ABSOLUTION
CAPITOLO 11:
PURIFY
/Izzy/
Di norma sono un tipo reattivo dal sangue freddo che nel giro di un
minuto riesce trovare la spiegazione a tutto, ebbene ora mi chiedo come
mai non riesco a connettere alcun pensiero coerente e sensato che abbia
una qualche utilità.
Fisso lo sguardo nell’apparente vuoto nero dove è
appena sparita Mimi, dimentico i miei muscoli facciali e li lascio in
pieno stupore e forse anche terrore, non terrore per un pericolo o
qualcosa di simile, terrore per mancanza di una persona importante.
Questo è tutto ciò su cui riesco a ragionare.
Mi manca il respiro e quel che so dire è:
- Mimi… -
La prima cosa che sento sono le urla dei bambini nella
‘gabbia’ di fili elettrici, i più
piccoli si spaventano e finiscono per assordare tutti, il caos in poco
dilaga e la mia voce flebile viene sovrastata da quella di Tai che in
poco si trascina tutti gli altri che urlano agitati il nome di Mimi,
fra tutto questo che non mi aiuta a trovare il controllo di me sento
solo Sora che cerca di calmare tutti:
- Non serve a nulla, basta! -
Avrebbe ragione e la sosterrei normalmente se non fossi così
emotivamente coinvolto come da molto non mi accadeva.
Nel giro di un attimo mi trovo del tutto senza controllo.
Calmarmi?
Non serve a nulla? Quando c’è da mantenere la
calma solo il primo a riuscirci, ma solo se so che serve, ora penso
solo una cosa: una persona è sparita e quella è
la mia donna, io penso che devo fare quanto è oltre il
nostro potere e limite per ritrovarla. Perché in una delle
rare volte assaggio l’egoismo. Lei deve tornare da me o
io… io senza… il breve pensiero di me senza Mimi
mi lascia dentro un caos che mi getta nella paura, non capisco
più nulla, prendo Sora che dice di stare calmi,
l’afferro per le spalle e la scuoto senza delicatezza, sento
il mio
volto livido di rabbia mentre le persone sanno solo essere inutilmente
seccanti… e dicono… basta...
- BENE, DIMMI ALLORA COS’E' CHE SERVE!? DIMMI COSA DOBBIAMO
FARE TU CHE LO SAI! DIMMI! BASTA COSA!? BASTA COSA!? -
Non avrei voluto ma ora so solo una cosa, Mimi è stata
rapita, una delle cose più belle e preziose della mia vita
che mi fa sentire diverso da come sono sempre stato, la mia famiglia,
mia… non c’è, potrebbe non esserci, per
quel che ne sappiamo potrebbe essere già morta…
perché non si tratta di giochi di bambini, si tratta di cose
sconosciute e non abbiamo idea di nulla, non sappiamo cosa serva e cosa
non serva, ma io calmo ora non riesco minimamente a starci.
Non se ne parla!
TK mi separa da Sora mentre lei un po’ shockata dalla mia
reazione mi fissa inebetita, vorrebbe rispondere ma non sa cosa dire e
la mia immagine si riflette nei suoi occhi sgranati, nei suoi e in
quelli di TK… vedono una persona che non riconoscono,
sconvolta e fuori di sé.
Ho perso controllo.
- Basta lo dico io! Vediamo di
calmarci e ragionare da persone adulte! -
E’ Matt che con voce ferma e piatta ammonisce tutti, nel giro
di poco anche i bambini stanno zitti, sento gli occhi di tutti puntati
addosso, non credo di farcela, non ancora, perché in questi
momenti finisci per pensare ad ogni male peggiore, ti rendi conto che
in realtà nelle tue mani non c’è nulla
e che anche se daresti la vita per chi ami, questo non servirebbe a
proteggere nessuno.
Contraggo i muscoli del volto e del corpo, stringo i pugni e mi scosto
dagli altri mentre i miei occhi diventano di gelo ricacciando quel
qualcosa che mi preme per uscire.
Non è il momento di lasciarsi andare ±O nuovo.
Kari mi si avvicina e con fare che somiglia molto a quello di Mimi, mi
tocca la spalla per darmi conforto e sicurezza, tutta quella che ora mi
manca. Detesto stare così.
- La troveremo, dai… -
Ma le frasi fatte non mi sono mai piaciute, sono sempre andato sui
fatti eppure il mio computer ora mi sembra solo una presa in giro
all’intelligenza di cui dovremmo essere dotati. Preferisco
non dire nulla.
Non dirò nulla.
Solo che se le succede qualcosa a lei e al piccolo, non
riuscirò a tornare in me, in quel caso.
Non penso proprio.
/Mimi/
Una sensazione di intorpidimento mi fa aprire a fatica gli occhi, non
è facile tornare in me solo per ricordare dove sono;
l’unica cosa che realizzo chiaramente è che sono
scomoda e non mi piace, non capisco esattamente nulla.
Di norma sono lenta ad apprendere e sono decisamente poco reattiva,
eppure l’unica cosa che riesco a comprendere al volo
è se è una situazione positiva o meno: quella in
cui mi trovo ora è sicuramente negativa!
Apro gli occhi e noto il buio, poi metto a fuoco ma non si notano
sostanziali differenze. Con forza mi metto a sedere, faccio fatica, il
mio fisico è indebolito e spossato, prima sono svenuta per
lo spavento non perché mi è stato fatto del male
fisico, quindi ora teoricamente dovrei stare bene, è solo il
pensiero che la mia pancia è aumentata paurosamente che mi
destabilizza oltre il necessario.
Il pavimento sembra non esserci eppure è solido
poiché al tatto si sente, alzo lo sguardo intorno e nel buio
si notano come una fitta rete di quei fili di prima, ora sono molto
più piccoli e sottili, una convergenza fra tutti quelli che
esistevano che formano il nucleo circolare di questo cuore in cui mi
trovo.
Devo essere stata rapita ma qui non vedo nessuna persona. Aguzzo la
vista, forse dovrei alzarmi e provare ad esplorare anche se non mi
sembra grande.
Ricordo solo che poco prima ero con gli altri e cercavo di ascoltare i
bambini e subito dopo mi sono alzata in cielo circondata da qualcosa di
indefinito… ricordo lo sguardo di Izzy che ho cercato, ho
pensato che ora lui mi avrebbe tirato fuori dai guai come sempre ma lui
mi guardava senza crederci e poi nulla. È stato tutto veloce
e sono svenuta.
Il pensiero di Izzy mi tranquillizza, anche se sul momento non
è riuscito a fare nulla sicuramente ora combinerà
qualcosa, non devo temere, ne sono sicura, subito arriva e mi tira
fuori con una delle sue ingegnose idee, io lo abbraccerò e
poi probabilmente si imbarazzerà, è bello quando
è imbarazzato.
Non mi preoccupo minimamente di come andranno le cose poiché
ho fiducia in lui e da quando mi sono messa con lui ho cominciato a non
avere più paura, sono contenta perché non piango
per le sciocchezze e mi sembra di essere forte come Izzy, come anche
lui vorrebbe che io fossi, non me lo dice però lo capisco. A
lui dispiace quando io sono triste o mi lascio andare o piango
perché si sente inutile e non lo sopporta.
Spero che ora non si senta così, non posso fargli cambiare
pensiero e rimetterlo in carreggiata, sono momentaneamente lontano da
lui.
L’idea che in questo stesso posto ci sia anche Izzy mi
tranquillizza e mi dona la calma necessaria per non peggiorare le cose.
- C’è nessuno? -
Mormoro provando ad ascoltare con attenzione.
Subito un’ombra si frappone fra me e un angolo più
luminoso degli altri che però non sono riuscita a vedere
bene. È strana quella luce, è intermittente, come
se fosse quella di un computer, ma in un posto simile non possono
essercene… vero?
Effettivamente pensandoci meglio non so assolutamente che posto sia, so
solo che non mi piace!
Cerco di mettere fuoco questa ombra ma non ci riesco, per quanto mi
sforzi rimane sempre e solo un ombra.
- Chi sei? -
Chiedo con un certo timore e gentilezza naturali.
- Io sono il futuro. -
Sgrano gli occhi stupita, che significa? Già qua mi viene
mal di testa, se questo parla per enigmi e rebus mi sarà
impossibile capirlo e se mi viene mal di testa mi spazientisco!
- Siamo nel futuro? -
Azzardo un ipotesi non difficile.
- No, IO sono il futuro. Questa è la mia casa, il mio mondo.
-
Non mi chiedo perché risponda alle mie domande ma la sua
voce è metallica e robotizzata, fredda, come se venisse
trasmessa direttamente nella mia mente.
- Non è molto allegro, sai? Mancano dei fiori… e
anche le finestre… -
Mi piacerebbe guardarlo negli occhi, non capisco bene le sue reazioni,
mi dà fastidio.
- Non servono. -
Apro la bocca per rispondere allegramente e subito mi rendo conto
dell’assurdità della situazione, mi alzo a fatica
e traballo per la testa che mi gira, con una mano mi tengo la schiena e
con l’altra massaggio il ventre gonfio.
- Cos’è che ti serve allora? -
Cerco di andare casualmente al nocciolo senza far spazientire nessuno
anche se mi sembra impossibile far arrabbiare qualcuno che non vedo e
che dalla voce sembra una macchina. Parla meno di Izzy quando
è al computer!
- Fermare il futuro del Mondo Esterno. -
Ecco i primi punti di domanda che mi si formano in testa, corrugo la
fronte e mostro chiaro tutto lo sbigottimento e
l’interrogazione del mio volto.
- Cosa vuoi tu? -
- Io sono una delle cause principali della fine del Mondo Reale. Sono
stato creato dall’uomo quasi per caso ed ora sono sempre
più vivo ed importante. Mi sfruttano e mi utilizzano per i
loro scopi, sporcando il Mondo e le persone stesse. Io voglio la mia
pace e la mia libertà. -
Dimentico la bocca aperta mentre molto espressivamente mi inebetisco
davanti a questa ombra che rimane un ombra. Che dovrei dire di preciso?
Non so nemmeno se ho capito bene. Perché io e non Izzy? Lui
avrebbe già capito tutto e starebbe elaborando un ottimo
piano… basterebbe uno qualunque degli altri, tranne Tai
forse, lui farebbe solo più caos, perché proprio
io?
- Mi sono persa ma voglio sapere… perché io? E
quei bambini che c’entrano? Come hai intenzione di prenderti
pace e libertà? -
In sé non è un male desiderare la propria pace e
libertà, tuttavia è ambiguo come desiderio,
dipende da chi cavolo è sto pazzo!
- Tu hai in te qualcosa che a me interessa. I bambini c'entrano, sono
gli unici su cui ha senso che io agisca. -
- Sono indiscreta se ti chiedo perché? -
Ho sempre paura che possa seccarsi anche se il suo tono non lo cambia
proprio per nulla.
- Io troverò la mia pace fermando il futuro del Mondo Reale.
-
Ripeto fra me e me le sue parole e nell’istante il mio
piccolo mi da un calcio che mi fa sussultare, è qua che
capisco e quasi torno a sentirmi male, infatti mi accascio sulle
ginocchia.
- I bambini sono il futuro del mondo… -
La sua risposta mi sembra più agghiacciante delle altre
eppure si tratta di un semplice:
- Si.-
Un brivido mi attraversa del tutto e ora non so assolutamente cosa
fare, solo un pensiero… vorrei Izzy, mi abbraccio
istintivamente la pancia protettiva e le lacrime mi premono…
un mondo senza bambini, senza i miei bambini... l’angoscia
riesce a prendermi e non capisco altro mentre me lo ripeto.
- Non li uccido, non mi interessa, ma non possono stare nel Mondo Reale
o per me, Scienza e Tecnologia, non ci sarà mai pace e
libertà. Voglio la mia assoluzione. -
Non sono reattiva, dannazione, l’unica cosa che so fare ora
è ripetere quanto capito. Solo dopo che mi ha detto quelle
cose noto che dietro questa ombra c’è un computer,
nell’angolo illuminato. È strano, non proprio come
quelli terrestri, è solo uno schermo sospeso nel vuoto.
È grande e senza collegamenti, da lì controlla
tutto quello che lo riguarda. Questo dettaglio mi fa capire che noi
potremo fare quel che vorremmo con i mezzi che di solito
disponiamo, ma sono tutti voluti e permessi da questo tipo. Lui sa
tutto e gestisce e permette.
Trattengo il respiro mentre
comincio a sentirmi di nuovo male, le forze mi mancano e mi aggrappo
all’unico pensiero che di solito mi fa stare bene…
Izzy che saprebbe cosa fare. Chissà se anche ora lo
saprebbe… del resto il ‘nemico’
è proprio ciò di cui lui è pregno e
dipendente, a volte.
Questa realizzazione mi fa paura, una paura allucinante, come se Izzy
stesso potesse essere il mio nemico.
Sfiguro il mio volto con una smorfia di schifo e preoccupazione, voglio
essere altrove, nel mio mondo, con mia figlia e mio marito e i miei
amici, non qua, non così, non con questa consapevolezza e
questo peso.
- Lasciami andare, ti prego… -
Mi viene il fiatone e il battito cardiaco si accelera,
l’ansia e la paura si ingigantiscono a tal punto che non
riesco a controllarmi e a star calma. Non più.
Ho paura e non ho problemi ad ammetterlo.
- Perché? -
- Io… io non mi sento bene… - Abbozzo confusa
qualcosa e proseguendo prende forma qualcosa che forse potrebbe
aiutarmi ma non ne sono sicura, del resto non capisco bene cosa dovrei
e potrei fare!
- Non è ancora ora per il mio piccolo, ma se sto qua non ti
sono di alcuna utilità, io mi sento male, se mi fai tornare
nel Mondi Reale coi miei amici togliamo il disturbo e non ti mettiamo i
bastoni tra le ruote… ed io sto meglio… -
Sembra rifletterci un attimo mentre mi sovrasta scrutandomi
attentamente, infine dice metallico:
- Va bene, sei troppo rumorosa. Non mi servi ora così, io
tengo solo cose che mi servono nel modo che mi servono e non faccio
né più né meno. Arrivederci, ti
riprendo io quando sarà il momento. -
Non riesco a realizzare altro, una luce mi avvolge improvvisa
accecandomi, infine mi ritrovo a volare ed ecco che è come
se fossi sospinta o risucchiata in un passaggio, mi rendo conto di
essere in alto e star cadendo così grido e chiudo gli occhi
abbracciandomi il ventre.
Aiutami Izzy.
Ultimo pensiero coerente prima di trovarmi con un impatto raccolta da
alcune braccia familiari.
Apro gli occhi e torno in me per un attimo: sono a casa mia coi miei
amici.
Un breve sospiro di sollievo, per poi rabbuiarmi. Cerco con lo sguardo
Izzy frenetica e sconvolta, quando incrocio i suoi occhi scuri
è come se mi sciogliessi definitivamente, gli cingo il collo
e lo stringo forte, lui non si imbarazza e fa altrettanto tornando a
respirare con me, come se avesse trattenuto il fiato fino ad ora.
E lacrime mi escono dagli occhi mentre singhiozzo.
Ho paura.
- Cosa possiamo fare? È terribile… è
terribile… -
Li sento intorno a noi ma nessuno fa qualcosa, non voglio altri che non
siano lui e il suo senso di protezione mi fa stare meglio, ma non mi
basta ora.
No.
L’unica cosa che so dirmi e ridirmi è: cosa
possiamo fare, ora?
Cosa possiamo fare?
Cosa?
Ho paura.