NOTTURNO
È difficile aver a che fare coi ricordi quando ti divorano
l'anima attimo dopo attimo con una tale intensità da farti
impazzire.
È difficile ignorarli od andare avanti come niente fosse.
È difficile fare molte cose, in realtà, specie se
in questo stato d'animo, eppure ... non so, ho sventato un'attentato,
arrestato una persona pericolosa, quella che ha fatto del male a tante
altre, a te. Ho fatto un sacco di cose ed avendo a che fare con questi
ricordi mi rendo conto che oltre a quello che ho fatto in questa
giornata ho fatto anche molto altro, quando ero nei marine. Cose
veramente difficili.
Eppure la peggiore è questa e spero veramente di farcela.
Ciò che è veramente difficile è stare
qua accanto a te guardarti in questo stato, in coma a combattere per
risvegliarti.
Questo è veramente difficile poiché veramente non
posso fare nulla.
Tutto quello che potevo fare era risolvere il caso, mettere dentro
quello che ti ha ridotto così, chiudere tutto ... ed ora che
non ho altro da fare mi rendo conto che comunque non è
servito a te personalmente. Non ti ho risvegliato.
Tu sei ancora addormentato e sei ancora grave.
Quel che mi stordisce è non sentirmi dispiaciuto fino in
fondo per la preoccupazione degli altri per me, nemmeno Danny
è riuscito a tirarmi su. Forse, però, non avrebbe
retto altre notti in ospedale a vedere una persona cara in coma. E
forse, penso, non avrebbe retto vedere me, così.
Lontanamente capisco tutto e me ne dispiace ma credo sia adulto
abbastanza da comprendere la situazione.
Lui è Don, come faccio a non essere in pensiero e a non
assisterlo?
Quando si sveglierà deve avere qualcuno accanto a lui, un
volto amico ... deve vedermi ...
Corrugo stordito la fronte a questo pensiero.
Nonostante mi abbia dimostrato di sentirmi e quindi di avere buone
possibilità di ripresa stringendomi la mano, non riesco a
sollevarmene e separarmi. Continuo a stringere la sua mano, voglio
trasmettergli il mio calore, la mia forza.
Deve sentirmi con ogni particella, per avere un motivo valido per
riaprire gli occhi.
Con la sua stretta alla mia mano, il mio passato è battuto e
spazzato via e qualche paura in meno mi divorerà da oggi in
poi.
Però qualcosa mi tormenta, qualcosa di nuovo.
Non aver accettato la compagnia di Danny, anzi, averlo lasciato andare
nonostante lui avesse voluto star con me ... questo mi fa pensare.
Non l'ho fatto perché non lo volevo con me, come lui non se
ne è andato perché non voleva stare qua.
Semplicemente lui ha rispettato il mio volere anche se sono certo, l'ho
visto in quel suo sguardo che mi pregava di chiamarlo se ne avessi
avuto bisogno.
E semplicemente io voglio stare qua da solo con lui, mantenere questo
contatto che mi fa respirare meglio, vegliare e proteggerlo anche se
solo col pensiero. Fisicamente non ho potuto fare molto per lui, che ne
dicano i medici lui è ancora in coma e la mia preoccupazione
non cambierà le cose come non le hanno cambiate le mie
azioni di oggi per sventare gli attacchi.
Però continuiamo a fare tutto, continuo da quando ho
lasciato i marine, continuerò sempre senza fermarci
nonostante la consapevolezza che non aiuteremo nessuno di quelli
già feriti. Quelli feriti che attendono un miracolo non
possiamo aiutarli, per quanto noi ci teniamo e vorremmo possedere quel
tocco speciale.
La nostra volontà non può cambiare le cose, i
sogni servono a chi non riesce a vivere. Alle persone servono fatti,
capacità concrete, qualcuno che li salvi realmente.
Io a volte penso di possedere questo potere ma altre ... bè,
altre non è proprio così.
Altre semplicemente mi rendo conto dei miei limiti di uomo comune ed
anche se tutti mi guardano come un salvatore con capacità
incredibili, altro non sono che uno dei tanti che fa il suo dovere
mettendo ogni briciola di sé stesso al servizio degli altri.
Perché almeno qualcosa, dannazione, so di poterla fare.
Spero.
Penso.
Però poi arrivi a questi punti, punti in cui davanti a te
hai la persona che ha bisogno di un miracolo che sta rischiando la vita
e ti rendi conto che comunque per quante capacità tu abbia,
il potere giusto, la capacità giusta, non ce l'hai e non
puoi ripiegare su qualche altra vita che salverai il giorno dopo,
perché se la vita davanti a te se ne andrà, anche
gran parte della tua andrà via con essa.
Il punto in cui chi deve essere miracolato è quanto di
più importante esista al mondo per te.
Il punto in cui capisci ciò che provi e capisci anche che
non ti servono a nulla quei sentimenti e quelle speranze.
Un punto in cui desideri solo di essere nello stesso posto della
persona che vorresti aprisse gli occhi.
Stringo di più la sua mano, lui continua a non aprire gli
occhi. Anche se so che mi sente non trovo parole adatte da dirgli, ci
conosciamo da tanto ma sono sempre rimasto una persona discreta che non
parla molto. Ho sempre preferito farlo nel momento giusto.
Però ora che mi ascolta vorrei potergli dire qualcosa, la
cosa giusta, qualcosa che possa spingerlo a combattere di
più e aprire gli occhi, per me.
Ho rimorsi però non sono questi che lui deve sapere.
Ho rimorsi perché so che Danny vorrebbe io lo chiamassi come
spesso è successo, ho rimorsi perché certe cose
vorrei averle definite meglio prima di ora, ho rimorsi
perché so che da una parte lo vorrei qua, lui ed i
suoi modi di fare impazienti e diretti che mi fanno sempre sorridere e
star meglio. Però ho rimorsi perché allo stesso
tempo voglio stare qua con Don, solo, a cercare di dirgli qualcosa per
lui, che lo aiuti e che vada bene.
Ho rimorsi eppure stringendogli la mano così mi sembra di
sentirmi via via meglio.
Non so cosa sia, che nome io possa dare a questa persona
così importante, non so bene, ora, in questa confusione ed
in mezzo a questa preoccupazione che mi ha portato tutti quei ricordi
abbattuti.
Sospiro e stringo le labbra contrariato. Non mi piace stare
così eppure, sospeso in questo modo, lo sono stato sempre,
in fondo. Nonostante la sicurezza che porto a chi mi circonda e
ciò che sono in grado di fare, la mia vita è
sempre stata sospesa e sacrificata.
Sempre.
Ora però che ho lui qui davanti a me che ha bisogno di
qualcosa, posso mettere da parte la mia parte sospesa e lasciargli
ciò che di solito gli lascio sempre. La mia sicurezza.
Mi chino su di lui, steso in questo sterile letto d'ospedale e mettendo
l'altra mano sopra le nostre allacciate, sussurro con un filo di voce
cercando quella parte che possa servire a lui ed alla sua coscienza che
mi ascolta e che sono certo si stia aggrappando alla mia per tornare di
qua, da me.
- Svegliati, Don. Io rimarrò qua con te. -
Che non è nessuna ammissione, non è nessuna
promessa, non è niente, forse, se non una richiesta, magari.
Voglio rivedere i suoi onesti e diretti occhi azzurri posarsi sui miei
e dirmi che sa combattere e vincere, così, a modo
suo, scherzando magari.
Dopo di che prendo un respiro e trattenendo l'aria annullo la poca
distanza che era rimasta e senza pensarci un attimo, senza darci una
spiegazione sensata, senza nulla di nulla, poso un leggero bacio sulla
fronte, sopra le bende che avvolgono la sua testa.
Forse qualcosa non molto da me, forse qualcosa di strano, o forse,
semplicemente, qualcosa di così sentito da essere
inequivocabilmente vero.
Semplicemente.
Perché gli voglio bene e questo basta per non lasciarlo solo
e volerlo di nuovo sveglio.
Facciamo questo lavoro e sappiamo concretamente che tante ne abbiamo
passate e tante ne passeremo.
Lo sappiamo ma andiamo avanti lo stesso, non serve perdere tempo a
prendersi in giro, in alcun modo.
Così basta essere onesti quando è tempo di
esserlo e stare vicino a chi conta quando è sempre quel
tempo.
Il resto, le altre domande, le sospensioni, le incomprensioni e le
incertezze ... nonché i rimorsi ... troveranno una loro
collocazione.
Il resto viene dopo.
Ora voglio che lui si risvegli e torni da me.
Anche se ... domani dovrò delle scuse a Danny ...
però domani, ora no. Ora va bene così.
Ora ad essere importante è lui, è Don.
Ora.