NOTE: per prima cosa questa è la famosa post fazione di Manifestarsi, la prima che ho fatto su questa serie e questa coppia, questo è il seguito, insomma, che vi avevo promesso. Non so quando arriverà anche la pre fazione, sempre come avevo promesso. Si tratta di come si chiariscono Tony e Gibbs dopo un po’ che tutto torna alla normalità. 
Specifico che per continuare il mio delirio precedente, ho dovuto fare la piccola modifichina innocente di eliminare la donna di Tony che nella quarta stagione prende il cuoricino del nostro bel Tony. 
Per il resto si continua sulla stessa linea di pensiero di Manifestarsi.
È stato un parto imprevisto e veloce della notte del 7 Ottobre, dopo aver visto i due nuovi episodi della serie mi è venuto il mio famoso sacro fuoco e senza avere idea di cosa avrei combinato mi sono messa al pc a scrivere … ho finito a l’una circa, considerando che devo essermi messa vero le undici di sera è stato un bel record! 
Bene, deliri a parte spero che sia di gradimento e che chi non la vede come me mi perdoni per questa creatura innocente che ho partorito! 
Buona lettura. Baci Akane
RINGRAZIAMENTI: ringrazio chiunque leggerà e commenterà.
DEDICHE: la dedico al ragazzo che si aggira nei miei sogni e nella mia testa e che mi gestisce sempre Tony quando scrivo di lui. (mi ha dato idee per altre due fanfic su questa coppia) Non chiedetemi chi è, non ha importanza, io lo so e questo basta. Anche perché comunque voi non lo conoscete. È una specie di amico che non c’è più e che era proprio come Tony … A lui, allora. 

 

Questo Pazzo Pazzo Mondo

 

- Ciao, a domani! – 
Salutando tutti prendo le mie cose e con un certo sollievo protendo la mia mente verso l’uscita, cioè nella mia sacra automobile ed infine a casa. La mia dolce e riposante nonché solitaria casa!
A fermarmi però è la voce di Gibbs che mi blocca sul tempo, proprio mentre sto imboccando l’ascensore:
- Tony, aspettami! – 
Uhm … che non abbia capito bene? 
- Come? – 
- Cosa non ti è chiaro del concetto: ‘aspettami’? – 
La sua risposta è veloce e repentina, perfettamente sul suo stile. Mi fermo e mi giro, lo guardo con circospezione ed uno sguardo tirato, devo riuscire a leggergli ancora una volta nel pensiero … vediamo, quale sarà la risposta giusta, questa volta? 
- Nulla, capo … - 
- Bene! – 
Borbotta col suo vocione possente che non ammette repliche. 
Dunque … 
- Ti aspetto … proprio qua! – 
Rimango in mezzo al corridoio davanti all’ascensore mentre controllo guardingo lui alla sua scrivania mentre legge delle ultime scartoffie con lo sguardo alla Gibbs … corrucciato e accigliato.
Cosa avrò mai fatto, questa volta?
Nell’attesa noto come se ne vanno tutti gli altri, alcuni svelti alcun lenti … ma tutti mi fissano incuriositi su cosa io ci faccia lì ad aspettare, pare proprio, lo Spirito Santo!
Sospiro, ogni tanto mi piacerebbe avere qualche potere magico da usare solo con lui … non sarebbe mica male … sopravviverei, no?
Mi salta in testa, ovviamente, il dubbio di cosa abbia intenzione di fare … mica vorrà parlare di quel “certo argomento”, vero?
Mi verrebbe male all’idea!
Non mi rimane che pregare, ecco come ingannerò l’attesa; non credo di essere pronto ad affrontare quel 
“certo argomento” con lui, sono giovane per morire, dannazione … 
Sono alla centesima Ave Maria quando finalmente si alza, prende le sue cose e chiude la luce, rimaniamo in penombra e una certa inquietudine mi invade. Non è sempre una buona idea assecondarlo!
Non dico niente, potrei dire qualche buffonata così alleggerirei la situazione ma preferisco stare in silenzio e guardarlo cercando quel famoso potere telepatico … possibile che io sia nato senza con quel potere?
Rimango immobile dove mi aveva fermato, lui mi raggiunge e finalmente mi vede, si ferma davanti a me e con un sopracciglio alzato dopo avermi osservato a fondo, sbotta poco paziente:
- Che stai facendo? – 
Marca su ogni parola che dice, forse non riesce a decidersi su cosa lo infastidisca maggiormente … 
- Ti aspetto … come mi avevi detto, ricordi? – 
Rispondo cauto.
- Certo che ricordo, non ho mica l’Alzhaimer! –
- Immagino di no … - 
Mi mette sempre in soggezione, è una sensazione terribile!
- Allora?! – 
Ribatte, questa volta alza entrambi i sopraccigli, brutto segno!
- Ehm … - Cosa dovrei dire, di preciso? – Sto qua! – 
- Lo vedo! – 
- Ne sono felice, significa che non sei ceco! Sei proprio sano come un pesce! – 
- Ma forse sono scemo. – 
- No, come potrebbe essere? – Il timore cresce sempre più in me.
- Sai com’è, non riesco a capire come sia possibile andare via di qui se tu non ti muovi! – 
- Oh, era questo! – 
Ecco, ora si limita a guardarmi storto e a non parlarmi più … una gocciolina di sudore freddo mi cola lungo la spina dorsale, è proprio faticoso avere a che fare con lui, dannazione!
- Capito il messaggio! – 
- Era ora! -
Così dicendo mi sposto, quando lui mi passa davanti procedendomi in ascensore faccio un sospiro di sollievo che spero lui non abbia notato.
Devo passare tutta la mia esistenza a fare attenzione a non farlo arrabbiare o a compiacerlo per aver azzeccato sui suoi desideri?
No, non è solo questo … questa è la chiave comica della situazione, la realtà è che semplicemente tutto quel che desidero è che lui sia fiero di me in ogni istante per ogni sciocchezza, in modo da soddisfarlo e renderlo contento di me … cosa molto difficile!
In ascensore mi viene il malaugurato istinto di chiedergli come mai mi abbia fatto attendere ma spero sia lui di sua spontanea volontà a farlo, così mi trattengo fortunatamente.
Il silenzio che ci accompagna fino al parcheggio mi fa capire che invece a lui sembra ovvio dove stiamo andando. Ciò che mi preoccupa veramente è che probabilmente l’ho capito anche io ed è per questo che non mi azzardo a dire e fare niente, come invece normalmente farei.
Arriviamo alle nostre auto parcheggiate vicine e ci fermiamo ognuno davanti alla propria, qua devo proprio dirglielo, lo faccio sempre con un certo timore, questa volta è timore perché penso di sapere la risposta:
- Immagino che … - 
Mi ferma subito e sbrigativo e sicuro parla per me:
- Ci vediamo a casa tua, Tony. – 
Ok, lo da per scontato ed io in effetti non posso che dargli ragione … avevo proprio capito giusto!
Rassegnato come un condannato a morte dico solo:
- Va bene … - 
E salgo in macchina mentre vedo che lui fa altrettante e che come al solito non mi lascia capire nulla di cosa gli passi per la testa. Chissà quand’è che imparerò il suo linguaggio!
Una volta a casa parcheggio nel garage e scendo, sospiro: si avvicina il momento del chiarimento, cosa dirò?
La verità, no? Tanto a lui è l’unica cosa che posso dire … non è facile, sono sicuro che non gli piacerà saperlo, che finirà male. Uno come lui, poi … inoltre, dannazione, non ne sono sicuro nemmeno io. In realtà devo esprimergli dei semplici dubbi su quel che penso di lui e della nostra relazione, ti pare facile?
Non so proprio cosa dirgli di preciso, non ho la matematica certezza che sia così … così come, poi? 
È solo un pensiero confuso che metto sempre da parte, sono uno così, mette da parte le cose scomode e faticose per affrontarle in un momento migliore. 
Credo, di essere così ma forse ho messo da parte SOLO questo. Non è che io sia un vigliacco, no … anzi, sono solo egocentrico, per questo mi ficco sempre in qualche guaio; tanto poi Gibbs me ne tira sempre fuori … 
È proprio pensando a questi particolari che, mentre salgo le scale, non noto un oscuro individuo che non conosco, non abita nel mio palazzo e non so proprio chi sia. Sono immerso nei miei pensieri e nelle mie improbabili dichiarazioni quando ha il malaugurato istinto di venirmi addosso e aggredirmi. Era semplicemente fermo in uno dei pianerottoli e cercava, forse, di entrare in una delle case. Non era la mia e non ero dell’umore di calcolare il mondo, nemmeno probabili ladri, quindi non ho fatto molto caso. Evidentemente lui ha pensato che l’avessi fatto e per difendersi mi è venuto addosso.
Che diavolo di intenzioni aveva?
Che idiota!
Lo insulto con qualche epiteto interessante ma poco brillante per i miei canoni, lo combatto con facilità ma è mentre lo sto per neutralizzare che la voce di Gibbs mi arriva distraendomi.
Proprio ora?
No, qua è meglio chiarire con lui o non sarò più in grado di fare le cose come si deve …
Vedrai quanto mi prende in giro per non averlo messo subito a cuccia!
Penso a questo mentre lo guardo, lo guardo e mi chiedo come mai il suo sguardo muti da corrucciato a … impensierito? Poi fa un gesto veloce che non noto perché penso sia il caso di girarmi e capire perché lui ha questo sguardo, non vedo cosa fa, cosa tira fuori, ma posso immaginarlo, anche se mi sembra strano che abbia intenzione di intervenire in una situazione così facile.
Se è preoccupato per me è decisamente più pazzesco del mal vivente che mi aggredisce, ma mentre sto per girarmi capisco cosa aveva visto Gibbs: è il dolore alla schiena a darmi la risposta. Un taglio che mi viene inferto probabilmente da un coltello.
Cosa voleva fare?
Pugnalarmi?
No, questo è solo un graffio … stringo i denti e faccio una breve smorfia di dolore, impreco e mi giro del tutto notando che me l’ha fatta mentre cadeva. Cadeva o schivava?
Non so come mai abbia fatto così, quale minaccia abbia visto, ma forse posso immaginarla; tuttavia sono contento di dargli un calcio, fargli volare il coltello e rompergli un dente con il colpo successivo. Infine lo afferro e ignorando il male che sento alla schiena lo schiaccio contro il pavimento parlandogli non proprio dolcemente.
- Ti va di passare la notte al fresco oppure in ospedale? Dimmi che ti accontento … sai, è per farti vedere quanto io sia generoso! – 
Lui scuote la testa e mugolando di dolore mi implora come un idiota di lasciarlo andare.
- No, adesso non esageriamo! – 
Il momento generoso è finito e in pochi minuti si trova ammanettato ad attendere la polizia che lo preleva.
Ci vuole un po’ ma ce la facciamo a salire a casa; solite serate alla Anthony DiNozzo, in fondo … sono anche abituato, in un certo senso!
Sono contento che in tutto questo Gibbs ci abbia messo solo la pistola, sono sicuro che fosse stato questo ad impedirgli di punzecchiarmi a dovere con quella puntina. Ad ogni modo rifiuto le cure mediche che la polizia mi offre e se l’Onnipotente vuole entriamo in casa.
- Non posso lasciarti solo un secondo … - 
Commenta ironico, in effetti ha ragione.
- Bè, come al solito, capo! – 
- Non siamo in servizio … - 
- Come? – 
- Non siamo in servizio, non sono anche qua il tuo capo. – 
Ripete con poca pazienza.
- Oh, bene ca … Gibbs. – 
Non faccio solitamente fatica a chiamarlo per nome, ogni tanto mi capita, come capita che lui mi chiami Tony e non DiNozzo … dipende dai momenti.
Questo è un momento particolare, però, perché faccio fatica anche a parlargli in generale e non è normale per me!
- Avanti fammi vedere cosa ti sei fatto. – 
Riprende lui rimanendo fermo appoggiato allo schienale del divano, sempre con il suo tono burbero e poco gentile; ha le braccia conserte e sembra gestire placidamente la situazione senza alterazione alcuna. Per lui non ci sono problemi.
Certo, li ho tutti io i problemi!
- No, lascia, non è nulla … - 
Tento di essere convincente mentre mi guardo bene dal mostrargli la schiena, lui non se la beve di sicuro, evidentemente ha avuto modo di notare prima che anche la maglietta, ovviamente, è strappata.
Ma quel tipo stasera non aveva nulla da fare?
Sbuffo, so già che fine farò!
Vado al frigorifero ignorando Gibbs, cosa pericolosa da parte mia, ma tento solo di distrarlo, prendo due birre in lattina e gliene tiro una che prende al volo, apro la mia e ne bevo un sorso, noto che mi guarda con attenzione. Guarda come per bere allungo meglio la schiena e quindi faccio una breve smorfia che trattengo subito. Certo non gli è sfuggita. 
- Allora, di cosa volevi parlarmi? Immagino avessi qualcosa da dirmi o non saresti venuto … ma è meglio ingurgitare qualcosa, io sto morendo di fame … no, non preoccuparti, non preparo nulla, ordino qualcosa per asporto, una pizza va bene anche a te, vero? – 
Parlo a macchinetta come è nel mio modo fare, cerco veramente un diversivo e mentre lo faccio mi aggiro come un anima in pena per casa, così lui, che continua a fissarmi penetrante mentre limito i gesti per la schiena, sta in silenzio. 
- Bè, vada per la pizza. Vediamo dove ho lasciato il numero? - 
Gli passo davanti per andare al mobile dove ci sono i numeri di telefono che uso a casa, ed è qua che lui mi blocca prendendomi per un braccio, non mi da certo tempo di ribellarmi, mi preme subito l’altra mano libera proprio sul taglio.
Ok, non riesco a trattenere il sibilo di dolore e nemmeno una bella smorfia. Va bene, ha vinto.
Tanto ormai le cose andranno veramente in un'unica direzione, con lui è impossibile pensare di vincere!
Sospiro girandomi, gli do le spalle e gli lascio il via libero; che faccia come vuole, ormai … ormai a questo punto, dopo quella volta, cosa dovrei dire? Per quale motivo dovrei oppormi?
Sa bene cosa gli dirò stasera, se vuole sentirselo dire avrà i suoi motivi.
Gibbs è Gibbs, ottiene sempre quello che vuole, se ha deciso di farmi vuotare il sacco e di curarmi per prima cosa, è questo quello che farà.
Lo sento alzarmi la maglia in silenzio, sfiorarmi la carne intorno alla parte lesa e farmi sussultare per questo.
- E’ un bel taglio ma non molto profondo. – 
- Vedi? Niente punti … - 
- Questo non significa che possa fare infezione! – 
Strano che lui parli così, solitamente con sé stesso lascia che tutto faccia infezione. Diciamo che le ritiene degne medaglie di guerra, però non permette che nessuno dei suoi uomini rimanga ferito o mal messo … in fondo è premuroso, a modo suo. Molto a modo suo. Ma lo è. 
- Siediti! – 
Mi ordina facendomi accomodare nel divano, io eseguo senza replicare più, ormai devo seriamente pensare a cosa dirgli quando mi chiederà cosa volevo dire quella volta al parcheggio. 
Rifletto velocemente mentre vedo che va con sicurezza all’armadietto dei medicinali, prende l’occorrente per disinfettare e torna qua. È stato altre volte e sa dove tengo ogni cosa, come io so tutto di casa sua, del resto … ho abitato con lui per un periodo. Periodo indefinibile, in effetti … né faticoso né entusiasmante. Prezioso, questo si. Molto utile. Mi ha fatto capire molto su me stesso. Cose, appunto, preziose.
Ho capito che volevo diventare come lui.
Sono di nuovo immerso nei miei pensieri quando lo sento sedersi dietro di me e alzarmi la maglietta di nuovo fino a togliermela.
C’è … c’è … insomma, c’era bisogno?
Trattengo il respiro, normalmente non me ne importa, non ho problemi a mostrarmi, sono abbastanza esibizionista e narcisista, ma in questa situazione l’imbarazzo è normale. Abbasso lo sguardo e sto in silenzio.
Devo parlare, devo dire qualche buffonata e tutto andrà bene. Basta questo, no?
Basta sempre … peccato che ora io abbia la testa vuota.
No, non posso parlargliene, lui non è tipo da accettare una simile dichiarazione, il rapporto attuale ne risentirebbe.
So che ci tiene molto alla nostra salute, ogni volte che mi ferisco, spesso quindi, si accerta di persona che io stia bene e in che modo stia bene, è carino da parte sua. Non direbbe mai a parole che tiene a noi, a me, ma a fatti lo si capisce. Solo in certi dettagli che nasconde molto bene.
È un tipo molto difficile.
Sento una sua mano che appoggia sulla spalla nuda e il contatto mi distrae nuovamente, ecco, di nuovo la sensazione di avere la testa vuota … mi mordo il labbro e spero che mi faccia molto male la ferita, così almeno rinsavisco. Vengo accontentato perché quando poco delicatamente mi mette l’acqua ossigenata, le classiche stelline cominciano a brillarmi davanti agli occhi. Trattengo il respiro per non emettere alcun suono ma sono contento di distrarmi per il dolore.
Lui non si ferma e continua a curarmi, non è fatto per fare il medico, infatti brutalmente parlando, faceva l’assassino, il tiratore scelto non è certo uno che dona la vita alle persone … le porta a vita nuova, ovvero nell’aldilà!
Ridacchio al pensiero che mi è venuto e lui lo nota:
- Lo trovi divertente, Tony? – 
Per un momento sono così tranquillo e rilassato che dimentico tutto quel che mi impensierisce.
- Ho capito come mai fai il lavoro che fai! – 
Continua l’azione chiedendomi con il suo solito tono da situazione rilassata:
- Ovvero? – 
- Bè, come medico saresti proprio sprecato! – 
Chissà se coglie l’ironia e se era il caso di utilizzarla!
Mi viene il dubbio solo dopo che l’ho usata e giro la testa a metà sul suo silenzio, per cercare di vedere che espressione abbia; bè, sta guardando la mia schiena ma … ma non ha il solito cipiglio, anzi … sta ridacchiando scuotendo la testa.
Bene, almeno questa è andata a buon fine!
- Sono contento che anche tu abbia capito qualcosa in più di me … ora spero che mi aiuterai a capire te, invece! – 
Ecco, serviva?
Questo mi sega nuovamente le gambe.
Non smette di passarmi i tamponi nel graffio, dev’essere lungo, lo sento che va diagonalmente da una scapola al fianco opposto. Non ha smesso di tenermi per la spalla e il contatto torna a bruciarmi improvvisamente, così mi volto di nuovo evitando di guardarlo.
- C’è qualcosa di poco chiaro in me, capo? – 
Cerco di mantenere un tono leggero, uno dei miei, ma lui non ci casca e continua:
- Io direi di si. Direi piuttosto che abbiamo un conto in sospeso, non trovi? – 
- Ho dimenticato di pagare qualcosa? – 
Cerco ancora di fare dell’ironia, disperato, direi … lui però dimostra una volta di più di conoscermi.
- Si, di finire come da te promesso il discorso iniziato al parcheggio, quando me ne sono andato. – 
Più preciso di così si muore. Sto in silenzio mordendomi il labbro, guardo davanti a me con molta cura i dettagli della mia cucina. Perché tutte a me? Imparerò a stare zitto?
- Sicuro? – 
- Ho l’aria di uno che scherza? – 
Non serve che mi giro per guardarlo in viso, so che è serio così sospiro e dopo un altro attimo di silenzio mi decido. Meglio così mentre non dobbiamo guardarci negli occhi.
- Bè … non è nulla di che in fondo … no ne sono nemmeno sicuro, dai. – 
- Parlamene. – 
Non potrò mai scappare da lui. 
- Ecco … non sarebbe né da me né da te, so già come la pensi, ci ho riflettuto a lungo ed ho deciso che se affrontassi il discorso i giovamenti sarebbero minori rispetto ai miglioramenti … - 
- Hai passato troppo tempo con McGee! – 
Mi interrompe spazientito, non gli piace che lo rigiri così, vuole che vada come faccio sempre dritto alla meta.
Altro sospiro. Che fatica … 
- So cosa diresti e le cose cambierebbero in peggio, quindi non è il caso di parlartene, preferisco così come ora, fidati. Non è nulla di che, una sciocchezza che non vorresti sapere! –
- Lascia decidere a me se la voglio sapere o no. E non dare per scontato le mie reazioni. Perché non vuoi dirmelo? – 
Perché? Non capisco cosa abbia capito e cosa no, a questo punto … mi preoccupo per la mia incolumità, è ovvio!
- Perché … è strano! – 
- Pensi che mi faccia problemi per cose strane? – 
- Questa si. Te lo dico io! – 
- Tony, ne ho viste di cose, non pensare di impressionarmi col tuo segreto … -
Bene, vedo che ha capito che si tratta di un mio segreto. Bene un corno, cavolo!
- Non è per impressionarti, è per non allontanarti da me! – 
- E non è la stessa cosa? – 
- No, non so, forse … ma non voglio che le cose fra noi cambino, se te ne parlo so che cambierebbero, quindi non ne voglio parlare. Stop. – 
Così dicendo mi alzo seccato dal divano, non può costringermi, anche se è da lui e ci riesce sempre, non voglio, non voglio rovinare tutto.
Non voglio perché so come reagirebbe.
Agitato comincio a camminare per la stanza e lui seccato mi guarda posando ciò che teneva in mano, mi fissa contrariato, non gradisce la mia reazione e forse dovrei preoccuparmi.
Preferisco che se la prenda perché lo contraddico piuttosto perché gli dico che credo di provare qualcosa di più dell’amicizia e dell’ammirazione per lui!
- Non vuoi parlarmene perché è strano però mi riguarda ed avrei diritto di saperne? – 
Mi fermo e lo guardo dritto negli occhi, ha uno sguardo come sempre penetrante che mette in soggezione, mi sento quasi male a guardarlo. Lui sa veramente ogni cosa di me e di quel che voglio dirgli, però vuole spingermi a dirglielo. È spirito di sadismo o cosa?
Questo comincia ad adirarmi un po’ … è come se mi torturasse deliberatamente conoscendo i miei punti deboli. Che ragione ha a farlo se deve poi rifiutarmi e farmi sentire una merda?
- Esatto! – 
È tutto quello che mi esce ed allora lui ha uno scatto, non so, non capisco bene cosa gli passi per la testa, nemmeno ora. Si alza veloce e viene verso di me, mi fronteggia da vicino, veramente molto vicino, e mi parla premendo basso sulle sue parole, è molto nervoso.
- Cosa credi che sia strano? Cosa credi che sia da me? Cosa credi che pensi io? – 
I toni si accendono anche se nessuno grida ancora; si vede che non ne possiamo più e gesticolando rispondo esasperato:
- Non lo so, è questo il punto! Non so cosa pensi e se lo sapessi sarebbe tutto più semplice! Non so perché mi torturi così anche se sai cosa devo dirti! Non so cosa sia PER TE strano! Non so quasi niente di te, quel che so, però, mi ha fatto capire come reagiresti. Che non va bene quello che ti direi! Non è facile per me parlare con uno come te che non fa capire nulla. Vuoi che mi scopra ma tu non lo fai, non fai nulla per facilitarmi il compito … come faccio ad essere sincero anche su quelle “certe cose”? So che sono strane, non normali, anche magari aberranti … che ne so … la massa le considera così, no? – 
Ecco, i toni sono completamente accesi da parte mia, direi proprio che non ce la faccio più ma non solo io … non solo io visto che lui per zittirmi e rispondermi, chiaramente arrabbiato anche se non ai massimali, mi prende per le spalle mi sbatte poco gentilmente contro il muro, mi fa mugugnare di male per la schiena che mi ha appena curato e, come se non bastasse, mi preme un braccio contro il collo, immobilizzandomi del tutto, togliendomi il fiato e facendomi un discreto male.
Cosa fa dopo?
Non parla, l’ha già fatto abbastanza … quel che fa mi lascia completamente senza parole.
Mi bacia.
Senza lasciare nemmeno un istante dalla sua mossa, mi bacia immediatamente, senza darmi tempo di capire in tempo. 
Lui posa le sue labbra sulle mie con forza e violenza, irruenza e impazienza nonché, direi, esasperazione e mi bacia violando ogni barriera, lasciandomi veramente inebetito senza neanche la forza di rispondere in alcun modo.
Quando si stacca ha tutta l’aria di volermene dire molte, ma molte e forse anche picchiarmi, temo veramente per la mia incolumità ma sono shockato dal suo gesto. 
- Era così difficile? – 
Mormora con un ringhio ancora vicino a me, mi immobilizza ancora e riprende, ancora molto ma molto seccato:
- Questo è strano? Anormale? ABERRANTE! – 
Io apro la bocca cercando di respirare e di dire qualcosa, non so … non so cosa dire, non esce niente e solo un po’ di ossigeno mi entra. Non può essere così … così come? Così. Contro le mie previsioni, ogni previsione.
Cosa significa questo?
Non so cosa dire e cosa fare così, forse solo per questo, lui se ne pente e mi molla. Non so in realtà cosa pensi e cosa lo spinga a voltarmi le spalle e ad allontanarsi, sembra voglia andarsene senza aggiungere altro, mollarmi così mentre io sono ancora senza parole con mille accelerazioni corporee. Non può pretendere che mi basti così poco per assimilare una cosa simile, non può, dannazione. Ma lui è così impaziente. Perché? 
Non voglio che se ne vada, non voglio perché sono comunque contento di sapere che aveva capito, però voglio anche sapere cosa significa veramente questo bacio, questa reazione. Cosa vuole dire?
Perché butta nel caos gli altri e se ne va mollandoli così?
Merda, non mi da mai tempo di pensare come si deve, devo sempre agire in fretta … poi mi chiedono come mai sono impulsivo e mi ficco nei disastri!
Lo raggiungo in fretta tossicchiando e tenendomi la gola gli metto una mano sulla spalla per fermarlo, poi gli dico deciso di aspettare. Evidentemente lui non è dello stesso avviso e si scosta senza nemmeno girarsi. Cosa?
Non vuole ascoltarmi, ora?
Butta il sasso e ritira la mano?
Niente spiegazioni?
Niente parole?
Niente risposte?
Niente di niente?
È così che agisce lui?
No, non è da lui ma adesso è arrabbiato e non so nemmeno perché, dovrei essere io quello arrabbiato, sono stato forzato e violato, dannazione, ed invece è lui l’arrabbiato e osa rifiutarsi di ascoltarmi!
- Eh no, ora devi ascoltarmi e guardarmi! – 
Agisco d’impulso dettato dall’ira che mi cresce. Lo prendo con più forza e lo volto ma lui sembra non volerne ancora sapere. Non ho tempo di pensare; dovrei, con lui è il caso, ma non ci riesco, sono occupato a lottare per la supremazia, deve fermarsi e non vuole, non vuole nemmeno guardarmi, ce l’ha con me o forse con sé, non so. Ma mi trovo a lottare con lui per fermarlo e per obbligarlo ad ascoltarmi. So che è di per sé un impresa ma devo riuscirci, non può … non può proprio fare così.
- Adesso tu mi hai fatto una domanda, devi anche ascoltarmi, no? Non puoi ficcarmi in una situazioni simile e poi rifiutarti di ascoltarmi! Ho passato l’inferno, ti pare? Non è stato facile per me ed ancora non l’ho accettato, poi arrivi tu fresco fresco e senza avermi fatto capire un emerito nulla mi metti con le spalle al muro, mi butti in faccia tutto e poi te ne vai senza voler sapere altro! Ma allora cosa vuoi? Si può sapere o è un segreto di stato? La domanda è cosa hai tu, non cosa ho io, visto che già lo sapevi! Cosa aspettavi? Cosa volevi? Cosa vuoi! – 
Continuiamo a tenerci l’un l’altro cercando come di immobilizzarci vicendevolmente, lui ha molta forza ed esperienza anche se io non sono molto da meno, altrimenti non mi terrebbe con sé nella sua squadra. Credo però che in quanto mio capo vincerebbe lui, ho questa sensazione. Però come giustamente mi ha fatto notare prima, ora non è il mio capo. 
- Gibbs, parla dannazione! – 
Continuiamo così senza fermarci e lui, rallentando appena i movimenti di entrambi, ribatte secco e irato anch’esso:
- Pensi che per me sia stato tutto facile, invece? Arrivare qua e sentire come la pensavi è stata una passeggiata? Sei stato chiaro, non mi serve altro. – 
- Eh no, troppo facile così! Hai preteso la luna da me ma tu non mi hai dato nemmeno un po’ della sua luce riflessa! Come pretendi che mi metta in gioco fino a questo punto se tu stesso non lo fai? Né prima né dopo! – 
Riprendiamo a muoverci, penso che vorremmo picchiarci entrambi o forse lui vuole solo liberarsi … se lo volesse veramente, però, l’avrebbe già fatto. Ancora non capisco cosa vuole.
- Parli tu che vai sempre in giro con la tua bella maschera di pagliaccio addosso? Tu mi avresti dato la luna? – 
- Tu hai PRETESO la luna, non so se te l’ho data ma devi permettermelo! – 
- Dammela questa luna, allora. Non mi sembra di aver ricevuto nulla se non un: strano, aberrante e quant’altro! – 
Dio, non ne posso più, veramente … sento che scoppio, questa volta scoppio. Prché lui è l’essere più difficile sulla faccia della terra ed io non ne posso fare a meno. Non posso fare a meno di lui. Non ci riesco e lo capisco ora mentre lottiamo e litighiamo in questo modo.
Così si rovina tutto, io devo fare qualcosa. Devo. Per rimediare.
Non ho ancora capito cosa voglia ma ho capito cosa voglio io.
E allora buttiamoci.
Diamogliela questa luna! 
Così veloce e cercando una forza maggiore che non pensavo di possedere confronto alla sua, vinco la piccola lotta e lo immobilizzo con un bacio, è un bacio simile al suo, forte, deciso e violento, aggressivo, volto a sorprenderlo e a fermarlo. Volto a fargli capire la stessa cosa che prima voleva farmi capire lui. Qualunque fosse.
Peccato che la sua reazione non è come la mia visto che mi colpisce con un pugno in pieno stomaco.
Sapevo che se voleva si liberava quando voleva!
Mi piego in due lamentandomi dal dolore, tenendomi la pancia. Ma che diavolo fa?
È impazzito?
Lo guardo che mi guarda a sua volta, ha il fiatone come me, bè, ma cosa vuole? Mi aveva chiesto ed io ho risposto! Questo non è stato proprio giusto.
Ecco, forse ho proprio disinserito il cervello del tutto, altrimenti non si spiegherebbe come mai lo sto colpendo con un pugno anche io, ritornandogli il colpo. Ma come mai riesco a colpirlo?
Cioè, sicuramente è lui che ha voluto prenderselo … figurati se mi lascerebbe fare … vuoi che io sia così in gamba proprio su di lui?
Però non ricambia, non torniamo a lottare, stiamo entrambi piegati doloranti tenendoci le parti lese, respiriamo cercando di riprenderci, guardandoci in cagnesco, stanchi.
Siamo impazziti entrambi, è l’unica spiegazione.
Ora bisogna vedere se riusciamo a tornare in noi stessi … prima di morire!
- Dimmi una volta per tutte cosa diavolo vuoi da me. Dimmelo. Non pretendere senza dare. Io ti ho dato. Sto perdendo la testa per te, dannazione. Non riesco a farne a meno. Di te e di tutto quello che ti riguarda. Sei indispensabile non come amico o come capo. Come persona, come uomo. Per me lo sei. Per me. Ora parla, dimmi che diavolo vuoi da me! – 
Ho avuto un gran coraggio, lo riconosco.
Sicuramente domani sulla mia lapide potrete scrivermi: qua giace l’uomo più coraggioso del mondo! 
Mi accascio del tutto sul pavimento, non ce la faccio più. Giuro. Un senso di sconfitta immotivata mi incate togliendo mi ogni forza e desiderio. Voglio solo che tutto questo finisce, che questa tortura smetta.
Non ce la faccio veramente più.
Qualcuno mi aiuti.
Mi prendo il viso fra le mani e appoggio i gomiti alle ginocchia. Non riesco a fare più di così, sono esausto fisicamente e mentalmente. Mentalmente per tutti questi mesi passati a farmi paranoie su di lui, a costringermi ad essere ‘normale’ e capire cosa sia questa normalità. Capire che sono sempre andato con le donne perché sono loro a piacermi.
Ho passato l’inferno mentre capivo, invece, che non ho mai trovato nessuna ragazza fissa e seria perché nessuna reggeva il confronto con lui, con Gibbs. Ho passato veramente l’inferno ed ora lui mi ci rigetta dentro perché mi costringe ad ammetterlo e non mi da null’altro di sé. Non dice nulla, mi molla così. Mi prende e mi respinge, mi insulta, mi colpisce, scappa … cosa vuole da me?
Dimmelo e mettiamo la parola fine a questo strazio.
Mi sento così fuori dal mio mondo che non so più cosa dire e fare.
Non mi piace fare così, pensare a cos’ero prima di incontrarlo e pensare a cosa sono diventato solo grazie a lui. Non mi piace capire che le mie maschere non servono a nulla, a lungo andare, se non riesco ad essere me stesso con qualcuno di cui mi fido.
Sono stanco in generale.
Non dico più nulla e non lo guardo, respiro pesantemente cercando di calmarmi e stringo gli occhi con forza, la testa mi duole insieme alla schiena e allo stomaco. 
Adesso tocca solo a lui ed infatti è quello che succede.
Sento finalmente la sua presenza silenziosa e quasi minacciosa davanti a me, si china accucciandosi, mi guarda e credo sia in sé e calmo, finalmente. Stiamo un lungo momento così poi si decide e mi posa una mano dietro al collo, quel che fa mi stupisce, non mi tocca in altro modo e non dice nulla, non sarebbe da lui. Nulla sarebbe da lui se non, forse, proprio questo. Aspetta che sia io ad alzare la testa e così faccio, quando lo vedo è lì vicino che mi guarda serio e assorto ma ha come … come un po’ di ghiaccio sciolto. Come se fosse fiero di quel che ho fatto, di dove sono arrivato.
Lui non dice mai cose come: sono fiero di te. Ma le pensa e lo fa capire a modo suo. Con me è sempre stato così, ora credo sia uguale.
Mi stringe il punto dove la sua mano è posata, subito sotto la nuca, dietro al collo, e ricambia il mio sguardo smarrito con uno sicuro e determinato.
Andava bene?
Andava bene così come ho fatto?
Voleva proprio questo?
Mah … chi lo sa… rimarrà sempre un mistero quest’uomo … l’importante è che i suoi gesti siano sempre chiari e limpidi almeno per me. 
Ora, finalmente, solo ora però, lo è.
Voleva questo.
Si tende verso di me e mi posa di nuovo le labbra sulle mie in un bacio, questa volta, più tranquillo e leggero, come se volesse coccolarmi … e questo da Gibbs mi lascia completamente stupito.
Credo che fra noi sarà sempre così, ma basta che qualcosa sia e andrà bene.
Gli impulsi spesso sono ciò che salvano.
Ecco perché li seguo sempre … certo lui mi mette fretta e alla fine mi caccio nei guai, spesso anche seri e mi faccio male, però alla fine i risultati sono sempre i migliori!
Come ora … ne valeva proprio la pena!

FINE