A Proposito Di Donne

CAPITOLO III:

CHIARIRSI LE IDEE
/ Where ‘d you go – Fort Minor /
Non è che l’aria fosse diventata più irrespirabile, era solo un impressione di Tony dovuta all’argomento che stava cercando di affrontare.
Gibbs era la creatura più diretta esistente e l’idea che per qualche motivo o fraintendimento si potesse instaurare un clima testo nella squadra perché capo e primo agente avevano problemi fra di loro di natura personale, non gli stava bene. A nessuno dei due in effetti ma soprattutto al suddetto capo.
Ecco perché fra questa prospettiva e la possibilità di evitare tutto ciò con una semplice chiacchierata forzata, preferiva questa seconda opzione.
Diretto, veloce, semplice.
Gibbs ancora non si era interrogato a fondo sugli stessi dubbi che allarmavano Tony, li capiva ma non ne aveva mai fatto un problema. Se avrebbe trovato la donna giusta non l’avrebbe cacciata ma era consapevole che sarebbe stato veramente molto difficile trovare questa famosa donna, quindi comunque si buttava anima e corpo in ciò che gli piaceva e lo faceva star meglio, il lavoro, e si circondava delle persone che riteneva importanti, la sua squadra. Per lui il lavoro era l’amore e la squadra la famiglia. Non si era mai realmente preoccupato di ciò che assillava anche Tony, ovvero amore vero e sentimenti vari …
Però se si sarebbe trovato davanti ad una verità che non aveva contemplato l’avrebbe semplicemente visionata ed accettata.
Per lui i problemi erano altri …
Tony però era uno che rimuginava a lungo ed in continuazione su ciò che gli premeva, non lo dava a vedere finché riusciva a nasconderlo, poi quando non ce la faceva più chiedeva il parere a destra e a manca finché non trovava risposte soddisfacenti.
Quindi gli conveniva aiutarlo a stanare ogni dubbio o non avrebbe più avuto il suo miglior agente operativo al massimo!
Eppure era solo questo?
Veramente?
O c’era dell’altro?
Dell’altro molto ben nascosto in profondità, ignorato e calpestato?
Era solo perché era il suo miglior agente che si preoccupava sempre per lui e che ogni volta che si metteva nei guai, il 90 % delle volte, faceva fuoco e fiamme per tirarlo fuori?
Era solo per questo che gli importava così tanto cosa lo angustiava e cosa aveva ricavato dalla conversazione della sera precedente?
- Bè, come ti ho detto ieri prima di andar via, quel che mi da problema maggiore non è scoprirmi gay. Insomma … se è la vera risposta al perché non trovo soddisfazione in nessuna donna e quindi le cambio sempre, ben venga. Ci vorrà un po’ per assimilare la cosa e abituarmi, venire allo scoperto con me stesso, ma … non lo ritengo vero problema quello. –
Tony iniziò ad aprirsi con più facilità di quanto avesse pensato, era stato più difficile mascherare e scappare da quell’apertura, una volta che si era arreso aveva iniziato quasi con felicità, si sentiva più leggero e libero. Queste erano le conclusioni a cui era arrivato nella sua notte insonne, ora avrebbe anche rivelato il vero tormento, ciò che gli aveva provocato quelle brutte occhiaie profondo nel bel viso regolare.
Gibbs si trovò ad ascoltare il suo ragionamento capendo che parlava più a sé stesso che a lui. Quel ragazzo era la creatura più strana che avesse incontrato, escludendo sé stesso, ovviamente …
Sembrava la persona più facile ed estroversa del pianeta ma poi approfondivi un po’ e capivi che non era così. Del resto nessuno è veramente facile, ognuno ha le proprie gallerie, oscure o luminose che siano … Tony si intestardiva e si fissava su alcuni punti, punti per cui, magari, era capace di perdere la testa solo lui ma che lo tormentavano comunque, finché non risolveva il proprio problema finiva contro la propria volontà per coinvolgere chiunque ritenesse degno delle sue confidenze. La fortuna – o sfortuna – era far parte di questo cerchio di persone di cui lui si fidava. Lui era sempre il primo della lista!
Non sarebbe certo servito chiedergli quale fosse il vero problema, per lui.
- Quel che mi risulta difficile da capire e in caso accettare, è … se quella persona sei tu. La persona che cerco nelle donne, che non trovo; ieri mi hai messo questo dubbio e lo trovo difficile da ammettere … -
L’aveva detto e finalmente poteva dire di sentirsi veramente meglio. Il nodo che gli aveva contorto lo stomaco per tutta la notte e la mattina si stava sciogliendo e gli pareva anche che l’aria fosse di nuovo respirabile. Qualunque cosa avesse detto Gibbs, il peggio era certamente fatto … vero?
Alzò gli occhi sul suo viso e con una calma che non sembrava sua, si trovò ad attendere una sua risposta, qualcosa che l’aiutasse a capire. Non sentiva più l’agitazione di prima che l’uccideva, si sentiva veramente più tranquillo.
Qualche giovamento ne avrebbe tratto di sicuro.
Se lo sentiva.
Gibbs, dal canto suo, aveva già immaginato una cosa simile dopo la risposta con cui l’aveva lasciato la sera precedente, si era fatto un idea precisa del problema di Tony e si era preparato ad una conversazione simile, per questo l’aveva cercata e forzata, o sarebbe andato avanti in quel modo chissà per quanto!
Tuttavia al momento di dover dire qualcosa si trovò a non saper cosa esprimere con esattezza, così semplicemente aprì la bocca senza saper cosa dire di preciso: era sicuro di sé, sapeva che comunque qualunque cosa sarebbe andata bene:
- Come pensi di accertartene? –
In effetti era una domanda molto logica. Il tono che usò non era burbero e nemmeno spazientito, era più calmo ma sempre con la sua impronta bassa e leggermente sbrigativa. Invogliava comunque alla confidenza, faceva sentire capiti e accettati chiunque ci parlasse. Fu per questo che Tony riprese il proprio coraggio e il controllo di sé stesso.
Si strinse nelle spalle:
- Non lo so, se lo sapessi l’avrei fatto, no? Mi sono detto che solo stando ancora in tua compagnia avrei potuto capirci qualcosa di più, certo non evitandoti … - Disse tutto quello a cui era arrivato da solo fino a quel momento. Gibbs ascoltò con attenzione anche questa risposta sensata, stupendosi del fatto che non ci arrivasse da solo. Era uno che ci sapeva fare con le donne quindi sicuramente sapeva come capire se gli piaceva qualcuno o meno.
- Normalmente con le donne come fai? Sarà uguale, no? –
Loro due erano molto simili e andando avanti questa somiglianza si vedeva sempre più ma non lo erano sempre ed in tutto. Gibbs non si chiedeva mai se una donna gli piaceva seriamente o meno. Se era di suo gradimento perché stressava meno delle altre ci andava, altrimenti le evitava. Ma in ogni modo non si faceva domande, alla fine non era mai la persona giusta per lui.
Tony invece cercava e cercava in ogni tipo di donna convinto che prima o poi avrebbe trovato quella giusta. Si chiedeva sempre, quindi, se lo fosse …
- Bè, una volta che sto con loro lo capisco … -
Ecco, questo dava una perfetta visione delle cose. Perfetta.
Sarebbe servito quello?
Gibbs alzò un sopracciglio ricambiando il suo sguardo, una certa malizia si dipinse nel suo volto affascinante e Tony quando la notò si trovò addirittura ad imbarazzarsi.
Se era riuscito a tornare appena normale, ora, all’idea di dover fare ‘qualcosa’ con Gibbs per capire cosa provava per lui e come stavano le cose, lo mandavano in confusione … lui era Gibbs, come poteva?
Non perché fosse un uomo, nemmeno tanto perché fosse il suo capo. Gibbs era Gibbs … come spiegare l’origine di quel caos? Era come se … come se fosse troppo anche per lui.
- Ed ora cosa pensi di fare? – Chiese quindi mantenendo quell’aria ironico-maliziosa e calma al contempo, non si stava innervosendo ancora, anzi, trovava la situazione piuttosto divertente, in fondo. Tony era spasso assicurato, era l’unico che riusciva sempre a cacciarsi in qualche guaio e di volta in volta era sempre peggio.
Il ragazzo aggrottò indeciso la fronte: Gibbs lo stava provocando?
Non era seccato ed infastidito all’idea che si stava insinuando?
Cosa pensava, veramente?
Doveva capirlo prima di trovare una soluzione.
- Penso che cercherò un altro modo per capirlo! – Concluse infatti Tony svelto. Certo, sperava di trovarlo in fretta o il panico l’avrebbe invaso di nuovo. L’idea di essersi scavato la fossa da solo si intromise subito, doveva imparare a pensare di più!
Gibbs scosse il capo con un’espressione stranamente eloquente.
- Che c’è? – Chiese il sottoposto.
- Non lo immagini? – Ecco, ora il tono alla Gibbs stava tornando, un po’ più sollevato cominciava a sentirsi anche lui sentendolo.
- Sono un caso senza speranza? –
- Vedi che se ti sforzi ci arrivi da solo? –
- Bè, mi piacerebbe arrivare anche ad altre cose … - La frase che gli uscì istintiva lo fece pentire subito d’averla detta, di nuovo. L’aveva fatto di nuovo. Non aveva pensato e il doppio senso poteva vedersi ancora troppo bene. Sperava di non star esagerando.
Gibbs lo guardò di nuovo incuriosito.
- E pensi che rimarremmo chiusi qui dentro per tutta la vita per fartelo capire? – Continuava a provocare a modo suo.
“Sadico egocentrico, simpatico proprio come un piatto a base di insetti vivi!”
- Io … - Iniziò Tony capendo di dover dire qualcosa: - … penso che mi terrò il dubbio! – Fu la conclusione sbrigativa e rassegnata. Decisamente senza conoscere la possibile reazione, non avrebbe mai baciato o quant’altro Gibbs, poteva rischiare la vita, no?
Gli sembrava di essere in un’altalena … a volte andava su e si sentiva bene e leggero, altre giù e la sensazione era opposta. Era difficile avere a che fare con una cosa simile, per nulla facile. Paradossalmente era meglio scoprire di essere gay piuttosto che cercare di capire se si era innamorati di uno come il suo capo!
Una volta che l’avrebbe capito comunque sarebbe andata meglio, no?
- Non fare l’idiota! – Ecco, ora il suo tono era DECISAMENTE spazientito!
“Bene, proprio un ottimo lavoro! Grande Tony! Ora non ti rimane che pregare che ci tirino subito fuori di qui!”
- Ci provo … - La sua ironia non gli mancava mai, spesso più era sotto pressione e più gli usciva naturale.
Gibbs sospirò, forse decideva il modo migliore per ucciderlo? Bè, fino ad un attimo prima si stava divertendo, no? Perché adesso non più?
- Tony, sei pesante quando ti fai ossessionare dai tuoi dubbi. Diventano un problema di stato per tutti quelli che ti circondano! Vedi di risolvere quelli che hai ora e SUBITO o giuro che non esci da qui! –
Già, proprio un ottimo lavoro … non trascurabile sarebbe stata la risposta e la mossa successiva. Il sudore gli colò lungo i lati del viso, di nuovo l’aria si era fatta irrespirabile e l’idea di star soffocando solo grazie allo sguardo cupo e seccato del proprio capo puntato su di sé, divenne quasi certezza. Aveva anche ragione, di sicuro l’aveva, se lo diceva lui era così però … come accontentarlo?
Accontentarlo e rimanere vivi … non poteva fare tutte e due le cose, però la sua ossessione non si sarebbe risolta in altro modo che quello, doveva affrontarla in modo diretto, proprio come faceva con le donna, era l’unico modo efficace, in fondo. Da che mondo era mondo lo faceva sempre e l’avrebbe fatto anche in quel momento se non avesse avuto a che fare con Gibbs.
Era difficile. Veramente molto difficile ma lo guardò lo stesso, lo guardò dritto negli occhi non nascondendo la sua preoccupazione, infine inghiottendo con timore, tirò fuori il suo coraggio incosciente e disse:
- Allora conosco solo quel modo. – Quando lo disse la determinazione nei suoi occhi azzurri colpì piacevolmente Gibbs, quello era l’agente che riconosceva e che aveva voluto con sé. Era divertente quando si dannava per apparenti sciocchezze però a lungo andare sapeva diventare anche molto pesante, ad ogni modo alla fine sapeva riscattarsi e tirare fuori quel che serviva. Non era uno che al momento decisivo si tirava indietro altrimenti sarebbe stato inaffidabile per qualunque cosa.
Ad esempio sapeva perfettamente che se sarebbe sparito lui stesso, Tony sarebbe stato in grado di prendere il suo posto al cento per cento.
- Avanti allora. Detesto perdere tempo. –
La sua risposta sbrigativa e asciutta fece trattenere all’altro il respiro.
Era arrivato il momento di dare qualche risposta alle proprie domande.
Fu lì che Tony si spostò sedendosi accanto al compagno sempre senza smettere di osservare ogni dettaglio del suo volto con la minima attenzione. Era serio, entrambi lo erano, sapevano che non era più un gioco e che le provocazioni erano terminate con l’arrivo di quel momento. Del resto era una cosa piuttosto sensata e si doveva fare.
Rimasero solo un piccolo istante in silenzio a sentire i reciproci respiri, spalla contro spalla, ad contemplarsi l’un l’altro, cercando il modo migliore per farlo o forse solo il battito più consono. Chi poteva dirlo, sembrava comunque giusto guardarsi prima di farlo, per farlo in modo ragionato e non istintivo. Non erano ragazzini con gli ormoni in subbuglio, ma adulti che sapevano profondamente ciò che facevano e che, in fondo, l’avevano voluto entrambi dall’inizio della conversazione. In fondo era proprio così.
Dopo quell’istante fu Tony ad avvicinarsi impercettibilmente a Gibbs, quest’ultimo rimase fermo per tutto il tempo, pensando che comunque doveva essere l’altro ad agire per stanare i propri dubbi. Pensando che non sarebbe stato male stare immobile e lasciarsi fare, perché per una volta non doveva fare lui la parte attiva, visto che non gli era stato richiesto altro che prestare il proprio corpo per una sorta di esperimento, per poter stare meglio. Perché Tony glielo aveva chiesto.
Perché voleva così.
Rimase immobile mentre l’altro finalmente annullò la distanza e con un ritmo che andava in crescendo insieme al tempo e allo spazio che cominciavano a distorcersi, posò le labbra sulle sue, le posò sentendo la sensazione di morbidezza insieme ai mille piccoli brividi che gli attraversarono il corpo, più simili a delle scosse elettriche. Nel momento in cui dischiuse le labbra facendo fare altrettanto al compagno, si sentì paralizzato e dimenticò letteralmente di avere un corpo e la facoltà di muoverlo.
Quel che concentrò totalmente la sua attenzione furono le loro bocche unite e le lingue che dopo un attimo di conoscenza reciproca, di appropriamento e assaggio, si cercarono trovandosi.
Si cercarono.
Non una cercò l’altra.
Contro ogni prospettiva ed intenzione iniziale, Gibbs si trovò a violare la propria idea di stare fermo senza fare nulla andandogli invece incontro e aiutandolo in quel bacio che sapeva di nuovo e di strano.
Si trovarono anche a chiudere gli occhi per catturare subito le sensazioni che scoppiarono lente e sempre più forti e veloci, come il ritmo inizialmente calmo e lento che poi era andato in crescendo, contro ogni aspettativa e ragionamento.
Intrecciarono le loro lingue all’interno delle bocche aperte ed unite e il bacio continuò diventando sempre più intenso in quel silenzio che sembrava talmente caotica da assordare. Talmente intenso ed imprevisto che entrambi scordarono di poter muovere le mani o qualche altra parte fisica, rimasero immobili concentrati l’uno sull’altro in un vicendevole scambio di indefinibili qualcosa …
Emozioni?
Sensazioni?
Piaceri?
Già, piaceri … era terribilmente bello farlo, lasciarsi andare e non averne paura, capire sul momento che andava bene e che avrebbe dovuto farlo prima. Si sarebbe evitato un gran tormento.
Questo per Tony.
Per Gibbs ci fu un forzato silenzio mentale portato dal benessere di quel bacio. Non gli fece schifo e nemmeno gli fu indifferente. Gli piacque.
Ora forse avrebbe dovuto darsi pena a capire se gli era piaciuto perché Tony ci sapeva fare oppure perché aveva baciato proprio lui …
Fu proprio in quel momento, però, che la botola si aprì. Ziva e McGee li avevano trovati.