Si... Amicizia!
CAPITOLO 2:
SENZA
PAROLE
“E’
ora di mettere le cose nelle mie mani. Di definirle e finirle.
C’è qualcosa che non va in me e nel rapporto che
ho con Robbie, adesso vediamo di metterlo in chiaro. Sarò
freddo e preciso, essenziale.
Ho
assistito a scene veramente molto brutte fra Joseph e certe persone
discriminatorie e razziste. Lui è gay non dichiarato, ma
sono le voci che girano fra un po’ tutti e lui non smentisce.
A volte si demoralizza, altre risponde a tono, altre ancora ignora.
È uno forte lui…ci ho sempre litigato per tutto
l’anno, troppo uguali e troppo simili. Non l’ho
rivalutato, lo posso ammirare solo per un aspetto: non lo trovo
un’artista ma solo personaggio. Eppure ha forza, vive questa
sua condizione con serenità e tranquillità.
Così viene da chiedersi: io se fossi al suo posto, cosa
farei?
Al
suo posto…già, forse ci sono già e
nemmeno me ne rendo conto. Solo che per lui si capisce di
più che per me. Io non sono fraintendibile nei modi di fare,
lui si. È questo il suo problema. È questo il
mio. Niente mi ha mai portato a pensarci seriamente. Tranne ora, lui e
Robbie. Un concentrato di riflessioni per quel che mi riguarda.
Se
io fossi gay sarei innamorato di Robbie. Ora credo con fermezza di
poter togliere il ‘se’.
Ho
passato un po’ di tempo prima di ora ad averne paura, con la
solita pulce nell’orecchio. Del panico, no? Se fossi come
Joseph che farei? Me ne accorgerei? Tutte ipotesi che hanno trovato
conferma in Robbie.
Non
posso andare avanti così. Provo del sentimento che non
pensavo fosse possibile per un amico. Lui non è mio amico.
Lui è molto di più per me.
Il
nostro rapporto è troppo e devo mettere in chiaro molte
cose. Con Robbie e soltanto con lui. Glielo dirò e gli
farò dire cosa sono io per lui, perché non sono
scemo.
È
passato poco da quando ci ho litigato, ho pianto e mi sono sfogato come
un bambino, decidendo così che è ora di crescere
e non lasciare le cose come non voglio che siano, ora lo devo trovare
assolutamente, con una luce diversa nello sguardo e determinazione che
mi caratterizza normalmente, giro fra i corridoi e cerco, sala canto,
sala relax, spogliatoi, palestre, sale di danza…salette
minori…comincio a seccarmi e agitarmi. Dove diavolo
è Robbie? Cammino sempre più veloce e comincio a
sudare, dove è sparito? Sarà da qualche parte,
no? Contraggo mascella e muscoli mentre i miei occhi sono duri come la
pietra.
Vieni
fuori.
Respiro
pesantemente. È un attimo che va in crescendo, non trovo
Robbie ed io lo voglio avere ora e qua, devo parlargli, devo dirgli
cose importanti, ho bisogno di lui ed è su questo momento di
tensione e ansia sempre maggiore che finalmente mi blocco di scatto,
trattengo il respiro e mantengo la mia espressione di pietra, immobile
all’inizio del corridoio principale, le braccia lungo i
fianchi, occhi negli occhi seppur separati da diversi metri. Lui
è alla parte opposta, uscito da una stanza dove di solito si
parla con gli autori, ci sono telecamere anche lì, non ci
avevo pensato. È sudato ed ha la maglia senza maniche tutta
appiccicata al corpo. O ha litigato oppure ha fatto
qualcos’altro. La mia attenzione viene subito attirata da
lei, Deborah, che esce dietro di lui. Cosa hanno fatto? Del sentimento
sempre più forte mi cresce, un miscuglio di
negatività: gelosia, fastidio, rabbia…non so
più cosa provo per primo. Non mi fa bene tutto questo,
no…ma con sincerità non so che altro provare.
Cristallino mostro questa mia ira, riprendo a camminare veloce e con
passo sostenuto, lui mi ha visto e si è fermato, mi fissa,
ha un’aria turbata…si, è proprio
turbato e molto confuso, non so quanto ha chiarito standomi lontano,
passerò ancora una volta sopra i sentimenti degli altri per
puro egoismo, non è giusto parlargliene ora in questo stato,
sarò antipatico e acido, lo so, e lui non penso possa capire
lucidamente, tuttavia non arrivo, non ci riesco a trattenermi.
Farò
come sempre la parte dell’esagerato antagonista.
-
Eri qua…ti cercavo…-
Gelido.
Ancora per un po’ riesco a mantenermi tale. La rabbia artica
non è mai da me, mi infurio e mi infuoco di solito. Quando
mi accade è perché sono veramente al limite.
Lui
risponde flebile:
-
Avevamo deciso una cosa, mi pare…-
Lo
precedo, non ho paura che tutti scoprano i fatti nostri, tanto ci sono
telecamere ovunque, dimostro così che non ho timore di
mostrarmi per quello che sono:
-
Si, lo so, ma ad un tratto non mi piaceva l’idea di starti
lontano. Devo dirti delle cose, ora e subito! Non me ne importa di
quello che ora hai fatto con lei. Vieni!-
Non
è una richiesta, l’autorità la subisce
persino lui, continua a guardarmi ma per poco, stupito ed in imbarazzo
distoglie lo sguardo e lo abbassa. Deborah dietro ci guarda e scuote il
capo, ha un’espressione amara, forse l’ha lasciata:
è il primo pensiero che mi sfiora la testa e agisce un
po’ da tranquillante.
Lo
precedo e sento che mi segue, mi asseconda e questo calma ulteriormente
la mia rabbia, del resto non sono certo un violento. Prima di andare in
sala recitazione fermo uno dei tecnici che girano e dico sottovoce
coprendo i microfoni:
-
Ho bisogno di stare solo con Robbie, per
favore…coprirò le telecamere…-
Lui
mi guarda cercando di capire, io lo ricambio con uno sguardo sicuro e
deciso di chi non ammette repliche e sa assolutamente cosa dice e
vuole. Già, capisce. Qualcosa che non può
contraddire. Lo ammette in se stesso ed io so farmi comprendere.
Annuisce un po’ sconvolto. Non credo gli sia mai capitata una
cosa simile.
Richiudo
così la porta dopo aver fatto entrare Robbie, lui
è rimasto sempre in silenzio, mi vede coprire le telecamere
e toglierci i microfoni, lui si siede sul materasso da palestra, faccio
altrettanto e con una serietà che non sempre è
stata nostra, sospiro. Ammetto, sono calmo, ora. Ma ho un fondo
d’agitazione comunque. Non ho mai fatto una cosa simile e non
ho abbastanza tatto per farlo. Punto i miei occhi neri in quelli
castani e caldi suoi. Ha uno sguardo intenso, come sempre, ma non mi
guarda. Comincia a sudare ancora, non si sente bene, forse troppo a
disagio, forse ancora confuso, forse prevede quello che sto per
fare…forse…troppe cose insieme, lui
così disteso e placido, riflessivo, non è per
l’istinto.
-
Stai bene?-
-
Ho caldo…-
È
del tutto a disagio. Sarà preveggente…vorrei
sorridere e tranquillizzarlo ma aspetto che si sistemi, so che ora si
toglierà la maglia e rimarrà a torso nudo e non
mi sorprendo di conoscerlo così bene, lo fa. Guardo il suo
petto e i suoi addominali scolpiti, si vede che è uno
atletico, anche io lo sono ma lui ha più muscoli di me,
spalle larghe…sotto questo punto di vista è
addirittura bello, di volto è solo affascinante, di corpo
molto di più. Con obiettività smetto di guardarlo
così e torno al suo volto, come prima, occhi negli occhi,
controllo la mia faccia, non un’ombra d’ironia in
quello che dico. Serio, non più arrabbiato. Fermo. Devo solo
dirgli queste cose. Devo. Tensione da parte mia, non sono proprio
sicuro sull’esito, ma è giusto che glielo dica.
Egoismo. Già, si chiama così. Va bene.
Mantengo
voce bassa e penetrante, poco gentile, cupo:
-
Ascoltami fino in fondo, non interrompermi. Quando ho saputo di Joseph
mi sono chiesto istintivamente se io fossi come lui, è
naturale, uno ci pensa…prima per caso, poi con timore e
quando accade qualcosa che non ti quadra, che ti fa pensare, allora
lì cadi un po’ in crisi e nei hai paura. Ma ecco
che se è veramente così e la persona per la quale
provi queste cose non è ‘sporca’ ma ti
piace veramente, lo accetti e basta. Ora solo una cosa conta. Chiarire.
Robbie. Cosa credi che siamo io e te? Chiariamo una volta per tutte il
ruolo di Deborah ed il mio. Non so come dirlo. Sii sincero. Cosa pensi?
Cosa provi? Cosa sono io?-
Sono
calmo e agitato insieme, lui non mi guarda, credo abbia capito questo
mio discorso; parla, ti prego, io le mie parole le ho usate come avrei
fatto, come è normale che io parli, non sono diverso, parla,
adesso. Se dovessi perderti mi farebbe impazzire l’idea. Lui
se ne sta zitto, così io insisto più dolcemente,
riesco ad esserlo solo con lui, sento che me ne è grato in
fondo:
-
Hai voluto tempo per pensare. Cosa hai capito? Ami Deborah
o…me?-
Così
dicendo allungo la mano verso la sua, i nostri ginocchi si toccano,
teniamo le gambe incrociate l’uno davanti
all’altro, il mio anulare e il mignolo prendono i suoi, non
distolgo lo sguardo, sono certo di quello che sento, profondo e
limpido. Il calore di questo piccolo contatto accende in me il
desiderio di toccarlo ancora, di più, del tutto.
Approfondire un po’.
-
Io…ho lasciato Deborah…non amo lei…-
Parla
lentamente e mentre io so cosa dire lui sembra aver esaurito le parole
ma sento che sta meglio con questo mio avvicinamento, gli trasmetto
quel che sento, inesauribile. È lui che mi fa stare bene,
che mi da forza, voglio dargliela e trasmettergliela. Ma il suo sguardo
è ancora perso, lo leva verso di me e nel momento in cui ci
incrociamo lui trattine il respiro mentre io mi sento meglio. Ha
scelto.”
Quando
la porta si era chiusa inghiottendo Andry e Robbie senza più
rivelare nulla, rimase una sana curiosità di sapere cosa
succedeva al suo interno, le telecamere non lo mandarono mai in onda e
nessuno seppe cosa accadde fra i due. Tutti sapevano, compagni in
primis, che nella sala recitazione erano chiusi col permesso dei
tecnici, i due amici inseparabili. Due sui quali già
precedentemente erano iniziate voci ironiche e più o meno
scherzose. Dopo questo evento sarebbe stato estremamente facile
immaginare le ovvie derivazioni.
Del
resto se ad Andry fosse importato qualcosa non l’avrebbe
certamente mai fatto, riguardo Robbie…beh, lui aveva
decisamente altro per la testa e se forse fosse stato più in
se, molte cose successive si sarebbero potute evitare.
Molte.
Eppure
si dice che indietro non si torna e che poi conta quello che hai fatto
sul momento e come eri mentre lo facevi. Per cui scegliendo la
filosofia di vivere a fondo con ogni concentrazione ed energia,
quell’attimo difficile e complicato che era, semplicemente
non pensò ad altri che a se stesso e al presente.
“Ci
siamo, ecco cosa penso appena sentito la sua dichiarazione, a modo suo,
come solo lui poteva farla, con mille parole e giri simpatici. Ma
l’ha fatta. Il fatto che me l’aspettassi dopo oggi
mi lascia perplesso. Cosa significa? Che ci speravo, che lo sapevo, che
lo sentivo, che l’avevo capito, che era così tanto
nell’aria da essere ormai inevitabile…forse una
specie di sesto senso, quello che ci ha unito dall’inizio.
Un
legame inspiegabile il nostro, non ci conoscevamo prima e nonostante
l’ambiente in cui ci troviamo abbiamo instaurato un rapporto
così sincero da essere disarmante, da non crederci.
Accarezzo
con lo sguardo prima la sua mano che leggera e parziale tocca la mia,
un contatto particolare, non totale ma nemmeno nullo, anche se i
battiti accelerano impercettibilmente è come se riuscissi a
pensare più lucidamente e il sangue scorrendomi
più veloce mi mettesse a mio agio. Eppure sento che se
qualcuno arriverebbe da dietro salterei sul soffitto, basta poco, sono
in un falso equilibrio emotivo molto labile che potrebbe crollare in
qualsiasi momento. Alzo lo sguardo sulla sua figura in una posa simile
alla mia, davanti a me, eppure più rilassato. È
perché l’ha ammesso a se stesso e l’ha
accettato, l’unico suo problema ora è
rappresentato dalla mia risposta.
Il
suo volto serio come poche volte l’ho visto, di norma fa il
buffone, l’ironico, il malizioso o l’arrabbiato.
Prima quando l’ho visto così freddo nella sua
rabbia mi ha messo per un attimo i brividi tanto che sono andato in
panico, in un attimo solo.
Ha
un potere su di me, questo ragazzo, che sfiora l’assurdo.
Un’espressione seria eppure limpida, il punto è
uno, non ha paura, non ne ha più. Risolutezza in quegli
occhi così grandi ed espressivi, mi sono sempre piaciuti,
adatti ad un attore, li sa usare ed è un dono naturale. Lo
invidio, non ha mai dubbi o indecisioni, dritto per la sua strada,
nulla può farlo crollare. È per questo che quando
succede, raramente, fa impressione.
Penso
che possa considerarsi un bel ragazzo, la sua bellezza è
indiscussa nella scuola e anche fuori ma si sa che è
relativa, io non ne capisco. La bocca incurvata verso il basso in una
linea dura eppure non arrabbiata. Attesa verso di me.
Ha
un coraggio inauditi ed una forza di carattere pari ad un 2000 %, tutto
deriva dal suo animo, dal suo interno e profondo, non so, principi e
volontà. Non si fa superare da nessuno e pur di avere le
cose chiare e nelle sue mani è disposto a tutto. Lo ammiro
perché io sono stato mesi nell’indecisione prima
di ammettere la stonatura.
Ora
semplicemente ho capito solo una cosa: non amo Deborah e non
è con lei che voglio stare. Al contrario non posso fare a
meno di Andry e l’idea di averlo fatto star male non la
sopporto. Scruto meglio nei suoi occhi che non mi hanno mai ingannato
da quando l’ho conosciuto, lui è un bravo attore e
controlla alla perfezione se stesso e il suo viso ma io riesco a
capirlo, è una specie di segnale che sento solo io, a quanto
pare. Tutti lo giudicano male ma per me è così
limpido e cristallino. La luce dei suoi occhi è diversa, non
solo di uno che prova dei forti sentimenti. È quella di uno
che ha subito un duro colpo, che ha sofferto…che ha appena
pianto.
Non
mi inganna.
Mi
brucia.
Brevemente
faccio un’analisi, sto in silenzio a lungo e lui rispetta
questa mi assenza di parole, lo capisce. Sono molto assorto e
concentrato, ma non distoglie lo sguardo da me e questa volta nemmeno
io da lui. Non tolgo la mano e lascio che giochi distratto con le mie
dita, mi provoca piacere, mi piace quando lo fanno, è un
po’ il mio punto debole. Mi sciolgo ulteriormente.
La
mia breve analisi consiste nel fatto che non mi ha colpito tanto quello
che mi ha rivelato, ammettiamolo, era nell’aria qualcosa di
diverso dal conveniente solito trito e ritrito e di per se non mi da
fastidio perché io conosco Andry e non riesco ad avere
pregiudizi su di lui….o giudizi negativi, nemmeno
mettendomici d’impegno. Quindi il problema non è
l’aver saputo che lui mi vuole bene in quel senso.
Il
problema è se il mio bisogno si ferma all’averlo
accanto o al desiderio di un approfondimento, così come
vuole lui? Come si fa a capire? Come vorrei essere come lui in questi
casi.
Provo
per una volta a togliere il freno alle parole, come farebbe lui,
farò del mio meglio:
-
Vedi, Andry…quel che posso dirti è solo una cosa.
Il frutto delle mie riflessioni di un’ora fa mi hanno portato
ad una conclusione. Tengo più a te che a
Deborah…e a qualsiasi altro; per me tutto è in
discussione, sempre, anche se vivo questi dubbi con
tranquillità, ma ho solo una costante, da quando ti ho
incontrato…che mi ha cambiato per questo…tu. Tu
non sarai mai in discussione per me.-
Ho
parlato lentamente e piano, come se parlassi con me stesso, lui sa
ascoltare anche se mi stupisce, di solito mi interrompe e si intromette
sempre eppure credo che sappia quando farlo; distolgo lo sguardo e lo
abbasso mentre un leggero rossore mi colora il volto, sento ancora
caldo, infatti dopo la ventata di prima ho dovuto togliermi la maglia o
mi sentivo fisicamente male. Ora però ho ancora
più imbarazzo…perché il contatto con
le mani…si, perché…questo contatto
vorrei si espandesse anche in altre parti. Ha un tocco così
delicato che non sembra lui. Sa essere dolce e lo è solo con
me, l’ho notato, questo privilegio mi piace. È
come se in un certo senso io fossi così speciale per lui da
poter dire che Andry è mio.
Il
respiro mi torna irregolare e lui sente questa mi agitazione. La frase
successiva è difficile da dire. Credo di non essere mai
stato più imbarazzato di così e prima di
continuare mi trovo a balbettare come mai avevo fatto, continuo poi a
fissare a fuoco le nostre dita, lui viene in mio soccorso prendendomi
la mano del tutto fino al polso, non un intrecciarsi sdolcinato di dita
o un semplice prendersi mano nella mano, è diverso, il suo
palmo avvolge il mio dorso in alto e trattengo il respiro nella piccola
gioia che provo. È lui che mi fa stare bene e che fa sempre
la differenza, è da lui che vado sempre quando non sto bene
o sto bene, quando devo sfogarmi o tirarmi su o raccontare cosa mi
è capitato o chiedere pareri, tengo molto al suo parere, non
ne farei mai a meno.
Ed
ancora adesso è lui ad aiutarmi, solo lui ci riesce. Ma non
riesco a guardarlo in faccia, ancora rosso, ma meno impacciato di
prima, parlo mentre il contatto mi fa forza:
-
Laura mi ha detto un cosa che mi ha
colpito…lei…ha detto che non posso stare con
Deborah e con nessun’altra perché amo
più te di lei…- Sospendo la frase e non ci
giurerei, ma mi sembra che nemmeno un filo d’aria esca dai
nostri polmoni. Così non riesco a non guardarlo, devo vedere
la sua espressione a queste parole, prima di concludere.
Perché capirò cosa devo dire e cosa prova.
Perché lui non mi ha mai mentito ed è forza per
me. È motivo di proseguire ciò che vedo. Mi
lascia di sasso, così emozionato non l’avevo
ancora visto. Inghiotte a vuoto più volte mentre non
distoglie lo sguardo dal mio, non so come fa, torno ad accaldarmi e la
pelle mi brucia, di nuovo in difficoltà. Devo dirlo. Me lo
sta chiedendo. È come se avessi la certezza che queste sono
proprio le parole che in questo momento e in questo periodo lui
desidera di più, ne ha maggiormente
bisogno…quello che lo farebbe felice, di quella
felicità incontaminata.
-
Non ne so molto di queste cose…queste in
specifico…e quindi se ciò conti…ma io
la penso come lei.-
Ora
che l’ho detto l’imbarazzo è diverso, mi
sento liberato e leggero, ma un altro peso mi attanaglia, il passo
successivo lo farà lui ma una piccola angoscia per me
c’è. E se non è così ed ora
me ne rendo conto? E se…e se…smettessi di
guardargli le labbra che tremano impercettibilmente, quelle labbra
sottili ma ben delineate, che ora non sono verso il basso ma
assolutamente indecifrabili?
Si,
non sarebbe male, ma dopo i suoi occhi e le sue mani, le sue labbra
sono quanto di più simile ad una calamita ci sia per me.
Lui
si avvicina, sapevo che sarebbe stato lui e mentre lo fa mi chiedo da
quanto tempo è che non respiro. È una specie di
prova, questa, ne ho paura ma al tempo stesso la desidero, sono
combattuto da mille sentimenti ed ora mi verrebbero così
tante parole che mi vien da pensare che ci siamo scambiati i ruoli, io
e lui.
Del
resto non riesce più ad importarmene nulla. Penso sia
normale…all’improvviso nonostante i tanti
sentimenti violenti che mi passano e che non mi fanno più
capire nulla, solo cosa sto per fare e dovrei fare, nonostante tutto mi
sembra naturale. Paura e liberazione. Ora impazienza. Lo voglio anche
io.”
“Sentire
le sue labbra morbide e carnose che per gioco avevo immaginato cosa si
dovesse provare avere al tatto diretto, queste sue labbra
così desiderate si appoggiano alle mie umide, la bocca secca
come la mia gola. Niente pensieri e parole, per questa volta.
Per
questa volta so e sento che l’unica cosa rimasta da fare era
esattamente questa, una specie di prova che suggellerà ogni
paura e timore. Dopo, ne sono sicuro, tutto sarà
più chiaro.
Sentire
quel contatto, le sue sulle mie, superficialmente, chiudere gli occhi
subito per assaporare, dopo aver impresso nella propria memoria il suo
volto così intenso ad affascinante, e poi titubante ma con
desiderio dargli piccoli baci su di esse fino ad aprirgliele con quella
sospensione ed incertezza che fa dare alla testa, calore sempre
crescente e concentrazione massima in quel punto in cui si tocca, dove
la lingua finalmente decide di farsi strada, senza insistere, solo per
vedere la reazione dell’altro, se va bene ora, se si deve
proseguire, se…se è così eccitante
sentire anche la mia lingua che entra nella sua bocca, finalmente
l’incontro con la sua ed è qua che i dadi vengono
lanciati ed i giochi si decidono, nessuno dei due respira e quel che
continua a fare impazzire è provare ad approfondire quel
contatto limitato.
Farlo,
quindi, approfondire e sentire la mano che teneva la sua stringerla
ancora per poi salire sulla spalla forte, il mio corpo in tensione
verso di lui ancora dritto e l’altra mano a
mezz’aria verso il suo volto girato verso il mio. Avere
lontana coscienza del proprio corpo e dell’altrui mentre
altro desiderio sale, come se assaggiando non ne hai abbastanza, stare
così bene e così bene da sembrare un momento
impossibile e perfetto, tale da portarmi un nodo al petto che sale
vertiginoso fino agli occhi. È un’emozione mica da
poco, realizzare ciò mentre mi bacio con lui è
forte e devastante. Bacio lui, la persona a cui tengo di più
ora, per la quale solo fino a poco prima mi stavo disperando.
Aver
provato la sensazione di non poterlo rivedere più e poi
invece rivederlo, sentire queste parole, avere la certezza di quello
che sente e che quel che sento non potranno saperlo gli altri
poiché solo nostro, avere conferma ancora con un gesto tanto
semplice, sensuale, timido, impacciato ma sincero e desiderato. Paura e
realizzazione insieme. I nostri volti si muovono leggeri e
più a nostro agio ci lasciamo andare maggiormente.
Raggiungere
il massimo di questo momento nell’attimo preciso in cui,
nell’intreccio sempre puro delle nostre lingue, lui e le sue
mani cercano i miei fianchi e poi le mie braccia, si scioglie
dall’impiccio della posa separatrice per un miglior accesso,
io così come se ricevessi in una valanga il suo flusso di
pensieri, emozioni e sentimenti faccio altrettanto e mi alzo in
ginocchio senza separarmi dalla sua bocca.
Baciarsi,
mettere le mie mani ai lati del suo viso, avvicinarmi sulle ginocchia
attaccato a lui, in mezzo alle sue gambe aperte e piegate, sentire le
sue mani sulla mia schiena che mi attirano, i nostri petti a contatto,
io che per la posizione gli alzo il volto ed io abbasso il mio
poiché in questo momento sono più alto di lui.
Avere lui fra le mie braccia, averlo totale, nella mia bocca, nel mio
petto, essere per lui lo stesso.
Un
donarsi totale di anima e corpo. È questa una relazione. Non
solo corpo, non solo anima, essere io in lui e lui in me fisicamente e
intimamente…animamente.
Ed
è questo che ora io voglio.”
Si
staccò solo un attimo, Andry da Robbie, mantennero entrambi
gli occhi chiusi e ripresero a respirare affannati, le fronti
appoggiate, il moro che teneva il viso dell’altro fermo fra
le calde mani. Pelle accaldata ed ora umida, se solo
quest’ultimo avesse visto il corpo di Robbie in quel momento,
imperlato di sudore, col petto muscoloso che si alzava e abbassava
veloce, senza quindi limitarsi a sentirlo contro di se attraverso i
vestiti, sicuramente poi non avrebbe risposto di se e perfino lui non
avrebbe avuto più controllo.
Rimasero
in quel dolce stato sospesi in una dimensione tutta loro, a lungo, poi
Andry disse col fiatone e fatica, voce roca e quasi inudibile. Qualcosa
che solo lui avrebbe potuto dire senza sembrare esagerato e romantico,
ma solo giusto e carezzevole:
-
Eppure sono sicuro che nonostante le parole, le accuse, le sceneggiate,
quel che abbiamo detto, fatto, provocato e tutto questo
causerà…nonostante non verremmo capiti,
nonostante gli ostacoli e le nuove sofferenze…nonostante
ogni cosa possibile…io sono sicuro che noi, Robbie, e solo
noi…possiamo amarci.-
Rimasero
poi solo seduti contro la parete per un altro tempo indefinito,
più in silenzio che altro, la schiena di uno appoggiata al
petto dell’altro in un semi abbraccio tenero che solo fra
loro poteva non sembrare sbagliato e ridicolo.
Così,
semplicemente loro, a riflettere e dire poche cose…anzi, per
lo più senza parole.
Poiché
era proprio quello che desideravano.
Ora
le note non stonavano più.