Puro
Amore
CAPITOLO
II:
SCINTILLE
DI MOTIVAZIONE
/Transcending
– Red Hot Chili Peppers /
C’era
silenzio nella sala ampia e vuota che usava per provare I suoi balli.
C’era
un silenzio che feriva gli orecchi e metteva a disagio per i sussurri
che portava all’animo in subbuglio.
Nemmeno
i respiri dell’unica persona presente, si percepivano
chiaramente,
erano lievi, non un movimento corporeo indicava che quella fosse una
ragazza … esternamente appariva come una statua, una
meravigliosa
statua vestita d’angelo, senza espressioni, senza
inclinazioni,
senza comunicazioni.
I
veli dell’abito da ballerina classica erano ormai sporchi per
tutto
ciò che aveva compito con essi, anche i bei lunghi capelli
rossi erano scompigliati, le coprivano la schiena eretta mentre il
resto del corpo, seduto al centro del pavimento, formava un immobile
composizione con le gambe snodate.
Sembrava
attendesse il momento perfetto per iniziare a ballare, sembrava che
si sarebbe mossa da un momento all’altro in un balletto
meraviglioso ma così non fu, la ragazza rimase ferma per un
lungo tempo interminabile a pensare qualcosa di cui nessuno poteva
sapere.
“Ce
l’ho ancora perfettamente impresso nella mente, lui ed il
momento
in cui mi ha afferrato il braccio per sollevarmi, in
quell’istante
ci siamo guardati e non credevo mi salvasse. Invece l’aveva
fatto e
non me ne spiegavo il motivo.
Mi
ha sollevato con facilità avvolgendo la mia vita con un
braccio, mentre con la mano dell’altro teneva il mio polso
sottile,
stringeva quasi facendomi male ma forse sono io ad essere troppo
fragile, è possibile.
Siamo
stati veramente molto vicini e ci siamo guardati in silenzio,
entrambi con lo stupore negli occhi, un incredibile stupore
sconvolgente.
Lui
perché mi aveva salvato quando solo un istante prima non ne
aveva avuto intenzione, io perché avevo mentalmente chiesto
il
suo aiuto, che poi era arrivato.
Sconvolta
forse non è il termine corretto, ero terrorizzata, il cuore
batteva come se fossi morta veramente e non avevo forze per reggermi
da sola. E’ stato anche imbarazzante aggrapparmi a lui come
se
fosse l’unica ancora di salvezza.
Che
sciocca … è stato veramente così.
È
stato anche l’unico in grado di farmi capire che non volevo
morire,
che provavo qualcosa, ovvero il desiderio di vivere.
Però
questo è tutto ciò che so e devo sapere altro,
cosa
voglio fare oltre a vivere?
Come
voglio vivere?
Nessuno
è stato in grado di darmi risposte, solo lui, una risposta
un
po’ particolare, non completamente chiara.
Me
l’ha data e mi è bastato per non voler andarmene
da questo
mondo.
Ora
ho quell’istante d’indefinito nella mente che mi
immobilizza e
sto qua ad aspettare il cambiamento, il cambiamento dettato
dall’evento di minuti fa.
Non
sento la spinta a muovermi e ballare ed io non so ancora cosa fare.
Voglio
vivere, certo. Come?
Ho
bisogno di risposte ed è incredibile che nella mente mi
arrivi
quel ragazzo che, dopo avermi lasciato in piedi tremante, mi ha
girato le spalle riprendendo il suo strumento, raggiungendo
silenzioso i suoi compagni.
Sarà
ancora là a suonare, sarà ancora là a
chiedersi
perché l’ha fatto … non lo so
perché l’ha fatto
ma sono quasi felice, se sarei morta non mi sarebbe piaciuto e dovrei
vedere questo come un passo in avanti. Eppure sono ancora ferma a
mezz’aria.
Ho
bisogno che qualcuno faccia ciò che nessuno ha mai fatto per
me, mi indichi la via e cammini con me per non farmi sbagliare
ancora.
È
imbarazzante anche questo, voglio solo una badante?
Non
sono in grado di vivere da sola, non ne ho le forze poiché
dopo averlo fatto così a lungo, mi rendo conto che ho
sbagliato ogni cosa ed ora non voglio più farlo.
Detesto
sbagliare, non è da me ma ho fatto un errore di calcolo
inimmaginabile ed ora devo rimediare, come non so …
Già,
voglio risposte e penso che … penso che sia giusto
rivolgermi
all’unico che è riuscito a darmene una.”
Cercava
di giustificarsi, di convincersi che non era cambiata, che come
sempre faceva qualcosa solo perché c’era una
logica
ineccepibile in mano.
In
realtà le cose, per questa volta, erano diverse
poiché
lei agiva semplicemente d’istinto e siccome era la prima
volta a
farlo, se non si sarebbe convinta del contrario, sarebbe stato
peggio.
Lei
non agiva mai d’istinto, ogni cosa che compiva era
profondamente
ragionata e ciò che era inutile non veniva nemmeno preso in
considerazione.
Si
sciolse così dalla sua posa plastica e senza cambiarsi,
pulirsi, sistemarsi o coprirsi meglio, tornò al tetto di
quel
palazzo dove sperava di trovare ancora quei ragazzi, in special modo
lui.
La
sera si stava lentamente affacciando e il mondo cominciava ad
accendersi di luci notturne che suggestionavano chi perdeva tempo a
guardare quello spettacolo di nebbia ed umidità fresca.
Il
vento ancora non era cessato e la temperatura calava con
l’arrivo
della notte, era per questo che ormai i ragazzi avevano deciso di
smettere di provare mettendo via gli strumenti.
Ognuno
con una sigaretta in bocca o alla mano, si adoperava svogliatamente
per sistemare tutto, l’ultimo che ancora non accennava a
farlo era
Syd che, apparentemente ispirato, cercava di comporre qualcosa col
suo basso, qualcosa che comunque continuava a sfuggirgli nonostante
fosse arrivato come uno sparo solo poche ore prima.
Proprio
con l’incontro di quell’angelo.
Ci
aveva riflettuto, in seguito. A modo suo, ovviamente.
Gli
angeli avevano un’espressione così vuota?
Indifferente?
Immobile?
Non
v’era luce in lei anche se l’apparenza di
meravigliosa salvezza
l’aveva avuta, inizialmente.
Guardava
un punto vuoto sospeso nell’aria, col vento che gli tirava in
avanti il ciuffo di capelli, li aveva fatti in quel modo da poco,
ecco perché non erano ancora molto lunghi, non come le
creste
di quel genere avrebbero dovuto essere … però
lentamente
cresceva comunque. Non sembrava avere il suo interesse, il look, come
non l’aveva la sigaretta consumata fra i denti da cui non
aveva
ancora fatto nemmeno un tiro. Teneva gli occhi stretti in due fessure
quasi chiuse e cercava di concentrarsi quanto più poteva in
quella melodia che aveva in testa ma che continuava a scappare in
continuazione.
Eppure
era lì, a portata di mano.
Sentiva
che sarebbe uscita a momenti, doveva, l’ossessionava
… da quando
le aveva voltato le spalle e se ne era andato abbandonandola, una
volta salvata.
Anche
lui aveva impresso quel momento a fuoco poiché senza
accorgersene, assurdamente, era cambiato qualcosa dentro …
qualcosa
che ora stava cercando di esprimersi attraverso le corde del suo
basso.
Era
il riavere sotto il tatto delle mani quella vita sottile, sostenerla
per non farla cadere, per ridarle le forze affinché
camminasse
da sola, l’idea di aver salvato un angelo in crisi che fino
all’ultimo non aveva saputo cosa fare della sua vita, poi lei
aveva
deciso di vivere e con quegli occhi vuoti ma belli gli aveva chiesto
aiuto. Ecco perché l’aveva salvata, solo per
questo, non
certo perché era stato un suo desiderio … ancora
pensava che
non gli era veramente importato nulla, eppure con la sensazione del
suo fragile e leggero corpo di ghiaccio fra le dita, aveva avuto
voglia di creare qualcosa.
Sentiva
la pelle sotto i polpastrelli bruciargli e non per le ore di suono,
solo per quella sensazione d’aver salvato una vita, quella
vita.
Però
non gli era chiaro quest’ultimo punto.
Era
per LEI o per l’azione in sé?
Aveva
dell’adrenalina in circolo, l’aveva avuta in
quell’attimo, poi
gli era solo rimasta la vaga sensazione d’aver fatto qualcosa
di
importante, come se fosse incisivo; analizzava come poteva quel
momento nella sua mente sperando di poterlo rivivere, sperando di
rivedere un angelo ad ispirarlo. Un angelo di ghiaccio, come fosse
scolpito una statua meravigliosa.
Chissà
cos’era stato.
Però
c’era, il bruciore oppure un formicolio insistente che gli
muoveva
veloce le dita sul braccio dello strumento, sopra le corde che
cercava di pizzicare con altrettanta veloce esperienza. Aveva molto
talento, quel ragazzo, anche se non era ciò che gli
interessava, non suonava per quello, suonava per fare qualcosa che
potesse renderlo il più vivo possibile sul momento. Non per
coltivare il talento, diventare famoso, regalare sentimenti a futuri
ascoltatori. Nemmeno per lasciare un impronta.
Il
desiderio massimo delle persone è sentirsi bene nel momento
preciso in cui vivono, non fare qualcosa per essere felici dopo,
nemmeno prima e morire senza rimpianti. Essere felici sul momento.
Il
futuro non aveva importanza.
Si
viveva al massimo solo così, per il suo punto di vista e
quello dei suoi compagni di vagabondaggio.
-
Hey, Syd, c’è la tua ragazza … -
Una
voce poco viva alle sue spalle lo fece fermare dal comporre qualcosa
che ancora non si formava come voleva lui, alzò quel mezzo
sopracciglio che gli rimaneva sopra l’occhio destro
voltandosi
lentamente ed indolente, quando vide nel buio che cominciava a
circondarli, quel bianco sporco, chiuse gli occhi istintivamente, non
per chissà quale luce abbagliante, solo perché
pensava
che fosse uno spettro tornato da lui per tormentarlo e rimproverarlo
di chissà quale errore.
Di
spettri che ce l’avevano con lui ce n’erano
sicuramente, a
partire dai genitori di cui non ricordava nulla, tuttavia quello
sembrava uno spettro morto per non aver trovato ciò che
cercava.
Si
rigirò subito senza dare soddisfazione
d’espressioni di
stupore, non si aspettava di rivederla così presto,
né
che fosse lei a cercarlo ma non avrebbe mostrato nulla
poiché
pur essendo un imprevisto, non sapeva catalogarlo fra i positivi o i
negativi.
Lei
si avvicinò, non sapeva nemmeno come si chiamava,
l’aveva
salvata per avere nulla in cambio? Nemmeno il nome?
Non
gli era mai importato nulla di quel genere di cose, se voleva far
sesso per scaricare gli istinti maschili, c’erano sempre di
donne
disposte ad andare con lui anche gratis, bastava saperci fare.
Qualche disperato in cerca di sesso e basta, c’era sempre.
No,
non aveva voluto da lei nulla di simile, sin dall’inizio, per
non
sporcarla anche se sembrava che volesse farlo lei da sola …
uccidendosi … non aveva nemmeno voluto sapere
perché non
voleva vivere, in fondo era come tutti, attaccata alla vita per un
qualche assurdo e sconosciuto motivo che, ovviamente, cercava senza
trovare.
Però
ora la nota che cercava da ore, era arrivata … quella nota
per
andare avanti nella sua nuova composizione che improvvisamente
sembrava così importante.
C’era
qualcosa in lei.
-
Puoi aiutarmi. –
Aveva
sussurrato questo con voce fiera e ferma, non era una richiesta, un
dubbio, una riflessione … era una certezza, come un obbligo
implicito, una specie di ordine.
Che
razza di modo di avvicinare le persone era quello? Così non
avrebbe mai ottenuto quel che voleva, sembrava supponente ed
insopportabilmente saccente, già solo con quelle parole, con
quel modo di fare da principessina.
Altro
che angelo … era un altro genere di creatura, da definire.
Come
la sua canzone.
Non
smise di suonare poiché un’altra nota era
arrivata.
-
Perché dovrei? –
Aveva
parlato, si era sforzato, non si sarebbe tolta di lì
altrimenti.
-
Per lo stesso motivo per cui prima mi hai salvata. –
Aveva
avuto subito la risposta giusta, immediata, come se ci avesse pensato
a lungo prima di venire lì … però se
avesse mostrato
più gentilezza e morbidezza, sarebbe stato più
piacevole avere a che fare con lei, sicuramente.
Così
… così?
Non
sapeva nemmeno lui.
-
Prima me l’avevano chiesto i tuoi occhi. –
-
Bene. –
Questa
doveva essere una richiesta d’aiuto? Che razza di modi erano?
Impertinenti, come se le fosse dovuto. Era anche fredda, lo
infastidiva.
Si
girò verso di lei, senza mollare lo strumento o metterlo da
parte, allentò il ritmo delle note senza fare più
attenzione e ciò che faceva e la guardò con lo
sguardi
indurito.
-
Cosa significa? –
-
Prima l’hai capito da solo, ora cosa c’è
di diverso che
devo spiegarti? –
Sembrava
sapesse già anche questa risposta, continuava a non
piacergli.
-
Così non invogli nessuno ad aiutarti … e poi
… -
Lasciò
sospesa la frase distogliendo lo sguardo, i suoi amici ormai erano
scesi all’appartamento che avevano affittato,
l’avrebbero
aspettato senza porsi domande alcune. Lei lo invitò a
proseguire senza demordere o incrinare il tono:
-
E poi? –
Sbuffò
gettando il mozzicone di sigaretta a terra, si stava proprio seccando
e non ci impiegava mai molto a rispondere male ed andarsene, in quei
casi.
-
E poi non so aiutare nemmeno me stesso, non ha senso che aiuti
qualcun altro, specie se sconosciuto! –
Lei
strinse le labbra con disappunto ma non abbassò la posizione
del viso, tenne sempre il mento alto in segno di sfida, non avrebbe
mollato.
-
Basta conoscerci? Ciao, sono Silvie! Ora mi conosci! –
Sbuffò
ancora sempre più innervosito.
-
Inoltre per aiutare non serve sapersi aiutare … spesso ti
aiuti se
aiuti qualcuno. –
Non
ne poteva già più, per questo la
scostò seccato
cominciando a camminare senza troppo caso per il terrazzo, era
assurdo quel che gli chiedeva, perché avrebbe dovuto?
-
Prima mi hai salvato e non te lo avevo chiesto a voce, ora ti chiedo
aiuto, lo chiedo con la mia voce, coscientemente. Me lo devi!
–
Questo
era sicuramente troppo per uno come lui, che detestava gli ordini e
le imposizioni, i doveri lo facevano scappare e quello era
l’esatto
opposto per fargli fare qualcosa!
In
effetti se non era lui direttamente a decidere qualcosa non
c’era
verso di muoverlo, ma lei non era una persona facile, non comune.
Lei
era come lui, se decideva qualcosa l’otteneva, ma lottava a
modo
suo.
Syd
scattò fermandosi di nuovo davanti a lei, più
vicino,
stringendo con nervoso il basso e contraendo i muscoli del corpo,
sicuramente non esagerati.
-
Devi? Principessa, questo non è il tuo castello,
né io
un tuo schiavo … vattene a fanculo se ti va di comandare!
–
Se
glielo avesse chiesto in altro modo forse avrebbe accettato ma ancora
il discorso non era chiuso, non per lei, anche se lui stava
già
andandosene.
Per
la seconda volta vedeva la sua ampia schiena allontanarsi, un moto di
ribellione e stizza, non ci stava, non le piaceva essere piantata
specie da una creatura che sicuramente non era meglio di lei
…
certo non inferiore ma sicuramente non superiore, anche se il
linguaggio che aveva avuto era stato del tutto fuori luogo, per lei.
-
Sei una contraddizione. Fai le cose se non ti vengono chieste ma il
contrario no, vero? Capisci che non hai senso? –
Un
altro sbuffo, non ne poteva più, la vedeva più
simile a
una maestria, eppure l’aveva reputata una bella creatura,
interessante, insomma … tanto da voler tirare fuori per
quell’incontro un pezzo di una canzone nuova.
Mise
il basso dietro la schiena, appeso alla cinghia che passava
diagonalmente sul torace, si girò ancora verso di lei e dopo
aver fatto solo un piccolo minuto di considerazioni poco carine da
esprimere, andò di nuovo a passo deciso e scocciato verso di
lei, la guardò malamente, poi sempre malamente
parlò:
-
E tu sei una rompipalle! Tu non hai chiesto aiuto, tu hai PRETESO il
mio aiuto … e sempre ammesso che a me interessi e che sappia
come
DIAVOLO potrei aiutarti, quello non è certamente il modo di
CHIEDERE! –
Premeva
con forza su alcune parole, il suo punto di vista non era certo
sbagliato ma lei non avrebbe mollato, né si sarebbe piegata.
Sempre
con fierezza e nemmeno un briciolo di pentimento, disse glaciale,
reggendo perfettamente il confronto coi suoi occhi blu sottili:
-
Non so nemmeno io come tu possa aiutarmi ma i fatti parlano: sei
stato l’unico a darmi la risposta che cercavo. Ero
lassù per
un motivo e tu l’hai capito, tu, uno sconosciuto
menefreghista
totalmente diverso da me. E’ naturale che io ti cerchi per la
risposta successiva, forse più importante ed essenziale
della
prima. –
Era
stufo, veramente stufo, non ne poteva più, era sotto
pressione
da un’aliena che era convinto non potesse capirlo, era
snervante e
fastidioso, non gli piaceva la situazione anche perché non
sapeva come ma sembrava avere un potere quella donna …
quello di,
parlando parlando, farlo sentire lontanamente in torto anche se
razionalmente sapeva non esserlo. Era una sensazione sgradevole,
bastavano quei modi di fare per farlo sentire a quel modo?
-
Che diavolo di risposta cerchi? –
Arrivando
al limite si agiva per esasperazione, si parlava per liberarsi il
prima possibile, per poter tornare al proprio vegetare … per
non
fare mai ciò che non voleva.
Eppure
non era male parlare con una creatura simile, qualunque COSA fosse.
Era
bella e aveva carattere, anche se lo trattava come una pezza da
piedi!
Non
aveva paura, Silvie, non aveva chiaramente paura, non ne avrebbe mai
avuto, di sicuro.
-
Voglio vivere ma perché? Come? –
-
Per chi diavolo mi hai preso? Per Dio? –
Si
illuminò un attimo pensando di aver trovato un punto
positivo:
-
Credi in Dio? –
-
No! –
La
risposta era stata immediata e secca tanto da colpirla come un
piccolo pugno e sgonfiarla, ci aveva quasi sperato d’aver
trovato
una risposta abbastanza sensata … eppure la prima ad agire
in
maniera dissennata era proprio lei, rivolgendosi ad una persona del
genere, apparentemente pericolosa.
Forse
era convinta, per come era fatta lei, che nessuno avrebbe potuto
toccarla o forse sentiva qualcos’altro provenire dalla sua
vera
indole.
-
Io non ho stimoli … la vita ha perso interesse, tutto
ciò
che mi interessava saper fare lo faccio alla perfezione, non provo
più nulla nell’unica ragione che avevo di vita.
Pensavo che
togliendomi la vita non avrei provato ancora nulla ed invece no, mi
hai aiutato a capire che volevo essere salvata, che volevo vivere
…
ma non basta. Serve capire cosa voglio fare, perché vivere,
come … non sono in grado di trovare queste risposte da sola,
o non
mi sarei rivolta a nessun’altro! –
Chiara
e precisa, aveva esaurito bene il problema analizzandolo brevemente a
fondo, senza poter essere fraintesa. Era un problema comune e
legittimo, specie per un certo tipo di persone che non si
accontentavano mai … ma che non sapevano bene
qual’era quel ‘più’
che cercavano. Gente come loro.
“Questa
… questa è come me … possibile?
Non
credevo che ci potesse essere in una categoria di persone
così
diversa da me e i miei compagni, qualcuno con i miei stessi dubbi.
Profondamente sono questi i problemi. Io non ho la presunzione di
saper fare tutto quel che mi interessa fare, specie non perfettamente
… non ce l’ho perché non so di preciso
cosa mi interessa.
La
prossima volta, però, prima di salvare qualcuno mi butto io
da
quel terrazzo del cazzo!
Porca
merda, guarda in che melma mi sono ficcato, ha senso tutto
ciò?
IO che devo dare risposte simili? Ma per chi mi ha preso questa
folle?
Eppure
le dita bruciano ancora, bruciano veramente, il formicolio aumenta e
la voglia di suonare è incredibile, non so quanto fermo
starò.
C’è
una musica negli orecchi, una musica forte e potente che parte dalle
viscere, le viscere di quel momento, continua tutt’ora. Devo
catturarla, dannazione, o mi tormenterò per sempre.
È
lei che ogni volta che parla e che mi infastidisce con le sue domande
del secolo, mi muove quella musica, ad ogni parola una nota torna in
testa.
Devo
catturarle, non devo scordarle.
No,
devo proprio suonarle.
-
Pensi di essere arrivata? Fai tutto perfetto? –
-
Te l’ho detto, quello che mi interessa si …
cioè, mi
interessava … -
-
Balli, vero? Non hai altri interessi? –
Perché
le sto parlando? Mi sembra di analizzarla, la sto aiutando …
era
questo che voleva? Solo questo? Però mi ha dato fastidio
…
non può pensare che siano tutti delle merde da insultare con
lo sguardo! Chi si crede di essere?
L’ho
salvata ma ora penso la lascerei morire!
-
Si ballo danza classica ma non ho altri interessi … dalla
nascita è
sempre stato tutto ciò che mi sembrava vita. Ho composto la
mia esistenza, me stessa, su misura per quel ballo … ed ora
che
sono al punto che da piccola agognavo, non so che altro fare, che
farmene, per cosa vivere. –
E’
una conquista che voglia vivere, certo, dopo il mio … aiuto
… che
razza di aiuto le avrò mai dato? L’ho tirata su ma
sono
stati i suoi occhi a chiedermelo, io non ho fatto nulla … e
intanto
ora mi trova a parlare con una ‘cosetta’ simile
… credo che
siamo buffi!
Già
… buffi … in effetti è buffo che non
le interessi saper
ballare altro, se il ballo è tutto ciò che conta
per
lei. Non so, penso che sia solo l’unico mondo che le hanno
presentato. Però se sa solo ballare allora che lo faccia
fino
in fondo.
È
una sciocchezza non voler imparare a ballare un altro genere di
musica, intestardirsi su un unico genere, che stupidaggine!
Sono
io suoi occhi, il suo sguardo così da ballerina classica, da
saccente creatura snob che mi spinge a scuoterla … che razza
di
idee c’ha? Si pensa perfetta, non penso che lo sia. Non
completamente.
Sembra
più morta di me e si ritiene migliore?
Non
pensa che valga la pena considerare una cosa di questo tipo?
Le
mani mi sembrano gonfie, come se mi dolessero … devo, io
devo
farlo.
Ora
penso di poter fare solo una cosa, specie se è per scuotere
una persona … non so perché lo faccio, ma lo
faccio, prendo
il basso dalla mia schiena, lo impugno veloce e con forza e
riprendendo tutte le note precedenti ne butto affianco altre, quelle
che non vogliono lasciarmi andare, note forti e basse, la mia voce
insieme alle note le arrivano come uno schiaffo:
-
Pensi di saper ballare perfettamente questo? –
Continuo
senza fermarmi, continuando a fissarla negli occhi ed è
adrenalina crescente quella che mi scorre dentro, sento il cuore che
batte forte e il fiato corto, non ho suonato mai con tanto impegno,
velocità e forza … è …
bello.
Cazzo,
mi sento vivo!
E’
un momento che devo ricordare e riprodurre, qualcosa di buono, che va
bene … non so come spiegarlo.
Ho
paura a smettere perché non tornerà
così, con
questa intensità.
È
un suono tipico da basso ed imperfetto poiché mancano gli
altri strumenti, manca una voce che spari parole di provocazione,
manca tutto ma la base conta, la base mi brucia, scotta ed ora
c’è
e non la lascerò.
È
assurdo, è impensabile … sono veramente sconvolto
… sono
entusiasta di una cosa che ho creato come mai, dalla nascita, mi sono
sentito … nemmeno scopando mi sento così, o
tirando qualcosa
di veramente buono … non pensavo di poter sentirmi
così vivo
con delle note suonate davanti ad una disprezzata ma meravigliosa
seccante creatura.
Non
penso di conoscere sentimenti puri, non penso affatto di esserne
nemmeno degno ma questo ci somiglia … è quanto di
più
puro e mio ci sia.
È
pazzesco.”
Syd
era veramente sconvolto da quel momento in cui, istintivamente, aveva
suonato solo per scuoterla; aveva tirato fuori
quell’ispirazione di
momenti prima che gli sfuggiva, era uscita in tutta la sua
perfezione, per la sua mente, e magnificenza.
Era
ciò che cercava ma come poteva essere uscito?
Ciò
che provò lei sentendolo suonare in quel modo impetuoso,
istintivo e perfino intenso, la colpì poiché
l’aveva
giudicato incapace di sentimenti simili.
Infine
aveva iniziato ad invidiarlo, lui aveva passione ed era riuscito a
tirarla fuori … non sapeva, però, che anche per
lui era la
prima volta e che il merito era stato proprio suo.
Incredibilmente.
Smise
di suonare col fiatone, come se avesse corso, uno sguardo stupito ed
un silenzio di alcuni minuti, cercava di pensare, di dire qualcosa di
sensato, si spiegare perché l’aveva fatto ma non
gli usciva
niente, disse solo:
-
Ne saresti capace? –
Non
sapendo lui per primo cosa intendesse.
Lei
si strofinò le labbra, cominciava a sentire freddo ed era
positivo … ancora un cambiamento migliore avvenuto solo in
presenza
di quel tipo.
Lo
disprezzava razionalmente parlando eppure lo invidiava.
-
Dovrei ballare del punk? –
Era
acculturata, sapeva di cosa si trattava, un punto a suo favore.
-
E’ una sfida abbastanza interessante? –
Ecco
la stoccata finale. Meglio di così non avrebbe saputo fare.
Questo era tutto ciò di cui era capace.
Lei
incassò il colpo e mille ragionamenti le volarono nella
mente,
provò a dirne qualcuno a voce, come se però
parlasse da
sola, senza vedere veramente più nessuno.
-
Io so ballare solo classica, è questo ciò che mi
interessa … -
“Però
tu eri vivo mentre suonavi, se ha resuscitato te, perché io
no? A livello di sfida è interessante e difficile, dovrei
studiare un po’ l’idea, dovrei modificare delle
cose poiché
rimango sempre una ballerina classica, la classica è
ciò
che fa per me, che mi piace, che ritengo arte, anima e vita,
però
… questo era vivo, attraverso i tuoi occhi, le tue mani
… “
-
Non si tratta di sfide interessanti ma solo di sfide vive …
valuta
questo. –
Si
interruppe riprendendosi lui stesso, l’osservò con
maggior
cura e attenzione, come a voler imprimersi a fuoco il suo volto
scolpito nel marmo o nel ghiaccio, aveva una lontana luce di
curiosità.
Perché
agiva così? Da che voleva allontanarsi da lei per odio puro,
a
che si era trattenuto, le aveva parlato come lei voleva e
l’aveva
perfino scossa con la sua musica.
Ed
infine le chiedeva una cosa del genere che mai, MAI, avrebbe
concepito di chiedere ad anima viva, specie se una come lei.
-
Il punto è se lo vuoi fare. Vorresti illuminare le tenebre?
Sarebbe un contrasto unico … -
Su
quella frase si concluse il loro dialogo.
Su
quella proposta iniziò il loro sconvolgente rapporto, il
loro
considerarsi, il loro avvicinamento.
Su
quelle parole tutto iniziò veramente.
Veramente.