Si... Amicizia!
Andry e Robbie

CAPITOLO 2:

SENZA PAROLE

“E’ ora di mettere le cose nelle mie mani. Di definirle e finirle. C’è qualcosa che non va in me e nel rapporto che ho con Robbie, adesso vediamo di metterlo in chiaro. Sarò freddo e preciso, essenziale.
Ho assistito a scene veramente molto brutte fra Joseph e certe persone discriminatorie e razziste. Lui è gay non dichiarato, ma sono le voci che girano fra un po’ tutti e lui non smentisce. A volte si demoralizza, altre risponde a tono, altre ancora ignora. È uno forte lui…ci ho sempre litigato per tutto l’anno, troppo uguali e troppo simili. Non l’ho rivalutato, lo posso ammirare solo per un aspetto: non lo trovo un’artista ma solo personaggio. Eppure ha forza, vive questa sua condizione con serenità e tranquillità. Così viene da chiedersi: io se fossi al suo posto, cosa farei?
Al suo posto…già, forse ci sono già e nemmeno me ne rendo conto. Solo che per lui si capisce di più che per me. Io non sono fraintendibile nei modi di fare, lui si. È questo il suo problema. È questo il mio. Niente mi ha mai portato a pensarci seriamente. Tranne ora, lui e Robbie. Un concentrato di riflessioni per quel che mi riguarda.
Se io fossi gay sarei innamorato di Robbie. Ora credo con fermezza di poter togliere il ‘se’.
Ho passato un po’ di tempo prima di ora ad averne paura, con la solita pulce nell’orecchio. Del panico, no? Se fossi come Joseph che farei? Me ne accorgerei? Tutte ipotesi che hanno trovato conferma in Robbie.
Non posso andare avanti così. Provo del sentimento che non pensavo fosse possibile per un amico. Lui non è mio amico. Lui è molto di più per me.
Il nostro rapporto è troppo e devo mettere in chiaro molte cose. Con Robbie e soltanto con lui. Glielo dirò e gli farò dire cosa sono io per lui, perché non sono scemo.
È passato poco da quando ci ho litigato, ho pianto e mi sono sfogato come un bambino, decidendo così che è ora di crescere e non lasciare le cose come non voglio che siano, ora lo devo trovare assolutamente, con una luce diversa nello sguardo e determinazione che mi caratterizza normalmente, giro fra i corridoi e cerco, sala canto, sala relax, spogliatoi, palestre, sale di danza…salette minori…comincio a seccarmi e agitarmi. Dove diavolo è Robbie? Cammino sempre più veloce e comincio a sudare, dove è sparito? Sarà da qualche parte, no? Contraggo mascella e muscoli mentre i miei occhi sono duri come la pietra.
Vieni fuori.
Respiro pesantemente. È un attimo che va in crescendo, non trovo Robbie ed io lo voglio avere ora e qua, devo parlargli, devo dirgli cose importanti, ho bisogno di lui ed è su questo momento di tensione e ansia sempre maggiore che finalmente mi blocco di scatto, trattengo il respiro e mantengo la mia espressione di pietra, immobile all’inizio del corridoio principale, le braccia lungo i fianchi, occhi negli occhi seppur separati da diversi metri. Lui è alla parte opposta, uscito da una stanza dove di solito si parla con gli autori, ci sono telecamere anche lì, non ci avevo pensato. È sudato ed ha la maglia senza maniche tutta appiccicata al corpo. O ha litigato oppure ha fatto qualcos’altro. La mia attenzione viene subito attirata da lei, Deborah, che esce dietro di lui. Cosa hanno fatto? Del sentimento sempre più forte mi cresce, un miscuglio di negatività: gelosia, fastidio, rabbia…non so più cosa provo per primo. Non mi fa bene tutto questo, no…ma con sincerità non so che altro provare. Cristallino mostro questa mia ira, riprendo a camminare veloce e con passo sostenuto, lui mi ha visto e si è fermato, mi fissa, ha un’aria turbata…si, è proprio turbato e molto confuso, non so quanto ha chiarito standomi lontano, passerò ancora una volta sopra i sentimenti degli altri per puro egoismo, non è giusto parlargliene ora in questo stato, sarò antipatico e acido, lo so, e lui non penso possa capire lucidamente, tuttavia non arrivo, non ci riesco a trattenermi.
Farò come sempre la parte dell’esagerato antagonista.
- Eri qua…ti cercavo…-
Gelido. Ancora per un po’ riesco a mantenermi tale. La rabbia artica non è mai da me, mi infurio e mi infuoco di solito. Quando mi accade è perché sono veramente al limite.
Lui risponde flebile:
- Avevamo deciso una cosa, mi pare…-
Lo precedo, non ho paura che tutti scoprano i fatti nostri, tanto ci sono telecamere ovunque, dimostro così che non ho timore di mostrarmi per quello che sono:
- Si, lo so, ma ad un tratto non mi piaceva l’idea di starti lontano. Devo dirti delle cose, ora e subito! Non me ne importa di quello che ora hai fatto con lei. Vieni!-
Non è una richiesta, l’autorità la subisce persino lui, continua a guardarmi ma per poco, stupito ed in imbarazzo distoglie lo sguardo e lo abbassa. Deborah dietro ci guarda e scuote il capo, ha un’espressione amara, forse l’ha lasciata: è il primo pensiero che mi sfiora la testa e agisce un po’ da tranquillante.
Lo precedo e sento che mi segue, mi asseconda e questo calma ulteriormente la mia rabbia, del resto non sono certo un violento. Prima di andare in sala recitazione fermo uno dei tecnici che girano e dico sottovoce coprendo i microfoni:
- Ho bisogno di stare solo con Robbie, per favore…coprirò le telecamere…-
Lui mi guarda cercando di capire, io lo ricambio con uno sguardo sicuro e deciso di chi non ammette repliche e sa assolutamente cosa dice e vuole. Già, capisce. Qualcosa che non può contraddire. Lo ammette in se stesso ed io so farmi comprendere. Annuisce un po’ sconvolto. Non credo gli sia mai capitata una cosa simile.
Richiudo così la porta dopo aver fatto entrare Robbie, lui è rimasto sempre in silenzio, mi vede coprire le telecamere e toglierci i microfoni, lui si siede sul materasso da palestra, faccio altrettanto e con una serietà che non sempre è stata nostra, sospiro. Ammetto, sono calmo, ora. Ma ho un fondo d’agitazione comunque. Non ho mai fatto una cosa simile e non ho abbastanza tatto per farlo. Punto i miei occhi neri in quelli castani e caldi suoi. Ha uno sguardo intenso, come sempre, ma non mi guarda. Comincia a sudare ancora, non si sente bene, forse troppo a disagio, forse ancora confuso, forse prevede quello che sto per fare…forse…troppe cose insieme, lui così disteso e placido, riflessivo, non è per l’istinto.
- Stai bene?-
- Ho caldo…-
È del tutto a disagio. Sarà preveggente…vorrei sorridere e tranquillizzarlo ma aspetto che si sistemi, so che ora si toglierà la maglia e rimarrà a torso nudo e non mi sorprendo di conoscerlo così bene, lo fa. Guardo il suo petto e i suoi addominali scolpiti, si vede che è uno atletico, anche io lo sono ma lui ha più muscoli di me, spalle larghe…sotto questo punto di vista è addirittura bello, di volto è solo affascinante, di corpo molto di più. Con obiettività smetto di guardarlo così e torno al suo volto, come prima, occhi negli occhi, controllo la mia faccia, non un’ombra d’ironia in quello che dico. Serio, non più arrabbiato. Fermo. Devo solo dirgli queste cose. Devo. Tensione da parte mia, non sono proprio sicuro sull’esito, ma è giusto che glielo dica. Egoismo. Già, si chiama così. Va bene.
Mantengo voce bassa e penetrante, poco gentile, cupo:
- Ascoltami fino in fondo, non interrompermi. Quando ho saputo di Joseph mi sono chiesto istintivamente se io fossi come lui, è naturale, uno ci pensa…prima per caso, poi con timore e quando accade qualcosa che non ti quadra, che ti fa pensare, allora lì cadi un po’ in crisi e nei hai paura. Ma ecco che se è veramente così e la persona per la quale provi queste cose non è ‘sporca’ ma ti piace veramente, lo accetti e basta. Ora solo una cosa conta. Chiarire. Robbie. Cosa credi che siamo io e te? Chiariamo una volta per tutte il ruolo di Deborah ed il mio. Non so come dirlo. Sii sincero. Cosa pensi? Cosa provi? Cosa sono io?-
Sono calmo e agitato insieme, lui non mi guarda, credo abbia capito questo mio discorso; parla, ti prego, io le mie parole le ho usate come avrei fatto, come è normale che io parli, non sono diverso, parla, adesso. Se dovessi perderti mi farebbe impazzire l’idea. Lui se ne sta zitto, così io insisto più dolcemente, riesco ad esserlo solo con lui, sento che me ne è grato in fondo:
- Hai voluto tempo per pensare. Cosa hai capito? Ami Deborah o…me?-
Così dicendo allungo la mano verso la sua, i nostri ginocchi si toccano, teniamo le gambe incrociate l’uno davanti all’altro, il mio anulare e il mignolo prendono i suoi, non distolgo lo sguardo, sono certo di quello che sento, profondo e limpido. Il calore di questo piccolo contatto accende in me il desiderio di toccarlo ancora, di più, del tutto. Approfondire un po’.
- Io…ho lasciato Deborah…non amo lei…-
Parla lentamente e mentre io so cosa dire lui sembra aver esaurito le parole ma sento che sta meglio con questo mio avvicinamento, gli trasmetto quel che sento, inesauribile. È lui che mi fa stare bene, che mi da forza, voglio dargliela e trasmettergliela. Ma il suo sguardo è ancora perso, lo leva verso di me e nel momento in cui ci incrociamo lui trattine il respiro mentre io mi sento meglio. Ha scelto.”
Quando la porta si era chiusa inghiottendo Andry e Robbie senza più rivelare nulla, rimase una sana curiosità di sapere cosa succedeva al suo interno, le telecamere non lo mandarono mai in onda e nessuno seppe cosa accadde fra i due. Tutti sapevano, compagni in primis, che nella sala recitazione erano chiusi col permesso dei tecnici, i due amici inseparabili. Due sui quali già precedentemente erano iniziate voci ironiche e più o meno scherzose. Dopo questo evento sarebbe stato estremamente facile immaginare le ovvie derivazioni.
Del resto se ad Andry fosse importato qualcosa non l’avrebbe certamente mai fatto, riguardo Robbie…beh, lui aveva decisamente altro per la testa e se forse fosse stato più in se, molte cose successive si sarebbero potute evitare.
Molte.
Eppure si dice che indietro non si torna e che poi conta quello che hai fatto sul momento e come eri mentre lo facevi. Per cui scegliendo la filosofia di vivere a fondo con ogni concentrazione ed energia, quell’attimo difficile e complicato che era, semplicemente non pensò ad altri che a se stesso e al presente.
“Ci siamo, ecco cosa penso appena sentito la sua dichiarazione, a modo suo, come solo lui poteva farla, con mille parole e giri simpatici. Ma l’ha fatta. Il fatto che me l’aspettassi dopo oggi mi lascia perplesso. Cosa significa? Che ci speravo, che lo sapevo, che lo sentivo, che l’avevo capito, che era così tanto nell’aria da essere ormai inevitabile…forse una specie di sesto senso, quello che ci ha unito dall’inizio.
Un legame inspiegabile il nostro, non ci conoscevamo prima e nonostante l’ambiente in cui ci troviamo abbiamo instaurato un rapporto così sincero da essere disarmante, da non crederci.
Accarezzo con lo sguardo prima la sua mano che leggera e parziale tocca la mia, un contatto particolare, non totale ma nemmeno nullo, anche se i battiti accelerano impercettibilmente è come se riuscissi a pensare più lucidamente e il sangue scorrendomi più veloce mi mettesse a mio agio. Eppure sento che se qualcuno arriverebbe da dietro salterei sul soffitto, basta poco, sono in un falso equilibrio emotivo molto labile che potrebbe crollare in qualsiasi momento. Alzo lo sguardo sulla sua figura in una posa simile alla mia, davanti a me, eppure più rilassato. È perché l’ha ammesso a se stesso e l’ha accettato, l’unico suo problema ora è rappresentato dalla mia risposta.
Il suo volto serio come poche volte l’ho visto, di norma fa il buffone, l’ironico, il malizioso o l’arrabbiato. Prima quando l’ho visto così freddo nella sua rabbia mi ha messo per un attimo i brividi tanto che sono andato in panico, in un attimo solo.
Ha un potere su di me, questo ragazzo, che sfiora l’assurdo. Un’espressione seria eppure limpida, il punto è uno, non ha paura, non ne ha più. Risolutezza in quegli occhi così grandi ed espressivi, mi sono sempre piaciuti, adatti ad un attore, li sa usare ed è un dono naturale. Lo invidio, non ha mai dubbi o indecisioni, dritto per la sua strada, nulla può farlo crollare. È per questo che quando succede, raramente, fa impressione.
Penso che possa considerarsi un bel ragazzo, la sua bellezza è indiscussa nella scuola e anche fuori ma si sa che è relativa, io non ne capisco. La bocca incurvata verso il basso in una linea dura eppure non arrabbiata. Attesa verso di me.
Ha un coraggio inauditi ed una forza di carattere pari ad un 2000 %, tutto deriva dal suo animo, dal suo interno e profondo, non so, principi e volontà. Non si fa superare da nessuno e pur di avere le cose chiare e nelle sue mani è disposto a tutto. Lo ammiro perché io sono stato mesi nell’indecisione prima di ammettere la stonatura.
Ora semplicemente ho capito solo una cosa: non amo Deborah e non è con lei che voglio stare. Al contrario non posso fare a meno di Andry e l’idea di averlo fatto star male non la sopporto. Scruto meglio nei suoi occhi che non mi hanno mai ingannato da quando l’ho conosciuto, lui è un bravo attore e controlla alla perfezione se stesso e il suo viso ma io riesco a capirlo, è una specie di segnale che sento solo io, a quanto pare. Tutti lo giudicano male ma per me è così limpido e cristallino. La luce dei suoi occhi è diversa, non solo di uno che prova dei forti sentimenti. È quella di uno che ha subito un duro colpo, che ha sofferto…che ha appena pianto.
Non mi inganna.
Mi brucia.
Brevemente faccio un’analisi, sto in silenzio a lungo e lui rispetta questa mi assenza di parole, lo capisce. Sono molto assorto e concentrato, ma non distoglie lo sguardo da me e questa volta nemmeno io da lui. Non tolgo la mano e lascio che giochi distratto con le mie dita, mi provoca piacere, mi piace quando lo fanno, è un po’ il mio punto debole. Mi sciolgo ulteriormente.
La mia breve analisi consiste nel fatto che non mi ha colpito tanto quello che mi ha rivelato, ammettiamolo, era nell’aria qualcosa di diverso dal conveniente solito trito e ritrito e di per se non mi da fastidio perché io conosco Andry e non riesco ad avere pregiudizi su di lui….o giudizi negativi, nemmeno mettendomici d’impegno. Quindi il problema non è l’aver saputo che lui mi vuole bene in quel senso.
Il problema è se il mio bisogno si ferma all’averlo accanto o al desiderio di un approfondimento, così come vuole lui? Come si fa a capire? Come vorrei essere come lui in questi casi.
Provo per una volta a togliere il freno alle parole, come farebbe lui, farò del mio meglio:
- Vedi, Andry…quel che posso dirti è solo una cosa. Il frutto delle mie riflessioni di un’ora fa mi hanno portato ad una conclusione. Tengo più a te che a Deborah…e a qualsiasi altro; per me tutto è in discussione, sempre, anche se vivo questi dubbi con tranquillità, ma ho solo una costante, da quando ti ho incontrato…che mi ha cambiato per questo…tu. Tu non sarai mai in discussione per me.-
Ho parlato lentamente e piano, come se parlassi con me stesso, lui sa ascoltare anche se mi stupisce, di solito mi interrompe e si intromette sempre eppure credo che sappia quando farlo; distolgo lo sguardo e lo abbasso mentre un leggero rossore mi colora il volto, sento ancora caldo, infatti dopo la ventata di prima ho dovuto togliermi la maglia o mi sentivo fisicamente male. Ora però ho ancora più imbarazzo…perché il contatto con le mani…si, perché…questo contatto vorrei si espandesse anche in altre parti. Ha un tocco così delicato che non sembra lui. Sa essere dolce e lo è solo con me, l’ho notato, questo privilegio mi piace. È come se in un certo senso io fossi così speciale per lui da poter dire che Andry è mio.
Il respiro mi torna irregolare e lui sente questa mi agitazione. La frase successiva è difficile da dire. Credo di non essere mai stato più imbarazzato di così e prima di continuare mi trovo a balbettare come mai avevo fatto, continuo poi a fissare a fuoco le nostre dita, lui viene in mio soccorso prendendomi la mano del tutto fino al polso, non un intrecciarsi sdolcinato di dita o un semplice prendersi mano nella mano, è diverso, il suo palmo avvolge il mio dorso in alto e trattengo il respiro nella piccola gioia che provo. È lui che mi fa stare bene e che fa sempre la differenza, è da lui che vado sempre quando non sto bene o sto bene, quando devo sfogarmi o tirarmi su o raccontare cosa mi è capitato o chiedere pareri, tengo molto al suo parere, non ne farei mai a meno.
Ed ancora adesso è lui ad aiutarmi, solo lui ci riesce. Ma non riesco a guardarlo in faccia, ancora rosso, ma meno impacciato di prima, parlo mentre il contatto mi fa forza:
- Laura mi ha detto un cosa che mi ha colpito…lei…ha detto che non posso stare con Deborah e con nessun’altra perché amo più te di lei…- Sospendo la frase e non ci giurerei, ma mi sembra che nemmeno un filo d’aria esca dai nostri polmoni. Così non riesco a non guardarlo, devo vedere la sua espressione a queste parole, prima di concludere. Perché capirò cosa devo dire e cosa prova. Perché lui non mi ha mai mentito ed è forza per me. È motivo di proseguire ciò che vedo. Mi lascia di sasso, così emozionato non l’avevo ancora visto. Inghiotte a vuoto più volte mentre non distoglie lo sguardo dal mio, non so come fa, torno ad accaldarmi e la pelle mi brucia, di nuovo in difficoltà. Devo dirlo. Me lo sta chiedendo. È come se avessi la certezza che queste sono proprio le parole che in questo momento e in questo periodo lui desidera di più, ne ha maggiormente bisogno…quello che lo farebbe felice, di quella felicità incontaminata.
- Non ne so molto di queste cose…queste in specifico…e quindi se ciò conti…ma io la penso come lei.-
Ora che l’ho detto l’imbarazzo è diverso, mi sento liberato e leggero, ma un altro peso mi attanaglia, il passo successivo lo farà lui ma una piccola angoscia per me c’è. E se non è così ed ora me ne rendo conto? E se…e se…smettessi di guardargli le labbra che tremano impercettibilmente, quelle labbra sottili ma ben delineate, che ora non sono verso il basso ma assolutamente indecifrabili?
Si, non sarebbe male, ma dopo i suoi occhi e le sue mani, le sue labbra sono quanto di più simile ad una calamita ci sia per me.
Lui si avvicina, sapevo che sarebbe stato lui e mentre lo fa mi chiedo da quanto tempo è che non respiro. È una specie di prova, questa, ne ho paura ma al tempo stesso la desidero, sono combattuto da mille sentimenti ed ora mi verrebbero così tante parole che mi vien da pensare che ci siamo scambiati i ruoli, io e lui.
Del resto non riesce più ad importarmene nulla. Penso sia normale…all’improvviso nonostante i tanti sentimenti violenti che mi passano e che non mi fanno più capire nulla, solo cosa sto per fare e dovrei fare, nonostante tutto mi sembra naturale. Paura e liberazione. Ora impazienza. Lo voglio anche io.”
“Sentire le sue labbra morbide e carnose che per gioco avevo immaginato cosa si dovesse provare avere al tatto diretto, queste sue labbra così desiderate si appoggiano alle mie umide, la bocca secca come la mia gola. Niente pensieri e parole, per questa volta.
Per questa volta so e sento che l’unica cosa rimasta da fare era esattamente questa, una specie di prova che suggellerà ogni paura e timore. Dopo, ne sono sicuro, tutto sarà più chiaro.
Sentire quel contatto, le sue sulle mie, superficialmente, chiudere gli occhi subito per assaporare, dopo aver impresso nella propria memoria il suo volto così intenso ad affascinante, e poi titubante ma con desiderio dargli piccoli baci su di esse fino ad aprirgliele con quella sospensione ed incertezza che fa dare alla testa, calore sempre crescente e concentrazione massima in quel punto in cui si tocca, dove la lingua finalmente decide di farsi strada, senza insistere, solo per vedere la reazione dell’altro, se va bene ora, se si deve proseguire, se…se è così eccitante sentire anche la mia lingua che entra nella sua bocca, finalmente l’incontro con la sua ed è qua che i dadi vengono lanciati ed i giochi si decidono, nessuno dei due respira e quel che continua a fare impazzire è provare ad approfondire quel contatto limitato.
Farlo, quindi, approfondire e sentire la mano che teneva la sua stringerla ancora per poi salire sulla spalla forte, il mio corpo in tensione verso di lui ancora dritto e l’altra mano a mezz’aria verso il suo volto girato verso il mio. Avere lontana coscienza del proprio corpo e dell’altrui mentre altro desiderio sale, come se assaggiando non ne hai abbastanza, stare così bene e così bene da sembrare un momento impossibile e perfetto, tale da portarmi un nodo al petto che sale vertiginoso fino agli occhi. È un’emozione mica da poco, realizzare ciò mentre mi bacio con lui è forte e devastante. Bacio lui, la persona a cui tengo di più ora, per la quale solo fino a poco prima mi stavo disperando.
Aver provato la sensazione di non poterlo rivedere più e poi invece rivederlo, sentire queste parole, avere la certezza di quello che sente e che quel che sento non potranno saperlo gli altri poiché solo nostro, avere conferma ancora con un gesto tanto semplice, sensuale, timido, impacciato ma sincero e desiderato. Paura e realizzazione insieme. I nostri volti si muovono leggeri e più a nostro agio ci lasciamo andare maggiormente.
Raggiungere il massimo di questo momento nell’attimo preciso in cui, nell’intreccio sempre puro delle nostre lingue, lui e le sue mani cercano i miei fianchi e poi le mie braccia, si scioglie dall’impiccio della posa separatrice per un miglior accesso, io così come se ricevessi in una valanga il suo flusso di pensieri, emozioni e sentimenti faccio altrettanto e mi alzo in ginocchio senza separarmi dalla sua bocca.
Baciarsi, mettere le mie mani ai lati del suo viso, avvicinarmi sulle ginocchia attaccato a lui, in mezzo alle sue gambe aperte e piegate, sentire le sue mani sulla mia schiena che mi attirano, i nostri petti a contatto, io che per la posizione gli alzo il volto ed io abbasso il mio poiché in questo momento sono più alto di lui. Avere lui fra le mie braccia, averlo totale, nella mia bocca, nel mio petto, essere per lui lo stesso.
Un donarsi totale di anima e corpo. È questa una relazione. Non solo corpo, non solo anima, essere io in lui e lui in me fisicamente e intimamente…animamente.
Ed è questo che ora io voglio.”
Si staccò solo un attimo, Andry da Robbie, mantennero entrambi gli occhi chiusi e ripresero a respirare affannati, le fronti appoggiate, il moro che teneva il viso dell’altro fermo fra le calde mani. Pelle accaldata ed ora umida, se solo quest’ultimo avesse visto il corpo di Robbie in quel momento, imperlato di sudore, col petto muscoloso che si alzava e abbassava veloce, senza quindi limitarsi a sentirlo contro di se attraverso i vestiti, sicuramente poi non avrebbe risposto di se e perfino lui non avrebbe avuto più controllo.
Rimasero in quel dolce stato sospesi in una dimensione tutta loro, a lungo, poi Andry disse col fiatone e fatica, voce roca e quasi inudibile. Qualcosa che solo lui avrebbe potuto dire senza sembrare esagerato e romantico, ma solo giusto e carezzevole:
- Eppure sono sicuro che nonostante le parole, le accuse, le sceneggiate, quel che abbiamo detto, fatto, provocato e tutto questo causerà…nonostante non verremmo capiti, nonostante gli ostacoli e le nuove sofferenze…nonostante ogni cosa possibile…io sono sicuro che noi, Robbie, e solo noi…possiamo amarci.-
Rimasero poi solo seduti contro la parete per un altro tempo indefinito, più in silenzio che altro, la schiena di uno appoggiata al petto dell’altro in un semi abbraccio tenero che solo fra loro poteva non sembrare sbagliato e ridicolo.
Così, semplicemente loro, a riflettere e dire poche cose…anzi, per lo più senza parole.
Poiché era proprio quello che desideravano.
Ora le note non stonavano più.