A Proposito Di Donne

CAPITOLO IV:

AMMISSIONI
/ Enjoi the silente – Depeche Mode (reinterpretata da Mike Shinoda) /
- Allora eravat … –
La voce squillante e autoritaria di Ziva arrivò ad interromperli, la mora era entrata svelta precedendo McGee che era rimasto indietro senza vedere i due. Fu comico come invece lei stessa si trovò interrotta a sua volta da quel che vide, o intravide.
Lasciò la bocca aperta e gli occhi scuri sgranati, non li aveva visti baciarsi, si erano separati subito ma qualcosa c’era stato, quando li aveva messi a fuoco erano ancora così vicini che si capiva fosse successo qualcosa di strano, inoltre poteva giurare di aver visto un movimento inequivocabile … come due fidanzatini che erano stati beccati dalla mamma a fare ’certe cose’. L’intuito la portò assurdamente subito su quella pista, del resto era un agente e spia molto in gamba, troppo forse. Tony si alzò immediatamente e guardandolo con un imbarazzo evidente aveva tentato di distrarre tutti con una delle sue battute, ma ad un’occhiata veloce aveva capito subito che Ziva era già sulla buona strada!
Forse sarebbe stato meglio parlarle!
- Era ora, pivelli! Stavamo facendo le radici! –
- Esagerato, siamo arrivati quasi subito! – McGee dopo essersi scontrato con Ziva che si era inspiegabilmente bloccata, era entrato a sua volta per vedere Gibbs che si alzava e Tony in mezzo che con qualcosa di strano nell’espressione faceva il solito spaccone.
- Mezz’ora per te è quasi subito? – Fece pronto il compagno contento che almeno qualcuno ci avesse abboccato; mentre battibeccava acidamente ed ironicamente con lui, teneva d’occhio con uno sguardo fisso indagatore la donna presente, cosa che ovviamente faceva anche lei con lui ed il capo, camminando in circolo con molta cautela. Il suo sguardo la diceva lunga sui pensieri che stava avendo!
Gibbs invece stufo di aspettare ancora per ascoltare i soliti scontri verbali, con uno sguardo a Ziva fulminante che significava chiaramente: ‘Tieni chiusa quella bocca o sei finita ora e sempre!’, era andato loro incontro e sorpassandoli li aveva entrambi colpiti con un buffetto sulla nuca.
- Ci muoviamo? –
Aveva aggiunto burbero e seccato uscendo dal rifugio in cui erano rimasti chiusi lui e Tony.
Ecco, quello era il solito Gibbs, come affermare che c’era stato qualcosa di strano, di quel genere?
Ziva se lo chiese guardandolo rimanendo ferma. Eppure lo sguardo che gli aveva lanciato era stato inequivocabile!
Quando rimase sola lì dentro, tornò a girarsi mantenendo l’espressione inquisitoria e guardando l’angolo in cui li aveva trovati così vicini quando era entrata, provò a rivederli aggiungendo la tessera mancante.
Provò ad immaginarli che si baciavano … era veramente possibile?
Se lo chiese e richiese ed anche quando fu richiamata dall’esterno dal vocione impaziente del capo, continuò a vederseli nella mente.
Doveva scoprire come erano andate le cose o non avrebbe avuto pace!
La sua piacevole ed amabile caratteristica di essere ossessionata da ciò che non sapeva ed invece voleva sapere, era la rovina di tutta la squadra!
Voleva scoprire cosa era successo e l’avrebbe scoperto!
I giorni passarono. Come?
Con Ziva che seguiva e tormentava Tony in ogni angolo possibile per sapere cosa fosse successo quel giorno quando lei era entrata, con Tony che scappava abilmente da lei inventandosi sempre nuove uscite comiche per farla desistere, con Gibbs sempre più nervoso e irascibile per l’ossessione di Ziva (solo per quello?), con McGee che non capiva cosa stesse succedendo agli altri membri della squadra e con Tony e Gibbs che non riuscivano più a parlarsi e chiarirsi grazie alla dolce fanciulla!
Ecco come passarono i giorni seguenti: a cercare di mantenere il silenzio con la spia del Mussad, cosa per nulla facile e divertente, tanto che infatti non fu possibile!
- Vuoi dirmi che diavolo è successo? – Chiese la mora per l’ennesima volta esasperata ed insistente a Tony. Era riuscita a bloccarlo con lei in una stanza all’interno dell’agenzia, era molto brava in quelle manovre, solo che Tony era altrettanto bravo ad eludere quei blocchi!
- No! – Rispose infatti il ragazzo deciso e schietto, mantenne lo sguardo diretto cercando di capire cosa inventarsi quella volta per scappare da quella specie di criminale col distintivo, non trovò nulla e si rassegnò ad ascoltare la frase successiva di lei:
- Perché? È così segreto, brutto, imbarazzante, umiliante? – Lei in realtà non sapeva bene la situazione, andava ad intuito affidandosi alle fantasie che conseguentemente erano nate dopo quell’irruzione. Doveva esasperarlo e farlo parlare, voleva saperlo, voleva sapere tutto quello che riguardasse Tony, era sempre così in fondo. Per saperlo era anche capace di rispondere a tono a Gibbs, rischiando la vita per quello!
Tony sospirò, cominciava a perderla anche lui la pazienza.
- Perché potresti dirlo a McGee e si ingelosirebbe! –
Scherzava spesso sul suo rapporto con McGee, era una cosa divertente e per alludere ad un ipotetico amore omosessuale fra loro due non rischiava la vita come sarebbe successo se invece l’avrebbe fatto con Gbbs. Ziva però non ci cascò e soprattutto non si rassegnò. Con la pazienza inesistente e il fastidio crescente per il fatto che continuasse a prendersi gioco di lei, sbatté la mano contro il muro a pochi centimetri dalla testa del ragazzo che impallidì per un attimo, poi sbottò:
- Vi siete baciati! – Ecco, era successo … l’aveva detto.
Aveva fatto una fatica inaudita per trattenersi dal dire quel che pensava ed ora in un attimo i suoi sforzi erano svaniti!
Sospirò nervosa rendendosi conto di quel che aveva ammesso e si separò da lui mantenendo la sua posizione fra Tony e la porta d’uscita. Almeno una risposta l’avrebbe voluta.
- Io e McGee? – Tentò cercando di mantenersi ironico e stupito.
“Porca miseria, ma come fa? Ci ha azzeccato e non ci ha nemmeno visti chiaramente … Gibbs direbbe: ‘Se non fosse così non starebbe nella mia squadra!’. Bè, ha ragione! Che posso fare per depistarla? Magari posso far finta che sia vero, le dico la verità e lei crederà che sto ancora scherzando … visto che non dico mai la verità a lei quando me lo chiede, potrebbe funzionare!”
Si trovò a decidere la migliore tattica da seguire in un tempo veramente molto breve mentre, corrugando la fronte, cercava di mascherare il suo stato d’animo di stupore puro. Lei fece un sorrisino vittorioso, ormai era fatta ed era sicura di averla spuntata.
- Tu e Gibbs! Ho ragione vero? –
- Certo! – Fece subito, per ora ce l’aveva fatta, la sua espressione rimaneva di beffa non marcata, lei si sarebbe interrogata sulla veridicità della sua ammissione e, arrabbiata, se ne sarebbe andata rassegnata. Queste erano le rosee aspettative – speranze – di Tony mentre ricambiava il suo sguardo.
- Come? – Stupita, chiese timorosa di aver capito male, non si aspettava l’ammettesse così facilmente, nonostante fosse convinta di aver vinto.
- Certo, è così, mi sono baciato con Gibbs, è stato un momento strano, sai? Ho ripensato al tuo discorso sulle donne, poi la sera stessa Gibbs mi ha insinuato il dubbio: e se sono innamorato di lui, o qualcosa di simile? Così ci ho pensato tutta la notte e il giorno dopo … PAM! Rimango intrappolato proprio con Gibbs! E’ un segno del destino! Così fra una chiacchierata e l’altra ho deciso di tentare il tutto per tutto per capire se quello che mi avevate insinuato nella testa fosse vero. Lui mi ha dato il permesso, eh? Non fraintendermi … non sarei sopravvissuto altrimenti! L’ho baciato e lui mi ha anche risposta, non pensavo, sai? Poi però sei arrivata tu e ci hai interrotti … ora grazie a te non sono più riuscito a parlare con lui! –
Terminato il lungo monologo con una certa ironia nella voce, le scoccò un’occhiata storta cercando di capire se il suo piano fosse andato a buon fine. Non voleva che anima viva lo sapesse, già l’averlo detto a Gibbs era stata una mossa avventata … se lo sapeva anche Ziva chi poteva sapere come sarebbero andate le cose?
Quando la guardò vide la sua espressione seria e concentrata che cercava, probabilmente, di aprirgli la testa per vivisezionarla e capire dove fossero le menzogne e dove la verità.
Ridacchiò istintivamente … era una ragazza molto divertente, tutto sommato. Le piaceva come amica.
“Porca miseria. Come amica … lo vedi che ormai sono andato? Non l’avrei mai detto di una donna se non mi fossi rassegnato, ormai, e non avessi già accettato la mia nuova sessualità. E magari mi ci sento anche meglio! “
Ancora non sapeva come doveva sentirsi ma lentamente le tessere del suo puzzle tornavano a comporre l’immagine di sé stesso. Forse i conti tornavano veramente. Forse, ormai, non mancava altro che parlare con Gibbs e ammettere che i suoi dubbi ormai erano realtà. Glielo doveva e lo sapeva.
- Allora l’hai capito? – Quel che disse lei lo lasciò visibilmente senza parole e stupito. Ci aveva creduto!
Che avesse capito che diceva la verità sperando che non gli credesse?
Era probabile, ormai lo conosceva e capiva quasi sempre ogni volta che scherzava e che era serio; le volte in cui era serio, però, erano sempre così poche …
- Ma ci hai creduto? – Chiese sperando di rimediare.
- E’ vero, no? –
- Come fai a dirlo? –
- Non sono mica stupida! Li so interrogare anche io i delinquenti e capire quando mentono e quando sono sinceri! – In effetti non aveva fatto i conti col suo lato di agente speciale!
- Grazie per il ‘delinquente’! –
- Prego! -
Si morse le labbra … quante probabilità aveva di rimediare? La guardò in silenzio, era così convinta che nessuno al mondo ci sarebbe riuscito.
Sospirò passandosi una mano sulla fronte e poi fra i capelli, una gocciolina di sudore cominciò a cadergli lungo la schiena. Detestava essere messo in trappola da lei ma del resto era scappato così tanto che era stanco di continuare a farlo. Magari era la cosa migliore parlare con lei e confidarsi, sul momento era stata anche la sua decisione ma poi vedendola così risoluta ci aveva ripensato.
Tutto sommato poteva essere veramente la cosa migliore.
Infine appoggiando le spalle al muro dietro di sé, ricambiando il suo sguardo risoluto con uno serio e concentrato, iniziò:
- Bè, quello che ti ho detto è vero. Ci hai visto? –
Lei trionfante dentro di sé, mantenne un’aria amichevole e quasi dolce, era un argomento delicato e lo capiva. Capiva soprattutto che il fatto che lui avesse deciso di parlarne con lei significava che si fidava e non doveva deluderlo.
- No, non proprio ma quasi. Vi stavate separando in fretta ed eravate così vicini che ho avuto un veloce flash di quello che poteva esserci stato prima. Ma poi ho solo immaginato, ecco perché ti ho tormentato! –
Fece un debole sorriso.
- Quello che mi hai detto e poi che mi ha detto la sera Gibbs mi ha fatto pensare ed andare un po’ in crisi: e se avevate ragione? Cioè, tu magari l’hai detto scherzando ma mi sono seriamente chiesto perché non trovo la donna giusta. Quella sera ne ho parlato con Gibbs e lui mi ha detto di capire cosa cerco in una donna e … alla fine è venuto fuori che nelle donne cerco lui. È complicato da spiegare. Questo è rimasto dubbio fino al momento in cui l’ho baciato. –
- Ora non hai più dubbi? –
- No, purtroppo o per fortuna ho capito cosa c’era in me che non andava, che non mi permetteva di amare nessuna donna. E’ di Gibbs che mi sto innamorando. E’ lui che mi piace e prende tutto di me. –
Leggero. Incredibilmente leggero ci si sentì appena lo disse.
E sorrise apertamente grato all’amica che l’aveva costretto a dirlo.
- Che ne dici di dirglielo? – Disse Ziva col tono e l’espressione più affettuosi che possedeva.
- Già, credo sia il caso. -
La risposta di Tony rimase nel silenzio che si creò. Un silenzio non facile ma nemmeno difficile, un silenzio nemmeno pesate o leggero. Un silenzio riflessivo.
Era arrivato proprio il momento.