Irlanda The Best
CAPITOLO
III:
RICORDI
La
grande mattina è arrivata.
E'
ancora presto, le 7.00, ma in Villa Wakabayashi sta già
suonando il campanello.
Quando
la cameriera va ad aprire si trova davanti il bel viso sorridente e
gentile di Taro Misaki.
-
Oh,
Signorino Misaki, si accomodi pure; il signorino Genzo è
quasi
pronto, ora lo vado ad avvertire. -
Taro
senza mutare espressione entra e mentre appoggia la valigia, dice
gentilmente:
-
Grazie, lo aspetto in soggiorno. -
Così
la donna sparisce su per le scale lasciandolo solo coi suoi pensieri
a riflettere su ciò che lo aspetta, eccolo infatti che si
trova a sorridere contento come un bambino:
"Tre
mesi in Irlanda con Mikako e tutta la sua tribù,
cioè i
suoi due fratelli e tre cugini... più Genzo, naturalmente.
Che
bellezza!
Ormai
è da un anno che conosco la sua famiglia, siamo diventati
amici anche se ogni volta che li vedo riesco a stupirmi come la
prima, sono incredibili, mi sono piaciuti da subito. Mikael e Akane
assomigliano tantissimo alla sorella, Arashi, la pazza scorbutica
teppista; invece Raphael assomiglia molto a Mikako, Hitonari
è
parte... se devo essere sincero non ha nulla in comune con nessuno
degli altri, né fra i cugini né fra i fratelli e
sorelle. Poi ognuno ha uno stile tutto suo ben definito, io li trovo
divertentissimi!"
Il
bello è che è veramente convinto di quello che
dice,
non lo pensa con ironia o preoccupazione, li trova realmente
meravigliosi e li stima profondamente: sicuramente è
l'unico!
Tuttavia
ad interrompere questi pensieri insoliti, arriva Genzo:
-
Ciao
Taro, scusa se ti ho fatto aspettare, possiamo andare! -
Il
ragazzo come sempre risponde sorridendo:
-
Ciao
Genzo. Non preoccuparti, non mi hai fatto aspettare molto. Poi siamo
presto, possiamo prendercela comoda! - Immancabilmente educato sia
nei modi di fare che nel parlare.
Genzo
invece è di tutt'altro carattere, infatti distogliendo
subito
lo sguardo cupo ed assonnato si limita a prendere le valigie e ad
avviarsi verso la porta, senza assicurarsi di essere seguito
dall'amico. Fortuna che Taro lo conosce e riesce a stargli dietro.
In
breve sono sulla strada deserta diretti alla vicina Villa Derwent,
immersi nella fresca brezza mattutina di inizio Giugno. Il sonno
aleggia palpabile fra di loro, soprattutto da parte del ricco
ragazzo, ma presto viene combattuto dal sempre allegro, sorridente e
gentile Taro con l'inizio di un nuovo discorso:
-
Sai,
prima mi era venuta in mente la prima volta che abbiamo incontrato i
numerosi fratelli di Mikako e Arashi, ti ricordi? -
Mentre
il gentile ragazzo comincia a ridacchiare, in risposta si sente solo
un mugugno seguito da un: - E come potrei dimenticare? - più
brusco del solito.
-
E'
stato memorabile quel giorno! - prosegue come nulla fosse l'altro e
in un batter d'occhio i ricordi cominciano a riaffiorare veloci come
fiumi in piena, fiumi rinfrescanti che portano risate a tutto andare.
/L'intera
tribù di Arashi e Mikako si era appena trasferita in questa
città e le due ragazze avevano chiesto a Genzo e Taro se,
insieme ai loro amici conosciuti al ritiro delle nazionali giovanili
giapponesi, li avrebbero portati a fare una visita a Fujisawa, la
loro nuova città. Ovviamente erano stati tutti felici di
accettare anche perchè Arashi aveva dato poca scelta!
In
occasione del grande incontro con i fidanzati delle rispettive
sorelle, i quattro soliti pazzi, cioè Akane, Mikael,
Hitonari
e Raphael, si erano acconciati a dovere, apposta per shockare e
mettere alla prova i due poveracci sventurati, la cui colpa era stata
solo la disgrazia di innamorarsi di Arashi e Mikako.
Appena
arrivarono tutti davanti alla nuova villa dei Derwent per prendere la
massa di gente, dall'interno si udivano delle urla isteriche:
-
MIKAEL COSA TI SEI FATTO? TU SEI PAZZO! TOGLITI SUBITO QUELLA ROBA
DALLA FACCIA E DAL PETTO SE NO NON ESCI PIU' DI CASA! -
In
risposta era arrivato un altro grido di minaccia:
-
MAMMA, VEDI DI NON ROMPERMI I COGLIONI CHE IO ESCO E MI COMBINO COME
CAZZO VOGLIO! RICORDATI CHE SEI SOLO
UNA SEMPLICE ED INSIGNIFICANTE MADRE! -
La
donna ribattè:
-
E TU
PER DISGRAZIA SEI SOLO UN SEMPLICE DISGRAZIATO
FUORI DI TESTA MA CHE PER DISGRAZIA
PORTA IL COGNOME MIO E DI QUESTA DISGRAZIATA
FAMIGLIA! -
Il
ragazzo di nome Mikael, in tono sempre più furioso, fece:
-
E
CHIUDI QUELLA CIABATTA! -
Nel
frattempo erano uscite le due ragazze, Mikako dopo aver abbracciato e
baciato adeguatamente Taro, rivolgendosi agli altri aveva detto
candida e angelica:
-
Scusate il casino, non fateci caso! Quello che urlava era mio cugino
Mikael, alias il disgraziato
fratellino dolcissimo dell'altrettanto dolce Arashi, si somigliano
molto caratterialmente quindi sapete che aspettarvi. Preparatevi al
peggio visto che gli altri non sono meglio! -
Ovviamente
anche la bionda essendo stata chiamata in causa, aveva detto la sua
opinione brusca:
-
Su
Mika puoi dire tutto ciò che vuoi, ma stai molto attenta a
quel che dici su di me! -
Non
era
sicura di aver capito alla perfezione la sottile ironia della rossa,
ma aveva preferito difendersi lo stesso, in fondo la conosceva bene!
Kojiro,
cominciando ad annoiarsi, intervenne in tono seccato:
-
Pensate che entro la fine del mondo i vostri fratelli o quel cazzo
che sono arriveranno? -
Arashi
per farlo tacere si era girata verso la casa mettendosi a sbraitare:
-
AKANE, MIKA, RAPHY, HITO, MUOVETE IL CULO CHE QUA IL PRINCIPINO STA
MARCENDO A FORZA DI ASPETTARVI! -
Con
questo si era naturalmente beccata un occhiataccia da parte del sopra
citato che, però, non sortì alcun effetto. Come
era
ovvio.
Intanto
giusto dietro la porta d'uscita stavano i quattro dell'Ave Maria,
ovvero la causa di tanto urto. Perché tanta attesa? Mikael,
prendendo come suo solito in mano la situazione, stava seriamente
istruendo gli altri tre:
-
Allora, d'accordo? Dobbiamo farli uscire pazzi da questa giornata!
Solo così sapremo se sono veramente adatti ad entrare in
questa famiglia mitica! -
Al
loro
cenno affermativo il rosso aprì la porta facendo precedere
gli
altri in modo da riservarsi per la fine: lui era il "pezzo
forte"!
Il
primo era Akane il trasandato.
I
capelli neri dai riflessi rossi erano spettinati, gli occhi neri
sembravano volessero risucchiare tutto ciò che vedevano per
poi farlo scomparire solo battendo le palpebre. Le braccia lungo i
fianchi. La camicia rossa stropicciata era tenuta fuori dai
pantaloni, presentava una cerniera al posto dei bottoni, questa era a
sua volta quasi del tutto abbassata lasciando così vedere la
canottiera attillata bianca. Anche le maniche erano sbottonate e
nell'insieme molto trasandato, visti poi i jeans larghi pieni di
strappi, questi arrivavano a coprire interamente le scarpe slacciate
da ginnastica. Ai passanti dei jeans c'era una piccola catena che si
attaccava al portafogli nella tasca posteriore. Il collo scoperto era
circondato da un filo di cuoio nero con appeso un ciondolo a forma di
teschio. Le facce strane non si sprecavano, per loro "normali"
che fin ora erano stati abituati a stare con gente che si vestiva nel
modo più semplice che potesse esserci, quel tipo vestito in
modo da non passare comunque inosservatom faceva per lo meno alzare
un sopracciglio con scetticismo.
E
dire
che lui fra i quattro era il più... a posto...
Mikako
sussurrò alla cugina:
-
Mi sa
che vogliono dare il benvenuto ai nostri amori. -
Arashi
dal canto suo si limitava a guardare il fratello allibita... che
fossero capaci di rovinare quella bellissima giornata? Conoscendoli
ne erano più che capaci, ma lei li avrebbe uccisi prima!
Taro
sorrise felice pensando: "
Mi stanno già simpatici!"
Genzo
invece l'osservava con il solito sguardo indecifrabile. "Sarebbe
da spiegargli che non stiamo andando a costruire case!"
Ciò però rimase solo un pensiero che non
trovò
voce.
Dopo
Akane ecco arrivare Raphael il bello.
I
capelli biondi, lunghi fino alle spalle erano sapientemente sistemati
con alcune ciocche sul volto altre dietro le orecchie. Gli occhi blu
elettrico innaturali e resi tali dalle lenti a contatto colorate, gli
davano un aria ancora più distaccata di quanto non l'avesse
di
solito. La camicia di seta blu notte era tutta slacciata e fuori dai
pantaloni, lasciava intravedere un bel torace invidiabile. I
pantaloni dello stesso colore cadevano lisci, evidenziando i muscoli
delle gambe. Una mano era in tasca, l'altra teneva fra le dita una
sigaretta accesa. Le scarpe erano lucide ed eleganti. Quando
arrivò
davanti ai ragazzi fermi a osservarlo a bocca aperta, tutti tranne
Arashi, Mikako, Akane, Taro che sorrideva ammirato e Genzo con la
stessa espressione imperturbabile di prima, il ragazzo li
squadrò
uno ad uno con aria sorniona soffermandosi su una delle ragazze; a
quel punto aspirò una boccata di fumo e mentre gliela
soffiava
sul viso le fece l'occhiolino con una gran faccia tosta. A questa
ovviamente cominciò ad uscirle sangue dal naso diventando
rossa come un peperone.
Eppure
Taro continuava a pensare sereno: "
In gamba il ragazzo! Complimenti!"
Peccato
che i pensieri di Genzo erano ben diversi da questi:
"Se
qualcuno lo buca con un ago scoppia subito tanto che è
gonfio
e pieno di sé!"
I
pensieri delle ragazze erano a loro volta completamente diversi:
"Mamma
mia... chi è quell'angelo? Che gnocco!"
Mikako
con un mezzo sorriso sussurrò sottovoce all'interessato:
-
Niente male la tua entrata fratello! Soprattutto l'effetto! -
Venne
il penultimo: Hitonari lo shokkante.
I
capelli biondi erano straordinariamente tenuti giù col gel
in
una pettinatura semplice ma che a lui stava sempre d'incanto (perfino
se una mucca lo leccasse starebbe da Dio lui...). Indossava una
maglia bianca senza maniche con il collo alto, essendo molto stretta
e attillata evidenziava bene il suo bel corpo atletico. I pantaloni
di jeans bianchi cadevano giù a sigaretta e come ogni cosa
su
di lui gli donava. Aveva le mani affondate nelle tasche, la sua
carnagione era più pallida del solito, l'espressione seria,
impassibile e indecifrabile che teneva benissimo testa a quelle
mitiche di Genzo. Gli occhi erano la parte più shockante: la
pupilla sottile da gatto era nera come anche il contorno dell'iride,
mentre l'interno vero e proprio era bianco neve, il tutto
sottolineato dalla matita nera sotto gli occhi e da due occhiaie
profonde. Sembrava proprio un fantasma con quella carnagione pallida
di natura. Si fermò davanti al gruppo squadrandoli uno ad
uno
come avevano fatto gli altri prima di lui. Il colore delle tre
ragazze Sanae, Yoshiko e Yayoi cambiò ancora diventando
uguale a quello di Hitonari: bianco cadaverico. In seguito le teste
cominciarono leggermente a girare... essendo loro fanciulle delicate
e leggiadre queste cose strane troppo fuori dal comune turbavano
profondamente il loro animo sensibile.
Taro
era sempre più allegro... lo stesso animo assurdo di Mikako:
"Che
forte questo qua!"
Genzo
invece con la sua solita aria impassibile, che fin ora era riuscita a
tenere testa a tutti e tre i ragazzi presentatisi, pensava:
"Ma
si sono dimenticati di dargli una degna sepoltura ed ora il fantasma
cerca di vendicarsi sugli altri?"
Mikako
invece calma come sempre diceva fra sé e sé:
-
Questa è opera di Mikael. -
Arashi
stranamente entusiasta si diresse saltellando allegramente verso il
cugino dicendo:
-
Wow... Hitochan! Che figata quelle lenti bianche da gatto! Te le ha
imprestate Mika vero? Certe volte le indossa... le voglio anche io,
chissà perchè non vuole mai darmele! Ti stanno
divinamente! -
Dopo
che lei disse tutte ste cose senza nemmeno prendere fiato, gli altri
continuarono a guardarla straniti, tutti tranne chi la conosceva...
cioè suo fratello, i suoi cugini e Genzo!
Ad
ogni
modo non c'era tempo di reagire, ora stava facendo il suo ingresso
l'ultimo, il grande pezzo forte della scena demenziale: Mikael lo
spaventoso! (s'intende sempre rispetto a quegli altri animi sensibili
presenti!)
I
capelli rossi erano scombinatissimi e in mezzo ad essi cera una
sottile cintura di cuoio nera a modo di fascia che si intravedeva in
mezzo a quella massa arruffata; le ciocche della frangia coprivano
parzialmente gli occhi dandogli un tocco più misterioso. I
muscoli erano completamente tesi come di uno che sta per scattare e
prendere a pugni qualcuno. Quella che doveva essere una maglia era
una rete nera aderente, una manica c'era l'altra no, la cintura di
pelle come i pantaloni corti e stretti che solo a lui potevano star
bene, dello stesso tipo erano gli stivali lunghi che arrivavano fino
a metà coscia, terminavano ai piedi come degli anfibi. Le
mani
tenute a pugno lungo i fianchi, indossava dei guanti della solita
stoffa di pelle, senza dita. Il petto e la schiena erano attraversati
da alcune catene incrociate avanti e dietro. Al collo aveva uno dei
suoi collarini borchiati, ai polsi altri aggeggi di quel tipo,
più
laccetti intrecciati e mollemente sciolti. Sul petto si vedeva un
tatuaggio che saliva volando fino al collo e al volto. Era un drago
blu elaborato e molto bello, la testa finiva sotto l'occhio destro,
faceva veramente una strana impressione. Gli orecchi pieni di
orecchini di tutti i tipi, altri piercing erano al sopracciglio e
alla lingua.
Ed
infine gli occhi.
Gli
occhi erano tenuti pericolosamente semiaperti e il tutto faceva
intravedere di essi solo metà pupilla e iride fra i ciuffi
rossi. Le iridi di un colore insolito e innaturale... color del
sangue.
Anche
questo era merito delle sue solite lenti a contatto colorate.
Le
labbra incurvate in un sorriso maligno come lo era la sua
espressione... maligna... sadica... inceneritrice... insomma, il
solito esagerato!
Doveva
ben distinguersi sempre, no? In quel momento ricordava un lupo feroce
pronto ad attaccare la sua preda individuata. In quel caso le prede
erano tante. E avrebbe attaccato solo per puro piacere di uccidere,
non per difendersi o per fame. Per puro istinto animalesco.
Infatti
non a caso Arashi gli dava sempre dell'animale!
Comunque
effettivamente mettendosi nei panni di gente 'normale' e anonima
dall'animo sensibile... si, faceva paura, il bel Mikael (bello
secondo il mio illustre parere!).
Fermandosi
anche lui davanti al gruppo che lo guardava a bocca aperta tranne i
soliti mai impressionabili. Neanche a dirle lo tre ragazze di prima
andarono molto vicino allo svenimento... quella era gente ancora
più
assurda di Mikael!
Arashi
dopo un primo minuto nel quale era rimasta interdetta (e lei che
rimane interdetta è tutta da vedere), si mise a gridare
entusiasta e saltellando si diresse verso il fratello osservando
accuratamente occhi e tatuaggio, visto che quella era anche la prima
volta che dava mostra del drago.
-
Mika
sei fantastico! Il tatuaggio intendo, perchè sul resto
è
meglio sorvolare... è quello che ti sei fatti l'altro ieri e
che giravi con la fascia per coprirlo, vero? E' stupendo, magnifico,
super! Lo voglio anch'io! Mi piace troppo! Anche le lenti rosse degli
occhi sono nuove vero? Me le impresterai prima o poi! Ecco
perchè
prima la mamma urlava... -
Mentre
il fiume di parole continuava, Mikael non degnando né di uno
sguardo né di un ascolto la sorella che continuava
implacabile
il suo monologo, si era messo a fissare negli occhi il fidanzato
della ragazza, il quale dal canto suo ricambiava e sosteneva senza
problemi lo sguardo penetrante e infuocato. L'espressione impassibile
e imperturbabile di Genzo non cambiò di una virgola, nessun
muscolo si mosse. Attorno a loro il silenzio era calato improvviso,
perfino Arashi si era zittita nel frattempo, stranamente.
Gli
occhi neri e profondi si erano 'conficcati' in quelli rossi
innaturali e brucianti di Mikael. Era proprio un duello interessante
quello. Entrambi ragazzi particolari e interessanti che mai cedevano,
completamente diversi fra loro ma dalla volontà ferrea e
forte
caratterialmente. Se non li si conosceva così bene si poteva
pensare che si fossero innamorati!
Sarebbero
potuti andare avanti così ore ed ore, per poi finire per
picchiarsi, di sicuro... ma siccome avevano fretta Arashi con la sua
solita gentilezza prese a schiaffeggiare allo stesso tempo tutti e
due per far distogliere contemporaneamente lo sguardo dall'altro.
Aveva funzionato, infatti ora stavano fissando malissimo lei per
picchiarla meglio!
-
E che
ne dite di finirla di uccidervi con gli occhi? -
Aveva
detto prima di beccarsi la valanga di calci e pugni di vendetta dai
due gentiluomini.
Taro
nel frattempo osservandolo attentamente dapprima stupito poi col viso
illuminato pensò:
”Questo
è mitico! Sono sicuro che diventeremo grandi amici tutti
quanti! Che bello!"
Mikako
a breve prese in mano la situazione già degenerata
abbastanza.
Con fare spicciolo e disinvolto, per nulla brusco o agitato,
presentò
tutti quanti, in seguito ordinò con fermezza di partire per
la
'gita' in città!
La
mattinata passò velocemente fra una camminata e l'altra.
Solo
verso le mezzogiorno si fermarono nel parco per pranzare e fare un
bel picnic come altri gruppetti stavano già facendo.
Erano
stati Akane e Arashi affamati come sempre fino all'inverosimile a
rompere le scatole per fermarsi. Infatti proprio che stava
sbraitando:
-
Macheccavolo! Non siamo mica a scuola che dobbiamo fare quello che
dicono i professori, cosa che io comunque non faccio lo stesso!
Potevamo fermarci prima! E' sempre colpa vostra! -
Arashi
accodandosi al fratello, disse nel suo stesso tono ed espressione
truce:
-
Idem
con patate per me! Concordo in pieno! Scommetto che questa era tutta
una scusa per farci fuori in un solo colpo! -
Kojiro
che già di natura non aveva pazienza bensì un
caratteraccio terribile, arrivato al limite intervenne coi suoi modi
secchi:
-
Finitela di dire stronzate! Ci siamo fermati ora quindi strafogatevi
e chiudete quelle fogne! -
Diecimila
fulmini attraversarono il corpo di Hiyuga, seguita dalla risposta dei
due che venne fatta all'unisono:
-
E tu
chiuditi quello scarico che hai al posto della bocca se no te lo
tappo io tirando la catenella del cesso che c'hai attaccata al
cranio! - Forse la catenella erano i capelli... ma trattandosi di
loro due potevano aver inteso anche qualcos'altro!
Tutti
guardarono sorpresi i due che avevano risposto contemporaneamente
senza nemmeno essersi prima messi d'accordo sulla battuta, allora
intervenne Tsubasa il pacifista che avendo notato gli sguardi di
guerra che si stavano lanciando un po' tutti (a parte i soliti Mikako
e Taro che si guardavano amorevolmente) e poichè non era
più
tanto addormentato, anzi faceva sempre più progressi,
preferì
tagliare la discussione:
-
Forza
dateci un taglio! Mangiamo tutti, su. -
Alla
parola 'mangiare' le due fogne di turno, Akane e Arashi, si
avventarono subito sul loro pranzo mentre gli altri pensavano: "Che
sempliciotti!" con
i
goccioloni sulla testa. L'unico a non pensarla esattamente
così
era Mikael rimasto alquanto seccato sentendo la risposta del moro,
infatti ribatté immediatamente in tono alterato:
-
Ehi
bimbo! Chi ti credi essere? Come ti permetti di parlare così
a
mio fratello e mia sorella? -
In
realtà era tutto un pretesto quello di difendere l'onore di
Akane e Arashi di cui non gliene importava un fico secco... in
realtà
sin da subito Kojiro gli era stato antipatico così avev
deciso
di dargli la sua bella lezione!
All'udire
ciò, come da copione, il gruppo si fermò alzando
gli
occhi al cielo esasperato. Tutti tranne i soliti due ingordi che
preferivano continuare a mangiare avidamente immersi nel mondo del
cibo, ignorando completamente la guerra mondiale che si stava per
scatenare per colpa loro.
-
Bimbo
a me!? Dico, ma ti sei visto? Hai due anni più di me e sei
il
più basso di tutti! E poi io dico quello che voglio, come
voglio e a chi voglio, senza dover rendere conto a nessuno! Capito
piccoletto? - Non l'avesse mai detto!
"Apriti
cielo!" pensarono
infatti Raphael, Hitonari e Mikako che si alzarono subito in piedi
leggermente preoccupati delle conseguenze di tutto ciò.
Nel
frattempo Mikael aveva serrato forte i denti, abbassato la testa
coprendo coi capelli la sua espressione terribile, chiuso i pugni
stretti e facendo un passo verso il malcapitato aveva cominciato a
dire in tono basso e penetrante, minaccioso, da far accapponare la
pelle:
-
Cosa... cosa hai detto? -
Ora...
uno normale con un po' di cervello cosa avrebbe fatto? Se ne sarebbe
stato zitto. Ma Kojiro no perchè non era una persona normale
e
lui non si intimoriva davanti a nulla. Lui era una tigre per cui con
le braccia incrociate sul petto si avvicinò a sua volta
verso
il rosso e in tono di sfida rispose:
-
Bè,
tante cose. Che il bimbo qua non sono io, che parlo come, quando e
con chi voglio, che non renderò mai conto a nessuno di quel
che dico e... ah si... piccoletto! -
A
quel
punto si alzarono anche gli altri intuendo facilmente in cosa sarebbe
degenerata la faccenda.
Mikael
alzò lentamente la testa fino a guardarlo negli occhi con
due
fessure infuocate. L'espressione di entrambi faceva abbastanza paura
da darsela a gambe.
Afferrando
Hiyuga di scatto per il colletto, sebbene più basso di lui,
riuscì ad avvicinarlo al suo viso chinandolo di forza:
-
A chi
dici piccoletto? -
Dopo
un
primo momento di paralisi (a chi non metterebbe un minimo di paralisi
quello?), Kojiro reagì mollandogli una ginocchiata in
stomaco
che però colpendo le catene si fecero un discreto male
entrambi.
-
Piccoletto lo dico a te! - in seguito gli mollò un pungo che
però non sortì effetto dal momento che Mikael
reagì
immediatamente mollandogli un diretto in pieno volto, questo fece
indietreggiare l'altro. Tutti si chiesero quanta forza avesse quel
piccoletto rosso.
Ad
ogni
modo non demorse nessuno dei due e in un istante presero a picchiarsi
pesantemente sbraitando insulti da scaricatori di porto. La solita
esplosione di Mikael arrivò facendo un casino bestiale e
l'orgoglio smisurato di Kojiro sembrava essere altrettanto smisurato!
Presto
dovettero intervenire tutti i ragazzi a fermarli, solo che gli unici
due che l'ebbero vinta e riuscirono a bloccare quei carroarmati
viventi furono Genzo per Hiyuga e Raphael per Mikael. Nemmeno da
specificare, no?
-
Mika
ti calmi? -
Stava
sussurrando Raphy all'orecchio dell'amico con qualche livido sul viso
contratto per la rabbia.
-
Hiyuga se non la finisci ti rinfresco i bollenti spiriti buttandoti
in quel laghetto, e stai attento che lo faccio! -
Disse
Genzo fermamente. A parole intervenne il calmo e placido
nonchè
sempre sorridente Taro:
-
Si,
che ne dite di imitare Arashi e Akane che si stanno mangiando anche
la nostra parte di cibo? -
A
ciò
lo sguardo di tutti si spostò automaticamente sui due seduti
a terra che dimentichi di tutto e tutti si stavano beatamente
abbuffando. Mikako clama e allegra come solo lei poteva essere,
allora disse:
-
Ehi
porci, vedete di mettervi un freno che vorremmo mangiare anche noi se
ce lo permettete! -
Akane
e
Arashi sentitisi chiamati in causa (ricooscendosi nella definizione
affibbiata loro da Mikako) finalmente si bloccarono e alzata la testa
col volto tutto sporco di briciole e salsine varie risposero con la
bocca piena:
-
E
mangiate... chi ve lo vieta? -
-
Perchè, non avete ancora iniziato? -
"Ma
ci sono o ci fanno?" pensarono
gli altri. A quelle affermazioni l'unica cosa da dire era quella. Non
si erano accorti di nulla... che esseri anormali!
Fu
con
un'alzata di spalle che misero la parola fine a tutto e si decisero a
sedersi e a mangiare anche loro.
Dopo
il
pranzo ci fu un momento di riposo durante il quale le varie coppiette
si appartarono per passare finalmente qualche ora in pace e
intimità.
Attimi che a quanto pare non dovevano essere concessi a Genzo con
Arashi e Taro con Mikako.
Genzo
e
Arashi seduti all'ombra di uno dei grandi alberi erano tutti presi
l'uno dall'altro in piena fase coccole, ma proprio sul più
bello mentre si baciavano chi con dolcezza e chi con passione fino a
stendendersi comodi sull'erba, i loro occhi per caso caddero su due
figure piazzatesi di fronte a loro e furono costretti a interrompersi
per vedere chi erano i seccatori: ovviamente si trattava d Mikael e
Akane accovacciati, viso fra le mani, sguardo di sfida aggressivo ed
accusatorio allo stesso tempo. Questa era la prova finale per loro.
Mai come in quel momento i due sembravano gemelli. Dopo un luuungo
istante in cui tutti si guardavano negli occhi intensamente, Genzo
venne attraversato da una grande idea e con un sorriso enigmatico
tornò ad abbassarsi su Arashi, la quale capì
subito le
sue intenzioni e infilando le mani sotto la maglietta del ragazzo
presero a baciarsi con molta più passione di prima
incrociando
le gambe intorno alla vita di lui che a sua volta prese ad
accarezzarla sempre più sensualmente, anch'egli sotto la
maglietta sottile. Le labbra erano scese sul collo e succhiavano un
punto invitante, erano effettivamente accaldati e non facevano certo
finta.
I
bellissimi e lunghi capelli biondi e ricci di Arashi erano sparsi
sull'erba asciutta e morbida. La ragazza immersa nelle sensazioni che
lui le dava aprì gli occhi come già in trance in
un
mondo dove c'erano solo loro due e distrattamente constatò
che
i due fratelli ficcanaso non c'erano più... quei due non le
sopportavano quelle scene a loro detta troppo sdolcinate; Genzo li
aveva inquadrati al volo!
Il
resto del tempo lo poterono passare relativamente soli e in santa
pace.
Da
Taro
e Mikako la cosa fu meno oscena!
Erano
seduti anche loro sotto un albero; lui abbracciava teneramente da
dietro lei adagiata beatamente sul suo petto, si stavano scambiando
dolci effusioni amorose quando di fornte all'albero in cui erano loro
si sedettero due persone a loro conosciute, si trattava di Hitonari e
Raphael che si misero anche loro a fissarli insistentemente curiosi e
sornioni: ricordavano due meravigliosi gatti bianchi... uno con occhi
blu e l'altro con occhi viola. Come per Mikael e Akane anche per loro
in quel momento si capiva meglio di sempre che erano gemelli, due
gemelli stupendi. Si poteva stare ore a guardare quelle visioni
angeliche senza mai stancarsi. Per un breve attimo soltanto si
fissarono negli occhi, poi Taro serio in volto (strano che non
sorridesse), si era alzato e si era diretto verso i due fratelli,
arrivato davanti a loro si era accucciato alla loro altezza di
sguardo, aveva sorriso smagliante e gentile, infine si era rialzato e
presosi per mano Mikako si era diretto verso un altro albero
più
appartato con grande tranquillità, pacatezza e
serenità
lasciando i due biondi completamente spiazzati. Che razza di reazione
era mai quella? Fra tutte quelle immaginate quella non era nemmeno
stata pensata.
Anche
per loro la prova era finita!
Alla
fine della giornata mentre tutti si erano salutati, i quattro
dell'Apocalisse si presero in parte e contemporaneamente dissero:
-
OK! -
da qui si capirono subito... stesse teste assurde...
Quella
sera dopo un bel bagno caldo rilassante, mentre ognuno stava andando
nei propri letti, Arashi e Mikako si soffermarono nelle camere dei
loro matti fratelli chiedendo se i loro fidazati avevano passato
l'esame ed erano stati promossi potendo entrare a far parte della
loro grande e pazza famiglia, nonchè gabbia di matti.
Alla
risposta affermativa (magari erano anche seri... ma che gente!)
apparentemente indifferente, le due li abbracciarono di slancio
felicissime stampando mille baci sulle guancie, o meglio Mikako li
baciava, Arashi dava pacchette più o meno forti come
ringraziamento non volendo sbilanciarsi troppo!
Strana
ragazza, degna sorella di Akane e Mikael!/
E
anche
qui i ricordi che facevano sempre sorridere i nostri protagonisti,
terminarono!