Capitolo
8 : Onice Nera
"Cerca.
Cerca
senza mai smettere di cercarlo.
Devi
trovarlo... tu sai cosa cerchi.
Cercalo
a costo di rubarlo ma trovalo.
E'
nascosto ma c'è.
E'
il tuo destino"
E'
questo il momento. Ogni momento è questo.
La
notte era inoltrata e si estendeva sulla città come un manto oscuro
pronto a far l'amore con la natura, le case, le persone che erano fuori
e passeggiavano tormentandosi senza riuscire a dormire o per lavori
notturni. Sotto i lampioni di grandi strade vi erano alcune prostitute
che aspettavano che qualche uomo si fermasse per essere soddisfatto. Le
macchine sfrecciavano ancora nonostante l'ora tarda, ma con meno
intensità del giorno.
Nell'ombra
dei vicoli deserti e sopra i tetti delle case una figura nera si
muoveva con agilità e destrezza. Essa si trovava perfettamente a suo
agio nella notte, sembrava un lampo nelle tenebre, il suo ambiente
naturale. Correva veloce e leggero come una piuma, il suo corpo sottile
e atletico era coperto da un'attillata tuta nera che aderiva come una
seconda pelle senza limitare i suoi movimenti. Le mani nascoste da dei
guanti. Al vento volavano i suoi lunghissimi capelli neri come la pece
o la notte senza luci, erano lisci legati in una coda bassa, il volto
dalla pelle bianca spiccava in mezzo a tanto buio ma in realtà era un
rosa normalissimo, non poi così pallido. Gli occhi erano come i
capelli, neri come l'onice, nemmeno la pupilla si distingueva. Lo
sguardo era quello di un gatto pronto ad afferrare la preda, le labbra
incurvate in un sorrisetto enigmatico, una specie di ghigno misterioso
e preoccupante: in perfetto stile con la sua espressione furba. Il
ragazzo si fermò sul tetto di una villa conosciuta da tutti come la più
ricca della città, non importava chi ci abitasse, là dentro c'era gente
ricca e questo era più che sufficiente per il suo obiettivo visto che
lui si trovava lì per un motivo ben preciso, rubare l'oggetto più
prezioso fra le loro ricchezze: la Stella Nera.
Era
una pietra in onice nera a forma di stella a 17 punte con il diametro
di 15 cm circa. Un altro oggetto con quel materiale fantastico da
aggiungere alla sua collezione.
Il
ragazzo era un famoso ladro ricercato in molte parti, costui rubava
solo pietre in onice nera, il motivo nessuno lo sapeva, ma ciò che era
più assurdo di questa persona era il fatto che riuscisse a rubare in
qualunque posto superando qualunque sistema di allarme, anche il più
complicato... era come se leggesse nel pensiero delle persone che
mettevano al sicuro gli oggetti da lui adocchiati. Ovviamente nessuno
sapeva qual era in realtà la sua identità. Quel che si sapeva era che
era introvabile e molto astuto, furbo e intelligente.
Si
intrufolò nella villa facilmente, in realtà per uno qualunque sarebbe
stato altamente difficile. A passi felpati camminando in precise
piastrelle per non far scattare il sistema d'allarme, arrivò alla
cassaforte nel muro dietro un grosso mobile che si poteva spostare
grazie alla pressione di un minuscolo disegno in rilievo sul legno.
Digitando il codice esatto, come se lo sapesse da sempre, la cassa si
aprì rivelando parecchi gioielli in oro puro. Con fare deciso spostò
quei tesori dei quali a lui non importava nulla e sul fondo,
schiacciando un pulsante nascosto all'occhio umano, si aprì un'altra
finestrella. Lì dentro c'era la tanto famosa e ricercata Stella Nera
realizzata da personaggi altrettanto famosi.
La
prese e la mise in un sacchetto infilandolo in uno zainetto che aderiva
anch'esso alla tuta nera. Poi rimise tutto in ordine com'era prima
senza toccare l'oro più piccolo.
Quella
Stella Nera veniva esposta solo nelle grandi occasioni, per il resto
del tempo veniva lasciata nascosta. Una volta fuori riprese a correre
veloce e leggero, era felice del suo bottino. Arrivò presto nel suo
piccolo appartamento all'ultimo piano di un alto edificio e vi entrò
dalla finestra, una volta dentro si tolse pacatamente lo zainetto e
aprendosi distrattamente la cerniera della tuta rivelò un'altrettanto
stretta canottiera dello stesso colore. Con un'espressione soddisfatta
estrasse il sacchetto e tirando fuori la meravigliosa Stella Nera se la
rigirò fra le mani sotto la luce della luna argentata, un ghigno
comparve nel suo bel volto deciso.
"Anche
tu sei mia"
Dopo
averla rimirata a lungo, la depositò con molta cura in una cassa di
legno con un lucchetto posizionato dentro ad un armadio, insieme ad
essa c'erano numerosi altri oggetti fatti in onice nera molto
affascinanti, dai più piccoli ai più grandi.
Neri,
assolutamente neri, come perlati.
L'onice...
che pietra fantastica... la stessa pietra che gli era stata trovata in
mano alla sua nascita, la sua manina piccola stringeva spasmodicamente
quella pietra quasi più grande del piccolo palmo. A quel ricordo portò
un dito al ciondolo che portava al collo: in una sottile catenina
argentata stava la stessa pietra di allora, la goccia di Onice Nera.
Tutto
quello che sapeva era dovuto a quella pietra, era come se fosse lei a
sussurrargli nella mente i pensieri degli altri, di chiunque lui
volesse.
Era
convinto che quel secondo lui meraviglioso dono, derivasse dalla sua
splendida pietra che teneva al collo ovunque andasse e qualsiasi cosa
facesse. Se non fosse stato per la telepatia non sarebbe certamente
riuscito a fare tutto quel che faceva. Era felice del dono e non si
chiedeva perché a lui e cosa fosse o significasse, era così e basta,
solo questo importava perché era ciò che gli permetteva di vivere come
voleva, senza dannarsi per andare avanti in quella vita già abbastanza
dura per uno che aveva perso i genitori da piccolo. Come faceva a
pensarla così e a ritenersi fortunato era un mistero, anche se a dir la
verità era tutto un po' bizzarro quel ragazzo dai lineamenti
incredibilmente giovani. Per lui era stato un gioco spacciarsi per un
diciottenne invece che per un sedicenne quale era realmente. Si era
creato con astuzia sopraffina una falsa identità per poter vivere da
solo come meglio voleva e lavorare senza continuare la scuola. La sua
mente gli permetteva questa vita per la sua intelligenza effettivamente
fuori dal comune e non perché poteva leggere nel pensiero di chi
voleva, bensì poiché da sempre era considerato un bambino prodigio e
una volta cresciuto aveva preferito far perdere le sue tracce a tutti e
farsi una vita propria. Spesso in sogno sentiva una voce che gli diceva
di cercare qualcosa... il suo destino... ma lui non sapeva cosa cercare
di preciso e l'unica cosa legata al suo destino poteva essere quella
pietra, l'Onice Nera. Per quello rubava solo ed esclusivamente quel
materiale, nella speranza che un giorno qualcosa potesse accadere. Era
furbo, troppo, e amava la vita che conduceva fatta di bugie e di
inganni, una vita fatta su misura per lui, creata da sé stesso.
E
il sorriso enigmatico non gli mancava mai, nonostante avesse avuto
un’infanzia dura e la vita stessa vista dagli occhi di qualcun altro
non poteva essere poi così bella come pareva a lui. Eppure si riteneva
fortunato ad essere sopravvissuto alla rapina dove dei ladri avevano
rubato tutto ciò che avevano in casa, uccidendo la madre, mentre il
padre non c'era. Si riteneva fortunato anche di essere intelligente più
degli altri, un dono di natura. Si riteneva fortunato a non essere
morto in quell'incidente stradale dove anche suo padre perse la vita e
lui si ritrovò in coma per un paio di giorni con una cicatrice enorme
che gli sarebbe rimasta per tutta la vita sulla schiena. Si riteneva
fortunato a poter leggere nel pensiero e a riuscire a vivere come
voleva grazie al suo cervello e al suo dono. Era diventato un ragazzino
che si spacciava per uno più grande in realtà morto al posto suo; era
egoista, cinico, attaccato solo a ciò che voleva e quando aveva bisogno
di soldi li rubava senza scrupoli. Era diventato uno la cui cicatrice
rimaneva aperta e nascosta nel suo cuore, cicatrice che nessuno avrebbe
mai visto.
Un
ragazzino di 16 anni il cui vero nome nessuno sapeva, dimenticato da
tutti, dato per morto e in realtà vivo, solo e orfano.
Un
ragazzo che si fingeva uno di 19 anni che si chiamava Marek Celaya le
cui origini e passato erano sconosciuti ed oscuri, che viveva solo,
cinico, furbo ma felice.
Un
ladro la cui identità era nascosta che si faceva chiamare Black Onyce
ed era diventato inafferrabile e terribilmente astuto.
Un
ragazzo che sapeva solo ingannare per vivere come voleva, senza sapere
fidarsi di nessuno e provare sentimenti di nessun genere se non quelli
per sé stesso.