A Proposito Di Donne

CAPITOLO VII:

POSSEDENDO LA NOTTE
/ It takes a fool to remine sane - The Ark /
- C'è qualcos'altro che non so e che invece dovrei sapere? -
Chiese Gibbs con voce corposa ed irritata, premette sulle parole chiave che più lo irritavano e mentre lo faceva infuocava ulteriormente il suo sguardo penetrante puntato su colui che stava prendendo di mira, tanto per cambiare. Tony.
In sua difesa, questi, stringendo i pugni lungo i fianchi mentre anche lui cominciava a seccarsi ampiamente, rispose dopo un istante di scambio di sguardi, anche il suo aveva un che di bruciante ma il dover trattenersi per il luogo in cui si trovavano, davanti a tutta la squadra a lavoro, non gli piacque:
- No, da parte mia nulla. -
Avrebbe voluto parlargli liberamente e dirgli quanto ridicolo era arrabbiarsi per una sciocchezza come quella, del resto anche se Ziva lo sapeva che male c'era? Lui era troppo riservato sulla propria vita privata ... ok, anche Tony stesso era così ma se c'era qualcun'altro oltre a Gibbs di cui si sarebbe fidato ciecamente, quella era la sua collega. Inoltre era successo, non aveva scelto di confidarsi con lei, l'aveva costretto e tutti sapevano quanto Ziva sapesse essere insistente e asfissiante quando voleva sapere qualcosa.
Gibbs, però, non aveva gradito che qualcun'altro conoscesse la loro relazione. Era probabilmente già abbastanza complicata perchè erano due uomini, per di più capo e sottoposto, che stavano insieme, aggiungerci che qualcuno della squadra sapeva la loro relazione era decisamente rischioso. Gibbs non aveva mai condiviso nulla, o quasi, di sé stesso con loro nonostante li considerasse la sua famiglia e ci fosse molto legato. Era fatto così e ciò che sapevano non era perchè lui si era confidato con loro, era semplicemente venuto fuori.
Al momento, quindi, Gibbs si stava, detto volgarmente, vendicando della lingua lunga di Tony!
Ecco perchè qualunque cosa quest'ultimo dicesse non gli stava bene ed anzi era motivo di esagerato rimprovero. Non era mancanza di professionalità, piuttosto si poteva definire umanità: Gibbs era fatto così e su questo non ci pioveva, ecco perchè era solo capo squadra e non direttore!
Fra tutti quelli che avevano assistito ai continui esagerati rimproveri di Gibbs a Tony e alle conseguenti reazioni trattenute di questo, l'unica ad aver capito il motivo era ovviamente Ziva, anche se non avrebbe mai immaginato di poter essere in un certo senso lei la causa del loro probabile primo serio litigio.
Finalmente rimasti soli, Ziva avvicinò Tony furtiva e senza farsi sentire da McGee poco distanti da loro che eseguiva un incarico alla scrivania, mormorò sbrigativa ed interessata:
- E' colpa mia? -
Il ragazzo le lanciò immediatamente un'occhiata dove ancora il fuoco si poteva notare, era esasperato e lo si vedeva perfettamente. In quel momento ringraziò il cielo per aver detto tutto a quella ragazza, almeno avrebbe potuto sfogarsi. Non l'aveva mai fatto, era sempre stato dell'idea di tenersi i fatti suoi per sé, come Gibbs, e ci era riuscito abilmente ma a volte non era possibile, l'aveva imparato a sue spese.
Ora il fatto che con Ziva ci fosse comunque un buon rapporto di amicizia, per lo meno da parte sua, era certamente una buona cosa.
- Cavolo, sono solo stato costretto a dirtelo, non è mica colpa mia! Perchè non se la prende con te e col tuo ficcanasare continuo? -
Esordì quindi Tony lasciandosi momentaneamente andare.
Ziva non gradì molto questa specie di insulto ma riconobbe che se lo meritava. Le dispiaceva averli fatti litigare, teneva molto ad entrambi: Gibbs era per lei una specie di padre e Tony come un fratello ... anche se le cose, forse, se non avrebbero già preso quella piega insolita sarebbero potute diventare decisamente diverse per lei. Lei non criticava affatto nessuno di loro due, li ammirava nonostante non l'avrebbe mai dimostrato apertamente, questione di carattere; se loro stavano insieme non c'era niente di male, in altri che non fossero loro si poteva discutere ma visto che si trattava di Tony e di Gibbs nessuno poteva toccarli!
- Bè, che aspetti a far pace? - Disse lei in tono ovvio, era il suo modo per aiutarlo e rimediare.
- Che mi passi l'istinto omicida! - Rispose secco lui, sempre sottovoce. Non era certo una passeggiata fare certe ammissioni ma se riusciva ancora a scherzare un po', in fondo non era proprio così tanto arrabbiato.
- Tony, seriamente, non permettere che una sciocchezza simile vi rovini già ora! -
Il ragazzo sospirò facendo finalmente un espressione seria. Cominciava a sbollirsi man mano che capiva un punto di vista esterno: Ziva aveva ragione, era una sciocchezza e non parlarsi per una cosa simile era da stupidi, uno spreco. Con uno sguardo ravvicinato e pensieroso si trovò a riflettere sul fatto che, in fin dei conti, aveva fatto bene a parlarne con lei. Passava momenti in cui se ne pentiva ed altri in cui ne era contento, tutto sommato, però, non riusciva mai a pentirsi veramente di ciò che faceva, era troppo convinto di sé stesso ed egocentrico per farlo.
Per questo somigliava a Gibbs, per questo in un effettivo stringimento del loro rapporto si assisteva a facili litigi. Erano due teste calde e nel momento in cui smettevano di trattarsi e vedersi come capo e agente, scoccavano le scintille.
- Si però i ringraziamenti per questi preziosi consigli me li tengo per me visto che questo casino è solo per colpa tua! - Ci teneva a sottolineare questo, come ci teneva ad essere sé stesso. Cioè il sé stesso pubblico.
Il sorrisino ironico di Ziva fu una sufficiente risposta, in fondo, molto in fondo, aveva ragione e quello era il suo modo per ammetterlo.
Fu la sera a vedere il loro chiarimento. Un chiarimento che di tranquillo e pacifico ebbe decisamente poco, in fondo. Proprio come era da aspettarsi da loro.
Quando la porta del garage (od officina che dir si voleva) di Gibbs si spalancò, questi capì chiaramente che chiunque fosse entrato ce l'aveva con lui. Senza alzarsi dalla barca che stava costruendo, ascoltando i passi spediti giù per le scale, si preparò ad una nuova discussione con Tony.
- Gibbs! - Irruppe così il ragazzo giungendo a qualche metro da lui, non ricevette risposta dall'altro che rimanendo chino gli diede ancora le spalle. - Gibbs! - Richiamò di nuovo mettendo le mani ai fianchi, attendeva che si girasse, non gli andava di parlare a qualcosa di più simile ad un muro che ad una persona ...
Non ottenendo ancora risultati positivi, con uno sbuffo seccato ci riprovò aggiungendo qualcosa che lo spingesse almeno a rispondergli:
- Non dobbiamo forse parlare? Pensavo che non fuggissi mai da nulla! - Era un azzardo parlargli così ma non gli avrebbe mai più mostrato timore, rispetto sì ma non timore o la loro relazione non sarebbe potuta andare avanti.
Fu una cosa che colpì nel segno tanto che né un muro né una persona reagì a quella provocazione, bensì una molla di quelle potenti che non volevano altro che scattare. Gibbs finalmente si alzò veloce e girandosi arrivò in un soffio davanti al ragazzo che, inghiottendo istintivamente, si disse che era stato anche troppo bravo:
- Chissà, forse mi hai contagiato! - L'allusione brusca e acida arrivò come era normale vista la situazione, lo sguardo non prometteva nulla di buono ma dal momento che l'altro non aveva molto da invidiargli e che aveva tutta l'aria che non avrebbe mollato facilmente, aggiunse: - E comunque mi risulta che qua sei tu quello che, tanto per cambiare, si è dimenticato di dirmi un particolare! -
Tony strinse la propria presa ai fianchi, cercava ancora di trattenersi, non voleva che le cose degenerassero ma ora che aveva la sua attenzione poteva provare ad aggiustare le cose:
- Gibbs, è una sciocchezza litigare per una cosa simile! Ormai è fatta e poi lei è Ziva non un estranea! Sai quanto sa essere stressante se non le si dice quello che vuole sapere! - Una luce negli occhi chiari dell'uomo più grande espresse quante altre cose sarebbero uscite quella sera, infatti con un'alterazione crescente che cercava di essere gestita alla meglio, ribatté:
- Appunto, si tratta di Ziva, non di una a cui non gliene frega nulla di te! E poi ha provato a far parlare anche me ma guarda caso ho resistito e sono stato zitto! -
- Ma che dici? - Non riusciva a capirlo completamente, alludeva a cose che non aveva decisamente mai considerato trovandole assurde.
- Sei un agente e non capisci le cose più evidenti? - In Tony l'espressione interrogativa prese il posto delle parole che non aveva momentaneamente, così Gibbs proseguì decisamente più esasperato: - L'hanno capito tutti, Tony, tranne tu! -
- Che Ziva è una pazza criminale? - Disse scherzando, un'altro aspetto che gli usciva sotto pressione oltre ai modi bruschi e secchi 'alla Gibbs'.
- Che tu le piaci! - Silenzio. Finalmente si zittirono subendo l'effetto delle parole che si stavano poco dolcemente dicendo contro. Per Tony fu una cosa assurda sentirsi dire ciò, non ci avrebbe creduto nemmeno se lei stessa glielo avrebbe detto, avrebbe pensato ad uno scherzo di sicuro. Lei era ... Ziva! Non poteva innamorarsi di lui, lo maltrattava tante di quelle volte ...
Poi lo realizzò e così come lo pensò lo disse senza riflettere:
- Sei geloso? -
La reazione che si aspettò però fu diversa da quella che accadde: semplicemente Gibbs con un tono ovvio e quasi incredulo per il fatto che non l'avesse capito prima da solo, rispose:
- Si! - Poi in un secondo momento mentre lo stordimento dell'interlocutore pervadeva ogni più piccola particella calmando gli animi, continuò meno aggressivo ma sempre con quell'aria logica e di fondo brusca: - Tu non lo sei, che ne so, di Jen? -
/ Wonderful life - Zucchero /
Fu solo lì che capì a pieno il suo stato d'animo e le sue reazioni. Era un problema provare ad instaurare qualcosa di più approfondito con quell'uomo, Tony lo realizzò a fondo in quell'istante, su due piedi. Gibbs, come sempre, aveva ragione però gli sarebbe piaciuto averlo capito prima e risparmiarsi quell'inutile litigio. Si passò le mani fra i capelli mentre anche il sudore che gli imperlava la fronte per la fatica mentale appena fatta, scemava. Infine tornando a guardarlo più calmo e arrendevole rispose sospirando con ancora le funzioni vitali accelerate:
- Immagino sia così. - La voce che gli uscì fu più docile e roca, piacevole da ascoltare. Questo provocò un immediato istinto in Gibbs che gli permise di allontanare la propria ira e quant'altro. Le cose si stavano sistemando e tutto sommato era successo in fretta: nemmeno uno spargimento di sangue, meglio di così ...
- Allora la possiamo finire? - Anche la sua risultò bassa e roca, decisamente piacevole. Fu solo un passo di quest'ultimo ad annullare completamente la distanza fra loro e i brividi li percorsero mentre insieme a quelle semplici parole calme, le sue mani afferrarono decise i lembi della camicia del compagno, i primi bottoni già slacciati.
Attirato a lui, Tony sussurrò rimanendo semplicemente serio:
- Però avrei potuto dirtelo prima ... che Ziva lo sapeva ... - Faceva fatica a rimanere in sé e ragionare, l'istinto si stava risvegliando e non era certo quello delle conversazioni. Era un istinto basico di chi voleva far veramente pace e sancire la fine di quella piccola tortura di quei giorni. Gibbs fece un mezzo sorriso, uno di quelli appena accennati che non rivelavano il suo pensiero, poi sentendo la stessa cosa di Tony, mise la parola fine:
- Adesso basta. - Col suo solito modo di fare imperativo, lo stesso che poi lo vide attirarlo ulteriormente e cancellare anche quei pochi centimetri che erano rimasti fra loro. Posò le labbra sulle sue e quando finalmente i sentimenti tempestosi, le parole urlate e la fatica per trattenersi si dissolsero, togliendo la sicura a loro stessi, concessero un miglior accesso l'uno all'altro cominciando a fondere la bocca con quella del compagno, aprendola per poi socchiuderla per poi riaprirla di nuovo e continuare quel gesto di provocazione e di finta ritirata. Con desiderio crescente piegarono ulteriormente le teste per poi spostarle ancora, ottenendo un unione maggiore insieme alle mani di Tony che frenetiche cercavano le braccia altrui e poi su, sulle spalle. Tanto possessivo nel prenderlo Gibbs, quanto sicuro nel chiederlo Tony.
Quando anche le loro lingue cercarono quella dell'altro iniziando un esplorazione all'interno delle rispettive bocche, incontrandosi e lottando come era nel loro stile, con vigore e decisione, la fretta di approfondire ed avere di più aumentò, divenne impellente. Come se stare separati avesse tolto del tempo prezioso ad un unione che poteva anche farli impazzire se non fosse avvenuta subito.
Il bacio proseguì facendosi sempre più profondo e quando si espanse al di fuori delle loro labbra, con l'adrenalina e la voglia che saliva e faceva chiedere loro sempre di più, seguirono ogni desiderio. Fu Gibbs a prendere prima l'iniziativa per andare oltre a ciò che avevano fatto fino a quel momento. Uscì dalla sua bocca proseguendo ad assaggiargli la parte pulsante sul collo e mentre le mani finivano di slacciargli la camicia togliendogli ogni indumento, Tony si trovò fuori dalla sua coscienza e con premura a fare altrettanto, con occhi chiusi ed un espressione di sforzo che indicava il suo bisogno. Le sensazioni scaturite da quei gesti furono sempre più devastanti. Non era certo la prima volta che lo faceva anche se ammetteva che con un uomo lo era.
Il punto era che con Gibbs era diverso.
Si trovarono presto contro il muro e mentre il tempo diventava sempre più veloce e lo spazio si annullava, le gambe divennero come gelatina per il più giovane quando il compagno cominciò sapientemente ad occuparsi di ogni parte del suo corpo, giungendo infine con quelle mani forti ed esperte alla sua parte intima. Si sentiva avvolgere e l'eccitazione cresceva tanto che non si rese conto di scivolare giù sul pavimento. Senza riuscire ad andare in un posto migliore, senza capire che quello non era il più adatto, senza volere altro che andare oltre, continuare.
Cominciò ad emettere dei mugolii di piacere mentre si mordeva le labbra, dimentico dei particolari che fino a quel momento l'avevano frenato.
Trovare un coinvolgimento emotivo, mentale e fisico e non riuscire a fermarsi, andare avanti chiedendo di più, aprendosi fisicamente al compagno che continuava quell'esplorazione simile ad una tortura, sentire la virilità altrui contro di sé, sentire quei desideri crescere d'intensità e cercare un ritmo che andava sempre più in crescendo man mano che si chiedeva ed otteneva di più. Senza fermarsi, senza poter assolutamente farlo.
Senza vergogna o barriere, nemmeno un ostacolo.
Sconvolgente non per ciò che facevano e nemmeno per il come, un atto molto semplice e pieno in sé, sconvolgente per quello che sentivano e il voler di più.
Inizialmente fu Gibbs a fargli provare cose talmente forti e piacevoli da costringerlo a rimanere immobile premuto contro la parete , con la testa all'indietro, sforzandosi di non farlo finire subito, di rimanere ancora in sé, di continuare. Successivamente il desiderio di ricambiare, di provocarlo e portarlo sul suo stesso delirante piacere lo spinse con fatica a piegare la testa in avanti contro la sua spalla, poi iniziando a mordicchiarla riuscì a farlo staccare leggermente dalla sua parte così visibilmente eccitata portando le mani su quella di lui, cominciando a muoversi e trasmettergli esattamente le medesime cose nel medesimo momento in cui le provava lui.
Crescendo ancora in ogni gesto e gemito, senza riuscire a fermare quel frenetico desiderio e piacere, senza smettere di volere di più, sapendo che ci sarebbe stato.
Volendolo non solo col corpo ma soprattutto con l'anima, per avvicinarsi di più rispetto alla piccola lontananza avuta ultimamente.
Vendicandosi, in un certo senso.
E poi riappropriarsi delle labbra l'uno dell'altro dopo averle cercate alla ceca, trovarle e non mollarle più per molto, continuando quel bacio continuo e forte, con quel fuoco che li bruciava ma che gli impediva di smettere. Lottando ancora con le lingue, assaggiandosi e scambiandosi i sapori, sentendo quanto morbido era l'altro e nel frattempo preparare l'amante sotto di sé al passo successivo, ad un completamento di quell'atto d'amore e di passione.
Fino a concluderla e chiedere-avere di più.
La totale possessione.
Fu Gibbs quindi a girarlo e a scivolare in lui dapprima delicato e lento, sospendendosi per dargli il tempo di abituarsi, in seguito quando il fiato tornava lento e a fatica, riprendendo a muoversi con calma per riprendere quel ritmo interrotto. Fu dura all'inizio, non fu facile ma nell'istante si rese conto, Tony, di quanto uguale al loro rapporto fosse quel loro fare l'amore. Aversi e possedersi, chiedersi e concedersi, volerlo quasi come un ordine, averne bisogno fino a non capire più nulla, fino a non comprendere se è per il dolore o per il piacere che si sta in quel caos così piacevole ed incomprensibile.
Dimenticandosi ancora e ancora e ancora di dove si è e quanto tempo si è lì così. Prendendosi quel che serve, quel che si vuole, stando lì con l'altro.
Entrando ed uscendo, spingendo dentro i propri sensi, i desideri, l'animo e il sentimento e chiedendo in cambio quelli del compagno.
Andando avanti senza fermarsi, senza rimpianti, senza poter smettere.
Credendo di poter continuare all'infinito, convincendosi e capendo quanto giusto sia stato arrendersi e lottare ed insistere.
Fu nell'apice che raggiunsero l'orgasmo in un unico movimento profondo e gemito di piacere.
Coi battiti fortissimi, il respiro affannato, i corpi umidi e il sangue che scorreva veloce ed intenso elettrizzandoli senza ancora farli ritornare in loro. Tremando e tendendosi fino allo spasmo, cercando di entrare il più possibile nell'altro.
Fu un lungo momento in cui Gibbs crollò su Tony, rimanendo in quella posizione ma senza forza, cercando di riprendersi la propria mente e la propria volontà, fu un lungo momento che lasciò entrambi a cullarsi in quell'atto speciale appena avvenuto.
Poi quando parte delle proprie facoltà tornarono, fu il più grande a mormorare all'orecchio al più giovane, quasi senza fiato ancora, con voce roca e per poco inudibile.
- Ora posso anche perdonarti! -
Quell'ironia lontana perennemente presente fece convincere anche Tony che ciò che sosteneva Ducky in ogni momento era vero: avevano un che di simile loro due e probabilmente se così non fosse stato non sarebbero potuti stare insieme a quel modo.
Fu un semplice e naturale sorriso radioso che gli rispose, uno di quelli che piaceva tanto all'altro e che lo spinse a farne uno identico a sua volta, dimostrando una volta di più ciò che erano.
Cosa?
Proprio una gran coppia!
FINE