Storie Di Tutti I Giorni
CAPITOLO
3:
EHI
TU
/I
like the way you move – Bodyrockers /
Era
facile intuire come avessero sbagliato posto, logico che gli amici di
Adrian non fossero al Mac ma al Brio, peccato che ormai erano in
fila. La biondina alzò le spalle rassegnandosi ad un pranzo
a
due.
-
Allora, come è andato il primo giorno? -
Farfugliò
una cosa simile con la bocca piena di cibo che sputacchiava briciole
dappertutto, decisamente poco femminile come al solito, anche se il
suo aspetto ingannava poiché sembrava così dolce
e
gentile con quegli abiti giapponesi.
Marco
alzò un sopracciglio dall'arco deciso che non sembrava di
natura molto gentile. La bocca si esibì in uno strano
sorriso
a dire il vero molto chiaro, schifato sarebbe stato corretto, ma
decise di non fare la palla al piede, non era da lui, alzò
le
spalle e smise semplicemente di guardarla. Spostando la sua
attenzione all'hamburger piccolo e alto che avrebbe dovuto sfamarlo
fece la seconda smorfia, fortuna che aveva preso doppia razione di
tutto!
-
Bene, direi bene, normale insomma, nulla di che ... -
Allora
la ragazza ingoiò il boccone e senza preoccuparsi di pulirsi
dalla salsina sul mento continuò sorridente e petulante a
farsi i fatti altrui; lei non lo faceva apposta, era tanto per
parlare, odiava il silenzio!
-
Ma o è andata bene, o normale o nulla di che, insomma si
tratta di una scelta decisiva! -
Marco
non sapeva se prenderla sul serio o ignorarla, optò comunque
per la seconda e addentò il suo panino facendo cadere un
mare
di insalata e di salsa rosa contenuto in esso. Sbuffò e
finì
per fare la stessa figura della bionda, per cui le diede retta e
l'ascoltò.
-
Se ti sei trasferito da poco significa che non conosci nessuno,
quindi il tuo primo giorno di scuola è importante
perché
ti fai i primi amici, conoscenze, adocchi qualche gruppo interessante
... insomma, ti sarà capitato qualcosa da annoverare per il
tuo primo giorno. Che fai, a casa dici: nulla di che!? -
Non
lo faceva di proposito nemmeno ora, le veniva spontaneo, quel che
pensava diceva, chiunque esso fosse, non si accorgeva a volte di
risultare pesante. Fortuna che comunque aveva dei modi di dire e fare
che risultavano simpatici; bisognava avere molta pazienza con lei,
solo in quel modo ci si divertiva.
-
Si, mi è capitato qualcosa, ho conosciuto il mio primo
nemico
di questa città anonima! -
Fu
un misto tra il soddisfatto per aver trovato qualcosa da dire e il
seccato per aver dovuto tirare fuori i fatti suoi. Del resto lei gli
faceva un favore mangiando in sua compagnia.
-
Nella mia classe c'era un tipo a cui sono finito vicino di banco,
disgraziatamente. Non so cosa avesse contro di me ma credo che mi
lascerà in pace per il resto dell'anno ... -
-
Vuoi dire che l'hai pestato? -
-
Ehi ehi, calma ... ci SIAMO pestati. Ne ho date tante ma ne ho anche
ricevute, non so se si nota ma questo livido non è ombretto
... -
Cominciava
a tirare fuori il suo lato permaloso e la cosa fece sorridere Adrian
che si beccò un
-
Be', che ti ridi? Fa male! -
Dal
nuovo 'amico'.
-
E dimmi, come si chiama? Magari lo conosco; effettivamente non ti ho
chiesto in che classe sei ... -
-
Sono in IV A, il tipo si chiamava ... uhm ... fammi pensare ...
Andrea mi pare. Era un biondo che faceva il figo e voleva dare l'idea
di teppista e capo della scuola. Gli ho fatto vedere un po' come sono
fatto! -
Terminò
con un sorriso soddisfatto.
-
Andrea Bisi, per caso? -
-
Si, ecco, lui! -
La
bionda ricciuta si colpì la fronte con il palmo non credendo
a
quanto udiva; era tragicomica la situazione, fortuna allora che non
avevano pranzato col gruppo!
-
Marco, Andrea Bisi non è che fa il figo, teppista e capo
della
scuola ... lui in due parole lo è! -
Questa
volta alzò entrambi i sopraccigli.
Ma
che diavolo diceva quella pazza?
Sospirò
e gli spiegò.
-
Andrea è il rappresentante d'istituto, il primo della scuola
sia in studio che in sport, gli unici voti bassi che ha sono nel
comportamento perché è un teppista, diciamo mezzo
perché non ha la banda teppista, i suoi amici sono tipi a
posto, tranne la sua fidanzata. Ma dicevo: teppista e il più
popolare, stimato, rispettato e famoso della scuola non solo
perché
è intelligente, bravo in tutto, forte e pericoloso, ma anche
perché è il più bello, vince ogni anno
in un
modo o nell'altro quel titolo … oh, non so come faccia, ma
il
titolo glielo assegnano tutte le migliaia di donne che ci sono qua!
E’
un po' il capo, tutti lo seguono, lo imitano e se ha nemici finiscono
presto all'ospedale. Si passa da lui per ogni cosa, tutto quel che
dice e fa’ fa notizia, è anche fra i
più ricchi della
scuola. Uno di razza insomma.
Come
un Dio sceso in terra!
Se
non fosse per quel suo caratteraccio terribile, arrogante,
orgoglioso, testardo, presuntuoso sarebbe veramente perfetto.
Ho
reso un po' l'idea? Metterti contro di lui è come metterti
contro tre quarti di scuola, quella che non è ancora passata
per il pronto soccorso o che non è marcita a forza di
bocciature! -
Chiara,
cristallina. A chiunque avrebbe fatto un certo effetto
nonché
magri l'ombra di timore a sentire quella descrizione. Ciò
che
ottenne sul moro fu solo un sorriso, anzi un ghigno di sadismo misto
a divertimento puro. Quegli occhi azzurri che spiccavano in quel modo
fra i neri capelli, si illuminarono di una luce che
preoccupò
per un istante la ragazza.
-
Più interessante di quel che pensassi ... Andrea, eh? Bene,
bene; intanto quello di oggi spero sia stato solo l'inizio di una
lunga lezione. -
Era
come partito per un altro mondo con la quinta inserita nella marcia!
Adrian
si batté nuovamente la fronte con l’altra mano e
scosse
pesantemente il capo. Quel tipo era un suicida!
-
Ma mi pare che tu lo conosca fin troppo bene, non è che ti
interessa? -
Adrian
spalancò immediatamente gli occhi grigi e assunse un aria
che
lo accusava di pazzia allo stato puro:
-
No sei fuori strada! Si da il caso che Andrea faccia parte dei miei
amici e posso affermare senza dubbio che se c'è un capo nel
gruppo quello è proprio lui. Importante punto: il biondino
è
il fidanzato della mia migliore amica, teppista ma perfetta e
stupenda anche lei. Già, già ... avrai vita dura
se
pensi di potergli tenere testa, anche perché io non ti
sosterrei: gli amici sono gli amici! -
In
tutta risposta, lui prese ad ingozzarsi di patatine.
Adrian
cominciava a divertirsi, in fin dei conti era un tipo col quale non
ci si annoiava, proprio come Andrea. Sarebbe stato bello se avesse
fatto parte della combriccola anche Marco, se ne sarebbero viste
veramente delle belle.
-
Pensavo di esserlo anche io ... -
-
Pazzo teppista? -
-
No, amico tuo. -
Lei
si fermò dal mangiare tenendo la lunga patatina a
metà
bocca, poi riprese lenta a masticare; se uno così le diceva
una cosa simile come poteva cacciarlo? C'erano ottime
probabilità
che si concludesse con dei fuochi d'artificio e una storia d'amore di
quelle epiche.
Nonostante
il primo pessimo impatto cominciava a rivalutarlo anche
perché
sembrava non avere paura di Andrea e questo era una cosa importante.
-
Se sei disposto ad affrontare quei due Guerrieri e a sopportare
principalmente me e in secondo luogo Andrea e in terzo Kim ... -
Ma
come parlava? Marco se lo chiese ascoltandola, per dire che le
sarebbe piaciuto stava facendo dei giri assurdi. Non la capiva
proprio, una meno contorta non poteva trovarla?
Sembrò
capire il dilemma di comprensione del ragazzo, così
chiarì
subito:
-
Era un si, per me sei dei nostri anche da subito ma bisogna
presentarti agli altri e vedere che dicono; insomma, non posso e non
ho intenzione di dividermi solo perché tu non vai d'accordo
con Andrea. -
-
E gli altri vanno tutti dietro a quel pecorone? -
L'immagine
di Andrea come pecorone la fece ridere a crepapelle di una risata
spasmodica. Vedeva il bel biondo pieno di lana chiara su tutto il
corpo al posto dei peli e un viso allungato mentre faceva il verso
del vomito (il verso delle pecore). Esilarante, specie considerando
che il pecorone in questione aveva occhiali da sole, piercing e
bracciali borchiati nonché una rossa tutta curve che lo
cavalcava (Kim)!
-
No, non è per gli altri, ma proprio per lui.
Cioè,
preparati ad un'altra scazzottata! -
-
Ah, per me non sono mica problemi! -
-
Si, intuivo la risposta, ma sta tranquillo: se c'è Jo lui lo
convince e lo calma e se c'è anche Ale allora è
fatta.
Se non ci sono loro due quando ti presento allora prepara la cassetta
del pronto soccorso e i guantoni da boxe! -
Lui
non rise, non era tipo da capire le battute al primo colpo, tanto
meno ridere spensierato, rise lei per lui senza accorgersi che non
l'aveva capita.
Fu
in quel momento di spensieratezza che si udirono chiare e distinte
delle voci estranee di un gruppetto di ragazzi all'angolo della sala,
gremita di studenti. Parlavano ad alta voce di proposito,
strafottenti e antipatici.
-
Ehi, ma quello non è Marco Airoldi? -
-
Si, è lui; guardate, dopo aver ucciso il fratello e rovinato
la sua famiglia, viene a rovinarne altre qua ... -
-
Già, non gli bastava farsi mettere al fresco con tutte
quelle
accuse, ora è addirittura scappato di casa .. .-
-
Quello è proprio stupido, tutti dicono che è
pericoloso
ma in realtà ha solo perso il cervello. -
-
Si, far uccidere il fratello in quel modo al posto suo, che
ritardato! Era un grandissimo campione di basket e per colpa sua
ormai non c’è più. -
Marco,
l'interessato ai discorsi, si alzò di scatto dopo aver fatto
un espressione altamente lugubre. La fama pericolosa, a quanto
sembrava da quell'espressione, la meritava eccome e la prova che
diede subito dopo, lo confermò del tutto.
Sarebbe
stato meglio tenere la bocca chiusa, se lo dissero solo dopo averlo
provocato in quel modo: l'unica cosa stupida là dentro erano
proprio loro!
Adrian
lo capì anche senza conoscere a fondo il moro.
Senza
poterlo fermare in tempo, egli andò da loro alla
velocità
della luce e tirando il vassoio pieno di cibo in faccia all'ultimo
che aveva parlato, disse:
-
Ehi tu! -
Lo
prese per i capelli strattonandoli a fondo, lo fece cadere
all'indietro col tonfo della sedia e le gambe all'aria. Tutta la sala
si zittì e in un istante che aveva dell’irreale,
una cupola
di folla li circondò curiosa per guardare la scena.
- Brutte teste di cazzo, chi
è il ritardato? -
A
quanto sembrava aveva colto solo quel particolare di tutti gli
insulti e le cattiverie ricevute, o magari non aveva voglia di
parlare del resto del discorso. Gli altri non si fecero intimorire:
-
Tu, stronzo ... e vediamo di girare al largo che non abbiamo voglia
di sporcarci le mani! -
Arroganti
e presuntuosi quanto il ragazzo che rispondeva al nome di Andrea.
Possibile che al mondo esistesse gente così piccola di mente
e
mediocre?
-
Peccato che io la voglia di sporcare le mie, le abbia ... -
Non
si perse troppo in chiacchiere, non era da lui, andava subito al
sodo, le parole le lasciava come al solito a chi non sapeva agire.
Il
via alle danze lo diede una canzone che si distinte in mezzo alla
folla e al casino. Le casse sparse per gli angoli del locale fecero
un ottimo lavoro di caricatura e diedero modo a Marco di esagerare.
Era
una canzone da ballare scatenandosi chiamata I like the way you move
cantata dai Bodyrockers. Partiva con un certo rumore simil normale,
ovattato, e una voce che sussurrava una specie di incitamento, man
mano che procedeva la musica andava più veloce per poi
esplodere ad un volume alto e ritmato. Una canzone che provocava
molti istinti di andarci giù pesanti, una carica esaltante.
Fu
quello anche a dettare le regole dei pugni che partirono dalle mani
di Marco.
Colpì
subito uno di quei ragazzi sullo stomaco evitando di farlo urlare:
certo, mozzandogli il fiato in quel modo chi poteva gridare?
Ricevette
la risposta del suo compagno con un diretto in pieno volto, ma non
bastò per far sfuggire un lamento o una smorfia di dolore al
moro, era troppo fuori di sé.
Totalmente
trasformato, livido di rabbia, cominciò ad andare contro
tutti
e tre che inizialmente riuscirono a tenergli testa.
Marco
non avrebbe avuto pietà, non ancora. Avevano detto delle
parole di troppo e dove era nato era ben conosciuto per non fermarsi
facilmente una volta iniziato a picchiare qualcuno.
Ricevette
una gomitata in piena bocca che gliela spaccò e lui di
risposta gli spinse una sedia contro e ad un altro riservò
un
calcio volante all’indietro.
Fu
questo che mise KO il malcapitato e diede modo di constatare agli
altri due che non era più il caso di scherzare. Realizzarono
ciò troppo tardi per fermare il rivale, non ci sarebbero
state
suppliche sufficienti.
Tuttavia
ad interrompere l'imminente spaccatura di qualche osso,
arrivò
la sorveglianza del locale che a fatica fra la folla si fecero largo
riuscendo ad afferrarli fino a sbatterli fuori, minacciando di
chiamare la polizia e non farli più entrare.
Fosse
stato per Marco, avrebbero continuato anche fuori con o senza
polizia, ma c'era anche Adrian e fu pronta e veloce a trascinarlo via
quasi di peso: in pratica gli tirava orecchi e capelli.
Rimase
solo da realizzare, ai ragazzi ormai malconci e avventati, che le
voci su di lui erano tutte esatte. Sicuramente in prigione ci era
finito anche per cose di quel tipo!
Come
mai?
Semplicemente
perché laggiù non aveva avuto qualcuno pronto a
tirarlo
via per i capelli prima dell'arrivo degli sbirri.
-
Avevo intuito che fossi scemo ma non fino a questo punto: fare a
pugni con tre ragazzi in un locale pubblico è stata la cosa
più idiota che abbia mai visto, considerando che eri solo! -
Lo
sgridò severa nonostante non lo conoscesse, quel che
ricevette
da lui fu solo una chiusura ermetica nonché un cupo e
ostinato
mutismo, ma nonostante questo era facile intuire cosa gli passasse
per la testa in quel momento.
Chi
erano loro che si ergevano a giudici e Santi? Come si permettevano di
parlare in quel modo di lui e di suo fratello? Che ne sapevano di
quel che era successo realmente?
Rovina
famiglie, assassino, ladro, vagabondo ... tutte accuse sentite e
risentite mille volte e la minore era sempre stata ‘poco di
buono’
e ‘teppista’.
Era
stato cacciato, non era scappato. Lui non sarebbe mai scappato, ma
chi era tutta quella gente per sapere?
Per
un attimo aveva sperato, grazie a quella ragazza, di poter
ricominciare in un posto dove nessuno lo conosceva, invece
evidentemente si era sbagliato.
Si
sarebbe portato dietro per sempre quei fantasmi, senza poterli
né
ignorare, né cancellare. Del resto l'essenza delle persone
non
si poteva cambiare, lui ne era convinta.
Era
nato bastardo e sarebbe morto tale.
Ricordava
le parole insinuate appena udito e il fuoco gli tornò ad
accendersi nelle iridi chiare. Strinse i pugni spasmodicamente.
-
Porca troia ... -
Imprecò
a denti stretti mentre il sangue gli colava dal labbro e lividi
cominciavano a pulsare accanto a quello della mattina.
Non
si rese nemmeno conto che lei non parlava e anzi lo fissava
stranita.
Chi
era quel tipo?
Non
provava timore per nessuno, nemmeno per uno come Andrea, picchiava da
solo in quel modo rabbioso tre ragazzi e non negava delle accuse
pesanti come quelle ricevute.
Invece
di allontanarla, tutto ciò, l'avvicinò ancor di
più
a lui.
Prima
era solo un dubbio ora era una certezza.
Marco
le piaceva!