Absolution
CAPITOLO
3:
WHAT
I LIKE ABOUT YOU
/Izzy/
Il
ticchettio continuo di mille tasti pigiati da molte dita diverse, mi
arrivano agli orecchi in un suono fastidioso per molti, familiare ormai
per me.
Come
del resto anche questi bagliori luminosi che mi hanno costretto a
mettere gli occhiali per lavorare, dicono che non mi mandano in pappa
il cervello. Per me è indifferente, basta fare bene il mio
lavoro. Un lavoro che mi porta parecchi soldi, mi piace e mi permette
di fare quel che mi pare per lo più.
Potrei
avere più tempo per me volendo, ma non mi piace lasciare
lavori a metà o fatti male, per cui faccio spesso tardi; del
resto perdo totalmente la cognizione del tempo davanti ad un pc
normale, figuriamoci questi che sono di ricerca per Digiworld. Ogni
tanto ci penso… come diavolo ho fatto così
giovane già a trovarmi in una compagnia simile? Poi capisco
che è meglio non farmi domande di questo genere.
-
Signor Izumi, il capo mi manda a dirle che è il caso che
vada, per oggi ha finito, ha fatto anche più del
dovuto… -
Guardo
l’ora senza calcolare prima la segretaria che mi ha riferito
ciò. Effettivamente l’ora del rincaso è
passata da un po’.
Mimi
sarà arrabbiata di nuovo.
-
Va bene… -
Ma
prima di chiudere qualcosa attira la mia attenzione.
Una
luce rossa si accende nel monitor, in basso…
l’antivirus mi segnala un tentativo di contagio. Mi risiedo
subito e con un paio di mosse controllo di che si tratta.
Sarà il solito virus che cerca di infiltrarsi.
Ma
c’è qualcosa di diverso, non sembra un semplice
virus. È strano…
Tanto
più che non riesco ad eliminarlo.
Non
posso lasciarlo così, dovrò occuparmene subito.
Sbuffo… chi la sente stasera…
-
Signor Izumi, si vergogni… fare preoccupare e arrabbiare una
donna incinta… e poi non pensa a sua figlia? Ha una voglia
matta di vederla, lo sa? -
Una
voce scherzosamente severa e familiare mi fa prendere un colpo, ero
molto immerso nel lavoro che non avevo sentito entrare nessuno.
Mi
volto e con un gocciolone sulla testa lo vedo:
-
Tai, fai più rumore la prossima volta così non mi
spavento! -
Mi
torno a voltare mentre lo sento ridacchiare col suo solito modo.
Torno
al lavoro e picchiettando sui tasti sento con l’anticamera
del cervello quel che mi dice:
-
Ma non sei ancora a casa? -
-
Se sono qua evidentemente no! E vedo che lo sapevi se sei venuto qua a
cercarmi! -
Le
mie solite deduzioni super logiche che lo fanno tanto ridere.
-
Hai ragione… ma vergognati, non è il caso! -
-
Tai dimmi cosa c’è, ho un po’ di
problemi col computer… devo evitare che contagi gli altri e
arrivi al principale altrimenti sono fregato e mi licenziano! -
-
Oh, ma quanto la fai tragica! Così faresti contenta Mimi che
non ti vede mai! -
Ma
è scemo? Gli lancio un’occhiata di sfuggita che
non sa di buono. Certe volte non credo pensi veramente prima di
parlare, ma faccio sempre fatica a capire se è serio oppure
scherza.
-
Tai! Cosa vuoi? -
-
Dai, scherzavo… hai problemi seri? Se vuoi torno…
-
-
No no… ma mi ci vorrà un bel po’. Dai
parla intanto che faccio qua! -
A
volte rompe un po’ ma non mi si è mai scollato. Il
fatto che mi preoccupa è che per lo più viene a
cercarmi a lavoro solo quando ha problemi!
-
E va bene. Speravo di farmi una chiacchierata! -
-
Mi dispiace, ho da fare. -
Lapidare
e conciso. Questo virus o quel che è mi sta dando veramente
da fare….
-
Allora… domenica c’è una riunione con
Matt e gli altri. -
-
Vuoi dire una rimpatriata a Digiworld come sempre? -
Anche
se rispondo lo faccio automaticamente, non lo sto ad ascoltare
veramente.
-
No, è una riunione, e siamo solo noi primi digiprescelti.
Quelli della vecchia vecchia guardia. Io, te, Matt, Sora, Mimi, Joe, TK
e Kari… -
Ma
dove vuole arrivare?
-
Forse devo metterlo in quarantena, ma vorrei scoprire
cos’è… cavolo, non riesco ad
analizzarlo… -
-
Eh? Ma che dici? -
Mi
chiede stranito.
-
Ops, invece di pensarlo l’ho detto… scusa, ma
stavo guardando come sistemare sta roba… -
-
Si ma mi hai ascoltato? -
Uff…
che pesante che è a volte…
-
Si… ci vediamo domenica… ma perché? -
Così
se glielo chiedo è contento. Sono abbastanza tranquillo
inizialmente, se c’erano problemi con Digiworld sarei stato
il primo a scoprirli, per cui sarà chissà quale
annuncio strambo dei suoi!
-
Mi è arrivata una strana mail da un'altra dimensione, non so
quale e dove sia… mah… mi ha lasciato interdetto,
Matt ha detto che la cosa più sensata da fare era contattare
tutti, così ho fatto. Peccato però che non mi
sento tranquillo ugualmente! -
Una
mail?
-
A me non è arrivato nulla… Digiworld è
a posto… -
-
Si, lo so ma ci sono di mezzo dei bambini digiprescelti, sono stati
catturati a quanto ho capito e ne arrivano altri. Vogliono che solo noi
li aiutiamo… -
-
Solo noi in che senso? Perché siamo adulti o
perché siamo del settore giapponese ed è in
pericolo solo quello? -
Si
ferma dal borbottare e seccato fa:
-
E che ne so… se sapevo tutte ste cose mica venivo a chiamare
gli altri! -
Effettivamente
era troppo pensare che Tai sapesse tutte queste cose, così
però non capisco niente né di quel che mi dice
lui né di quello che devo fare io… meglio che
tagli altrimenti faccio mattina!
-
Ok, Tai, ne parleremo con gli altri… ci vediamo domenica! -
Chiaramente
poco socievole ma sono preso male con questo affare. Mi dice
qualcos’altro che non sento, me lo ripete e continuo a non
sentire… sono sul punto di farcela e sento di sfuggita la
sua richiesta:
-
Izzy, veniamo noi a casa tua perché è grande e il
mio appartamento è un buco! -
-
AAAH! BASTA! -
Mi
è sfuggito di nuovo… accidenti!
Sbuffo
seccato e mi volto. Non sono sgarbato perché di natura non
ci riesco, ma sono sul punto di esserlo.
Vedo
Tai che spaventato mi guarda da dietro la porta semi chiusa.
-
Scusa… hai chiesto la casa? Non devi dire a me, la regina di
quel regno è Mimi, se glielo dico io mi sbrana, se glielo
chiedi tu o uno degli altri ragazzi sicuramente dice di si felice.
Passa da lei subito così gli chiedi della casa e
l’avverti che faccio un po’ tardi! Grazie! -
Così
posso rituffarmi nel mondo di questo virus o quel che è.
Penso se ne vada anche se non ne sono sicuro.
Ecco…
ci riesco… lo apro.
Non
è un virus come pensavo, è più una
specie di corto circuito o una minaccia… oh mamma
mia… mica mi possono mandare in corto il pc
dell’azienda…
Come
faccio?
Sembra
non ci sia modo di sistemare…
-
Virus? -
-
No, non è un virus… sembra più un
errore nel sistema, ma da cosa sia partito non capisco; è
una specie di corto ma non nel pc… è come se
venisse da qualcos’altro collegato. -
-
Cavolo… questo si che è grave, eh? -
-
Già… anche perché non capisco come
curarlo. Cioè, ci posso riuscire ma se non so da cosa
è provocato… E’ meglio che copi tutti i
dati in un dischetto e circuisca il danno, per ora è meglio
fare così ma mi ci vorrà un bel
po’… -
-
Non preoccuparti, prenditi tutto il tempo che vuoi, faccio io compagnia
a Mimi! -
E’
qua che mi rendo conto di star parlando con qualcuno e che quel
qualcuno è Tai, non se ne era andato. Mi giro di scatto con
tutta la sedia ed è così che si prende una botta
negli stinchi… e Diavolo… ma non si scherza
così!
-
Tai, ancora qua? Smettila con questi scherzi… quando cresci?
-
-
Eh, ma questo ti ha svegliato, eh? Per farti perdonare mi fai salutare
Agumon? -
Mi
si avvicina fissando lo schermo come se capisse quel che
c’è raffigurato.
Mi
fa gli scherzi di dubbio gusto e poi vuole anche che gli faccia il
favore?
-
SCORDATELO! -
Mi
abbraccia stretto e comincia la cantilena ruffiana:
-
Dai, ti prego ti prego ti prego… già devo
contattare tutti i ragazzi! -
Per
scrollarmelo lo accontento, poi inizierò il trasferimento e
se se ne va faccio prima!
Apro
il collegamento e Agumon evocato dal mio messaggio arriva subito. Tai e
il suo digimon fanno un amabile chiacchierata, poi Tai gli chiede se
lì sia tutto a posto riferendosi al messaggio di aiuto che
ha ricevuto.
È
qua che aguzzo le orecchie. Quel che dice mi lascia perplesso:
-
Effettivamente è strano… non arrivano
più bambini digiprescelti da un po’… -
Io
e Tai ci guardiamo. Strano è dir poco, si ricollega a quanto
Tai sapeva. Se sono stati rapiti è normale che lì
non ci sia nessuno, ma sembra sia più grave del previsto, a
questo punto.
Quanti
saranno? E poi solo del giappone? Dubito. È possibile che ce
ne sia un gruppo per ogni parte del mondo, come di solito è
successo… non so, dovrei saperne di più. E poi
ora ho un diavolo per capello… che mi strapperà
tutti Mimi se faccio ancora tardi!
Tai
se ne è andato pensando circa serio a quel che sta
succedendo. Sembra demoralizzato e agitato insieme. Mah…
spero arrivi sano e salvo a casa!
L’ultima
operazione è fatta.
Con
un sospiro di sollievo scollego il pc dai cavi, ora è come
se fosse una scatola, può fare quel che vuole, non danneggia
nessuno. Domani lo aprirò per vedere cosa aveva! Ora
è meglio che vada altrimenti mi trovo le valigie fuori.
Rientrando
in casa faccio più silenzio che posso, è buio e
l’ora di cena è passata da un pezzo. Tai
sarà andato via da tempo.
La
luce del soggiorno è accesa, percorro l’ingresso
appoggiando sul mobile dell’entrata la valigetta da lavoro.
Mi
slaccio i primi bottoni della camicia sperando che dorma e quindi non
senta il mio arrivo.
Mi
affaccio nella stanza e vedo la tv accesa su AV, c’era una
videocassetta probabilmente.
Stesa
nel divano ad angolo piuttosto largo e spazioso
c’è Mimi addormentata con la piccola Miho.
Dormono
della grossa ed è simpatico vederle. Sono diverse
fisicamente. Miho somiglia più a me, ha il mio stesso colore
di capelli, castano autunnale, sotto il sole sembra quasi rosso.
È piccola ma si capisce già che i lineamenti
infantili si stanno modellando in un certo modo.
Guardo
invece più da vicino Mimi.
Credo
sia la più bella fra le ragazze che ho conosciuto e non lo
dico perché è mia moglie. Semplicemente lo penso.
Ha
i lineamenti semplici e nobili, delicati, con gli occhi chiari, delle
labbra morbide e carnose, un corpo femminile che lascia molti senza
fiato, con curve generose, e i bellissimi capelli che la incorniciano
ondulati e lunghi.
Mi
perdo, ogni tanto, a guardarla. Non credo facilmente che questa donna
sia mia moglie… e che sia proprio Mimi Takikawa, mia
compagna di scuola da sempre.
Si
è sentita la sua mancanza quando se ne è andata,
poi quando è tornata all’insaputa di tutti
l’ho incontrata per caso ed era totalmente diversa. Strana e
diversa. Mi mancava la Mimi di un tempo ma anche quella matura e nuova
aveva un che di curioso… mi ha attratto però la
sua insolita malinconia. Aveva una luce triste negli occhi.
Mi
sono sentito in dovere di farle compagnia, far qualcosa per lei ma non
sapevo cosa, i rapporti interpersonali erano una specie di dramma per
me… io le parole non le sapevo usare che per spiegare
situazioni e piani e teorie. In quel momento mi sono sentito inutile,
tanto intelligente quanto imbranato. Penso di essere uno dei meno
socievoli, per lo meno lo ero a quel tempo.
Mi
siedo nell’altro lato del divano e la osservo continuando a
ricordare. Quando sono tornato da un viaggio lei era
all’aeroporto appena atterrata, sedeva al bar così
appena riconosciuta l’ho salutata. Abbiamo bevuto insieme
qualcosa e mi ha spiegato che non aveva avvertito nessuno del suo
arrivo, i suoi genitori li aveva convinti a lasciarla andare. Ma mi
sembrava diversa, non sorrideva solare come sempre ed io impacciato non
sapevo cosa chiederle e cosa fare. Non mi parlò subito di
quel che le era successo. Cercava di essere naturale ma si vedeva che
si sforzava. Lo ricordo così bene perché non mi
era mai capitato… cavolo, mi sono trovato veramente in
difficoltà!
Nei
giorni che seguirono lei non volle farsi viva con nessuno
così notando che continuava a non star bene pensai
all’unica cosa sensata… chiesi a Tai se
organizzava una festa di bentornata a Mimi. Io non sapevo come fare ma
lui certamente si. Siccome chiedevo sempre a lui quando avevo favori
andai da lui, ma non so quanto saggio fu in quel caso.
Come
al solito lui impulsivo e precipitoso nonché impiccione
volle subito sapere i dettagli, il motivo e poi prese a convincersi che
mi piaceva. Arrossii non poco ma del resto non mi ascoltava
più.
Fortuna
che organizzò la festa.
Mimi
fu contenta, la vidi rilassata e felice, si commosse, tipico suo a dire
il vero. Mi mancavano le sue lacrime di felicità e
commozione. Quando si cresce molte cose si tengono sotto controllo con
risultati prevedibili.
Tai
ebbe la geniale idea di rivelarle che ero stato io a pensare di fare la
festa perché mi ero preoccupato e lei così volle
ringraziarmi il giorno seguente spiegandomi quel che le era capitato.
Si
era lasciata con Michael dopo anni di fidanzamento e per dimenticarlo
aveva deciso di tornare alla sua terra natale fra i suoi vecchi e veri
amici… però non si era sentita in grado di
vederci perché sapeva che ce ne saremmo accorti. Mi rendevo
conto che di fronte a problemi di cuore non avevo parole. Stetti in
silenzio e la sentii sfogarsi. Piagnucolò e si
lamentò a lungo spiegandomi la sua storia e
perché si sentisse così.
Io
non feci altro che ascoltare. Mi sentivo fuori luogo, pensai che per un
ruolo simile Sora o uno come Matt o perfino Tai erano meglio.
Io
non sapevo proprio cosa dire.
Ripensai
ai momenti in cui eravamo piccoli che abbiamo passato insieme. Non
parlavamo molto, eravamo di mondi differenti, opposti. Mi sorprese
quella scena. Mimi non era un computer e non potevo esercitare una
scannerizzazione dei dati per vedere dove stava il problema e come
risolverlo. Non era una macchina e mi trovai a sudare sperando che
quello che facevo le bastasse.
Dopo
un bel po’ si calmò e mi ringraziò.
Tornò a sorridere. Era sempre un sorriso tirato ma unito a
quelli della sera precedente si capiva che stava meglio.
Mi
sentii sollevato. Da lì in poi forse sarebbe andato bene.
Ci
separammo, lei andò nel suo vecchio appartamento a stare
sola, intanto studiava e i suoi le passavano i soldi. Fu un momento di
totale cambiamento. Ci vedemmo tutti di più con quella di
aiutare Mimi a riambientarsi. Ed io e lei… beh, ci pensai
sempre più spesso. Sapevo che lei era una bella ragazza,
l’avevo sempre saputo e che l’esperienza a
Digiworld l’aveva fatta crescere. Tutto sommato anche se fino
a quel momento era impensabile vista la nostra diversità, fu
naturale e inesorabile.
Momenti
diversi da quelli vissuti; da lei imparai molto. Quella stessa
esperienza a Digiworld, quando all’inizio l’isola
di File si era divisa separando anche noi 7 in coppie, io capitai con
lei e non la vedevo nemmeno immerso nel mio pc ad elaborare teorie e
strategie; lei mi diede una bella lezione ed imparai ad ascoltare di
più l’istinto e gli altri e meno il mio mondo di
informatica e razionalità dove a tutto c’era una
spiegazione e una soluzione.
La
riscoprii là. Non era poi così inutile e senza
capacità.
Era
riuscita a riportarmi alla realtà a modo suo.
Ed
ora eccoci qua. Sposati con una bambina ed un altro figlio appena
formato nella sua pancia…
Mi
trovo a sorridere ancora oggi impacciato ricordando certe cose. Alcuni
pensieri non sono proprio per me, per lo meno ne ero convinto, ma Mimi
mi ha fatto ricredere… penso veramente che solo lei era
l’unica capace di cambiarmi così.
Non
avrei mai pensato che una come lei sposasse uno come me.
Ogni
tanto poi mi concedo di fare una cosa che se lei fosse sveglia non
farei mai.
Allungo
una mano e le carezzo il capo seguendo una ciocca castano chiara di
capelli che si allunga in ghirigori affascinanti per il divano in pelle
rossa.
Prendo
in braccio Miho per metterla nella sua culla, quando torno Mimi
è sveglia, rimane distesa e mi guarda. Non sa se sta
sognando oppure se sono arrivato veramente. Assonnata cerca di
rimproverarmi:
-
Izzy, ma ti pare l’ora di arrivare? È
tardi… -
È
un rimprovero debole interrotto da un infantile sbadiglio con tanto di
lacrimuccia sonnolenta all’angolo dell’occhio.
Mi
fa stare bene.
Di
lei mi piace ormai tutto. Lei come donna, lei come persona. La sua
bellezza esteriore e interiore, la sua purezza… il fatto che
sembra una perenne principessa, che il suo colore è il
bianco e il suo fiore un giglio, che sa trovare l’ottimismo
in ogni cosa, che contagia coi suoi sorrisi chiunque, che è
sincera e spontanea ed ha una forza sua… riesce a combattere
senza usare le armi e la forza concreta.
È
come una piccola perla.
Cosa
mi piace di lei?
Tutto
quello che ho scoperto e che devo ancora scoprire.
Anche
il fatto che mi fa sentire diverso e nuovo, che mi fa fare, dire e
pensare cose non da me. Quando viaggio nel mio mondo di dati digitali
basta che vado da lei per tornare nel nostro di mondo. Reale e
fantasioso insieme.
Abbiamo
tutti e due la testa fra le nuvole ma in modo diverso e abbiamo trovato
un punto d’incontro, un equilibrio che separati non avremmo
mai potuto acquistare.
-
Scusa… ho avuto problemi a lavoro… -
-
Come al solito… Miho voleva aspettarti, ma poi abbiamo visto
Peter Pan e ci siamo messi ad immaginare avventure e abbiamo fatto un
misto fra Digiworld e L’Isola che non
c’è… -
Con
gli occhi velati dal sonno mi sorride e racconta la loro serata. Un
po’ le invidio… finiranno per essere un
tutt’uno queste due.
-
Hai fame? C’è la cena pronta… -
Effettivamente
un gorgoglio mi viene dallo stomaco e al pensiero di mangiare qualcosa
fatto da lei mi mette ancora più fame. È proprio
brava.
-
Si, non ho cenato. -
Mi
accompagna al tavolo e mi fa scaldare la cena, così parliamo.
-
E’ venuto Tai? -
-
Si è passato… mi ha detto che
c’è un problema e mi ha fatto anche le
congratulazioni. Ci vediamo domenica qua… -
È
un miracolo che sia così stanca da non lamentarsi del
ritardo, del fatto che non ceniamo quasi mai insieme, che la nostra
casa non è un porto di mare come invece sembra solo
perché è grande e tutti la prendono per sede di
riunioni, e che c’è un nuovo problema
all’orizzonte.
Penso
che mi ringrazi mentalmente ogni volta che evito di dirle quel che
scopro a lavoro.
-
Mi ha anche detto di dirti che ci siamo fatti un ottima compagnia nella
tua assenza… -
Spalanco
gli occhi e la guardo per vedere se è seria… fra
lei e Tai che mi prendono continuamente in giro è difficile
capire quando scherzano o quando sono seri.
Lei
sorride e non sembra più stanca quando lo fa.
Ogni
volta sembra più giovane.
-
E poi ha detto così: - si mette in posa e in una perfetta
imitazione di voce, modo di parlare e di fare di Tai dice: - Punizione
divina! -
Poi
si mette a ridere. A volte torna bambina anche lei, si diverte a
prendermi in giro e scherzare. È sempre stata solare e
quando c’era qualcosa che la logorava finiva che con lei si
rattristavano tutti e ne risentivamo.
Mi
fa ridere, mi strappa una risata spontanea poiché finisco
per immaginarmelo… facile che abbia fatto così!
Che
simpaticoni, ridere alle mie spalle!
Non
riesco ad arrabbiarmi ugualmente.
Quando
finisco di mangiare sparecchio io notando gli sbadigli ripetuti suoi.
Poi le cingo le spalle e la guido verso la camera:
-
Dai che sei stanca. A dormire… -
Docilmente
si fa accompagnare poi arrivati si ferma e mi appoggia la nuca sulla
spalla guardandomi con occhi pieni di sonno.
-
Non mi dai un bacio? -
Sa
che queste manifestazioni me le deve chiedere lei se le vuole e
strapparsele da sola poiché è difficile che le
dia senza pensarci… sono fatto così. Ancora oggi
finisco per arrossire e lei per sorridere divertita dalla cosa. Si
diverte a mettermi in queste situazioni.
Rosso
in volto lei me lo prende fra le mani e se lo cala dolcemente ma sicura
sul suo baciandoci con un lieve stampo sulle labbra.
A
volte mi ci devo abituare, a volte non riesco a farne a meno, a volte
ne sento un bisogno tale che finisco per interrompere
l’attività per lei.
Eh
già… ha fatto proprio un ottimo lavoro col
sottoscritto, ha un potere forte; non credo ci sia nessuno che non la
sopporti, ha sempre finito per far tenerezza a tutti, stimola in chi la
conosce bene un senso di protezione innato.
Questo
è il suo potere.
Che
diventa anche il mio.
Al
resto, ai problemi e a quel che sta per succedere ci penseremo.
È
strano dirlo ma ora mi viene proprio spontaneo, anche se non
è da me.