LOSE YOURSELF
CAPITOLO
VIII:
OSSESSIONE
/Si
chiama ossessione/
“E’
la strada che prendo a cambiarmi la vita. La strada che prendo io mi
da’ vita. La strada che prendo può farmi avverare
ogni
desiderio oppure cadere in basso fino all’infinito. Non me ne
importa. Quel ch’è certo, è che
è la strada
che scelgo io a decidere il mio destino. Quindi sono io a sceglierlo.
Sono io che decido per me. Ed io ho realizzato di essere troppo
debole. Devo migliorare. Non devo fermarmi. Non ho più
tempo.
Come pensavo di vendicarmi se un pagliaccio qualunque mi ha atterrato
superando la mia barriera di fiamme con un solo pugno? Sono debole e
devo diventare più forte. Quindi questa volta la strada che
prenderò sarà questa. La forza dovrà
farmi suo
completamente. Fino alla fine. Assolutamente. Inesorabilmente un
tutt’uno, come fare l’amore, senza
possibilità di scelta
per nessun altro. E posso vederti attraverso queste gelide acque di
questo fiume. Posso vederti, Jago. Maledetto ghiaccio. Hai osato
beffarti di me. Ti sei preso gioco di tutti. E non mi interessa se
alla fine sono riuscito a farti reagire facendomi colpire. Odio
essere ignorato e tu mi stavi ignorando. Preferisco il dolore fisico.
Ma ho avuto lo stesso la prova di non essere abbastanza forte.
E’
su questo fiume sacro, che attraversa la foresta altrettanto sacra,
abitazione di Cacciatori e Osservatori, che io imboccherò la
strada della forza, senza riserve. Su queste acque per me maledette,
che mi privano dell’ efficacia delle mie fiamme, sento il tuo
odore. Essere maledetto. Il gelo di questo liquido limpido e oscuro,
che riflette la notte, mi riporta pensieri disgustosi. Sono
così
freddi che possono essere solo tuoi. Io ho preso la mia strada e non
smetterò finchè o tu, o io, o entrambi moriremo.
Ma su
questa terra non c’è posto per tutti e due.
Pensieri di
disgusto per qualcuno che lo contamina. Sono percezioni che mi manda
il fiume… sono ricordi del fiume. Possono trasmettermi
immagini…
ma non è il mio potere… l’acqua non
dovrebbe rivelarmi
nulla perché io possiedo il fuoco… ma il fiume
è
anche vivo e spettatore di scene di vita ripetutesi per troppo tempo.
I ricordi del fiume sono talmente nitidi e carichi di sofferenza che
arrivano persino all’essere dalle fiamme in corpo.
Quell’essere
maledetto, che le ha impresse in questo elemento gelido, ha dentro
qualcosa che va oltre la mia comprensione, e sinceramente me ne
fotto. Può soffrire quanto vuole. Io ho la mia strada da
percorrere. La strada che mi sono scelto. La strada della sua morte.
O della mia. Ma non delle nostre vite, insieme. Non
c’è
posto per entrambi su questo universo. Anche lui ha una strada da
percorrere. Gli arriveranno mai questi pensieri? Questo è il
mio messaggio di morte. Il fiume rivela strascichi di devastazione
nell’anima. Quella è la tua strada, vero Jago? La
tua strada
ti porta a graffiarti la tua stessa pelle…mi diverte. Un
giorno
assaggerò anche io, come queste acque, il tuo sangue. Siamo
solo esseri blasfemi; ambiziosi che bramiamo la morte e la pace a noi
mai concessa. Ma la differenza non stanno negli elementi che ci
proteggono completamente dagli avversari… bensì
nella nostra
profonda essenza. E nell’odio che ci divora. Tu sarai solo il
primo
a morire per mano mia. Dopo di te, tutti ti raggiungeranno. Te lo
giuro. Ascolta il mio messaggio di morte e non ignorarmi mai
più.
Ti costringerò a fare sul serio. Voglio vedere il tuo
sangue.
Non m’ importa del tuo scopo. Tu sei di troppo. Mi hai
colpito
dimostrando la mia debolezza, e devi morire per mano mia. Chiunque ti
toccherà, lo ucciderò…
poiché voglio godere
solo io nel ferire quel tuo ghiaccio. La nostra strada
l’abbiamo
imboccata. Nella mia vedo solo te. Io bramo solo te. La tua la potrai
spiare meglio attraverso questo fiume, così simile a te! E
solo la tua voce distante, solo i tuoi occhi gelidi, solo la tua
pelle levigata, solo te, essere maledetto. Solo te nella mia testa.
Questo allenamento è per te. Di più. Non basta
questa
forza. Di più. Molto di più devo allenarmi nel
freddo.
Il mio punto debole. Immerso nella corrente pungente in questa notte
come tante altre vedrò l’alba abbracciarmi ma io
non mi
fermerò nemmeno sta volta. Non posso permettermi di perdere
tempo. Non sento nulla. Non sento dolore. Il fisico è forte
e
reggerà. Se esco da qui le mie fiamme mi asciugheranno se lo
voglio. Ma io non lo voglio. Voglio sentire questa mia forza bassa
alzarsi in questo punto debole. Fino a che il fuoco vincerà
il
freddo. Bagnato fino alle ossa. Sento le gocce corrermi lungo i
muscoli tirati e la pelle abbronzata non la sento più.
È
insensibile ormai. Questi miei capelli insopportabili strafondi
rimangono indietro... ma questi ciuffi ribelli non vogliono saperne
di andare a fanculo… solo su questi miei occhi dorati dalle
pagliuzze rosse, stanno. Perché in questo momento sono
così.
La rabbia la sento divorarmi. Ma non è proprio rabbia. Cosa
sia non lo so. Non ho mai provato un sentimento del genere. E tutto
per il maledetto. Lo vincerò. Lo combatterò.
Posso
fermarmi solo avendo le mie mani su quel corpo e ferirlo e vedere il
suo sangue scorrere. Solo per quel momento io faccio tutto questo.
Nella mia testa qualcosa si ingigantisce sempre di più. Non
mi
importa che diavolo sia. Non sono mai stato così vivo in
vita
mia. E chiunque proverà a fermarmi lo ridurrò in
polvere. Nella mia testa cresce quella voglia. Quel qualcosa che mi
divora l’interno. Nella mia testa. Ossessione nella mia
testa. E’
questo che è. La mia mente è scollegata. La
ragione sta
tornando ad abbandonarmi. Ma sto bene così. Combatto contro
il
freddo, contro l’acqua. Mi alleno e basta.
L’impulso mi muove. Il
sentimento di vendetta. Di uccidere quell’essere. Credo che
la
chiamino ossessione questo che sento. Quello che sto facendo
può
chiamarsi solo in quel modo. Ossessione. Chiamatela come volete. Ma
è
bello perché la posso maneggiare. La posso vincere. La posso
trattare come desidero. È sotto il mio volere anche
l’ossessione. Si muove. Striscia dentro me. Dalla mia testa
fino
alle mie viscere. Non mi abbandonerà mai. Si farà
manovrare da me. La posso toccare con queste mani… la mia
ossessione la potrò toccare con le mie mani. La
toccherò
presto torcendola tutta. È dentro me e intorno a me. La
combatto. Aumento la mia forza energetica. La mia aura di fuoco mi
circonda fin dentro l’acqua che viene alzata intorno al mio
corpo.
Un onda di freddo mi investe. Freddo che ormai non sento più
perché la mia pelle è insensibile. E la picchio
con
colpi decisi e forti, trapasso l’acqua che cerca di
sopraffarmi.
Provo con le fiamme che si spengono venendo a contatto con
quell’elemento insopportabile. Devo riuscire a vincere almeno
l’acqua con le mie fiamme. Allora sarò
più forte.
Devo aumentare la mia forza fisica e la mia forza interiore. In
sincronia con tutto saranno le mie fiamme e anche esse aumenteranno
la potenza. Bruciando non solo la mia anima e il mio corpo ma anche
il SUO. Questa ossessione non si può definire con parole
speciali. Potrebbe essere come il sesso se mai l’avessi
provato. È
una cosa semplice e complessa. Si chiama ossessione e la
potrò
presto toccare questa mia ossessione. Perché è
solo una
persona. Un solo nome. Una sola maledizione.
Jago.
Tu sei la mia ossessione.
E
non mi fermerò finchè non ti avrò.
Finché
non ti avrò nelle mie mani. Finché non ti
avrò
ucciso. Fino a bermi ogni goccia del tuo sangue.”
La
mattina era arrivata, e come faceva sempre da un po’ di tempo
a
questa parte, Stephan si alzò di fretta, agitato inciampando
nel lenzuolo arruffato a terra e precipitandosi nella camera accanto.
Aveva un espressione tesa, come di chi si aspettasse di vedere una
cosa importante. Aprì la porta della camera e si
fermò.
Vuota. Era in perfetto ordine. Esattamente come l’aveva
lasciata
ieri, ieri l’altro e ieri l’altro ancora. Kinkaid
non era ancora
tornato. Era così preoccupato che la sua espressione da
cucciolo dolce e sempre sorridente era diventata sempre più
triste e corrucciata… cosa non da lui, quasi non lo si
riconosceva!
Il suo amico mancava da una settimana quasi. O meglio... sapeva dove
era. Ma il problema è che non voleva tornare. Non lo
ascoltava. Non voleva capire che allenarsi come un pazzo ossessionato
dalla forza di Jago non serviva a nulla. Ma ciò che lo
impensieriva maggiormente era che quegli allenamenti speciali li
faceva nell’acqua fredda. E per di più nel fiume
sacro della
foresta degli Osservatori e Cacciatori. Il freddo e l’acqua,
così
come il ghiaccio, erano i punti deboli di Kinkaid. E quello stupido
si ostinava a combattere da solo, giorno e notte, senza sosta.
Rischiava di ammalarsi. Rischiava di indebolirsi, invece che
rafforzarsi (almeno lui pensava così). Rischiava di far
arrabbiare il Dio Sole, la divinità delle due razze,
perché
usava in quel modo il fiume sacro. Rischiava un sacco di altre cose
che non gli venivano in mente. Il piccolo era impensierito
dall’amico
da un po’ di tempo ormai, ma non ne aveva ancora parlato con
nessuno. Kinkaid non tornava nemmeno più a casa sua, non
dormiva più, non mangiava, non faceva altro che combattere
da
solo nell’acqua del fiume. Non era una cosa sana da fare.
Prima o
poi sarebbe crollato… probabilmente l’unica cosa
che faceva era
fare pipì! Non voleva nemmeno parlare con lui. Ogni
pomeriggio
gli portava del cibo che non veniva calcolato nemmeno di striscio.
Non sapeva più che fare. Era sicuro che un giorno
l’avrebbe
trovato privo di sensi e forze galleggiante sull’acqua! Pieno
di
paure tutte per il rosso, anche quel giorno Stephan andò a
scuola. Aveva il visino preoccupato e la testa fra le nuvole
più
del solito. Non badava nemmeno alla gente che lo fissava insistente
per chissà quali motivi. Concentrato com’era, per
Kinkaid si
era dimenticato di stare attento delle sue paure quotidiane!
Poiché
quando faceva così sembrava ancora più femminile
del
solito, attirò l’attenzione di uno dei soliti
gruppi del
liceo della sua scuola. Il moro girovagava solo soletto perso nei
suoi pensieri e improvvisamente andò a sbattere contro uno
di
quel gruppo che lo osservava. Era stato circondato e tutti gli altri
studenti facevano una grande attenzione a farsi i fatti propri. Non
volevano avere nulla a che fare con loro. Ma possibile che Stephan
riuscisse a cacciarsi nei guai senza far nulla? Li attirava come le
api col miele… non è che li cercava, non lo
faceva nemmeno
apposta. Ma visto il suo faccino grazioso delicato dai grandi occhi
verdi, molti finivano per prenderlo di mira. Un po’ per
spaventarlo, un po’ per giocarci. Un po’
perché non era
malaccio… il problema era dunque ora. Normalmente bastava
chiamare
Kinkaid mentalmente e l’amico sbuffando e imprecando sarebbe
arrivato subito a tirarlo fuori dai pasticci. Ma ora sembrava non
sentire più i suoi richiami. Come se avesse scollegato il
cervello! Poteva chiamare e chiamare, ma non l’avrebbe mai
sentito.
Che ne sarebbe stato di lui? Che intenzioni avevano quei tipi grandi
e grossi rispetto a lui? Il panico consueto lo invase e le lacrime
presero a cadergli lungo le guance. Uno di loro lo circondò
con il braccio tenendolo fermo. L’altro cominciò
ad
accarezzargli il viso. Tutti ridacchiavano divertiti. Cosa potevano
fargli? Ci stavano ancora pensando, quando l’urlo del
moccioso in
questione li assordò.
-
KINKAID! SEI UNO STUPIDO!!!-
Detto
questo, prese a piangere rumorosamente… chissà se
qualcuno
sentendolo non si sarebbe impietosito. E poi ormai era pronto alla
morte! Completamente invaso dalla paura e dal terrore
com’era, non
sentiva nemmeno quel che gli altri dicevano intorno a lui e che gli
facevano. Magari l’avevano portato in un posto più
appartato… o probabilmente era già morto, chi lo
sapeva!
Stephan
era convinto di essere spacciato. Kinkaid non sarebbe venuto. Al
liceo tutti stavano alla larga dai guai degli altri. Nessuno sarebbe
venuto per lui. O forse si sbagliava?
-
Vi dispiacerebbe togliere immediatamente quelle mani dal moccioso? -
Una
voce maschia, matura, calma… con quel solito tono un
po’
sensuale.
Stephan
frenò le lacrime, voltandosi appena. Una figura di un
ragazzo
vestito di marca, con lucenti capelli biondi un po’ lunghi
scompigliati, con frizzanti occhi grigi nascosti da un paio di
occhiali da sole della Calvin Klein, con un borsone sportivo sulla
spalla e le braccia incrociate al petto robusto. Zefiro si
scostò
appena un po’ dal muro al quale era prima appoggiato, movendo
un
passo in direzione del gruppetto che aveva circondato il disperato
Stephan. Aveva il solito sorriso calmo e gentile sulle labbra.
Già…
quel sorriso che tranquillizzava.
Zefiro
si passò una mano tra i capelli, con fare scostante.
–
Sentite
ragazzi, ho un po’ di fretta. – disse leggermente
ironico – Se
non vi scoccia, io mi riprenderei il bimbo e me ne andrei per i fatti
miei. -
Un
tipo con il codino ridacchiò appena, strattonando per il
braccio Stephan.
–
Scusa
Lehane, ma non ci pensiamo neanche. –
Stephan,
ricominciando a preoccuparsi, tornò a fissare il viso di
Zefiro, che non aveva assolutamente cambiato la sua espressione
tranquilla, nonostante fosse circondato da otto teppisti.
–
E
poi l’abbiamo visto prima noi. –
Un
amico del bisonte con codino rise forte. – Che
c’è? Sei
tornato ai gusti del primo anno? Non è che Dafne non aveva
tutti i torti a… -
Non
fece neanche in tempo a finire la frase, fulminato da uno sguardo
divenuto improvvisamente serio e minaccioso, riconoscibile anche da
sotto le lenti scure. Solo quando Zefiro afferrò con una
presa
d’acciaio il suo braccio, il teppistello cominciò
a pentirsi
di quello che aveva detto.
-
Ti consiglio di levare le tende. Mi sono alzato di buon umore
stamattina, preferirei non mandare a quel paese tutto per uno come
te…
- calcò quell’ultima parola come se fosse una
bestemmia,
mollando il bracco di scatto e dando le spalle al gruppo di
aggressori.
“Codino”
si massaggiò il polso, sussurrando: – Figlio di
puttana… -
-
“Puttana” è un epiteto ben diverso da
quello che intendi
tu, anche se oggi inteso come un’offesa. Fin dal passato
è
uno dei lavori più conosciuti e non sempre lo era nel
negativo. Certe “puttane”, come le chiami tu,
avevano sembra
dubbio maggior stima di quanta ne possa avere uno come te che in
futuro non otterrà che lavori mancati, corna dalla moglie,
pestaggio dai figli e nessuna forma di rispetto. Quindi impara a
stimare chi ha più valore di te. – si tolse gli
occhiali –
Detesto chi mi contraddice, dovresti saperlo. -
“Codino”
non pensò neanche per un secondo di ribattere. Sapeva
benissimo che se si metteva contro Zefiro Lehane avrebbe avuto contro
tutta la città. E comunque non era proprio il caso di farsi
come nemico uno come lui, che con quella faccia da angioletto non
avrebbe fatto paura a una mosca. Eppure lui era lì quando
Zefiro non aveva avuto alcun problema ad atterrare senza protezioni
dieci giocatori di football in divisa e mazze da baseball in mano.
Ricordò anche l’espressione di assoluta
indifferenza che
aveva avuto il biondo quando una mazza gli era stata spaccata sulla
mandibola. Tremò appena ricordando la fine che aveva fatto
quel poveretto che aveva osato tanto. E, ancora peggio,
ricordò
la faccia di quello che aveva osato toccargli qualcosa che non
avrebbe mai dovuto. Già, non era più uscito di
casa da
quanto il suo visto era stato deformato dai pugni.
-
Andiamocene! – disse ad alta voce, richiamando anche i suoi.
Stephan
sospirò e, quando le gambe cedettero, venne preso al volo da
Zefiro che ancora gli sorrise tranquillo. – Tutto ok,
moccioso? -
Annuì
veloce, arrossendo leggermente. Che Zefiro fosse veramente un angelo?
Lo spirò con la coda dell’occhio. Forse quello no,
ma di
certo era molto vicino al cielo.
-
Come mai il tuo fastidioso amichetto non è venuto a salvarti
il culetto, visto che ci è così affezionato?
– disse
una voce.
Una
nuca rosso fuoco comparve da dietro le larghe spalle di Zefiro.
Astrid aspirò una lunga boccata dalla sua sigaretta, prima
di
buttarla a terra calpestandola con l’anfibio. –
Pensavo che voi
due foste incollati, o qualcosa di simile. -
-
Perché devi essere sempre così cattiva?
– chiese
Stephan indignato.
-
Mi viene naturale, idiota. – Poi guardò Zefiro con
occhi di
scherno. – Perché non li hai presi a calci in
culo, quelli
di prima? Avevi paura di rovinarti le scarpe nuove? -
-
Con quello che ho pagato per averle, ci mancherebbe anche che io le
rovini dopo solo un giorno di vita! -
-
… certo, mi pare un buon motivo…
fighetta… -
-
Trans… -
-
SMETTILA! -
-
Come ti pare… preferisci che ti chiami
“stellina”? -
-
Vuoi morire?! -
-
Guardo sull’agenda che ho da fare per domani. -
-
Kinkaid non viene perché non è più
lui… -
Silenzio
generale.
–
COME?
– dissero insieme il biondo e la rossa.
Stephan
riprese a piangere, ma silenziosamente. – Non torna
più a
casa, non mangia, non dorme, non sa fare altro che allenarsi in quel
fiume gelido. Lui non deve stare così vicino al ghiaccio,
non
gli fa bene! Ma non mi ascolta, non mi parla… sembra che sia
impazzito. Si allena soltanto… Kinkaid è
ossessionato da
Jago! -
-
Che intendi dire? – chiese la ragazza.
-
Da quando Jago lo ha battuto, Kinkaid non si da’
più pace.
Lui è così orgoglioso… e
testardo… non accetta
assolutamente di essere secondo a qualcuno. È da quel giorno
che io non lo vedo praticamente più. Io…
io… io comincio a
pensare che ci voglia morire in quel fiume!
“Riesco
a intravedere la radice del problema… ”
pensò tra sé
e sé Zefiro, sbadigliando.
-
Portaci da lui! –
Quella
di Astrid fu la reazione più incredibile che Stephan si
potesse aspettare.
-
Come? – chiese.
-
Hai capito benissimo! – sbraitò lei. –
Ho detto che tu ora
porti me e lo scassa-coglioni da quel cretino-testa-vuota! E subito!
-
Il
biondo le si fece accanto – Ma… Astrid…
stiamo parlando di
Pollyanna… che vuoi che te ne freghi di lui? -
-
Non ti ho chiesto un opinione, Zefiro! Vieni con me o no? -
-
… certo. -
“Perché
vuole andare da lui? Lei lo detesta… lo
disprezza… non sopporta
la sua presenza! Perché invece adesso vuole andare proprio
di
sua spontanea iniziativa da lui? Potrei pensare che lo fa per fare un
favore al moccioso, ma non mi sto a raccontare cazzate.
Astrid… lei
vuole vederlo… ma perché dannazione?!”
“E’
la mia preda. Non gli permetterò mai di auto-distruggersi.
Quello è un piacevole compito che spetta solo a me, soltanto
alla sottoscritta! Io sola devo eliminare quel suo odioso grugno
dalla faccia della terra! E non mi importa che lui sia un Osservatore
o che ne so io… potrebbe essere anche l’ultimo
esemplare
esistente della sua razza maledettissima, io lo voglio vedere piegato
solo a me! Odio Jago… lo odio perché ha osato
annientare il
fuoco. Kinkaid è il fuoco. È la cosa che io
più
bramo al mondo. No, non voglio lui. Ma voglio i suoi poteri. Li
voglio solo per me. Io ho invidiato Kinkaid, ho provato invidia per
qualcuno per la prima volta nella mia vita… e poi
è arrivato
Jago, con tutta la sua placida calma a farci capire che il fuoco non
è invincibile, non almeno per il ghiaccio. Per antitesi i
due
si dovrebbero equilibrare, poiché senza uno non esisterebbe
l’altro. Ma non è così… Jago
è più
forte di Kinkaid. E quel bambino che non è altro non vuole
capire che se veramente vuole dimostrare a tutti, ma soprattutto a se
stesso, di essere il numero uno, non deve distruggere le sue energie
in un ambiente che non è suo di natura, ma semplicemente
accettare il fatto di essere stato battuto, e cominciare a ragionare
con il cervello e non solo con i muscoli! Accidenti a lui…
io non
sono assolutamente preoccupata, è solo che ho il terrore di
perdere la fiamma più potente prima di farla mia.
Ma
io odio Kinkaid?
È
questo che mi domando mentre seguo il piccoletto, seguita a mia volta
da Zefiro, per questo strano bosco dove mai sono entrata. Lui cammina
al mio fianco, testa alta, mani cacciate nelle tasche dei pantaloni
un po’ cadenti e bocca corrucciata. Che cosa ha Zefiro?
L’ ha
stupito che io abbia preso questa decisione? Che anche lui per una
volta non riesca a capirmi? La cosa mi fa piacere… ma mi fa
anche
un po’ di paura. E’ solo che se neanche lui
riuscisse più
a capirmi comincerei di nuovo a sentirmi sbagliata. Eppure…
ultimamente ho la sensazione che non sia solo Zefiro quello che possa
capire una come me, ma che anche uno come Kinkaid ne sia capace. Non
che voglia un legame con lui, ci mancherebbe altro. È solo
che
certe volte ho la sensazione che noi due ci assomigliamo molto. Forse
è per questo che ci detestiamo in questo modo.
Io
non odio Kinkaid.
Ma
provo una fortissima invidia per quel potere che vorrei per me. Lui
ora però pensa solo a come distruggere Jago, neanche si
rammenta del grande dono che possiede. Un dono che non è
spettato a me. Voglio essere io a bruciare. E per far sì che
ciò avvenga, devo impedire a Kinkaid di annientarsi da solo,
con le sue ossessioni.”
-
Eccolo lì. – disse Stephan, giungendo alla riva
del fiume
Shaka. – Non sembra neanche lui, vedete? -
“Già.
Dov’è finito il teppista infantile e racchio che
conoscevo
io? Quello che mi faceva adirare… quello che mi salutava con
offese, accompagnate da un ghigno di scherno? Quello che mi buttava a
terra solo per il gusto di vedermi ai suoi piedi, per sentirsi il
più
forte? Quello sgorbio che di adulto non aveva nulla, oltre a un
quarantadue al piede?!
Quello
che ho davanti… non sembra davvero Kinkaid.
Dov’è finito
quello che conosco io? Chi è questo… questo
giovane uomo?
Se
ne sta immobile, in posizione di attacco, immerso alle ginocchia in
un acqua che deve essere gelida. La sua pelle di bronzo dorato
è
percorsa di piccoli brividi, ma lui pare non farci caso. Non avevo
mai pensato a quanto deve essere morbida quella pelle perennemente
abbronzata, solcata di qualche cicatrice fatta da un nemico senza
nome, una persona probabilmente morta. Ha le mani chiuse a pugno,
mani che talvolta spinge in avanti contro un nemico invisibile. Sono
grandi… sembrano un po’ quelle di un padre che non
ho mai
conosciuto. Immagino siano le tipiche mani sotto le quali ci si sente
tranquilli e protetti. Guardo Stephan di sfuggita, che non toglie gli
occhi dall’amico. Credo di capire perché si sente
al sicuro
solo in compagnia di un tipo poco raccomandabile come Kinkaid.
È
che lui non è solamente forte, ma è la sua figura
intera che trasmette potenza. Riposo il mio sguardo sulla figura
imponente di quello che non riesco a riconoscere come Kinkaid. Con
uno scatto tende la gamba, agile in un violento calcio. Non ha
assolutamente peli, ma le sue gambe sono robuste. I pantaloni corti
gli sfiorano il ginocchio e gli si incollando addosso mostrandomi una
parte di lui che fin ora avevo sempre trascurato. Ridacchio. Odio
ammetterlo ma… ha un didietro bellissimo. Zefiro inarca un
sopracciglio alle mie risate ma non ci faccio caso più di
tanto. È a torso nudo, e da qui posso veder tranquillamente
spiccare su quel corpo scolpito da tante ore di allenamento piccole
goccioline di sudore. Da quante ore si sta sforzando in quel modo?
Tutti i suoi muscoli sono tesi e il suo torace si alza e si abbassa
lentamente, un po’ affaticato. Ma lui non ha la minima
intenzione
di fermarsi, lo so. Ha le vene del collo e delle braccia in risalto.
Sta facendo uno sforzo immane, lo capisco anche dalla sua
espressione. Ha la bocca dalle labbra fine leggermente aperta e ha il
fiatone. I tratti già duri del suo viso ora come ora lo
fanno
sembrare più grande dei suoi diciotto anni. I suoi soliti
ricci capelli rossi come il suo fuoco svolazzano intorno al volto
scomposti, mossi dalla sua stessa aura. Ha gli occhi ben sbarrati,
puntati dritti davanti a sé. Chi si immagina davanti? Ha
capelli neri come il corvo, vero? Mi passo una mano sul mio occhio
dorato, con la solita pupilla serpentina. È come il
suo…
però quelli di lui sono anche un po’ arrossati,
non deve
aver dormito da poco tempo. Come al solito la sua figura mi trasmette
la solita forza è solo che… adesso, per un
attimo… lui mi
è parso davvero bello. Ammetto di averlo appena riconosciuto
come il fuoco. E mi sono sempre piaciute le fiamme.
Ti
detesto, Kinkaid.
Torna
in te, idiota!”
-
Ora mi capite? Capite anche voi che Kinkaid sembra pazzo? –
Stephan
si prese il viso tra le mani, singhiozzando.
-
Non è pazzo – Astrid fece un passo indietro,
allontanandosi
dal luogo di allenamento di Kinkaid. – E’ un
cretino integrale. -
Neanche
lei si sapeva ben spiegare perché era voluta tornare
lì,
senza avvertire nessuno. Era semplicemente perché lo voleva
veder soffrire? O perché invece era… preoccupata?
Astrid
sapeva bene che Kinkaid non le piaceva affatto… ma amava
incredibilmente quel fuoco che lui si portava dentro. Voleva a tutti
i costi cercare di far capire a quel ragazzo che continuare ad
allenarsi in quel modo inumano e essere talmente ossessionato da un
volto non gli sarebbe stato di alcun aiuto. Lui voleva essere il
migliore? Allora doveva anche cominciare ad essere un po’
più
umile… perché da una sconfitta si può
imparare molto
di più che vivere di solo orgoglio. E lei questo lo sapeva
bene… perché era come lui.
Ma
perché stava andando da lui?
“Da
una parte mi attrae… dall’altra mi
respinge”.
E
ancora l’aveva ritrovato lì, nello stesso posto di
quella
mattina, nonostante ora fosse notte fonda e c’erano sole
poche
stelle sopra di lui. Ma Kinkaid riluceva da solo. E questo le fece
rabbia. si sedette su un masso vicino al fiume, senza togliere gli
occhi da lui, che pareva neanche rendersi conto della sua presenza.
Quel posto le portava alla mente ricordi che non erano suoi…
ma
ancora, come ogni volta che vedeva Jago provò quella
sensazione nostalgica. Ebbe un brivido lungo la schiena, ma
scacciò
questi pensieri, poggiando il mento sulle mani. Sospirò a
fondo prima di dire: - è inutile che ti sforzi in questo
modo,
idiota. Sei stato battuto. Lui è più forte di te.
Sei
il numero due! Il tuo fuoco… tu… non sei
imbattibile. Jago è
più forte di te.
Occhi
dorati. Color dell'oro pieni di pagliuzze rosse. Occhi dove la
pupilla nera sottile e allungata era quasi invisibile. Occhi che di
corvo avevano poco...occhi di drago o di serpente. Erano occhi non
più umani. Arrossati, allucinati quasi. Fuori di se. Il
proprietario di quegli occhi si fermò dal fare quel che
stava
facendo e lento si voltò posando quello sguardo stralunato e
inumano in quello di lei. Si guardarono a lungo, lui in cagnesco e
lei all'apparenza indifferente alla minaccia. Sarebbe esploso?
Era
possibile.
-
Vattene .-
Solo
questo. Netto e semplice... troppo per lui. Questa calma esteriore
nascondeva una profonda malvagità che sarebbe fuoriuscita
nel
giro di subito.
-
Mi va di rimanere qua!-
In
risposta, Astrid non sembrava per nulla intimorita per il tono
insolito usato dall'altro. Voleva fargli entrare in zucca una cosa
importante e ci sarebbe riuscita, perchè lei quando voleva
una
cosa, la otteneva! Kinkaid non sembrava d'accordo, già
spazientito, ribatté:
-
Anche a me va di spaccarti la faccia, e credo che lo farò
subito!-
Non
capiva se rimanendo lì lo provocasse oppure cos'altro
volesse.
Non era dell'umore giusto, ancora una volta e se lo sarebbe mangiato.
Non si era ancora mosso di un passo, bensì rimaneva fermo
immobile e fissava minaccioso coi suoi occhi quasi del tutto rossi
quelli diversi della ragazza considerata evidentemente un uomo da
Kinkaid.
-
Allora fallo se ne sei capace!-
Provocante.
-
Non aspetto certo il tuo permesso!- dicendo, anzi sbraitando
ciò,
il ragazzo alzò il braccio teso in avanti verso di lei e
senza
pensarci su troppo, fece uscire dalla mano una semplice palla di
fuoco ad una velocità tale da far alzare l'acqua lungo il
suo
passaggio... l'ondata investì Astrid in pieno che si
trovò
bagnata invece che bruciata. Questo probabilmente la seccò
abbastanza... ma forse non fu per quello che si alzò in
piedi
mostrando il dito medio, prendendo ad urlare a sua volta insulti a
tutto andare.
Dopo
una buona parte del tempo passato ad urlarsi a due centimetri di
distanza cose assurde, come se fossero sordi, il classico colpo di
esasperazione partì da Kinkaid. Un pugno dalla forza non
controllata. Del resto lui non si controllava mai quando era con
lei...ma quello che lo stupì fu che riuscì a
pararlo e
schivarlo ma non bloccarlo. Ad ogni modo non l'aveva mica colpita...
maledizione. Astrid invece si trovò decisamente sorpresa
dalla
notevole forza aumentata in così poco tempo di quell'inutile
essere non umano, fino a solo qualche giorno fa non era così
forte, cioè, sarebbe anche riuscita a fermare con la sua
presa
ferrea uno dei suoi soliti pugni, invece ora non era stato
così,
precisamente l'aveva visto e preso ma non era riuscita a trattenerlo.
E di certo non perchè stava male o era più
debole...
semplicemente i risultati di quegli allenamenti assurdi stavano
veramente dando il loro frutto! Fu questo a fermare i due carro
armati. Si trovarono coscientemente in piedi di fronte vicini e
bagnati dentro il fiume, ansanti ma non stanchi, a guardarsi negli
occhi ora sorpresi ora seri. Il proposito di Astrid non era certo
quello di litigare con lui... solo quello di fargli entrare un po' di
sale in zucca... quella zucca vuota. D'altra parte Kinkaid pensando
ancora al lato dell'allenamento si rese conto che anche lei dopo
tutto era forte... e sarebbe stato sicuramente più
costruttivo
allenarsi con un altra persona invece che da solo contro il freddo
fiume. Non vedeva altro... solo possibili modi per rafforzarsi...per
un unico obiettivo. Sconfiggere Jago. Jago. Ancora lui. Sempre e solo
lui nella sua testa. Un ossessione che mai lo abbandonava. Ma gli
stava bene così. L'unico obiettivo per ora era lui...
ucciderlo. poi avrebbe pensato agli altri.
"
Che diavolo vuole questa qui da me? Viene a rompermi le scatole solo
per trattarmi male? Certo che sarebbe un bell'aiuto per gli
allenamenti... ma non glielo chiederò mai. Posso farcela da
solo. Arrivare ai miei obiettivi da solo... come ho sempre fatto...
è
da anni che lo sono e mi sta bene. Ma la sua presenza mi
infastidisce. Voglio Jago al suo posto... di lei non so che
farmene... o forse sto solo cercando di convincermene? In
realtà
so che lei farebbe al caso mio. Questa strana strega...sembra un uomo
nel corpo di una donna... un corpo bello... che a ben guardare
potrebbe sembrare femminile... ma dalla forza notevole... come anche
quella lunga cascata rossa... che mi attira solo per il colore...
come il mio fuoco. Non mi va di stare a capirla... ma perchè
è
venuta? Non ho chiesto nulla a nessuno. E in un batter d'occhio mi
tornano in mente le sue odiosissime parole... come ha osato dire una
cosa del genere?
'E’
inutile che ti sforzi in questo modo, idiota. Sei stato battuto. Lui
è più forte di te. Sei il numero due! Il tuo
fuoco…
tu… non sei imbattibile. Jago è più
forte di te .'
Nessuno
può dirmi una cosa del genere e rimanere vivo... anzi...
nessuno si è mai azzardato a dirmelo. È questo il
punto. Perchè mi brucia? Se so che non è vero non
dovrebbe mandarmi così in bestia, ma basterebbe che mi
limitassi ad uccidere anche lei che l' ha insinuato. Invece brucia,
ma non come brucia il fuoco che mi dona piacere. Mi volto mentre di
nuovo quelle parole mi rimbombano negli orecchi. Più la
fisso
e più mi sembra che me le ripeta sprezzante. Le do la
schiena
e abbasso lo sguardo sull'acqua fredda che implacabile scorre.
È
buio. Non me ne ero accorto, anzi dev 'essere la prima volta che me
ne rendo conto. Da quanto tempo sono qua? Quanto tempo è
passato dallo scontro con Jago? Le ferite che mi ero procurato io sul
volto non ci sono più, come anche quelle di Jago. Mi sono
allenato ininterrottamente da allora, senza fermarmi. No. Alla
domanda di qualcuno sul fatto se sono umano la risposta è
no.
Non sono nemmeno un osservatore o un cacciatore. Quelle razze che mi
fanno schifo. Solo ora che ci penso veramente a tutto il tempo
passato mi dico che sono forse più forte....ma è
possibile che quella che sento sia anche breve e passeggera
stanchezza.
-
Non sei invincibile. -
Ferma
e irremovibile Astrid dietro di me pronuncia queste parole. Io dunque
sono stato sconfitto, certo. Ma non succederà una seconda
volta. E sul fatto chi sia il più forte è ancora
da
discutere... si deve ancora vedere. Ma forse la frase di ora non
aveva lo stesso senso di prima... forse me l' ha detto
perchè
ho barcollato senza accorgermene e sono finito in ginocchio nel
fiume. Ormai ho la pelle insensibile. Non sento dolore per il gelo di
queste acque, ma è esattamente questo quello che volevo.
Perchè è il dolore fisico che ferma le persone.
Ma io
non voglio essere fermato. Da nulla. Voglio perdere il controllo
pericolosamente e diventare il massimo. E questo posso farlo solo se
non sento più dolore. Come ora. Penso che posso anche
alzarmi
e riprendere a combattere ignorando questa belva che mi sta
dietro...cerco di alzarmi senza dire nulla. Grugnendo qualcosa di
incomprensibile. E se osa aiutarmi la uccido veramente.
Maledizione... da quando ho ricominciato a sentirmi il corpo fino a
questo punto? Veramente non sono invincibile? Era questo che
intendeva? Ho bisogno del mio fuoco... mi ricaricherà
subito.
Ma nell'acqua non esce. Mi alzo e mi volto. Astrid è ferma
al
punto di prima. Odio quando sento i muscoli non rispondere ai miei
comandi. Ma preferisco chiudermi nel mio ostinato mutismo e non darle
soddisfazioni. Non capisco bene che vuole dirmi il mio corpo e
perchè
diavolo si ostina a non fare quello che dico. Voglio uscire dal fiume
e farmi avvolgere dalle mie calde fiamme. Solo per un po'. Ignoro
lei. Si. La devo ignorare, come anche il mio corpo insensibile al
tatto. O forse non proprio. Quando mi tocca questa sottospecie di
strega le sento le sue dita, quindi forse non sono poi così
freddo... ma le sue dita sottili mi sembrano addirittura calde sulle
mie spalle. Ecco cosa succede a fermarsi dall'allenamento...se non mi
fermavo non sentivo la stanchezza. La luna è bassa e grande,
con la sua luce argentata potente e magica ci illumina il volto. Anzi
solo il mio, il suo rimane in ombra. Si abbassa su di me e mi
artiglia le spalle nude. Rabbrividisce.
"E’
gelido..."
Sento
questo suo pensiero... ed ora perchè diavolo mi sono messo a
leggere nel pensiero ad una come lei? Si avvicina troppo al mio viso
le gocce dei suoi capelli mi cadono sul volto.
-
Era questo che intendevo... cretino patentato... i tuoi occhi sono
spaventosi... e il tuo colorito non è il solito abbronzato,
sai? Visto che tu sei troppo idiota per capirlo ti do una visione
della situazione... è da non so quanti giorni che ti alleni
ininterrottamente senza mai riposarti, mangiare e dormire, qua al
gelo del freddo fiume, nel tuo punto più debole. Sei
ossessionato dalla forza inaudita di Jago. Pensi solo a lui e a
sconfiggerlo. Rifiuti di essere il numero due. Finalmente senti anche
tu la stanchezza. I tuoi occhi sono rossi non solo per il tuo fuoco.
Sei pallido per quanto tu lo possa essere. Sei gelido come non lo sei
mai stato. Di’, sei sicuro di non essere gay?
Perchè solo
uno innamorato di un altro che non lo caga, si ridurrebbe in questo
stato!-
Questa
lunga risposta e visione della faccenda mi stupisce momentaneamente
costringendomi a prendere in considerazione anche questo punto di
vista... poi finalmente realizzo quel che ha detto alla fine... io,
gay?! Ma è rincoglionita? Si, l' ho sempre detto che ha
qualcosa che non va!
-
Brutta strega, vaffanculo, chi ti ha chiesto nulla? Mi confondi con
il moccioso?-
-
Vedo però che la forza per urlare insulti ce l' hai ancora!-
Ironica
e odiosa... ma non può fare a meno di ribattere a ogni cosa
che dico?
-
Vuoi tenerti un offesa senza rispondermi, una buona volta?-
Con
un gesto secco tolgo le sue mano dalle mie spalle e mi alzo in tutta
la mia altezza notevole. Le forze mi stanno tornando effettivamente,
ma è colpa sua... se mi fa arrabbiare a costo di morire non
posso lasciarle fare e dire quel che vuole! Esco a passa
apparentemente sicuro... anzi senza apparentemente... sono sicuro e
basta. Ogni cosa che faccio la faccio per convinzione. Come quando
ucciderò sta bamboccia! Lo farò con convinzione,
certo... e con tutto il sadismo di cui sono capace!"
Si
sedette sull'erba che costeggiava la riva del fiume, accanto al suo
solito soprabito nero senza maniche, alla Matrix, come lo chiamava
Astrid. Era gocciolante e ancora gelido, nonostante il suo corpo
stesse già tornando in pieno possesso di tutta la forza
persa
brevemente. Il corpo del ragazzo muscoloso e notevolmente bello,
nonché invidiabile, si avvolse subito nelle fiamme
illuminando
tutto il posto oscurato dalla notte. Il gioco di luce e ombra di
quelle creature diverse fra loro attirò Astrid fuori dal
fiume. Come sempre quando Kinkaid lo usava, lei veniva attratta dal
fuoco come una falena. Senza preoccuparsi che a lungo andare potesse
scottarsi, si sedette accanto al rosso infuocato. Sembrava un piccolo
falò. Scaldava allo stesso modo. E non poteva nemmeno fare a
meno di fissare incantata quelle fiamme che partendo da lui si
spandevano generose ma protettive nell'aria. I capelli ricci ora si
levavano all'indietro come un unica fiamma che partiva dal capo. Il
viso era finalmente scoperto e si potevano vedere bene gli occhi
rossi, rossi dal fuoco ma anche cerchiati di stanchezza ed
esagerazione. Il colorito prima pallido era tornato normale, ovvero
abbronzato... le mani... erano su quelle che gli occhi di Astrid
continuavano insistenti a osservare attenti. Le aveva incrociate
intorno alle ginocchia piegate verso il petto. Ma bruciavano come se
avesse tante candele nelle dita. Erano belle da vedere. E
immediatamente si ricordò del perchè era
lì. Al
contrario di Kinkaid che voleva solo scaldarsi un po' per poi
riprendere il suo assurdo e stupido allenamento, lei voleva proprio
fargli entrare un po' di sale in zucca per far si che quella
meraviglia che ora splendeva non si sarebbe mai oscurata. Senza
staccare gli occhi dalle sua meni tornò sul discorso senza
troppi peli sulla lingua.
-
Sei solo un idiota! -
L'altro,
che non si era nemmeno ancora accorto che lei era rimasta e seduta
accanto a lui, si sorprese un attimo e con sguardo penetrante le
disse solo:
-
Sarai meglio tu! -
-
Oh, certo! Di sicuro! Io riconosco la mia forza e l'accetto
com'è.
Come accetto quella più forte di me! Tu no. -
-
E con questo che vorresti dire?-
-
Che sei il numero due!-
D'improvviso
un istintiva fiammata si levò più alta delle
altre.
Kinkaid cominciò subito a seccarsi.
-
Tu cosa vuoi saperne? Tu non sai un bel nulla ne di me, né
di
quel che ho passato, né di quel che sono... non sai proprio
nulla... e pretendi di parlarmi come se fossi... se fossi... -
Al
pensiero che gli era venuto in testa si fermò senza poter
continuare la frase... non per paura o altro... solo perchè
il
paragone che stava per fare era troppo assurdo! Stava per dire che
solo Thomas in passato si permetteva di parlargli così. E
lui
lo poteva accettare solo da lui. Non da altri che non lo conoscevano
e non sapevano nulla come quella là!
-
No. Io non so nulla di te. Ma so quello che voglio io!-
-
Ecco, appunto, che vuoi tu? Chi ti ha chiesto nulla?-
Era
sempre più duro, ma del resto nemmeno lei scherzava! Come
fargli capire le sue intenzioni senza essere fraintesa?
-
Di certo non voglio te! Ma le tue fiamme!-
Ecco,
l'aveva detto, ma forse così non si capiva lo stesso,
infatti
dalla faccia espressiva di Kinkaid capì che doveva
continuare
il discorso con più calma e mettere meglio in ordine i suoi
pensieri.
-
A cosa credi ti serva distruggerti rifiutando la realtà?-
-
Io mi distruggo appunto perchè ho preso atto della
realtà
.-
-
Ma non basta prenderne atto, devi anche accettarla e andare avanti
ugualmente senza dannarti per cambiarla. Ormai è
così.
Le cose sono così, finiscila di rifugiarti nel tuo mondo
incomprensibile. La vita continua. -
Il
discorso non stava poi venendo così malaccio. Dopo aver
litigato ed essersi pestati stavano parlando quasi normalmente...
bruschi e sgarbati come al solito, ma per loro era il massimo. Ora
Kinkaid di preciso non sapeva che dire. Non aveva compreso a pieno il
significato di quelle parole, ma disse ugualmente qualcosa.
-
Ma io la realtà la cambio facendola diventare come voglio
dal
momento che sono io a crearmi il mio destino con le mie scelte. -
-
Ok. Ma ficcati in quella zucca vuota che se ti distruggi non la puoi
mica cambiare la realtà! Se non rimane più nulla
di te
come credi di poter cambiare il destino a tuo piacimento?-
Quesito
interessante, al quale Kinkaid non aveva mai pensato. Non aveva mai
avuto nessuno che si interessasse così per lui... o meglio
Stephan c'era ma non l'aveva mai ascoltato. Aveva sempre fatto di
testa sua. Lui sapeva i suoi obiettivi, i suoi desideri, e faceva di
tutto per realizzarli. Ha sempre vissuto così dimenticando
che
se lui scompare nessuno li avrebbe potuti portare a termine. Quel che
cominciava a capire era che non era poi così intelligente
trascurare così il proprio corpo per i capricci. Anche se
capricci non erano. Almeno secondo lui.
-
E con questo?-
-
Non so se sei ottuso di natura o se lo fai apposta! Mica posso darti
la soluzione a tutto io!-
-
Ma se tu sei venuta qui a rompermi i coglioni dicendo che sbaglio...
che vuoi tu da me... ? -
-
Ancora con sta domanda! Insomma... non so... non dico di non
allenarti di più e di non cercare di migliorare. Ma tieni
presente che sei un essere umano, o qualcosa del genere, credo, e che
in te hai il desiderio di qualcun altro... parlo del fuoco. Ci sono
altri modi per arrivare allo stesso punto... sai di quante strade
è
composto il mondo? Se una finisce su un precipizio prendine un altra
prima di cadere dentro. Sei sempre in tempo per arrivare dove vuoi!-
-
Ma sei diventata una filosofa, ora?-
L'uscita
schietta del ragazzo fatta per non far pesare l'imbarazzo fu seguita
da un insulto della rossa. Quel che diceva sembrava fin troppo saggi,
secondo Kinkaid. Per una come lei di sicuro. Magari gliel'aveva
suggerita quell'altro esibizionista... come si chiamava? Dimenticava
sempre il nome... Zefiro? fatto stava che forse poteva prendere in
considerazione quel che diceva lei. Senza bisogno di darle ragione.
-
Quindi se mi alleno con qualche pausa, dormendo e mangiando qualche
volta ottengo risultati migliori perchè non mi distruggo?-
-
Se per te ucciderti da solo è una cosa utile...-
-
Ma che ci guadagno?-
-
LA VITA, IDIOTA!-
Solo
lui aveva il potere da farle perdere la pazienza una frase si e
l'altra no... per poi seguire a due insulti di fila! Ma che uscite
erano quelle?
-
Sì, ma se mi alleno meno di prima per vivere all'incirca
normalmente non mi rafforzo mica tanto... -
Ma
era possibile che lui in un modo o nell'altro dovesse infilarci quel
maledetto allenamento e rinforzo? Non era già abbastanza
forte? Aveva addirittura il fuoco... certo, Jago aveva dimostrato di
essere più forte di lui, ma era lo stesso potente quel
coglione infuocato! Non c'era verso di distoglierlo dal
combattimento... e tutto per ricondursi ad un unico obiettivo.
Un’unica ossessione... la solita... Jago. come si poteva
vincere
contro di lui? Era una domanda a trabocchetto e se ne rendeva conto
anche lei. Non intendeva come poteva Kinkaid vincere contro Jago.
Anche lei come poteva vincere contro di lui. E non fisicamente come
voleva fare lui. In un altro senso. Ma spiegarsi era troppo
difficile.
-
Se ti alleni con qualcun altro non è meglio?-
L’aveva
buttata lì senza rifletterci molto. Ma lui l'aveva presa
anche
sul serio... e fraintesa pure!
-
Certo... e vuoi venire tu ad aiutarmi?-
Ironico...
come a volerla prendere in giro... anzi, senza 'come'! La stava
proprio prendendo in giro. Quel maledetto falò vivente la
stava ancora una volta prendendo poco sul serio! L'avrebbe ucciso. Si
alzò in piedi. Mise il piede con lo scarpone sulla spalla di
Kinkaid e si abbassò leggermente a braccia incrociate.
Fissandolo dritto negli occhi con sguardo di sfida, ignorando il
fuoco che continuava ad uscire dal suo corpo, disse:
-
Mi stai sottovalutando?-
-
Sei più sveglia di quanto pensassi!-
-
E tu più stronzo di quanto pensassi io!-
In
risposta uno dei suoi sorrisetti stronzi, appunto!
-
Senti tu, esserino retrocesso, vedi di renderti conto del pericolo
che stai affrontando e abbassa le tue dolci fiamme che mi fanno solo
il solletico! Vedrai di che cosa sono capace! Altro che fiume e
gelo!-
L'altro,
impassibile con la sua aria insopportabile, alzò un
sopracciglio e in risposta aumentò solamente il fuoco in
questione che lo avvolgeva. Infine provocante come fin ora non lo era
ancora stato, con un che di sensuale, fece:
-
Vuoi dire che mi offri il tuo corpo per i miei allenamenti nuovi?-
Si
rese conto anche lei del doppio senso della frase e fu per quello che
si arrabbiò ancor di più, spingendo il piede
sulla
spalla in modo da fargli male. Di certo non pensava che sarebbe
caduto veramente all'indietro... infatti aveva messo una tale forza
da appoggiarsi al busto di Kinkaid che secondo lei avrebbe dovuto
reggerla, i conti li fece sbagliati visto che fece per cadere forse
apposta sulla schiena, facendo cadere a sua volta Astrid sopra di
lui.
-
Di certo non ti permetterò mai di far sesso con me!-
-
Allora ti offri come pungiball... onorevole da parte tua... ma lo
stesso non credo tu verrai ricordata dopo la tua morte... -
Sempre
più malizioso e provocante, che a vederlo dall'esterno
sembrava stesse facendo una proposta indecente, anche dalla posizione
a dire il vero molto equivoca. Se qualcun altro li avesse visti,
qualcuno come Zefiro ad esempio, sarebbe stato molto geloso.
Specialmente osservando bene le mani di lui che apposta per farla
arrabbiare ulteriormente erano scene sul suo sedere sodo.
-
Errore!- sbottò lei. A questo fece seguire un morso sulla
guancia ben mirato, era stata attenta a non mirare in altri posti
spiacevoli per se stessa, e potente. Intanto il fuoco era svanito
lasciandoli in penombra. Ma l'atmosfera romantica non durò
visto che lui le diede un calcio spingendola via brutalmente
ringhiando qualcosa. Astrid poi in piedi con mani sui fianchi e aria
strafottente ma notevolmente irritata, dopo essersi accesa una
sigaretta e aver aspirato a lungo disse tagliente:
-
La morte a cui assisteremo sarà la tua!-
Kinkaid
si alzò e con sguardo terrificante che lei sostenne senza
problemi si misero a fissarsi male per 10 minuti buoni. Infine la
solita sfacciata parlò per prima:
-
Allora firmi la tua morte?- disse tendendogli la mano mentre coi
denti stringeva la cicca. Lui fissò la mano diffidente,
afferrò prima il polso e lo alzò controllando che
non
ci fosse nulla di strano. Poi si decise a prenderla aggiungendo col
sorriso malefico.
-
A costo di portarti con me nel viaggio all'inferno!-
Il
patto più assurdo mai fatto fu firmato. Non si capiva bene
in
che consistesse l'accordo... ma quelle due persone pericolose
sembravano saperlo. Probabilmente si sarebbero allenati insieme ma
vivendo una vita normale all'incirca... senza autodistruggersi!
“-
Ehi… -
-
Che c’è ancora?! -
-
Ma ne sei proprio sicuro?-
-
Di cosa?-
-
Di riuscire a migliorarti ancora? -
Mi
guarda di sbieco, alzando un sopracciglio. – Hai dubbi? Certo
che
si! -
-
Uhm… - mi sorreggo il mento con una mano, restando seduta e
guardando davanti a me, sulla riva del fiume.
Kinkaid
sta accanto a me, anche lui seduto in maniera scomposta e si lega i
lunghi capelli bagnati in una coda bassa. Ma l’elastico si
rompe e
lui impreca: – Merda! -
-
Hai troppi capelli – dico, distratta.
-
Parla lei… - si mette in ginocchio e si piazza dietro di me,
armeggiando con i miei di capelli.
-
Che diavolo fai?!
Mi
da’ una pacca in testa che forse non voleva essere poi
così
forte, ma mi fa un male boia… - Sta’ zitta,
cretina! Mi prendo il
tuo elastico… - dice, cominciando a cercare di sciogliere la
mia
voluminosa coda. Le sue mani hanno ripreso calore… ed
è
strana questa sensazione. – Non li sopporto sciolti, non ci
vedo
più fuori… -. Non è male sentire le
sue mani tra i
miei capelli… è rilassante. Mi ricordo che da
bambina,
quando io li avevo cortissimi mi divertivo tanto a giocare con i
boccoli scomposti di Zefiro. Mi piacciono i capelli. Poi glieli hanno
tagliati… e lui non li ha più fatti
crescere…
-
Tagliali, no? -
Lo
sento ridacchiare, alle mie spalle, quando finalmente riesce a
togliermi l’elastico. – No. Mi piacciono
così. -
-
Come ti pare… -. Forse è meglio così.
Non riesco a
immaginarmi Kinkaid con i capelli corti.
Torna
a sedersi e a cercare di farsi la coda, ma non gli riesce molto bene.
Lo guardo per un attimo in silenzio poi mi sposto e mi metto dietro
di lui.
–
Dai
qui, allocco! – gli dico, strappandogli l’elastico
nero dalle
mani. Lui si agita un attimo, ma poi si calma, appena comincio a
legargli i capelli. Sono morbidi… non lo avrei mai
immaginato.
-
Ehi… -
-
Cosa?! -
-
Ne sei sicuro? -
-
MA DI CHE?! -
-
Di riuscire a battere Jago… - bisbiglio, finendo di fargli
la coda.
Mi siedo dietro di lui, a gambe incrociate.
Guardo
le sue spalle, ma riesco lo stesso a immaginare la sua espressione.
Avrà quel ghignetto sadico stampato in faccia.
–
Sì.
– dice solo.
Mi
accendo una sigaretta. – Lo odi? -
-
Non lo so con precisione. Forse. – alza le spalle –
Immagino di
sì… odio molte cose. -
-
Ed è un male? -
-
No, l’odio è ok. Non costa nulla. -
Forse
però quello che prova per Jago è più
complicato
del semplice odio. Forse non è un sentimento che si
può
definire. Ossessione… odio… rabbia…
risentimento… non lo so
dire. Di certo è qualcosa che nessuno di noi può
comprendere. E forse non lo sa neanche Kinkaid.
-
E perché odi così tanto?-
-
Perché tutto si accumula… -
-
Cosa intendi? -
Si
volta e mi guarda, uno strano sorrisetto un po’ stronzo e un
po’
nostalgico sulle labbra. – Perché l’odio
è un
piacere più duraturo. Gli uomini amano in fretta, ma odiano
con calma -”
“
– Cos’è
che hai intenzione di fare, te?! -
-
Di allenarmi con lui, ovviamente!-
Zefiro
mi guarda con le braccia allargate, gli occhi sbarrati e una
espressione tra il sorpreso e il rassegnato. Si passa una mano tra i
capelli e sospira, prima di lasciarsi cadere sulla sedia dietro di
lui. – Io non ti seguo più… -
Ho
un brivido al sentire quelle parole, ma faccio finta di niente. Prima
o poi gliene parlerò di questo mio bisogno di essere seguita
da lui. Ho sviluppato un carattere robusto, una tempra violenta e
resisto a tutto… ma tutto questo grazie solo a lui, che mi
è
sempre stato accanto. So che non mi abbandonerà mai. Gli
spiegherò questa mia scelta e ancora lui mi
seguirà, ne
sono certa. – Mi serve una mano, Zefiro! – gli
passo una birra
gelida e lui la prende, aprendola con l’accendino.
-
Per cosa? – il suo tono è scocciato, ma so che gli
passerà
in pochi minuti.
-
Devi trovare un posto dove allenarci… -
Sputacchia
un po’ di birra per il cortile, tossisce e mi guarda storto.
– E
mi spieghi, di grazia, che diavolo di posto sarebbe?! -
-
Un posto freddo. -
Beve
ancora un po’ e si accascia di più nella sedia.
– Sempre
dritto per il Polo Nord… -
-
ZEFIRO! NON CI SCHERZARE! -
-
Ma che vuoi? Che vi compri i biglietti per una crociera
nell’Atlantico in pieno inverno, così se magari
incrociate
una calotta polare fate tappa lì?! -
-
Idiota! – è scocciato, parecchio. Probabilmente lo
irrita il
fatto che dovrò passare parecchio tempo in compagnia di
Kinkaid. Ridacchio. Mi avvicino a lui e mi siedo sulle sue gambe. Non
mi guarda, ha quell’espressione offesa di un bambino di dieci
anni.
– Guarda che non fa piacere neanche a me… lo
faccio solo perché
voglio rinforzarmi e perché lo voglio vedere agonizzante.
-
Agonizzante? È una bella parola… - torna a
guardarmi,
stavolta serio. – Dici davvero? -
Gli
scompiglio i capelli biondi e gli do ’ qualche buffetto sulle
guance, dove si sente appena la barba. Lui la detesta, si rasa ogni
mattina. Per me la barba gli darebbe il fascino di uomo vissuto ma
lui dice che fa troppo Brad Pitt in ‘Dieci anni in Tibet
’.
–
Geloso?-
-
Neanche un po’! – sorride in quel suo modo sincero.
– Credi che
vi vada bene una cella frigorifera? È bella grande ed
è
libera tutta la notte, ma di giorno è impossibile da usare.
È
l’unica cosa che mi è venuta in mente. -
-
Perché di giorno no? -
-
Al momento è fuori uso. È vecchia e ha bisogno di
onde
alfa per ricaricarsi e un tot di ore giornaliere. La notte è
a
posto e poi nessuno farebbe caso a due pazzi che si mettono a fare a
pugni in un enorme frigo senza bistecche appese. -
-
E com’è che avresti il permesso di usarla? -
-
Infatti ancora non ce l’ ho. -
…
comincio
a immaginare…
-
Ma è di Amber, della sua vecchia gelateria. Non le serve da
quando il padre ha aperto le pizzerie. Basta che glielo
chieda… -
-
A modo tuo? -
-
A modo mio. – ride e io mi alzo da lui, ridendo a mia volta.
Spesso
anche i feromoni di Zefiro sono utili.
Vedo
Stephan uscire di casa con il solito vassoio pieni di bicchieri
d’acqua. È tutto sorridente perché gli
ho già
detto che Kinkaid la smetterà di allenarsi in quel modo
inumano. Appoggia i bicchieri sul tavolino e si mette in piedi
accanto a me, guardandomi con i suoi occhioni verdi tutti
sbrilluccicanti.
-
Che c’è?! -
-
GRAZIE! – e di nuovo comincia a stritolarmi tra le sue
braccia
magre – SEI UN ANGELO! -
-
Mollami, sanguisuga! -
-
E’ inutile che tiri. Quando si attacca a qualcuno non lo
molla più…
-
Alzo
di scatto la testa e vedo Kinkaid, con il suo solito lungo cappotto
nero, i capelli ora sciolti e umidi che gli cadono fino alle spalle,
la pelle abbronzata e un sorrisetto ironico. È tornato
quello
di sempre… ha ripreso colore e sento di nuovo caldo quando
mi è
vicino.
-
KIN!!! – Stephan, come ogni bravo cucciolo fedele, zampetta
tutto
felice con lacrimucce di commozione verso il padrone, lanciandosi
letteralmente di peso sull’amico. Ma lui lo evita e non fa
caso al
moccioso, che finisce con lo schiantarsi contro il muro. Sento Zefiro
ridere dietro di me e Kinkaid viene a posizionarsi davanti a me,
senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. Gli faccio il dito come
ogni saluto e lui mi risponde con un insulto.
–
Hai
trovato un posto? -
Indico
con l’indice Zefiro, dietro di me che continua a sorseggiare
la sua
birra ridendo di Stephan, che ha il naso e la fronte rossi,
dall’impatto con il muro.
–
Lui…
ha una cella frigorifera che è abbastanza grande per
entrambi.
Ma si usa solo la notte. -
Annuisce.
– Ma ci sarà da fidarsi di uno come quello? -
Lo
sento alzarsi di scatto, lasciare là la birra e correre
verso
il cancello d’entrata della casa di Stephan. –
CLOE! Bentornata a
casa! – urla e poi si offre alla bella e giovane mamma del
moccioso
di portare i pacchi.
Mi
porto una mano alla testa e non rispondo.”
-
Sire? -
-
Dimmi, Yari. -
-
Il ragazzo di fuoco… è molto forte e potrebbe
migliorare
ancora. Diverrà un grave pericolo per noi. Non sarebbe
meglio
liberarci di lui ora che ancora non è al suo livello?
–
disse la donna.
Non
la guardò, continuando a giocare con le acque gelide e
limpide
del fiume Shaka – Credi che mi possa battere in futuro? -
Abbassò
lo sguardo –Io… non saprei. Ma lei è
ghiaccio e lui fuoco…
c’è il pericolo che… -
-
No – disse lui, diretto. – Non
c’è alcun pericolo. Il
fuoco non mi può battere… il fuoco non batte il
ghiaccio. -
Yari
si passò una mano tra i lunghi capelli rosa. –
Già.
Avete ragione. Lei è imbattibile. -
Jago
si girò su se stesso, posando un dito sulle labbra della
subordinata, sorridendo in quel suo modo placido – Errore di
nuovo.
-
-
Ma… -
-
l’acqua, Yari. Non scordarti mai dell’acqua.
– si specchiò
nel fiume. – Lui
mi ha battuto… -
-
Ma è stato più di… -
-
Lui mi ha battuto… è solo questo che conta. -
-
Sì, ma anche lui
è stato… -
-
No! L’acqua è imbattibile! –
c’era di nuovo quella
strana luce negli occhi di Jago… quella luce che solo lui
era in grado di fargli assumere. Yari si morse le labbra. Lo
ricordava bene… lui,
l’acqua. “Samuel…
il suo nome è Dio”
/com’è
diverso il rumore del mare
potresti
sentirlo senza ascoltare
annegare
nel buio per poi respirare
vedere
l’effetto che fa/