A Place For Me

CAPITOLO 2:

LA PRIMA FAMIGLIA


In casa erano tutti trepidanti.
Seduti in fila nei due divani in pelle nera posti ad angolo, divisi solo da una stufa del medesimo colore, guardavano tutti e 4 l’ingresso. La porta trasparente rivelava l’esterno dove nessuno al momento passava nemmeno per sbaglio.
C’erano tre ragazze grandi e un bambino ormai noto. Il bambino aveva 12 anni ed era biondo con la pelle chiarissima e gli occhi azzurro-blu. Sembrava un tedesco ma non lo era. Dei bei lineamenti dolci. Chiedeva insistentemente l’ora.
- Luca, smettila di rompere!-
Sbottò seccata la terza sorella. Selene aveva 16 anni e appariva come una ragazza maschiaccia seguace di Eminem ed Avril Lavigne. Fisicamente era come la cantante canadese, caratterialmente era un mix fra i suoi due idoli.
Solo che i suoi occhi erano i più belli, grandi, allungati verso le tempie e azzurro cielo.
- Senti un po’. Quando li vedi arrivare saprai che è l’ora giusta!-
Liquidò l’altra sorella, la seconda. Astrid di 24 anni era più sul rappar, ma adorava vestirsi anche da metallara. Al momento indossava pantaloni larghissimi blu scuro, col cavallo alle ginocchia, e una maglia senza maniche sempre scura con disegnato uno scorpione blu e azzurro. I capelli le scivolavano di mille tonalità di biondo fino al sedere, lisci, e gli occhi dietro a due lenti squadrate d’occhiali erano verde chiaro. Quel giorno il sole era caldo.
Logicamente non aveva nulla di più, nulla di meno, rispetto il carattere della sua seguace Selene.
Luca fece un faccino dubbioso ripensando alla risposta delle due e due braccia l’avvolsero protettive. Il tono accusatore:
- lasciate in pace il mio cucciolo!-
Il biondo si lasciò cullare da Elisa facendo la linguaccia alle due despote di famiglia.
Fu lì che per la noia, Selene ed Astrid, decisero di farla pagare al fratellino poco innocente. Una lo prese per le gambe trascinandolo a terra con una culata non indifferente e l’altra, prima che la maggiore intervenisse, si sedette sul suo stomaco di peso provocando un conato di vomito al povero innocente che urlò disperato:
- ELISA, AIUTAMIIIII!!!!-
La prima delle 3 sorelle sebbene avesse 26 anni e lavorasse da parecchio tempo coi disabili in maniera delicata e dolce, si buttò anche lei nella mischia afferrando per il collo quella che si era seduta sul suo angioletto dolorante.
I boccoli color cioccolata, tinti, le ricoprivano in un taglio scalato le spalle fino alle scapole. Più in là di lì non riusciva a farli crescere, si divertiva a tagliarli ogni tanto per cambiare. E anche il colore di capelli alternava a varie tonalità di castano con i rossi.
Gli occhi azzurro ghiaccio si posarono taglienti sui diavoli che continuavano a lottare per mordere e torturare il fratello.
L’undicenne reagì occupandosi di Astrid, su cui non ebbe pietà tirandogli i capelli(provocando per questo un ira indicibile della bionda).
Fu così che arrivarono i genitori con il nuovo membro della famiglia.
Era normale, ordinaria amministrazione, per i due adulti, vedere un simile pantanaio. Lo facevano spesso.
Avevano imposto la musica spenta per non creare caos, più di quanto già ce ne fosse, e i computer spenti per fare una degna accoglienza, ma speravano che non fossero arrivati a quello proprio nell’occasione per loro così speciale.
La ragazza rimase indietro all’erta, sentendo la confusione provenire da dentro. Si affacciò nascondendosi dietro la porta e vide gente che si picchiava e pensò di essere capitata nel posto sbagliato, dove i bambini venivano picchiati!
I lunghi capelli sciolti si inanellavano alle punte e il colore del tramonto fiammeggiava sotto la luce del sole. Gli occhi verde dorati apparivano molto più grandi di quanto avrebbero dovuto esserlo.
L’aria di chi sta per andarsene, di chi vede l’orrore più acuto, di chi sa di essere in pericolo e sta per scappare a gambe levate.
Detto fatto seguì come al solito il suo istinto e facendo dietro front sparì nel giardino di ghiaia, fuori dal cancello.
Non sarebbe rimasta in un posto da pazzi come quello facendosi pestare!
- Nike, No….giocano!!!!-
Disse la donna cercando di andarle dietro.
- Oh…ma siete proprio stupidi!-
Sentenziò il padre severo.
- ce l’hanno appena data in affidamento, nemmeno in adozione, e la facciamo già scappare terrorizzata! Benone! E fra l’altro capisce qualche parola di italiano messa in croce! Ora la prendete voi?-
Continuò a borbottare burbero l’uomo entrando.
Sgusciarono fuori 3 dei 4 figli per recuperarla, incuriositi.
- tu non vai?-
Chiese ad Astrid che si stese nel divano incrociando le mani dietro la nuca, occhi chiusi, pacifica e beata.
Infine disse:
- e correre come una scema dietro ad un gattino selvatico? E fare fatica? Ma per favore!!!!-
Ovviamente il più lento fu Luca, Selene arrivò prima al nascondiglio, un enorme tunnel con solo due uscite. Dentro raggomitolata c’era la piccola Nike. Stava per uscire dall’altro lato ma si parò Elisa. Era come una caccia al tesoro. Anche se Elisa lo faceva seriamente.
- ehi, esci. Stavamo giocando, dai…-
Disse infatti dolcemente. Era veramente come avere che fare con un gattino spaurito e selvatico.
Selene sperò che venisse da lei per vantarsi di aver vinto chissà quale competizione, ma dopo un lungo e profondo attimo di indecisione, Nike guardò un ultima volta le due ragazze dagli occhi azzurri, poi senza più pensarci andò dalla sorella maggiore che le incuteva più calma e meno paura. Insomma, scelse il male minore. La sedicenne se la prese con la castana che trionfante le cinse le spalle, unico lieve contatto ammesso, conducendola in casa.
Là, l’accolse un mezzo grugnito di saluto della ragazza stesa nel divano che sonnecchiava. Non le diede una buona impressione, anzi. Poi vide l’uomo che era venuta a prenderla, si era messo a preparare uno dei suoi pranzi speciali a base di pesce per l’occasione.
Anche lui le incuteva un certo timore, anche se non al pari della pessima sensazione inflittale a primo sguardo da quella stesa nel divano. Da Astrid.
Riconobbe quella che sarebbe stata sua madre. Era la migliore, lo pensò istintivamente. Forse perché era una madre.
Ebbe una discreta impressione anche da Elisa, quella che l’aveva presa in giardino. Selene non era tanto meglio di Astrid ma ci si poteva discutere. Pensò una via di mezzo fra le due sorelle grandi.
Poi si voltò e dietro di se notò il bambino che l’aveva trovata in Germania.
Non capiva ancora la loro lingua, si ricordava che si chiamava Luca e ad occhio e croce avevano la stessa età.
Si sentì inconsciamente sollevata, ma non l’avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura.
Le indicarono la sua camera al piano superiore, una camera non molto grande e arredata semplicemente.
Vi si rintanò e non scese fino a ora di pranzo.
Voleva avere il meno possibile a che fare con tutte quelle persone. Non erano tutti malaccio, ma preferiva non fidarsi, dopo quello che aveva passato. E le sarebbe piaciuto ricordare cosa aveva passato.
Sbuffò seccata guardando fuori dalla finestra. Un paesaggio come tanti. Così optò per il riposo stendendosi nel letto.
Era andato tutto così in fretta. Non ricordava altri nomi all’infuori di Luca. E la loro lingua era un dramma comprenderla. Del resto non sapeva il tedesco anche se l’avevano trovata là.
Uno shock psico fisico le aveva cancellato la memoria fino a quel punto. Poi la fame sofferta le aveva trasmesso le solite malattie. Ora era guarita ma il distacco e il timore che provava verso il mondo intero le impediva di parlare e di socializzare per rendersi conto che non tutti erano cattivi e da prendere a calci come invece pensava e faceva.
Era un periodo buio la sua vita. A partire dai 0 anni. Era arrabbiata col mondo che l’aveva ridotta a quel modo portandole via tutto. E ancora non riusciva a vedere il lato positivo, cioè che finalmente aveva incontrato una buona famiglia. Ma avrebbe avuto tempo per rendersene conto.
Al momento era in grado di formulare solo pensieri contorti e scontrosi verso ogni cosa esistente.
Per sopravvivere in quel pazzo mondo bisognava non guardare in faccia nessuno e non fidarsi nemmeno di se stessi!

I giorni passarono e inizialmente nemmeno la si vedeva, Nike, in casa. Sempre chiusa in camera a fare pensieri sconosciuti. Non si faceva avvicinare da nessuno ma per lo meno mangiava con gusto. Dopo aver patito la fame non avrebbe rifiutato nessun cibo.
Cominciò a sentirsi pian piano bene nella sua camera, nel suo letto, con ogni giorno del cibo da mangiare e una doccia con cui lavarsi.
Poi arrivò il momento di andare a scuola e li si rifiutò categoricamente.
Settembre era arrivato inesorabile e lei aveva imparato abbastanza l’italiano. Il resto l’avrebbe appreso a scuola.
L’impressione che ormai avevano di lei in famiglia era quella di un gatto selvatico. Con Elisa stava tranquilla, anche con la madre adottiva, ma con il padre e Selene era sempre allerta, per non parlare di Astrid…che la terrorizzava. Quando capitava di stare sole in casa si chiudeva tremante nella sua stanza dopo averla squartata con gli occhi. Era dura. Non parlava mai e non la toccava, insomma. Non aveva di che lamentarsi, eppure le faceva proprio paura.
Forse emanava una forza troppo acuta e violenta. Gli altri erano meno violenti, avevano una forza più dolce e anche contro la sua volontà non poteva averne proprio timore. Ma contro Astrid ne avev, eccome.
E poi come si vestiva!
Selene fra tutte era la più bella.
Poi quando si trattava di pensare a Luca per considerarlo nella sua scala della fiducia, non sapeva mai dove posizionarlo.
Ci pensava un po’ e pensava che era stato lui a salvarla. Se non fosse stato per lui, lei sarebbe certamente morta.
Così finiva che lo imitava e che se doveva scegliere di stare con qualcuno, quello era lui. E sempre a lui chiedeva consigli su come si facevano cose che lei non sapeva.
Così accettò di iniziare la scuola a patto che fosse accompagnata da Luca e che stesse in classe con lui.
Presto si trovò, senza rendersene conto, l’unico di cui lei si fidava veramente, con cui aveva una specie di rapporto.
Ma lui attirava.
Lo ammise.
Luca attirava.