LOSE YOURSELF

CAPITOLO VIII:

OSSESSIONE

/Si chiama ossessione/


E’ la strada che prendo a cambiarmi la vita. La strada che prendo io mi da’ vita. La strada che prendo può farmi avverare ogni desiderio oppure cadere in basso fino all’infinito. Non me ne importa. Quel ch’è certo, è che è la strada che scelgo io a decidere il mio destino. Quindi sono io a sceglierlo. Sono io che decido per me. Ed io ho realizzato di essere troppo debole. Devo migliorare. Non devo fermarmi. Non ho più tempo. Come pensavo di vendicarmi se un pagliaccio qualunque mi ha atterrato superando la mia barriera di fiamme con un solo pugno? Sono debole e devo diventare più forte. Quindi questa volta la strada che prenderò sarà questa. La forza dovrà farmi suo completamente. Fino alla fine. Assolutamente. Inesorabilmente un tutt’uno, come fare l’amore, senza possibilità di scelta per nessun altro. E posso vederti attraverso queste gelide acque di questo fiume. Posso vederti, Jago. Maledetto ghiaccio. Hai osato beffarti di me. Ti sei preso gioco di tutti. E non mi interessa se alla fine sono riuscito a farti reagire facendomi colpire. Odio essere ignorato e tu mi stavi ignorando. Preferisco il dolore fisico. Ma ho avuto lo stesso la prova di non essere abbastanza forte. E’ su questo fiume sacro, che attraversa la foresta altrettanto sacra, abitazione di Cacciatori e Osservatori, che io imboccherò la strada della forza, senza riserve. Su queste acque per me maledette, che mi privano dell’ efficacia delle mie fiamme, sento il tuo odore. Essere maledetto. Il gelo di questo liquido limpido e oscuro, che riflette la notte, mi riporta pensieri disgustosi. Sono così freddi che possono essere solo tuoi. Io ho preso la mia strada e non smetterò finchè o tu, o io, o entrambi moriremo. Ma su questa terra non c’è posto per tutti e due. Pensieri di disgusto per qualcuno che lo contamina. Sono percezioni che mi manda il fiume… sono ricordi del fiume. Possono trasmettermi immagini… ma non è il mio potere… l’acqua non dovrebbe rivelarmi nulla perché io possiedo il fuoco… ma il fiume è anche vivo e spettatore di scene di vita ripetutesi per troppo tempo. I ricordi del fiume sono talmente nitidi e carichi di sofferenza che arrivano persino all’essere dalle fiamme in corpo. Quell’essere maledetto, che le ha impresse in questo elemento gelido, ha dentro qualcosa che va oltre la mia comprensione, e sinceramente me ne fotto. Può soffrire quanto vuole. Io ho la mia strada da percorrere. La strada che mi sono scelto. La strada della sua morte. O della mia. Ma non delle nostre vite, insieme. Non c’è posto per entrambi su questo universo. Anche lui ha una strada da percorrere. Gli arriveranno mai questi pensieri? Questo è il mio messaggio di morte. Il fiume rivela strascichi di devastazione nell’anima. Quella è la tua strada, vero Jago? La tua strada ti porta a graffiarti la tua stessa pelle…mi diverte. Un giorno assaggerò anche io, come queste acque, il tuo sangue. Siamo solo esseri blasfemi; ambiziosi che bramiamo la morte e la pace a noi mai concessa. Ma la differenza non stanno negli elementi che ci proteggono completamente dagli avversari… bensì nella nostra profonda essenza. E nell’odio che ci divora. Tu sarai solo il primo a morire per mano mia. Dopo di te, tutti ti raggiungeranno. Te lo giuro. Ascolta il mio messaggio di morte e non ignorarmi mai più. Ti costringerò a fare sul serio. Voglio vedere il tuo sangue. Non m’ importa del tuo scopo. Tu sei di troppo. Mi hai colpito dimostrando la mia debolezza, e devi morire per mano mia. Chiunque ti toccherà, lo ucciderò… poiché voglio godere solo io nel ferire quel tuo ghiaccio. La nostra strada l’abbiamo imboccata. Nella mia vedo solo te. Io bramo solo te. La tua la potrai spiare meglio attraverso questo fiume, così simile a te! E solo la tua voce distante, solo i tuoi occhi gelidi, solo la tua pelle levigata, solo te, essere maledetto. Solo te nella mia testa. Questo allenamento è per te. Di più. Non basta questa forza. Di più. Molto di più devo allenarmi nel freddo. Il mio punto debole. Immerso nella corrente pungente in questa notte come tante altre vedrò l’alba abbracciarmi ma io non mi fermerò nemmeno sta volta. Non posso permettermi di perdere tempo. Non sento nulla. Non sento dolore. Il fisico è forte e reggerà. Se esco da qui le mie fiamme mi asciugheranno se lo voglio. Ma io non lo voglio. Voglio sentire questa mia forza bassa alzarsi in questo punto debole. Fino a che il fuoco vincerà il freddo. Bagnato fino alle ossa. Sento le gocce corrermi lungo i muscoli tirati e la pelle abbronzata non la sento più. È insensibile ormai. Questi miei capelli insopportabili strafondi rimangono indietro... ma questi ciuffi ribelli non vogliono saperne di andare a fanculo… solo su questi miei occhi dorati dalle pagliuzze rosse, stanno. Perché in questo momento sono così. La rabbia la sento divorarmi. Ma non è proprio rabbia. Cosa sia non lo so. Non ho mai provato un sentimento del genere. E tutto per il maledetto. Lo vincerò. Lo combatterò. Posso fermarmi solo avendo le mie mani su quel corpo e ferirlo e vedere il suo sangue scorrere. Solo per quel momento io faccio tutto questo. Nella mia testa qualcosa si ingigantisce sempre di più. Non mi importa che diavolo sia. Non sono mai stato così vivo in vita mia. E chiunque proverà a fermarmi lo ridurrò in polvere. Nella mia testa cresce quella voglia. Quel qualcosa che mi divora l’interno. Nella mia testa. Ossessione nella mia testa. E’ questo che è. La mia mente è scollegata. La ragione sta tornando ad abbandonarmi. Ma sto bene così. Combatto contro il freddo, contro l’acqua. Mi alleno e basta. L’impulso mi muove. Il sentimento di vendetta. Di uccidere quell’essere. Credo che la chiamino ossessione questo che sento. Quello che sto facendo può chiamarsi solo in quel modo. Ossessione. Chiamatela come volete. Ma è bello perché la posso maneggiare. La posso vincere. La posso trattare come desidero. È sotto il mio volere anche l’ossessione. Si muove. Striscia dentro me. Dalla mia testa fino alle mie viscere. Non mi abbandonerà mai. Si farà manovrare da me. La posso toccare con queste mani… la mia ossessione la potrò toccare con le mie mani. La toccherò presto torcendola tutta. È dentro me e intorno a me. La combatto. Aumento la mia forza energetica. La mia aura di fuoco mi circonda fin dentro l’acqua che viene alzata intorno al mio corpo. Un onda di freddo mi investe. Freddo che ormai non sento più perché la mia pelle è insensibile. E la picchio con colpi decisi e forti, trapasso l’acqua che cerca di sopraffarmi. Provo con le fiamme che si spengono venendo a contatto con quell’elemento insopportabile. Devo riuscire a vincere almeno l’acqua con le mie fiamme. Allora sarò più forte. Devo aumentare la mia forza fisica e la mia forza interiore. In sincronia con tutto saranno le mie fiamme e anche esse aumenteranno la potenza. Bruciando non solo la mia anima e il mio corpo ma anche il SUO. Questa ossessione non si può definire con parole speciali. Potrebbe essere come il sesso se mai l’avessi provato. È una cosa semplice e complessa. Si chiama ossessione e la potrò presto toccare questa mia ossessione. Perché è solo una persona. Un solo nome. Una sola maledizione.
Jago. Tu sei la mia ossessione.
E non mi fermerò finchè non ti avrò. Finché non ti avrò nelle mie mani. Finché non ti avrò ucciso. Fino a bermi ogni goccia del tuo sangue.”

La mattina era arrivata, e come faceva sempre da un po’ di tempo a questa parte, Stephan si alzò di fretta, agitato inciampando nel lenzuolo arruffato a terra e precipitandosi nella camera accanto. Aveva un espressione tesa, come di chi si aspettasse di vedere una cosa importante. Aprì la porta della camera e si fermò. Vuota. Era in perfetto ordine. Esattamente come l’aveva lasciata ieri, ieri l’altro e ieri l’altro ancora. Kinkaid non era ancora tornato. Era così preoccupato che la sua espressione da cucciolo dolce e sempre sorridente era diventata sempre più triste e corrucciata… cosa non da lui, quasi non lo si riconosceva! Il suo amico mancava da una settimana quasi. O meglio... sapeva dove era. Ma il problema è che non voleva tornare. Non lo ascoltava. Non voleva capire che allenarsi come un pazzo ossessionato dalla forza di Jago non serviva a nulla. Ma ciò che lo impensieriva maggiormente era che quegli allenamenti speciali li faceva nell’acqua fredda. E per di più nel fiume sacro della foresta degli Osservatori e Cacciatori. Il freddo e l’acqua, così come il ghiaccio, erano i punti deboli di Kinkaid. E quello stupido si ostinava a combattere da solo, giorno e notte, senza sosta. Rischiava di ammalarsi. Rischiava di indebolirsi, invece che rafforzarsi (almeno lui pensava così). Rischiava di far arrabbiare il Dio Sole, la divinità delle due razze, perché usava in quel modo il fiume sacro. Rischiava un sacco di altre cose che non gli venivano in mente. Il piccolo era impensierito dall’amico da un po’ di tempo ormai, ma non ne aveva ancora parlato con nessuno. Kinkaid non tornava nemmeno più a casa sua, non dormiva più, non mangiava, non faceva altro che combattere da solo nell’acqua del fiume. Non era una cosa sana da fare. Prima o poi sarebbe crollato… probabilmente l’unica cosa che faceva era fare pipì! Non voleva nemmeno parlare con lui. Ogni pomeriggio gli portava del cibo che non veniva calcolato nemmeno di striscio. Non sapeva più che fare. Era sicuro che un giorno l’avrebbe trovato privo di sensi e forze galleggiante sull’acqua! Pieno di paure tutte per il rosso, anche quel giorno Stephan andò a scuola. Aveva il visino preoccupato e la testa fra le nuvole più del solito. Non badava nemmeno alla gente che lo fissava insistente per chissà quali motivi. Concentrato com’era, per Kinkaid si era dimenticato di stare attento delle sue paure quotidiane! Poiché quando faceva così sembrava ancora più femminile del solito, attirò l’attenzione di uno dei soliti gruppi del liceo della sua scuola. Il moro girovagava solo soletto perso nei suoi pensieri e improvvisamente andò a sbattere contro uno di quel gruppo che lo osservava. Era stato circondato e tutti gli altri studenti facevano una grande attenzione a farsi i fatti propri. Non volevano avere nulla a che fare con loro. Ma possibile che Stephan riuscisse a cacciarsi nei guai senza far nulla? Li attirava come le api col miele… non è che li cercava, non lo faceva nemmeno apposta. Ma visto il suo faccino grazioso delicato dai grandi occhi verdi, molti finivano per prenderlo di mira. Un po’ per spaventarlo, un po’ per giocarci. Un po’ perché non era malaccio… il problema era dunque ora. Normalmente bastava chiamare Kinkaid mentalmente e l’amico sbuffando e imprecando sarebbe arrivato subito a tirarlo fuori dai pasticci. Ma ora sembrava non sentire più i suoi richiami. Come se avesse scollegato il cervello! Poteva chiamare e chiamare, ma non l’avrebbe mai sentito. Che ne sarebbe stato di lui? Che intenzioni avevano quei tipi grandi e grossi rispetto a lui? Il panico consueto lo invase e le lacrime presero a cadergli lungo le guance. Uno di loro lo circondò con il braccio tenendolo fermo. L’altro cominciò ad accarezzargli il viso. Tutti ridacchiavano divertiti. Cosa potevano fargli? Ci stavano ancora pensando, quando l’urlo del moccioso in questione li assordò.
- KINKAID! SEI UNO STUPIDO!!!-

Detto questo, prese a piangere rumorosamente… chissà se qualcuno sentendolo non si sarebbe impietosito. E poi ormai era pronto alla morte! Completamente invaso dalla paura e dal terrore com’era, non sentiva nemmeno quel che gli altri dicevano intorno a lui e che gli facevano. Magari l’avevano portato in un posto più appartato… o probabilmente era già morto, chi lo sapeva!
Stephan era convinto di essere spacciato. Kinkaid non sarebbe venuto. Al liceo tutti stavano alla larga dai guai degli altri. Nessuno sarebbe venuto per lui. O forse si sbagliava?

- Vi dispiacerebbe togliere immediatamente quelle mani dal moccioso? -
Una voce maschia, matura, calma… con quel solito tono un po’ sensuale.
Stephan frenò le lacrime, voltandosi appena. Una figura di un ragazzo vestito di marca, con lucenti capelli biondi un po’ lunghi scompigliati, con frizzanti occhi grigi nascosti da un paio di occhiali da sole della Calvin Klein, con un borsone sportivo sulla spalla e le braccia incrociate al petto robusto. Zefiro si scostò appena un po’ dal muro al quale era prima appoggiato, movendo un passo in direzione del gruppetto che aveva circondato il disperato Stephan. Aveva il solito sorriso calmo e gentile sulle labbra. Già… quel sorriso che tranquillizzava.
Zefiro si passò una mano tra i capelli, con fare scostante.
Sentite ragazzi, ho un po’ di fretta. – disse leggermente ironico – Se non vi scoccia, io mi riprenderei il bimbo e me ne andrei per i fatti miei. -
Un tipo con il codino ridacchiò appena, strattonando per il braccio Stephan.
Scusa Lehane, ma non ci pensiamo neanche. –
Stephan, ricominciando a preoccuparsi, tornò a fissare il viso di Zefiro, che non aveva assolutamente cambiato la sua espressione tranquilla, nonostante fosse circondato da otto teppisti.
E poi l’abbiamo visto prima noi. –
Un amico del bisonte con codino rise forte. – Che c’è? Sei tornato ai gusti del primo anno? Non è che Dafne non aveva tutti i torti a… -
Non fece neanche in tempo a finire la frase, fulminato da uno sguardo divenuto improvvisamente serio e minaccioso, riconoscibile anche da sotto le lenti scure. Solo quando Zefiro afferrò con una presa d’acciaio il suo braccio, il teppistello cominciò a pentirsi di quello che aveva detto.
- Ti consiglio di levare le tende. Mi sono alzato di buon umore stamattina, preferirei non mandare a quel paese tutto per uno come te… - calcò quell’ultima parola come se fosse una bestemmia, mollando il bracco di scatto e dando le spalle al gruppo di aggressori.
Codino” si massaggiò il polso, sussurrando: – Figlio di puttana… -
- “Puttana” è un epiteto ben diverso da quello che intendi tu, anche se oggi inteso come un’offesa. Fin dal passato è uno dei lavori più conosciuti e non sempre lo era nel negativo. Certe “puttane”, come le chiami tu, avevano sembra dubbio maggior stima di quanta ne possa avere uno come te che in futuro non otterrà che lavori mancati, corna dalla moglie, pestaggio dai figli e nessuna forma di rispetto. Quindi impara a stimare chi ha più valore di te. – si tolse gli occhiali – Detesto chi mi contraddice, dovresti saperlo. -
Codino” non pensò neanche per un secondo di ribattere. Sapeva benissimo che se si metteva contro Zefiro Lehane avrebbe avuto contro tutta la città. E comunque non era proprio il caso di farsi come nemico uno come lui, che con quella faccia da angioletto non avrebbe fatto paura a una mosca. Eppure lui era lì quando Zefiro non aveva avuto alcun problema ad atterrare senza protezioni dieci giocatori di football in divisa e mazze da baseball in mano. Ricordò anche l’espressione di assoluta indifferenza che aveva avuto il biondo quando una mazza gli era stata spaccata sulla mandibola. Tremò appena ricordando la fine che aveva fatto quel poveretto che aveva osato tanto. E, ancora peggio, ricordò la faccia di quello che aveva osato toccargli qualcosa che non avrebbe mai dovuto. Già, non era più uscito di casa da quanto il suo visto era stato deformato dai pugni.
- Andiamocene! – disse ad alta voce, richiamando anche i suoi.
Stephan sospirò e, quando le gambe cedettero, venne preso al volo da Zefiro che ancora gli sorrise tranquillo. – Tutto ok, moccioso? -
Annuì veloce, arrossendo leggermente. Che Zefiro fosse veramente un angelo? Lo spirò con la coda dell’occhio. Forse quello no, ma di certo era molto vicino al cielo.
- Come mai il tuo fastidioso amichetto non è venuto a salvarti il culetto, visto che ci è così affezionato? – disse una voce.
Una nuca rosso fuoco comparve da dietro le larghe spalle di Zefiro. Astrid aspirò una lunga boccata dalla sua sigaretta, prima di buttarla a terra calpestandola con l’anfibio. – Pensavo che voi due foste incollati, o qualcosa di simile. -
- Perché devi essere sempre così cattiva? – chiese Stephan indignato.
- Mi viene naturale, idiota. – Poi guardò Zefiro con occhi di scherno. – Perché non li hai presi a calci in culo, quelli di prima? Avevi paura di rovinarti le scarpe nuove? -
- Con quello che ho pagato per averle, ci mancherebbe anche che io le rovini dopo solo un giorno di vita! -
- … certo, mi pare un buon motivo… fighetta… -
- Trans… -
- SMETTILA! -
- Come ti pare… preferisci che ti chiami “stellina”? -
- Vuoi morire?! -
- Guardo sull’agenda che ho da fare per domani. -
- Kinkaid non viene perché non è più lui… -
Silenzio generale.
COME? – dissero insieme il biondo e la rossa.
Stephan riprese a piangere, ma silenziosamente. – Non torna più a casa, non mangia, non dorme, non sa fare altro che allenarsi in quel fiume gelido. Lui non deve stare così vicino al ghiaccio, non gli fa bene! Ma non mi ascolta, non mi parla… sembra che sia impazzito. Si allena soltanto… Kinkaid è ossessionato da Jago! -
- Che intendi dire? – chiese la ragazza.
- Da quando Jago lo ha battuto, Kinkaid non si da’ più pace. Lui è così orgoglioso… e testardo… non accetta assolutamente di essere secondo a qualcuno. È da quel giorno che io non lo vedo praticamente più. Io… io… io comincio a pensare che ci voglia morire in quel fiume!
Riesco a intravedere la radice del problema… ” pensò tra sé e sé Zefiro, sbadigliando.
- Portaci da lui! –
Quella di Astrid fu la reazione più incredibile che Stephan si potesse aspettare.
- Come? – chiese.
- Hai capito benissimo! – sbraitò lei. – Ho detto che tu ora porti me e lo scassa-coglioni da quel cretino-testa-vuota! E subito! -
Il biondo le si fece accanto – Ma… Astrid… stiamo parlando di Pollyanna… che vuoi che te ne freghi di lui? -
- Non ti ho chiesto un opinione, Zefiro! Vieni con me o no? -
- … certo. -

Perché vuole andare da lui? Lei lo detesta… lo disprezza… non sopporta la sua presenza! Perché invece adesso vuole andare proprio di sua spontanea iniziativa da lui? Potrei pensare che lo fa per fare un favore al moccioso, ma non mi sto a raccontare cazzate. Astrid… lei vuole vederlo… ma perché dannazione?!”

E’ la mia preda. Non gli permetterò mai di auto-distruggersi. Quello è un piacevole compito che spetta solo a me, soltanto alla sottoscritta! Io sola devo eliminare quel suo odioso grugno dalla faccia della terra! E non mi importa che lui sia un Osservatore o che ne so io… potrebbe essere anche l’ultimo esemplare esistente della sua razza maledettissima, io lo voglio vedere piegato solo a me! Odio Jago… lo odio perché ha osato annientare il fuoco. Kinkaid è il fuoco. È la cosa che io più bramo al mondo. No, non voglio lui. Ma voglio i suoi poteri. Li voglio solo per me. Io ho invidiato Kinkaid, ho provato invidia per qualcuno per la prima volta nella mia vita… e poi è arrivato Jago, con tutta la sua placida calma a farci capire che il fuoco non è invincibile, non almeno per il ghiaccio. Per antitesi i due si dovrebbero equilibrare, poiché senza uno non esisterebbe l’altro. Ma non è così… Jago è più forte di Kinkaid. E quel bambino che non è altro non vuole capire che se veramente vuole dimostrare a tutti, ma soprattutto a se stesso, di essere il numero uno, non deve distruggere le sue energie in un ambiente che non è suo di natura, ma semplicemente accettare il fatto di essere stato battuto, e cominciare a ragionare con il cervello e non solo con i muscoli! Accidenti a lui… io non sono assolutamente preoccupata, è solo che ho il terrore di perdere la fiamma più potente prima di farla mia.
Ma io odio Kinkaid?
È questo che mi domando mentre seguo il piccoletto, seguita a mia volta da Zefiro, per questo strano bosco dove mai sono entrata. Lui cammina al mio fianco, testa alta, mani cacciate nelle tasche dei pantaloni un po’ cadenti e bocca corrucciata. Che cosa ha Zefiro? L’ ha stupito che io abbia preso questa decisione? Che anche lui per una volta non riesca a capirmi? La cosa mi fa piacere… ma mi fa anche un po’ di paura. E’ solo che se neanche lui riuscisse più a capirmi comincerei di nuovo a sentirmi sbagliata. Eppure… ultimamente ho la sensazione che non sia solo Zefiro quello che possa capire una come me, ma che anche uno come Kinkaid ne sia capace. Non che voglia un legame con lui, ci mancherebbe altro. È solo che certe volte ho la sensazione che noi due ci assomigliamo molto. Forse è per questo che ci detestiamo in questo modo.
Io non odio Kinkaid.
Ma provo una fortissima invidia per quel potere che vorrei per me. Lui ora però pensa solo a come distruggere Jago, neanche si rammenta del grande dono che possiede. Un dono che non è spettato a me. Voglio essere io a bruciare. E per far sì che ciò avvenga, devo impedire a Kinkaid di annientarsi da solo, con le sue ossessioni.”

- Eccolo lì. – disse Stephan, giungendo alla riva del fiume Shaka. – Non sembra neanche lui, vedete? -

Già. Dov’è finito il teppista infantile e racchio che conoscevo io? Quello che mi faceva adirare… quello che mi salutava con offese, accompagnate da un ghigno di scherno? Quello che mi buttava a terra solo per il gusto di vedermi ai suoi piedi, per sentirsi il più forte? Quello sgorbio che di adulto non aveva nulla, oltre a un quarantadue al piede?!
Quello che ho davanti… non sembra davvero Kinkaid. Dov’è finito quello che conosco io? Chi è questo… questo giovane uomo?
Se ne sta immobile, in posizione di attacco, immerso alle ginocchia in un acqua che deve essere gelida. La sua pelle di bronzo dorato è percorsa di piccoli brividi, ma lui pare non farci caso. Non avevo mai pensato a quanto deve essere morbida quella pelle perennemente abbronzata, solcata di qualche cicatrice fatta da un nemico senza nome, una persona probabilmente morta. Ha le mani chiuse a pugno, mani che talvolta spinge in avanti contro un nemico invisibile. Sono grandi… sembrano un po’ quelle di un padre che non ho mai conosciuto. Immagino siano le tipiche mani sotto le quali ci si sente tranquilli e protetti. Guardo Stephan di sfuggita, che non toglie gli occhi dall’amico. Credo di capire perché si sente al sicuro solo in compagnia di un tipo poco raccomandabile come Kinkaid. È che lui non è solamente forte, ma è la sua figura intera che trasmette potenza. Riposo il mio sguardo sulla figura imponente di quello che non riesco a riconoscere come Kinkaid. Con uno scatto tende la gamba, agile in un violento calcio. Non ha assolutamente peli, ma le sue gambe sono robuste. I pantaloni corti gli sfiorano il ginocchio e gli si incollando addosso mostrandomi una parte di lui che fin ora avevo sempre trascurato. Ridacchio. Odio ammetterlo ma… ha un didietro bellissimo. Zefiro inarca un sopracciglio alle mie risate ma non ci faccio caso più di tanto. È a torso nudo, e da qui posso veder tranquillamente spiccare su quel corpo scolpito da tante ore di allenamento piccole goccioline di sudore. Da quante ore si sta sforzando in quel modo? Tutti i suoi muscoli sono tesi e il suo torace si alza e si abbassa lentamente, un po’ affaticato. Ma lui non ha la minima intenzione di fermarsi, lo so. Ha le vene del collo e delle braccia in risalto. Sta facendo uno sforzo immane, lo capisco anche dalla sua espressione. Ha la bocca dalle labbra fine leggermente aperta e ha il fiatone. I tratti già duri del suo viso ora come ora lo fanno sembrare più grande dei suoi diciotto anni. I suoi soliti ricci capelli rossi come il suo fuoco svolazzano intorno al volto scomposti, mossi dalla sua stessa aura. Ha gli occhi ben sbarrati, puntati dritti davanti a sé. Chi si immagina davanti? Ha capelli neri come il corvo, vero? Mi passo una mano sul mio occhio dorato, con la solita pupilla serpentina. È come il suo… però quelli di lui sono anche un po’ arrossati, non deve aver dormito da poco tempo. Come al solito la sua figura mi trasmette la solita forza è solo che… adesso, per un attimo… lui mi è parso davvero bello. Ammetto di averlo appena riconosciuto come il fuoco. E mi sono sempre piaciute le fiamme.
Ti detesto, Kinkaid.
Torna in te, idiota!”

- Ora mi capite? Capite anche voi che Kinkaid sembra pazzo? – Stephan si prese il viso tra le mani, singhiozzando.
- Non è pazzo – Astrid fece un passo indietro, allontanandosi dal luogo di allenamento di Kinkaid. – E’ un cretino integrale. -

Neanche lei si sapeva ben spiegare perché era voluta tornare lì, senza avvertire nessuno. Era semplicemente perché lo voleva veder soffrire? O perché invece era… preoccupata? Astrid sapeva bene che Kinkaid non le piaceva affatto… ma amava incredibilmente quel fuoco che lui si portava dentro. Voleva a tutti i costi cercare di far capire a quel ragazzo che continuare ad allenarsi in quel modo inumano e essere talmente ossessionato da un volto non gli sarebbe stato di alcun aiuto. Lui voleva essere il migliore? Allora doveva anche cominciare ad essere un po’ più umile… perché da una sconfitta si può imparare molto di più che vivere di solo orgoglio. E lei questo lo sapeva bene… perché era come lui.
Ma perché stava andando da lui?
Da una parte mi attrae… dall’altra mi respinge”.
E ancora l’aveva ritrovato lì, nello stesso posto di quella mattina, nonostante ora fosse notte fonda e c’erano sole poche stelle sopra di lui. Ma Kinkaid riluceva da solo. E questo le fece rabbia. si sedette su un masso vicino al fiume, senza togliere gli occhi da lui, che pareva neanche rendersi conto della sua presenza. Quel posto le portava alla mente ricordi che non erano suoi… ma ancora, come ogni volta che vedeva Jago provò quella sensazione nostalgica. Ebbe un brivido lungo la schiena, ma scacciò questi pensieri, poggiando il mento sulle mani. Sospirò a fondo prima di dire: - è inutile che ti sforzi in questo modo, idiota. Sei stato battuto. Lui è più forte di te. Sei il numero due! Il tuo fuoco… tu… non sei imbattibile. Jago è più forte di te.

Occhi dorati. Color dell'oro pieni di pagliuzze rosse. Occhi dove la pupilla nera sottile e allungata era quasi invisibile. Occhi che di corvo avevano poco...occhi di drago o di serpente. Erano occhi non più umani. Arrossati, allucinati quasi. Fuori di se. Il proprietario di quegli occhi si fermò dal fare quel che stava facendo e lento si voltò posando quello sguardo stralunato e inumano in quello di lei. Si guardarono a lungo, lui in cagnesco e lei all'apparenza indifferente alla minaccia. Sarebbe esploso?
Era possibile.
- Vattene .-
Solo questo. Netto e semplice... troppo per lui. Questa calma esteriore nascondeva una profonda malvagità che sarebbe fuoriuscita nel giro di subito.
- Mi va di rimanere qua!-
In risposta, Astrid non sembrava per nulla intimorita per il tono insolito usato dall'altro. Voleva fargli entrare in zucca una cosa importante e ci sarebbe riuscita, perchè lei quando voleva una cosa, la otteneva! Kinkaid non sembrava d'accordo, già spazientito, ribatté:
- Anche a me va di spaccarti la faccia, e credo che lo farò subito!-
Non capiva se rimanendo lì lo provocasse oppure cos'altro volesse. Non era dell'umore giusto, ancora una volta e se lo sarebbe mangiato. Non si era ancora mosso di un passo, bensì rimaneva fermo immobile e fissava minaccioso coi suoi occhi quasi del tutto rossi quelli diversi della ragazza considerata evidentemente un uomo da Kinkaid.
- Allora fallo se ne sei capace!-
Provocante.
- Non aspetto certo il tuo permesso!- dicendo, anzi sbraitando ciò, il ragazzo alzò il braccio teso in avanti verso di lei e senza pensarci su troppo, fece uscire dalla mano una semplice palla di fuoco ad una velocità tale da far alzare l'acqua lungo il suo passaggio... l'ondata investì Astrid in pieno che si trovò bagnata invece che bruciata. Questo probabilmente la seccò abbastanza... ma forse non fu per quello che si alzò in piedi mostrando il dito medio, prendendo ad urlare a sua volta insulti a tutto andare.
Dopo una buona parte del tempo passato ad urlarsi a due centimetri di distanza cose assurde, come se fossero sordi, il classico colpo di esasperazione partì da Kinkaid. Un pugno dalla forza non controllata. Del resto lui non si controllava mai quando era con lei...ma quello che lo stupì fu che riuscì a pararlo e schivarlo ma non bloccarlo. Ad ogni modo non l'aveva mica colpita... maledizione. Astrid invece si trovò decisamente sorpresa dalla notevole forza aumentata in così poco tempo di quell'inutile essere non umano, fino a solo qualche giorno fa non era così forte, cioè, sarebbe anche riuscita a fermare con la sua presa ferrea uno dei suoi soliti pugni, invece ora non era stato così, precisamente l'aveva visto e preso ma non era riuscita a trattenerlo. E di certo non perchè stava male o era più debole... semplicemente i risultati di quegli allenamenti assurdi stavano veramente dando il loro frutto! Fu questo a fermare i due carro armati. Si trovarono coscientemente in piedi di fronte vicini e bagnati dentro il fiume, ansanti ma non stanchi, a guardarsi negli occhi ora sorpresi ora seri. Il proposito di Astrid non era certo quello di litigare con lui... solo quello di fargli entrare un po' di sale in zucca... quella zucca vuota. D'altra parte Kinkaid pensando ancora al lato dell'allenamento si rese conto che anche lei dopo tutto era forte... e sarebbe stato sicuramente più costruttivo allenarsi con un altra persona invece che da solo contro il freddo fiume. Non vedeva altro... solo possibili modi per rafforzarsi...per un unico obiettivo. Sconfiggere Jago. Jago. Ancora lui. Sempre e solo lui nella sua testa. Un ossessione che mai lo abbandonava. Ma gli stava bene così. L'unico obiettivo per ora era lui... ucciderlo. poi avrebbe pensato agli altri.
" Che diavolo vuole questa qui da me? Viene a rompermi le scatole solo per trattarmi male? Certo che sarebbe un bell'aiuto per gli allenamenti... ma non glielo chiederò mai. Posso farcela da solo. Arrivare ai miei obiettivi da solo... come ho sempre fatto... è da anni che lo sono e mi sta bene. Ma la sua presenza mi infastidisce. Voglio Jago al suo posto... di lei non so che farmene... o forse sto solo cercando di convincermene? In realtà so che lei farebbe al caso mio. Questa strana strega...sembra un uomo nel corpo di una donna... un corpo bello... che a ben guardare potrebbe sembrare femminile... ma dalla forza notevole... come anche quella lunga cascata rossa... che mi attira solo per il colore... come il mio fuoco. Non mi va di stare a capirla... ma perchè è venuta? Non ho chiesto nulla a nessuno. E in un batter d'occhio mi tornano in mente le sue odiosissime parole... come ha osato dire una cosa del genere?
'E’ inutile che ti sforzi in questo modo, idiota. Sei stato battuto. Lui è più forte di te. Sei il numero due! Il tuo fuoco… tu… non sei imbattibile. Jago è più forte di te .'
Nessuno può dirmi una cosa del genere e rimanere vivo... anzi... nessuno si è mai azzardato a dirmelo. È questo il punto. Perchè mi brucia? Se so che non è vero non dovrebbe mandarmi così in bestia, ma basterebbe che mi limitassi ad uccidere anche lei che l' ha insinuato. Invece brucia, ma non come brucia il fuoco che mi dona piacere. Mi volto mentre di nuovo quelle parole mi rimbombano negli orecchi. Più la fisso e più mi sembra che me le ripeta sprezzante. Le do la schiena e abbasso lo sguardo sull'acqua fredda che implacabile scorre. È buio. Non me ne ero accorto, anzi dev 'essere la prima volta che me ne rendo conto. Da quanto tempo sono qua? Quanto tempo è passato dallo scontro con Jago? Le ferite che mi ero procurato io sul volto non ci sono più, come anche quelle di Jago. Mi sono allenato ininterrottamente da allora, senza fermarmi. No. Alla domanda di qualcuno sul fatto se sono umano la risposta è no. Non sono nemmeno un osservatore o un cacciatore. Quelle razze che mi fanno schifo. Solo ora che ci penso veramente a tutto il tempo passato mi dico che sono forse più forte....ma è possibile che quella che sento sia anche breve e passeggera stanchezza.
- Non sei invincibile. -
Ferma e irremovibile Astrid dietro di me pronuncia queste parole. Io dunque sono stato sconfitto, certo. Ma non succederà una seconda volta. E sul fatto chi sia il più forte è ancora da discutere... si deve ancora vedere. Ma forse la frase di ora non aveva lo stesso senso di prima... forse me l' ha detto perchè ho barcollato senza accorgermene e sono finito in ginocchio nel fiume. Ormai ho la pelle insensibile. Non sento dolore per il gelo di queste acque, ma è esattamente questo quello che volevo. Perchè è il dolore fisico che ferma le persone. Ma io non voglio essere fermato. Da nulla. Voglio perdere il controllo pericolosamente e diventare il massimo. E questo posso farlo solo se non sento più dolore. Come ora. Penso che posso anche alzarmi e riprendere a combattere ignorando questa belva che mi sta dietro...cerco di alzarmi senza dire nulla. Grugnendo qualcosa di incomprensibile. E se osa aiutarmi la uccido veramente. Maledizione... da quando ho ricominciato a sentirmi il corpo fino a questo punto? Veramente non sono invincibile? Era questo che intendeva? Ho bisogno del mio fuoco... mi ricaricherà subito. Ma nell'acqua non esce. Mi alzo e mi volto. Astrid è ferma al punto di prima. Odio quando sento i muscoli non rispondere ai miei comandi. Ma preferisco chiudermi nel mio ostinato mutismo e non darle soddisfazioni. Non capisco bene che vuole dirmi il mio corpo e perchè diavolo si ostina a non fare quello che dico. Voglio uscire dal fiume e farmi avvolgere dalle mie calde fiamme. Solo per un po'. Ignoro lei. Si. La devo ignorare, come anche il mio corpo insensibile al tatto. O forse non proprio. Quando mi tocca questa sottospecie di strega le sento le sue dita, quindi forse non sono poi così freddo... ma le sue dita sottili mi sembrano addirittura calde sulle mie spalle. Ecco cosa succede a fermarsi dall'allenamento...se non mi fermavo non sentivo la stanchezza. La luna è bassa e grande, con la sua luce argentata potente e magica ci illumina il volto. Anzi solo il mio, il suo rimane in ombra. Si abbassa su di me e mi artiglia le spalle nude. Rabbrividisce.
"E’ gelido..."
Sento questo suo pensiero... ed ora perchè diavolo mi sono messo a leggere nel pensiero ad una come lei? Si avvicina troppo al mio viso le gocce dei suoi capelli mi cadono sul volto.
- Era questo che intendevo... cretino patentato... i tuoi occhi sono spaventosi... e il tuo colorito non è il solito abbronzato, sai? Visto che tu sei troppo idiota per capirlo ti do una visione della situazione... è da non so quanti giorni che ti alleni ininterrottamente senza mai riposarti, mangiare e dormire, qua al gelo del freddo fiume, nel tuo punto più debole. Sei ossessionato dalla forza inaudita di Jago. Pensi solo a lui e a sconfiggerlo. Rifiuti di essere il numero due. Finalmente senti anche tu la stanchezza. I tuoi occhi sono rossi non solo per il tuo fuoco. Sei pallido per quanto tu lo possa essere. Sei gelido come non lo sei mai stato. Di’, sei sicuro di non essere gay? Perchè solo uno innamorato di un altro che non lo caga, si ridurrebbe in questo stato!-
Questa lunga risposta e visione della faccenda mi stupisce momentaneamente costringendomi a prendere in considerazione anche questo punto di vista... poi finalmente realizzo quel che ha detto alla fine... io, gay?! Ma è rincoglionita? Si, l' ho sempre detto che ha qualcosa che non va!
- Brutta strega, vaffanculo, chi ti ha chiesto nulla? Mi confondi con il moccioso?-
- Vedo però che la forza per urlare insulti ce l' hai ancora!-
Ironica e odiosa... ma non può fare a meno di ribattere a ogni cosa che dico?
- Vuoi tenerti un offesa senza rispondermi, una buona volta?-
Con un gesto secco tolgo le sue mano dalle mie spalle e mi alzo in tutta la mia altezza notevole. Le forze mi stanno tornando effettivamente, ma è colpa sua... se mi fa arrabbiare a costo di morire non posso lasciarle fare e dire quel che vuole! Esco a passa apparentemente sicuro... anzi senza apparentemente... sono sicuro e basta. Ogni cosa che faccio la faccio per convinzione. Come quando ucciderò sta bamboccia! Lo farò con convinzione, certo... e con tutto il sadismo di cui sono capace!"

Si sedette sull'erba che costeggiava la riva del fiume, accanto al suo solito soprabito nero senza maniche, alla Matrix, come lo chiamava Astrid. Era gocciolante e ancora gelido, nonostante il suo corpo stesse già tornando in pieno possesso di tutta la forza persa brevemente. Il corpo del ragazzo muscoloso e notevolmente bello, nonché invidiabile, si avvolse subito nelle fiamme illuminando tutto il posto oscurato dalla notte. Il gioco di luce e ombra di quelle creature diverse fra loro attirò Astrid fuori dal fiume. Come sempre quando Kinkaid lo usava, lei veniva attratta dal fuoco come una falena. Senza preoccuparsi che a lungo andare potesse scottarsi, si sedette accanto al rosso infuocato. Sembrava un piccolo falò. Scaldava allo stesso modo. E non poteva nemmeno fare a meno di fissare incantata quelle fiamme che partendo da lui si spandevano generose ma protettive nell'aria. I capelli ricci ora si levavano all'indietro come un unica fiamma che partiva dal capo. Il viso era finalmente scoperto e si potevano vedere bene gli occhi rossi, rossi dal fuoco ma anche cerchiati di stanchezza ed esagerazione. Il colorito prima pallido era tornato normale, ovvero abbronzato... le mani... erano su quelle che gli occhi di Astrid continuavano insistenti a osservare attenti. Le aveva incrociate intorno alle ginocchia piegate verso il petto. Ma bruciavano come se avesse tante candele nelle dita. Erano belle da vedere. E immediatamente si ricordò del perchè era lì. Al contrario di Kinkaid che voleva solo scaldarsi un po' per poi riprendere il suo assurdo e stupido allenamento, lei voleva proprio fargli entrare un po' di sale in zucca per far si che quella meraviglia che ora splendeva non si sarebbe mai oscurata. Senza staccare gli occhi dalle sua meni tornò sul discorso senza troppi peli sulla lingua.
- Sei solo un idiota! -
L'altro, che non si era nemmeno ancora accorto che lei era rimasta e seduta accanto a lui, si sorprese un attimo e con sguardo penetrante le disse solo:
- Sarai meglio tu! -
- Oh, certo! Di sicuro! Io riconosco la mia forza e l'accetto com'è. Come accetto quella più forte di me! Tu no. -
- E con questo che vorresti dire?-
- Che sei il numero due!-
D'improvviso un istintiva fiammata si levò più alta delle altre. Kinkaid cominciò subito a seccarsi.
- Tu cosa vuoi saperne? Tu non sai un bel nulla ne di me, né di quel che ho passato, né di quel che sono... non sai proprio nulla... e pretendi di parlarmi come se fossi... se fossi... -
Al pensiero che gli era venuto in testa si fermò senza poter continuare la frase... non per paura o altro... solo perchè il paragone che stava per fare era troppo assurdo! Stava per dire che solo Thomas in passato si permetteva di parlargli così. E lui lo poteva accettare solo da lui. Non da altri che non lo conoscevano e non sapevano nulla come quella là!
- No. Io non so nulla di te. Ma so quello che voglio io!-
- Ecco, appunto, che vuoi tu? Chi ti ha chiesto nulla?-
Era sempre più duro, ma del resto nemmeno lei scherzava! Come fargli capire le sue intenzioni senza essere fraintesa?
- Di certo non voglio te! Ma le tue fiamme!-
Ecco, l'aveva detto, ma forse così non si capiva lo stesso, infatti dalla faccia espressiva di Kinkaid capì che doveva continuare il discorso con più calma e mettere meglio in ordine i suoi pensieri.
- A cosa credi ti serva distruggerti rifiutando la realtà?-
- Io mi distruggo appunto perchè ho preso atto della realtà .-
- Ma non basta prenderne atto, devi anche accettarla e andare avanti ugualmente senza dannarti per cambiarla. Ormai è così. Le cose sono così, finiscila di rifugiarti nel tuo mondo incomprensibile. La vita continua. -
Il discorso non stava poi venendo così malaccio. Dopo aver litigato ed essersi pestati stavano parlando quasi normalmente... bruschi e sgarbati come al solito, ma per loro era il massimo. Ora Kinkaid di preciso non sapeva che dire. Non aveva compreso a pieno il significato di quelle parole, ma disse ugualmente qualcosa.
- Ma io la realtà la cambio facendola diventare come voglio dal momento che sono io a crearmi il mio destino con le mie scelte. -
- Ok. Ma ficcati in quella zucca vuota che se ti distruggi non la puoi mica cambiare la realtà! Se non rimane più nulla di te come credi di poter cambiare il destino a tuo piacimento?-
Quesito interessante, al quale Kinkaid non aveva mai pensato. Non aveva mai avuto nessuno che si interessasse così per lui... o meglio Stephan c'era ma non l'aveva mai ascoltato. Aveva sempre fatto di testa sua. Lui sapeva i suoi obiettivi, i suoi desideri, e faceva di tutto per realizzarli. Ha sempre vissuto così dimenticando che se lui scompare nessuno li avrebbe potuti portare a termine. Quel che cominciava a capire era che non era poi così intelligente trascurare così il proprio corpo per i capricci. Anche se capricci non erano. Almeno secondo lui.
- E con questo?-
- Non so se sei ottuso di natura o se lo fai apposta! Mica posso darti la soluzione a tutto io!-
- Ma se tu sei venuta qui a rompermi i coglioni dicendo che sbaglio... che vuoi tu da me... ? -
- Ancora con sta domanda! Insomma... non so... non dico di non allenarti di più e di non cercare di migliorare. Ma tieni presente che sei un essere umano, o qualcosa del genere, credo, e che in te hai il desiderio di qualcun altro... parlo del fuoco. Ci sono altri modi per arrivare allo stesso punto... sai di quante strade è composto il mondo? Se una finisce su un precipizio prendine un altra prima di cadere dentro. Sei sempre in tempo per arrivare dove vuoi!-
- Ma sei diventata una filosofa, ora?-
L'uscita schietta del ragazzo fatta per non far pesare l'imbarazzo fu seguita da un insulto della rossa. Quel che diceva sembrava fin troppo saggi, secondo Kinkaid. Per una come lei di sicuro. Magari gliel'aveva suggerita quell'altro esibizionista... come si chiamava? Dimenticava sempre il nome... Zefiro? fatto stava che forse poteva prendere in considerazione quel che diceva lei. Senza bisogno di darle ragione.
- Quindi se mi alleno con qualche pausa, dormendo e mangiando qualche volta ottengo risultati migliori perchè non mi distruggo?-
- Se per te ucciderti da solo è una cosa utile...-
- Ma che ci guadagno?-
- LA VITA, IDIOTA!-
Solo lui aveva il potere da farle perdere la pazienza una frase si e l'altra no... per poi seguire a due insulti di fila! Ma che uscite erano quelle?
- Sì, ma se mi alleno meno di prima per vivere all'incirca normalmente non mi rafforzo mica tanto... -
Ma era possibile che lui in un modo o nell'altro dovesse infilarci quel maledetto allenamento e rinforzo? Non era già abbastanza forte? Aveva addirittura il fuoco... certo, Jago aveva dimostrato di essere più forte di lui, ma era lo stesso potente quel coglione infuocato! Non c'era verso di distoglierlo dal combattimento... e tutto per ricondursi ad un unico obiettivo. Un’unica ossessione... la solita... Jago. come si poteva vincere contro di lui? Era una domanda a trabocchetto e se ne rendeva conto anche lei. Non intendeva come poteva Kinkaid vincere contro Jago. Anche lei come poteva vincere contro di lui. E non fisicamente come voleva fare lui. In un altro senso. Ma spiegarsi era troppo difficile.
- Se ti alleni con qualcun altro non è meglio?-
L’aveva buttata lì senza rifletterci molto. Ma lui l'aveva presa anche sul serio... e fraintesa pure!
- Certo... e vuoi venire tu ad aiutarmi?-
Ironico... come a volerla prendere in giro... anzi, senza 'come'! La stava proprio prendendo in giro. Quel maledetto falò vivente la stava ancora una volta prendendo poco sul serio! L'avrebbe ucciso. Si alzò in piedi. Mise il piede con lo scarpone sulla spalla di Kinkaid e si abbassò leggermente a braccia incrociate. Fissandolo dritto negli occhi con sguardo di sfida, ignorando il fuoco che continuava ad uscire dal suo corpo, disse:
- Mi stai sottovalutando?-
- Sei più sveglia di quanto pensassi!-
- E tu più stronzo di quanto pensassi io!-
In risposta uno dei suoi sorrisetti stronzi, appunto!
- Senti tu, esserino retrocesso, vedi di renderti conto del pericolo che stai affrontando e abbassa le tue dolci fiamme che mi fanno solo il solletico! Vedrai di che cosa sono capace! Altro che fiume e gelo!-
L'altro, impassibile con la sua aria insopportabile, alzò un sopracciglio e in risposta aumentò solamente il fuoco in questione che lo avvolgeva. Infine provocante come fin ora non lo era ancora stato, con un che di sensuale, fece:
- Vuoi dire che mi offri il tuo corpo per i miei allenamenti nuovi?-
Si rese conto anche lei del doppio senso della frase e fu per quello che si arrabbiò ancor di più, spingendo il piede sulla spalla in modo da fargli male. Di certo non pensava che sarebbe caduto veramente all'indietro... infatti aveva messo una tale forza da appoggiarsi al busto di Kinkaid che secondo lei avrebbe dovuto reggerla, i conti li fece sbagliati visto che fece per cadere forse apposta sulla schiena, facendo cadere a sua volta Astrid sopra di lui.
- Di certo non ti permetterò mai di far sesso con me!-
- Allora ti offri come pungiball... onorevole da parte tua... ma lo stesso non credo tu verrai ricordata dopo la tua morte... -
Sempre più malizioso e provocante, che a vederlo dall'esterno sembrava stesse facendo una proposta indecente, anche dalla posizione a dire il vero molto equivoca. Se qualcun altro li avesse visti, qualcuno come Zefiro ad esempio, sarebbe stato molto geloso. Specialmente osservando bene le mani di lui che apposta per farla arrabbiare ulteriormente erano scene sul suo sedere sodo.
- Errore!- sbottò lei. A questo fece seguire un morso sulla guancia ben mirato, era stata attenta a non mirare in altri posti spiacevoli per se stessa, e potente. Intanto il fuoco era svanito lasciandoli in penombra. Ma l'atmosfera romantica non durò visto che lui le diede un calcio spingendola via brutalmente ringhiando qualcosa. Astrid poi in piedi con mani sui fianchi e aria strafottente ma notevolmente irritata, dopo essersi accesa una sigaretta e aver aspirato a lungo disse tagliente:
- La morte a cui assisteremo sarà la tua!-
Kinkaid si alzò e con sguardo terrificante che lei sostenne senza problemi si misero a fissarsi male per 10 minuti buoni. Infine la solita sfacciata parlò per prima:
- Allora firmi la tua morte?- disse tendendogli la mano mentre coi denti stringeva la cicca. Lui fissò la mano diffidente, afferrò prima il polso e lo alzò controllando che non ci fosse nulla di strano. Poi si decise a prenderla aggiungendo col sorriso malefico.
- A costo di portarti con me nel viaggio all'inferno!-
Il patto più assurdo mai fatto fu firmato. Non si capiva bene in che consistesse l'accordo... ma quelle due persone pericolose sembravano saperlo. Probabilmente si sarebbero allenati insieme ma vivendo una vita normale all'incirca... senza autodistruggersi!

- Ehi… -
- Che c’è ancora?! -
- Ma ne sei proprio sicuro?-
- Di cosa?-
- Di riuscire a migliorarti ancora? -
Mi guarda di sbieco, alzando un sopracciglio. – Hai dubbi? Certo che si! -
- Uhm… - mi sorreggo il mento con una mano, restando seduta e guardando davanti a me, sulla riva del fiume.
Kinkaid sta accanto a me, anche lui seduto in maniera scomposta e si lega i lunghi capelli bagnati in una coda bassa. Ma l’elastico si rompe e lui impreca: – Merda! -
- Hai troppi capelli – dico, distratta.
- Parla lei… - si mette in ginocchio e si piazza dietro di me, armeggiando con i miei di capelli.
- Che diavolo fai?!
Mi da’ una pacca in testa che forse non voleva essere poi così forte, ma mi fa un male boia… - Sta’ zitta, cretina! Mi prendo il tuo elastico… - dice, cominciando a cercare di sciogliere la mia voluminosa coda. Le sue mani hanno ripreso calore… ed è strana questa sensazione. – Non li sopporto sciolti, non ci vedo più fuori… -. Non è male sentire le sue mani tra i miei capelli… è rilassante. Mi ricordo che da bambina, quando io li avevo cortissimi mi divertivo tanto a giocare con i boccoli scomposti di Zefiro. Mi piacciono i capelli. Poi glieli hanno tagliati… e lui non li ha più fatti crescere…
- Tagliali, no? -
Lo sento ridacchiare, alle mie spalle, quando finalmente riesce a togliermi l’elastico. – No. Mi piacciono così. -
- Come ti pare… -. Forse è meglio così. Non riesco a immaginarmi Kinkaid con i capelli corti.
Torna a sedersi e a cercare di farsi la coda, ma non gli riesce molto bene. Lo guardo per un attimo in silenzio poi mi sposto e mi metto dietro di lui.
Dai qui, allocco! – gli dico, strappandogli l’elastico nero dalle mani. Lui si agita un attimo, ma poi si calma, appena comincio a legargli i capelli. Sono morbidi… non lo avrei mai immaginato.
- Ehi… -
- Cosa?! -
- Ne sei sicuro? -
- MA DI CHE?! -
- Di riuscire a battere Jago… - bisbiglio, finendo di fargli la coda. Mi siedo dietro di lui, a gambe incrociate.
Guardo le sue spalle, ma riesco lo stesso a immaginare la sua espressione. Avrà quel ghignetto sadico stampato in faccia.
Sì. – dice solo.
Mi accendo una sigaretta. – Lo odi? -
- Non lo so con precisione. Forse. – alza le spalle – Immagino di sì… odio molte cose. -
- Ed è un male? -
- No, l’odio è ok. Non costa nulla. -
Forse però quello che prova per Jago è più complicato del semplice odio. Forse non è un sentimento che si può definire. Ossessione… odio… rabbia… risentimento… non lo so dire. Di certo è qualcosa che nessuno di noi può comprendere. E forse non lo sa neanche Kinkaid.
- E perché odi così tanto?-
- Perché tutto si accumula… -
- Cosa intendi? -
Si volta e mi guarda, uno strano sorrisetto un po’ stronzo e un po’ nostalgico sulle labbra. – Perché l’odio è un piacere più duraturo. Gli uomini amano in fretta, ma odiano con calma -”

“ – Cos’è che hai intenzione di fare, te?! -
- Di allenarmi con lui, ovviamente!-
Zefiro mi guarda con le braccia allargate, gli occhi sbarrati e una espressione tra il sorpreso e il rassegnato. Si passa una mano tra i capelli e sospira, prima di lasciarsi cadere sulla sedia dietro di lui. – Io non ti seguo più… -
Ho un brivido al sentire quelle parole, ma faccio finta di niente. Prima o poi gliene parlerò di questo mio bisogno di essere seguita da lui. Ho sviluppato un carattere robusto, una tempra violenta e resisto a tutto… ma tutto questo grazie solo a lui, che mi è sempre stato accanto. So che non mi abbandonerà mai. Gli spiegherò questa mia scelta e ancora lui mi seguirà, ne sono certa. – Mi serve una mano, Zefiro! – gli passo una birra gelida e lui la prende, aprendola con l’accendino.
- Per cosa? – il suo tono è scocciato, ma so che gli passerà in pochi minuti.
- Devi trovare un posto dove allenarci… -
Sputacchia un po’ di birra per il cortile, tossisce e mi guarda storto. – E mi spieghi, di grazia, che diavolo di posto sarebbe?! -
- Un posto freddo. -
Beve ancora un po’ e si accascia di più nella sedia. – Sempre dritto per il Polo Nord… -
- ZEFIRO! NON CI SCHERZARE! -
- Ma che vuoi? Che vi compri i biglietti per una crociera nell’Atlantico in pieno inverno, così se magari incrociate una calotta polare fate tappa lì?! -
- Idiota! – è scocciato, parecchio. Probabilmente lo irrita il fatto che dovrò passare parecchio tempo in compagnia di Kinkaid. Ridacchio. Mi avvicino a lui e mi siedo sulle sue gambe. Non mi guarda, ha quell’espressione offesa di un bambino di dieci anni. – Guarda che non fa piacere neanche a me… lo faccio solo perché voglio rinforzarmi e perché lo voglio vedere agonizzante.
- Agonizzante? È una bella parola… - torna a guardarmi, stavolta serio. – Dici davvero? -
Gli scompiglio i capelli biondi e gli do ’ qualche buffetto sulle guance, dove si sente appena la barba. Lui la detesta, si rasa ogni mattina. Per me la barba gli darebbe il fascino di uomo vissuto ma lui dice che fa troppo Brad Pitt in ‘Dieci anni in Tibet ’.
Geloso?-
- Neanche un po’! – sorride in quel suo modo sincero. – Credi che vi vada bene una cella frigorifera? È bella grande ed è libera tutta la notte, ma di giorno è impossibile da usare. È l’unica cosa che mi è venuta in mente. -
- Perché di giorno no? -
- Al momento è fuori uso. È vecchia e ha bisogno di onde alfa per ricaricarsi e un tot di ore giornaliere. La notte è a posto e poi nessuno farebbe caso a due pazzi che si mettono a fare a pugni in un enorme frigo senza bistecche appese. -
- E com’è che avresti il permesso di usarla? -
- Infatti ancora non ce l’ ho. -
comincio a immaginare…
- Ma è di Amber, della sua vecchia gelateria. Non le serve da quando il padre ha aperto le pizzerie. Basta che glielo chieda… -
- A modo tuo? -
- A modo mio. – ride e io mi alzo da lui, ridendo a mia volta. Spesso anche i feromoni di Zefiro sono utili.
Vedo Stephan uscire di casa con il solito vassoio pieni di bicchieri d’acqua. È tutto sorridente perché gli ho già detto che Kinkaid la smetterà di allenarsi in quel modo inumano. Appoggia i bicchieri sul tavolino e si mette in piedi accanto a me, guardandomi con i suoi occhioni verdi tutti sbrilluccicanti.
- Che c’è?! -
- GRAZIE! – e di nuovo comincia a stritolarmi tra le sue braccia magre – SEI UN ANGELO! -
- Mollami, sanguisuga! -
- E’ inutile che tiri. Quando si attacca a qualcuno non lo molla più… -
Alzo di scatto la testa e vedo Kinkaid, con il suo solito lungo cappotto nero, i capelli ora sciolti e umidi che gli cadono fino alle spalle, la pelle abbronzata e un sorrisetto ironico. È tornato quello di sempre… ha ripreso colore e sento di nuovo caldo quando mi è vicino.
- KIN!!! – Stephan, come ogni bravo cucciolo fedele, zampetta tutto felice con lacrimucce di commozione verso il padrone, lanciandosi letteralmente di peso sull’amico. Ma lui lo evita e non fa caso al moccioso, che finisce con lo schiantarsi contro il muro. Sento Zefiro ridere dietro di me e Kinkaid viene a posizionarsi davanti a me, senza distogliere lo sguardo dai miei occhi. Gli faccio il dito come ogni saluto e lui mi risponde con un insulto.
Hai trovato un posto? -
Indico con l’indice Zefiro, dietro di me che continua a sorseggiare la sua birra ridendo di Stephan, che ha il naso e la fronte rossi, dall’impatto con il muro.
Lui… ha una cella frigorifera che è abbastanza grande per entrambi. Ma si usa solo la notte. -
Annuisce. – Ma ci sarà da fidarsi di uno come quello? -
Lo sento alzarsi di scatto, lasciare là la birra e correre verso il cancello d’entrata della casa di Stephan. – CLOE! Bentornata a casa! – urla e poi si offre alla bella e giovane mamma del moccioso di portare i pacchi.
Mi porto una mano alla testa e non rispondo.”

- Sire? -
- Dimmi, Yari. -
- Il ragazzo di fuoco… è molto forte e potrebbe migliorare ancora. Diverrà un grave pericolo per noi. Non sarebbe meglio liberarci di lui ora che ancora non è al suo livello? – disse la donna.
Non la guardò, continuando a giocare con le acque gelide e limpide del fiume Shaka – Credi che mi possa battere in futuro? -
Abbassò lo sguardo –Io… non saprei. Ma lei è ghiaccio e lui fuoco… c’è il pericolo che… -
- No – disse lui, diretto. – Non c’è alcun pericolo. Il fuoco non mi può battere… il fuoco non batte il ghiaccio. -
Yari si passò una mano tra i lunghi capelli rosa. – Già. Avete ragione. Lei è imbattibile. -
Jago si girò su se stesso, posando un dito sulle labbra della subordinata, sorridendo in quel suo modo placido – Errore di nuovo. -
- Ma… -
- l’acqua, Yari. Non scordarti mai dell’acqua. – si specchiò nel fiume. – Lui mi ha battuto… -
- Ma è stato più di… -
- Lui mi ha battuto… è solo questo che conta. -
- Sì, ma anche lui è stato… -
- No! L’acqua è imbattibile! – c’era di nuovo quella strana luce negli occhi di Jago… quella luce che solo lui era in grado di fargli assumere. Yari si morse le labbra. Lo ricordava bene… lui, l’acqua. “Samuel… il suo nome è Dio

/com’è diverso il rumore del mare
potresti sentirlo senza ascoltare
annegare nel buio per poi respirare
vedere l’effetto che fa/