LEGEND

CAPITOLO IV: "LA NOTTE"


E finalmente era calata la notte più profonda e scura, una notte che come tutto lì intorno sapeva anch'essa di magia. Mi trovavo in quella che era diventata la mia casa e stavo nel letto, era un letto normalissimo come tanti altri, con lo scheletro in legno in coordinato con l'arredamento semplice ma antico. Le lenzuola profumavano di pulito, erano color alba. Tuttavia non riuscivo ad apprezzare il luogo in cui ero, quel letto comodo e la notte che mi accoglieva nelle sue braccia....il mio sonno era così lontano dalle braccia di Orfeo...tenevo gli occhi aperti e guardava il soffitto sempre in legno. Era buio pesto ma alcuni raggi di luna illuminavano la stanza piccola e accogliente. Era strano ma mi sentivo bene...cioè...a casa. Eppure quel luogo faceva parte dei miei sogni, come poteva essere così veritiera e trasmettermi una pace del genere? Ero sempre più convinto di non starci più con la testa e di stare vivendo un sogno. Era per quello che non volevo dormire? Ora pensandoci bene è probabile....si...non riuscivo a prendere sonno perchè pensavo e ripensavo al fatto che quel...sogno...era troppo meraviglioso, non potevo svegliarmi, dovevo scoprire ancora tante cose, parlare col Principe in modo decente e sempre con lui fare molte altre cose. Ma cosa? A cosa pensavo di preciso riguardo lui? Sapevo solo che non volevo svegliarmi perchè ero legato a quel mondo strano più di quanto fossi pronto ad ammettere. La mia curiosità era grande e incessante...più vedevo cose più volevo sapere il significato di esse...i perchè, i per come....il senso di quelle vite così singolari....tutto...e poi volevo riuscire a smuovere il gelo di quel Principe. Per non parlare della Principessa. Avevo molti desideri. Ma più di tutto temevo di addormentarmi per poi svegliarmi nel mio mondo normale e scoprire che nulla di tutto quello era reale e mai accaduto. Che l'isola Legend dei 4 Dei non esisteva...e che io non avevo mai incontrato tutti quegli esseri splendidi che mi avevano fatto già cambiare fino a quel punto da considerare stupendo qualcosa che non fossi io. Sopra di tutto temevo di poter scoprire che il Principe non era mai esistito e che non l'avevo nemmeno incontrato. Non potevo accettarlo...e se quella stanza in realtà non esisteva? Magari ero impazzito veramente e vedevo cose come gli schizofrenici che non esistevano. No. Non accettavo un pensiero del genere....mi agitavo molto nel mio letto, quasi angosciato di scoprirmi pazzo...non per me ma perchè poi tutto quello non sarebbe esistito. Il Principe non sarebbe esistito. Perchè mi davo tanta pena per lui? Nemmeno la sorella mi dava la sua stessa preoccupazione. Non volevo essere abbandonato...ma perchè? Perchè mi ero scoperto qualcuno? O forse per l'incontrario? No. Perchè mi ero scoperto e basta. Perchè per la prima volta stavo vivendo e stavo conoscendo qualcuno in me...un qualcuno che non era solo un bell'aspetto che andava a donne per avere conferme e cercare amore fra le braccia lisce di una donna. Era un tormento rendermi poi conto che ero solo un illuso che credeva di poter cambiare una vita che in fin dei conti non mi aveva mai riempito.
Avevo capito che ero nulla e solo per poche ore trascorse in quel sogno. Non volevo svegliarmi perchè stavo scoprendo il senso della mia vita...stavo riempiendo la mia esistenza vuota di domande e risposte. Il mio carattere, il mio Io interiore si era completamente sconvolto solo con l'assistere ad uno spettacolo in una festa, solo con l'arrivo in un posto immaginario così superiore al mondo mio, solo alla vista con il Principe. Ma perchè con lui? Perchè con lui avevo quelle reazioni? Perchè lo ritenevo così importante? Eppure non aveva fatto nulla, non mi aveva nemmeno calcolato degnamente....invece di odiarlo mi attirava sempre più, lo desideravo...era incomprensibile...come lo era la voglia che mi nacque riflettendo su tutto quello di vederlo. Volevo vederlo precisamente in quell'attimo. Desideravo toccarlo...forse per vedere quando sotto il mio tocco caldo si sarebbe sciolto e quel ghiaccio sarebbe svanito, forse per una sorta di sfida.
Dopo l'ennesimo rigirarmi nel letto mi decisi ad alzarmi e uscire. Indossai un po' di quei strani vestiti a veli che usavano loro, solo quelli sulla parte inferiore del corpo in modo da lasciare il torso scoperto e assaggiare con la mia pelle abbronzata il vento leggero che la notte donava. Ero diverso. Lo sentivo. Non ero più il narcisista superficiale leder donnaiolo di sempre, ero un altro...ero un uomo senza se stesso...alla sua ricerca...stavo cercando il mio interno fuggito o magari mai avuto...un carattere, un modo di essere, un essenza...qualcosa che mi riempisse...e nel frattempo scoprivo...ero come un bambino che curiosava e aveva desiderio di scoprire ogni cosa, di apprendere tutto e di capire il significato delle cose...un bambino infantile che accettava ogni spiegazione ed ogni cosa ma che voleva sapere come funzionavano e perchè. Ero stato derubato del me stesso terreno e razionale...ora ero un altro che non comprendevo bene ma che mi piaceva perchè riuscivo ad apprezzare gli spettacoli che mi si presentavano. Osservavo. Riflettevo...vivevo.
Mi trovai subito immerso nella notte per nulla scura illuminata invece da due lune su nel cielo stellato e infinito. Quelle lune argentate erano così grandi e luminose, creavano un atmosfera indescrivibile, di magia che lasciava la sospensione fra sogno e realtà, un filo sottile invisibile che ti trasportava in un altro mondo. Quella notte era così fantastica...il manto violaceo e le lune argentate creavano sulla natura e sulla pelle dei riflessi e dei colori così singolari e particolari che una vita per descriverli non sarebbero bastati. Affascinato da quello che vidi cominciai a camminare senza rendermene conto. Stavo di nuovo bene, non avevo più paura di sveglairmi dal mio sogno...in qualunque cosa io fossi capitato mi piaceva perchè mi annullava la mia volontà, il mio essere donandomene uno migliore. Sulla pelle ad un tratto sentii un solletichio improvviso, come di piume che mi sfioravano la schiena. Sorrisi istintivamente e mi voltai...quando vidi che erano stati alcuni dei piccoli angeli fatati il mio sorriso si ampliò notevolmente illuminandomi il volto. Erano così teneri che mi infondevano parte della loro dolcezza. Allungai una mano e uno di loro si posò sul mio palmo aperto. Aveva gli occheitti a cinesino chiusi e il nasino piccolo sembrava quasi che non ci fosse, mentre la boccuccia una sottile linea incurvata verso l'alto. I capelli corti legati in una codina alta. Sulla schiena del corpo esile avevano delle ali trasparenti...come i l resto...un corpo dai lineamenti violacei ma trasparenti...di notte si illuminavano completamente come le fate delle storie fantastiche.
Camminando estasiato da quell'esserino che stava sulla mia mano non mi resi conto che ero arrivato al grande albero...come l'aveva chiamato il Principe? Il Creatore. Tutti quegli Dei per me erano intrisi di mistero...così affascinanti...mentre riflettevo su di loro il mio sguardo fu attirato da un movimento in lontananza, al lago dove giocava sempre la bambina d'acqua...la Purificatrice. Alla visione mi bloccai immediatamente trattenendo il fiato.
Ecco quello che vidi.
Nelle acque limpide e fredde a causa della notte di quel lago stava compiendo il suo rito di purificazione un essere dall'eterea bellezza, dalla bellezza del ghiaccio e della neve appena caduta. immerso là dentro fino a metà stava il Principe.
Non realizzai che stavo facendo, ero troppo concentrato su di lui. Aveva il corpo nudo e dalla vita in su era fuori dall'acqua. La pelle bianca lucida dalle gocce che gli percorrevano il corpo sottile e affusolato, ma adulto. I capelli all'indietro, quelle lunghe ciocche appena un po' mosse ora appesantite dall'acqua si illuminavano di quell'azzurro che li rappresentava arrivando anch'essi immersi nel lago nelle lunghezze. Teneva la testa all'indietro e si appoggiava sulle braccia in avanti. Il volto rilassato e gli occhi chiusi mentre le labbra socchiuse erano così invitanti. Quella posa era da nobile e il suo portamento fiero faceva trasparire tutto il suo rango. Le gocce che gli si staccavano dai capelli e dal mento cadendo nell'aria fino ad arrivare nell'acqua brillavano come fosse in pieno giorno...i raggi benefici delle lune giocavano coi riflessi sul suo corpo bagnato donandogli dei colori lucidi così affascinanti da venirne ipnotizzati. Io credo che quello che accadde fu una specie di miracolo. Mentre lui manteneva quella posa particolare che mi piaceva troppo dalle acque limpide e trasparenti emerse per metà la bambina del lago, la Dea della purificazione. Aveva capelli ricci di acqua con conchiglie intrecciate nelle sue ciocche inconsistenti. Il colore della pelle era sempre uguale a quello dei capelli e degli occhi...occhi che appena videro il ragazzo innanzi a lei chiuse subito. Aveva il corpo infantile nudo. La vidi mettersi nella sua stessa posa e nel silenzio e con la semplicità più assoluta il rito raggiunse il suo culmine....le labbra sottili della piccola Dea si posarono leggere e bagnate sulle labbra del Principe che non fece una piega. Fu un tocco lungo e leggero, i loro profili perfetti con piccole differenze, mi sembrava di vedere uno allo specchio che si baciava da solo...con la differenza che non c'era nessuno specchio e che loro due erano diversi d'aspetto. Non un filo d'aria a disturbare i due. Nulla di nulla. Un ferma immagine perfetta. l'essenza della vita stava tutto in quell'attimo....un attimo che odorava di infinito. Una verità che mi fece venire le lacrime agli occhi. Lacrime che non ebbero la mia attenzione, non mi resi conto se uscirono o no...ma se uscirono erano lacrime di felicità per la grandezza a cui stavo assistendo. Un immensità. Erano superiori e importanti. Come si poteva descrivere? Mi sentivo così piccolo confronto a tutto quello. Un miracolo così irresistibile. Quello era il vero rito completo della purificazione della Dea. Io da lei ero solo stato guarito il giorno prima e lei mi aveva accettato rimettendomi a piene forze, ma il vero rito completo che portava il nome di Purificazione consisteva in quello...nel Bacio Sacro della bambina. Non so perchè ma ero convinto che fino a quel momento solo lui l'aveva ricevuto. Perchè potevano averli solo coloro che erano puri alla pari degli Dei, il cuore, l'animo, la mente, l'essenza pura. Tutti gli abitanti dell'isola erano puri, ma più che puri erano puliti...e nel modo più semplice e normale del termine. Non avevano peccati. Ma quella purezza del Principe era assoluta e grande. Solo in quel momento capii chi era veramente il Principe. Quanto immenso e potente. Quanto importante e quello che doveva portare sulle sue spalle. Il compito più profondo di quello che sembrava in superficie.
Costui dentro aveva un universo inesplorato.
Universo che volevo esplorare, scoprire, ammirare, comprendere.
Amare.
Dopo quel lungo momento in cui il tempo ero convinto si fosse fermato, la Purificatrice si staccò e aprì gli occhi fissandolo negli occhi che aveva aperto anche lui. Si scambiarono un occhiata all'apparenza inespressiva, era incomprensibile...che si stavano dicendo? Stavano comunicando col pensiero fra di loro. Indecifrabili. In seguito solo una carezza e lei si sciolse in acqua che andò a confondersi e ricomporsi col lago.
Fui distratto dal movimento del Piccolo Angelo che mi stava sulla mano...quando si accorse della presenza del Principe volò via arrivando fino a lui, questo scosse entrambi. Lui cambiò posa mettendosi seduto sempre dentro l'acqua e offrì un dito all'angelo che giocava con lui. Fu lì che mi vide. Si accorse di me all'altezza del grande albero e non mutò espressione. Rimaneva indecifrabile, distante. Non una smorfia, una piega, un inclinazione. Nulla. Il Piccolo Angelo andò a sedersi sul suo capo in modo molto simpatico, ma lui non lo mandò via. Continuò a fissarmi con quei suoi occhi azzurro ghiaccio. Era così incomprensibile quel ragazzo. Ma così bello e affascinante. Ormai rinunciavo a capirci qualcosa, a capire me e a spiegarmi le emozioni che sentivo. Ero uno spettatore. Uno spettatore che viveva in prima persona quella fantasia meravigliosa. Mi mossi quasi senza accorgermene e arrivai alla riva del lago. Lui si era seduto su una delle rocce anch'esse nella riva. I lunghi capelli gli ricadevano lungo la schiena e le spalle ricoprendolo bene, di lui non si vedevano molte parti scoperte, se non le braccia e il volto dove alcune ciocche gli ricadevano elegantemente sopra. Ma non aveva staccato gli occhi da me. Mi sedetti dietro di lui, gli guardavo la schiena. Non so cosa volevo fare, ma feci qualcosa. Mi ricordai del desiderio che avevo avuto prima di toccarlo e di vederlo. Allungai un braccio e con le dita leggere gli toccai i capelli bagnati, glieli scostai un po' scoprendo la schiena liscia e umida. Presi a seguire un disegno immaginario. Tutto quello mi infondeva una sensazione da non poter rendere a parole...non volevo smettere. Come poteva avere una pelle del genere? Non diceva e non faceva nulla, mi lasciava fare. Cosa stava pensando? Volevo provare a capirlo, cambiai posizione e mi sedetti nella roccia vicino a lui nel modo opposto, lui teneva le gambe immerse nell'acqua, in invece le avevo dall'altra parte, i piedi appoggiati sull'erba fresca. Ero scalzo. Non tolsi gli occhi da lui e dal suo viso. Teneva lo sguardo imperscrutabile davanti a se, dritto...non mi guardava più. Cosa pensava? Volevo vedere bene il suo viso. Senza chiedere il perchè di quei miei gesti portai la mai mano al viso suo e glielo spostai dolcemente nella mia direzione. Ora ci guardavamo. E finalmente anche lui sembrava guardarmi...non come le altre votle che mi andava attraverso con quel suo sguardo distante e staccato. Era su di me. Non staccai la mano dalla sua pelle ma continuai ad accarezzarlo lieve, la sua guancia fino ad arrivare alle labbra dove mi fermai. Cosa mi stava succedendo? Il desiderio di toccarlo ancora cresceva, come avrei fatto a staccarmi? Era freddo...così freddo...quella sua pelle gelida come il suo carattere...volevo scaldargliela. Gli dissi una cosa che non so come mi venne alla mente:
- c'è un modo per far cessare questa tua freddezza?-
il mio tono non era insolente, strafottente o di presa in giro...era semplice e sfumato, non volevo rovinare l'atmosfera palpabile che si era creata. Lui finalmente mi parlò, era ancora freddo e staccato, irraggiungibile...ma rispose alla mai domanda senza essere tagliente o seccato.
- e tu riesci a smettere di respirare e rimanere vivo?-
non si può controllare, non si può pensare di essere in un modo o in un altro, non si può comandare a certe cose di smettere e di mutare. È l'essenza dell'essere. È la vita. Ma credevo che senza questa sua freddezza non sarei mai riuscito a provare per lui quei sentimenti che non comprendevo. Stetti in silenzio per un po' riflettendo sulle sue parole, non staccai le dita dalle sue labbra, cominciai ad accarezzargliele...e quei movimenti mi trasmettevano scosse così violente che non provai mai per un essere umano. Erano pallide e fredde anch'esse:
- ma sei così freddo...-
come poteva una notte cambiarmi così?
Era il secondo miracolo al quale aveva assistito...uno su di lui e uno si di me...il terzo volevo compierlo io...sul Principe...volevo scaldarlo...ma non esternamente....il suo interno, il suo animo, il suo cuore.
Cuore.
Calore.
Ne possedevo molto per lui e pur di darglielo tutto ero disposto a ricevere il ghiaccio dentro di me e cessare di essere caldo io stesso. Lui stava fermo, non diceva nulla...non seppi mai se fu colpito o meno da queste mie parole...ma ne fui colpito io perchè compresi che suonavano come una dichiarazione...una strana dichiarazione, specialmente i pensieri che avevo per lui e i desideri impulsivi che sentivo.
Solo una cosa era in grado di scaldare una cosa così fredda dentro...quella cosa che mi resi conto allora di provare per lui.
Amore.
Mi avvicinai al suo volto lento ma inesorabile. Non si mosse, non respirò, non mi respinse, non mi accolse.
Posai le mie labbra sulle sue che avevo voluto mie a lungo quella serata mentre la mano la posai dietro al suo collo. Gli bacia quelle labbra così belle, ben disegnate e sottili, erano morbide, erano afrodisiache. Le accarezzai con la lingua per assaggiarle e imprimermi quel suo sapore supremo meglio dentro di me. Scottavo. Gelava. Ma eravamo noi uniti.
Lui non fece nulla durante il bacio che gli detti ma solo quando a malincuore mi staccai vidi che la reazione l'aveva avuta eccome. I suoi colori che mutavano con le sue sensazioni cambiarono improvvisamente...divennero rossi....occhi e capelli color rosso acceso invece la pelle ambrata. Era così bello in quel momento.
Aveva provato calore.
Subito tornò color ghaiccio e si stacco da me alzandosi. Non disse nulla e la sua espressione non lasciava trasparire nulla...aveva già detto molto con quel suo mutamento incontrollato e istintivo che mi faceva sorridere. Non mi chiese perchè. Doveva averlo capito leggendomi nel pensiero. Mi diete le spalle mentre a contatto con l'aria i Piccoli Angeli gli creavano un altro abito di veli azzurri che gli stava come sempre d'incanto. Non mi guardò più, senza esitazioni apparenti e inclinazioni se ne andò lasciandomi solo al Lago a sorridere mentre ricordavo la sua reazione impulsiva. Cominciavo a comprendere pian piano quel ragazzo così misterioso e affascinante che mi attirava come una calamita.
Passai un dito sulle mie labbra e chiudendo gli occhi ricordai quello che avevo sentito.
Mi ero scoperto. Il terzo miracolo era accaduto.
Io amavo.