AMBIENTAZIONE: Dopo la puntata 5 della quinta serie. In quella puntata Tony scopre che Abby ha ricevuto una proposta di lavoro e che è uscita a cena con colui che gliel'ha fatta, così curioso di sapere se accetta o no chiede il parere a tutta la squadra, eccezione di Gibbs che però sente e per farlo smettere le chiede direttamente a lei cosa intenda fare. C'è un attimo di tensione fra lei e Gibbs (lei dà uno scapellotto sulla nuca di Tony per aver parlato troppo) ma tutto si risolve, Abby non ha intenzione di andarsene e Gibbs da anche lui lo scapellotto sulla nuca del pettegolo. Dopo di che quando se ne stanno per andare Abby chiama Tony a rimanere lì per chiarire. Non fanno vedere cosa si dicono ma a fine puntata quando lei va dai ragazzi per mostrare le rose nere che Gibbs le ha regalato in segno di pace e di ringraziamento per il buon lavoro svolto nel caso dicendo felice che il capo la ama ancora, Tony si lamenta poiché effettivamente è stato anche merito suo se il caso si è risolto, così lei riconoscendolo gli dà una rosa nera del suo mazzo dicendogli che lei lo ama ancora, in segno di pace, insomma. Così la puntata finisce ma nella mia testa no, poiché mi sono fatta il seguito e questo è il risultato!
Divertiti Con Me


- E quella? –
Chiese con uno dei toni che non tendevano al rilassato, osservando accigliato la rosa nera che Anthony stringeva fra le dita con una strana espressione in viso.
- Abby. – Rispose con un sorrisino compiaciuto alzandola per fargliela vedere bene.
Gibbs si accigliò, quella era una rosa del mazzo che lui le aveva regalato per ringraziarla dell’ottimo lavoro svolto, come mai ne aveva data una a Tony?
- E’ stata carina… - Continuò con una certa malizia di fondo in mezzo alla contentezza incamminandosi col proprio capo verso l’ascensore. Ormai erano rimasti solo loro due e quando gli altri avevano chiesto a Tony cosa aspettasse ad andarsene, lui non aveva risposto ‘Gibbs’. Aveva detto: ‘il principe azzurro sul cavallo bianco!’ con una voce in falsetto e sbattendo le palpebre per citare la celebre frase del celebre film Pretty Woman.
Ovviamente non gli avevano dato più di tanto retta e se ne erano andati mollandolo lì alla luce della propria scrivania, circondato dalla semi oscurità del resto dell’ampio ufficio.
- Sai cosa ha aggiunto quando me l’ha data? – Aggiunse con maggior malizia durante l’attesa dell’ascensore. Gibbs spostò lo sguardo obliquamente verso di lui, senza girare tutto il capo. Voleva essere sicuro che fosse una sparata delle sue ma sentendo la risposta non ne fu sicuro.
- Che mi ama ancora! – Tony sapeva che era anche quello che aveva detto al compagno quando le aveva dato le rose nere, ma il ricordo della scenetta della signora della notte che si era imbattuta in Tony ed il conseguente dialogo per auto proclamarsi altrettanto prezioso per la piena riuscita di quel caso complicato che gli era valso la rosa e la frase rappacificatrice, lo stuzzicavano troppo.
L’uomo più grande inarcò le sopracciglia tornando a chiamare impaziente l’ascensore che sembrava bloccato da qualche parte.
- E tu cosa centravi? – Ecco, era proprio questo che Tony sperava succedesse. Un po’ di sana e piccola gelosia!
Ci godeva quando gliela dimostrava e lui faceva di tutto per tirargliela fuori. In realtà anche lui avrebbe avuto motivo di essere geloso, in fondo Gibbs aveva apprezzato così platealmente solo Abby nonostante Tony avesse dato effettivamente un ottimo contributo per il caso, ma sapeva che il capo faceva così con lei perché era come una figlia, mentre lui lo ringraziava comunque ma in privato ed a modo suo!
Il sorrisino compiaciuto arrivò insieme alla risposta:
- Bè, è anche merito mio se abbiamo risolto il caso, no? –
- E ti ha ringraziato per questo? – Scettico, cercava di trattenersi dal mettere in chiaro ciò che ogni tanto serviva mettere in chiaro.
- Era anche per fare pace. –
- Non l’avevate già fatta prima in laboratorio, da soli? – Marcò sulla parola ‘soli’ di proposito e compiacendosi di questo, Tony tornò con la mente al pomeriggio quando per colpa sua, indirettamente ed involontariamente, c’era stata quella piccola discussione fra Gibbs ed Abby. Del resto premeva anche a lui sapere se Abby avesse o no cambiato lavoro e l’unico che avrebbe potuto chiederglielo sfacciatamente senza paura era proprio Gibbs. Però poi risolto il mistero e sedato la piccola tempesta, lo schiaffo sulla nuca sia la ragazza che il capo gliel’avevano dato accusandolo di aver spettegolato come una suocera. Aveva tentato una breve difesa ma alla fine aveva mollato la presa e, salito in ascensore con gli altri credendo di averla passata liscia, Abby l’aveva chiamato per chiarire la faccenda da soli.
Erano rimasti senza orecchi indiscreti e nemmeno lui, ovvero Gibbs, aveva saputo cosa si erano detti e cosa era successo. Poi non c’era più stata occasione di parlarne e non era comunque tipo da informarsi su cosa avesse voluto Abby da Tony e COME avessero fatto pace.
Ecco un altro ottimo motivo per elogiare solo la scienziata e non il suo primo agente che per poco quella sera non era caduto da un’altezza notevole.
Tony sorrise sornione e si girò dando la schiena all’ascensore per guardarlo in viso.
- Certo, abbiamo fatto una lunga chiacchierata ma ci teneva ad assicurarmi meglio che non mi serbava rancore e che mi ama ancora, proprio come tu ami ancora lei. –
Ecco che le cose venivano fuori, però avrebbe voluto chiederglielo. Oh, se avrebbe voluto.
Avrebbe proprio voluto sapere cosa diavolo si erano detti in laboratorio ma non era uno che faceva certe scenate, sarebbe come stato dargli una soddisfazione troppo grande e non andava bene, il ragazzo andava sempre ridimensionato.
Però gli dava fastidio tutto quel mistero e quelle allusioni. Lo detestava quando faceva così!
Strinse le labbra seccato e ricambiando il suo sguardo dove la malizia ed il compiacimento erano ben visibili, provò un irrefrenabile impulso di chiarirgli un po’ le idee in modo che non si dimenticasse di chi era lui.
Ecco perché le ante finalmente si aprirono e Gibbs senza pensarci un attimo mise la mano sul suo petto spingendolo bruscamente nell’abitacolo. Tony in un nano secondo, prima che potesse pensarlo, si trovò boccheggiante schiacciato fra la parete metallica e il corpo forte del proprio capo.
Le porte si richiusero e appena avviato l’ascensore, lo tornò a bloccare come faceva sempre per usarlo come ufficio personale senza essere ascoltati da orecchi indiscreti e stare un po’ in pace.
Fece cadere la rosa a terra e senza avere respiro lo vide avvicinare il viso al suo fino a sfiorarlo con le labbra, il respiro contro la pelle.
Gibbs lo guardò con fermezza e dandogli un certo disagio solo per quello, disse basso e penetrante:
- Volevi anche tu un mazzo di rose nere per ringraziarti del PREZIOSO aiuto? –
L’accelerazione cardiaca cominciò a farsi sentire forte nel petto mentre anche gli altri sensi lo gettavano in quel piacevole ed eccitante stato.
L’adorava quando faceva così.
Lo faceva sentire suo, unico, desiderato, al suo centro. L’unica cosa che alla fine voleva veramente.
Per un egocentrico come Tony questo era linfa vitale, ma solo se quelle attenzioni così brusche e decise venivano dalla persona che più desiderava al mondo.
- No, ho fatto solo il mio lavoro. – Sussurrò a sua volta mentre l’eccitazione cresceva. Se un giorno avessero scoperto che in quell’ascensore c’erano telecamere nascoste, allora sarebbe stato un piccolo guaio visti i bei filmati su loro due che si sarebbero trovati!
- Allora cosa vuoi? – Glielo chiese avvicinando le labbra impercettibilmente, mentre anche il suo corpo premeva maggiormente su colui che aveva le mani alzate contro la parete in segno di sottomissione.
- Divertiti con me. –
Gli uscì senza nemmeno averla pensata ma fu una specie di capolavoro che funse da scarica elettrica da un paio di volt.
Quando una scarica ti attraversa non riesci a staccarti dalla fonte d’elettricità e tremi completamente, non c’è una parte del tuo corpo che non venga attraversata da questa fonte di energia e non capisci cosa ti succede, ti senti solo surriscaldare in maniera insopportabile, hai bisogno di far uscire tutta l’energia che ti passa per il corpo e cerchi una valvola di sfogo, il modo migliore.
Ecco cosa provò Gibbs dopo quella sana gelosia e la frase di Tony sussurrata in un sorriso languido che sembrava chiedere di essere mangiato da lui.
Fu la sua bocca premuta quasi con violenza contro quella dell’altro, a rispondergli.
Gliel’aprì subito con la sua e senza delicatezza né pazienza, e per il momento nemmeno dolcezza, lo violò subito con la lingua cercando la sua fino a trovarla stimolato all’idea di che cosa sarebbe successo di lì a poco.
Il bacio fu molto audace e dopo aver avuto a volontà la sua bocca, Gibbs uscì scendendo sul collo e continuando a leccargli ciò che trovava sul suo percorso, succhiando le parti dove le vene battevano maggiormente per l’eccitazione e lasciando che le mani andassero ad aprirgli gli indumenti, fu la consapevolezza che Tony manteneva le mani alzate contro la parete dietro cui era appoggiato a fargli perdere ancora la testa.
Era lì completamente al suo servizio, sottomesso che si lasciava fare docile qualunque cosa, godendo con quei suoi respiri corti e l’espressione libidinosa.
Altre scariche elettriche da sfogare per non impazzire.
Con irruenza lasciò improvvisamente perdere la camicia per andare subito giù ai pantaloni.
Si abbassò davanti a lui slacciandogli la cintola e lasciando ragionamenti per un altro momento, si occupò di ciò che gli portava maggior eccitazione in quell’istante.
Fu in un certo senso liberatorio lasciarsi andare così completamente agli istinti, prendere ciò che gli apparteneva, ciò che ormai era suo da un po’, farlo suo una volta di più e marcare ancora e ancora il proprio territorio.
Sentirlo godere così senza freni inibitori, prenderlo nell’intimo per lasciare il resto, la parte migliore e più completa, a dopo.
Era troppo, era questo che era suo.
Lui.
E non doveva dimenticarsene per stuzzicarlo o fare allusioni con cui divertirsi.
Bene, come gli aveva suggerito lo stava accontentando e a giudicare dallo stato in cui era, con ogni funzione vitale accelerata, era all’orlo.
Entrambi lo erano ed una volta partiti solo andare fino in fondo poteva fermarli.
Non ci si poteva fermare davanti a sensazioni di piacere così devastanti, accompagnate da sentimenti ed emozioni pari a delle scariche elettriche traumatizzanti e sconvolgenti. Loro non potevano, non erano Jethro e Tony se sul più bello cominciavano a controllarsi tornando in loro stessi.
Interrompere quel paradiso, come si poteva?
All’orlo.
All’orlo ci arrivarono insieme e così mentre Tony stava per giungere al culmine, Gibbs si alzò di scatto e veloce e brusco come sapeva essere lui in certi momenti, specie quando era stuzzicato a quel modo incauto, l’afferrò per le braccia rigirandoselo e premendolo con poca dolcezza contro la parete dell’abitacolo, facendolo piegare leggermente e appoggiare anche con le mani, proseguì il ‘divertimento’ richiesto incoscientemente da Tony scivolando deciso in lui.
Cominciò presto una sorta di danza personale in cui il ritmo fu acquistato subito e crebbe insieme al piacere violento e potente, un piacere che di volta in volta era sempre più incontenibile, come una sorta di droga che faceva bene, che li avvicinava sempre più.
Che ogni volta gli permetteva di sentire di più il compagno, vedere un pezzo di anima, stare di più con lui, ma veramente.
Muovendosi insieme l’uno dentro l’altro presto non compresero più nulla mentre i loro gemiti rochi si univano come i corpi in quello spazio ristretto, complice dei loro numerosi momenti di coppia.
Vennero insieme con le gambe di Tony che tremarono per l’orgasmo, piegandosi e venendo sostenuto da Gibbs che l’avvolgeva con le sue braccia da dietro.
Fu indefinito ed intenso, una sorta di gioco erotico di provocazione terminato, tutto sommato, in modo più che soddisfacente per entrambi.
Rimasero un lungo istante così fermi l’uno contro l’altro in quella posizione non molto comoda ma ancora frementi di piacere, sconvolti per il modo in cui l’avevano fatto ed erano venuti insieme senza remora né ragionamenti sensati.
Solo perché certe volte ragionare non andava bene, non come l’istinto.
Quando a fatica sembrarono riprendersi, Tony si drizzò ricomponendosi e circondando il compagno con le braccia in modo più sentimentale rispetto a quello che c’era appena stato fra i due, gli posò un bacio calmo e tenero sulle labbra, un bacio che inesorabilmente divenne anch’esso approfondito, ma in modo più lento e sensuale.
- Divertito? – Disse infine ironico Gibbs con ancora le labbra sulle sue. L’altro sorrise spontaneo e allo stesso modo rispose:
- Eri tu che dovevi divertirti con me. –
- Ah, per quel che mi riguarda questo era l’antipasto! –
Fece quindi senza smentirsi, rimanendo di fondo serio mentre faceva riprendere all’ascensore il suo corso e Tony ridacchiando raccoglieva la rosa dal pavimento.
- Buono a sapersi. – Asserì proprio sull’aprirsi delle porte sul piano sotterraneo, ai parcheggi.
- Dovevo immaginarlo. – Una voce femminile distinta e familiare arrivò loro appena fuori dall’ascensore facendoli distrarre dalle compiaciute considerazioni.
- Jenny. – Salutò Tony senza far più caso al fatto che la chiamasse per nome. I due uomini uscirono dall’ascensore con tranquillità ormai ripresisi e affiancati dalla rossa, l’ascoltarono divertiti.
- Pensavo ci fosse un guasto e mi sono decisa a scendere per le scale, ma dovevo immaginarlo che Gibbs l’aveva di nuovo preso per il suo personale ufficio privato. – Continuò quindi senza scomporsi come suo solito.
- I brutti vizi non muoiono mai. – Disse Gibbs senza sentirsi affatto in colpa, né rimproverato. Tony avrebbe voluto lasciarsi andare in una risata liberatoria ma si trattenne abilmente.
- Mi stupisce che l’hai fatto a quest’ora con tutto il resto dell’edificio praticamente vuoto. Che bisogno c’era di bloccare l’ascensore? – Non aveva gradito il dover fare le scale a fine giornata ed era anche comprensibile, in fondo era il direttore anche per avere qualche agio, no?
- Per certe cose nessun posto è più sicuro di quell’ascensore, Jenny! – Rispose il più giovane fra i tre mentre l’uomo più grande si lasciava sfuggire un breve sorrisino ironico girando il viso dall’altra parte.
- Sarà. – Terminò così Jennifer lanciando un occhiata poco comprensiva al ragazzo così enigmatico da ricordargli sempre più Gibbs, però non capiva proprio come mai quei due si fossero rinchiusi là dentro per parlare. Ormai non c’era anima viva in giro…
Non riuscì comunque a giungere ad alcuna conclusione accettabile e proprio mentre stava decidendo di lasciar perdere li vide fermarsi entrambi all’auto di Gibbs, così non poté non chiedere incuriosita:
- Tony, sei senza macchina stasera. Come mai? – Era risaputo in tutta la nazione l’attaccamento maniacale che quel ragazzo aveva con la sua sacrosanta auto…
Anche Gibbs lo guardò incuriosito sull’uscita che avrebbe trovato:
- Bè… - Iniziò Tony senza agitarsi minimamente e divertendosi chiaramente a prendere in giro, in un certo senso, l’acuta ed ammirevole donna che li guardava accigliata: - per certe cose è la mia macchina a non essere al sicuro! –
E per nulla deluso, l’angolo della bocca di Gibbs si piegò divertito all’insù, senza farsi notare.
Il direttore senza capire di nuovo a cosa alludesse, decise di lasciar perdere. Trattandosi di quella creatura assurda di nome Anthony Di Nozzo poteva anche non esserci nulla da capire!
Li salutò senza aggiungere nulla per poi lasciarli di nuovo soli salire nell’auto del capo squadra.
- Per certe cose? – Disse malizioso scoccandogli un occhiata significativa ricambiata da una uguale dell’altro.
- Già. Certi divertimenti sono troppi persino per il mio gioiello di auto. –
Logicamente non era stato il caso di essere più specifici e spiegare al Direttore che ormai i due vivevano praticamente insieme ed era inutile andare a lavoro con due macchine.
Del resto certi divertimenti sono troppo privati per essere condivisi tanto facilmente, no?

FINE