Capitolo 1 : Diamante

"I tuoi sentimenti sono tutto ciò che possiedi...
saranno la tua salvezza.
Cambia con essi.
Fa si che mai nessuno possa arrivare al tuo cuore
E potrai avere nelle tue mani
Il tuo destino"

Finché il tempo rimaneva con lei poteva fare tutto quel che voleva. Compreso impadronirsi del suo domani.

Posò delicatamente la mano sulla maniglia della porta di casa e subito si spalancò. Era aperta.
"Maledizione! Quell'idiota è di nuovo uscito senza chiudere! Uff!"
Con un gesto secco sbatté la porta superando la piccola entrata anonima e vuota, arrivata al soggiorno gettò un'occhiata al suo interno per accertarsi che non ci fosse nessuno e che fosse tutto al proprio posto; con disgusto constatò che c'era il solito casino, la solita nuvoletta di fumo nell'aria, le finestre chiuse e gli scuri abbassati, buio, puzza di alcool oltre che di fumo, di marcio e di ogni schifezza possibile... da vomito! Nel divano stava disteso con una bottiglia di qualche whiskey rivoltante il suo odiato padre adottivo: tutto quello che aveva fatto per lei era stato adottarla, darle una casa e farla crescere da sola come meglio le andava. Ogni giorno rientrando a casa lo trovava in quello stato, ubriaco fradicio, immerso nel fumo e nella puzza più totale... sporco... tutto sembrava un porcile, e quel tipo il maiale grasso e vecchio!
Entrò trattenendo il respiro e aprì la finestra, prese la bottiglia vuota dalla mano dell'uomo che russava beato e la buttò fuori dal balcone senza preoccuparsi di chi passava sotto, poi uscì senza far altro. Fortuna che era tardi e doveva uscire. Alle nove doveva trovarsi con gli altri al solito locale. Cercava in tutti i modi di star dentro quel posto, che si rifiutava di chiamare casa, il meno possibile.
In poco tempo fu pronta.
Un'occhiata veloce allo specchio: il corpo dalle curve di una normale ragazza era fasciato da vestiti dark, quella sera il suo umore non era dei migliori dopo una giornata come quella. Trucco nero pesante, occhi grigi che sembravano quasi bianchi, i capelli lunghi e lisci ordinatamente sciolti lungo la schiena, quella sera erano dello stesso colore degli occhi, grigio chiaro, quasi bianco. Un insolito colore per dei capelli... specialmente considerando che erano naturali. Ma dopotutto era così che si sentiva la maggior parte delle volte: vuota, come la sensazione che dava quello strano colore. Infatti la si poteva vedere spesso così anche se tutti credevano fossero tinti. A lei non importava di smentire, bastava far finta di nulla se così facendo le stavano alla larga. Veniva considerata una tipa strana ed eccentrica e tutti le stavano alla larga, tutti a parte i pochi amici fedeli che aveva da quando si era trasferita lì da piccola, appena adottata da Karl. Eccentrica e lunatica erano effettivamente gli unici modi per definirla visto che cambiava spesso umore e col suo umore cambiavano i capelli, gli occhi, il suo stile di vestire e, soprattutto, il clima.
Guardò fuori dalla finestra di nuovo, era ancora nuvoloso... non avrebbe fatto piovere poiché doveva uscire, per cui non prese nessuna giacca. Mentre camminava per le stradine malfamate del suo vecchio quartiere ripensava a molte cose, al fatto che Karl non voleva dirle dove l'aveva trovata, al fatto che non poteva certo affermare di possedere un carattere normale, non sapeva nemmeno lei com'era in realtà... era da così tanto che cambiava sempre a seconda di come girava la sua luna, a seconda di come andavano le cose, a seconda di tutto...

Non aveva più un carattere preciso, bensì tante personalità e nessuna era vera. Lo sapeva perchè lo faceva apposta, non voleva che nessuno la scoprisse, scoprisse il suo cuore, scoprisse la sua intimità di donna, nessuno doveva arrivare a lei.
Però non c'era solo questo di inspiegabile nella sua vita... ad esempio il suo nome: Dymond, un nome maschile... che sciocchezza era mai questa? Che testa di cazzo era quell'uomo, chiamarla così solo perchè quando l'aveva trovata stringeva in mano un ciondolo con un diamante piccolo, lo stesso che portava al collo sotto i vestiti!

Eppure la cosa più strana di tutte era che il suo aspetto cambiava a seconda dell'umore del momento, e non era solo quello a cambiare in quei casi, anche il tempo mutava. Si, lei sapeva di poterlo controllare, di poterlo gestire come meglio voleva, ma sapeva anche che doveva stare attenta ai suoi stati d'animo perchè anche se poteva far mutare il clima a suo comando e volere, il tempo sapeva cambiare anche senza il suo controllo, seguendo il suo stato interiore. E in quei momenti non poteva far nulla per smettere.
Quello che le piaceva di più era quando era di ottimo umore e diventava la pazza allegra di turno, perchè in quei momenti splendeva il sole e il sole riflettendo su di lei le faceva venire i lunghi capelli color dell'arcobaleno ed era veramente bellissimo star così.
Ripensando a quei momenti felici, inspiegabilmente felici, le venne il sorriso e il cielo si liberò dalle nuvole rivelando miliardi di stelle. Non c'era il sole... peccato, avrebbe voluto che ci fosse così i suoi capelli si sarebbero colorati di mille colori, invece divennero fuxia corti sbarazzini e spettinati, un taglio delizioso per lei, anche gli occhi mutarono come i capelli.
Quella sera tutti avrebbero pensato che si era messa una parrucca e delle lenti a contatto e non le importava, era divertente far pensare certe cose agli altri!
Camminando in quelle stradine non molto indicate per una ragazza, non fece caso a chi stava intorno, solitamente si metteva su il suo sguardo duro che faceva annuvolare il cielo e nessuno le si avvicinava, ma al momento sembrava assolutamente un'altra. E questa era una brutta cosa!
Camminava tranquilla e serena per i fatti suoi, quando si ritrovò circondata da ragazzi e immediatamente il buio più totale. Quando si risvegliò, quasi subito si trovò in un posto sconosciuto, all'aperto ma deserto. Dove si trovasse non lo sapeva. Il cielo si annuvolò all'istante, mentre i suoi capelli cominciarono ad allungarsi diventando neri. Ma questo coloro che le stavano sopra non lo notarono concentrati com'erano sul suo corpo.
"No, non può essere. Non può succedere proprio a me. Perchè? Dio... perchè?"
Era immobilizzata e la voce non le usciva, non riusciva a far nulla. Panico. Le prime gocce presero a cadere e a bagnarla. Cosa le stavano facendo?
Stava male... le facevano male.
Voleva chiamare aiuto ma non poteva farlo, aprì la bocca e la voce le morì in gola, soprattutto quando il primo entrò in lei con forza, con foga, con violenza.
Mani. Mani che la toccavano dappertutto.
Voci. Voci che ridevano e parlavano esaltate. Voci che godevano dal piacere.
Il buio intorno a lei.
Dolore.
Lancinante.
Sempre più forte.
Dolore.
Assoluto.
Uno dopo l'altro tutti la fecero sua.
E dopo aver fatto quel che più aggradava loro, dopo la violenza senza fine, se ne andarono senza nemmeno ucciderla! Senza farle null'altro. Senza torcerle un capello. Senza minacciarla. Senza dirle nulla. Come se fosse stata una bambola.
Prese e si rannicchiò su sé stessa, era nuda e i vestiti alcuni strappati alcuni lontani... non sapeva che fare. L'angoscia la pervase.
Angoscia, dolore.
I capelli divennero spropositatamente lunghi fino a ricoprirle interamente il corpo, lunghi e sempre più neri, neri come la pece. Come gli occhi chiusi ricoperti di lacrime. Sporca, si sentiva. Voleva lavarsi. Voleva svegliarsi... se solo fosse stato un sogno. Voleva morire.
Il cielo continuò a buttar giù pioggia sempre più forte, fino quasi a non far vedere nulla a nessuno. Mentre vento, tuoni e fulmini impetuosi si abbattevano sulla città come se potessero spazzar via ogni cosa da un momento all'altro. C'era da tremare. Ma ancora una volta il tempo rifletteva l'animo di Dymond.
Solo un uomo voleva essere. Solo un ragazzo non avrebbe subito tutto.
Ma invece era una donna... ma perchè? Dio perchè?
Se doveva essere un uomo, lo sarebbe stata.
Ma da domani. Ora voleva piangere e lavarsi e sfogarsi, ora voleva star fuori e sentire solo la pioggia e il temporale abbattersi su tutto e tutti.
E poi di nuovo delle mani... altre mani su di lei. No basta... era un uomo... non potevano toccarla! Però erano calde, bagnate e gentili. Delicate… ma no, lo stesso, non aveva bisogno di aiuto, non voleva nessuno, solo essere lasciata in pace, stare sola, basta, basta gente, basta mani, basta uomini!

Nonostante gridasse questo dentro di sé da fuori nemmeno un filo di voce si levò, non il briciolo di un po’ di forza per respingerlo, non il minimo segno di contrasto. Nulla.
Semplicemente non poté far altro che lasciarsi inconsciamente prendere in braccio da quella persona che l'aveva trovata. Chi fosse non lo sapeva, non riusciva a vedere nulla; diminuì leggermente l'intensità della pioggia e del vento senza eliminarla. Vide che era un uomo dal corpo muscoloso e atletico. Vide dei lunghi capelli castani, forse, non ne poteva essere sicura in quello stato. Vide due occhi che definire belli era sminuirli... erano verde smeraldo.
Solo questo le si impresse nella mente.
Poi il buio.
Di nuovo il buio. Mentre in lontananza sentiva la pioggia continuare a cadere forte, il vento soffiarle sulla pelle strafonda.
Perse i sensi e si abbandonò allo sconosciuto. Non aveva scelta. Non poteva far altro.
Solo una piccola frase detta a fior di labbra:
- Ti prego... non farmi del male... -
Poi nulla veramente.
Il temporale violento continuò tutta la notte e tutto il giorno seguente.

Mai come ora il suo domani era parso così oscuro e lontano.