NOTE: bè, che dire? Questa coppia mi tormenta, non ho potuto fare a meno di scrivere la mia terza fanfic su questi due ... ne ho taaante di idee in testa e non so bene bene da dove mi venga tutta questa ispirazione, forse proprio da quell'amico che somigliava tantissimo a Tony, chissà ... io conosco sempre gente fuori dal comune, no? 
Questa storia potrebbe tranquillamente essere collegata a Questo pazzo pazzo mondo e quindi a Manifestazioni, poiché comunque il modo in cui i due si mettono insieme è sempre quello che ho già scritto in quelle due storie collegate fra loro. Qua Gibbs e Tony sono già insieme (anche io sono abituata a chiamare Gibbs così e non Jethro!). Che altro dire? Spero di scrivere presto anche la prefazione di Manifestazioni, sull'incontro di queste due meravigliose creature, come avevo promesso!
Nel frattempo vi auguro buona innocente lettura! Baci Akane

PS: non ho trovato il midi della canzone che ho scelto per la storia, il cui titolo e autore è scritto sotto il titolo, per ora ho messo un altro midi ... 
DEDICHE: a quel mio amico che somiglia tanto a Tony e che credo sia lui a ispirarmi così tanto per queste storie ... 
RINGRAZIAMENTI: chiunque leggerà e commenterà!

 

Per Una Finestra In Paradiso

 

 

/ For the window in the Paradise – Sufjan Stevens /

Il dolore mi inchioda al muro. Voglio solo che arrivi lui.
È tutto qui quello a cui riesco a pensare.
Voglio solo che arrivi lui.
Il fiato corto non mi aiuta a stare meglio, ogni particella di aria che mi entra nei polmoni è grosso motivo di sofferenza, per me. Sto male, sto veramente ed irrimediabilmente male.
La spalla a cui mi hanno sparato mi duole parecchio e anche se il proiettile mi ha passato da parte a parte, la ferita è ancora fresca e sanguina copiosamente, mi fa male, sembra che ci siano mille punture bollenti che mi trapassano, è un fuoco che parte da dentro la carne e si espande in ogni parte dei dintorni.
Se questa volta me la cavo giuro che sto più calmo e divento meno egocentrico. Giuro che imparo a lasciare che si mettano nei guai anche gli altri.
In fondo devo pensare a quello che penserei io se fosse lui in pericolo, sarei arrabbiato se ad ogni caso finissi con qualche ammaccatura o in qualche casino come succede a me … non che a lui non succeda ma forse è più abile e le evita prima di me. 
Non vorrei avere sempre il batticuore chiedendomi se stasera possiamo stare ancora insieme o no. 
Non vorrei e non voglio che lui sia in questo stato.
So in quale stato è, mi dispiace veramente ma solo per lui.
Se gli altri si preoccupano un po’ per me non fa certo male … anzi!
Imparano a darmi anche loro la giusta importanza ed i miei meriti!
Mi stringo la spalla e mordo le labbra coi denti, prendo in mano il cellulare mentre sudato a mollo per la fatica ed il dolore, mi lascio cadere a terra. Compongo l’ultimo numero chiamato e finalmente la sua voce mi arriva all’orecchio facendomi sentire meglio.
Solo perché è lui e risponde come immaginavo avrebbe fatto, impaziente e seccato.
- Dove diavolo ti sei cacciato? – 
Mi chiede. Io ho un moto di sorriso, non ne posso fare a meno, sentendolo ed immaginando la sua espressione e come stia mettendo a soqquadro il luogo in cui si trova, mi viene addirittura una battuta e mi sembra proprio di aver dimenticato la spalla.
- Perdonami ma è irresistibile … - 
- Cosa? – 
Rimane in sospeso indeciso se impensierirsi o sollevarsi.
- … farti infuriare e preoccupare … è impagabile la tua voce mentre mi risponde al telefono ogni volta che mi metto nei guai e tu lo sai. – 
- Dove sei?! – 
Non capisco se è una domanda o cosa, ma è una risposta proprio da lui … sicuramente non ha la pazienza di stare alla mia battuta scherzosa e dirmene un’altra. Però anche così mi diverte.
Mio malgrado gli dico dove sono e che ho una spalla ferita da un proiettile che mi ha colpito di striscio. Non gli spiego altro, lui riattacca e mi dice di non muovermi.
- Per questa volta eviterò di correre i duecento metri anche se ho un’irresistibile spalla ferita! – 
Riesco a dirgli prima di sentire il nulla dall’altra parte. Ha veramente messo giù.
Un mezzo sorriso di piacere mentre penso a lui mi aleggia sulle labbra.
La sparatoria di poco fa è già dimenticata, in fondo ho avuto la meglio e me la sono cavata solo con un proiettile … una cosa che mi ricorda i brutti vecchi tempi a Baltimora … ne ho fatte molte di sparatorie, laggiù … bè, laggiù ne ho viste molte, devo dire.
Sospiro.
Spero che arrivi presto, ora che sono di nuovo qua solo come un babbeo a tenermi la ferita, sento di nuovo l’impellente desiderio di vederlo e sentirlo qua vicino a me. Come è sempre stato.
È piacevole immaginare che poi stasera, dopo che i medici mi avranno curato a dovere, sarà lui a farlo a modo suo!
Non vedo l’ora … anche se forse, invece di lui avrei dovuto chiamare proprio l’ambulanza … mah, ho pensato subito a lui e non a sconosciuti che mi metteranno dei ferri nella carne per … chissà cosa fare!
Appoggio la testa dietro di me e sospirando a fatica con una smorfia di dolore, chiudo gli occhi, mi riposerò un attimo tanto due minuti e lui sarà qua incazzato nero!
Se mi addormento sento meno il dolore, potrei lasciarmi prendere dal sonno, i sensi cominciano ad annebbiarmisi, in fondo è una piacevole sensazione, mi farei avvolgere da questo mondo ovattato volentieri ...
- Razza di cretino! – 
La sua voce cavernosa e alterata mi risveglia subito, quando è arrivato? Perché non ho sentito il frenaccio dell’auto? 
- Presente, capo! – 
Mormoro con finta diligenza e molto sforzo, apro mezzo occhio anche con un certo timore, respiro piano piano e il sudore mi copre il viso.
- Non hai chiamato l’ambulanza? –
Mi prende con una mano la mia coperta di sangue, me la tira via più delicato che riesce mentre io con un sibilo e chiudendo entrambi gli occhi di nuovo, mormoro:
- Ho chiamato te, no? – 
- Cos’ho, dei poteri magici? – 
- No? – 
La mia è una domanda, speravo in effetti li avesse … più che altro a volte sembra li abbia!
Quando vede la ferita non fa nessuna espressione particolare, non sarebbe da lui … non me lo immaginerei in nessun’altro modo che questo: accigliato come al solito. Un ringhio con la gola mi risponde.
- Magari … - 
Quel che dice mi lascia sorpreso tanto che alzo un sopracciglio e torno a guardarlo, lo vedo prendere il cellulare e chiamare l’ambulanza, spiega velocemente la situazione e immagino che si sia giù guardato intorno prima mentre sonnecchiavo.
Quel che però mi fa trattenere il fiato e stupirmi maggiormente è sentire la stretta alla mano dalla sua, quella che prima mi aveva tolto e che non aveva mollato, continua a stringerla con più forza e questo mi permette di dimenticare del tutto il dolore, metterlo da parte. Questo è decisamente meglio di un proiettile!
Si toglie la giacca e appoggiandola sopra la spalla con la mano libera mi guarda rimanendo accucciato davanti a me a guardarmi, non evita lo sguardo, non lo teme di certo.
Cosa dovrebbe temere? 
- Erano qua quando sono venuto a dare un’occhiata per il caso che abbiamo, si sono spaventati ed hanno cominciato a sparare subito così mi sono difeso, ma uno mi ha ferito alla spalla … ho dovuto completare il lavoro prima che loro completassero me! Non è stato difficile, solo che non possiamo usarli più in alcun modo … - 
- Non preoccuparti. Pensa a riprenderti, tu. – 
Mi interrompe col suo solito modo deciso, questa volta ha un fondo molto lontano di morbidezza, come la luce nei suoi occhi mentre fissa i miei. Faccio molto sforzo a non lasciarmi andare al vero dolore che sento ma mi trattengo per lui. 
- Figurati, per così poco … ne ho passate di peggio! – 
Cerco di dare un immagine migliore di me stesso ma soprattutto cerco di tranquillizzarlo. Mi piace quando si preoccupano per me ma allo stesso tempo, quando questo succede veramente da parte di chi tengo di più, la cosa non mi piace, mi mette a disagio … l’unico che non voglio si impensierisca seriamente è lui eppure gli succede veramente solo quando di mezzo c’è uno della sua squadra.
O io.
- Confermo. – 
Esclama, non smette di guardarmi in viso e studiarmi i minimi dettagli, ha sempre la sua espressione normale ma la ruga in mezzo alle sopracciglia mi fa capire che è leggermente inquieto per me, cerca di non farmelo capire, non sarebbe da lui far capire quel che gli prende. Cerca di non farmelo capire anche perché non vuole che io mi preoccupi per lui.
Sorrido, rimane in sé appunto per impedirmi di lasciarmi andare, per tranquillizzarmi. 
- Grazie Gibbs … - 
Ok, è da un bel po’ ormai che stiamo insieme ma non riesco a chiamarlo per nome, ormai l’abitudine è dura a morire! Lui alza un sopracciglio.
- Stai veramente male, eh? – 
- No, non sono mica un ingrato … - 
- Io non ho fatto niente. – Fermo e logico, con un fondo di pacatezza nella voce che veramente mi lascia in pace.
- Mi stai tranquillizzando come solo tu riusciresti a fare. Rimanendo te stesso. – 
Anche se normalmente il buffetto sulla testa me lo darebbe eccome … 
Sospira, poi fa una cosa che forse mi aspettavo e forse no ma che comunque desideravo da quando ho iniziato a pensare a lui, prima.
Appoggia la fronte alla mia facendo prendere alle sue labbra una strana piega indecifrabile, chissà cosa vorrebbe dire … ogni tanto rimane un mistero.
Sento la sua che viene bagnata del mio sudore mentre il fatto di sentirlo così vicino mi aiuta, mi da la forza di non pensare alla spalla e al dolore. È un contatto semplice e non esagerato, come la mano che mi stringe, ora anche le sue sono tutte sporche di sangue ma non se ne cura. 
- Dai che quando uscirai da quell’ospedale ci penso io! – 
Questo … questo decisamente non me lo sento dire spesso, da lui mai!
Ha un modo di stare con me che è tutto suo, credo che il legame sia diverso da quello che comunque lega uomo e donna, non ne abbiamo avuto così con nessuno, credo. Almeno io. Ha un modo di stare con me che è veramente speciale e non potrei descriverlo, a volte potrebbero venirmi dubbi su cosa prova per me, non me lo ha mai espresso a parole e i suoi gesti sono sempre stati strani, a volte addirittura contraddittori, illeggibili … però non mi ha lasciato dubbi visto che dopo che sono riuscito a fatica a capirlo e a dichiararmi, lui non si è allontanato da me ma mi ha baciato.
Poi lo vedi nella nostra vita quotidiana e non sembra che ci sia qualcosa di così speciale, forse nemmeno quando siamo in privato.
È difficile pensare che due come noi possano unirsi e dipendere l’uno dall’altro a questo modo.
È difficile però è quello che ci è capitato e capita tutt’ora.
L’uno è importantissimo per l’altro ma abbiamo dei brutti caratteracci e non dimostriamo il nostro sentimento nel modo comune, lui meno di me. Però ci sono questi piccoli e rari momenti in cui si lascia andare più delle altre volte, non fa nulla di esagerato o sdolcinato o scandalizzante, ma qualcosa la fa e in quel momento la vedo quella finestra.
È una finestra dal cui vetro si scorge il Paradiso.
Ecco perché resisto, insisto, cerco la pazienza che non ho mai avuto e voglio lui e solo lui … per quella finestra che da sul Paradiso … nessuno è mai stato capace di farmela avere.
Lui addirittura me la spalanca, certe volte.
Vedi, per una finestra in Paradiso si è capaci di tutto, di sopportare ogni cosa.
Sorrido mentre con la mente guardo la famosa finestra.
Bè, è irresistibile … non posso proprio fare a meno di andare lì e aprirla.
Perdonami che forse non era il momento adatto ma tu stuzzichi e mi conosci … sono proprio il solito.
Facendo un non indifferente sforzo, trattengo il fiato per tendermi quel impercettibile millimetro che solo io sento grazie alla ferita. Ma lo faccio lo stesso mentre mi aggrappo alla finestra e la spalanco facendomi colpire dal piacevole vento tiepido. Poso le mia lebbra sulle sue e cerco quel bacio, quella ricompensa, quel preludio alla cura che mi ha promesso, quel qualcosa che ora è solo mio. Lui non si scosta, ha un cenno che mi fa capire, questa volta si, cosa pensa.
Che sono sempre il solito!
E mi sta bene così … guarda che spettacolo si vede da questo balcone … è il Paradiso!

FINE