TI DISTRUGGO CON UNA PESTATA DI PIEDE, PULCE!-
Zefiro cercò di intromettersi in quella furia già esplosa e partita in quinta:
- Ehm... Astrid... credo che la sorpresa di cui parlava e che dovevamo assolutamente vedere era proprio lui! Non che mi vada a genio questa trovata, ma invece di uccidere il piccoletto perchè non uccidi direttamente Pollyanna così fai un favore all'umanità, cioè a me?-
- E tu perchè non ti auto-distruggi invece di dire cose tanto ovvie? FIN QUA CI ERO ARRVATA ANCH'IO, SAI? NON SONO COSI' IMBECILLE!-
- Ah, sì?- Questa voce era della così chiamata sorpresa tanto 'amata' da tutti che assisteva alla scenetta divertito con il suo solito sorrisetto stronzo, così chiamato da Astrid. Questo suscitò un’ulteriore occhiata laser della rossa in direzione del rosso che se avesse potuto uccidere le sue ceneri sarebbero già disperse nell'aria da un pezzo!
- E tu, vaffanculo! Io me ne torno via!!-
- GNOOOOOOOOOO!!!! Aspetta, ti prego! Dobbiamo fare una riunione! Se non dicevo della sorpresa non sareste venuti!-
Stephan si era attaccato alla gamba di Astrid che cercava di andarsene invano. A queste parole intervenne Kinkaid che doveva pur far sapere quanto era dolce e gentile:
- Vi siete fatti abbindolare dalla promessa di una sorpresa? Pff… Ahahahahah!!!-
Risata sguaiata da signore delle tenebre!
Irritazione! Molta irritazione!
- Oltre alla sorpresa aveva aggiunto che era una questione di vita e di morte!-
- Si dice “Di vita O di morte “!- Zefiro cercava come sempre di correggerla anche se lei non lo calcolava minimamente, troppo presa a mollare insulti da scaricatore di porto al 'carissimo' compagno.
E un altro battibecco aveva inizio mentre il biondo cercava di far smettere Astrid, invece Stephan cercava di farlo con Kinkaid. Dopo una buona mezz’oretta al piccolo venne l'idea giusta per bloccare quei carri armati e prendendo tutto il fiato che aveva gridò a pieni polmoni:
- JAGOOOOOOOO!!!! C'E' JAGOOOO!!!!!!!-
Il piano funzionò a meraviglia visto che entrambi si zittirono e si girarono di colpo cercando Jago, Kinkaid tutto esaltato e felice mentre Astrid con un aria così truce da ridurre in pietra tutto e tutti. Quando realizzarono che non c'era volevano semplicemente ucciderlo, cosa da nulla!
Mezz'oretta dopo...
Finalmente si erano rassegnati a passare un po' di tempo insieme, cosa insopportabile per loro! Costretti dalla ' questione Jago ', ora si trovavano tutti seduti nelle sdraie nel giardino comodo e spazioso di Stephan dove poco prima Kinkaid si allenava felicemente per i fatti suoi, ed ora, vuoi per gli allenamenti, vuoi per la litigata si ritrovava ancora sudato fradicio e incazzato come al solito. Era in piedi davanti al lavandino dell'esterno, era una di quelle classiche vaschette bianche che stavano sempre fuori, in un rubinetto era attaccato una pompa da giardino per bagnare le piante varie, l'altro era libero e l'acqua si apriva in una bacinella che attualmente ne conteneva tre quarti appena usata dal rosso per sciacquarsi il volto. Kinkaid era in piedi davanti al lavandino, era ancora a torso nudo, i muscoli sebbene si vedessero alla perfezione, erano rilassati, la pelle imperlata ancora di sudore, intorno al collo un piccolo asciugamano, il volto gocciolante per l'acqua con la quale si era appena sciacquato, sguardo insolente e beffardo per chissà quale motivo. I capelli, i suoi odiosissimi capelli, ora erano legati da una specie di coda bassa per tre quarti sciolta che lasciava fuori parecchie ciocche ribelli ricadute sul viso fino ad accarezzare collo e spalle, erano come sempre un groviglio unico che faceva venire il mal di testa solo al guardarlo!
Astrid era seduta, o mezza stravaccata, in una delle sedie sdraio con una sigaretta in bocca e uno sguardo scocciatissimo che sembrava tuttavia concentrato su qualcosa, la direzione degli occhi era quella del ragazzo in piedi che dava bella mostra di sé e del suo bel corpo al quale non si poteva certo rimanere indifferenti... cosa pensassero entrambi era un mistero.
Zefiro invece era seduto composto accanto alla ragazza e la guardava serio perso nei meandri della sua mente infinita e spaziosa. Stephan non era lì ma dentro in casa a prendere da bere.
- Eccovi le bevande!- La voce allegrissima di Stephan giunse a tutti alle orecchie facendo venire l'orticaria ai presenti... come diavolo si azzardava ad essere felice?
Mentre gli mandavano mille maledizioni per questo, Stephan sembrò venire effettivamente veramente colpito da qualcosa... anzi per dirla giusta invece di venire colpito inciampò su qualcosa... che fossero le loro maledizioni per la sua allegria? Mah! Chi lo sa! Fatto sta che con il vassoio in mano con tutti i bicchieri d'acqua (ingenuamente lui pensava che non potessero volere altro che acqua... tipo, le birre lui non sapeva nemmeno che volessero dire!) inciampò, e, ironia della sorte, sulla sua linea d'aria chi ci doveva essere? Nessuno, direte voi... sbagliato! Perchè i bicchieri vennero rovesciati esattamente sulla bella testa bionda ed ex asciutta di Zefiro! La sua faccia era comica, forse, visto le reazioni da scompiscio di Astrid e Kinkaid che scoppiarono e ridergli in faccia, ma ad ogni modo tutto ciò irritò terribilmente il calmo e dal grande senso dell'umorismo Zefiro vista la sua reazione fulminea. In cinque nani secondi il ragazzo si alzò ignorando i piagnistei di scuse del moretto a terra, afferrò la bacinella piena d'acqua del lavandino dietro Kinkaid e senza pensarci su un attimo di più lo rovesciò addosso a quest'ultimo infradiciandolo completamente. No, questa non poteva accettarlo. Ulteriore risata di Zefiro e Astrid che non aveva ancora finito di piegarsi in due dalle risate. Ulteriore reazione istintiva di Kinkaid furente che afferrò la pompa, la aprì e senza lasciar nemmeno muovere il biondo gliela infilò nei pantaloni mentre l'acqua scendeva a go-go congelandogli perfino i sacri gingilli. La faccia di entrambi questa volta era encomiabile come se uno avesse visto un marziano scintillante e l'altro lo fosse realmente il marziano scintillante, il primo ovviamente era Zefiro mentre il secondo era Kinkaid! Questo bastò per far distendere definitivamente Astrid e farle venire quasi le convulsioni da troppo che rideva. Effettivamente la scena era assurdamente divertente, come biasimarla? Eppure Zefiro e Kinkaid ce la fecero benissimo a biasimarla... come osava lei, così asciutta, ridere in quel modo indegno di loro? Non poteva certo passarla liscia! I due ragazzi si scambiarono un occhiata per la prima, e unica forse, volta complici e con sguardo maligno e sadico mentre uno prendeva in mano la pompa dai pantaloni puntandola verso la ragazza tanto simpatica, l'altro apriva il getto dell'acqua al massimo.
Immediatamente un fiume in piena investì Astrid che si scompisciava beata per i fatti suoi. Una violenta sensazione di morte e rinascita la prese insieme al diluvio universale...seguito da un pericolosissimo desiderio di vendetta!
Dal canto loro, i due artefici in tutto ciò si scambiarono; udite, udite, la seconda occhiata complice che probabilmente sarebbe entrata nella storia, ma cosa ancora più sorprendente di tutte era che sarebbe entrata negli annali mondiali, perché si batterono un cinque con la mano!
Aiuto!
Il mondo andava forse al contrario?

Questo i due idioti non glielo avevano fatto! Sentì l’acqua gelida entrarle anche nelle mutande… e non le piaceva per niente! Tranquilli i due evidentemente ex-nemici giurati se la ridevano battendo le mani davanti a lei, ignorandola a parte qualche sorrisetto stronzo nella sua direzione. Dal rosso doveva anche aspettarselo… ma Zefiro! Lui… il Signor “tocco le donne solo per scoparle”, Mister “sono un cavaliere”… eccetera, eccetera… LUI AVEVA DATO CORDA A QUELL ’ALTRO CRETINO DAI BOCCOLI! Tollerava gli sguardi cattivi, gli insulti… in fondo ci era abituata. Ma un affronto del genere era troppo poiché la furia Astrid non esplodesse! Strinse gli occhi fino a farli divenire due fessure una d’orata e una pressoché bianca e con passi lunghi ma lenti si mise in mezzo ai due idioti che presi com’erano dalle risa, che d’altronde comprendevano anche qualche gomitata non molto amichevole, e tese ferrea le mani, artigliando i cosiddetti ‘ gioielli di famiglia ’ ad entrambi. Le risa si stopparono in un attimo, lasciando il posto a una smorfia che si riassumeva in una parola “DOLORE”!
-Avete ancora molta voglia di ridere ora? – chiese, con voce perfida, stringendo ulteriormente.
Zefiro, che come era ben chiaro riteneva quelli che lei strava maltrattando il suo più grande tesoro, cominciò a pensare di mettersi a piangere, magari avrebbe stimolato la pietà di lei – Astrid… ti prego… mi servono… -
- A che cosa, di grazia?! -
Non poté trattenere la battutina – Mollali e te lo insegno… - che non fece che aumentare la rabbia di lei.
- Non credo che dopo il trattamento ti serviranno ancora, Zefiro. Comincia a chiamare ‘Dafne and co. ’ e avvertile che tra poco sarai fuori uso! – diede un occhiata a Kinkaid che, dal canto suo, non aveva ancora detto una parola ma la sua faccia stava assumendo un curioso colorito verdognolo – Tu hai qualcosa da dire? Oddio… non che a te servano gran che… - sorrise, guardando Stephan che cominciava ad avere panico, stranamente. – Mi dispiace, moccioso, il tuo amichetto non potrà più soddisfarti! -
Il musino di Stephan si fece dubbioso – Eh? Che significa? – ma nessuno gli badò, mentre Astrid stritolava e i due soffrivano. Si avvicinò quatto, quatto a Kinkaid –Ti fa molto male? – per tutta risposta il rosso, dopo uno sguardo di dolore profondo fece lo stesso di Astrid con il suo amico che, per il dolore si appiccicò ad una ciocca di biondissimi capelli di Zefiro. Il poveretto cominciava del tutto a disperarsi. Non solo lo avevano bagnato completamente, ma anche gli stavano stritolando i genitali e tirando via metà cute. E per di più in due su di lui, neanche uno! Guardò un attimo l’espressione soddisfatta di Astrid. in questi momenti perfino lui non la sopportava. Decise che tutto partiva da lei… e, sporgendosi su di lei come un vampiro le ficcò tutti i suoi 48 brillantissimi denti nell’incavo del collo e morse più che poteva. Colta di sorpresa Astrid mollò la presa e Kinkaid, svanita la pressione liberò anche il moro.
Di nuovo il triangolo cominciò a guardarsi male, mentre Stephan era indeciso se piangere o chiamare la mamma. Solo nel momento in cui la ragazza, scocciata si accese una cicca e prese una bottiglia di birra che aveva nella giacca (cos’è? Per la sopravvivenza?!) la tensione del momento scomparve. E venne sostituita dall’urlo disgustato della rossa quando i tre poveracci, temendo di essere diventati impotenti si abbassarono i pantaloni in sincronia per controllare i danni.
- MA CHE SCHIFO!!! -

Non si sapeva come ma erano riusciti a sedersi tutti quanti apparentemente tranquilli... dopo un bel po' di osservazione ovviamente... ora erano lì che sorseggiando delle bibite riofferte da “Stephan il cataclisma”, ovvero colui che senza saperlo aveva causato la pre-apocalisse.
- Non c'è proprio nulla da decidere! Jago lo farò fuori io con le mie stesse mani... DA SOLO! E voi potete anche andarvene!-
Questo che parlava in tono brusco che non ammetteva repliche era uno a caso: Kinkaid... e chi poteva parlare così? Dopo tutto il macello di prima si erano decisi a discutere sul da farsi con il nuovo nemico, se così era veramente... il ricciolino era straconvinto della sua decisione e nessuno sarebbe riuscito a smuoverlo, ma quello che non era assolutamente della stessa opinione erano... tutti gli altri, infatti ognuno di essi circa volevano averlo di fronte e vedere sto tizio misterioso.
O meglio, Astrid voleva per puro spirito di contraddizione essere lei a farlo fuori al posto dell'odiato ragazzo, Zefiro non poteva certo essere dalla parte di Pollyanna per cui senza chiare ragioni a proposito si opponeva, invece Stephan non voleva perchè aveva paura che Kinkaid non ce la facesse da solo. Così mentre tutti discutevano più o meno animatamente ne approfittavano per berci su.
Ad un certo punto una risata allegra e contagiosa si levò dietro di loro, una risata che attualmente si rivelò solamente fastidiosa infatti i tre si girarono immediatamente verso la provenienza di quel suono da eliminare subito e chi trovarono innanzi a loro che rideva sguaiato?
Niente-popo-di-meno-chè... Stephan!
Lasciando le bocche spalancate si misero inebetiti ad osservarlo... tutto faceva quel moccioso tranne fare così... al posto di piangere e frignare rideva?! Ma allora il mondo andava veramente al contrario!
Dopo aver riso per un bel po' senza motivo si mise a cantare in modo alquanto stonato con voce impastata e vagamente traballante si mise a gironzolare intorno a loro completamente allibiti. Poi ad un tratto cos' come rideva e cantava allegramente si fermò davanti a Zefiro e serio come non mai posando una mano sulla spalla del biondo iniziò a parlare:
- Sono un piccolo bambino considerato una mezza sega o una femminuccia... sono anche un caso disperato... ma io dico che preferirei realmente essere una femminuccia, piuttosto che avere questo corpo effeminato e fragile, sotto peso che vale nulla. La verità è che non valgo nulla e io stesso lo so, ma non posso farci niente. Riguardo alla mezza sega che mi danno... l'altra mezza se la fanno loro pensando a me. E lo so perchè lo sento con la mente. Ma allora perchè mi trattano così? Io posso solo accettare tutto quel che mi dicono e scappare da loro. Io cerco di non farmi notare, ma mi notano lo stesso... e mi fanno paura. Nessuno mi sopporta perchè non so tenermi i miei sentimenti dentro, perchè sono estroverso. Ma il fatto è che io esprimo quel che ho dentro e do fastidio per questo, ma che ci posso fare se dentro ho quasi sempre lacrime? Ce le ho perchè mi arrivano i sentimenti che gli altri hanno nel cuore, mi arrivano dentro e sento quel che sentono gli altri... e siccome ognuno di loro ha qualcosa di triste e straziante, io non riesco a non piangere per loro senza poter spiegarmi bene... e nessuno lo capisce... solo perchè sembra che io pianga per sciocchezze... solo perchè gli altri non capiscono devo subire tutto questo... nessuno mi capisce, ma io devo sempre capire gli altri perchè sono collegato al loro cuore. Il mio destino è di essere un bersaglio e posso solo accettarlo, ma gli altri non sanno mai accettare il loro e sono egoisti e si arrabbiano con me perchè il loro cuore mi fa piangere. Sono troppo fragile e questa fragilità mi ha fatto crescere pieno di paure. E intanto finisco per non essere capito. Mi nascondo per non infastidire, ma mi trovano sempre. E l'unica cosa che riesco a fare è piangere. La mia mamma e il mio papà si sono separati. Il mio papà è Osservatore, ma la mia mamma no, e così sono Mezzo Umano e Mezzo Osservatore, e non possiedo poteri pieni e forti, e sono solo una palla al piede per tutti. Io lo so ma non posso farci nulla. Dei miei amici, di quando ero piccolo, è rimasto solo Kinkaid che è troppo preso da se stesso, ormai. Ma io gli rimango vicino. Tutti pensano che siccome sono gay, io sia innamorato di lui, e che io faccia quelle cose strane e proibite con lui. Ma non è vero. Io a lui voglio bene perchè è mio amico, ed io sono l'unico ad essergli rimasto vicino nonostante tutto, sono stato l'unico a capirlo. Come al solito... perchè io capisco sempre tutti. Sembra che Kin mi odi, ma io so che non è vero, e non devo spiegazioni a nessuno. Sono gay, e questo è vero. E vengo considerato diverso, strano, stupido. Secondo molti io non sono un vero uomo, ma un buono a nulla non degno di essere definito uomo. Faccio schifo. Faccio vomitare perchè sono un maschio e mi piacciono i maschi. Ma che male c'è? Io non posso essere libero come quelli che mi giudicano? Non do fastidio a nessuno, eppure mi giudicano la bestia peggiore. Faccio ribrezzo, eppure devo andare avanti facendo finta di niente. Ma la cosa più divertente è che il perchè di tutto questo non lo capisco!-
Detto questo si accasciò fra le braccia di Zefiro addormentato.
Silenzio.
Ancora silenzio.
Fu Zefiro a rompere il silenzio:
- Ma siamo delle bestie!-
Poi Kinkaid prese la parola scettico:
- Ha bevuto Coca-Cola?-
- Sì, mi pare di sì .-
- Ecco spiegato!-
- Ci potresti gentilmente rendere partecipi?-
- Stephan si ubriaca con la Coca-Cola!-
- Ma allora se beve alcolici, muore?-
- Mmm... esperimento interessante!-
- E ogni volta che si ubriaca, fa questo discorso autobiografico?-
- No, ogni volta dice qualcosa di diverso... è divertente ascoltarlo. A volte quando mi annoio gliela faccio bere di proposito!-
E mentre Kinkaid ed Astrid parlavano stranamente calmi, altra cosa che indicava che il mondo stava proprio andando al contrario, Zefiro non sapeva che fare col corpo del povero ragazzo ubriaco ora dormiente fra le sue braccia. Diciamo che una cosa del genere non gli capitava spesso!

Si può sapere perché diavolo tutte queste stranezze devono capitare sempre e solo a me?! Che cosa ho fatto di poi così grave in questi fottutissimi diciotto anni di vita, dannazione?! Insomma… sono sempre stato un bravo ragazzo! Studio, faccio tutti i compiti, vinco le mie partite, non muoio in macchina, non metto incinta nessuna, non fumo poi così tanto, non bevo da arrivare a casa e vomitare sul telefono, e non ho mai ucciso nessuno! Perché… perché tutti alla fin fine se la devono prendere con il sottoscritto?! Anche il moccioso… e pensare che speravo che almeno lui mi desse un po’ di tregua e mi lasciasse vivere in santa pace! Invece no! Finisce ubriaco con la Coca-Cola! Dio, ma si può?! E quei due neanche mi danno una mano… si mettono a chiacchierare di alcool, neanche fossero due vecchi amici. Che fastidio! E come al solito, quello che deve sgobbare sono io. Prendo Stephan in braccio mentre lui dorme tranquillo e beato, non prima di aver carburato con un po’ di sana birra. Però… almeno essendo magro come un chiodo non pesa affatto. Vago un po’ per il giardino sperando che sua madre, quel grandissimo pezzo di donna, compaia e mi salvi. Rinuncio dopo cinque minuti buoni di vuoto assoluto e cerco di aprire la porta di casa con un piede, senza far caso più di tanto alla temperatura che mi pare si sia parecchio abbassata. Sto per entrare in casa quando sento una ventata gelida sul collo nudo e il moccioso muoversi piano tra le mie braccia. E mi trovo catturato da due occhi verdissimi che mi fissano un po’ svaniti, ma preoccupati”

- Jago… -
Solo un nome… e il ghiaccio comparve tutt’attorno a loro.

Cosa fosse successo a Stephan, era impossibile dirlo. Solo fino a poco fa era sbronzo di Coca-Cola fra le braccia di Zefiro, invece ora si trovava ad occhi spalancati e lucido da far paura. Cosa gli fosse preso era un vero mistero, come lo era il nome che uscì inconscio dalle sue labbra pallide:
- Jago... -
Ghiaccio intorno a loro... brividi sulla pelle. Persino i pensieri sembravano congelarsi. Zefiro, che teneva ancora in braccio il corpo minuto e leggero del moro, lo posò in piedi mantenendo la bocca aperta e brividi lungo la spina dorsale. Per il freddo, ma soprattutto per il cambiamento del piccolo. Come era possibile che si risvegliasse così da un'ubriacatura, seppur assurda, del genere? E che fosse così... strano... era l'unica definizione adatta. Ma Stephan non vedeva più nulla. Andava attraverso le cose. Sapeva guardare e sentire. Sarà stato grazie alla sua empatia, ma era così.
Occhi per trapassare il mondo e vedere la verità.
Orecchi per raggiungere i confini infiniti della vita che scorreva impetuosa e silenziosa intorno.
Bocca per colpire nell'intimità con parole vere.
Tatto per toccare la disperazione che aspetta solo di essere riconosciuta.
Olfatto per sentire il profumo dell'attimo che fugge.
Cuore per ricevere e capire e amare chi non ha amore.
Come se fosse in una specie di trance attraversò il cortile tornando indietro portando su di se l'attenzione di tutti i presenti. Era serio e sicuro di quel che stava facendo. Kinkaid si incupì. Una pessima sensazione. La stessa che aveva Astrid accompagnata da un misto di impazienza e nostalgia.
Il ragazzo si fermò in un punto preciso del giardino. Il respiro si condensava venendo a contatto con l'aria fredda, la pelle già pallida per conto suo ora lo era ancora di più. Le braccia lungo i fianchi, una posizione neutra. Non l'ombra più minima di paura. Ma la cosa che sorprese più di tutte fu il punto in cui si fermò. Non era uno qualsiasi.
Davanti a lui stava imponente in tutta la sua altezza e prestanza fisica Jago. Come avesse fatto a sapere che era lui e che era arrivato da che dormiva beato non lo si poteva comprendere. Era accaduto e basta, anche se Stephan non l'aveva mai visto di persona l'uomo che ora gli stava innanzi, sembrava conoscerlo. Ovvero non era lui a conoscerlo, ma il suo cuore. Stava comunicando direttamente col suo cuore. Erano collegati tramite quel piccolo organo che batteva incessante. Kinkaid in quei momenti lo definiva 'Lo Stephan in fase empatica '. E in breve era questo che stava accadendo. I sentimenti e l'intimo di Jago gli arrivavano forti e violenti, come un fiume in piena ghiacciato che in contatto con l'anima di Stephan sembrava sciogliersi, non in superficie ma all'interno, in profondità. La mente di Stephan stava facendo un viaggio, un tuffo lungo in quel fiume ghiacciato solo sulla superficie. Aveva capito perfettamente. L'aveva visto. Lui era lo Jago che tutti definivano cattivo e terribile, senza pietà. In realtà non era altri che un uomo bisognoso di amore. Amore infinito e puro. Un uomo buono. Allungò una mano. Tutti stavano fermi ipnotizzati anch'essi a guardare quella specie di rito al quale non avevano mai assistito.
Posò le dita che andavano sempre più scaldarsi senza motivi particolari sulla sua guancia. Era molto più alto di lui e solo il guardarlo negli occhi da così vicino intimoriva tutti quanti, e lui che tremava ed era sempre terrorizzato per qualsiasi cosa, ora sembrava l'unico a non aver paura. La sua guancia era liscia e levigata come ghiaccio puro. Ma al suo contatto, al contatto di un uomo semplice e normale, al contatto della prima persona che aveva letto nel suo cuore, non nella sua mente, il punto toccato dalle dita calde di Stephan diventò inspiegabilmente caldo come lui.
Solo quel punto.
L'espressione di Jago era impenetrabile ma si lasciava fare.
A fior di labbra ma chiaramente mormorò:
- Sei buono... hai solo bisogno d'amore... amore di una persona... liberati... sei legato... lasciati amare... -
Era calato un velo di magia su Jago che lo guardava sostenere il suo sguardo che tutti sfuggivano, su Kinkaid che sapeva di cosa era capace il piccolo, se si metteva d'impegno, ma mai avrebbe immaginato che dicesse quelle cose su quel tipo. Su Astrid rapita dalla verità assurda di quelle parole, ma soprattutto rapita da Jago stesso e dalla mano del moro sulla guancia dell'altro. Su Zefiro stupito dal cambiamento di Stephan. Su Stephan che aveva dato il via alla magia.
Non si mosse, non fece nulla. Quel che accadde poi fu tutto un sogno per il piccolo empatico che solitamente quando usava così di proposito e intensamente il suo potere speciale finiva sempre per perdere i sensi.

Sono stato sottoposto a tutti i tipi di sguardi possibili, nei miei 1500 anni di esistenza. Tutti. Ma questo moccioso mezzo sangue… lui mi ha guardato come se fossi un semplice suo coetaneo, un amico da sempre. Mi ha guardato con amicizia, con compassione, con una strana cosa che io non so se chiamare comprensione o affetto. Solo un'altra persona aveva osato rivolgere a me uno sguardo del genere. Ma Samuel era limpido come l’acqua… l’ ha sempre avuta in se. Samuel non era in grado di mentire a me, che avevo il ghiaccio suo simile nelle vene. solo a capelli di cielo era permesso guardarmi così, poiché ho riconosciuto solo lui come mio fratello, nonostante non avessimo legami di sangue. Questo ragazzino… lui non si può permettere di fissarmi così e toccarmi. Io… non… lo… sopporto.
ODIO ESSERE TOCCATO.
MANI .
SOLO .
MANI .
INTORNO.
A .
ME .
ODIO.
SCHIFO.
MALE.
Non… ti… avvicinare… non… mi guardare… non… mi toccare! STAMMI LONTANO!
Non toccare… lontano… mani… via… non voglio… Ethan… schifo… odio… dolore… vuoi… no… non voglio… tu non sei me! Io non sono tuo! io sono mio! Mio! Mio! Solo mio e suo! Capelli blu, occhi d’oro! Morte! Acqua! Samuel, scusa, tu dovevi vivere, io non ti ho meritato! Tutta colpa mia! Lei… anche… colpa… vai via! Tu… non sei me… assassino! Io assassino Swami… no, torna! Non torna… solo acqua! Ethan… colpa sua… dannato, non sei mio fratello! Io ho un solo fratello… Samuel. Non torna neanche lui… io sono solo… mi sta bene Yari! Dove sei… ? Vieni qui… toglimelo di dosso! Togli la sua mano! Schifo… odio… sento il suo calore… occhi verdi nei miei… toglilo da me! Vai via! Via! Via! Non ti conosco! Tu non sai nulla di me! Chi sei, dannazione?! Moccioso… non posare i tuoi occhi sulle tenebre mie! Togli le tue mani dalla mia pelle! Mollami! Schifo… chi sei? Cosa vuoi?! Io non lo so… non so niente… conosco solo… rosso… rosso… rosse… morte… sangue… dolore… sofferenza… solitudine… abbandono… paura… odio…
ODIO .
ODIO .
ODIO .
SCHIFO .

ODIO .
Solo questo.”

Era stato un attimo… gli occhi gelidi di Jago, giunto solo nel cortile della piccola casa, si erano socchiusi fino a divenire due piccole fessure bianche che guardavano fissi e seri il viso gentile di Stephan, ancora immobile con uno strano sorriso gentile sul viso infantile e la mano sulla morbida guancia del loro nemico.
- Non mi toccare, non farlo mai! – distanti e fredde erano giunte le parole appena sussurrate di Jago. nessuno aveva avuto il tempo di muovere un muscolo mentre il cacciatore alzava per il collo, stringendo, il piccolo mezzosangue e lo lanciava lontano senza badare alla sua fragilità. Gli occhi di corvo di Kinkaid si erano sbarrati al grido dell’amico e senza pensare si era lanciato sul suo nemico più pericoloso con già nel pugno il suo fuoco e ardeva. Ma appena si era ritrovato a pochi centimetri dal perfettamente composto viso di Jago un calcio ben piazzato l’aveva scaraventato a terra. Kinkaid era rotolato su un fianco e si era rimesso subito in piedi, guardando con odio la figura snella e i lunghi boccoli rosa di Yari, parata davanti al suo padrone con i pugni serrati e in posizione d’attacco. L’aveva guardato gelido, sibilando – Non osare avvicinarti a lui, lurido Osservatore! -
Kinkaid si passò la lingua sulle labbra, con un sorriso strano. Cattivo… ma divertito… come se fosse davvero entusiasta di potersi battere con due creature così incredibilmente potenti come lo erano Jago e la sua bella Cacciatrice.

Ok, ok… tutti mi dicono sempre che sono sveglio e reattivo… MA QUALCUNO MI VUOLE SPIEGARE PER FAVORE CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO QUI?! Perché sono arrivati questi due pazzi che hanno preso a pugni e calci il moccioso e Pollyanna, non che la cosa in effetti mi dispiaccia? Perché hanno gli occhi come quello azzurro di Astrid? che voglio da noi? Che significa tutto ciò? Chi è quel super bellone con i capelli neri? E soprattutto… DA DOVE SBUCA QUELLA STANGONA DA SCOPATA? … ma non mi pare questo il momento di farmi le miei seghe mentali… meglio che vado dal piccolo visto che il suo amicone trova più interessante menar le mani e Astrid sembra ipnotizzata. Sigh… ma io volevo andare da quella con i boccoli… MERDA!”

Kinkaid scattò nuovamente in avanti tutto intenzionato a liberarsi di Jago una volta per tutte, ma ancora una volta Yari si mise in mezzo e i due di nuovo si ritrovarono faccia a faccia.
- Togliti, non è te che voglio! -
Lei sorrise, legandosi i capelli dietro la nuca – Te l’ ho già detto, ragazzino, tu ancora non sei degno del mio Signore. Prima uccidi me… e poi se ne sarai in grado ti permetterò di farti far fuori da lui. – e con uno scatto felino si lanciò su di lui, sotto lo sguardi distante di Jago che pareva quasi fissare il vuoto. Invece i suoi chiari occhi vedevano solo una nuca rossa.
- Devi darti più da fare – quasi urlò Yari, colpendolo. Ma la donna non si era accorta che Kinkaid stava aumentando lentamente il suo potere… ne si era accorta della lenta comparsa delle solite pagliuzze nei suoi occhi e il divenire infuocato dei suoi mossi capelli. Scivolando a terra lui la fece inciampare e subito gli fu sopra, prendendola a pugni in faccia. Non gli importava fosse una donna. Per Kinkaid l’importante era vincere. Ma lei con una ginocchiata all’inguine riuscì a liberasi di lui e, facendo scricchiolare la mandibola dolorante caricò il pugno. Kinkaid strinse leggermente gli occhi per il futuro dolore, terminando in quel momento di caricare il suo fuoco. Dopo quel pugno lui l’avrebbe ammazzata.
- Buona notte, moccioso!
- UNA BELLA MERDA! – e il pugno della donna era stato fermato senza nessuna apparente difficoltà da una ragazza dai lunghissimi capelli rossi, occhi uno da cacciatore e uno da osservatore, abiti in pelle e borchiati, e aria non molto amichevole – Per me puoi fargli quel che ti pare a questo perfetto idiota, ma almeno non lo colpire nella traiettoria della MIA BIRRA!
Yari si era bloccata improvvisamente, facendo una smorfia. La presa di quella ragazza era d’acciaio.
- Che diavolo vuoi tu? Perché ti sei messa di mezzo?!-
- Non credere che lo abbia fatto per te, idiota! Ho solo salvato la birra dietro di te! -
- Ma colleghi tutto all’alcool? -
- Sì! Hai qualcosa in contrario, cretino? Ed ora se permetti mentre tu ti fai pestare da una donna che non sono io, la sottoscritta e la sua birra vanno dal signor ‘uomo in nero ’ ad informarsi che vuole da noi questa volta! -
- Non ci pensare neanche! Lui è mio! -
- Ma chi lo vuole! Io ci tengo alla mia pellaccia, sai? – così dicendo si era avviata da Jago e le si era bloccata davanti, in tutta la sua arroganza, una mano sul fianco e uno alla bottiglia – senti un po’ tu… che vuoi ora?!
Jago ridacchiò un po’ – Mi pareva di avertelo già detto… - disse, con quella sua voce roca ed incredibilmente sensuale – Sono qui perché voglio te, Astrid. Tu sei amata dagli dèi… -
E leggere le labbra del cacciatore si erano posate su quelle della rossa, rimasta ipnotizzata da quegli occhi di ghiaccio.
- Cosa… - sussurrò lei, passandosi una mano sulla bocca – Come diavolo ti permetti?! -
E il violento pugno di Astrid si infranse sul muro, essendo stato schivato da un balzo di Jago, che però arrivato a terra, fece appena in tempo a schivare un altro calcio in aria di un ragazzo umano alle sue spalle, un biondino dallo sguardo truce. – Non provare a toccarla, verme! – gli disse.
Ancora Jago rise tra sé e sé, dando la schiena a Zefiro, Stephan e Kinkaid, affiancando Yari e fissando dritta negli occhi Astrid – Di voi non mi importa nulla, siete solo numeri. Se crepate o vivete, per me è indifferente. Devo solo avere lei. Voi non siete ancora degni di me. – si volse verso Kinkaid – Soprattutto tu…

"Li riconosco bene quei maledetti occhi azzurri quasi senza pupilla, maledetti come chi li porta... e quella pelle bianca e candida è la conferma di chi è lui... un Cacciatore, uno di quei bastardi che hanno ammazzato mio fratello anni fa... non mi interessa chi sia, mi basta sapere che fa parte dei cacciatori... quei dannati pezzi di merda che eliminerò dall'universo, uno ad uno li farò fuori... finchè la mia vendetta non sarà compiuta.
Ora è il turno di questo essere dai lunghi capelli neri che osa guardarmi con imponenza e disprezzo, come se volesse beffarsi di me. Lo odio dal profondo, come odio tutti gli esseri che popolano questo pianeta inutile.
Ora è il turno di questo essere chiamato Jago. Ora è il turno di un bastardo che osa credersi migliore di me.
Io sono una merda e lo so, ma voi lo siete più di me. Lui lo è più di me e non se ne deve dimenticare.
Non me ne frega nulla di dove sono, voglio ucciderlo perchè mi ricorda quello che ha assassinato mio fratello... non mi interessa quanto forte sia. Non mi interessa se è Jago. Lui è solo il mio nemico. Uno dei miei nemici. Perchè uno che vale meno di zero non può venire davanti a me e dirmi che lui è migliore di me. Che io non sono degno di lui. Perchè questo mi manda in bestia. Perchè io voglio essere il più forte. Perchè io voglio eliminare tutti quelli che odio e in questo momento lui è al vertice. Perchè uno che nemmeno ha le palle di affrontarmi qua, ora e subito, e si decreta vincitore e migliore, è solo un vigliacco, bastardo, debole! E i deboli sono da eliminare! Voglio ucciderlo. Voglio assaggiare il sangue della creatura più terrorizzante dell'universo, voglio avere la sua testa fra le mani e fare a pezzi il suo corpo. Voglio umiliarlo. Solo quando avrò il suo sangue su di me potrò calmarmi, forse. Perchè è stato lui ad aver dato inizio a questo mio odio puro e incontaminato verso di lui. Prima volevo semplicemente confrontarmi con lui, combattere e vincere. Ora lo voglio uccidere a costo di arrivare in capo al mondo! Non mi interessa se è sessualmente frustrato, se ha avuto un infanzia difficile o se lo maltrattano. Ad un essere del genere non gli leggerò nemmeno nel pensiero. Credo che questa volta Stephan si sia sbagliato, anche se non si sbaglia mai.
Lui
È
Il
Nemico.
Lo
Ucciderò.
Perchè le persone come lui non le sopporto. E chi non sopporto ho la buona abitudine di eliminarle! Vedi, possono provocarmi, ma non potranno mai capirmi!
Mi prenderò la libertà di togliere la sicura alla mia pazzia!
E il non-controllo si impadronisce di me insieme alla meravigliosa sensazione del fuoco che prede a scorrermi al posto del sangue.
Lo sento, mi ustiona, mi sembra di impazzire, mi invade ogni minima particella, parte dai miei occhi che sono costretto a chiudere per evitare che esplodano e da li si espande nella mia testa arrivandomi ad infiammare i capelli e man mano che corre lungo le braccia e il corpo mi infuoca anche la pelle, odore di bruciato si leva nell'aria, un odore che mi piace da matti.
Non mi vedo ma so bene che in questo momento i miei capelli sono rosso fuoco, la mia pelle scarlatta... impressionante... bellissima... un alone di fuoco mi circonda e mentre apro lentamente gli occhi rossi di fiamme posandoli sul mio avversario decisi e sicuri, sfrontati e beffardi, provocanti e potenti, mormoro poche parole, giusto mettere le cose in chiaro da subito:
- Sei morto... Cacciatore... - nemmeno col suo nome lo chiamerò più... perchè anche per me lui non è nessuno, solo un Cacciatore da togliere dalla faccia della terra!
Vuole Astrid? E che se la prenda... mi fa un gran favore togliendomela di torno! Che se la scopi pure! Sarò io stesso a mettere la parola fine, giuro che lo farò. O adesso, o domani. Io lo farò. Diventerà la mia ossessione!"

La 'trasformazione' era completata. Stava per esplodere forse? Chissà se qualcuno sarebbe rimasto in vita, in quel caso! Quando poco fa stava per essere colpito da Yari ed era intervenuta Astrid, si era caricato completamente, ma poi quel che aveva fatto, ma soprattutto detto Jago - aveva baciato Astrid - l'aveva come bloccato momentaneamente dandogli il colpo di grazia!
Lui non era degno di Jago...
... lui non era degno...
... lui...
... voleva ucciderlo.
Nessuno aveva insinuato tanto nel corso della sua vita. Nessuno aveva OSATO tanto! Solo avere il sangue di quell'essere gelido... e leccarlo... e sentire il suo maledetto sapore... l'avrebbe forse calmato. Forse. ora non vedeva più nessuno; davanti a lui tutti si erano cancellati solo quell'essere dagli occhi di ghiaccio, solo lui vedeva.
Mai odio fu più puro!
Tutti attendevano in diversi stati d'animo la sua reazione.
Stephan accanto a Zefiro cominciò a tremare. Sentiva i sentimenti, non i pensieri, di tutti concentrati su di se. Dentro al suo piccolo cuore che già aveva sentito strazi durante la sua esistenza. A volte sua madre temeva che prima o poi, grazie a tutto quel che sentiva con la sua empatia, si sarebbe fermato, non avrebbe più battuto dentro al suo fragile petto. Zefiro che non era stupido e non faceva mai cose idiote, non era per niente curioso di sapere che sarebbe successo da lì in poi! Tuttavia stava a guardare capendoci meno di prima, pensando di trovarsi davanti alla fine del mondo. Astrid davanti a tutti non sapeva più che pensare, ma era catturata e rapita dal fuoco che il corpo di Kinkaid sprigionava. La voglia di essere esattamente lì dentro, avvolta dalle fiamme. Yari aveva idea che si stava per scatenare, ma ugualmente non avrebbe lasciato al ragazzino il via libero per scocciare il suo Signore. Non era saggio fargli perdere la pazienza! Ma tuttavia era sorpresa sentendo la forza del rosso che aumentava a vista d'occhio, come se non avesse dei limiti precisi. E pensare che poco fa quando combatteva con lei tenendogli abbastanza bene testa non usava nemmeno una parte del suo potere e delle sue fiamme. Dove nascondeva tutto questo?
Jago era ancora una volta semplicemente e assurdamente impenetrabile e impassibile. Gelido.
E la reazione attesa arrivò. Come se tutti fossero sul filo del rasoio, in un precario equilibrio dove Kinkaid se non avesse presto ripreso il suo controllo, si sarebbe nuovamente perso come anni fa successe.
Caricò il colpo. Il suo pugno. L'intero corpo era avvolto dalle fiamme, come anche i suoi capelli nell'aria che ardevano. Gli occhi interamente rossi, la pupilla era sottilissima, una quasi invisibile linea verticale. La pelle odorava di bruciato, odore che tutti sentivano e se a loro non piaceva disgustandoli a Kinkaid piaceva da matti.
Il suo pugno era una palla di fuoco. Stava per arrivare a destinazione quando nuovamente si intromise Yari. Disse una frase che il suo cervello non registrò dal momento che in testa aveva solo la parola: 'morte'. Quel che sorprese più di tutti fu che nell'attimo in cui il calcio di Yari lo stava per colpire delle ulteriori fiamme dal terreno, come se venissero dal nulla, si levarono fino a formare una specie di scudo senza permettere alla donna di colpirlo. Kinkaid si fermò e volse lo sguardo rosso da brivido su di lei. Non gli interessavano i pesci piccoli, tutti quelli che si mettevano in mezzo ora erano ostacoli e sarebbero potuti essere Stephan, Astrid e Zefiro che li avrebbe tolti di mezzo in un secondo come stava per fare con Yari. Per lui le cose stavano come voleva metterle, niente che a lui non andasse bene non poteva essere cambiato. Alzò un braccio verso la ragazza, aprì la mano e concentrando una minima parte delle sue fiamme che gli scorrevano dentro, le fece fuoriuscire verso di lei in una sola e lunga fiammata. Immediatamente Yari si trovò investita da un fiume infuocato, un fiume violento che la fece indietreggiare fino ad arrivare addosso ad Astrid che ancora non staccava gli occhi dal fuoco che ardeva.
Subito dopo riprese da dove si era interrotto ricaricando il pugno per Jago, questa volta la lotta ebbe inizio. I movimenti di entrambi erano velocissimi e Kinkaid come era stato previsto da Yari, non riusciva a colpire il suo nemico che schivava facilmente ogni colpo, entrambi si sfioravano e come facesse a non bruciarsi Jago stando così vicino alla fonte del fuoco che esplodeva di rabbia, era un mistero. Appurando che appena si provava a colpire il ragazzino le fiamme di difesa che lo proteggevano da tempo si innalzavano creando uno scudo intorno al suo corpo, era stupido da parte sua provare a colpirlo in quei momenti mentre utilizzava i suoi poteri, nemmeno sprecava i suoi colpi, si limitava a muoversi assecondando ogni mossa dell'altro. Kinkaid invece non usava per nulla la ragione e il cervello, lui cercava solo di colpirlo, ossessionato orami com'era da quell'uomo. Si fermò poco distante da lui e unendo le mani subito le separò creando una palla di fuoco che tirò addosso all'avversario. Non gli interessava dove fosse e che così facendo rischiava di dare fuoco a tutto e tutti, lui voleva solo colpirlo. La palla infuocata scagliata ad una notevole velocità venne schivata con un colpo secco del polso del cacciatore che rimaneva sempre imperturbabile. Una serie di palle di fuoco si alternavano ai colpi del corpo a corpo. Erano entrambi velocissimi, impossibili quasi da osservare per qualunque essere normale. Kinkaid era un fulmine nel fare le sue mosse, nell'attaccare, mentre Jago era altrettanto fulmineo a schivare ogni cosa e a deviare le fiamme verso il cielo con la più estrema facilità. Invisibili all'occhio umano. Zefiro infatti poteva vedere solo una massa infuocata che si muoveva, mentre di Jago nemmeno la sagoma.
Yari accanto ad Astrid stava perdendo la pazienza. Perchè il loro scontro era stato interrotto, Kinkaid sarebbe stato dovuto essere sconfitto da lei, ora perchè stava cercando indisturbato di colpire Jago? Non che ci sarebbe mai riuscito, ma chi li avrebbe più fermati? E poi aveva l'incontro in sospeso! E le dava fastidio che un ragazzino come lui seccasse così il suo Signore! Fece per intervenire nuovamente, visto che era ben testarda e incrollabile, ma una presa ferrea la fermò, la stessa presa di prima. Astrid. Si chiese ancora una volta come facesse a fare certe cose e di cosa fosse capace attualmente. Astrid non era compito suo. Kinkaid era compito suo, non lei. Ma non era facile spiegarlo ad una piccola furia attratta dal fuoco come le falene!
- Lascia stare quei due imbecilli! Una volta tanto che si eliminano a vicenda! Vuoi occuparti di me che mi annoio?-
e la colpì con un pugno in stomaco, forte e notevole. Yari si trovò costretta a rispondere per le cosiddette rime con un calcio volante contenendo di molto la sua vera forza, non per pietà, ma semplicemente perchè sapeva chi era e che voleva da lei Jago. L'ultima cosa che poteva fare era farle del male, ma la furia rossa di prima non voleva essere da meno di Kinkaid forse, o chissà per quale motivo aveva deciso di menar le mani un po' anche lei....casomai qualcuno pensasse che non valeva nulla? Guai a chiamarla donnicciola ad esempio!

" Sento tutto. Ogni cosa che alberga nei loro animi, nei loro cuori. Cosa pensino in realtà non lo so, ma io sento tutto quel che provano. Ogni persona qui presente. Non posso fare a meno di tremare...mi sento male. Perchè ogni singola persona ha sentimenti fortissimi dentro di se e mi si concentrano tutti in un unico punto. Che devo fare? Solitamente piango a questo punto, perchè mi fanno così male quelle cose che sento che non posso farne a meno. Ma ora non riesco. Sento uno strazio e tristezza senza fondo per Jago. Come può vivere quella persona con quelle cose nel cuore? Ed essere così freddo all'apparenza invece? E' da impazzire. Invece Kinkaid ha rabbia... una rabbia che si espande all'infinito. Odio, rancore, disprezzo... tutti sentimenti carichi di peccato. Si viene uccisi per tutto questo. Perchè Kinkaid invece è così diverso dagli altri? Perchè riesce ad esistere in questo modo? Come fa? Astrid ha nel cuore voglia...tanta voglia di molte cose. Desideri repressi che lei non fa fuoriuscire. Desideri che io sento e capisco ma non riesco a spiegare e condividere... desideri che è giusto io mi tenga per me. Fa la dura ma sento una grande fragilità dentro di lei. Zefiro è come se combattesse da solo nel suo animo. Solo... è così che a volte si sente. Adesso è indeciso ma non è solo questo...come fa a rimanere calmo davanti a tutto? Lui è ben più profondo e complicato di quel che fa sembrare. E tutto questo concentrato in un unico punto, costantemente, mi fa come impazzire... ma sono ancora qua. Jago ha bisogno d'amore... no, non solo Jago, tutti ce l' hanno... ma chi glielo può dare? Io ne sarò mai in grado di dare a tutti quel che hanno bisogno? Thomas... perchè non ci sei tu? Dovevi esserci tu ora al posto mio... io sono assolutamente inutile... tu riuscivi a donare amore gratuito a tutti, tu riuscivi a far risollevare gli animi a tutti con la tua sola presenza... il tuo sorriso, le tue scemenze... io da solo non ce la faccio... non ne sono in grado, non riesco a portare tutto questo da solo. Perdonami. Non posso mantenere la promessa che ti feci quella volta. Sento le lacrime scendermi. Silenziose, calde... tristi... il riassunto ancora una volta di tutto quello che gli animi concentrati in me mi fanno sentire. La risposta sola che io riesco a dare. Le mie lacrime per loro. So che non basteranno mai, ma spero che le accettino. Per me non ha mai pianto nessuno ma mi sento amato lo stesso. Ma credo che se anche solo una persona sprecasse una sola lacrima per me io rinascerei a nuova vita. Spero che a qualcosa possano servire le mie lacrime per loro.
E tutto si fa buio."
Stephan cadde a terra privo di sensi, accanto a Zefiro. Chissà se qualcuno aveva sentito il suo pianto, il suo messaggio.

- Basta. Non ho più voglia di giocare con te, moccioso .-
La voce di Jago, fredda e graffiante raggiunse tutti bloccandoli all'istante, compreso Kinkaid ancora avvolto dalle fiamme. Yari con un balzo salì sopra la siepe che circondava l'enorme giardino isolandolo dal mondo e con aria decisa ascoltò le parole del suo Signore. Era arrivato il tempo di andarsene. Astrid rimase immobile a fissare il giovane e attraente uomo che si voltava dando le spalle a Kinkaid per andarsene indisturbato, sapeva che avrebbe avuto un ultima parola per lei, se lo sentiva... l'aspettava senza spiegarsi il perchè ma l'aspettava in silenzio e ferma.
Quando era ancora di schiena Kinkaid non poté fare a meno di parlare acido e ironico, mentre dentro di lui fremeva ancora di rabbia...chissà chi si credeva ancora di essere...solo perchè non l'aveva ancora colpito....non aveva mica finito con lui....con lui avrebbe finito solo quando l'avrebbe visto schiattare morto ai suoi piedi ricoperto di sangue! Lo odiava sempre di più, fin ora si era limitato a schivare le sue mosse veloce e disinvolto, nemmeno l'ombra di una bruciatura all'apparenza. Se fosse stato Dio non l'avrebbe nemmeno creato, altro che ucciderlo!
Non c'era niente da fare. Lo odiava e basta. E mai altro sentimento avrebbe potuto provare per quell'essere. Mai.
- Certo, vai pure... poi sono io quello non degno di te, eh? Intanto sei tu che scappi sempre! Vigliacco!-
E sputò a terra.
Tutti i presenti, nessuno escluso, quindi Zefiro, Astrid e Yari, si chiesero se in realtà non fosse impazzito realmente e non per finta!
Un pugno oltrepassò lo scudo istintivo delle fiamme che avevano preso vita dal terreno per proteggere Kinkaid e si infranse con il volto dello sfacciato e incosciente ragazzino, così chiamato da Jago e Yari.
E questa era solo una minima parte della forza di cui era capace!

Il corpo robusto del ragazzo rosso cadde a metri di distanza e strisciò ancora per terra prima di fermarsi. Kinkaid era avvoltosi se stesso, la schiena arrossata e rovinata dal contatto duro con la terra e i sassi, polvere addosso, i capelli prima rossissimi erano tornati mogano come la solito, aveva gli occhi chiusi, le mani sulla faccia strette a pugno, in un tentativo di proteggersi il viso dalla terra. Rimase qualche minuto immobile lì a terra, mezzo raggomitolato su se stesso, in completo silenzio. Non era svenuto ma era molto probabilmente shockato. Il suo fuoco… era stato completamente ignorato dal pugno del suo avversario. E per di più Jago non si era neanche minimamente scottato.
Astrid lo guardava con la coda dell’occhio, senza però distogliere l’attenzione da Jago e da Yari. Quando infatti fece per raggiungerli con un balzo, velocissima Yari le si era piazzata davanti e le aveva tirato un forte calcio nella pancia e l’aveva fatta prima schiantare contro il muro e poi sputare un po’ di sangue. Ma testarda com’era non era rimasta ferma. Yari infatti era anche a terra tenendosi il braccio piegato in un modo strano. Non si era neanche accorta del modo in cui Astrid, prima di finire a terra le ave tirato un calcio sull’arto. Era probabilmente rotto. Astrid si rialzò ridacchiando
- Dovresti imparare a pensare di più a te stessa invece di star sempre a preoccuparti per lui – indicò Jago, ancora di spalle.
Anche Yari rise e alzò lo sguardo, portandosi camminando accanto al suo padrone – E tu invece dovresti far caso a quel che succede agli umani. Sono così fragili.

Zefiro! No, merda! Non lui! Lascialo stare, lui non c’entra nulla con tutta questa storia! Lui… lui è odioso… sempre in mezzo, troppo entusiasta e forse un maledettissimo bamboccio di buona famiglia. Ma lui è il migliore di tutti, fra noi! Perché… perché per colpa mia lui deve sempre soffrire? Fa che non gli sia successo nulla… tutto… ma non lui… l’unico con cui parlo…l’unico che non mi giudica che non mi disprezza nonostante mi conosca profondamente e sappia quanto sia una merda! Non Zefiro, per favore! Lui è… lui è il mio amico! Lui non si tocca!”

Astrid veloce si girò su se stessa, lasciando perdere la guardia. Ma l’errore non le costò nulla… Yari era malandata e Jago non aveva nessuna intenzione di muoversi. Una nuca bionda però era a terra, con un buco sanguinolento a posto della spalla.
- ZEFIRO! - urlò lei, correndo da lui – Ti prego, alzati, cretino!!! Alzati! -
Lui mugugnò qualcosa prima di alzare il viso e sorriderle – Accidenti a te se fai in questo modo mi fa più male. Molla il braccio! -
- Cretino, non c’è nulla da ridere! Fa vedere!. -
- Dài, non è grave. –. Infatti l’osso non era stato danneggiato, ma aveva ustione da scossa elettrica (provocato dall’energia della cacciatrice) e perdeva sangue un lungo squarcio. Ma non era nei fatti una ferita molto grave. Astrid tirò un sospiro di sollievo senza farsi notare. Ma lo stesso Zefiro alzò il braccio malandato e glielo posò sul capo – Preoccupati del moccioso, che credo abbia almeno una costola incrinata dopo la botta contro il muro. –. Lei si tolse il braccio con un gesto rude, come era suo solito e annuì.
Fu in quell’istante che nell’attimo in cui Jago e Yari se ne stavano per andare via, Kinkaid si drizzò in piedi e urlò forte il nome del cacciatore. Questo si bloccò, senza ancora voltarsi. Kinkaid, con una brutta contusione alla testa e il labbro rotto da punti disse: – Ricordati che d’ora in poi sarò la tua seconda maledizione cacciatore. Perché la prima è che tu sia venuto in vita. Ti libererò dal dolore togliendoti io stesso, con le mie sole mani, dal mondo! Fino a bermi ogni goccia del tuo sangue! Non ti libererai mai di me! Sarai la mia ossessione! -
Ci fu solo silenzio per parecchi secondi, poi Jago, spostandosi una lunga ciocca scusa dal viso si voltò e fisso per la prima volta negli occhi il ragazzo. Occhi di ghiaccio in occhi di fuoco. Occhi vuoti in occhi infuriati – Hai perso. -

Non smetto di ruotare su me stessa fino alla fine del ritornello e salto in alto, incrocio braccia e gambe, scuoto i capelli che ho lasciato sciolti, mi piego… mi rialzo cado a terra e lì continuo a muovermi. Sembro una pazza… ma la musica è forte non devo star ferma devo muovermi con tutto il corpo fino alla punta dei capelli. Devo farla io, la musica.
- Bene, Astrid. Puoi fermarti. – respiro a fondo e mi reggo in piedi. Guardo per un attimo Cloe impartire ordini alle altre ragazze, lamentandosi di loro. A me non dice più nulla, dice che non ha più niente da insegnarmi. Ma nonostante tutto io non riesco a smettere di venire a prendere lezioni da lei. Forse perché è solo qui che posso dimostrare di essere la numero uno. Prendo il mio asciugamano continuando a tenere il ritmo con i piedi. Bevo un po’ e raccolgo i capelli che mi fanno caldo. Merda! La schiena mi fa un male cane e non riesco a piegarmi bene. Prima un po’ le ho prese da quella donna che mi pare si chiami Yari. Sembra poco più grande di me… ma se la si guarda negli occhi sembra una donna anziana. Molto vecchia. Già, potrei dire lo stesso di Jago, ma lui non ha sguardo. È completamente vuoto. Mi passo una mano sulle labbra. Dannazione! Non so cosa pensare. Il suo bacio leggero non mi ha fatto schifo. Non posso dire che mi sia eccitata, ci mancherebbe altro. Mi ha dato una sensazione di nostalgia. Come ogni volta che lo vedo, e non riesco a darmi una spiegazione di questo. Sono assolutamente sicura di non averlo mi conosciuto prima. Però… non è questo quello che mi suggerisce il mio istinto. Cerco di non pensarci ma se non lo faccio… mi viene in mente quel maledetto capelli rossi. Lui, diavolo! Quando l’ ho visto possedere quelle fiamme ho desiderato gettarmi dentro e lì veramente bruciare. Non lo avrei fatto per lui, ma per il fuoco. Io ho bisogno di sentirmi calda. E lui ha il fuoco. Eppure nonostante tutto ha perso. Non riesco neanche a crederci. Mi era parso imbattibile devo ammetterlo, eppure ha perso ugualmente. Il fuoco è stato sconfitto dal ghiaccio. E non credo che Kinkaid riuscirà mai ad accettarlo”.

Mi accoccolo ai piedi del letto e stringo forte la spalla. Ho dovuto dare dei punti di corsa all’ospedale perdevo troppo sangue. Ma, merda… prima ho fatto finta di niente ma mi fa un male cane. Stringo i denti e impreco a bassa voce. Mi chiedo come può essere successo tutto questo di oggi. Un momento prima stavamo tutti tranquillamente a litigare e poi sono arrivati quei due e c’è stato solo il rumore di ossa che si spezzavano e rosso sangue scorrere. Odio quel colore. Mi da la nausea anche il solo odore. Ne ho già visto troppo per tollerarlo ancora. Anche Astrid si è fatta male. E questo è una cosa che non sopporto. Non sono riuscito a difenderla. Mi impegno tanto… ma alla fine non ci riesco mai. Fa sempre tutto da sola, quella scema. Frugo nella tasca e trovo le chiavi della macchina. Deve lavorare stasera la pub e non me la sento di lasciarla da sola dolorante com’era. Però oggi mi ha anche fatto felice. È stata una sciocchezza… quando è corsa da me a vedere se stavo bene. Io lo so che tutto sommato per lei sono importante ma ogni tanto mi piace averne la conferma. Mi chiedo come sta il moccioso. Aveva il respiro affannato quando l’ ho riportato in casa. Sua madre mi ha ringraziato e l’ ha messo a letto. Poi ha telefonato a un certo Nathan… che credo sia il suo ex marito. Almeno lo sospetto dalla serie di insulti e il numero di minacce di morte che si sono detti in pochi minuti di telefonata. Pollyanna invece se ne è andata via subito, è come sparito. Ammetto che è forte, molto. Il suo fuoco era impressionante e bellissimo. L’ ho stimato e invidiato per quel potere. Ma lo stesso ha perso. Sembra impossibile… ma ha perso.
- Fratellone… vai pure. Io sto meglio. – guardo la mia sorellina, Sveva. È la cosa più importante della mia vita. Persa in un letto troppo grande con i suoi corti capelli scuri e la pelle pallida non mi assomiglia per nulla. Già… lei è diversa da me e Zack. Le sorrido.
- Vado da Astrid ma non torno tardi. -
- Va bene! Mi fai compagnia, poi? Voglio farti le coccole perché stai male. -
Le bacio la fronte, scombinandole i capelli – Ok. Intanto comincia a dormire. -
E come al solito io vado dalla mia fiamma. Dalla mia luce. Astrid. ”

"Davanti ai miei occhi ho cose che in realtà non vedo. Le mia camera curata e ordinata dai mille quadri pregiati, le tende ricamate a mano, l'armadio a muro, tappeti orientali... una stanza normale non molto personalizzata che mi sembra invisibile in questo momento. Le note dello stereo mi arrivano lontane, musica classica per rilassarmi, mia mamma pensa sempre a tutto. Sono sveglio ormai da un po' ma mi sembra di essere ancora nell'incubo di prima. Jago... so che quando ne parlerò agli altri nessuno vorrà credermi... ma lui è buono. E ogni volta che penso a lui e a quello che ho sentito collegandomi con la sua anima mi sale un nodo alla gola, una tristezza infinita. Mi viene sempre da piangere. Tutti lo vedono come il nemico da uccidere... ma non è il nemico... i nemici, i cattivi non esistono, esistono solo persone infelici... e Jago ne è la conferma. Non so esattamente cosa gli sia successo per ridurlo a questo... ma è tutto una conseguenza... e tutto sbagliato. Degli esseri viventi non dovrebbero portare certi pesi. ma nessuno lo capirà mai. Troppo presi da loro stessi. Dopo che sono svenuto non so cosa sia successo esattamente... ma tutti devono essere stati feriti... tutti tranne Jago immagino. Lui mi sembra incrollabile e troppo fortissimo. Non importa della reazione che ha avuto al mio tocco. Non importa... perchè so che in realtà voleva solo aprirsi. Ha un bisogno immenso di cedere. Ma non so se lo farà mai. Sono così duri le persone. Kinkaid allora ha perso. Deve imparare ancora molte cose... non a livello di forza e combattimento. A livello di vita. Non capisce. Lui pensa ad essere forte, a vincere, ad uccidere chi non gli piace... alla sua vendetta pensa... ora cosa farà? Per la prima volta ha incontrato uno più forte di lui. Sono sicuro che non ammetterà ad alta voce, non lo dirà a noi, prenderà ad allenarsi come un ossessivo. Si distruggerà come allora? Non lo so. Ma non riesco più a leggere dentro nessuno ora. Il mio papà è appena andato via. Era qua. Ho sentito le litigate con mia madre appena arrivato, poi è entrato in camera mia chiudendosi la porta alle spalle e sorridendo come solo lui sa fare mi ha curato. Non ho idea di cosa avessi... qualche botta quando ho sbattuto contro il muro... quando Jago mi ci ha scaraventato. Non mi sono reso conto di nulla in quei momenti. Ero come in uno stato di trance. Eppure non riesco ad avercela con lui, non sono arrabbiato, non ne ho paura. Non so esattamente che fare con lui. Poi il mio papà mi ha fatto bere qualcosa che sapeva di alcool... non credo volesse ubriacarmi... una specie di medicina... mah... ora mi sento meglio. Poi è stato un po' con me e mi ha detto una cosa bellissima che non dimenticherò mai. "ho saputo che cosa hai combinato... lo sai? Ti sei comportato da uomo! Sei proprio mio figlio!" poi ha anche aggiunto: "non seguire le orme di quella isterica di tua madre!" e ci siamo messi a ridere. Mi sento solo un po 'debole ma le forze mi stanno tornando pian piano. Spero che Zefiro stia bene... non so se si è ferito, non so nulla nemmeno di Astrid. Prima di uscire ho detto a mio padre di andare da Kinkaid e che sicuramente l'avrebbe trovato nel bosco alle tombe fatte da lui di Thomas e Oskar. Solo questo. Non gli leggerò nel pensiero, non saprei cosa dirgli a quello che troverei. Ora è sicuramente inconsolabile. Solo Tommy potrebbe aiutarlo...ma non c'è...continuo a chiedermi che ne sarà di lui se continuerà così. Kin ha sempre basato la sua esistenza sulla forza, dopo la scomparsa del fratello l'unica cosa a tenerlo in vita a farlo andare avanti è stato il vincere, lo combattere gli altri, la sua vendetta...ora trovare un avversario come Jago come lo ridurrà...chi lo farà reagire? Forse ce la farà da solo....solo un messaggio gli manderò:
' Sì ! Forte, Kin! Non sei mica solo! '
Spero che a qualcosa serva! Io questa volta non condividerò il tuo pensiero verso Jago. Sarò pazzo, sarò solo in questo, ma è così.
Mi rigiro nel mio enorme letto comodo e poso gli occhi fuori dalla finestra dalla quale si intravede la notte che inizia a farsi strada lentamente."

"La luna è grande e innanzi a me... non è piena. La sera comincia lenta a calare. Il sapore della terra ancora sulla lingua. Disgustoso. Come tutto quanto qua. Abbasso gli occhi sulla piccola collinetta davanti a me, accarezzo distrattamente. Il mio cuore continua a battere nel petto furioso... Thomas... non sono degno di stare qua... ma non so dove andare, spero mi accetterai. Solo per stanotte. Non sono riuscito ad uccidere un cacciatore, per la prima volta da allora sono venuto meno alla mia promessa... ti promisi che avrei ucciso ogni cacciatore dalla faccia della terra...e ci ho aggiunto anche gli osservatori... ma oggi... oggi non ce l' ho fatta. Non sono riuscito ad ucciderne uno. Non ha importanza chi fosse... era un cacciatore da eliminare... un essere che odio dal profondo. Gelido... come può il suo ghiaccio vincere il mio fuoco? So che posso essere ancora più forte... ma non è questo il punto... non sono riuscito a sconfiggerlo e sono stato... scon... fit... to... è una cosa che odio... non sopporto... non ho mai provato ad esserlo... è una cosa inammissibile... non sono degno di presentarmi a te... perdonami... ma io lo ucciderò, giuro che lo farò... lo giuro su me stesso, no, io non tengo affatto a me... lo giuro sulla testimone della tua morte... la luna... lo giuro su di te... sul mio fuoco... su tutto quello in cui credo... che è veramente poco... lo ucciderò con le mie mani... solo il suo volto, i suoi occhi davanti a me... e quella voce... tagliente e incolore... quelle maledettissime parole... 'hai perso '... come... come ha osato... è solo un vigliacco... io non posso aver perso... Nooooo! Basta... odio tutto. Odio me stesso incapace di ucciderlo, di colpirlo... a che serve il fuoco se non scioglie il ghiaccio? Ancora lui, ancora quelle parole... le parole che mi bruciano più di ogni altra cosa, più del colpo unico che mi ha dato... più di ogni cosa... non sento dolore... non sento nulla... solo rabbia, una rabbia immensa che si fa strada in me... come un cancro che ti uccide dentro... Jago è il mio cancro... ma io lo toglierò. Io non posso sopportare... è più forte di me, ma cambieranno, le cose cambieranno eccome, perchè il destino me lo creo io a seconda di quel che voglio. Ed io voglio ucciderlo. E così sarà. Perchè se io non sono degno di nessuno nemmeno di vivere, lui lo è meno di me.
HAI PERSO!
Cazzo!
Vaffanculo!
No, smettila di ripetermelo! Chi sei tu?! Che vuoi da me?! Perchè non muori?! Questo mio corpo non è abbastanza forte.
HAI PERSO!
Per la prima volta conosco questo sapore amaro che avevo dimenticato... per la prima volta dopo che ti ho lasciato, Thomas.
HAI PERSO!
Non ci credo! Potere inutile, io non ho anima, ma odio allo stato puro! Sto impazzendo. Per me è inaccettabile essere stato sconfitto da un pugno solo. Uno! Un essere sconosciuto che ha superato la difesa del mio fuoco, mi ha colpito scagliandomi a terra. Mi ha umiliato. Ma non è l'umiliazione che mi brucia. È il fatto che ho perso. Maledizione. Non l' ho ucciso. Non ho vinto. Non ho nemmeno una goccia del suo sangue maledetto. Sto impazzendo. Perchè odio provare anche queste sensazioni di perdita fisica... lo odio... basta!
HAI PERSO!
Smettila di dirmelo! Smettila voce di urlarmelo nella mente! Non lo accetterò mai come essere più forte di me! Come Cacciatore! Smettila! Smettila, smettila, smettila!!!!
Perchè l'unica cosa che non avrei sopportato mai e poi mai era questa e quel maledetto lo sapeva. Non vincere. La sconfitta. E lasciarmi vivo per sentire il sapore insopportabile... vivo per tormentarmi. Per cadere ancora nel baratro. Cammino da sempre sull'orlo di un precipizio e a volte cado... questa è una di quelle volte, cado e impazzisco. Perchè non sopporto di non mantenere una promessa così importante. E impazzisco quando le cose non vanno come io le metto. Non lo sopporto. Non sopporto la sconfitta e la vita che viene dopo. Perchè io contro un cacciatore non posso perdere. Devo uccidere e solo così torno su nel filo del burrone.
HAI PERSO!
Metto le mani davanti al volto per non sentire quelle parole, per non vedere quegli occhi. Quegli occhi che non si erano mai posati su di me e l'unica volta che li ha messi nei miei è stato per dirmi che avevo perso e lasciarmi vivo. Le mani sul viso per non vedere me stesso che mi odio. Non servo più a nulla se non vinco, la forza è tutto quel che ho, mantenere la mia parola è tutto quel che posso fare. Senza di queste cose non sono nessuno, non sono degno di Thomas...mi impianto le unghie nella carne e senza rendermene conto le porto giù fino alle labbra graffiandomi le tempie, gli zigomi e le guance. Sangue prende ad uscirmi. Non sento dolore. Dopo tutto questo tempo non lo sento. Ma sento l'odore della sconfitta che mi brucia. Ho sempre pensato che non ci fosse tempo per i perdenti, che uno che perde non è degno di vivere e di far nulla. Ora io non sono degno di me, di niente. Non è più il mio tempo. Tutto quel che sono e detto e fatto in questo momento diventa contro di me, non mi serve a nulla.
Apro gli occhi e guardo la notte ormai buia. Sento rumore del fiume in lontananza. Il fiume Shaka che passa per il bosco sacro. Scorre alla fine di questo precipizio. Mi distendo sulla terra a pancia in giù fino ad arrivare all'orlo del burrone che cade e guardo in basso. Il fiume freddo. Freddo. Maledetto Jago. Tu sei come quel fiume quando d'inverno si ghiaccia. Un simbolo che in realtà non vale nulla. Da abbattere. Inutile. Tu sei il ghiaccio. Nemico mortale del fuoco. Su questo mondo o tu o io. ma non tutti e due. No.
Metterò la parola fine.
Le parole di Stephan mi arrivano nella testa... sono forte, eh? Quest'oggi non lo sono stato. Ma è vero. Lo diventerò. Merda se lo diventerò. Il mio punto debole è il ghiaccio? Il freddo? Ebbene eliminerò quel punto debole! Mi alzo in piedi piantando le mani nei fianchi e alzando la testa al cielo prendo fiato e facendo fuoriuscire tutto quel che ho dentro e che provo. Tutta la rabbia e il risentimento verso me stesso e verso il cacciatore grido:
- FOTTITI, JAGO!!!!- e so che gli è arrivato. Ridi pure bastardo!
ti farò vedere io chi non è degno di chi. Chi perde contro chi. Credi che sia finita? Lo credi veramente? Farò come quella volta per Thomas... diventerò semplicemente più forte per poter continuare, il migliore. Ma prima devo uccidere un cacciatore per poter stare meglio! Mi volto e prima di andare in territorio nemico mi imbatto in Nathan che dice che deve curarmi. Curarmi? Ma io non sono mica ferito? Solo ora mi rendo conto di esserlo, invece. Ok, dopo essermi fatto curare andrò ad uccidere, poi inizierò il mio allenamento.
Jago. Sarai la mia ossessione."

Merda… quella dannata ragazzina… se solo avessi potuto non mi sarei fermata! L’avrei come minino disintegrata… sminuzzata… spezzettata… sezionata… sfasciata… ammaccata… sfigurata… ammazzata… straziata… e tutto gli ATA che esistono! Il mio povero braccio… quel fottutissimo dottore doveva proprio rimettermelo a posto girandolo in quel modo! Anche se non di nota io sono una donna! Perché mai nessuno se ne accorge?! … beh… in effetti oggi qualcuno se ne accorto. Quel biondino… l’umano. Nonostante avessi intenzione di uccidere lui e tutti i suoi amici quando me ne stavo andando ha urlato il mio nome… e io pensavo che volesse insultarmi o minacciarmi, cose del genere… come aveva fatto l’osservatore poco prima con il mio sire. Invece lui… lui mi ha chiesto un appuntamento. Mi ha chiesto cosa facevo stasera. Se ero libera. Meno male che mi sono girata perché ero arrossita. Merda, non è assolutamente da me! Oddio… non che ci siano stati precedenti. Io non ho mai avuto proposte. Nessuno mi ha mai considerato una donna. E poi arriva l’umano con quel suo sorriso gentile, una voce da linea erotica, l’atteggiamento sfacciato, provocante e un po’ troppo sincero e schietto come un bambino… e quel viso bellissimo! Accidenti, ma sono tutti così belli, gli umani? No, perché potrei farci un pensierino! … MA PORCA PUTTANA! CHE DIAVOLO STO DICENDO!!! Ah… basta dosi di antidolorifici… mi fanno uno strano effetto, l’ ho sempre detto. Però quel biondino, non ho mai conosciuto qualcuno con i capelli del colore del sole, con la sua uscita ha fatto ridere anche il mio Signore. Jago… chissà come sta lui. la sua risata di prima mi ha fatto dimenticate tutti i miei dolori. Certo, prima che arrivasse il dottore a fomentarli! Nessuno è bello come lui… nessuno è migliore di lui. Ma io non lo amo in questo modo solo per la sua faccia, ne per compassione poiché so tutto della sua storia. Ma lo amo e basta, perché anche solo sfiorarlo o un suo sguardo mi fanno sentire una vera donna. Ne siamo tutti usciti feriti dallo scontro di oggi… ma non lui. Lui è invincibile. Anche senza la mia presenza non avrebbe riportato il minimo graffio dopo la lotta. Fermi tutti! Ora che ci penso… come mai il biondino non è morto dopo il mio colpo? E se non morivo almeno doveva dimetterci una spalla e metà petto per finire all’ospedale e restarci come vegetale per il resto della sua vita! Sono sicura cha la potenza era al massimo… quel colpo avrebbe fatto fuori un orso, due leoni e un toro! Invece lui… lui ne è uscito come se niente fosse. Non è possibile… lui è solo un essere umano… no? Lo è vero? Ma se lo è… no, non è possibile. Meglio che vada a cercare al mio signore. Chiederò a lui se ne sa qualcosa”

Mani.
Mani dalla pelle pallida ovunque… le sentiva, le vedeva ovunque scorrere sul proprio corpo, avide. Lo toccavano, lo stuzzicavano, lo possedevano… lo sfregiavano. Non gli piaceva questa sensazione che da troppo tempo provava solo per arrivare meglio al suo scopo. Stava veramente usando Ethan o era Ethan che usava lui per questi giochi? Il capo dei cacciatori continuava ad accarezzarlo ovunque e godeva di questo, il suo fiato era corto e aveva un sorriso compiaciuto sulle fine labbra. Cercava di non guardare il fratello in viso, ma talvolta non ce la faceva ed alzava gli occhi, lo fissava e, solo a guardarlo bene si poteva scorgere un lampo d’odio in quei suoi bellissimi zaffiri. Ma Ethan non se ne accorgeva e continuava a toccarlo, a possederlo in quella che assomigliava più ad una guerra che a un rito sacro. Passò anche lui una mano sul volto fraterno e fece un leggero sorriso che emanava affetto… ma era esattamente come tutti gli altri, vuoto… falso. Ethan sudava continuando a toccarlo e a baciare ogni suo lembo di pelle perfetta, non rovinata da cicatrici di guerra, come quella del capo dei cacciatori. Le ferite Jago le portava tutte le cuore, sempre che ancora ne avesse uno. Serrò forte gli occhi quando, ancora una volta il gemello gli entrò dentro. E nella sua mente, oltre al forte dolore e al ribrezzo di quel gesto che per lui non aveva nulla di naturale, si fece spazio il ricordo di un altro sesso, l’unico l’avesse davvero appagato e reso umano. Già… la sua chioma dal colore del cielo notturno.
- Tu sai che… ti amo… fratello? – le parole di Ethan erano sussurrate e affaticate. Ma felici. Di nuovo sorrise e annuì, ma continuava a tenere gli occhi chiusi, riportando alla mente sospiri, carezze, baci… di un tempo lontano ma tutt’ora così importante – sei mio per sempre, Jago… - e non gli importava nulla di tutto… di suo fratello, di quello che gli stava facendo… non gli importava del dolore e dell’odio, di nulla che non avesse occhi di corvo come quelli di lei.

Piano si era addentrata nella folta boscaglia, in quel luogo un tempo sacro, prima che venisse profanato dal più impossibile e maledetto amore… dall’amore più bello. Era sbucata proprio alla riva del fiume Shaka e lì lo aveva trovato, come al solito. Era immerso nelle gelide acque, a fissare il cielo notturno con un sorriso che era impossibile interpretare… era lì fermo, bellissimo, nudo, calmo. Gelido. Le mani dalle lunghe unghie gli si impiantavano nella carne che lui fregava forte… tentava così, graffiando, di pulire ogni parte del suo corpo. Si sentiva sporco. Quella visione, bellissima ed agghiacciante… l’aveva commossa. Lei, l’amazzone guerriera piangeva silenziosa fissando il suo amato padrone sciacquarsi da un sesso appena consumato… fissava Jago tentare di cancellare quell’odore dalla sua pelle, strappandosela. Il suo sangue gelido, come ogni parte di lui scorreva placido su di lui, andando a mischiarsi con le acque. I capelli bagnati gli si appiccicavano al bellissimo volto dai tratti delicati, perfetti e il suo sguardo era indecifrabile. Vi si poteva leggere odio, rancore, pace, gentilezza… sentimenti contrastanti… oppure non vi si poteva scorgere nulla. Ma lei, che aveva donato secoli della sua vita a guardare Jago, vi leggeva solo tristezza, e solitudine.
- Hai bisogno di me, Yari? – disse con la sua solita voce bassa e fredda, senza distogliere lo sguardo dal cielo. e lei sentì qualcosa rompersi dentro di se e per una volta non badò a quello che i loro differenti ranghi imponevano, non le importava… voleva solo provare a donare un briciolo di calore a quella creatura tanto vuota. Corse nelle gelide acque, non badando alla sensazione di essere trafitta da mille aghi per il freddo, non badò allo sguardo gelido che ricevette. Corse da lui e lo abbracciò più stretto che poteva. E versò le sue calde lacrime sul suo petto scolpito.
- Non venderti, sei tutto ciò che hai… - disse, stringendolo. Ebbe un brivido quando quella mano che molte vite aveva estirpato era calata sul suo capo e l’aveva accarezzata. Jago era una creatura impossibile da comprendere…forse era realmente pazzo come tutti dicevano, forse davvero tutte quelle sue perdite avevano distrutto in un modo tale il suo animo da renderlo vuoto… eppure non riusciva a smettere di abbracciarlo. E si chiese se era vero che Jago fosse un morto, fosse un essere colmo d’odio, fosse privo di un qualunque altro sentimento… come mai lei lo amava in un modo tale? Si sentì a sua volta stringere in un modo possessivo da quelle braccia forti e di nuovo ebbe un tremito. Il sangue che colava dalla sua pelle andò a scorrere anche su quella di lei, una pelle che era di una donna, oltre che di una guerriera. Di una donna che amava talmente tanto da morire. La stretta di faceva più forte e sentì Jago tremare mentre lui si mordeva le belle labbra disegnate a sangue.
Swami… - era stato solo un sussurro… ma era quello il grido dell’anima di un condannato che era sfuggito due volte alla morte, ma l’aveva donata a due persone che per lui erano il mondo. Quel nome… era l’amore. – Non mi spezzerò… non ancora… -