Mente Perduta
CAPITOLO
II:
PIACEVOLMENTE
INSENSIBILE
“Chi
è il vero pazzo, colui che si rivela o colui che fa
finta?”
Un
sorriso radioso accolse i suoi amici che gli vennero incontro, erano
pochi, solo tre, ma decisamente sinceri e buoni. Molto buoni. Ingenui
era la parola corretta.
Rimasero
ancora una volta incantati da quelle labbra così carnose che
si incurvavano all’insù mostrando dei denti
bianchissimi e
perfetti. Era un sorriso totale non solo di labbra, anche di occhi,
era completo, coinvolgeva ogni muscolo facciale, ogni volta tutti
rimanevano affascinati guardandolo, come se non avessero mai visto un
sorriso simile.
Si
tolse la cuffia in paile che gli copriva il capo dal freddo mattutino
di fine inverno, gli piaceva indossare quel copricapo, mostrava un
lato di sé che non era assolutamente vero. Non era firmato e
la cosa gli seccava ma del resto ogni abito che indossava in quel
liceo comune non poteva essere firmato, sarebbe stato brutto mostrare
un certo carattere ed esteriormente presentarsi in modo differente.
I
capelli scuri erano mossi quindi erano scomposti di natura,
mettendosi un cappelli lo diventavano ancor di più. Non
erano
facili da gestire, ma lui se la cavava, riusciva a far di essi
ciò
che voleva. In ambito scolastico preferiva lasciarli naturali e
scompigliati con la frangia che gli cadeva sulla fronte coprendogli
parte degli occhi azzurro limpido, il resto gli incorniciava il volto
dai lineamenti regolari fin troppo belli. In ambito privato o
comunque esterno a quello scolastico, li teneva più ordinati
riuscendo ad averli quasi lisci. Era il classico bel ragazzo ideale
per fare il modello, specie considerando il fisico che aveva.
- Ciao
Tom, come va?-
Uno di
questi tre era ufficialmente il suo amico fedele, aveva la pelle
scura ed era basso, non possedeva un corpo atletico, tuttavia non era
nemmeno grasso, i capelli erano nel normale taglio rado.
- Oh
bene, grazie…voi?-
Aveva
una voce morbida a corposa, profonda…definibile in termini
giovanili ‘da vero maschio’, il tono era molto
amichevole e
rispettoso, sembrava contento di vederli.
Passò
lo sguardo sereno sulla ragazza che stava parlando col medesimo tono
utilizzato dagli altri.
- Anche
noi tutto bene, solo non ci spieghiamo come tu faccia ad essere
così
riposato e rilassato di prima mattina…-
Disse
quindi sbadigliando. Lui lo sapeva, lei gli stava dietro da un bel
po’ di tempo ma non aveva mai avuto intenzione di fare un
passo
avanti dichiarandosi, sembrava che quell’amicizia le stesse
bene.
A lui
non importava.
Pensò
invece al motivo per cui si sentiva così rilassato.
“Come
dovrei sentirmi dopo aver fatto l’amore col mio fidanzato? Ho
ancora il suo odore sulla pelle…ma del resto inetti come voi
di
cosa dovrebbero accorgersi? Dovrei forse sentirmi in altro modo
avendo a che fare con delle piccole teste come le vostre?”
Si
limitò a sorridere apertamente. Sembrava veramente sincero e
spontaneo.
-
Preferisco venire a scuola piuttosto che stare a casa…ora
che non
c’è più…-
Inclinò
la voce spezzandola sul finale, risultava un ragazzo riservato quindi
li illudeva che solo con loro si sbottonasse un po’. Essi
capirono
a cosa alludeva e la terza ragazza rimasta in disparte, la
più
bella fra loro, gli posò una mano sulla spalla e sorrise con
dispiacere onesto:
- Forza
Thomas…vedrai che troveranno Kristen…-
Parlavano
della sua gemella scomparsa ormai da tempo. Lei era splendida e anche
se non somigliava molto a lui era una donna dalla bellezza selvaggia
e il carattere forte, popolare e desiderata fra tutti. Quando la
notizia del suo rapimento era giunta agli orecchi della gente del
quartiere, ogni ragazzo aveva pianto un po’…chi
avrebbero
corteggiato, ora che la più bella non c’era?
Nessuno era
alla sua altezza, quelle labbra baciavano come nessuna, nemmeno
coloro che lo facevano di mestiere ne erano all’altezza. Le
donne
invece ne erano state egoisticamente sollevate, senza lei in
circolazione la vita era decisamente meglio!
“Potrai
prendere il suo posto, cara…appena Michael trova il modo la
tiriamo
fuori da là e tu se vuoi potrai sostituirla, se proprio ti
dispiace tanto. Nel frattempo potrei fare un pensierino anche su di
te!”
Ricambiò
con uno sguardo di gratitudine e al richiamo della campanella
entrarono in classe.
Era
seduto al banco e il professore spiegava. Che noia! Tanto quelle
cose gliele poteva dire anche Michael, perché doveva stare
ad
ascoltare? Si finse interessato e non fu una novità, era
abituato a quella vita. Era abituato a tutto.
Girò
lo sguardo facendo attenzione a non farsi notare e lo puntò
sulla ragazza carina di poco prima concentrandosi il necessario per
riuscire a vederla attraverso i vestiti. Era un gioco mentale che gli
riusciva piuttosto facilmente. Gli altri l’avrebbero chiamato
capacità extrasensoriale, lui non la definiva in alcun modo,
glielo aveva insegnato Michael al tempo che fu, quando lo
incontrò:
“la
mente è potente, con essa si può arrivare a fare
qualsiasi cosa. QUALSIASI!”
Loro
semplicemente riuscivano a gestire la propria nel modo che
desideravano. Se pensava fermamente convinto di avere un corpo
d’acciaio questo accadeva, se immaginava com’erano
le cose
attraverso gli ostacoli visivi, li vedeva realmente, se voleva
surriscaldare il proprio corpo fino ad emanare vampate
d’energia
simili a fuoco o ghiaccio ebbene anche quello era possibile. Il corpo
generava energia infinita, la mente la gestiva travisandola a seconda
del momento e dell’utilizzo.
Tutto
era possibile.
TUTTO.
Lui e
sua sorella avevano imparato questo prima degli altri, prima ancora
di conoscere Michael da ragazzini, poi lui semplicemente glielo aveva
spiegato dando definizioni scientifiche e concrete.
Infine
tutto si riduceva a quello: la mente è potente.
Tornò
a quella ragazza dai lunghi capelli neri: aveva proprio un bel corpo
e anche se lui era impegnato non disdegnava le altre bellezze,
tuttavia guardare quel corpo femminile così ben modellato
gli
venne in mente quello del proprio ragazzo e la notte passata,
l’amore
che avevano fatto, le emozioni violente e potenti sprigionate. Fu
naturale aver voglia di riprendere. Si era seccato molto alle 7.00 di
quel mattino: doversi alzare per venire ad una scuola per
sempliciotti come quella e anche se fingere di essere il ragazzo
mite, perfetto, gentile e socievole era stata una sua idea, ora senza
il sostegno della sorella ormai sparita non avrebbe mai retto e
Michael non era con lui a fare il doppio gioco. Lui era sempre
sé
stesso, ecco quel era il punto. Lui era sempre sé stesso a
discapito di tutti, a costo di farsi odiare come in effetti accadeva,
lo faceva per non diventare schizofrenico, per rimanere sano. Dunque
Thomas come doveva considerasi?
Che la
sua mente fosse ancora sana, dopo tutto?
Non se
lo chiedeva.
Lui
portava avanti quello spettacolo da anni e nessuno aveva idea di chi
fosse in realtà, di cosa fosse capace.
Solo un
ragazzo che usava a pieno la sua mente rimanendo, però,
piacevolmente insensibile alla vita. Aveva ucciso facilmente la prima
volta e anche le successive non gli avevano posto difficoltà
speciali, non si era mai fatto scrupoli considerando chi aveva avuto
davanti, gl’ignobili uomini che avevano fatto loro del male.
Come
non se ne faceva attualmente fingendo di avere una vita perfetta e di
essere un ragazzo altrettanto perfetto, quando invece non era affatto
così!
La sua
vita ora era un altro uomo che aveva sofferto molto e che gli aveva
dato tanto, tutto il suo amore, tutta la sua sanità mentale,
ogni sua fibra.
Michael
era la sua vita e ripensando a lui gli tornò subito la
sensazione della sua lingua sul petto, sull’addome,
sull’inguine…chiuse gli occhi prima che
cambiassero colore per
l’emozione, non doveva mostrare ciò di cui era
capace, non
lì.
Aveva
un ottimo autocontrollo e gestiva tutto molto bene, era incredibile
come mantenesse delle apparenze simili quando la realtà era
diametralmente opposta, tutto di lui lo era, a partire dai suoi
vestiti che per quell’ambiente erano larghi e trasandati,
invece di
quelli costosi di marca all’ultima moda che indossava
altrove, non
in quella città.
Gli
unici posti che lo vedevano per quello che era, erano la notte e la
casa di Michael.
Visto
così, Thomas era una persona terribile, pietra, fuoco e
lava.
Un vulcano in eruzione. Un falso doppiogiochista, un assassino, un
potente da capacità sovra sviluppate, un subdolo il cui
cuore
non esisteva.
Un
pazzo.
Solo
uno schizofrenico mascherato.
La
lezione terminò e con addosso ancora la sua maschera
splendente e mite, ritirò il compito in classe col suo
solito
10.
Sorrise
facendosi sfuggire uno vibrante con occhi che per un attimo solo
avevano brillato di lampi rossi. Lui poteva fare quello che voleva,
anche prendersi il mondo, volendo, ma erano sogni da pazzi megalomani
che a lui non sfioravano.
Però
se solo la gente se ne fosse resa conto, se solo l’avesse
visto
veramente, sarebbe impazzita ma non come lui, peggio.
Quel
che gravava sulle sue spalle era qualcosa di umanamente
inimmaginabile, dovuta alle sue capacità extrasensoriali,
sviluppate grazie alla propria mente. Una sintonia totale fra
quest’ultima, il corpo, l’anima e lo spirito, in
cui risiede
l’energia vitale di ognuno. Questa risonanza dava vita ad un
enorme
potere che poteva essere terribile, lui l’aveva mostrato per
una
frazione di secondo quando Kristen, sua sorella, era stata
imprigionata…non si sarebbe mai dovuto arrabbiare a quel
modo.
Solo
Michael in quel momento era riuscito a calmarlo.
Dunque
chi era Thomas?
Non un
esper semplice. Non un ragazzo normale. Non un comune folle dalla
personalità multipla. Lui era peggio. Molto peggio. Un
“peggio”
che chiunque sarebbe riuscito a fare comprendendo l’utilizzo
profondo della propria persona nella globalità.
V’erano
molti come lui, alcuni capivano come si potessero fare cose fuori dal
comune, altri no ma Thomas e Kristen non erano gli unici. Chi
più
chi meno riusciva a compiere atti che superavano le prestazioni
normali dei propri sensi.
Michael
utilizzava la propria intelligenza per vedere oltre le cose e la
superficie, costruendo così ogni volta qualcosa che andava
oltre l’umano, i due gemelli si basavano sulla
fisicità
preferendo sprigionare la propria energia vitale nel modo che a
seconda del momento faceva più comodo, ma ad esempio altri
erano in grado di comunicare mentalmente o di essere profondamente
empatici o addirittura di conoscere l’immediato futuro
leggendo i
vari segni che capitavano sul cammino.
Thomas
era però solo una maschera necessaria e voluta. Avrebbe
potuto
fare come molti, come Michael stesso, e rivelare la sua
contrarietà
verso il genere umano ma non lo faceva perché godeva meglio
nel prendersi gioco di tutti, senza far loro del male direttamente.
Come adorava far l’amore con il suo ragazzo e ad avere
proprio un
uomo al posto di una donna.
Sembrava
assurdo ma gli piaceva profondamente quella vita, pur fingesse in
continuazione con altri che non fossero il suo amore.
Del
resto le maschere cosa sono in realtà?
Finzioni
di qualcosa che non si è, solo scudi che permettono di
vivere,
alla fine dei conti sono essenziali alla sopravvivenza di chi
è
molto fragile.
Dunque
esse in realtà sono la pazzia o è la pazzia ad
essere
una maschera?
Chi è
il vero pazzo, colui che lo mostra o chi finge?
Lui era
entrambi. Finto e vero.
Poteva?
Ognuno
ha due parti dentro di se ma chi le ha così opposte fra loro
risulta poi cedere alla pazzia e all’oblio, lui in parte lo
faceva
di proposito, all’inizio era stato sicuramente
così, in
parte gli veniva spontaneo.
Eppure
lo si poteva definire unicamente così o c’era
qualcosa che
neppure si immaginava dietro?
Lui era
la forza mentre Michael la mente, però aveva molto sangue
nelle mani e gli piaceva leccarlo via.
Poteva
veramente essere così?
Quando
in passato avevano insinuato che lui e la sua gemella facevano atti
incestuosi, offendendo così entrambi in maniera molto
pesante,
questi erano finiti uno dopo l’altro misteriosamente e
sistematicamente in ospedale in fin di vita.
Anche
quel giorno Thomas tornato a casa fu accolto dalle labbra sottili e
fredde del suo fidanzato, Michael con la bocca che sapeva di fumo lo
baciò sensuale e intrecciando le lingue iniziarono una
piccola
lotta di saluto.
Gli era
mancato, solo qualche ora eppure gli era mancato lui e non solo,
anche essere se stesso e sentirsi amato sinceramente per quello che
era e non quello che mostrava. Non gli pesava tutto quello se poteva
condividerlo con lui. Era stata una scelta dettata da molti
spiacevoli eventi esterni.
L’importante
ora era sbrigarsi. I tempi stringevano. Ciò che aveva creato
quella mente geniale poteva anche distruggersi, non ne sapevano
ancora nulla, come non sapevano cosa sarebbe successo a Kristen.
Gli
occhi assunsero finalmente il loro colore originale. Il colore della
forza e della passione circolò nelle iridi, azzurre fino a
quel momento, e vi rimase mentre la sua espressione si induriva,
assumendo un ghigno di sadismo che avrebbe messo i brividi a
chiunque.
Peccato
che Michael non era chiunque.