A Proposito Di Donne
CAPITOLO
II:
INTRAPPOLATI
/
When did your heart go missing - Rooney /
Un
nuovo giorno era arrivato e mentre si accingeva ad arrivare al suo
piano in ascensore, batteva impaziente e nervoso il piede a terra.
La
notte non aveva portato per niente consiglio e tutto quel che Tony ne
aveva ricavato erano state due occhiaie profonde sotto due occhi
visibilmente arrossati. Sperava di avere più fortuna durante
il giorno eppure sicuramente così non sarebbe stato, ne era
sicuro!
Con
un profondo sospiro mise piede fuori dall’ascensore e
tendendo
attentamente gli orecchi provò ad ascoltare la voce di Gibbs
…
magari non c’era o se c’era era di buon umore
…
Udendo
il suo solito tono burbero che chiedeva addirittura dove lui fosse,
fece una breve smorfia di preoccupazione per sé stesso ed
infine si decise a raggiungere gli altri.
Quando
arrivò McGee annunciò vittorioso il suo arrivo,
contento di sopravvivere anche per quell’ora, allora il capo
senza
alzare lo sguardo su di lui, tuonando un: - Con calma come sempre,
eh? – si era alzato prendendo il distintivo e la pistola;
questo
fermò di colpo il ragazzo che guardingo e decisamente
timoroso
si era messo a fissarlo sperando di non essere lui a rischiare la
vita, ora!
-
Vuoi una brioche ed un caffé o preferisci unirti a noi nelle
indagini del nuovo caso? – Quando disse questo gli era
arrivato
davanti ed un’occhiata più attenta al suo aspetto
sciupato
gli fece alzare un sopracciglio, poi dopo una più attenta
osservazione aveva aggiunto sempre nel suo stile secco e brusco: -
Stai male? –
Ziva
e McGee rimasero a loro volta stupiti della domanda e
dell’osservazione ma non più di quanto non lo fu
Tony stesso
che spalancando gli occhi si era allarmato. Cosa dirgli?
Istintivamente rispose la prima cosa che gli venne in mente:
-
Quante attenzioni, capo. Tutte per me? –
Si
compiacque con sé stesso per essere riuscito ad essere
pronto
e naturale, se riusciva ancora a spararle così significava
che
non era poi così grave, o per lo meno questo sicuramente
pensarono tutti gli altri ridacchiando e dirigendosi
all’uscita. In
realtà dentro stava come morendo di ogni male atroce e
terribile, nonché di agitazione e nervoso.
Aveva
passato la notte a pensare a Gibbs e al suo lato sentimentale, tutto
il discorso avuto prima con Ziva e poi con Gibbs stesso, ma non era
giunto a nessuna conclusione se non che doveva rivederlo per capire
meglio se era stato un impulso – una paura – del
momento oppure
qualcosa su cui riflettere con più serietà.
L’uscita
scherzosa di Tony mise fine all’interrogatorio e Gibbs con
una
rispostaccia delle sue: - Se vuoi ce n’è una in
particolare
che sono sempre pronto a riservarti! – passandogli accanto
gli
aveva dato l’attenzione a cui si riferiva, il suo famoso
scappellotto sulla nuca.
Il
nanosecondo che intercorse fra la parola e l’azione
però fu
allarmante e di profondo facile fraintendimento per
l’interlocutore
che, impallidendo, era anche riuscito a chiedersi in quale senso
intendesse. I suoi dubbi si erano esauriti in fretta e con una certa
contentezza di fondo l’aveva seguito senza staccargli gli
occhi di
dosso, operazione che avrebbe fatto per il resto della giornata!
“Perché?
Me lo chiedo proprio … perché proprio io devo
seguire le
indagini con lui? Normalmente mi separa da lui perché ci
dividiamo gli incarichi più difficili e particolari, ora me
lo
chiedo seriamente. Come mai proprio dopo ieri sera ha deciso che
avrei fatto questa ispezione con lui? Non si tratta nemmeno di un
compito particolarmente difficile: controllare e recuperare le prove
nel rifugio in cui era il corpo non è decisamente una cosa
complicata che richiede entrambi … tanto più che
si tratta
di una botola sotterranea vuota e spoglia mica troppo grande
… Mah!
Mi sa che posso cominciare a tremare, deve aver in mente una delle
sue però sono certo di una cosa, dopo di questa: Gibbs
è
un sadico narcisista!”
Questi
i pensieri di Tony, ciò che non si sarebbe spiegato di
lì
a poco, però, sarebbe stato anche come fossero riusciti a
rimaner chiusi lì sotto!
L’ombra
che si era frapposto fra la botola e la luce esterna non aveva
indicato chi potesse essere ma chiunque fosse stato fu lui a chiudere
l’unica via d’uscita: il particolare più
interessante era
che non si poteva aprire dall’interno ma solo
dall’esterno.
-
E’ pericoloso lavorare con te! – Proruppe Gibbs
brusco come suo
solito, non era particolarmente seccato ma nemmeno troppo paziente.
Definire meglio il suo tono, in quel momento, era più
difficile d’immaginare quanto tempo sarebbero stati
lì sotto
senza finire all’aldilà!
-
Perché? – Chiese istintivamente Tony guardingo e
stupito.
-
Rimani sempre intrappolato da qualche parte! – Fu
l’ovvia e
semplice risposta dell’altro, del resto non aveva tutti i
torti,
no? Sentendolo scherzoso a modo suo, il giovane si
tranquillizzò
un po’ anche se il nervosismo cominciava a smuoversi in lui.
Stare
lì sotto proprio con lui non era la cosa migliore che gli
potesse capitare dopo la sera precedente. Ok che si era detto di
dover passare più tempo con Gibbs per capire cosa provava,
però quello era tropo!
-
Non riesco mai a resistere alla tentazione … sai,
è per far
capire quanto io sia indispensabile! – Fece quindi dopo poco
pensare. Il suo grado di preoccupazione per la propria
incolumità
stava crescendo a dismisura.
-
Sicuramente se ne renderanno conto … - Lo disse seriamente,
per cui
Tony dovette guardarlo con più attenzione per capire il
messaggio nascosto in quella frase a trabocchetto. Infine diffidente
azzardò:
-
Mi stai prendendo in giro, vero? –
Al
ché lo sguardo del più adulto si posò
ironico
sul suo e marcando con il medesimo tono di voce, borbottò:
-
No, io dico sul serio … capiranno quanto sei indispensabile
… -
-
Davvero? –
-
Certo, non ci vuole molto a realizzare che se la caveranno benissimo
da soli! –
Ecco
la reale risposta!
Questo
fece rimaner male Tony che ogni volta sperava sempre in un piccolo
elogio da parte sua, era una cosa in cui sperava dal primo giorno in
cui si erano incontrati però era difficile riceverlo. Quando
succedeva si sentiva al settimo cielo e poco importava se gli altri
erano d’accordo o meno, ciò che contava era che
lui stesso
lo pensasse!
-
Secondo te quanto ci impiegheranno a scovarci e tirarci fuori da qui?
– Disse poi cambiando discorso, dopo aver chiuso il proprio
cellulare per mancata ricezione. Non doveva stare in silenzio o il
discorso si sarebbe potuto rivoltare contro, se lo gestiva con
abilità a suo favore i momenti trascorsi lì sotto
con
lui sarebbero potuti essere sopportabili.
-
Dipende quanto indispensabile sei, no? –
Disse
dunque Gibbs di nuovo sottilmente ironico, più serio che
altro
… parlava sempre con quel suo modo indecifrabile, come si
poteva
capire cosa pensasse o quale intento avesse?
Per
lui era facile rigirarsi le situazioni e le persone a suo favore
…
o gli obbedivano per paura di venir squartati oppure perché
cascavano come inetti nelle sue trappole incomprensibili!
Aggrottando
la fronte e poco convinto, Tony rispose:
-
Bè, ci sei anche tu, capo … anche se non
noteranno subito la
mia presenza la tua sicuramente si! – Sperava di aver detto
la
frase giusta e di non vedersela rivoltare contro. Avendo a che fare
con Gibbs questo era estremamente impossibile, ma Tony era
un’ottimista la cui speranza non moriva mai!
Non
era male scherzare e basta, se evitavano i discorsi seri si poteva
ben fare, no?
-
Ti assicuro che si nota subito anche la tua di assenza, su questo non
ci piove! –
Quel
che disse lo lasciò di nuovo senza parole, qual era il senso
di questa nuova uscita? Poteva esultare per l’insperato
complimento
o no?
Tony
si trovò di nuovo a guardarlo cercando di capire, lo fece
per
un lungo momento poi giunse ad un'unica conclusione:
-
Grazie! –
In
effetti in qualunque senso l’avesse inteso, un grazie ci
stava
ugualmente!
-
E’ il grado di indispensabilità che dovrebbe
preoccuparti! –
Ecco,
appunto!
-
No, sono tranquillo, sono con te quindi si danneranno come dei
pulcini senza la mamma chioccia per trovarti! –
-
Vedi che sei fortunato? –
-
Uh! – L’esclamazione che fece imprudentemente ed
impulsivamente,
indicava che dipendeva dai punti di vista … certo la fortuna
di
essere rimasto chiuso con lui poteva esserci di certo ma non era
proprio solamente tale, il lato pericoloso per lui che non capiva
cosa provava per il proprio capo, c’era eccome!
L’uscita
spontanea e chiara di Tony non fu comunque gradita
dall’interlocutore
e lo sguardo che gli lanciò fu molto eloquente, forse era
meglio correggere il tiro, così si affrettò a
chiarire:
-
No, non fraintendermi! Sono iper fortunato a star qui con te, almeno
ho la sicurezza di uscire prima dell’arrivo della mia morte
…
spero! – Spero di averlo convinto, a fregarlo però
era
certamente stato quel ‘spero’ finale.
L’esito di quella
giornata non era molto scontato, in effetti!
Sospirò
e togliendosi il capello nero con la visiera, si asciugò il
sudore. Non faceva caldo ma nemmeno freddo, era una mezza stagione e
anche se si trovavano in un rifugio sotterraneo non molto grande e
vuoto, gli spiragli per l’aria dalla botola entravano e
presto
qualcuno li avrebbe trovati certamente. A farlo sudare era proprio
Gibbs!
Non
rimasero per molto in silenzio e quando Tony stava per riprendere a
parlare per evitare quel certo discorso, fu l’altro a
precederlo e
con sicurezza e fermezza, non però impazienza o altro, disse
diretto:
-
Allora hai pensato? –
La
domanda detta così poteva essere vittima di molte allusioni
e
battute, che Tony ovviamente raccolse sperando di riuscire a cambiare
discorso:
-
Dubiti che io lo faccia? E’ l’attività a
cui mi dedico
maggiormente, perché, non si capisce? –
Ma
Gibbs non cadde nel tranello e con grande maestria tornò a
gestire il dialogo, sempre con pacatezza invariata.
-
Dalla faccia che avevi stamattina si direbbe che questa volta
l’hai
fatto per la prima volta in assoluto! –
Bè,
l’ironia acida non se la risparmiava di certo, in fondo erano
più
simili di quel che sembrava.
I
due uomini non stavano troppo vicini, ognuno appoggiati ad una parete
a qualche metro di distanza, si guardavano a vicenda come a tenersi
d’occhio e slacciandosi la cerniera della felpa per stare
più
comodi, capirono che avrebbero parlato di una sola cosa, alla fin
fine.
-
L’apparenza inganna! –
-
Vuoi dire che non hai pensato nemmeno questa volta? –
Aveva
sempre una risposta per tutto e questo a volte snervava ma altre era
comodo. In quel momento non si poteva certo dire …
-
Ho avuto una nottata molto tormentata! – Lo disse per
rispondergli
a tono ma si morse subito la lingua, aveva fatto una cosa peggiore
…
l’aveva indirizzato esattamente laddove aveva tentato di
scappare!
Si
morse il labbro e chiudendo un occhio per l’errore fatto, si
preparò all’ovvia e conseguente domanda:
-
A pensare alle donne? –
Ecco
la musica era partita. Dovevano ballare? Allora l’avrebbero
fatto.
Tutto
si poteva dire di Tony all’infuori che quando c’era
qualcosa di
serio da affrontare, lui l’evitava.
C’era
il tempo di parlare, di scherzare, di sviare e c’era quello
di
agire e affrontare i discorsi scomodi. Questo era quello.
Sospirò
e grattandosi la nuca l’appoggiò al muro dietro di
sé,
poi senza guardarlo in viso rispose più o meno serio:
-
All’amore … -
Questo
sancì l’inizio del ballo. Tony aveva accettato la
proposta
di Gibbs ed ora si sarebbero trovati entrambi in pista. Il genere di
ballo, però, non si sapeva quale sarebbe stato fino a che
non
l’avrebbero eseguito.
Quindi
bisognava iniziare.
“Prima
è e meglio è!”
Si
trovò quindi a pensare il più giovane.
Con
nessun’altro l’avrebbe fatto, con nessuno avrebbe
parlato di una
cosa del genere poiché nessuno c’entrava veramente
con
questo discorso così intimo, la verità era
però
che Gibbs c’entrava eccome quindi quel che era giusto era
giusto.
Tony
non era certo un vigliacco.
“Chissà
che non mi aiuti a capirci qualcosa …”
Pensò
infatti quest’ultimo con un fondo di rassegnazione mista a
speranza.
Qualcosa
sarebbe cambiato di sicuro e questa al momento era l’unica
reale
certezza.