Lose Yourself
CAPITOLO VI
SPINGIMI
LONTANO
/Vuoi
essere il mio qualcuno?/
"Finché
il mondo non verrà giù.
Finché le mie gambe
non cederanno sotto di me non cadrò, starò in
piedi.
Nessuno potrebbe battermi.
E
mi piace pensare che io sia un uomo libero che mi costruisco il mio
cazzo di destino pieno di errori e sbagli, ma che sia io a deciderlo.
Nessuno può manovrarmi. Nemmeno se lassù
esisterebbe
qualcuno. E quello che ora ho in corpo è forza. La mia forza
maledetta e infinita non mi lascerà mai, la mia vita si, ma
la
mia forza e il mio fuoco no.
Vieni
mondo, ti sfido, ho una cosa da dimostrarti.
Sono
un uomo libero nato per vincere e non per vivere!
E
il modo per dimostrarlo è esattamente questo: combattere
contro tutti e nessuno, non importa contro chi, basta non fermarsi
mai dall'abbattere ostacoli che si interpongono fra me e la mia
vendetta!"
Gesti
secchi e decisi fendevano l'aria senza mai fermarsi, come se non
respirasse, i muscoli del braccio in tensione totale sembravano
esplodere se avesse continuato così, ma a Kinkaid non gliene
sarebbe importato nulla, ogni volta che si allenava, ovunque fosse,
pensava solo a quello, a sfidare il mondo, a compiere la sua
vendetta, come non importava, bastava volerlo ed esserne convinti, un
giorno quando tutto sarebbe stato troppo sarebbe andato nel bosco e
l'avrebbe arso al suolo dando inizio all'apocalittica vendetta che
aveva giurato per suo fratello. Ai suoi colpi solitari lui credeva,
ma ci credeva così tanto che anche se in realtà
non
aveva nessuno davanti, quando tirava quei pugni letali contro l'aria
sembrava che questa sanguinasse. Le sue energie erano inesauribili,
il fuoco prendeva facilmente il posto del sangue dentro il suo corpo,
tanto che questo prendeva a colorarsi delle tanto amate fiamme, come
se un aura demoniaca lo abbracciasse, si intrecciasse con la sua
pelle nuda fino a metà vita, giocasse col suo corpo
interamente proteso nello sconfiggere il vento innanzi a lui. Negli
occhi dorati di corvo apparivano sempre mille minuscole pagliuzze
infuocate pur esse. E un solo sguardo con quegli occhi poteva
scottarti senza che nemmeno ti toccasse.
Improvvisamente
la porta del cancello del giardino enorme e spazioso si aprì
rivelando tre figure a lui molto conosciute, per sua disgrazia. Erano
Stephan, Astrid e Zefiro... anche se a lui sul momento proprio non
gli venivano in mente i nomi. Ma che diavolo ci facevano lì
quegli altri due? Ste ci abitava e poteva anche accettare che
tornasse a casa sua, ma quei due tipi da trucidare e basta?
Kinkaid
si fermò dall'allenarsi come un forsennato, o un
meraviglioso
essere che mostrava il suo bellissimo corpo in tutto il suo
splendore, e li guardò uno ad uno incenerendoli, rimanendo
fermo immobile infine parlò con voce bassa e penetrante:
-
Volete forse morire?- Silenzio, attese che la frase facesse il suo
effetto poi proseguì con un nuovo ghigno minaccioso: - Forse
che la vita non vi è più cara e avete deciso di
suicidarvi insieme? Buonissima idea, cavoli, non avrei mai immaginato
di trovarmi d'accordo con voi su qualcosa! Ma sarò buono sta
volta... lascerò decidere a voi il modo che preferite per
morire! Ma mi raccomando, i più dolorosi che esistano, se no
che divertimento c'è nel trapassare?-
In
risposta un semplice dito medio da parte di Astrid che senza
guardarlo attentamente lo ignorò per dedicarsi allo
strozzamento del piccoletto sbraitando istericamente:
- CHE CAZZO VUOL
DIRE QUEL SORCIO MARCIO IMPUTRIDITO QUA DAVANTI A ME?
DOVE DIAVOLO E' LA SORPRESA SENSAZIONALE, E PIU' INCREDIBILE DI TUTTI
I TEMPI, nonché
MAGNIFICO REGALO PER NOI? GUARDA CHE SE NON PARLI, TI DISTRUGGO CON
UNA PESTATA DI PIEDE, PULCE!-
Zefiro
cercò di intromettersi in quella furia già
esplosa e
partita in quinta:
-
Ehm... Astrid... credo che la sorpresa di cui parlava e che dovevamo
assolutamente vedere era proprio lui! Non che mi vada a genio questa
trovata, ma invece di uccidere il piccoletto perchè non
uccidi
direttamente Pollyanna così fai un favore
all'umanità,
cioè a me?-
-
E tu perchè non ti auto-distruggi invece di dire cose tanto
ovvie? FIN QUA CI ERO ARRVATA ANCH'IO, SAI? NON SONO COSI'
IMBECILLE!-
-
Ah, sì?- Questa voce era della così chiamata
sorpresa
tanto 'amata' da tutti che assisteva alla scenetta divertito con il
suo solito sorrisetto stronzo, così chiamato da Astrid.
Questo
suscitò un’ulteriore occhiata laser della rossa in
direzione
del rosso che se avesse potuto uccidere le sue ceneri sarebbero
già
disperse nell'aria da un pezzo!
-
E tu, vaffanculo! Io me ne torno via!!-
-
GNOOOOOOOOOO!!!! Aspetta, ti prego! Dobbiamo fare una riunione! Se
non dicevo della sorpresa non sareste venuti!-
Stephan
si era attaccato alla gamba di Astrid che cercava di andarsene
invano. A queste parole intervenne Kinkaid che doveva pur far sapere
quanto era dolce e gentile:
-
Vi siete fatti abbindolare dalla promessa di una sorpresa?
Pff…
Ahahahahah!!!-
Risata
sguaiata da signore delle tenebre!
Irritazione!
Molta irritazione!
-
Oltre alla sorpresa aveva aggiunto che era una questione di vita e di
morte!-
-
Si dice “Di vita O di morte “!- Zefiro cercava come
sempre di
correggerla anche se lei non lo calcolava minimamente, troppo presa a
mollare insulti da scaricatore di porto al 'carissimo' compagno.
E
un altro battibecco aveva inizio mentre il biondo cercava di far
smettere Astrid, invece Stephan cercava di farlo con Kinkaid. Dopo
una buona mezz’oretta al piccolo venne l'idea giusta per
bloccare
quei carri armati e prendendo tutto il fiato che aveva gridò
a
pieni polmoni:
-
JAGOOOOOOOO!!!! C'E' JAGOOOO!!!!!!!-
Il
piano funzionò a meraviglia visto che entrambi si zittirono
e
si girarono di colpo cercando Jago, Kinkaid tutto esaltato e felice
mentre Astrid con un aria così truce da ridurre in pietra
tutto e tutti. Quando realizzarono che non c'era volevano
semplicemente ucciderlo, cosa da nulla!
Mezz'oretta
dopo...
Finalmente
si erano rassegnati a passare un po' di tempo insieme, cosa
insopportabile per loro! Costretti dalla ' questione Jago ', ora si
trovavano tutti seduti nelle sdraie nel giardino comodo e spazioso di
Stephan dove poco prima Kinkaid si allenava felicemente per i fatti
suoi, ed ora, vuoi per gli allenamenti, vuoi per la litigata si
ritrovava ancora sudato fradicio e incazzato come al solito. Era in
piedi davanti al lavandino dell'esterno, era una di quelle classiche
vaschette bianche che stavano sempre fuori, in un rubinetto era
attaccato una pompa da giardino per bagnare le piante varie, l'altro
era libero e l'acqua si apriva in una bacinella che attualmente ne
conteneva tre quarti appena usata dal rosso per sciacquarsi il volto.
Kinkaid era in piedi davanti al lavandino, era ancora a torso nudo, i
muscoli sebbene si vedessero alla perfezione, erano rilassati, la
pelle imperlata ancora di sudore, intorno al collo un piccolo
asciugamano, il volto gocciolante per l'acqua con la quale si era
appena sciacquato, sguardo insolente e beffardo per chissà
quale motivo. I capelli, i suoi odiosissimi capelli, ora erano legati
da una specie di coda bassa per tre quarti sciolta che lasciava fuori
parecchie ciocche ribelli ricadute sul viso fino ad accarezzare collo
e spalle, erano come sempre un groviglio unico che faceva venire il
mal di testa solo al guardarlo!
Astrid
era seduta, o mezza stravaccata, in una delle sedie sdraio con una
sigaretta in bocca e uno sguardo scocciatissimo che sembrava tuttavia
concentrato su qualcosa, la direzione degli occhi era quella del
ragazzo in piedi che dava bella mostra di sé e del suo bel
corpo al quale non si poteva certo rimanere indifferenti... cosa
pensassero entrambi era un mistero.
Zefiro
invece era seduto composto accanto alla ragazza e la guardava serio
perso nei meandri della sua mente infinita e spaziosa. Stephan non
era lì ma dentro in casa a prendere da bere.
-
Eccovi le bevande!- La voce allegrissima di Stephan giunse a tutti
alle orecchie facendo venire l'orticaria ai presenti... come diavolo
si azzardava ad essere felice?
Mentre
gli mandavano mille maledizioni per questo, Stephan sembrò
venire effettivamente veramente colpito da qualcosa... anzi per dirla
giusta invece di venire colpito inciampò su qualcosa... che
fossero le loro maledizioni per la sua allegria? Mah! Chi lo sa!
Fatto sta che con il vassoio in mano con tutti i bicchieri d'acqua
(ingenuamente lui pensava che non potessero volere altro che acqua...
tipo, le birre lui non sapeva nemmeno che volessero dire!)
inciampò,
e, ironia della sorte, sulla sua linea d'aria chi ci doveva essere?
Nessuno, direte voi... sbagliato! Perchè i bicchieri vennero
rovesciati esattamente sulla bella testa bionda ed ex asciutta di
Zefiro! La sua faccia era comica, forse, visto le reazioni da
scompiscio di Astrid e Kinkaid che scoppiarono e ridergli in faccia,
ma ad ogni modo tutto ciò irritò terribilmente il
calmo
e dal grande senso dell'umorismo Zefiro vista la sua reazione
fulminea. In cinque nani secondi il ragazzo si alzò
ignorando
i piagnistei di scuse del moretto a terra, afferrò la
bacinella piena d'acqua del lavandino dietro Kinkaid e senza pensarci
su un attimo di più lo rovesciò addosso a
quest'ultimo
infradiciandolo completamente. No, questa non poteva accettarlo.
Ulteriore risata di Zefiro e Astrid che non aveva ancora finito di
piegarsi in due dalle risate. Ulteriore reazione istintiva di Kinkaid
furente che afferrò la pompa, la aprì e senza
lasciar
nemmeno muovere il biondo gliela infilò nei pantaloni mentre
l'acqua scendeva a go-go congelandogli perfino i sacri gingilli. La
faccia di entrambi questa volta era encomiabile come se uno avesse
visto un marziano scintillante e l'altro lo fosse realmente il
marziano scintillante, il primo ovviamente era Zefiro mentre il
secondo era Kinkaid! Questo bastò per far distendere
definitivamente Astrid e farle venire quasi le convulsioni da troppo
che rideva. Effettivamente la scena era assurdamente divertente, come
biasimarla? Eppure Zefiro e Kinkaid ce la fecero benissimo a
biasimarla... come osava lei, così asciutta, ridere in quel
modo indegno di loro? Non poteva certo passarla liscia! I due ragazzi
si scambiarono un occhiata per la prima, e unica forse, volta
complici e con sguardo maligno e sadico mentre uno prendeva in mano
la pompa dai pantaloni puntandola verso la ragazza tanto simpatica,
l'altro apriva il getto dell'acqua al massimo.
Immediatamente
un fiume in piena investì Astrid che si scompisciava beata
per
i fatti suoi. Una violenta sensazione di morte e rinascita la prese
insieme al diluvio universale...seguito da un pericolosissimo
desiderio di vendetta!
Dal
canto loro, i due artefici in tutto ciò si scambiarono;
udite,
udite, la seconda occhiata complice che probabilmente sarebbe entrata
nella storia, ma cosa ancora più sorprendente di tutte era
che
sarebbe entrata negli annali mondiali, perché si batterono
un
cinque con la mano!
Aiuto!
Il
mondo andava forse al contrario?
Questo
i due idioti non glielo avevano fatto! Sentì
l’acqua gelida
entrarle anche nelle mutande… e non le piaceva per niente!
Tranquilli i due evidentemente ex-nemici giurati se la ridevano
battendo le mani davanti a lei, ignorandola a parte qualche
sorrisetto stronzo nella sua direzione. Dal rosso doveva anche
aspettarselo… ma Zefiro! Lui… il Signor
“tocco le donne solo
per scoparle”, Mister “sono un
cavaliere”… eccetera,
eccetera… LUI AVEVA DATO CORDA A QUELL ’ALTRO
CRETINO DAI
BOCCOLI! Tollerava gli sguardi cattivi, gli insulti… in
fondo ci
era abituata. Ma un affronto del genere era troppo poiché la
furia Astrid non esplodesse! Strinse gli occhi fino a farli divenire
due fessure una d’orata e una pressoché bianca e
con passi
lunghi ma lenti si mise in mezzo ai due idioti che presi
com’erano
dalle risa, che d’altronde comprendevano anche qualche
gomitata non
molto amichevole, e tese ferrea le mani, artigliando i cosiddetti
‘
gioielli di famiglia ’ ad entrambi. Le risa si stopparono in
un
attimo, lasciando il posto a una smorfia che si riassumeva in una
parola “DOLORE”!
-Avete
ancora molta voglia di ridere ora? – chiese, con voce
perfida,
stringendo ulteriormente.
Zefiro,
che come era ben chiaro riteneva quelli che lei strava maltrattando
il suo più grande tesoro, cominciò a pensare di
mettersi a piangere, magari avrebbe stimolato la pietà di
lei
– Astrid… ti prego… mi
servono… -
-
A che cosa, di grazia?! -
Non
poté trattenere la battutina – Mollali e te lo
insegno… -
che non fece che aumentare la rabbia di lei.
-
Non credo che dopo il trattamento ti serviranno ancora, Zefiro.
Comincia a chiamare ‘Dafne and co. ’ e avvertile
che tra poco
sarai fuori uso! – diede un occhiata a Kinkaid che, dal canto
suo,
non aveva ancora detto una parola ma la sua faccia stava assumendo un
curioso colorito verdognolo – Tu hai qualcosa da dire?
Oddio… non
che a te servano gran che… - sorrise, guardando Stephan che
cominciava ad avere panico, stranamente. – Mi dispiace,
moccioso,
il tuo amichetto non potrà più soddisfarti! -
Il
musino di Stephan si fece dubbioso – Eh? Che significa?
– ma
nessuno gli badò, mentre Astrid stritolava e i due
soffrivano.
Si avvicinò quatto, quatto a Kinkaid –Ti fa molto
male? –
per tutta risposta il rosso, dopo uno sguardo di dolore profondo fece
lo stesso di Astrid con il suo amico che, per il dolore si
appiccicò
ad una ciocca di biondissimi capelli di Zefiro. Il poveretto
cominciava del tutto a disperarsi. Non solo lo avevano bagnato
completamente, ma anche gli stavano stritolando i genitali e tirando
via metà cute. E per di più in due su di lui,
neanche
uno! Guardò un attimo l’espressione soddisfatta di
Astrid.
in questi momenti perfino lui non la sopportava. Decise che tutto
partiva da lei… e, sporgendosi su di lei come un vampiro le
ficcò
tutti i suoi 48 brillantissimi denti nell’incavo del collo e
morse
più che poteva. Colta di sorpresa Astrid mollò la
presa
e Kinkaid, svanita la pressione liberò anche il moro.
Di
nuovo il triangolo cominciò a guardarsi male, mentre Stephan
era indeciso se piangere o chiamare la mamma. Solo nel momento in cui
la ragazza, scocciata si accese una cicca e prese una bottiglia di
birra che aveva nella giacca (cos’è? Per la
sopravvivenza?!)
la tensione del momento scomparve. E venne sostituita
dall’urlo
disgustato della rossa quando i tre poveracci, temendo di essere
diventati impotenti si abbassarono i pantaloni in sincronia per
controllare i danni.
-
MA CHE SCHIFO!!! -
Non
si sapeva come ma erano riusciti a sedersi tutti quanti
apparentemente tranquilli... dopo un bel po' di osservazione
ovviamente... ora erano lì che sorseggiando delle bibite
riofferte da “Stephan il cataclisma”, ovvero colui
che senza
saperlo aveva causato la pre-apocalisse.
-
Non c'è proprio nulla da decidere! Jago lo farò
fuori
io con le mie stesse mani... DA SOLO! E voi potete anche andarvene!-
Questo
che parlava in tono brusco che non ammetteva repliche era uno a caso:
Kinkaid... e chi poteva parlare così? Dopo tutto il macello
di
prima si erano decisi a discutere sul da farsi con il nuovo nemico,
se così era veramente... il ricciolino era straconvinto
della
sua decisione e nessuno sarebbe riuscito a smuoverlo, ma quello che
non era assolutamente della stessa opinione erano... tutti gli altri,
infatti ognuno di essi circa volevano averlo di fronte e vedere sto
tizio misterioso.
O
meglio, Astrid voleva per puro spirito di contraddizione essere lei a
farlo fuori al posto dell'odiato ragazzo, Zefiro non poteva certo
essere dalla parte di Pollyanna per cui senza chiare ragioni a
proposito si opponeva, invece Stephan non voleva perchè
aveva
paura che Kinkaid non ce la facesse da solo. Così mentre
tutti
discutevano più o meno animatamente ne approfittavano per
berci su.
Ad
un certo punto una risata allegra e contagiosa si levò
dietro
di loro, una risata che attualmente si rivelò solamente
fastidiosa infatti i tre si girarono immediatamente verso la
provenienza di quel suono da eliminare subito e chi trovarono innanzi
a loro che rideva sguaiato?
Niente-popo-di-meno-chè...
Stephan!
Lasciando
le bocche spalancate si misero inebetiti ad osservarlo... tutto
faceva quel moccioso tranne fare così... al posto di
piangere
e frignare rideva?! Ma allora il mondo andava veramente al contrario!
Dopo
aver riso per un bel po' senza motivo si mise a cantare in modo
alquanto stonato con voce impastata e vagamente traballante si mise a
gironzolare intorno a loro completamente allibiti. Poi ad un tratto
cos' come rideva e cantava allegramente si fermò davanti a
Zefiro e serio come non mai posando una mano sulla spalla del biondo
iniziò a parlare:
-
Sono un piccolo bambino considerato una mezza sega o una
femminuccia... sono anche un caso disperato... ma io dico che
preferirei realmente essere una femminuccia, piuttosto che avere
questo corpo effeminato e fragile, sotto peso che vale nulla. La
verità è che non valgo nulla e io stesso lo so,
ma non
posso farci niente. Riguardo alla mezza sega che mi danno... l'altra
mezza se la fanno loro pensando a me. E lo so perchè lo
sento
con la mente. Ma allora perchè mi trattano così?
Io
posso solo accettare tutto quel che mi dicono e scappare da loro. Io
cerco di non farmi notare, ma mi notano lo stesso... e mi fanno
paura. Nessuno mi sopporta perchè non so tenermi i miei
sentimenti dentro, perchè sono estroverso. Ma il fatto
è
che io esprimo quel che ho dentro e do fastidio per questo, ma che ci
posso fare se dentro ho quasi sempre lacrime? Ce le ho
perchè
mi arrivano i sentimenti che gli altri hanno nel cuore, mi arrivano
dentro e sento quel che sentono gli altri... e siccome ognuno di loro
ha qualcosa di triste e straziante, io non riesco a non piangere per
loro senza poter spiegarmi bene... e nessuno lo capisce... solo
perchè sembra che io pianga per sciocchezze... solo
perchè
gli altri non capiscono devo subire tutto questo... nessuno mi
capisce, ma io devo sempre capire gli altri perchè sono
collegato al loro cuore. Il mio destino è di essere un
bersaglio e posso solo accettarlo, ma gli altri non sanno mai
accettare il loro e sono egoisti e si arrabbiano con me
perchè
il loro cuore mi fa piangere. Sono troppo fragile e questa
fragilità
mi ha fatto crescere pieno di paure. E intanto finisco per non essere
capito. Mi nascondo per non infastidire, ma mi trovano sempre. E
l'unica cosa che riesco a fare è piangere. La mia mamma e il
mio papà si sono separati. Il mio papà
è
Osservatore, ma la mia mamma no, e così sono Mezzo Umano e
Mezzo Osservatore, e non possiedo poteri pieni e forti, e sono solo
una palla al piede per tutti. Io lo so ma non posso farci nulla. Dei
miei amici, di quando ero piccolo, è rimasto solo Kinkaid
che
è troppo preso da se stesso, ormai. Ma io gli rimango
vicino.
Tutti pensano che siccome sono gay, io sia innamorato di lui, e che
io faccia quelle cose strane e proibite con lui. Ma non è
vero. Io a lui voglio bene perchè è mio amico, ed
io
sono l'unico ad essergli rimasto vicino nonostante tutto, sono stato
l'unico a capirlo. Come al solito... perchè io capisco
sempre
tutti. Sembra che Kin mi odi, ma io so che non è vero, e non
devo spiegazioni a nessuno. Sono gay, e questo è vero. E
vengo
considerato diverso, strano, stupido. Secondo molti io non sono un
vero uomo, ma un buono a nulla non degno di essere definito uomo.
Faccio schifo. Faccio vomitare perchè sono un maschio e mi
piacciono i maschi. Ma che male c'è? Io non posso essere
libero come quelli che mi giudicano? Non do fastidio a nessuno,
eppure mi giudicano la bestia peggiore. Faccio ribrezzo, eppure devo
andare avanti facendo finta di niente. Ma la cosa più
divertente è che il perchè di tutto questo non lo
capisco!-
Detto
questo si accasciò fra le braccia di Zefiro addormentato.
Silenzio.
Ancora
silenzio.
Fu
Zefiro a rompere il silenzio:
-
Ma siamo delle bestie!-
Poi
Kinkaid prese la parola scettico:
-
Ha bevuto Coca-Cola?-
-
Sì, mi pare di sì .-
-
Ecco spiegato!-
-
Ci potresti gentilmente rendere partecipi?-
-
Stephan si ubriaca con la Coca-Cola!-
-
Ma allora se beve alcolici, muore?-
-
Mmm... esperimento interessante!-
-
E ogni volta che si ubriaca, fa questo discorso autobiografico?-
-
No, ogni volta dice qualcosa di diverso... è divertente
ascoltarlo. A volte quando mi annoio gliela faccio bere di
proposito!-
E
mentre Kinkaid ed Astrid parlavano stranamente calmi, altra cosa che
indicava che il mondo stava proprio andando al contrario, Zefiro non
sapeva che fare col corpo del povero ragazzo ubriaco ora dormiente
fra le sue braccia. Diciamo che una cosa del genere non gli capitava
spesso!
“Si
può sapere perché diavolo tutte queste stranezze
devono
capitare sempre e solo a me?! Che cosa ho fatto di poi così
grave in questi fottutissimi diciotto anni di vita, dannazione?!
Insomma… sono sempre stato un bravo ragazzo! Studio, faccio
tutti i
compiti, vinco le mie partite, non muoio in macchina, non metto
incinta nessuna, non fumo poi così tanto, non bevo da
arrivare
a casa e vomitare sul telefono, e non ho mai ucciso nessuno!
Perché…
perché tutti alla fin fine se la devono prendere con il
sottoscritto?! Anche il moccioso… e pensare che speravo che
almeno
lui mi desse un po’ di tregua e mi lasciasse vivere in santa
pace!
Invece no! Finisce ubriaco con la Coca-Cola! Dio, ma si
può?!
E quei due neanche mi danno una mano… si mettono a
chiacchierare di
alcool, neanche fossero due vecchi amici. Che fastidio! E come al
solito, quello che deve sgobbare sono io. Prendo Stephan in braccio
mentre lui dorme tranquillo e beato, non prima di aver carburato con
un po’ di sana birra. Però… almeno
essendo magro come un
chiodo non pesa affatto. Vago un po’ per il giardino sperando
che
sua madre, quel grandissimo pezzo di donna, compaia e mi salvi.
Rinuncio dopo cinque minuti buoni di vuoto assoluto e cerco di aprire
la porta di casa con un piede, senza far caso più di tanto
alla temperatura che mi pare si sia parecchio abbassata. Sto per
entrare in casa quando sento una ventata gelida sul collo nudo e il
moccioso muoversi piano tra le mie braccia. E mi trovo catturato da
due occhi verdissimi che mi fissano un po’ svaniti, ma
preoccupati”
-
Jago… -
Solo
un nome… e il ghiaccio comparve tutt’attorno a
loro.
Cosa
fosse successo a Stephan, era impossibile dirlo. Solo fino a poco fa
era sbronzo di Coca-Cola fra le braccia di Zefiro, invece ora si
trovava ad occhi spalancati e lucido da far paura. Cosa gli fosse
preso era un vero mistero, come lo era il nome che uscì
inconscio dalle sue labbra pallide:
-
Jago... -
Ghiaccio
intorno a loro... brividi sulla pelle. Persino i pensieri sembravano
congelarsi. Zefiro, che teneva ancora in braccio il corpo minuto e
leggero del moro, lo posò in piedi mantenendo la bocca
aperta
e brividi lungo la spina dorsale. Per il freddo, ma soprattutto per
il cambiamento del piccolo. Come era possibile che si risvegliasse
così da un'ubriacatura, seppur assurda, del genere? E che
fosse così... strano... era l'unica definizione adatta. Ma
Stephan non vedeva più nulla. Andava attraverso le cose.
Sapeva guardare e sentire. Sarà stato grazie alla sua
empatia,
ma era così.
Occhi
per trapassare il mondo e vedere la verità.
Orecchi
per raggiungere i confini infiniti della vita che scorreva impetuosa
e silenziosa intorno.
Bocca
per colpire nell'intimità con parole vere.
Tatto
per toccare la disperazione che aspetta solo di essere riconosciuta.
Olfatto
per sentire il profumo dell'attimo che fugge.
Cuore
per ricevere e capire e amare chi non ha amore.
Come
se fosse in una specie di trance attraversò il cortile
tornando indietro portando su di se l'attenzione di tutti i presenti.
Era serio e sicuro di quel che stava facendo. Kinkaid si
incupì.
Una pessima sensazione. La stessa che aveva Astrid accompagnata da un
misto di impazienza e nostalgia.
Il
ragazzo si fermò in un punto preciso del giardino. Il
respiro
si condensava venendo a contatto con l'aria fredda, la pelle
già
pallida per conto suo ora lo era ancora di più. Le braccia
lungo i fianchi, una posizione neutra. Non l'ombra più
minima
di paura. Ma la cosa che sorprese più di tutte fu il punto
in
cui si fermò. Non era uno qualsiasi.
Davanti
a lui stava imponente in tutta la sua altezza e prestanza fisica
Jago. Come avesse fatto a sapere che era lui e che era arrivato da
che dormiva beato non lo si poteva comprendere. Era accaduto e basta,
anche se Stephan non l'aveva mai visto di persona l'uomo che ora gli
stava innanzi, sembrava conoscerlo. Ovvero non era lui a conoscerlo,
ma il suo cuore. Stava comunicando direttamente col suo cuore. Erano
collegati tramite quel piccolo organo che batteva incessante. Kinkaid
in quei momenti lo definiva 'Lo Stephan in fase empatica '. E in
breve era questo che stava accadendo. I sentimenti e l'intimo di Jago
gli arrivavano forti e violenti, come un fiume in piena ghiacciato
che in contatto con l'anima di Stephan sembrava sciogliersi, non in
superficie ma all'interno, in profondità. La mente di
Stephan
stava facendo un viaggio, un tuffo lungo in quel fiume ghiacciato
solo sulla superficie. Aveva capito perfettamente. L'aveva visto. Lui
era lo Jago che tutti definivano cattivo e terribile, senza
pietà.
In realtà non era altri che un uomo bisognoso di amore.
Amore
infinito e puro. Un uomo buono. Allungò una mano. Tutti
stavano fermi ipnotizzati anch'essi a guardare quella specie di rito
al quale non avevano mai assistito.
Posò
le dita che andavano sempre più scaldarsi senza motivi
particolari sulla sua guancia. Era molto più alto di lui e
solo il guardarlo negli occhi da così vicino intimoriva
tutti
quanti, e lui che tremava ed era sempre terrorizzato per qualsiasi
cosa, ora sembrava l'unico a non aver paura. La sua guancia era
liscia e levigata come ghiaccio puro. Ma al suo contatto, al contatto
di un uomo semplice e normale, al contatto della prima persona che
aveva letto nel suo cuore, non nella sua mente, il punto toccato
dalle dita calde di Stephan diventò inspiegabilmente caldo
come lui.
Solo
quel punto.
L'espressione
di Jago era impenetrabile ma si lasciava fare.
A
fior di labbra ma chiaramente mormorò:
-
Sei buono... hai solo bisogno d'amore... amore di una persona...
liberati... sei legato... lasciati amare... -
Era
calato un velo di magia su Jago che lo guardava sostenere il suo
sguardo che tutti sfuggivano, su Kinkaid che sapeva di cosa era
capace il piccolo, se si metteva d'impegno, ma mai avrebbe immaginato
che dicesse quelle cose su quel tipo. Su Astrid rapita dalla
verità
assurda di quelle parole, ma soprattutto rapita da Jago stesso e
dalla mano del moro sulla guancia dell'altro. Su Zefiro stupito dal
cambiamento di Stephan. Su Stephan che aveva dato il via alla magia.
Non
si mosse, non fece nulla. Quel che accadde poi fu tutto un sogno per
il piccolo empatico che solitamente quando usava così di
proposito e intensamente il suo potere speciale finiva sempre per
perdere i sensi.
“Sono
stato sottoposto a tutti i tipi di sguardi possibili, nei miei 1500
anni di esistenza. Tutti. Ma questo moccioso mezzo sangue…
lui mi
ha guardato come se fossi un semplice suo coetaneo, un amico da
sempre. Mi ha guardato con amicizia, con compassione, con una strana
cosa che io non so se chiamare comprensione o affetto. Solo un'altra
persona aveva osato rivolgere a me uno sguardo del genere. Ma Samuel
era limpido come l’acqua… l’ ha sempre
avuta in se. Samuel non
era in grado di mentire a me, che avevo il ghiaccio suo simile nelle
vene. solo a capelli di cielo era permesso guardarmi così,
poiché ho riconosciuto solo lui come mio fratello,
nonostante
non avessimo legami di sangue. Questo ragazzino… lui non si
può
permettere di fissarmi così e toccarmi. Io…
non… lo…
sopporto.
ODIO
ESSERE TOCCATO.
MANI
.
SOLO
.
MANI
.
INTORNO.
A
.
ME
.
ODIO.
SCHIFO.
MALE.
Non…
ti… avvicinare… non… mi
guardare… non… mi toccare! STAMMI
LONTANO!
Non
toccare… lontano… mani…
via… non voglio… Ethan…
schifo…
odio… dolore… vuoi… no… non
voglio… tu non sei me! Io non
sono tuo! io sono mio! Mio! Mio! Solo mio e suo! Capelli blu, occhi
d’oro! Morte! Acqua! Samuel, scusa, tu dovevi vivere, io non
ti ho
meritato! Tutta colpa mia! Lei… anche…
colpa… vai via! Tu…
non sei me… assassino! Io assassino Swami… no,
torna! Non torna…
solo acqua! Ethan… colpa sua… dannato, non sei
mio fratello! Io
ho un solo fratello… Samuel. Non torna neanche
lui… io sono solo…
mi sta bene Yari! Dove sei… ? Vieni qui…
toglimelo di dosso!
Togli la sua mano! Schifo… odio… sento il suo
calore… occhi
verdi nei miei… toglilo da me! Vai via! Via! Via! Non ti
conosco!
Tu non sai nulla di me! Chi sei, dannazione?! Moccioso… non
posare
i tuoi occhi sulle tenebre mie! Togli le tue mani dalla mia pelle!
Mollami! Schifo… chi sei? Cosa vuoi?! Io non lo
so… non so
niente… conosco solo… rosso…
rosso… rosse… morte…
sangue…
dolore… sofferenza… solitudine…
abbandono… paura… odio…
ODIO
.
ODIO
.
ODIO
.
SCHIFO
.
…
ODIO
.
Solo
questo.”
Era
stato un attimo… gli occhi gelidi di Jago, giunto solo nel
cortile
della piccola casa, si erano socchiusi fino a divenire due piccole
fessure bianche che guardavano fissi e seri il viso gentile di
Stephan, ancora immobile con uno strano sorriso gentile sul viso
infantile e la mano sulla morbida guancia del loro nemico.
-
Non mi toccare, non farlo mai! – distanti e fredde erano
giunte le
parole appena sussurrate di Jago. nessuno aveva avuto il tempo di
muovere un muscolo mentre il cacciatore alzava per il collo,
stringendo, il piccolo mezzosangue e lo lanciava lontano senza badare
alla sua fragilità. Gli occhi di corvo di Kinkaid si erano
sbarrati al grido dell’amico e senza pensare si era lanciato
sul
suo nemico più pericoloso con già nel pugno il
suo
fuoco e ardeva. Ma appena si era ritrovato a pochi centimetri dal
perfettamente composto viso di Jago un calcio ben piazzato
l’aveva
scaraventato a terra. Kinkaid era rotolato su un fianco e si era
rimesso subito in piedi, guardando con odio la figura snella e i
lunghi boccoli rosa di Yari, parata davanti al suo padrone con i
pugni serrati e in posizione d’attacco. L’aveva
guardato gelido,
sibilando – Non osare avvicinarti a lui, lurido Osservatore! -
Kinkaid
si passò la lingua sulle labbra, con un sorriso strano.
Cattivo… ma divertito… come se fosse davvero
entusiasta di
potersi battere con due creature così incredibilmente
potenti
come lo erano Jago e la sua bella Cacciatrice.
“Ok,
ok… tutti mi dicono sempre che sono sveglio e
reattivo… MA
QUALCUNO MI VUOLE SPIEGARE PER FAVORE CHE DIAVOLO STA SUCCEDENDO
QUI?! Perché sono arrivati questi due pazzi che hanno preso
a
pugni e calci il moccioso e Pollyanna, non che la cosa in effetti mi
dispiaccia? Perché hanno gli occhi come quello azzurro di
Astrid? che voglio da noi? Che significa tutto ciò? Chi
è
quel super bellone con i capelli neri? E soprattutto… DA
DOVE SBUCA
QUELLA STANGONA DA SCOPATA? … ma non mi pare questo il
momento di
farmi le miei seghe mentali… meglio che vado dal piccolo
visto che
il suo amicone trova più interessante menar le mani e Astrid
sembra ipnotizzata. Sigh… ma io volevo andare da quella con
i
boccoli… MERDA!”
Kinkaid
scattò nuovamente in avanti tutto intenzionato a liberarsi
di
Jago una volta per tutte, ma ancora una volta Yari si mise in mezzo e
i due di nuovo si ritrovarono faccia a faccia.
-
Togliti, non è te che voglio! -
Lei
sorrise, legandosi i capelli dietro la nuca – Te l’
ho già
detto, ragazzino, tu ancora non sei degno del mio Signore. Prima
uccidi me… e poi se ne sarai in grado ti
permetterò di farti
far fuori da lui. – e con uno scatto felino si
lanciò su di
lui, sotto lo sguardi distante di Jago che pareva quasi fissare il
vuoto. Invece i suoi chiari occhi vedevano solo una nuca rossa.
-
Devi darti più da fare – quasi urlò
Yari, colpendolo.
Ma la donna non si era accorta che Kinkaid stava aumentando
lentamente il suo potere… ne si era accorta della lenta
comparsa
delle solite pagliuzze nei suoi occhi e il divenire infuocato dei
suoi mossi capelli. Scivolando a terra lui la fece inciampare e
subito gli fu sopra, prendendola a pugni in faccia. Non gli importava
fosse una donna. Per Kinkaid l’importante era vincere. Ma lei
con
una ginocchiata all’inguine riuscì a liberasi di
lui e,
facendo scricchiolare la mandibola dolorante caricò il
pugno.
Kinkaid strinse leggermente gli occhi per il futuro dolore,
terminando in quel momento di caricare il suo fuoco. Dopo quel pugno
lui l’avrebbe ammazzata.
-
Buona notte, moccioso!
-
UNA BELLA MERDA! – e il pugno della donna era stato fermato
senza
nessuna apparente difficoltà da una ragazza dai lunghissimi
capelli rossi, occhi uno da cacciatore e uno da osservatore, abiti in
pelle e borchiati, e aria non molto amichevole – Per me puoi
fargli
quel che ti pare a questo perfetto idiota, ma almeno non lo colpire
nella traiettoria della MIA BIRRA!
Yari
si era bloccata improvvisamente, facendo una smorfia. La presa di
quella ragazza era d’acciaio.
-
Che diavolo vuoi tu? Perché ti sei messa di mezzo?!-
-
Non credere che lo abbia fatto per te, idiota! Ho solo salvato la
birra dietro di te! -
-
Ma colleghi tutto all’alcool? -
-
Sì! Hai qualcosa in contrario, cretino? Ed ora se permetti
mentre tu ti fai pestare da una donna che non sono io, la
sottoscritta e la sua birra vanno dal signor ‘uomo in nero
’ ad
informarsi che vuole da noi questa volta! -
-
Non ci pensare neanche! Lui è mio! -
-
Ma chi lo vuole! Io ci tengo alla mia pellaccia, sai? –
così
dicendo si era avviata da Jago e le si era bloccata davanti, in tutta
la sua arroganza, una mano sul fianco e uno alla bottiglia –
senti
un po’ tu… che vuoi ora?!
Jago
ridacchiò un po’ – Mi pareva di avertelo
già detto…
- disse, con quella sua voce roca ed incredibilmente sensuale
–
Sono qui perché voglio te, Astrid. Tu sei amata dagli
dèi…
-
E
leggere le labbra del cacciatore si erano posate su quelle della
rossa, rimasta ipnotizzata da quegli occhi di ghiaccio.
-
Cosa… - sussurrò lei, passandosi una mano sulla
bocca –
Come diavolo ti permetti?! -
E
il violento pugno di Astrid si infranse sul muro, essendo stato
schivato da un balzo di Jago, che però arrivato a terra,
fece
appena in tempo a schivare un altro calcio in aria di un ragazzo
umano alle sue spalle, un biondino dallo sguardo truce. – Non
provare a toccarla, verme! – gli disse.
Ancora
Jago rise tra sé e sé, dando la schiena a Zefiro,
Stephan e Kinkaid, affiancando Yari e fissando dritta negli occhi
Astrid – Di voi non mi importa nulla, siete solo numeri. Se
crepate
o vivete, per me è indifferente. Devo solo avere lei. Voi
non
siete ancora degni di me. – si volse verso Kinkaid
– Soprattutto
tu…
"Li
riconosco bene quei maledetti occhi azzurri quasi senza pupilla,
maledetti come chi li porta... e quella pelle bianca e candida
è
la conferma di chi è lui... un Cacciatore, uno di quei
bastardi che hanno ammazzato mio fratello anni fa... non mi interessa
chi sia, mi basta sapere che fa parte dei cacciatori... quei dannati
pezzi di merda che eliminerò dall'universo, uno ad uno li
farò
fuori... finchè la mia vendetta non sarà compiuta.
Ora
è il turno di questo essere dai lunghi capelli neri che osa
guardarmi con imponenza e disprezzo, come se volesse beffarsi di me.
Lo odio dal profondo, come odio tutti gli esseri che popolano questo
pianeta inutile.
Ora
è il turno di questo essere chiamato Jago. Ora è
il
turno di un bastardo che osa credersi migliore di me.
Io
sono una merda e lo so, ma voi lo siete più di me. Lui lo
è
più di me e non se ne deve dimenticare.
Non
me ne frega nulla di dove sono, voglio ucciderlo perchè mi
ricorda quello che ha assassinato mio fratello... non mi interessa
quanto forte sia. Non mi interessa se è Jago. Lui
è
solo il mio nemico. Uno dei miei nemici. Perchè uno che vale
meno di zero non può venire davanti a me e dirmi che lui
è
migliore di me. Che io non sono degno di lui. Perchè questo
mi
manda in bestia. Perchè io voglio essere il più
forte.
Perchè io voglio eliminare tutti quelli che odio e in questo
momento lui è al vertice. Perchè uno che nemmeno
ha le
palle di affrontarmi qua, ora e subito, e si decreta vincitore e
migliore, è solo un vigliacco, bastardo, debole! E i deboli
sono da eliminare! Voglio ucciderlo. Voglio assaggiare il sangue
della creatura più terrorizzante dell'universo, voglio avere
la sua testa fra le mani e fare a pezzi il suo corpo. Voglio
umiliarlo. Solo quando avrò il suo sangue su di me
potrò
calmarmi, forse. Perchè è stato lui ad aver dato
inizio
a questo mio odio puro e incontaminato verso di lui. Prima volevo
semplicemente confrontarmi con lui, combattere e vincere. Ora lo
voglio uccidere a costo di arrivare in capo al mondo! Non mi
interessa se è sessualmente frustrato, se ha avuto un
infanzia
difficile o se lo maltrattano. Ad un essere del genere non gli
leggerò nemmeno nel pensiero. Credo che questa volta Stephan
si sia sbagliato, anche se non si sbaglia mai.
Lui
È
Il
Nemico.
Lo
Ucciderò.
Perchè
le persone come lui non le sopporto. E chi non sopporto ho la buona
abitudine di eliminarle! Vedi, possono provocarmi, ma non potranno
mai capirmi!
Mi
prenderò la libertà di togliere la sicura alla
mia
pazzia!
E
il non-controllo si impadronisce di me insieme alla meravigliosa
sensazione del fuoco che prede a scorrermi al posto del sangue.
Lo
sento, mi ustiona, mi sembra di impazzire, mi invade ogni minima
particella, parte dai miei occhi che sono costretto a chiudere per
evitare che esplodano e da li si espande nella mia testa arrivandomi
ad infiammare i capelli e man mano che corre lungo le braccia e il
corpo mi infuoca anche la pelle, odore di bruciato si leva nell'aria,
un odore che mi piace da matti.
Non
mi vedo ma so bene che in questo momento i miei capelli sono rosso
fuoco, la mia pelle scarlatta... impressionante... bellissima... un
alone di fuoco mi circonda e mentre apro lentamente gli occhi rossi
di fiamme posandoli sul mio avversario decisi e sicuri, sfrontati e
beffardi, provocanti e potenti, mormoro poche parole, giusto mettere
le cose in chiaro da subito:
-
Sei morto... Cacciatore... - nemmeno col suo nome lo
chiamerò
più... perchè anche per me lui non è
nessuno,
solo un Cacciatore da togliere dalla faccia della terra!
Vuole
Astrid? E che se la prenda... mi fa un gran favore togliendomela di
torno! Che se la scopi pure! Sarò io stesso a mettere la
parola fine, giuro che lo farò. O adesso, o domani. Io lo
farò. Diventerà la mia ossessione!"
La
'trasformazione' era completata. Stava per esplodere forse?
Chissà
se qualcuno sarebbe rimasto in vita, in quel caso! Quando poco fa
stava per essere colpito da Yari ed era intervenuta Astrid, si era
caricato completamente, ma poi quel che aveva fatto, ma soprattutto
detto Jago - aveva baciato Astrid - l'aveva come bloccato
momentaneamente dandogli il colpo di grazia!
Lui
non era degno di Jago...
...
lui non era degno...
...
lui...
...
voleva ucciderlo.
Nessuno
aveva insinuato tanto nel corso della sua vita. Nessuno aveva OSATO
tanto! Solo avere il sangue di quell'essere gelido... e leccarlo... e
sentire il suo maledetto sapore... l'avrebbe forse calmato. Forse.
ora non vedeva più nessuno; davanti a lui tutti si erano
cancellati solo quell'essere dagli occhi di ghiaccio, solo lui
vedeva.
Mai
odio fu più puro!
Tutti
attendevano in diversi stati d'animo la sua reazione.
Stephan
accanto a Zefiro cominciò a tremare. Sentiva i sentimenti,
non
i pensieri, di tutti concentrati su di se. Dentro al suo piccolo
cuore che già aveva sentito strazi durante la sua esistenza.
A
volte sua madre temeva che prima o poi, grazie a tutto quel che
sentiva con la sua empatia, si sarebbe fermato, non avrebbe
più
battuto dentro al suo fragile petto. Zefiro che non era stupido e non
faceva mai cose idiote, non era per niente curioso di sapere che
sarebbe successo da lì in poi! Tuttavia stava a guardare
capendoci meno di prima, pensando di trovarsi davanti alla fine del
mondo. Astrid davanti a tutti non sapeva più che pensare, ma
era catturata e rapita dal fuoco che il corpo di Kinkaid sprigionava.
La voglia di essere esattamente lì dentro, avvolta dalle
fiamme. Yari aveva idea che si stava per scatenare, ma ugualmente
non avrebbe lasciato al ragazzino il via libero per scocciare il suo
Signore. Non era saggio fargli perdere la pazienza! Ma tuttavia era
sorpresa sentendo la forza del rosso che aumentava a vista d'occhio,
come se non avesse dei limiti precisi. E pensare che poco fa quando
combatteva con lei tenendogli abbastanza bene testa non usava nemmeno
una parte del suo potere e delle sue fiamme. Dove nascondeva tutto
questo?
Jago
era ancora una volta semplicemente e assurdamente impenetrabile e
impassibile. Gelido.
E
la reazione attesa arrivò. Come se tutti fossero sul filo
del
rasoio, in un precario equilibrio dove Kinkaid se non avesse presto
ripreso il suo controllo, si sarebbe nuovamente perso come anni fa
successe.
Caricò
il colpo. Il suo pugno. L'intero corpo era avvolto dalle fiamme, come
anche i suoi capelli nell'aria che ardevano. Gli occhi interamente
rossi, la pupilla era sottilissima, una quasi invisibile linea
verticale. La pelle odorava di bruciato, odore che tutti sentivano e
se a loro non piaceva disgustandoli a Kinkaid piaceva da matti.
Il
suo pugno era una palla di fuoco. Stava per arrivare a destinazione
quando nuovamente si intromise Yari. Disse una frase che il suo
cervello non registrò dal momento che in testa aveva solo la
parola: 'morte'. Quel che sorprese più di tutti fu che
nell'attimo in cui il calcio di Yari lo stava per colpire delle
ulteriori fiamme dal terreno, come se venissero dal nulla, si
levarono fino a formare una specie di scudo senza permettere alla
donna di colpirlo. Kinkaid si fermò e volse lo sguardo rosso
da brivido su di lei. Non gli interessavano i pesci piccoli, tutti
quelli che si mettevano in mezzo ora erano ostacoli e sarebbero
potuti essere Stephan, Astrid e Zefiro che li avrebbe tolti di mezzo
in un secondo come stava per fare con Yari. Per lui le cose stavano
come voleva metterle, niente che a lui non andasse bene non poteva
essere cambiato. Alzò un braccio verso la ragazza,
aprì
la mano e concentrando una minima parte delle sue fiamme che gli
scorrevano dentro, le fece fuoriuscire verso di lei in una sola e
lunga fiammata. Immediatamente Yari si trovò investita da un
fiume infuocato, un fiume violento che la fece indietreggiare fino ad
arrivare addosso ad Astrid che ancora non staccava gli occhi dal
fuoco che ardeva.
Subito
dopo riprese da dove si era interrotto ricaricando il pugno per Jago,
questa volta la lotta ebbe inizio. I movimenti di entrambi erano
velocissimi e Kinkaid come era stato previsto da Yari, non riusciva a
colpire il suo nemico che schivava facilmente ogni colpo, entrambi si
sfioravano e come facesse a non bruciarsi Jago stando così
vicino alla fonte del fuoco che esplodeva di rabbia, era un mistero.
Appurando che appena si provava a colpire il ragazzino le fiamme di
difesa che lo proteggevano da tempo si innalzavano creando uno scudo
intorno al suo corpo, era stupido da parte sua provare a colpirlo in
quei momenti mentre utilizzava i suoi poteri, nemmeno sprecava i suoi
colpi, si limitava a muoversi assecondando ogni mossa dell'altro.
Kinkaid invece non usava per nulla la ragione e il cervello, lui
cercava solo di colpirlo, ossessionato orami com'era da quell'uomo.
Si fermò poco distante da lui e unendo le mani subito le
separò creando una palla di fuoco che tirò
addosso
all'avversario. Non gli interessava dove fosse e che così
facendo rischiava di dare fuoco a tutto e tutti, lui voleva solo
colpirlo. La palla infuocata scagliata ad una notevole
velocità
venne schivata con un colpo secco del polso del cacciatore che
rimaneva sempre imperturbabile. Una serie di palle di fuoco si
alternavano ai colpi del corpo a corpo. Erano entrambi velocissimi,
impossibili quasi da osservare per qualunque essere normale. Kinkaid
era un fulmine nel fare le sue mosse, nell'attaccare, mentre Jago era
altrettanto fulmineo a schivare ogni cosa e a deviare le fiamme verso
il cielo con la più estrema facilità. Invisibili
all'occhio umano. Zefiro infatti poteva vedere solo una massa
infuocata che si muoveva, mentre di Jago nemmeno la sagoma.
Yari
accanto ad Astrid stava perdendo la pazienza. Perchè il loro
scontro era stato interrotto, Kinkaid sarebbe stato dovuto essere
sconfitto da lei, ora perchè stava cercando indisturbato di
colpire Jago? Non che ci sarebbe mai riuscito, ma chi li avrebbe
più
fermati? E poi aveva l'incontro in sospeso! E le dava fastidio che un
ragazzino come lui seccasse così il suo Signore! Fece per
intervenire nuovamente, visto che era ben testarda e incrollabile, ma
una presa ferrea la fermò, la stessa presa di prima. Astrid.
Si chiese ancora una volta come facesse a fare certe cose e di cosa
fosse capace attualmente. Astrid non era compito suo. Kinkaid era
compito suo, non lei. Ma non era facile spiegarlo ad una piccola
furia attratta dal fuoco come le falene!
-
Lascia stare quei due imbecilli! Una volta tanto che si eliminano a
vicenda! Vuoi occuparti di me che mi annoio?-
e
la colpì con un pugno in stomaco, forte e notevole. Yari si
trovò costretta a rispondere per le cosiddette rime con un
calcio volante contenendo di molto la sua vera forza, non per
pietà,
ma semplicemente perchè sapeva chi era e che voleva da lei
Jago. L'ultima cosa che poteva fare era farle del male, ma la furia
rossa di prima non voleva essere da meno di Kinkaid forse, o
chissà
per quale motivo aveva deciso di menar le mani un po' anche
lei....casomai qualcuno pensasse che non valeva nulla? Guai a
chiamarla donnicciola ad esempio!
"
Sento tutto. Ogni cosa che alberga nei loro animi, nei loro cuori.
Cosa pensino in realtà non lo so, ma io sento tutto quel che
provano. Ogni persona qui presente. Non posso fare a meno di
tremare...mi sento male. Perchè ogni singola persona ha
sentimenti fortissimi dentro di se e mi si concentrano tutti in un
unico punto. Che devo fare? Solitamente piango a questo punto,
perchè
mi fanno così male quelle cose che sento che non posso farne
a
meno. Ma ora non riesco. Sento uno strazio e tristezza senza fondo
per Jago. Come può vivere quella persona con quelle cose nel
cuore? Ed essere così freddo all'apparenza invece? E' da
impazzire. Invece Kinkaid ha rabbia... una rabbia che si espande
all'infinito. Odio, rancore, disprezzo... tutti sentimenti carichi di
peccato. Si viene uccisi per tutto questo. Perchè Kinkaid
invece è così diverso dagli altri?
Perchè riesce
ad esistere in questo modo? Come fa? Astrid ha nel cuore
voglia...tanta voglia di molte cose. Desideri repressi che lei non fa
fuoriuscire. Desideri che io sento e capisco ma non riesco a spiegare
e condividere... desideri che è giusto io mi tenga per me.
Fa
la dura ma sento una grande fragilità dentro di lei. Zefiro
è
come se combattesse da solo nel suo animo. Solo... è
così
che a volte si sente. Adesso è indeciso ma non è
solo
questo...come fa a rimanere calmo davanti a tutto? Lui è ben
più profondo e complicato di quel che fa sembrare. E tutto
questo concentrato in un unico punto, costantemente, mi fa come
impazzire... ma sono ancora qua. Jago ha bisogno d'amore... no, non
solo Jago, tutti ce l' hanno... ma chi glielo può dare? Io
ne
sarò mai in grado di dare a tutti quel che hanno bisogno?
Thomas... perchè non ci sei tu? Dovevi esserci tu ora al
posto
mio... io sono assolutamente inutile... tu riuscivi a donare amore
gratuito a tutti, tu riuscivi a far risollevare gli animi a tutti con
la tua sola presenza... il tuo sorriso, le tue scemenze... io da solo
non ce la faccio... non ne sono in grado, non riesco a portare tutto
questo da solo. Perdonami. Non posso mantenere la promessa che ti
feci quella volta. Sento le lacrime scendermi. Silenziose, calde...
tristi... il riassunto ancora una volta di tutto quello che gli
animi concentrati in me mi fanno sentire. La risposta sola che io
riesco a dare. Le mie lacrime per loro. So che non basteranno mai, ma
spero che le accettino. Per me non ha mai pianto nessuno ma mi sento
amato lo stesso. Ma credo che se anche solo una persona sprecasse una
sola lacrima per me io rinascerei a nuova vita. Spero che a qualcosa
possano servire le mie lacrime per loro.
E
tutto si fa buio."
Stephan
cadde a terra privo di sensi, accanto a Zefiro. Chissà se
qualcuno aveva sentito il suo pianto, il suo messaggio.
-
Basta. Non ho più voglia di giocare con te, moccioso .-
La
voce di Jago, fredda e graffiante raggiunse tutti bloccandoli
all'istante, compreso Kinkaid ancora avvolto dalle fiamme. Yari con
un balzo salì sopra la siepe che circondava l'enorme
giardino
isolandolo dal mondo e con aria decisa ascoltò le parole del
suo Signore. Era arrivato il tempo di andarsene. Astrid rimase
immobile a fissare il giovane e attraente uomo che si voltava dando
le spalle a Kinkaid per andarsene indisturbato, sapeva che avrebbe
avuto un ultima parola per lei, se lo sentiva... l'aspettava senza
spiegarsi il perchè ma l'aspettava in silenzio e ferma.
Quando
era ancora di schiena Kinkaid non poté fare a meno di
parlare
acido e ironico, mentre dentro di lui fremeva ancora di
rabbia...chissà chi si credeva ancora di essere...solo
perchè
non l'aveva ancora colpito....non aveva mica finito con lui....con
lui avrebbe finito solo quando l'avrebbe visto schiattare morto ai
suoi piedi ricoperto di sangue! Lo odiava sempre di più, fin
ora si era limitato a schivare le sue mosse veloce e disinvolto,
nemmeno l'ombra di una bruciatura all'apparenza. Se fosse stato Dio
non l'avrebbe nemmeno creato, altro che ucciderlo!
Non
c'era niente da fare. Lo odiava e basta. E mai altro sentimento
avrebbe potuto provare per quell'essere. Mai.
-
Certo, vai pure... poi sono io quello non degno di te, eh? Intanto
sei tu che scappi sempre! Vigliacco!-
E
sputò a terra.
Tutti
i presenti, nessuno escluso, quindi Zefiro, Astrid e Yari, si
chiesero se in realtà non fosse impazzito realmente e non
per
finta!
Un
pugno oltrepassò lo scudo istintivo delle fiamme che avevano
preso vita dal terreno per proteggere Kinkaid e si infranse con il
volto dello sfacciato e incosciente ragazzino, così chiamato
da Jago e Yari.
E
questa era solo una minima parte della forza di cui era capace!
Il
corpo robusto del ragazzo rosso cadde a metri di distanza e
strisciò
ancora per terra prima di fermarsi. Kinkaid era avvoltosi se stesso,
la schiena arrossata e rovinata dal contatto duro con la terra e i
sassi, polvere addosso, i capelli prima rossissimi erano tornati
mogano come la solito, aveva gli occhi chiusi, le mani sulla faccia
strette a pugno, in un tentativo di proteggersi il viso dalla terra.
Rimase qualche minuto immobile lì a terra, mezzo
raggomitolato
su se stesso, in completo silenzio. Non era svenuto ma era molto
probabilmente shockato. Il suo fuoco… era stato
completamente
ignorato dal pugno del suo avversario. E per di più Jago non
si era neanche minimamente scottato.
Astrid
lo guardava con la coda dell’occhio, senza però
distogliere
l’attenzione da Jago e da Yari. Quando infatti fece per
raggiungerli con un balzo, velocissima Yari le si era piazzata
davanti e le aveva tirato un forte calcio nella pancia e
l’aveva
fatta prima schiantare contro il muro e poi sputare un po’ di
sangue. Ma testarda com’era non era rimasta ferma. Yari
infatti era
anche a terra tenendosi il braccio piegato in un modo strano. Non si
era neanche accorta del modo in cui Astrid, prima di finire a terra
le ave tirato un calcio sull’arto. Era probabilmente rotto.
Astrid
si rialzò ridacchiando
-
Dovresti imparare a pensare di più a te stessa invece di
star
sempre a preoccuparti per lui – indicò Jago,
ancora di
spalle.
Anche
Yari rise e alzò lo sguardo, portandosi camminando accanto
al
suo padrone – E tu invece dovresti far caso a quel che
succede agli
umani. Sono così fragili.
“Zefiro!
No, merda! Non lui! Lascialo stare, lui non c’entra nulla con
tutta
questa storia! Lui… lui è odioso…
sempre in mezzo, troppo
entusiasta e forse un maledettissimo bamboccio di buona famiglia. Ma
lui è il migliore di tutti, fra noi!
Perché… perché
per colpa mia lui deve sempre soffrire? Fa che non gli sia successo
nulla… tutto… ma non lui…
l’unico con cui parlo…l’unico
che non mi giudica che non mi disprezza nonostante mi conosca
profondamente e sappia quanto sia una merda! Non Zefiro, per favore!
Lui è… lui è il mio amico! Lui non si
tocca!”
Astrid
veloce si girò su se stessa, lasciando perdere la guardia.
Ma
l’errore non le costò nulla… Yari era
malandata e Jago non
aveva nessuna intenzione di muoversi. Una nuca bionda però
era
a terra, con un buco sanguinolento a posto della spalla.
-
ZEFIRO! - urlò lei, correndo da lui – Ti prego,
alzati,
cretino!!! Alzati! -
Lui
mugugnò qualcosa prima di alzare il viso e sorriderle
–
Accidenti a te se fai in questo modo mi fa più male. Molla
il
braccio! -
-
Cretino, non c’è nulla da ridere! Fa vedere!. -
-
Dài, non è grave. –. Infatti
l’osso non era stato
danneggiato, ma aveva ustione da scossa elettrica (provocato
dall’energia della cacciatrice) e perdeva sangue un lungo
squarcio.
Ma non era nei fatti una ferita molto grave. Astrid tirò un
sospiro di sollievo senza farsi notare. Ma lo stesso Zefiro
alzò
il braccio malandato e glielo posò sul capo –
Preoccupati
del moccioso, che credo abbia almeno una costola incrinata dopo la
botta contro il muro. –. Lei si tolse il braccio con un gesto
rude,
come era suo solito e annuì.
Fu
in quell’istante che nell’attimo in cui Jago e Yari
se ne stavano
per andare via, Kinkaid si drizzò in piedi e urlò
forte
il nome del cacciatore. Questo si bloccò, senza ancora
voltarsi. Kinkaid, con una brutta contusione alla testa e il labbro
rotto da punti disse: – Ricordati che d’ora in poi
sarò la
tua seconda maledizione cacciatore. Perché la prima
è
che tu sia venuto in vita. Ti libererò dal dolore
togliendoti
io stesso, con le mie sole mani, dal mondo! Fino a bermi ogni goccia
del tuo sangue! Non ti libererai mai di me! Sarai la mia ossessione!
-
Ci
fu solo silenzio per parecchi secondi, poi Jago, spostandosi una
lunga ciocca scusa dal viso si voltò e fisso per la prima
volta negli occhi il ragazzo. Occhi di ghiaccio in occhi di fuoco.
Occhi vuoti in occhi infuriati – Hai perso. -
“Non
smetto di ruotare su me stessa fino alla fine del ritornello e salto
in alto, incrocio braccia e gambe, scuoto i capelli che ho lasciato
sciolti, mi piego… mi rialzo cado a terra e lì
continuo a
muovermi. Sembro una pazza… ma la musica è forte
non devo
star ferma devo muovermi con tutto il corpo fino alla punta dei
capelli. Devo farla io, la musica.
-
Bene, Astrid. Puoi fermarti. – respiro a fondo e mi reggo in
piedi.
Guardo per un attimo Cloe impartire ordini alle altre ragazze,
lamentandosi di loro. A me non dice più nulla, dice che non
ha
più niente da insegnarmi. Ma nonostante tutto io non riesco
a
smettere di venire a prendere lezioni da lei. Forse perché
è
solo qui che posso dimostrare di essere la numero uno. Prendo il mio
asciugamano continuando a tenere il ritmo con i piedi. Bevo un
po’
e raccolgo i capelli che mi fanno caldo. Merda! La schiena mi fa un
male cane e non riesco a piegarmi bene. Prima un po’ le ho
prese da
quella donna che mi pare si chiami Yari. Sembra poco più
grande di me… ma se la si guarda negli occhi sembra una
donna
anziana. Molto vecchia. Già, potrei dire lo stesso di Jago,
ma
lui non ha sguardo. È completamente vuoto. Mi passo una mano
sulle labbra. Dannazione! Non so cosa pensare. Il suo bacio leggero
non mi ha fatto schifo. Non posso dire che mi sia eccitata, ci
mancherebbe altro. Mi ha dato una sensazione di nostalgia. Come ogni
volta che lo vedo, e non riesco a darmi una spiegazione di questo.
Sono assolutamente sicura di non averlo mi conosciuto prima.
Però…
non è questo quello che mi suggerisce il mio istinto. Cerco
di
non pensarci ma se non lo faccio… mi viene in mente quel
maledetto
capelli rossi. Lui, diavolo! Quando l’ ho visto possedere
quelle
fiamme ho desiderato gettarmi dentro e lì veramente
bruciare.
Non lo avrei fatto per lui, ma per il fuoco. Io ho bisogno di
sentirmi calda. E lui ha il fuoco. Eppure nonostante tutto ha perso.
Non riesco neanche a crederci. Mi era parso imbattibile devo
ammetterlo, eppure ha perso ugualmente. Il fuoco è stato
sconfitto dal ghiaccio. E non credo che Kinkaid riuscirà mai
ad accettarlo”.
“Mi
accoccolo ai piedi del letto e stringo forte la spalla. Ho dovuto
dare dei punti di corsa all’ospedale perdevo troppo sangue.
Ma,
merda… prima ho fatto finta di niente ma mi fa un male cane.
Stringo i denti e impreco a bassa voce. Mi chiedo come può
essere successo tutto questo di oggi. Un momento prima stavamo tutti
tranquillamente a litigare e poi sono arrivati quei due e
c’è
stato solo il rumore di ossa che si spezzavano e rosso sangue
scorrere. Odio quel colore. Mi da la nausea anche il solo odore. Ne
ho già visto troppo per tollerarlo ancora. Anche Astrid si
è
fatta male. E questo è una cosa che non sopporto. Non sono
riuscito a difenderla. Mi impegno tanto… ma alla fine non ci
riesco
mai. Fa sempre tutto da sola, quella scema. Frugo nella tasca e trovo
le chiavi della macchina. Deve lavorare stasera la pub e non me la
sento di lasciarla da sola dolorante com’era. Però
oggi mi
ha anche fatto felice. È stata una sciocchezza…
quando è
corsa da me a vedere se stavo bene. Io lo so che tutto sommato per
lei sono importante ma ogni tanto mi piace averne la conferma. Mi
chiedo come sta il moccioso. Aveva il respiro affannato quando
l’
ho riportato in casa. Sua madre mi ha ringraziato e l’ ha
messo a
letto. Poi ha telefonato a un certo Nathan… che credo sia il
suo ex
marito. Almeno lo sospetto dalla serie di insulti e il numero di
minacce di morte che si sono detti in pochi minuti di telefonata.
Pollyanna invece se ne è andata via subito, è
come
sparito. Ammetto che è forte, molto. Il suo fuoco era
impressionante e bellissimo. L’ ho stimato e invidiato per
quel
potere. Ma lo stesso ha perso. Sembra impossibile… ma ha
perso.
-
Fratellone… vai pure. Io sto meglio. – guardo la
mia sorellina,
Sveva. È la cosa più importante della mia vita.
Persa
in un letto troppo grande con i suoi corti capelli scuri e la pelle
pallida non mi assomiglia per nulla. Già… lei
è
diversa da me e Zack. Le sorrido.
-
Vado da Astrid ma non torno tardi. -
-
Va bene! Mi fai compagnia, poi? Voglio farti le coccole
perché
stai male. -
Le
bacio la fronte, scombinandole i capelli – Ok. Intanto
comincia a
dormire. -
E
come al solito io vado dalla mia fiamma. Dalla mia luce. Astrid.
”
"Davanti
ai miei occhi ho cose che in realtà non vedo. Le mia camera
curata e ordinata dai mille quadri pregiati, le tende ricamate a
mano, l'armadio a muro, tappeti orientali... una stanza normale non
molto personalizzata che mi sembra invisibile in questo momento. Le
note dello stereo mi arrivano lontane, musica classica per
rilassarmi, mia mamma pensa sempre a tutto. Sono sveglio ormai da un
po' ma mi sembra di essere ancora nell'incubo di prima. Jago... so
che quando ne parlerò agli altri nessuno vorrà
credermi... ma lui è buono. E ogni volta che penso a lui e a
quello che ho sentito collegandomi con la sua anima mi sale un nodo
alla gola, una tristezza infinita. Mi viene sempre da piangere. Tutti
lo vedono come il nemico da uccidere... ma non è il
nemico...
i nemici, i cattivi non esistono, esistono solo persone infelici... e
Jago ne è la conferma. Non so esattamente cosa gli sia
successo per ridurlo a questo... ma è tutto una
conseguenza...
e tutto sbagliato. Degli esseri viventi non dovrebbero portare certi
pesi. ma nessuno lo capirà mai. Troppo presi da loro stessi.
Dopo che sono svenuto non so cosa sia successo esattamente... ma
tutti devono essere stati feriti... tutti tranne Jago immagino. Lui
mi sembra incrollabile e troppo fortissimo. Non importa della
reazione che ha avuto al mio tocco. Non importa... perchè so
che in realtà voleva solo aprirsi. Ha un bisogno immenso di
cedere. Ma non so se lo farà mai. Sono così duri
le
persone. Kinkaid allora ha perso. Deve imparare ancora molte cose...
non a livello di forza e combattimento. A livello di vita. Non
capisce. Lui pensa ad essere forte, a vincere, ad uccidere chi non
gli piace... alla sua vendetta pensa... ora cosa farà? Per
la
prima volta ha incontrato uno più forte di lui. Sono sicuro
che non ammetterà ad alta voce, non lo dirà a
noi,
prenderà ad allenarsi come un ossessivo. Si
distruggerà
come allora? Non lo so. Ma non riesco più a leggere dentro
nessuno ora. Il mio papà è appena andato via. Era
qua.
Ho sentito le litigate con mia madre appena arrivato, poi è
entrato in camera mia chiudendosi la porta alle spalle e sorridendo
come solo lui sa fare mi ha curato. Non ho idea di cosa avessi...
qualche botta quando ho sbattuto contro il muro... quando Jago mi ci
ha scaraventato. Non mi sono reso conto di nulla in quei momenti. Ero
come in uno stato di trance. Eppure non riesco ad avercela con lui,
non sono arrabbiato, non ne ho paura. Non so esattamente che fare con
lui. Poi il mio papà mi ha fatto bere qualcosa che sapeva di
alcool... non credo volesse ubriacarmi... una specie di medicina...
mah... ora mi sento meglio. Poi è stato un po' con me e mi
ha
detto una cosa bellissima che non dimenticherò mai. "ho
saputo che cosa hai combinato... lo sai? Ti sei comportato da uomo!
Sei proprio mio figlio!" poi ha anche aggiunto: "non
seguire le orme di quella isterica di tua madre!" e ci siamo
messi a ridere. Mi sento solo un po 'debole ma le forze mi stanno
tornando pian piano. Spero che Zefiro stia bene... non so se si
è
ferito, non so nulla nemmeno di Astrid. Prima di uscire ho detto a
mio padre di andare da Kinkaid e che sicuramente l'avrebbe trovato
nel bosco alle tombe fatte da lui di Thomas e Oskar. Solo questo. Non
gli leggerò nel pensiero, non saprei cosa dirgli a quello
che
troverei. Ora è sicuramente inconsolabile. Solo Tommy
potrebbe
aiutarlo...ma non c'è...continuo a chiedermi che ne
sarà
di lui se continuerà così. Kin ha sempre basato
la sua
esistenza sulla forza, dopo la scomparsa del fratello l'unica cosa a
tenerlo in vita a farlo andare avanti è stato il vincere, lo
combattere gli altri, la sua vendetta...ora trovare un avversario
come Jago come lo ridurrà...chi lo farà reagire?
Forse
ce la farà da solo....solo un messaggio gli
manderò:
'
Sì ! Forte, Kin! Non sei mica solo! '
Spero
che a qualcosa serva! Io questa volta non condividerò il tuo
pensiero verso Jago. Sarò pazzo, sarò solo in
questo,
ma è così.
Mi
rigiro nel mio enorme letto comodo e poso gli occhi fuori dalla
finestra dalla quale si intravede la notte che inizia a farsi strada
lentamente."
"La
luna è grande e innanzi a me... non è piena. La
sera
comincia lenta a calare. Il sapore della terra ancora sulla lingua.
Disgustoso. Come tutto quanto qua. Abbasso gli occhi sulla piccola
collinetta davanti a me, accarezzo distrattamente. Il mio cuore
continua a battere nel petto furioso... Thomas... non sono degno di
stare qua... ma non so dove andare, spero mi accetterai. Solo per
stanotte. Non sono riuscito ad uccidere un cacciatore, per la prima
volta da allora sono venuto meno alla mia promessa... ti promisi che
avrei ucciso ogni cacciatore dalla faccia della terra...e ci ho
aggiunto anche gli osservatori... ma oggi... oggi non ce l' ho fatta.
Non sono riuscito ad ucciderne uno. Non ha importanza chi fosse...
era un cacciatore da eliminare... un essere che odio dal profondo.
Gelido... come può il suo ghiaccio vincere il mio fuoco? So
che posso essere ancora più forte... ma non è
questo il
punto... non sono riuscito a sconfiggerlo e sono stato... scon...
fit... to... è una cosa che odio... non sopporto... non ho
mai
provato ad esserlo... è una cosa inammissibile... non sono
degno di presentarmi a te... perdonami... ma io lo ucciderò,
giuro che lo farò... lo giuro su me stesso, no, io non tengo
affatto a me... lo giuro sulla testimone della tua morte... la
luna... lo giuro su di te... sul mio fuoco... su tutto quello in cui
credo... che è veramente poco... lo ucciderò con
le mie
mani... solo il suo volto, i suoi occhi davanti a me... e quella
voce... tagliente e incolore... quelle maledettissime parole... 'hai
perso '... come... come ha osato... è solo un vigliacco...
io
non posso aver perso... Nooooo! Basta... odio tutto. Odio me stesso
incapace di ucciderlo, di colpirlo... a che serve il fuoco se non
scioglie il ghiaccio? Ancora lui, ancora quelle parole... le parole
che mi bruciano più di ogni altra cosa, più del
colpo
unico che mi ha dato... più di ogni cosa... non sento
dolore... non sento nulla... solo rabbia, una rabbia immensa che si
fa strada in me... come un cancro che ti uccide dentro... Jago
è
il mio cancro... ma io lo toglierò. Io non posso
sopportare...
è più forte di me, ma cambieranno, le cose
cambieranno
eccome, perchè il destino me lo creo io a seconda di quel
che
voglio. Ed io voglio ucciderlo. E così sarà.
Perchè
se io non sono degno di nessuno nemmeno di vivere, lui lo è
meno di me.
HAI
PERSO!
Cazzo!
Vaffanculo!
No,
smettila di ripetermelo! Chi sei tu?! Che vuoi da me?!
Perchè
non muori?! Questo mio corpo non è abbastanza forte.
HAI
PERSO!
Per
la prima volta conosco questo sapore amaro che avevo dimenticato...
per la prima volta dopo che ti ho lasciato, Thomas.
HAI
PERSO!
Non
ci credo! Potere inutile, io non ho anima, ma odio allo stato puro!
Sto impazzendo. Per me è inaccettabile essere stato
sconfitto
da un pugno solo. Uno! Un essere sconosciuto che ha superato la
difesa del mio fuoco, mi ha colpito scagliandomi a terra. Mi ha
umiliato. Ma non è l'umiliazione che mi brucia. È
il
fatto che ho perso. Maledizione. Non l' ho ucciso. Non ho vinto. Non
ho nemmeno una goccia del suo sangue maledetto. Sto impazzendo.
Perchè odio provare anche queste sensazioni di perdita
fisica... lo odio... basta!
HAI
PERSO!
Smettila
di dirmelo! Smettila voce di urlarmelo nella mente! Non lo
accetterò
mai come essere più forte di me! Come Cacciatore! Smettila!
Smettila, smettila, smettila!!!!
Perchè
l'unica cosa che non avrei sopportato mai e poi mai era questa e quel
maledetto lo sapeva. Non vincere. La sconfitta. E lasciarmi vivo per
sentire il sapore insopportabile... vivo per tormentarmi. Per cadere
ancora nel baratro. Cammino da sempre sull'orlo di un precipizio e a
volte cado... questa è una di quelle volte, cado e
impazzisco. Perchè non sopporto di non mantenere una
promessa
così importante. E impazzisco quando le cose non vanno come
io
le metto. Non lo sopporto. Non sopporto la sconfitta e la vita che
viene dopo. Perchè io contro un cacciatore non posso
perdere.
Devo uccidere e solo così torno su nel filo del burrone.
HAI
PERSO!
Metto
le mani davanti al volto per non sentire quelle parole, per non
vedere quegli occhi. Quegli occhi che non si erano mai posati su di
me e l'unica volta che li ha messi nei miei è stato per
dirmi
che avevo perso e lasciarmi vivo. Le mani sul viso per non vedere me
stesso che mi odio. Non servo più a nulla se non vinco, la
forza è tutto quel che ho, mantenere la mia parola
è
tutto quel che posso fare. Senza di queste cose non sono nessuno, non
sono degno di Thomas...mi impianto le unghie nella carne e senza
rendermene conto le porto giù fino alle labbra graffiandomi
le
tempie, gli zigomi e le guance. Sangue prende ad uscirmi. Non sento
dolore. Dopo tutto questo tempo non lo sento. Ma sento l'odore della
sconfitta che mi brucia. Ho sempre pensato che non ci fosse tempo per
i perdenti, che uno che perde non è degno di vivere e di far
nulla. Ora io non sono degno di me, di niente. Non è
più
il mio tempo. Tutto quel che sono e detto e fatto in questo momento
diventa contro di me, non mi serve a nulla.
Apro
gli occhi e guardo la notte ormai buia. Sento rumore del fiume in
lontananza. Il fiume Shaka che passa per il bosco sacro. Scorre alla
fine di questo precipizio. Mi distendo sulla terra a pancia in
giù
fino ad arrivare all'orlo del burrone che cade e guardo in basso. Il
fiume freddo. Freddo. Maledetto Jago. Tu sei come quel fiume quando
d'inverno si ghiaccia. Un simbolo che in realtà non vale
nulla. Da abbattere. Inutile. Tu sei il ghiaccio. Nemico mortale del
fuoco. Su questo mondo o tu o io. ma non tutti e due. No.
Metterò
la parola fine.
Le
parole di Stephan mi arrivano nella testa... sono forte, eh?
Quest'oggi non lo sono stato. Ma è vero. Lo
diventerò.
Merda se lo diventerò. Il mio punto debole è il
ghiaccio? Il freddo? Ebbene eliminerò quel punto debole! Mi
alzo in piedi piantando le mani nei fianchi e alzando la testa al
cielo prendo fiato e facendo fuoriuscire tutto quel che ho dentro e
che provo. Tutta la rabbia e il risentimento verso me stesso e verso
il cacciatore grido:
-
FOTTITI, JAGO!!!!- e so che gli è arrivato. Ridi pure
bastardo!
ti
farò vedere io chi non è degno di chi. Chi perde
contro
chi. Credi che sia finita? Lo credi veramente? Farò come
quella volta per Thomas... diventerò semplicemente
più
forte per poter continuare, il migliore. Ma prima devo uccidere un
cacciatore per poter stare meglio! Mi volto e prima di andare in
territorio nemico mi imbatto in Nathan che dice che deve curarmi.
Curarmi? Ma io non sono mica ferito? Solo ora mi rendo conto di
esserlo, invece. Ok, dopo essermi fatto curare andrò ad
uccidere, poi inizierò il mio allenamento.
Jago.
Sarai la mia ossessione."
“Merda…
quella dannata ragazzina… se solo avessi potuto non mi sarei
fermata! L’avrei come minino disintegrata…
sminuzzata…
spezzettata… sezionata… sfasciata…
ammaccata… sfigurata…
ammazzata… straziata… e tutto gli ATA che
esistono! Il mio povero
braccio… quel fottutissimo dottore doveva proprio
rimettermelo a
posto girandolo in quel modo! Anche se non di nota io sono una donna!
Perché mai nessuno se ne accorge?! …
beh… in effetti oggi
qualcuno se ne accorto. Quel biondino… l’umano.
Nonostante avessi
intenzione di uccidere lui e tutti i suoi amici quando me ne stavo
andando ha urlato il mio nome… e io pensavo che volesse
insultarmi
o minacciarmi, cose del genere… come aveva fatto
l’osservatore
poco prima con il mio sire. Invece lui… lui mi ha chiesto un
appuntamento. Mi ha chiesto cosa facevo stasera. Se ero libera. Meno
male che mi sono girata perché ero arrossita. Merda, non
è
assolutamente da me! Oddio… non che ci siano stati
precedenti. Io
non ho mai avuto proposte. Nessuno mi ha mai considerato una donna. E
poi arriva l’umano con quel suo sorriso gentile, una voce da
linea
erotica, l’atteggiamento sfacciato, provocante e un
po’ troppo
sincero e schietto come un bambino… e quel viso bellissimo!
Accidenti, ma sono tutti così belli, gli umani? No,
perché
potrei farci un pensierino! … MA PORCA PUTTANA! CHE DIAVOLO
STO
DICENDO!!! Ah… basta dosi di antidolorifici… mi
fanno uno strano
effetto, l’ ho sempre detto. Però quel biondino,
non ho mai
conosciuto qualcuno con i capelli del colore del sole, con la sua
uscita ha fatto ridere anche il mio Signore. Jago…
chissà
come sta lui. la sua risata di prima mi ha fatto dimenticate tutti i
miei dolori. Certo, prima che arrivasse il dottore a fomentarli!
Nessuno è bello come lui… nessuno è
migliore di lui.
Ma io non lo amo in questo modo solo per la sua faccia, ne per
compassione poiché so tutto della sua storia. Ma lo amo e
basta, perché anche solo sfiorarlo o un suo sguardo mi fanno
sentire una vera donna. Ne siamo tutti usciti feriti dallo scontro di
oggi… ma non lui. Lui è invincibile. Anche senza
la mia
presenza non avrebbe riportato il minimo graffio dopo la lotta. Fermi
tutti! Ora che ci penso… come mai il biondino non
è morto
dopo il mio colpo? E se non morivo almeno doveva dimetterci una
spalla e metà petto per finire all’ospedale e
restarci come
vegetale per il resto della sua vita! Sono sicura cha la potenza era
al massimo… quel colpo avrebbe fatto fuori un orso, due
leoni e un
toro! Invece lui… lui ne è uscito come se niente
fosse. Non
è possibile… lui è solo un essere
umano… no? Lo è
vero? Ma se lo è… no, non è possibile.
Meglio che
vada a cercare al mio signore. Chiederò a lui se ne sa
qualcosa”
Mani.
Mani
dalla pelle pallida ovunque… le sentiva, le vedeva ovunque
scorrere
sul proprio corpo, avide. Lo toccavano, lo stuzzicavano, lo
possedevano… lo sfregiavano. Non gli piaceva questa
sensazione che
da troppo tempo provava solo per arrivare meglio al suo scopo. Stava
veramente usando Ethan o era Ethan che usava lui per questi giochi?
Il capo dei cacciatori continuava ad accarezzarlo ovunque e godeva di
questo, il suo fiato era corto e aveva un sorriso compiaciuto sulle
fine labbra. Cercava di non guardare il fratello in viso, ma talvolta
non ce la faceva ed alzava gli occhi, lo fissava e, solo a guardarlo
bene si poteva scorgere un lampo d’odio in quei suoi
bellissimi
zaffiri. Ma Ethan non se ne accorgeva e continuava a toccarlo, a
possederlo in quella che assomigliava più ad una guerra che
a
un rito sacro. Passò anche lui una mano sul volto fraterno e
fece un leggero sorriso che emanava affetto… ma era
esattamente
come tutti gli altri, vuoto… falso. Ethan sudava continuando
a
toccarlo e a baciare ogni suo lembo di pelle perfetta, non rovinata
da cicatrici di guerra, come quella del capo dei cacciatori. Le
ferite Jago le portava tutte le cuore, sempre che ancora ne avesse
uno. Serrò forte gli occhi quando, ancora una volta il
gemello
gli entrò dentro. E nella sua mente, oltre al forte dolore e
al ribrezzo di quel gesto che per lui non aveva nulla di naturale, si
fece spazio il ricordo di un altro sesso, l’unico
l’avesse
davvero appagato e reso umano. Già… la sua chioma
dal colore
del cielo notturno.
-
Tu sai che… ti amo… fratello? – le
parole di Ethan erano
sussurrate e affaticate. Ma felici. Di nuovo sorrise e
annuì,
ma continuava a tenere gli occhi chiusi, riportando alla mente
sospiri, carezze, baci… di un tempo lontano ma
tutt’ora così
importante – sei mio per sempre, Jago… - e non gli
importava
nulla di tutto… di suo fratello, di quello che gli stava
facendo…
non gli importava del dolore e dell’odio, di nulla che non
avesse
occhi di corvo come quelli di lei.
Piano
si era addentrata nella folta boscaglia, in quel luogo un tempo
sacro, prima che venisse profanato dal più impossibile e
maledetto amore… dall’amore più bello.
Era sbucata proprio
alla riva del fiume Shaka e lì lo aveva trovato, come al
solito. Era immerso nelle gelide acque, a fissare il cielo notturno
con un sorriso che era impossibile interpretare… era
lì
fermo, bellissimo, nudo, calmo. Gelido. Le mani dalle lunghe unghie
gli si impiantavano nella carne che lui fregava forte…
tentava
così, graffiando, di pulire ogni parte del suo corpo. Si
sentiva sporco. Quella visione, bellissima ed agghiacciante…
l’aveva commossa. Lei, l’amazzone guerriera
piangeva silenziosa
fissando il suo amato padrone sciacquarsi da un sesso appena
consumato… fissava Jago tentare di cancellare
quell’odore dalla
sua pelle, strappandosela. Il suo sangue gelido, come ogni parte di
lui scorreva placido su di lui, andando a mischiarsi con le acque. I
capelli bagnati gli si appiccicavano al bellissimo volto dai tratti
delicati, perfetti e il suo sguardo era indecifrabile. Vi si poteva
leggere odio, rancore, pace, gentilezza… sentimenti
contrastanti…
oppure non vi si poteva scorgere nulla. Ma lei, che aveva donato
secoli della sua vita a guardare Jago, vi leggeva solo tristezza, e
solitudine.
-
Hai bisogno di me, Yari? – disse con la sua solita voce bassa
e
fredda, senza distogliere lo sguardo dal cielo. e lei sentì
qualcosa rompersi dentro di se e per una volta non badò a
quello che i loro differenti ranghi imponevano, non le
importava…
voleva solo provare a donare un briciolo di calore a quella creatura
tanto vuota. Corse nelle gelide acque, non badando alla sensazione di
essere trafitta da mille aghi per il freddo, non badò allo
sguardo gelido che ricevette. Corse da lui e lo abbracciò
più
stretto che poteva. E versò le sue calde lacrime sul suo
petto
scolpito.
-
Non venderti, sei tutto ciò che hai… - disse,
stringendolo.
Ebbe un brivido quando quella mano che molte vite aveva estirpato era
calata sul suo capo e l’aveva accarezzata. Jago era una
creatura
impossibile da comprendere…forse era realmente pazzo come
tutti
dicevano, forse davvero tutte quelle sue perdite avevano distrutto in
un modo tale il suo animo da renderlo vuoto… eppure non
riusciva a
smettere di abbracciarlo. E si chiese se era vero che Jago fosse un
morto, fosse un essere colmo d’odio, fosse privo di un
qualunque
altro sentimento… come mai lei lo amava in un modo tale? Si
sentì
a sua volta stringere in un modo possessivo da quelle braccia forti e
di nuovo ebbe un tremito. Il sangue che colava dalla sua pelle
andò
a scorrere anche su quella di lei, una pelle che era di una donna,
oltre che di una guerriera. Di una donna che amava talmente tanto da
morire. La stretta di faceva più forte e sentì
Jago
tremare mentre lui si mordeva le belle labbra disegnate a sangue.
Swami…
- era stato solo un sussurro… ma era quello il grido
dell’anima
di un condannato che era sfuggito due volte alla morte, ma
l’aveva
donata a due persone che per lui erano il mondo. Quel nome…
era
l’amore. – Non mi spezzerò…
non ancora… -