Smoke On The Water

CAPITOLO 2:

ARROGANTE

/Born into attitude
Just let me kill you for a while/

- Metallica -

Istintivamente lo fermò afferrandogli un braccio dai muscoli rilassati ma ugualmente notevoli. Lui si voltò alzando un sopracciglio indifferente e si mise a fissarla negli occhi azzurri con insistenza fino a farla andare brevemente in confusione. Che voleva fare? Se l'era dimenticato. Abbassò lo sguardo su di sé... la sua felpa e i suoi vestiti erano asciutti mentre quelli di lui bagnatissimi. Non voleva avere grossi debiti con nessuno e con il freddo che c'era stare bagnati era un suicidio. Forse fu solo per scaricarsi la coscienza o forse per qualcos'altro di strano che non riusciva ancora ad inquadrare perfettamente, ad ogni modo senza pensarci su troppo si tolse la felpa larga a cerniera, tanto sotto ne aveva molte altre, e rialzando gli occhi decisi gliela tese.
- Tieni...sei tutto bagnato...magari ti ammali per colpa mia...-
Inizialmente si trovò sorpreso per l'insolito e buffo gesto, così decise che non poteva certo lasciare un ragazzino in strada con il freddo e la pioggia che aumentavano. Prese la felpa, si tolse la sua sporca e gocciolante rimanendo a torso nudo per un attimo...e che torso nudo...poi si mise quella asciutta. Gli andava bene, era di una misura decisamente grande per il ragazzino. Una volta a posto si infilò una parte dell'indumento bagnato in tasca lasciando l'altra parte a penzoloni.
- Senti un po' tu...come ti chiami?-
titubante per il repentino cambiamento lei rispose:
- Alex...-
- Quanti anni avrai? 16? 17 al massimo…-
- Perché di punto in bianco mi fai queste domande?-
- Perché se sei scappato di casa sei troppo piccolo per farcela da solo!-
I caratteri reali di entrambi cominciavano appena a venir fuori.
Lei odiava che le dicessero cosa fare, specialmente se erano estranei a farlo.
- Senti...ti ringrazio per avermi aiutato fino a qui...ma da adesso in poi non sono più affari tuoi! E poi non mi hai nemmeno detto il tuo nome...sei un bel tipo, sai?-
E nemmeno lui sopportava che gente più piccola di lui facesse “la grande” trattandolo con troppa sfacciataggine.
- Anche tu sei un bel tipo a parlarmi così, sai moccioso? Dimmi dove abiti che ti ci porto!-
- No che non te lo dico!-
- Non sei di qua...sei venuto in treno, no? Dimmi la tua città che ti porto a casa!-
- Forse non hai capito una cosa: HO DETTO N-O!!!-
Cominciava a seccarsi parecchio anche lui, più che altro era una questione di principio. Un moccioso che faceva il grande con lui in quel modo...con che diritto?!
- No, sei tu che non hai capito...ho detto una cosa ed è quella!-
Senza darle il tempo di ribattere la prese per i fianchi e se la caricò in spalla come un sacco di patate. Era leggerissima ma come si dimenava sembrava un'indemoniata. Lui infatti doveva avere proprio una gran forza per camminare lo stesso con tutte quelle braccia e gambe che battevano e non si fermavano più! Per non parlare di come urlava mollando parolacce da scaricatore di porto:
- BRUTTO STRONZO! FIGLIO DI PUTTANA! AFFANCULO TU E TUTTI QUELLI COME TE! COME TI PERMETTI! METTIMI GIU'! VAI A CAGARE PEZZO DI MERDA!-

e via dicendo... lui dal canto suo sembrava non sentirla nemmeno, entrambi ignoravano l'ora tarda di notte e il casino che facevano...non importava mica!
Purtroppo il fatto era che avevano i caratteri più simili di quanto sembrasse; terribili esseri si erano incontrati, o meglio scontrati, ed ora nessuno poteva più trattenerli.
Per Alex, il cui vero nome era Alexis, era inammissibile che il primo venuto ficcasse il naso nei suoi sacrosanti affari facendole fare cose contro la sua volontà.
Per il ragazzo che la trasportava ignorandola, era questione di principio...era stato trattato male da un moccioso con ancora il latte alla bocca ma che faceva il grande scappando di casa. Certi comportamenti da stupidi cronici che finivano per coinvolgerlo lo infastidivano tantissimo!
In breve arrivarono alla polizia dove lui la depositò andandosene ricambiando le sue urla isteriche con un dito medio.
Non sapeva nulla di lui, né il nome né chi diavolo fosse...sapeva solo che era un tipo assolutamente odioso ed insopportabile, antipatico...da uccidere! Altro che bello come un gatto selvatico...se l'avesse rivisto l'avrebbe certamente pestato di botte!
Grandissimo stronzo!
Non c'era bisogno di specificare che in breve fu riportata a casa sua.

Passarono un paio di giorni da quella volta ma la situazione di Alex non cambiava minimamente, anzi peggiorava.
Una sera la goccia uscì nuovamente dal vaso....ma quella volta era per sempre.
Sarebbe stata l'ultima volta. Ne era fermamente convinta.
-PUTTANA!-
L'ultimo insulto.
Un pugno la colpì in volto.
L'ultimo pugno.
Sangue dal labbro e dal naso. Ma almeno fosse stato solo quello! Da quanti minuti era, invece, che la stava picchiando quell'uomo che si spacciava per suo padre adottivo?
Tanto. Troppo.
Sarebbe stata l'ultima volta!
Con le lacrime nel cuore che non voleva far uscire, il volto e il corpo pestati con dei vistosi segni sulla schiena, sulle braccia e sulle gambe, la ragazza uscì correndo di casa assolutamente intenzionata a non tornarci mai più.
Mise il suo zaino, ancora pronto per la fuga, sulle spalle dolenti e indossò vestiti maschili, strati e strati di vestiti larghi sporchi per la violenza appena subita e il cappello largo calato sul capo e sugli occhi.
Ancora notte.
Ancora freddo.
Ancora pochi spiccioli per il biglietto di un treno. Ancora l'anima devastata sull'orlo di un non ritorno.
Ora si trovava a vagare nella stessa grande città dell'altra volta, era da parecchio che camminava senza meta e stava decisamente male. Il fisico provato pieno di lividi evidenti non le permetteva una deambulazione decente, pareva ubriaca agli occhi degli altri pochi cittadini che percorrevano le vie notturne e deserte.
Traballava e la testa le pulsava dannatamente, gelava e il suo travestimento da uomo non le assicurava di essere lasciata in pace.
Voleva sparire.
Lasciare quel mondo e quella vita che le aveva procurato solo dolore e sofferenza.
Non aveva più nulla, non sapeva che fare e dove andare. Non aveva un posto dove rifugiarsi. Nulla. Era sola e stava male.

Senza rendersene conto era arrivata sotto il portico dove la volta scorsa si era scontrata con quel meraviglioso ma odioso ragazzo di strada del quale non conosceva il nome.
Non aveva forze e la consapevolezza di quel che sarebbe stato di lei la fece appoggiare al muro dietro e scivolare lentamente a terra fino a sedersi dolorante. Smetteva di combattere, avrebbe assecondato il destino che voleva cancellarla dall'esistenza.
Questo sarebbe stato.
Il nulla assoluto.
Infine il buio l'avvolse facendole perdere i sensi.
Non sentì nemmeno la presenza di una persona che le si avvicinò prendendola in braccio.


/ Sono nato arrogante
Lascia che ti uccida per un attimo/

- Metallica -