Smoke On The Water

CAPITOLO 3:

LACRIME DI TEMPO

/Tears of time - lost in the light
Tears of pain - found in the self
Deny your equals
Destroy the testimony of days past
The door of damnation open
Reason as goal
Destroy the beast in your thoughts
Like the dust in your hands.

Tears of time - lost in light
Tears of time - just an illusion/

- Crematory -


Era come volare. Oblio. Dimenticanza. Nuotare nel buio completo. Il corpo era ancora consistente o privo di materia? Chi era? Il non ricordo si ampliava sempre di più. Cecità. Maestra seducente nemica del sole. Vita infame. Dove era? Che succedeva? Era qualcuno oppure solo una semplice aggregazione di pensieri di più persone? O magari un insieme di sentimenti estranei...erano suoi? Confusione. Caos. Immagini di una vita improvvisamente le arrivavano alla mente. Una vita dura di lacrime mai versate. Lacrime calde che fuoriuscivano ora dai suoi occhi chiusi, lacrime incoscienti non provocate e volute da se stessa...lacrime provenienti da un corpo privo di sensi. Da un cuore insanguinato. Da una mente vagante che sveglia non avrebbe mai permesso che scendessero. Al dolore per le percosse fisiche si aggiungevano il dolore per la violenza sessuale. Quella violenza da lei dimenticata. Le immagini crudelmente non smettevano, come un film procedevano impetuose. Vestiti strappati via, mani sul corpo da bambina, bocca sulla pelle liscia, lingua dappertutto...persino là....in quella sua piccola parte intima ancora pura e immatura...schifo, ripugnanza, impotenza....ogni particolare in quel film le arrivava....con la sensazione di voler vomitare mentre l'uomo entrava in quella bimba con forza, opposizione inutile. Grida. Pianti. Nessuno veniva in aiuto. Lui che faceva i suoi porci comodi godendo in quel corpo ancora da sviluppare. Dilaniazione. Follia di quella piccola e innocente vittima. Lei che appena mollata si alzava e con sguardo posseduto e pieno di odio gli si buttava addosso mordendogli la lingua ancora fuori di quel grosso maiale schifoso. Sangue sulle loro bocche che scendeva lungo il collo e il corpicino esile nudo. La reazione troppo violenta di lui. Lui che prendeva a picchiarla furioso. Lei che riusciva a fuggire e ad infilarsi in cucina e priva della ragione, piena di disperazione e di voglia di vivere e rabbia afferrava uno di quei coltelli grandi per la carne, quelle piccole mani tremanti che, presa per i capelli, affondavano l'arma nel grosso corpo dell'uomo nel petto. Sangue, ancora sangue che schizzava fuori da quell'essere ripugnante. Sangue sulla bambina. Sangue dappertutto. Negli occhi, nei capelli, nel volto, nella sua violata nudità. Sangue. Morte del mostro. Privazione dei sensi della dilaniata creatura di quel film che stava vedendo senza volontà. Oblio. Dimenticanza. E la sua vita che proseguiva dopo la morte del padre bastardo, padre che l'aveva violentata, padre ucciso da lei. Turbe psicologiche, problemi comportamentali. Istituti. Famiglie adottive. Nuove violenze segrete. Violenze fisiche. Ma mai più lacrime. Mai più lacrime. Mai più debolezza. Mai più nulla. Mai più donna. Di chi era stata la vita appena vista? Quel....film micidiale e troppo crudo per essere vero e ricordabile, sostenibile dalla mente di un essere umano normale....troppo...quelle immagini erano di qualcuno ed erano così forti da far agitare Alexis nel sonno. Piangere. Gridare. Disperare. Priva di sensi in quel luogo sconosciuto. Piena di lividi e ferite sue. Piena di dolore. Piena di una cosa mai uscita prima d'ora, era una voglia, voglia di esistere. Ma di chi erano state quelle visioni avute?
Quella era una vita.
La sua vita.
Appena se ne rese conto spalancò gli occhi di scatto, erano come spiritati, si alzò a mezzo busto, non respirava. Era terrorizzata e il volto martoriato stravolto. Non vide il ragazzo accanto a lei che la guardava. Non vide nulla. Un grido le uscì dalla gola. Un grido allucinato come la sua espressione. Un grido assordante che le partiva dalle viscere. Un grido da brivido, raccapricciante....che graffiava i muri più interni del cuore di una persona gelida. Poi il silenzio e ancora il buio per ricadere stesa addormentata nuovamente. Sembrava essersi calmata. Forse quegli incubi erano andati via.
Questo si disse il ragazzo accanto che assisteva. Il ragazzo che curava il corpo martoriato di un ragazzino disteso nel suo letto. Quello stesso ragazzo che soli pochi giorni prima l'aveva incontrata salvandola e litigando. Assurdamente si erano rincontrati ed ora sembrava che Alex, creduta un 'lui', fosse stata ritrovata priva di sensi dal misterioso ma odioso sconosciuto e portata a casa di lui.
Si trovava addormentata nel suo letto da un giorno intero. Era seduto accanto al materasso occupato dall'individuo steso e addormentato, lo osservava attentamente. Non sembrava preoccupato, anzi, l'espressione impenetrabile non lasciava trapelare nulla. Scrutava attentamente i lineamenti effeminati e delicati del ragazzino. Aveva il volto rilassato e calmo, finalmente. La pelle era ancora sudata e lucida, ma sempre pallida, i capelli erano neri e legati in una coda bassa attorcigliata attorno all'elastico, alcuni ciuffi sfuggivano appiccicandosi al viso. Il grande cappello largo era abbandonato sul comodino. Il petto che pareva proprio piatto si alzava e abbassava regolarmente. Ormai il peggio sembrava passato. Lentamente passò gli occhi su tutto il corpo esile coperto da lividi e vestiti larghi di strada. Infine lo sguardo si soffermò sulla bocca curata poco prima da lui. Era rimasto solo un taglio sul labbro inferiore, ma era sempre una bella bocca carnosa e ben disegnata...le espressioni che assumeva sempre erano sicuramente da uomo, senza dubbio, ma i lineamenti da donna traevano in inganno.
Presentava diversi tagli sulle parti visibili e lividi sugli occhi e zigomi...chissà quanti ne aveva sul resto del corpo. Tornò sul bel volto e istintivamente provò una strana cosa dentro di se...definibile come...attrazione o simile. Eppure non fece nessuna piega, non era da lui. Presto fece tacere i suoi impulsi strani ammettendo candidamente in modo molto ironico per far cadere la cosa, di essere un pedofilo gay pervertito.
Non si chiese cosa potesse farlo soffrire tanto, nemmeno lo giudicò o lo biasimò...si limitava a tenerlo con se.
Improvvisamente si ricordò dell'impegno di quella sera che non poteva certo rimandare. Senza aspettare oltre si alzò ed uscì di casa così com'era lasciando Alex sola a riposare.
Dopo una mezz'oretta anche lei si svegliò. Prima di alzarsi rimase stesa per un po', non era molto sicura di essere ancora al mondo, si passò una mano sugli occhi e a fatica si alzò a sedere. I capelli sullo sconvolto andante come ogni cosa di lei lasciava chiaramente vedere, l'aria di chi è più di là che di qua. Cominciò a guardarsi intorno. Era in una casa sconosciuta, dunque era stata raccolta da qualcuno, l'abitazione sembrava grande vista da quella stanza dalla porta aperta e sembrava anche deserta, notando il silenzio tombale che regnava. Che fossero usciti lasciando uno sconosciuto mezzo morto solo a dormire? Ad ogni modo chiunque ci abitasse era sicuramente pieno di soldi...si capiva solo guardando quella camera....fu questa la prima constatazione vera e propria che fece.
La stanza da letto dove si trovava era spaziosa con un letto rotondo dalle notevoli dimensioni, non aveva mai visto un letto di quella forma ed era al centro della stanza. In un angolo strategico c'era un televisore gigante, la parete sinistra rispetto al letto presentava una porta che dava in un'altra stanzetta adibita a guardaroba e spogliatoio, era mezza aperta e si intravedevano molti vestiti appesi. La parete destra sempre rispetto al letto centrale era una vetrata che si espandeva su tutta la sua superficie affacciandosi sulla terrazza ampia, da lì si poteva intravedere tutta la città dall'alto e la notte carica di nuvoloni pieni di neve pronta a scendere da un momento all'altro. Chissà che freddo faceva fuori...si trovò a rabbrividire al pensiero della temperatura esterna e si voltò da un'altra parte. Dietro il letto rotondo stavano comodini e mobili riempiti di vari aggeggi posti in assoluto disordine, si notava il filo di un probabile telefono spuntare da sotto migliaia di fumetti impilati coperti a loro volta da alcuni vestiti che erano sparsi anche sul resto della camera, non molto ordinata. Sui muri si vedevano mille foto e su ognuna appariva la stessa persona accompagnata da diverse altre. Accanto alla tv c'era un mega stereo con un signor impianto dalle casse professionali sistemate in punti strategici della stanza collegate anche ad altre posizionate in giro per il resto della casa per dare un ottima acustica ovunque. Da terra partivano pile e pile di CD, di video cassette e di libri che non avevano trovato posto nelle librerie che probabilmente erano nelle altre stanze. Un flash le passò per la testa dopo un po' che osservava una per una le foto appese e capì immediatamente di chi era l'abitazione...di quel tipo da lei identificato come odioso con il quale aveva litigato la volta scorsa. Non l'avrebbe mai dimenticato per la bellezza felina e per come l'aveva trattata.
Si alzò lentamente in piedi e con tutta calma strascicando i piedi a terra, girò per la casa visitandola scazzata. Constatando che non c'era nessuno, dopo essere stata in bagno a fare i suoi bisogni e a rinfrescarsi, tornò in camera, non le rimaneva che aspettare. Si sdraiò comodamente a gambe aperte sul materasso tondo e aprì il televisore, dopo un giro di canali si fermò su un programma musicale, entro breve l'aveva già dimenticato mettendosi a riflettere pensierosa. Lei non era mai abituata a sentirla, la musica, figurarsi a vederla; non la vedeva mai la televisione, le bastava rifugiarsi nel basket. Almeno fin ora le era sempre bastato...ora sembrava proprio non fosse più così. Per questo se ne era andata; camminando sempre su sentieri così scuri aveva finito per diventarlo anche lei scura. Non riusciva più a trovarsi e riconoscersi, doveva farla finita e cambiare vita. A cominciare dal sesso, la sua vita non era mai stata normale ed ora aveva un grande desiderio di averne una così. Nel suo stesso passato c'erano cose che lei non ricordava...a partire dalla sua vera famiglia d'origine....lei era stata adottata da molte famiglie e nessuna di esse l'aveva voluta tenere per molto tempo, finchè non era giunta a quella di ora che la picchiava e...bè, non amava rievocare quello che le facevano quelle due bestie. Ma il fatto era che del suo passato, dalla nascita fino ai 5-6 anni (anni nei quali era stata nella sua vera famiglia) non ricordava nulla, nemmeno le facce dei suoi genitori. E questo la spaventava...perché? Non era normale, tutti si ricordavano qualcosa della propria infanzia, lei no. Anche gli assistenti sociali e gli psicologi dai quali fu portata in seguito....se lei non aveva avuto problemi grossi non le avrebbero mai fatto fare tutte quelle sedute...Kate, l'assistente che si era sempre occupata di lei, le aveva detto che era stata trovata in condizioni pietose....e che...
"...se non ricordavo cosa era accaduto era meglio che non me lo dicesse nessuno, voleva che ricordassi io da sola, ma questo non è ancora avvenuto e ho paura di sapere cosa si cela nel mio periodo buio....ma allo stesso tempo devo saperlo. Kate mi ha spiegato che ho passato diversi anni in uno stato di shock, come se fossi in uno degli stati catatonici dell'autismo...mi spiegava molto bene quello che mi accadeva....eppure io ricordo quello che mi diceva e quello che mi facevano ma non quello che facevo io.....ovviamente tutto questo parte dai 7 anni in poi. È tutto così confuso e strano...gli psicologi sono riusciti a quanto pare a portarmi fuori da quello stato, poi però nulla...ho fatto molte altre sedute per capire cosa era successo in me e per farmi ricordare ciò che avevo dimenticato, ma non è successo nulla...non è cambiato nulla....ho solo appreso questo mio carattere duro e mascolino e l'amore per i miei capelli lunghi e neri. Non so ancora ora cosa sia successo ai miei veri genitori....devono essere morti, immagino....ma non mi dicono dove sono, nulla...e poi sono arrivata dagli ultimi due che hanno interrotto le terapie e il contatto con Kate. Ora sono sola senza più possibilità di conoscere la verità. Non ho nemmeno foto o vestiti di quel periodo. La mia verità rimarrà per sempre celata nella mia mente. Ricorderò mai? Non so...queste contraddizioni in me, queste turbe che ho e che avevo da piccola nascono da qualcosa...da cosa? Voglio ricordare veramente? Non so...non so ancora....e non credo che saprò mai..."

Cercando di ricordare quel che ancora una volta si era dimenticata, venne distratta da una canzone in tv. Era appena stato presentato un famoso cantante (famoso a detta del conduttore), le pareva che si chiamasse Alexander o qualcosa del genere. Cantava una bella canzone rap con un misto di rock....ah, non aveva idea di che genere fosse, ma la canzone si era sentita di recente abbastanza spesso(per quello che lei l’ascoltava...).
Ma il fatto che la fece saltar in piedi sul materasso con un unico colpo di reni, fu l'aspetto del cantante.
Quel tipo non solo indossava la sua maglia che aveva imprestato quella famosa notte al suo famoso e odiato salvatore che per di più ora l'ospitava in quella casa. Aveva anche la sua stessa bellissima faccia e il corpo da favola.
In breve il suo salvatore era anche un cantante più o meno famoso...rap o rock o che altro era un cantante che praticamente tutti conoscevano e riconoscevano...tranne lei!
Presto la rabbia si impadronì della ragazza che non aveva mai fatto fatica ad arrabbiarsi facilmente.
Quell'odiosissimo essere come diavolo aveva osato prendersi gioco di lei per tutto quel tempo? Puro, semplice e incontaminato odio le nacque dal cuore. Non capiva bene perché, ma Alex si sentiva presa per il didietro...e lei che stata cominciando 'quasi' a rivalutarlo...per di più appariva in tv con LA SUA MAGLIA!!!!!!
Forse che lo riteneva una forma di offesa o tradimento, questo? Non la si capiva bene ma quel che era certo era che Alex era fuori dalle grazie di Dio. L'aveva fatta sentire una stupida ed era la cosa peggiore...non poteva sicuramente scambiarla per una sua fan, nemmeno sapeva della sua esistenza fino a poco fa...ma questi pensieri vulcanici erano abbastanza incomprensibili anche per se stessa figurarsi se riusciva a capirli! Meglio lasciare che si arrabbiasse per conto suo!
- Figlio di puttana...-
Ringhiò fra i denti.
Era furibonda.
Decisamente non sopportava sentirsi stupida, ed ora era accaduto.
Si salvi chi può!
Aiuto!
SOS!!!


/ Lacrime di tempo - perse nella luce
Lacrime di dolore - trovate nell'animo
Rinnega i tuoi simili
Distruggi le testimonianze del passato
La porta verso la dannazione è aperta
L'obiettivo è la ragione
Distruggi la bestia che è nei tuoi pensieri
Come polvere tra le dita

Lacrime di tempo - perse nella luce
Lacrime di tempo - solo un'illusione/

- Crematory -