FINO IN FONDO
/Trouble – Coldplay /
Erano state le sue braccia quando
l’avevano stretto sé con decisione ma delicatezza, senza paura di toccarlo e
sbagliare il gesto, senza paura di lui, senza esitazione di nessun tipo a
convincerlo in quel secondo momento a seguire il suo consiglio. Senza
quell’abbraccio che l’aveva fatto sentire in quel modo, non avrebbe mai
accettato di andare a casa. Certo buona parte l’aveva fatta anche suo padre
arrivato per vegliare su Louie e nonostante in tre ci avessero impiegato un
tempo non trascurabile a fargli capire che doveva andare a riposare, alla fine
ce l’avevano fatta.
Mac ce l’aveva fatta, con
quell’abbraccio sincero e caldo, quando le sue mani erano corse sul suo collo e
sulla sua nuca stringendogli la testa contro la sua, fra l’incavo del collo e la
spalla. Perché non aveva mai avuto timore delle persone e nonostante sembrasse
uno che manteneva le distanze, Danny sapeva che non era così ed era per questo
che in quel momento in contrasto col proprio senso di cercare di essere forte
almeno un po’, si era fatto abbracciare piegandosi a quelle braccia forti e
sicure.
Si era sentito veramente e un po’
più leggero mentre aveva fatto uscire quelle lacrime copiose, leggero ma con un
dolore sempre più grande. Come un semplice vaso stracolmo che tenta di tutto per
non far traboccare tutta l’acqua che contiene ma che, quando non ci riesce più e
comincia ad uscirne appena una, non può più fermarsi e rimane inerme a guardare
come fuoriesce tutto, fino all’ultima goccia.
Il punto era che Danny ne aveva
ancora molte di lacrime da tirare fuori, ne avrebbe avute almeno per tutta la
notte.
Si era dimostrato forte, non aveva
ceduto fino all’ultimo ma poi quando ogni cosa era finita ed era rimasta solo
l’ansia per la vita o la morte di suo fratello, non aveva potuto far altro che
pensare a lui, a tutto ciò che era stato, a cosa aveva passato e come si era
comportato con lui. Si era ricordato di tutti i brutti pensieri di rancore verso
Louie e la colpa gli era cresciuta dentro. Era stato faticoso, molto faticoso,
riprendere possesso di sé quel minimo che bastava per sospendere le lacrime e
tornare dentro sempre accompagnato da Mac.
Si era detto di resistere e
rimanere senza piangere per il resto della notte ma con la perenne e calma
presenza del proprio angelo custode accanto e l’arrivo dei familiari, non era
riuscito a rimanere in quello stato di sospensione a lungo e quando Mac gli
aveva suggerito di andare a riposare e suo padre stesso gli aveva parlato fino
allo sfinimento per convincerlo, le braccia di Mac, il ricordo di come erano
state assurdamente di conforto per lui, tornarono a fargli venir voglia di
riaverle per continuare lo sfogo che lentamente ma inesorabilmente tentava di
ucciderlo.
O ci si trattiene per sempre o
quando si cede lo si fa fino in fondo, tirando fuori fino all’ultima goccia di
dolore. Non lo si fa mai per metà o si soccombe internamente. Bisogna andare
sempre fino in fondo, fino alla fine.
Fu dopo un ultimo sguardo pieno di
lacrime che ancora volevano uscire per la sicurezza che l’avrebbe perso, che la
mano di Mac si posò sulla sua schiena e attraverso la giacca sgualcita sentì la
sua presenza matura e confortevole. Ringraziò momentaneamente di averlo lì con
lui e mentre si faceva docilmente condurre verso l’uscita cercando di ricordare
i pochi e rari momenti sereni passati col fratello, senza tirare fuori le mani
dalle tasche dell’indumento, il panico tornò ancora di più ad avvolgerlo.
Panico perché di lì a breve
sarebbe rimasto solo e non avrebbe mai voluto perché è da soli che i mostri
peggiori prendono forma, le proprie paure più radicate e nascoste. Paure che lui
nello specifico aveva sempre fatto in modo di ingannare senza reali risultati
positivi.
- Andiamo, ti accompagno a casa …
-
La voce suadente e calma, di quel
timbro basso e pacato che faceva ogni volta venire i brividi, raggiunse Danny in
quel caos mentale che lo gettava in subbuglio. Ancora non aveva detto nulla dopo
il pianto fuori dall’ospedale, prima dell’arrivo del padre e Mac al contrario
voleva farlo parlare, fargli tirare fuori quel preoccupante stato d’animo che
avrebbe potuto ucciderlo se oppresso ancora a quel modo. Lui ne sapeva qualcosa,
purtroppo. Troppo bene.
Quando quindi l’uomo più grande
attese una risposta guardando il giovane in viso, quel viso così stravolto delle
lacrime precedenti che ancora volevano uscire ma che venivano trattenute, si
accorse del panico che lo stava attanagliando. Nemmeno respirava e quel tremolio
ben distinto lo impensierì e non si preoccupò di nasconderlo.
- Danny … non devi stare solo se
non ti va … -
Si chiese certamente, il biondo,
se per caso non leggesse nel pensiero ma senza ottenere risposta sentì i propri
polmoni tornare a respirare e rimandare la seconda rata di lacrime che sapeva
sarebbero uscite e proprio con Mac, di nuovo.
- Stai con me. – Fu tutto quello
che riuscì a dire con voce ancora rotta dal pianto.
- Va bene. Vieni, andiamo a casa
mia allora. – Disse poi mantenendo quel caldo tono di voce così piacevole da
sentire, qualcosa che fungeva come calmante insieme alla sua presenza. Mac non
ebbe certo bisogno di analizzare o farsi domande su quella richiesta, era
consapevole che era la scelta migliore ma aveva voluto fosse Danny a
chiederglielo, era un modo per curarlo. Sapeva anche come difficile fosse per
lui stare a casa da solo a ricordare suo fratello e pensare che probabilmente
sarebbe morte. Sapeva come crudeli e duri erano quei momenti specie per uno che
aveva passato l’intera vita a cercare di essere forte ed impavido.
Tuttavia, Mac, sapeva anche un
altro particolare. Quanto importante fosse lui per Danny e viceversa. Importante
oltre ogni rapporto di lavoro e, probabilmente, di amicizia.
Si conoscevano da un considerevole
tempo ed anche se non erano propriamente i classici vecchi amici, erano subito
stati capaci di legare e nonostante il caratteraccio di Danny, Mac era stato
l’unico che era riuscito veramente a domare quel ragazzo così impetuoso,
impulsivo ed impaziente, dal passato difficile.
Per il giovane, quello che al
momento era il proprio capo squadra era una sorta di ancora di salvezza, il suo
ideale da imitare, il punto massimo da raggiungere. Aveva imparato molto da lui
e da lui era sempre stato veramente aiutato. Se c’era qualcuno con cui si era
sempre confidato quello era Mac e Mac era sempre stato degno di quelle
confidenze. Il legame era stato sempre più forte ed ora trovarsi di nuovo
insieme ad affrontare quel brutto momento, era più che naturale.
Giunti a casa Danny non aveva di
nuovo ripreso a parlare e l’altro gli aveva lasciato quei suoi silenzi,
consapevole che presto sarebbe uscito ogni cosa.
Gli faceva male vederlo così, gli
faceva ricordare alcuni momenti della propria vita non felici e questo gli
permetteva di capire a fondo ciò che provava il ragazzo, capire come in effetti
pochi sarebbero stati capaci di fare.
- Vuoi farti una doccia? – Chiese
Mac vedendolo ancora molto disorientato, dovette ripeterlo altre due volte prima
di ricevere risposta ma fu ugualmente molto vaga. Faceva ancora fatica a tornare
da lui, come se ancora non si rendesse conto di ciò che fosse successo.
- Si, va bene ... grazie … -
Quello non era il solito modo di fare di Danny e chissà, probabilmente quello
era semplicemente il vero Danny. Semplicemente.
Gli diede dei vestiti e
lasciandogli ancora tutto il tempo necessario per riprendersi e tornare con la
mente lì nel mondo reale, l’osservò con attenzione dirigersi verso il bagno
senza vedere veramente ciò che guardava. Quei momenti erano semplicemente
atroci.
Con un sospiro di preoccupazione
lasciò la porta chiusa per occuparsi di sé stesso, mettendosi in abiti da casa
che consistevano in una semplice tuta.
“Non vanno mai bene …”
Pensò successivamente riferendosi
ai famosi momenti atroci, mentre preparava una tisana. Sapeva che Danny non ne
beveva ma ora sicuramente era la cosa migliore. Fece diverse altre cose
aspettando la sua uscita non con ansia ma sempre quello stato d’animo di
dispiacere. Non voleva vederlo così, lo disturbava il fatto che lui fosse così
giù e stesse così male, avrebbe dato qualunque cosa per evitarglielo però sapeva
che certe cose rafforzavano, per cui alla fin fine quel che poteva fare lui
dall’alto della sua esperienza era semplicemente guidarlo per la giusta via, una
via dove avrebbe dovuto abbandonare tutti i pesi che si portava da tempo dentro
e che ora volevano uscire completamente.
Quando uscì dal bagno era cambiato
con un’altra sua tuta e i capelli erano bagnati, spettinati sulla testa. Gli
occhiali ancora non li indossava e gli occhi erano leggermente meno arrossati ma
sempre lucidi e gonfi. Non aveva pianto di nuovo ma avrebbe dovuto.
Presto sarebbe successo.
- Tieni, è una tisana calda, ti
farà bene. – Non era un ordine ma non era comunque un tono di quelli che
lasciavano scelta, era una via di mezzo. Diceva le cose in modo che non si
poteva opporsi e ribellarsi, come se facesse venire istintivamente la voglia di
eseguire quel che chiedeva.
Un modo unico di fare e parlare,
veramente suadente e posato.
Danny ne rimase incantato e lo
guardò come se fosse la sua unica ancora di salvezza, rimase inebetito a
fissarlo negli occhi con ancora la fronte che si aggrottava per non sapere cosa
pensare per prima, infine si decise a prendere la sua tazza di ceramica fumante
col liquido scuro dentro. Un leggero profumo di erbe si espanse nell’aria fra
loro e andò a confondersi con quello del bagnoschiuma al pino selvatico usato
dal ragazzo.
- Grazie. – Mormorò senza
accorgersene. Successivamente si trovarono entrambi con la tisana in mano,
seduti nel divano comodi, l’uno lievemente girato verso l’altro, un po’
guardandosi ed un po’ no, seguendo comunque i propri pensieri.
- Io non avevo capito. Non avevo
mai capito nulla di Louie. Nulla. Ed ho sprecato la nostra vita in questo modo …
- Finalmente qualcosa cominciava ad uscire, come un idea fissa che lo tormentava
da quando aveva saputo di suo fratello. Nessuno lo stava costringendo ma sentiva
di poterlo, anzi, doverlo, fare. Perché ad ascoltarlo c’era l’unica persona di
cui si fidava e si era sempre fidato.
- A me va bene così. – Iniziò Mac
con serietà, mantenendo il solito tono che per un attimo fece di nuovo
rabbrividire l’altro che l’ascoltava come se fosse un Dio sceso in terra. – Se
non ti avesse allontanato da sé saresti probabilmente fra loro ed ora chissà
dove. In prigione per aver ammazzato qualcuno o spacciato chissà cosa, o magari,
peggio ancora, saresti in cimitero. Sono contento che abbia avuto questo amore
per te e che tu non l’abbia capito, altrimenti ti saresti attaccato a lui
rendendo vani i suoi sforzi. – Si sospese ancora un attimo scambiandosi un
diretto e ravvicinato sguardo con Danny che ancora teneva la tazza in mano senza
averla bevuta, poi concluse quasi con dolcezza: - Io la penso così. –
Sperava ovviamente che fosse
sufficiente per non fargli fraintendere le sue parole che non erano contro Louie
bensì a favore, ma soprattutto per Danny, per dirgli che era felice di averlo
ancora lì con lui, vivo.
Ci teneva troppo e giorno dopo
giorno, di volta in volta che accadeva qualcosa, se ne poteva rendere
maggiormente conto.
Teneva troppo a quel ragazzo ed
era abbastanza grande da non voler essere ipocrita facendo finta di nulla o
dando un nome sbagliato a ciò che li legava.
Danny rimase colpito da quelle
parole e si incantò per un attimo a guardare i suoi occhi penetranti dal taglio
sottile, era un colore indefinito ma comunque chiaro, gli piacevano e
soprattutto gli piaceva il senso delle sue parole. Ne rimase colpito, non
avrebbe mai pensato che Mac la vedesse a quel modo e per un attimo si dimenticò
della propria situazione per sorprendersi dell’uomo che aveva di fronte.
L’ammirava per molti motivi, fra i
quali che non aveva paura di usare le parole, ne aveva sempre qualcuna per il
momento giusto. Avrebbe voluto somigliargli ma sapeva che erano diversi come la
luce e l’ombra. Mac era un tipo misterioso che comunque riusciva sempre ad
aiutare qualcuno senza sforzarsi troppo, se voleva poteva piacere a chiunque,
grandi e piccoli. Sapeva che non sarebbe mai diventato come lui ma il bisogno di
stargli accanto senza mai separarsi da lui non era per diventargli uguale, era
solo perché semplicemente gli voleva bene e minuto dopo minuto ne diventava
sempre più dipendente.
- E’ … - volle provare a dire
qualcosa sentendosi meglio, però quando ci provò non trovò nulla e si interruppe
pensando a qualcosa. Senza successo quindi riprese: - … non so cosa dire. È un
punto di vista che non avevo contemplato. – Nell’agitarsi per il disagio che
cominciava a provare, il liquido bollente della tazza che aveva fra le mani,
uscì cadendo proprio su queste scottandolo. Imprecando istintivamente si fece
togliere la tisana da Mac che senza fare espressioni particolari la posò sul
tavolino basso lì accanto insieme alla sua, non capì però come si trovò con le
mani nelle sue in un contatto casuale, probabilmente, ma sicuramente inaspettato
e piacevole.
- Danny, sta attento … - Mormorò
quindi asciugandogliele e vedendo se era il caso di metterci del ghiaccio. Lo
fece con disinvoltura mentre l’altro inghiottiva di continua irrigidito, lo
guardò occuparsi di lui a quel modo come se fosse la cosa più preziosa e di
nuovo notando la non paura verso di lui, gli tornò in mente l’abbraccio di prima
e l’istinto di tornare fra le sue braccia sicure e confortevoli tornò. Non
riuscì di nuovo a spiccicare nemmeno mezza parola ma la consapevolezza di
doverlo fare e di dover finire qualcosa di solo cominciato, cominciò a
rigettarlo nel caos e nel panico.
Tutto per quel tocco, quel
risveglio dei sensi e dei ricordi, ricordi per il pianto fatto e solamente
sospeso.
- Mac … - Sussurrò quindi il
biondo con stupore verso sé stesso. Lo disse senza sapere cosa dire, sapendo
solo di dover finire quello sfogo, dover fare qualcosa, dover ritirare fuori
quella parte che conteneva le sue paure eterne. Con lui poteva, se lo ricordò.
Lui era Mac. Con lui poteva.
L’uomo senza mollare le sue mani
alzò gli occhi seri sui suoi e lo penetrò con lo sguardo d’attesa e attenzione.
Sentì le sue dita stringersi in una presa più salda e trasmettergli quel motivo
per tornare a snudarsi.
Non sapeva cosa dire o fare ma
parlò per il bisogno di farlo, perché improvvisamente sentiva di nuovo
quell’impellente sensazione di doverlo dire, senza il timore di esagerare nel
lasciarsi andare con lui; disse la prima cosa che si sentì di dire e lo fece con
voce quasi inudibile ed un espressione smarrita, gli occhi di nuovo lucidi:
- … ho paura. –
Esattamente e semplicemente quel
che provava in quel momento, quel che non era ancora uscito da lui e che era
stato oppresso. Esattamente ciò per cui le persone crollano.
Non ci fu bisogno di dire altro,
di spiegarsi e di esprimere il motivo di quella paura, Mac sapeva perfettamente
quale paura fosse, quante cose comprendesse quell’ammissione, di cosa ne avesse.
Sapeva tutto e questo fu più che sufficiente per spingerlo a sostenerlo di nuovo
come prima perché, finalmente, quell’ultimo passo l’aveva fatto ed ora restava
solo qualcuno a raccogliere quel suo stato di terribile incertezza e
fragilità.
- Non sono debole … non pensatelo
… né tu né Louie. Ho fatto del mio meglio ma … -
Ma nessun’altra spiegazione uscì da lui e di nuovo come prima le mani di
Mac scivolarono dietro al suo collo e sulla nuca attirandolo a sé e avvolgendolo
con le braccia con fermezza e sicurezza disarmanti, senza timore, proprio come
prima. Facendolo sentire lì con lui, compreso e voluto. Premette di nuovo il
viso contro il suo per fargli sentire meglio la sua presenza e probabilmente fu
proprio quello a fargli uscire di nuovo le lacrime, solo la fine delle
precedenti, solo un termine di quanto iniziato prima. Solo qualcosa di
giusto.
“Era ora, Danny … “
Fu solo questo il pensiero del
compagno che l’abbracciò più pienamente di prima facendo aderire meglio i loro
corpi, stringendolo a sé.
- Va bene così, Danny. Fidati. Va
bene così … - Null’altro sarebbe servito in quel momento, null’altro se non
quelle parole e quell’abbraccio.
- Stai con me, Mac. Non … - Fu uno
sforzo finire la frase e ammettere anche quello, lo fu perché non era riuscito a
pensarlo più lucidamente di quel modo. - … lasciarmi … -
Il resto si sarebbe potuto capire
in un altro gesto, quello successivo portato dall’altro che, decidendo
nell’immediato cosa fare, portò le proprie mani alle spalle del giovane e poi ai
lati del viso alzandolo quel tanto per poterlo vedere bene, vederlo così stravolto con altre nuove lacrime che erano
scese dai suoi begli occhi azzurri. Si guardarono da così vicino mentre Danny
stesso rimase aggrappato agli abiti del compagno infine il tempo sembrò come
cristallizzarsi.
Ognuno dei due sentì qualcosa e fu
diverso per entrambi, uguale fu solo la conseguenza.
Ciò che portò a quell’ultimo atto
per Danny fu il bisogno di sentire quello che aveva paura di aver perso quella
notte, l’amore di qualcuno a lui caro. Fu anche il bisogno di non essere
lasciato solo, di sentire qualcuno veramente, ma veramente con lui. Non sentirsi
nel buio e nel freddo.
Per Mac fu invece il desiderio e
la sensazione di dover completare quanto iniziato prima, quando prima? Prima.
Nei momenti precedenti quando giorno dopo giorno erano riusciti a conoscersi
sempre meglio fino a giungere a quella conclusione. Che erano importanti l’uno
per l’altro. E che c’era qualcosa da finire e rendere reale.
Fondamentalmente, però, Danny ne
ebbe bisogno e fu confuso il momento precedente, il durante ed il dopo ma per
Mac fu completa volontà e consapevolezza. Mac semplicemente lo volle fare.
Lentamente ma inesorabile si
avvicinarono scacciando ogni altro pensiero razionale fino a che, capendo
comunque cosa sarebbe successo, decisero di lasciare che accadesse, che
accadesse tutto fino in fondo.
Fino a che le loro labbra si
sfiorarono sentendo i respiri caldi dell’altro sul proprio viso, sentendo poi la
morbidezza della bocca che piano si premeva sull’altra e cominciava a scaldare
quella parte di corpo per poi farlo espandere anche a tutto il resto, arrivando
anche alle viscere incontrollate di loro stessi. Inizialmente rimasero con le
labbra chiuse come per prendere confidenza ma successivamente quando sentirono
quel piacevole giramento di testa e le mani stesse di Danny salirono ad
aggrapparsi alle braccia del compagno davanti, le aprirono unendole e fondendole
ulteriormente, giocando un po’ solo con quelle, capendo chi avrebbe avuto la
meglio e quale posizione sarebbe stata più piacevole. Lasciandosi andare così
per poi riuscire a proseguire con la mente e la ragione completamente messi da
parte, permettendo solamente all’istinto di agire in loro.
Quando la lingua si fece avanti
per entrambi e si vennero incontro a metà fra loro, sentirono un ulteriore
bruciante sensazione di piacere e bisogno che rivelarono anche con la loro
espressione, oltre che coi corpi aggrappati vicendevolmente.
Cominciarono a muoversi
all’interno delle loro bocche in un ritmo dolce di assaggio, senza nessuna
fretta, come se non credessero ancora cosa stesse succedendo, come se non
capissero e cercassero un contatto con la realtà che non si decideva a
tornare.
Nel bacio fu come se entrambi
videro qualcosa grazie a ciò che provarono, ma non furono mai capaci di capire
di cosa si trattasse, di dar forma, colore e nome a tutto quello, così
lasciarono l’incognita decidendo di agire, perché soprattutto uno non era per le
riflessioni. Se non arrivavano subito non ci avrebbe perso nemmeno un minuto a
scervellarsi. Andava bene così, lui era Mac. Era bello, gli piaceva e finalmente
stava bene, veramente bene.
Aveva paura, certo, ma non era
solo. Quella era la sua risposta, quella che, ora che l’aveva trovata poteva dirlo, aveva sempre
cercato.
Quando si separarono avevano i
respiri affannati per i sensi alterati grazie all’emozione del momento, rimasero
con la fronte appoggiata l’una all’altra e aggrottando le sopracciglia per
capire se erano ancora nell’appartamento di Mac o dove, tornarono a sentirsi,
sentire i propri corpi e quello dell’altro ,sentirsi di nuovo vivi e reali e non
più sospesi in un posto caotico dove esisteva solo la bocca del compagno. Cercando di dire qualcosa, sapendo di doverlo
dire, rimasero ancora in silenzio per un ulteriore tempo indefinito e fu solo
dopo un po’ che, ancora confusamente, Danny si decise a parlare con l’impulso
del momento, senza realizzare a fondo cosa sarebbe uscito, come era nei suoi
modi:
- Grazie … - Poi realizzò che
detto così non aveva senso ed allora aggiunse continuando ad improvvisare,
tirando semplicemente fuori quello che aveva dentro e che aveva ignorato per
escludere le cose brutte che l’avevano tormentato fino a quel momento: - … di
capirmi … di essermi vicino … - Fu uno sforzo ugualmente ma mentre si apriva
fino alla fine a quel modo, la leggerezza che provava gli faceva capire quanto
giusto fosse, tanto da chiedersi cosa avesse aspettato a farlo. - … ti voglio
bene Mac … - Poi, però, non avrebbe trovato altre cose più sensate da dire.
- Anch’io Danny … prenditi il
tempo che ti serve ma continua così. A tirare fuori tutto quello che hai dentro.
Fino in fondo. –
Per non impazzire, per non
chiudersi, per non diventare veramente fragili, per crescere, per unirsi, per
rafforzare il legame con chi si ama, per andare avanti nel migliore dei modi.
Perché comunque l’unico con cui
avrebbe mai potuto farlo, Danny lo sapeva perfettamente, era solo Mac.
FINE