Bury Your Dead

PARTE II

/ Wonderwall – Oasis /
La giornata è stata veramente molto lunga, pensavo che non sarebbe finita e per come era iniziata ero sicuro che non sarei mai riuscito a tornarmene a casa. Invece no, ce l’ho fatta e sono qua momentaneamente solo, in silenzio, a cercare di rilassarmi lavorando su una delle mie solite barche. Ad aspettarlo.
Aspettare che venga lui quando si sentirà pronto, quando vorrà parlarne o magari riprendere quanto interrotto mesi fa.
A me, ora come ora, non mi rimane più quell’unica atroce cosa da fare, seppellirlo. È strano dirlo ma devo ringraziare proprio la Rana se ora tutto ciò che posso fare non è seppellirlo morto ma bensì aspettarlo rivedendomi la giornata trascorsa, riprovando sulla pelle l’angoscia di quei momenti terribili, le funzioni che si bloccavano, il non sentire più niente, il punto focale che si riduceva unicamente a quel corpo carbonizzato.
Rivedere di continuo e provare ciò che provai allora.
Sentendomi male ancora, pensando che non dovrà più succedere ma che invece succederà perché non vivrà per sempre, che prima o poi o io o lui dovrà provare di nuovo tutto questo e sotterrare l’altro.
È dura.
È dura provarlo, viverlo a questo modo e poi rendersi conto che non era così e che quindi la felicità c’è ma il dolore che fa impazzire sarà solo rimandato.
È dura e non so se si possa provare sollievo una volta che lo realizzi ma è così, le cose sono esattamente così e non si può far altro che prenderne atto e fare ciò che si può fare.
Come ho sempre fatto in ogni situazione, anche con le morti.
Se potevo vendicarmi lo facevo, se potevo permettermi di chiudermi in me stesso per leccarmi le ferite lo facevo, se potevo solo agire e tirare su gli altri per non farli cadere lo facevo.
Anche davanti alla morte della persona amata si sopravvive e dopo un po’ di tempo ti rendi conto del mostro che sei perché non più sopravvivi ma VIVI e ti senti una schifezza per questo, perché provi ancora emozioni, sentimenti ed addirittura felicità. Ami. Anche se colui che amavi è morto e sei stato così male da non poterne più.
- Che sguardo tetro … mica sono morto veramente, eh? –
La voce squillante e allegra di Tony arriva dalle scale. Squillante e allegra?
Mi alzo dritto sulla schiena e mi interrompo per guardarlo, alzo istantaneamente un sopracciglio. Forse è meglio definirlo FINTAMENTE allegro e squillante!
Scuoto la testa, è sempre il solito. Pensa di doversi sforzare per dimostrarmi di essere all’altezza, alla mia altezza, di riuscire a colmare le aspettative che crede io abbia per lui.
Non deve sforzarsi, io lo conosco meglio di chiunque altro e lo conosco così bene che se dico che lui è il mio primo agente e sarà il mio erede, è perché lui già è ciò che io voglio lui sia, senza che si sforzi o che io mi aspetti grandi cose da lui. Non serve che mi aspetti nulla, lui è va bene così com’è. Ma mi rendo conto che sia giusto che si comporti così o non avrei alcuna autorità su di lui, ha un caratteraccio tale che basta poco e mi sopraffa. Così va bene, così è tutto perfetto perché so che per seguire me crescerà sempre più finché non potrà mai deludermi.
- Ne sei certo? – Rispondo con tono ironico mentre la mia espressione rimane seria e ‘tetra’, come ha detto lui. Mi giro per un attimo appoggiando gli attrezzi infine gli vado incontro sulle scale che non ha ancora sceso. Era rimasto appoggiato sul passamano e probabilmente era lì ad osservarmi lavorare soprappensiero da un po’. Mi guarda raggiungerlo e sono certo che quello sguardo interrogativo indichi che sta cercando il senso della mia frase, ovvero se deve preoccuparsi o meno. Meglio lasciarlo nel dubbio!
Credo anche che cerchi di controllarsi, non vuole impensierirmi ancora immagino. Chissà se si è lasciato un po’ andare prima con Ziva, quando li ho fatti andare insieme all’appartamento della sua ex ragazza.
Mi fermo davanti a lui su questo pianerottolo proprio davanti alla porta aperta che dà al portico di casa mia, si raddrizza insieme a me e ci scambiamo questo sguardo, il mio immutato ed il suo alla continua ricerca di qualcosa da dire ed un espressione giusta da fare. È ancora incerto ma non mi serve altro.
Ha bisogno di me.
- Hai cenato? – Non che io abbia fame ma con la giornata che ha avuto non credo l’abbia fatto e soprattutto non mi sembra d’umore adatto per mangiare una delle sue schifezze!
Alza le sopracciglia in segno di sorpresa ed io riprendo il mio sguardo da ‘non cambierai mai’, poi seccato e spazientito dico: - E’ una domanda troppo difficile? – è una delle cose che mi infastidiscono maggiormente: dover aspettare quando non serve! Aspettare risposte, azioni, risultati … qualunque cosa. Se non è necessario perché diavolo devo aspettare?
- No no … cioè non ho mangiato ma in effetti un po’ di fame ce l’ho … - Poi si ferma guardandomi seguendo una sua linea di pensiero che penso di immaginare e così riprende guardingo mentre ancora non ci muoviamo e continuiamo a guardarci negli occhi così vicini: - … non è che io sia qui per scroccare cena, eh? Volevo solo fare due chiacchiere con te … penso che qualcosa di cui dobbiamo parlare ci sia. Più che altro forse a te nello specifico devo delle spiegazioni in più … -
Stringo le labbra mentre comincia ad agitarsi per paura che mi alteri e che pensi chissà che … ancora non ha capito tutto di me, devo dire, e mi stuzzica l’idea!
Mi ritorna in mente in questo momento come un flash quella volta in cui mi seguì al bagno per scusarsi del fatto che non mi aveva detto subito delle missioni che faceva per Jen, non osava farlo tradizionalmente perché sapeva che non mi piacciono le scuse, però voleva farlo ed allora ci girava intorno. Io lo sapevo perfettamente perché aveva agito così, non me la ero presa e mi veniva quasi da ridere a vederlo così in difficoltà ma devo dire che un po’ male ci ero rimasto. Mi aveva sempre detto tutto, vita morte e miracoli … invece quel particolare no.
Alla fine comunque cercai di tranquillizzarlo a modo mio senza convincerlo. Venne a casa mia quella sera e mi tormentò per tutta la notte spiegandomi le sue ragioni e mi disse nei dettagli tutte le richieste del direttore, dicendomi anche di questa Jeanne.
Quella notte per poco non cedemmo. Non cedetti anche io.
Ci rendemmo conto di come stavano le cose fra noi ma fummo d’accordo per non lasciarci andare, non era il momento. La sua continua missione sotto copertura era così particolare e difficile appunto perché aveva a che fare con quella cavolo di organizzazione. Non si poteva far finta di nulla … se quella notte ci fossimo messi insieme poi non sarebbe riuscito a portare avanti quella relazione falsa con lei fino a convincerla a questo punto. Non ero d’accordo ma erano ordini di un superiore ed era giusto che li seguisse. Fu una lunga notte e quando capimmo cosa sarebbe successo lo spinsi ad andarsene rimandando quel discorso a quando sarebbe stato veramente libero da ogni cosa.
Quando prima in ufficio ha detto deciso a Jen che non farà altre missioni simili, bè quella è stata la mia risposta e la soddisfazione che dimostrato verso di lui è tutta meritata.
È ora di lasciarci andare.
Credo abbia ricordato anche lui le stesse cose, dall’espressione emozionata e gli occhi lucidi che improvvisamente ha direi che è così.
Non pensavo che tenesse così caro quel ricordo. Del resto è quel che ho fatto anche io.
- Forza! – Borbotto indicando di entrare in casa.
Mi rode quel che ho fatto, mi sono fatto violenza da solo e l’ho fatta anche a lui, sono abituato per me ma detesto farlo per gli altri. Non poter soddisfare subito i miei desideri e non poter ottenere nell’immediato ciò che voglio, è terribile. Mi rode, appunto.
Non deve succedere più.
/ To build a home – The Cinematic Orchestra /
Infine è seduti nel divano che trae le sue conclusioni, comodamente rilassati con una birra ciascuno fra le mani, i piedi appoggiati nel tavolino davanti a noi e le testa sullo schienale dietro di noi. Stiamo bene, siamo lentamente più leggeri e man mano che andiamo avanti stando semplicemente insieme, ce ne rendiamo conto meglio. Le cose si sono risolte, va tutto bene, siamo di nuovo qua a parlare tranquilli e non c’è più nessuna morte da affrontare al momento.
Non lo si capisce subito, appena si vede la persona amata davanti che è viva e non morta. È un processo veramente lentissimo ed esasperante, passa molto da quando succede a quando senti le conseguenze, quando ti senti meglio.
- Non ho rimpianti. Solo rimorsi. Perché mi sento un verme ad aver fatto finta a quel modo di amarla.
Ho addirittura pianto dicendoglielo, piangevo per come mi sentivo, la persona peggiore del mondo perché la stavo ingannando a quel modo e perché avrei voluto essere libero di venire da te. Non ho potuto perché sapevo che se l’avessi fatto avrei compromesso quella dannata missione.
Ho avuto tanti rimorsi e ne ho tutt’ora perché non penso di aver concluso nulla, ma le cose sono andate così e ora, nonostante tutto, sto meglio. Anche se non mi piace ingannare a quel modo le persone, lei veramente non c’entrava nulla in tutto questo, anche suo padre a suo modo ha voluto proteggerla. Però non mi piace proprio quello che ho fatto … -
La sua conclusione è un sussurro pieno di amarezza e tristezza.
Quei due sono entrambi spariti dopo quel che è successo e non sa nemmeno se lei è viva e al sicuro o meno, si sentirà in colpa per molto e probabilmente, in effetti, è così. È colpa sua se è successo ma il punto è che non ha avuto alternativa. In questa storia vedo solo tanti sbagli e sacrifici … e non ne posso più.
Lo dico con convinzione e serietà guardando il suo profilo accanto a me ed i suoi occhi persi a fissare il soffitto, dispiaciuto. È più sensibile di quel che sia disposto a far credere.
Mi ricorda proprio me.
- Ci siamo già sacrificati abbastanza … se non finiva ora in questo modo, l’avrei fatta finire io peggio! – Forse sono risultato anche un tantino burbero e insensibile, non sono d’accordo al cento per cento con quel che ha detto ma posso capirlo, è normale che si senta così. Muove un po’ la testa fino a guardarmi e così vicini rimaniamo a scambiarci questo sguardo. Anche lui ha gli occhi azzurri come i miei e lo smarrimento che continua a provare in mezzo a quella sua malinconia è deleteria, così continuo cercando di dargli quella sicurezza che normalmente ci caratterizza. Voglio il Tony che conosco, non uno a pezzi!
- Oggi è stata la giornata peggiore della mia vita, Tony. E non intendo ripeterla più! –
Lui a questo punto ha come un piccolo cenno e le labbra si incurvano in un lieve sorriso tirato, non è spontaneo, uno dei suoi solari. Però ci prova e con finta convinzione risponde:
- Farò del mio meglio, capo! –
- Tony … - Lo ammonisco subito, non è questo che voglio.
- Si, ma sai … se la tua è stata la peggiore figurati la mia: ti ho raccontato la notte che ho avuto, no? – Prova a giustificarsi senza ottenere buoni risultati, ci conosciamo troppo bene per ingannarci seriamente. Così è ora di fare sul serio, veramente. Alzo leggermente il busto insieme alla mia testa e mi sporgo verso di lui fino quasi a sfiorare il viso col mio, sentiamo i reciproci respiri e questo mi calma.
Mi ripeto che è normale che sia tutto così, però se continua su questa linea lo riempio di sberle. Non mi piace. È qui con me e voglio che ci sia permanete, con tutto sé stesso. Il resto è finito e andato. Dobbiamo liberarci delle catene e di tutto ciò che ha contribuito a questo mio terribile umore.
- Eri morto. Per tutti lo eri e lo pensavano così fortemente che nonostante io non ci avessi mai creduto, per un attimo ho vacillato. Pensavo che sarei tornato in coma, ma questa volta non mi sarei svegliato. – Lo mormoro determinato e poco delicatamente ma con un tono molto basso e penetrante, lo vedo trattenere il respiro; assorbo ogni dettaglio del suo bel viso e della sua espressione. Lui doveva essere mio già da tempo, adesso basta.
- Non lo ero e lo devo a loro perché io ero già salito su quell’auto per venire da voi. Non so cosa volessero da me ma mi hanno salvato la vita, coscientemente o meno l’hanno fatto e forse proprio per Jeanne. Se lei non teneva così tanto a me, suo padre non avrebbe mai insistito a quel modo … Dio solo sa se la mia auto non fosse esplosa cosa mi avrebbero fatto loro. Però è andata così e in un certo senso le devo la vita. Per questo mi sento in dovere di ringraziarla comunque. – Per rispondermi anche lui si alza lievemente dallo schienale drizzandosi e si avvicina. Manca poco, manca veramente pochissimo. Siamo così vicini che ci sfioriamo veramente.
Sussurriamo entrambi provocandoci pericolose reazioni che saranno subito istinti.
- L’hanno fatto perché lei ti amava. – Ed anche se voglio quel che è mio e mi spetta, quel che è giusto è giusto.
- Penso di si … - Va bene ma devi capire anche che ora sei qui con me. E ti voglio.
- Il punto è che non sei morto però aver pensato di doverti seppellire … quello ha quasi ucciso me. – Non pensavo che avrei finito per espormi a questo modo, l’averlo fatto mi fa sentire inevitabilmente meglio così tanto che mi impressiono da solo. Non pensavo che mi potesse accadere nell’aprirmi con qualcuno.
Ancora quella sensazione di maggiore leggerezza, fin dove riuscirò ad arrivare per la fine di questa notte?
Forse a volare … ne ho il potere, ma solo ora.
- Sono qua e non abbiamo più altri obblighi, non siamo a lavoro, non abbiamo altre priorità. – Grazie, finalmente l’ha capito, pensavo di dover prenderlo veramente a pugni per farglielo capire!
È veramente duro di comprendonio ma non ha senso se sono io a dirgliele le cose. Deve essere lui a capirle, io faccio solo di tutto per indirizzarlo e farlo sbrigare …
- Non voglio che succeda più, Tony. Mai più. – Questo sembra più un ordine, me ne rendo conto. Gli metto una mano al lato del suo viso dove un ombratura leggera della barba del giorno prima si sente sotto il tatto. È caldo e sussulta al tocco. Tira i muscoli del viso e allarga le labbra in un sorriso, questa volta sincero e sentito. Quelli che mi piacciono.
- Il tuo fedele San Bernardo si impegnerà al massimo per non contraddirti. – Istintivamente sorrido anche io, è tornato e non vedevo l’ora. Questo è quello che voglio con me da ora in poi.
Dio, come mi sento bene …
- Il mio fedele San Bernardo non deve più riportarmi indietro nel tempo a questo modo o ti seppellirò veramente, ma vivo! – A questo punto penso che le cose possano dirsi concluse, gli ho risposto a tono e lui ha accentuato la risata.
Sto per baciarlo ma proprio quando ci siamo quasi, parla con quella sospensione magnifica:
- Perdonami. Non succederà più. – Mi fermo rimanendo col volto sul suo e le labbra che quasi si toccano, alzo un sopracciglio. Ho sentito bene?
- ‘Perdonami’? –
- Perdonami, a volte va detto … - Un brivido mi attraversa capendo quanto giuste siano queste parole. Lo tocco e labbra contro labbra gli rispondo col suo stesso tono mormorato e deciso:
- Non deve servire più! –
Infine ci uniamo del tutto chiudendo gli occhi, assaporandoci a vicenda noi così come siamo, senza più alcuna priorità se non approfondire questo momento troppo a lungo voluto e desiderato. Sento che infila la mano fra il mio fianco e lo schienale a cui sono appoggiato ora lateralmente, l’altra la mette dietro al mio collo e attirandomi di più a lui mi fa venire voglia, con questo contatto caldo e desiderato, di approfondire ancora, andare oltre. Premo con maggior prepotenza la bocca contro la sua e quando lo faccio, con la lingua supero la soglia dei denti raggiungendo la sua che mi viene incontro, non penso avessimo mai avuto l’intenzione di andarci piano però è come una miccia, una voltaiche viene accesa non si spegne ed andrà sempre più in crescendo finché non esploderà qualcosa.
Così senza nemmeno rendermene conto tenendo il suo viso per non farlo scappare, contemporaneamente l’attiro a me mentre le nostre lingue si intrecciano e lottano creando un vortice che ci confonde per il piacere che ci provoca, un piacere mentale per il significato che ha quello che stiamo facendo.
Lo volevo, ne avevamo bisogno, ora deve essere mio.
La sensazione di possessione che provo per lui ora che ci baciamo è immensa, non penso riuscirò a controllarla, è qualcosa che va in crescendo e che fa quasi paura. Ma è giusta, va bene e posso lasciarla andare.
Senza rendercene entrambi conto, man mano che l’intensità cresce, anche noi cerchiamo maggiore contatto cercando sotto i nostri vestiti la pelle calda dell’altro, cercando qualcosa di più, finendo per spogliarci quasi frenetici con questo ritmo che cresce nelle nostre teste e nei nostri gesti.
Lo spingo sempre più prepotente stendendolo nel divano e per quest’istante che ci separiamo per finire di toglierci gli abiti, lui mi cerca immediatamente quasi con paura che io cambi idea e me ne possa andare. Ma lo sa. Lo sa bene che non sono nato per pentirmi delle cose che faccio.
Quando mi ridiscendo su di lui nudo proviamo quasi un senso di sollievo insieme al nostro sospiro e mi attira a sé stringendomi, volendomi, sentendomi.
Il caos deve essere comune, non si distinguono presto più le nostre azioni ma solo ciò che ci provocano e ciò che sentiamo nel farle, tanto è grande e potente quel che sentiamo e personalmente mi sconvolgo.
Perché è solo quando ci sei dentro che capisci cosa significa e quanto diverso sia dalle altre volte.
Solo così, solo ora.
È come un bisogno impellente di provare di più di averci l’un l’altro e mentre mi premo muovendo il mio corpo sul suo, assaggio il suo corpo che dopo la sua bocca mi sembra proprio un bel premio.
È veloce, sempre più veloce.
Ne vogliamo di più, ancora e ancora.
Cresce come un uragano che passa e sconvolge tutto quel che esiste.
Finchè lui cerca di nuovo il mio viso mentre le mie mani lo stanno esplorando in ogni parte, anche nell’intimo, facendolo gemere. Con stralunatezza mi prende il viso e lo riporta sul suo, quasi senza essere in noi, con un velo di desiderio acuto negli occhi chiari ci guardiamo vicini, poi me lo dice:
- Non ce la faccio più … -
E successivamente mentre l’eccitazione cresce proprio in me, insieme alla sua fra le mie mani, torno sulle sue labbra divorandole con forza, mentre giochiamo di nuovo veloci con le lingue.
È come un altro flash. Quel sogno di quella notte, quando l’ho mandato a casa perché non dovevamo arrivare a questo. Ho sognato che sarei stato con lui, ho sognato una notte come questa ed è stata così reale che mi sono sentito male fisicamente, mi sono svegliato in uno stato pietoso e per poco, il giorno dopo, non l’ho preso in un angolo per avverare quanto sognato. L’avremmo voluto entrambi.
Non so dove ho trovato tutto questo controllo, alla sua età ero come lui e non ce l’avevo, ora guardami qua.
Però non dura per sempre, anche io ho i miei limiti e quando ottengo ciò che voglio, tanto più ho dovuto rinunciarci, tanto più poi violento e passione ci metto. È pericoloso lasciarmi insoddisfatto.
Dopo questo bacio e i nostri respiri alterati lo preparo, lui si separa dalla mia bocca assumendo un espressione di sforzo misto a piacere mentre per trattenere ciò che sente mi circonda il collo con le braccia e mi stringe ulteriormente a sé con forza.
Mi fa sentire quel che prova, quel che vuole, quel che ha passato e la sofferenza di cui è stato padrone.
Però rendersi conto che solo ore prima lo credevo morto e che invece ora è qua fra le mie braccia e che stiamo facendo finalmente l’amore dopo tutto questo tempo di trattenersi e far finta di niente, è devastante.
È … fuoco puro.
Non ce la faccio più.
Dio, non ci riesco.
Devo entrare, devo averlo, DEVO.
Dobbiamo unirci.
- Vieni … - Mormora con un filo di voce, è roco e quasi inudibile, non ce la fa più nemmeno lui e così lo separo da me quel tanto che mi permette di riuscire a scivolare in lui.
Con quanta più delicatezza mi è possibile, non molta in effetti, non sarebbe molto da me, non sono così tanto paziente. Avremmo dovuto farlo prima per avere delicatezza e lentezza.
Ora c’è solo bisogno fremente e con intensità accesa mi accoglie con dolore, ci mette un po’ ad abituarsi lo stesso e preme la testa dietro di sé ma è quando una lacrima furtiva che mi piego su di lui rimanendo fermo. Gli sfioro il viso sudato dove l’espressione di dolore che cerca di trattenere si intenerisce trovando del sollievo. C’è un piccolo incantesimo che posso fare, penso.
Non sono parole che dico facilmente ma le dirò a modo mio.
So che è questo ciò di cui ha bisogno.
Ha ancora gli occhi chiusi quando porto le labbra al suo orecchio e lo sussurro:
- Sei la persona che desidero di più al mondo. –
Questo gli fa riprendere respiro come se funzionasse veramente come incantesimo e aprendo gli occhi mi regala quel pezzo di cielo, ce lo scambiamo in questa posizione e mentre assimila, un'altra lacrima esce a ricordo di tutto quel che ha vissuto in questi ultimi mesi.
Sbagli, errori, sacrifici, attese, sforzi … sono cose da tutti i giorni, siamo addestrati per ogni cosa ma penso che fino alla fine non potremo mai esserlo per cose simili.
Per sopportare l’idea di perdere chi amiamo e di ingannarlo o farlo soffrire.
Ha questo momento di smarrimento in cui lentamente sembra tornare alla vita e lo ha così, con me dentro e questa sospensione totale dei sensi.
Infine, continuando a guardarmi, muove le labbra lentamente fino ad incurvarle in un leggero ma sincero sorriso. Qualcosa che gli illumina il viso.
Poi lo dice col mio stesso tono, dandogli il nome corretto.
- Anche io ti amo. –
Bè, almeno in questo non siamo uguali … riesce ad essere decisamente sentimentale quando ama.
Ci sono cose che si possono imparare anche da chi sta imparando da noi …
Faccio il suo stesso sorriso e poi comincio a muovermi alzandomi solo un po’, per muovermi meglio.
Sono movimenti abbastanza lenti all’inizio, sono dopo che diventano più intensi e veloci. Entrando ed uscendo finché ogni cosa non cresce e non mi fa riprovare delle cose da tempo accantonate.
Finché non arriva il culmine e lui si alza quel tanto per aggrapparsi a me, aderire il corpo al mio e mordermi la spalla nel momento dell’apice più intenso.
Questo mi fa andare oltre, mi fa continuare per essere di più in lui, perché quel sentimento che ci siamo scambiati a gesti e parole è così palpabile che non lo credevo possibile, ma ora che sta accadento mi fa quasi impazzire. L’espressione che faccio è di totale cattura.
… e poi ci sospendiamo di nuovo … e poi nulla … nessun respiro, nessun battito, nessuna funzione … niente di niente … ci tendiamo mentre la mente sfugge per la potenza di ciò che abbiamo provato e lasciamo che esca e si sfoghi.
Ecco che i battiti tornano e noi riprendiamo a vivere mentre insieme eravamo finiti in quel posto dove avevo sperato di andare.
È solo ora che mi sento stravolto e sfinito, che esco lentamente e crollo su di lui mentre ci ridiscendiamo senza forze, sudati ed ancora l’eccitazione che ci ribolle dentro.
Ora posso dire di sentirmi veramente bene e di esserne consapevole.
Quella sensazione che non pensi esiste finché non ce l’hai.
In cui tutto potrebbe succedere e non te ne importerebbe nulla.
In cui l’unica cosa che conta è sentire l’altro, i suoi battiti e il suo respiro, il suo corpo contro il tuo e il suo calore. Stai concentrato sull’altro e lasci che la mente vaghi ridandoti ciò che vuole, ricordi che desidera farti avere, pensieri riguardanti il tuo compagno. Lasci che le cose scorrano di nuovo come vogliono. Ti va bene qualunque cosa. L’importante è non staccarsi da colui che ami e che sta sotto di te, che ti cinge stanco ma contento con le sue braccia.
È questo che significa resuscitare dopo essersi sentiti morti.
Quando l’ho visto esplodere non ho solo pensato di morire, mi ci sono sentito veramente.
Ma non è bastato rivederlo, sentirlo, parlargli e proseguire le cose normalmente. Non è bastato per ritornare vivo.
Ci voleva questo.
Aversi, darsi, possedersi, unirsi, prendersi solo ciò che si è voluto da tempo.
Solo ciò per cui l’uomo non sopravvive mai.
Amarsi.
Credimi, Tony. Non pensavo ci sarei mai riuscito di nuovo in questo modo.
Credimi.
- Se ti azzardi a farmi altri scherzi come quello di oggi non disturbarti a farti rivedere da me vivo! –
Dico seguendo questo pensiero, ho il solito tono e lui capisce che ho ripreso possesso di me per cui non serve alzare la testa per guardarlo. Non serve perché tanto so che sta ridendo e quando risponderà per le rime come fa sempre, riderò anche io ma senza farmi vedere da lui … o si monterà la testa!
- Cavolo! Non puoi togliermi il mio passatempo preferito, capo! Come faccio? –
Lo sapevo!
Per questo sarà sempre mio.
Spero che non abbia sentito la mia risata silenziosa!