Absolution
CAPITOLO
4:
RAINBOW
/Mimi/
Eccola
nella casetta che gioca con gli altri bambini. È tutta presa
dal leggere un libro agli altri più piccoli di lei. Sorrido
spontaneamente, non è mai stata attirata dalla cucina anche
se ha una mamma che lavora in un ristorante… è
proprio divertente, penso che prenderà più da
Izzy. Si divora quei libricini che le compriamo e li ricorda
perfettamente. Mi aspetto che a momenti giochi a computer!
La
maestra dell’asilo nido a cui ho affidato la mia piccola mi
vede e mi saluta cordialmente in un sorriso materno.
-
Miho, guarda chi c’è... -
La
bambina alza gli occhi dal libro e si illumina sorridendo radiosa come
solo i bambini col loro fare infantile e puro sanno fare.
-
Mamma! -
Urla
felice per poi però riposare gli occhi sul libro
più grande di lei in un frettoloso:
-
Io leggo! -
2
anni. Dico io, ha due anni e già si mette in testa i doveri.
Si inizia una cosa e la si porta a termine, le promesse sono le
promesse, non si deve deludere nessuno, la gentilezza e il rispetto per
il prossimo prima di tutto… mi sembra di sentirla!
Si,
non è lei a dire queste cose, è Izzy ad
avergliele messe in testa involontariamente e ormai lei è
così.
È
anche giusto ma ora potrebbe interrompere la lettura e venire a
salutarmi!
La
maestra ride ed io ricambio poco convinta.
Ha
troppo senso del dovere!
Finalmente
finisce il libro visto che si alza mollandolo in mezzo alla stanza,
presto imparerà anche a metterli a posto, ne sono certa;
corre verso di me e mi si butta addosso con mille gridolini felici. Io
la prendo in braccio e nonostante la stanchezza dopo una giornata di
lavoro la faccio girare stringendola poi al petto. Lei mi circonda il
collo con le sue braccine esili e affonda le dita sottili e paffute fra
i miei lunghi capelli, me li slega e comincia allegramente ad annodarli
rilassandosi. Le piace averli sciolti, io così arruffo i
suoi rossicci ancora corti e le stampo un bacio sulla gota piena e
morbida.
-
Da un bacio alla mamma! -
Lei
così posa la sua bocca a cuore sulla mia guancia e me ne
stampa uno con un piccolo schiocco, posa poi la testa sulla mia spalla
e si mette il dito in bocca. Ora per lei viene il momento delle
coccole.
-
Fa ciao ai tuoi amici e alla maestra. -
Le
dico dolcemente facendole alzare il capo, lei allunga l’altra
manina libera e saluta per poi rimettersi comoda.
Rido
salutando anche io e mi avvio verso gli appendini bassi, prendo le sue
cose con il suo zainetto ed esco dall’edificio.
Sento
le ditina della piccola giocherellare con le mie ciocche
attorcigliandoli goffamente alla mano e al polso. Rilassa anche me
quando fa così, significa che sta per addormentarsi.
La
mia piccola Miho… a volte vuole fare la grande imitando il
papà, ma spesso gli viene più spontaneo fare la
bambina ed io adoro viziarla un po’ così come lo
sono stata io.
Arrivo
a casa e la metto nel box in soggiorno, non la metto nella culla
poiché è in camera ed ora io devo sistemare un
po’ questa immensa abitazione.
DRIIIIIIIIN!
DRIIIIIIIIN!
DRIIIIIIIIN!
Che
stress… così mi svegliano la figlia!
Rispondo
al telefono e dall’altro capo sento la voce squillante e
perennemente allegra nonché monella di Davis:
-
Ciao Mimi, come va? Ho avuto la notizia!! -
-
Ciao. Io sto bene. Hai saputo? -
-
Si… quando nasce? -
-
Sono al terzo mese… fra sei arriverà! -
-
Sono contento… per quella data torno in giappone, sai? -
-
Bene! Cosa mi racconti? Hai messo la testa a posto, laggiù? -
-
Ah ah ah! Divertente! Beh, qua tutto ok ma il mio progetto di aprire un
ristorante con te che mi fai da cuoca è sempre valido! -
-
Penso che lo terrò in considerazione! -
Io
e Davis abbiamo legato parecchio quando c’erano problemi a
Digiworld ed è finita che è venuto spesso a
trovarmi per un motivo o per l’altro coi suoi amici. Infine
quando io sono tornata in Giappone lui è andato in America.
Siamo stati poco nello stesso paese, l’ho aiutato ad
ambientarsi, gli ho fatto conoscere le zone giuste, le persone che gli
sarebbero state utili, ma poi… è successo quello
che è successo… e me ne sono andata.
L’ho fatto rimanere al mio posto coi miei così
faceva loro compagnia, poi ho saputo che si era preso un suo
appartamento dopo il successo col primo fast food. Ora continua a
chiamarmi facendomi i resoconti di quel che accade là, del
resto sono stata la sua maestra di americano…
-
Senti… ti ho chiamato anche per un altro motivo. Qua sanno
tutti che sei incinta di nuovo e Michael ha insistito per farti gli
auguri… -
Ha
un tono più serio ora. Al suo nome non sorrido
più ma poi cerco di rilassarmi.
-
Tu cosa gli hai detto? -
Dalla
mia voce bassa capisce che non mi fa piacere saperlo.
-
Bè, non gli ho detto nulla, l’ho preso a
pugni… ma ho detto che te lo avrei riferito… ah
si, ho aggiunto di darci un taglio! -
Questo
mi fa sorridere, è tipico suo, riesce in tutte le
imprese…
-
Grazie… spero che tu l’abbia spedito
all’ospedale! Comunque va bene, messaggio ricevuto. -
-
Mi dispiace. -
E'
imbarazzato e mi fa tenerezza... vediamo di sdrammatizzare, certe cose
non sono per noi:
-
Tu piuttosto… senti regolarmente Ken? È
così triste ultimamente… poverino dovresti
vederlo. Se non fossi sposata lo consolerei io! -
Ringhia
qualcosa dietro e parla a mitraglietta senza farmi capire nulla in un
misto di giapponese e americano. Mi fa veramente morire dal
ridere… penso sia tutto a posto.
-
Facci sapere quando torni che ti veniamo a prendere e ti facciamo la
festa! -
-
In che senso? Mica mi picchierete… -
-
Te lo meriteresti! -
E
rido ancora, non penso di aver mai riso tanto in vita mia, no ok, ci
sono stati molti momenti in cui sono morta dalle risate.
-
Ok, ti saluto che ho da fare, attento a non finire arrestato per aver
picchiato troppe persone! -
Risponde
scherzosamente e poi chiudiamo la comunicazione.
Apro
un po’ di musica a basso volume per non svegliare Miho.
Mentre
metto in ordine, uno dei primi CD degli X Japan spande le note che mi
rendono malinconica invece che caricarmi. Sarà pure J Rock,
ma le eccezioni come queste le faccio. Normalmente ascolto musica pop
straniera eppure alcuni di questi gruppi meritano.
Dopo
la telefonata con Davis non so se essere più felice oppure
più triste.
Ad
ogni modo sembrava felice laggiù, però penso
tornerà presto qua, è troppo legato a tutti noi,
a Ken, al Giappone.
Quando
io mi sono trasferita ho passato un brutto momento, mi sentivo sola e
mi mancava il mio gruppo, i miei hanno fatto una gran fatica con me,
poi ho scoperto che anche in America c’erano i digiprescelti.
Presto ho saputo anche contro la mia volontà molte cose, ho
vissuto avventure diverse separata dagli altri, affrontato nemici di
quei luoghi finendo per far parte concreta anche di un altro gruppo.
Nel
giro di pochi anni avevo due giri importanti di amici, uno in Giappone
e uno in America.
Se
mi sono tirata su tornando quella di un tempo, forse migliore,
l’ho dovuto solo ai ragazzi di laggiù.
Specie
a Michael. Con lui ho finito per diventare il capo di quella zona,
tutti gli altri Digiprescelti americani avevano come punto di
riferimento noi due e unendo le conoscenze della mia esperienza con la
loro abbiamo scoperto molte cose che in Giappone ancora dovevano sapere.
È
stato tutto sommato un bel periodo, inaspettato sotto tutti i punti di
vista. Preziosa come anche il mio primo arrivo a Digiworld.
Ho
saputo che l’America è il luogo dalle conoscenze e
oggetti più avanzati, sotto il punto di vista Digitale,
invece il Giappone è situato in una posizione speciale,
particolare, per cui attira l’interesse e
l’attenzione di troppi esseri, è la concentrazione
di tutte le energie, l’origine dei poteri, la convergenza di
diverse correnti per cui si concentra spesso tutto là.
E
molte altre cose.
Non
lo rimpiango quel periodo, sono stata molto utile anche da
laggiù ai miei amici. Ho vissuto esperienze incredibili che
mi hanno fatto crescere e ho acquistato una sicurezza, un coraggio e un
senso del dovere che mi hanno fatto maturare.
Mi
fa un po’ male dirlo ma è così. Devo
molto a Michael che coi suoi modi di fare espansivi, sicuri e
incoscienti, alla Tai direi, mi ha contagiato coinvolgendomi
più di quanto mi sarei aspettata e la nostra unione
è stata inevitabile… eravamo una bella coppia,
invidiata da tutti, rispettati e stimati, ci dicevano che eravamo fatti
l’uno per l’altro… e poi che
è successo?
Perché
siamo arrivati a quello?
Gli
volevo veramente molto bene.
Cose
c’è stato di sbagliato?
Non
lo capirò mai.
Sospiro
portandomi la mano fra i capelli in modo che alcune ciocche ricadano
all’indietro, devo legarli in una coda bassa. Così
lunghi e mossi sono ingombranti.
Non
sono stata io a smettere di volergli bene, anche se ho dovuto lasciarlo.
Cos’è
che non voleva più in me? Cosa non gli bastava? Cosa voleva
provare andando con quella ragazza?
Ha
detto che era diventato tutto troppo… troppo
tutto… serio… forte…
incontrollato… assoluto… ma che spiegazione
è? Ha avuto paura della grandezza che stava intraprendendo
il nostro rapporto per cui per farsi lasciare è andato con
un’altra.
Quando
ho spiegato a Davis che me ne sarei andata e che sarebbe potuto
rimanere coi miei genitori al mio posto lui non l’ha capito.
Ha
detto che non si capacitava su come si potesse desiderare
un’altra al posto mio, che le altre non avevano nulla
più di me, tanto meno la bellezza. Che è stato
assurdo.
Ma
per questa assurdità mi ha perso.
Avrei
potuto cercare di capirlo e affrontare questa paura, ma non ce
l’ho fatta, non sono una martire. Se ha avuto dubbi ed ha
voluto scappare creando la situazione affinchè io lo
lasciassi è stato libero di farlo. Mi sono detta che non ero
una santa e che doveva crescere da solo.
Io
ero diventata forte e matura ed ero troppo per lui. Mi amava, me lo
ripetè in seguito ma io gli gridai contro di tutto.
Lo
ricordo il momento.
Mi
ero risollevata grazie a Izzy e i ragazzi. Non mi lasciavano mai sola,
stavo tornando in me, quella di un tempo. Pian piano la loro cura
faceva effetto.
E
lui venne da me, là, nel mio mondo, fra i miei amici, nelle
mie giornate quasi serene e mi disse che dovevamo parlare e chiarirci.
Io
non volli andare da nessuna parte, non volevo parlargli ma per
togliermelo di torno accettai di ascoltarlo cinque minuti lì
dove eravamo, poco distanti dagli altri che mi aspettavano.
Mi
disse che mi amava, che non aveva mai smesso, che non ce la faceva
senza di me… le solite cose che si dicono. Io allora gli
dissi che lo dimostrava in modo strano. Lui rispose che era stata una
sorta di difesa, era il suo carattere, la pressione che tutti gli
davano credendolo il massimo, il migliore, perfetto. Ma era una scusa.
Non si doveva nascondere dietro queste cose. Se amava in quel modo io
non sapevo che farmene. Ora mi stavo rifacendo una vita dopo la
sofferenza che lui mi aveva dato. Per la seconda volta stavo
ricominciando e non sarei tornata indietro. Prendendo delle decisioni
serie non si può dare la possibilità a nessuno di
riportarti indietro altrimenti non sono state serie e ben pensate.
Sarei andata avanti senza di lui. Ormai cominciavo a stare bene e a
capire che se per lui il nostro rapporto non andava bene allora
pazienza, mi stavo rialzando trovando in me una forza che non pensavo
di avere. Consapevolezze si rafforzavano e io non avevo paura
perché avevo la mania di esprimerle al momento giusto senza
tenerle dentro in segreto facendole esplodere in ritardo nei momenti
sbagliati.
Io
non avevo paura che tutto diventasse grande e che mi sfuggisse di mano.
Non
ce l’avevo quella paura.
Lui
si... e chissà quali altre cose. Ma lui aveva capito il suo
sbaglio e voleva rimediare. Io no.
Era
solo un egoista che faceva quel che più gli aggradava senza
tener conto del mio volere. Era sempre così, decideva senza
chiedermi il parere, scontato che l’avrei sempre seguito.
Al
colmo dell’esasperazione non ce la feci più, di
natura non trattenevo mai il mio dolore, non ero mai riuscita a far
finta di nulla.
Urlai.
Non l’avevo mai fatto, specie da quando ero cambiata a causa
di quell’esperienza.
Urlai
ma arrabbiata, ero furiosa e piena di dolore insieme. Questo penso che
stupì gli altri.
Si
zittirono e guardarono.
Michael
rimase sbalordito anche lui. Ribattè le mie dure parole di
ira chiedendo un’altra possibilità.
Io
gliel’avevo data, lui al tempo non l’aveva voluta.
Ora basta. Non mi calpestavo.
‘E dove
lo metti il rispetto per me? Conto così poco? Non sai
ascoltare? Gli altri ti devono ascoltare ma tu non ascolti loro! La
smetti di essere così concentrato su te stesso? Chi ti credi
di essere!? Ascolta il volere degli altri, cresci, prendi coscienza che
non tutto va come vuoi tu. Mi hai perso. Basta. Fattene una ragione.
Smettila con questo egoistico egocentrismo. Io non sono una
bambola!’
E
me ne andai dagli altri che mi guardavano stupiti. Mi voltai di schiena
verso di lui che mi seguì, mi disse qualcosa ed io col capo
chino in un espressione che nascondevo per quanto era scura gridai
ancora:
‘Vattene!’
Lui
insistette toccandomi, io mi girai per dargli uno schiaffo e fu
lì che qualcuno si mise in mezzo. Non me lo sarei aspettato
ma pregavo affinchè qualcuno lo facesse. Io non ne potevo
più e mi bruciava l’idea di fare quella scenata
davanti agli altri, non era da me. Mimi non ha mai di questi problemi,
è spensierata e allegra. Detestavo pesare su qualcuno.
Rimasi
a bocca aperta come anche gli altri. Fu Izzy a mettersi fra me e lui
staccandogli la mano dal mio braccio.
Gli
disse che era ora di andarsene, con gentilezza e compostezza. Una calma
tipica sua.
Gli
altri mi si fecero intorno e vidi Tai stringere i pugni, lui era
così impulsivo che temevo una sua reazione esagerata, ma a
quanto pare i ruoli si erano invertiti.
Michael
disse che loro non c’entravano, di andarsene e lasciarci
parlare ancora. Che io ero scossa e arrabbiata ma a mente fredda sarei
stata d’accordo con lui come era sempre stato. Disse
che… io non sapevo bene quel che facevo rompendo
così a quel punto la nostra relazione…
poiché noi ci amavamo e l’avrei
rimpianto…
Ebbene
stavo per intervenire al limite massimo, i nervi a fior di pelle, non
ce la facevo veramente più, le lacrime premevano e il mio
controllo stava svanendo. Mi faceva male questo suo modo di pensare
perché mi calpestava senza accorgersene, non lo faceva
apposta ma era per questo che non avrebbe più funzionato.
Perché dava per scontata la mia presenza e il mio essere
sempre d’accordo con lui. Non ero il suo cagnolino ma quelle
parole lo davano a credere.
Izzy
lo colpì con un pugno e urlò arrabbiato come
forse non l’avevo mai visto da quando lo conoscevo, ed era
parecchio.
‘Mimi ha
un cervello per pensare e decidere e tu la devi rispettare, se
così non ti va bene peggio per te perché non hai
altra scelta che piegarti al suo volere! ‘
Io
ero immobile e le sue parole mi fecero uscire le lacrime che scesero
dai miei occhi. Quelle parole di Izzy mi sciolsero e mi scossero. Fu
trattenuto da Matt e Joe che cercarono di calmarlo stupiti loro per
primi.
Michael
ci guardò, guardò me e non sapeva effettivamente
più che dire.
Matt
con voce bassa e penetrante che è ancora impressa in me
mormorò accattivante di andarsene proprio in questo modo:
‘Vattene,
Michael… prima che si scateni anche Tai’
Infatti
Tai tremava dalla rabbia, penso per il concetto in sé che
Michael aveva espresso.
Sentii
le braccia di Sora avvolgermi dolcemente e mi abbandonai a lei.
Stavo
bene, nel dolore assoluto stavo bene, ero coi miei amici, mi avevano
aiutato… ora era a posto, non sarebbe più
tornato. Nei singhiozzi dissi che era finita e di non tornare
più, lui fece un passo avanti incredulo di aver sentito
quelle parole, era convinto che mi avrebbe riportato indietro.
Ma
non fu così.
Questa
volta Tai si parò davanti a lui e lo guardò.
Si,
lo ricordo.
Lo
guardò e basta. Poi deve aver detto una cosa tipo:
‘Vai
prima che finisca male!’
Lui
se ne andò e non lo vidi più, non lo sentii anche
se ogni tanto mi arrivavano suoi messaggi e sue notizie.
Quel
giorno io non lo dimenticherò mai poiché mai
avrei pensato che la nostra era un unione così forte, che
gli altri tenessero così a me, che fossero disposti a
questo. Ma il loro legame e i loro sentimenti li conoscevo, sapevo
quanto preziosi erano per me.
Ricorderò
per sempre le parole di Izzy.
Si,
per sempre.
E
anche quelle degli altri, come mi consolarono… ma Izzy mi
colpì poiché mai mi sarei aspettata una cosa
simile.
È
il campanello che suona ad interrompere questo flusso di ricordi.
Saltando
sul posto corro ad aprire prima che si svegli Miho… ma
è così insistente che è troppo tardi.
Sento che si alza e comincia a gorgogliare.
-
Tai, ciao… -
-
Ciao, Mimi, come va? -
-
Bene, grazie… solo che ora ho voglia di strozzarti, mi hai
svegliato la figlia… -
Sorrido
senza pensare veramente quello che dico. È un eterno gioco
fra noi, amiamo scherzare.
Lo
faccio entrare andando a prendere in braccio la piccola, appena vede
Tai si illumina ridendo e con la sua vocina tenera dice:
-
Zio Tai… -
Ormai
li chiama tutti zio e zia!
Si
sbilancia fra le sue braccia e Tai la prende al volo tirandola su in
alto, ride anche lui come lei:
-
Ciao piccola… è arrivato lo zio! -
Sorrido
a guardarli, si mettono subito a giocare. Sono proprio divertenti,
fatti l’uno per l’altro.
Si
mettono a terra e Miho tira fuori tutti i suoi giocattoli.
Ne
approfitto per preparare la cena, come al solito Izzy è
tardi, quando torna le sente, non può mettere prima di tutto
il lavoro. Quei dannati computer!
-
Ti fermi a cena? -
-
No, grazie, sono di passaggio con 2 messaggi… poi in
realtà devo scappare, Matt mi aspetta! -
Strano,
solitamente quando viene qua per fare quattro chiacchiere con Izzy
approfitta per scroccare una cena, dice che come cucino io lo fa solo
Matt… e quando non può scroccarla a lui viene qua.
Ma
del resto mi rendo conto che col biondo non si può mica
competere!
Si
alza mettendosi Miho sulle spalle che gli arruffa i capelli castani
ancor, ha provato ad accorciarli un po’ per tenersi un aria
più adulta ma di base è sempre quello, spettinato
e indefinito. Mi viene vicino con la sua aria da eterno monello, tanto
simile a quella di Davis.
-
Però un assaggino lo prendo volentieri! -
Apre
la bocca aspettando qualcosa, così lo accontento
imboccandolo con del cibo che sto preparando. Mastica contento mentre
Miho ride.
-
Che cosa mi dovevi dire? -
Si
fa serio ad un certo punto, mette giù la piccola che
riprende a girare per la casa.
-
Allora… la prima è di Izzy, sono passato da lui
per dirgli la stessa cosa, ha detto di dirla anche a te e avvisarti che
tarderà un po’ stasera… ma questo
già lo sapevi, vero? -
Ha
un mezzo ghigno che gli nasce spontaneo ogni qualvolta si diverta.
Scuoto
il capo,
-
Si lo sapevo! -
Mi
batte la schiena mentre continuo a cucinare, ridacchia, poi continua
più serio.
-
Senti, invece domenica c’è una riunione su un
argomento importante. Siamo noi della vecchia guardia. -
-
Una riunione? Come mai? -
-
Eh, è un lungo discorso… non è un
problema di digiworld ma di un’altra dimensione,
però centrano i bambini digiprescelti… non so
nemmeno se di tutto il mondo o solo del giappone… mah... per
questo poi i dettagli che ne ho pochi li do domenica, dopo domani. -
Annuisco
un po’ preoccupata, quando ha quella faccia non è
nulla di buono.
Sospiro,
mi sembrava un momento di grazia.
-
Pazienza, dai, sarà una scusa per rivederci tutti! Insieme
non è facile beccarci! -
Anche
qua trovo il lato positivo, cosa che mi viene naturale. È
nel mio carattere.
-
E poi l’ultimo. Un favore. Visto che casa mia e di Matt sono
dei buchi e che questa è un villa grande che ne diresti di
farla qua? -
Si
che scusa…
-
Lo sapevo… la facciamo sempre qua, no? -
Non
sono seccata, mi fa piacere, è bello il caos in fin dei
conti.
-
Izzy era convinto che mi dicevi di si ma se te lo chiedeva lui
rifiutavi! -
Lo
guardo un po’ stupita… effettivamente con Izzy a
volte tiro fuori quei lati del mio carattere burberi. Ma non tanto,
dai… lui mi dipinge come un mostro a volte.
-
Oh, lui esagera… in realtà è a lui che
seccava, ne sono convinta! -
Ride.
Lui ride. Non fa altro da quando è arrivato ed ogni volta
puntuale finisce per contagiarmi.
-
Siete i soliti! -
-
Ah, ma sta zitto! -
Allegramente
gli metto in bocca un altro bocconcino per farlo smettere, azione di
successo.
Subito
si fionda anche Miho che mi si appende aprendo la bocca:
-
Fame! -
La
guardo e la prendo in braccio, affettuosamente la bacio dicendole:
-
Tesoro, subito ti do da mangiare… -
Tai
ingoia il boccone e si siede sulla sedia del tavolo della cucina
cominciando a parlare a ruota libera. Da quando sono tornata
dall’America anche lui si è avvicinato di
più a me, come tutti gli altri… per non parlare
di dopo che mi sono sposata con Izzy. Beh, nella vita le sorprese non
finiscono mai. Io e Tai abbiamo sempre avuto un buon rapporto e
scherzato spesso insieme, è divertente prendere in giro sia
lui che Izzy.
-
Ho saputo la notizia! -
-
Si? -
-
Si, complimenti… quando si sa cos’è? -
-
Beh, di fatto si sa che è un bambino, poi se sia maschio e
femmina il prossimo mese con sicurezza! -
-
Ah ah ah! Che simpatica! I nomi? -
-
Jessie se è maschio, ma sono un po’ indecisa anche
su Isoshi. Se è femmina ancora non saprei! -
Parliamo
un po’ del più e del meno sempre circa in
argomento, poi il cellulare gli squilla. È Matt che penso
gli dica parole poco gentili sul ritardo.
Effettivamente
il tempo è volato fra una risata e l’altra. Quando
attacchiamo a chiacchierare non la finiamo più!
-
E' meglio che vada, va! -
-
Si, prima che ti sbrani! -
-
Dì a Izzy che ci siamo fatti un ottima compagnia a vicenda!
Riferiscigli che è una… - Si mette in un posa
buffa con le dita a pistola, l’occhiolino e il ghigno, poi
continua: - …punizione! -
Non
capisco molto ma lo trovo così buffo che per la millesima
volta finisco per ridere.
Da
un bacio alla piccola che lo ricambia, mi saluta e corre fuori in uno
SBAM! che indica una sua caduta. Quei gradini dell’ingresso
fanno sempre brutti scherzi!
Dopo
che se ne va il silenzio, relativo, torna ad espandersi, silenzio in
cui do da mangiare alla piccola mentre parlo dolcemente con lei che
ogni tanto mi risponde ed infine mangio anche io. Tanto so che quando
dice che fa tardi arriva ad un ora indecente!
Miho
insiste con l’aspettarlo così finiamo per vedere
il solito DVD. Dopo il film sui Digimon che hanno fatto, quello di
Peter Pan è il suo preferito, così mettiamo su
quello.
Ci
stendiamo nel divano comode e lo guardiamo insieme pur conoscendolo a
memoria.
È
sempre bello quel mondo fantastico, l’ideatore era un vero
genio. Creare un personaggio che fa sognare a quel modo in un isola
simile... da piccola ricordo che desideravo tanto essere Wendy e che
Peter Pan mi venisse a prendere, volevo andare nell’isola che
non c’è e giocare con le sirene. Mi identificavo
molto nella ragazza e ancora ora fantastico spesso su questi mondi e
dimensioni sconosciute. Chissà quante ce ne sono oltre
Digiworld. Mi piacerebbe scoprirle, andarci...
È
qualcosa che mi fa sempre pensare molto.
Il
libro che ha iniziato a scrivere TK penso sia veramente molto
interessante e che il prossimo film che faranno su Digiworld
sarà ispirato al suo libro. Ci siamo tutti noi.
Su
questi pensieri che vagano a ruota libera, alla fine del cartone
coinvolgo Miho che mi ascolta affascinata, le racconto di diverse
avventure che ho vissuto da piccola, di Palmon, dell’isola di
File che si è divisa e di come mi sono trovata col suo
papà, delle altre avventure... e di un possibile incontro
con Digiworld e l’isola che non c’è!
Sarebbe
bello se esistesse anche quella. Sarebbe bello se l’eroe dei
miei sogni di bambina arrivasse veramente... sarebbe bello
se… Izzy tornasse a casa…
Sento
le ditine di Miho affondare fra i miei capelli, gioca lentamente mentre
le immerge ingarbugliando un po’ le morbide onde che si
spargono sul cuscino del divano libere dall’elastico.
Sta
per addormentarsi, ma a quest’ora della giornata sento tutta
la stanchezza e se fa così non riesco a salutare Izzy; spero
mi svegli, proprio non riesco, mi fanno male tutte le ossa, le gambe,
le ginocchia… ooh, ma che bello però…
i bambini sono una gran invenzione!
Oh,
parlo come Izzy. Non sono un invenzione, sono una creazione.
Lontani,
sempre più lontani i pensieri, finchè gli occhi
pesanti si chiudono e non mi abbandono al sonno addormentandomi in
sogni fanciulleschi dove un folletto volante mi porta dalle Sirene e i
Digimon giocano in compagnia dei pellirosse… e i pirati
cercano di impossessarsi di Digiworld!
Sto
proprio bene.