Dietro Agli Occhi Azzurri

CAPITOLO I:
DICHIARAZIONE

/ Here with me - Dido /

Non è forte la luce che mi sveglia, devo dire che è piuttosto soffusa e non mi da un gran fastidio. Non credo che sia quella che mi fa aprire gli occhi.
Mi sembra di aver semplicemente dormito, è strana questa consapevolezza.
La consapevolezza che so che non è così, che questa volta è stata diversa o Mac non mi avrebbe tenuto la mano tutta la notte.
Il calore che sento intorno ad essa, abbandonata sul letto, mi fa capire, probabilmente, come mai mi sono svegliato.
Ci ho provato a lungo senza successo, avevo paura che se non l’avessi fatto lui se ne sarebbe andato rinunciando a me, perdendo la speranza… ma invece è rimasto qua e quando ho capito che non mi avrebbe lasciato finché non avessi riaperto i miei occhi azzurri, me la sono presa comodo. Anche perché era piacevole, lo è tutt’ora che me la stringe ancora.
Prendo un respiro profondo cercando di sentire se i sensi sono a posto, sento con gli orecchi il rumore del fiato che entra ed esce e successivamente i ticchettii dei macchinari che credo mi siano collegati.
Sono stato cosciente tutta la notte ma devo dire che è stato sgradevole non avere il completo controllo su di me, sono solo riuscito a stringergli le dita quando me lo ha chiesto, tutto lì.
Quando mi dicevo di aprire gli occhi o fare altro non c’è stato verso.
Come se un masso pesante mi schiacciasse contro il letto e una colla mi avesse attaccato le palpebre per tenermele chiuse.
È stato DECISAMENTE sgradevole. Non quanto, comunque, lo sarebbe stato se lui non mi fosse rimasto vicino.
Quindi apro gli occhi e con fatica metto a fuoco la stanza, la luce inizialmente mi sembra forte ma poi capisco che non è quella che sembrava e la vista torna da me dolcemente. Come dolce è anche il tatto, per lo meno alla mano sinistra che lui tiene nella la sua.
È la prima sensazione che sento da cosciente ed è bella… oh, se lo è…
Passano un paio di minuti, credo, in realtà non ho ancora ripreso il senso del tempo e l’intontimento per la morfina che devo avere in circolo mi impedisce si di provare dolore, ma anche di capire con lucidità cosa succede intorno a me. Non è facile svegliarsi di punto in bianco e… sentirsi tutto fasciato ed indolenzito.
Sono consapevole che sono fortunato, per ora, a sentirmi solo così… appena gli effetti dei farmaci cesseranno chissà che inferno!
Sospiro di nuovo, è ancora come se sul petto ci fosse un masso, ma meno grande di prima.
Quando muovo leggermente la testa lo vedo, Mac è appoggiato al mio letto e in una posa alquanto scomoda sonnecchia, è molto sciupato anche lui, deve aver ceduto all’ultimo e sicuramente non se ne è nemmeno reso conto.
Sorrido appena e con fatica, sono felice. Felice che è rimasto lui e non qualcun altro, che nonostante tutto ha insistito e non mi ha lasciato.
Sono felice e poi c’è dell’altro.
Non so se sia merito delle sostanze in circolo nel mio sangue o di cos’altro, ma fra la confusione che c’è nella mia testa sento indistintamente qualcos’altro farsi strada e lo sento mentre istintivamente, prima che me ne accorga, gli stringo ulteriormente la mano.
Voglio che mi guardi anche se svegliandosi si staccherà da me.
Ho bisogno che i suoi occhi altrettanto azzurri si posino sui miei e fissandomi mi parli con quel suo modo pacato e suadente, con la voce più sensuale che abbia mai sentito.
Perché effettivamente bisogna dire le cose come stanno, come ho sempre fatto.
La sua voce è sexy.
Sgrano gli occhi rendendomi conto dei miei stessi pensieri che arrivano come fiumi.
Deve per forza essere la morfina… non mi sono mai detto cose simili anche se probabilmente le ho sempre pensate.
Cos’altro penso, allora?
Cos’altro mi troverò ad ammettere senza nemmeno accorgermene?
Spero di non compromettermi in alcun modo e soprattutto… bè, soprattutto spero che lui non se ne vada e rimanga con me.
Sono certo, in mezzo a questo caos, che lui sia la persona più importante della mia vita, in questo momento ed ho potuto capirlo in un momento simile, con il pericolo di morte che ho corso e con lui che mi ha salvato e mi è rimasto accanto.
Abbiamo un rapporto profondo da molto ed anche se so che lui la vede come solo amicizia mi basta sapere che il legame c’è, qualunque nome gli voglia dare.
È solo che… non capisco… perché le persone non si dicono subito quel che provano? Se lo tengono nascosto, fanno finta di nulla… io stesso, fin’ora, ho fatto così. Però ora come ora non ricordo assolutamente perché l’ho fatto e non mi sono mai sbilanciato.
Non lo ricordo proprio…
Perché non dovrei dirglielo e renderlo partecipe?
Lui è Mac, andrà bene qualunque cosa, se c’è uno che potrà capirmi è lui.
Non importa se non mi ricambia, non posso non condividere con lui questa cosa… qualunque sia.
Già, ma se glielo devo dire devo anche darle un nome. Cos’è che mi attira verso di lui a questo modo? Cos’è questo sentimento?
Che casino che c’è nella mia testa… cavolo, voglio più chiarezza, è assurdo!
- Mac… - Lo chiamo e non avevo nemmeno pensato di farlo.
Decisamente non sono in me, è come se non avessi più freni e capacità deduttive, ogni sorta di ragionamento è sopita e ad agire è un Don un po’ strano… un po’ tanto strano… che non so se vada bene o no ma questo è quello che passa il convento, quindi se lo tiene!
Lo sento alterare il respiro mentre riprende anche lui contatto con la realtà e si sveglia, apre gli occhi lentamente e mi mostra le sue iridi azzurre un po’ velate, i suoi occhi sono sottili di natura e mi piacciono. Lui mi piace, ogni dettaglio del suo viso rilassato che mentre toglie il sonno si tende. Cerca un contegno e nemmeno sa di farlo, è unico.
Solo dopo alcuni istanti si rende conto di essere stato chiamato da me e quando sposta lo sguardo sul mio rimaniamo così a guardarci senza un’esagerata distanza fra noi. Fermi immobili e… bè, onestamente non so come sia lui, non capisco bene. È ancora tutto confuso.
Finalmente, però, si decide a parlarmi e trattengo il fiato per poter sentire il suo sussurro così speciale tutto per me:
- Ehi, ciao… - Il sorriso che abbozza è molto dolce, sembra contento di vedermi sveglio. Naturale, immagino… è rimasto con me tutto il tempo tenendomi la mano. È qua che sposto lo sguardo sulle nostre mani e lui lo nota ritraendosi istintivamente, credo che abbia pensato io fossi imbarazzato. Non ci penso, come non lo sto facendo con coerenza da un po’ grazie a queste flebo, semplicemente gli riprendo la mano e rispondo:
- Grazie. – Invece di salutarlo.
Forse qualcosa non va, la logica sicuramente è fra queste. Normalmente ad un ‘ciao’ si dice ‘ciao’, non ‘grazie’. Chissà cosa pensa?
Continua a guardare le nostre mani e poi di nuovo i miei occhi, effettivamente sembra disorientato anche lui.
È in buona compagnia!
No, non mi va di lasciarlo andare. Devo dirgli quella cosa, no?
Che non so bene cosa sia, so solo che c’è e che lo riguarda e che va detta… e che sicuramente domani, quando non avrò più sta morfina a farmi straparlare, me ne sarò pentito.
- Di cosa? – Chiede lui mantenendo il suo controllo con maestria. Come fa?
Già, lui non ha nessun ago attaccato che gocciola in lui sostanze stupefacenti!
- Per essere rimasto con me tutta la notte. – Stringo addirittura la presa facendogli capire che è per questo che non posso lasciarlo andare. E perché mi piace.
Già, non è solo la logica a non andare, mi sa!
È strano, ripeto, e diverso, non mi pare di aver mai lasciato ruota libera alle mie impressioni ed emozioni, non per cose incontrollate e diverse come queste.
Però cosa diavolo è strano?
Con questo mondo che gira intorno a me ed i sensi alterati che dovrei capire?
La parola ‘strano’ e ‘diverso’?
No, quel che capisco è solo una cosa.
Che provo un forte sentimento per Mac e che non è più solo amicizia o non avrei cercato di trattenerlo. O non mi sarei svegliato solo per lui, lui che stava con me e mi toccava per sapere se ero io ad essere con lui.
Perché solo per amicizia, queste cose, non accadono.
Penso di capirlo, così semplicemente lo dico mentre l’illuminazione mi arriva e lo faccio mantenendo il contatto con il suo sguardo confuso e pieno di domande:
- Mac… credo di stare innamorandomi di te. –
In fondo, comunque, non c’era altro modo di dirlo... Non che mi sia capitato di innamorarmi tantissime volte. Di storie ne ho avute fra le più serie e le più leggere. Ora c’è differenza, credo… spero… immagino… bè, c’è di sicuro visto che lui è un uomo, io pure ed è il mio primo uomo!
Lo scruto con attenzione corrugando la fronte, cerco di capire cosa gli passi per la testa ora, cosa pensi e come reagirà. Non mi fa capire nulla, è una maschera di controllo e il muro che ha innalzato è quello che ha sempre con tutti.
Un po’ mi ferisce e lo dimostro nel mio viso espressivo. Non era mai stato così con me. Certo, di alcune cose comunque non abbiamo mai parlato, ma non aveva mai fatto così.
Mi stupisce e mi ferisce.
Non mi dirà cosa pensa, cosa c’è, perché non può sbilanciarsi… cosa gli succede…
E questa maledetta morfina mi incasina tutto, tanto da non comprendere un emerito nulla!
Mi innervosisco stringendo le labbra, vorrei che parlasse e quando lo fa mi tendo tenendogli la mano più forte per paura che sgusci via:
- E’ merito della morfina, questo discorso. È meglio che ti lasci riposare come si deve. –
Questo è tutto ciò che dice, così come se fosse un estraneo anche se ha cercato di avere riguardo. Come immaginavo sguscia eccome, nonostante io cerchi di impedirglielo.
Lo so che se vuole fare qualcosa la fa comunque, ma speravo che rimanesse… oh, anzi, non pensavo proprio… ecco perché non era il caso di dirglielo, perché non volevo vedere questo suo sguardo strano che sembra dire ‘non posso’ e non ‘non voglio’.
Non volevo nemmeno guardarlo indietreggiare frettoloso ed andare alla porta con quell’espressione di scusa ed imbarazzo.
- Mac… - Tento debolmente di chiamarlo, sperando che serva a qualcosa, ma lui mi interrompe a metà nell’uscita dicendo:
- Ci vediamo, più tardi torno. Sicuramente passeranno anche gli altri a vedere come stai. Riprenditi, miraccomando. –
Non volevo nemmeno vederlo andarsene definitivamente e lasciarmi così.
Premo la testa contro il cuscino ed ignoro la fitta che mi parte, stringo gli occhi e i pugni, che diavolo è successo, dannazione?
Quando cazzo va via sto effetto di merda dal mio corpo?
Mi impedisce anche di arrabbiarmi come si deve, non solo di capire a fondo le cose!
È terribile… è terribile, dannazione…
Già, ma cosa lo è veramente?
La morfina e lo stato assurdo in cui mi lascia oppure Mac che se ne è andato alla mia dichiarazione?
O cavolo… è vero… mi sono dichiarato… e non l’avevo nemmeno pensato prima di farlo…
Era questo, allora?
Il sentimento, quella cosa nuova, quel legame che mi ha riportato di qua… era lui?
Mi sto innamorando di Mac…
- Merda. –
E ora che dovrei fare?”