CAPITOLO 12:
STAND BY ME
/Joe/
Sono seriamente preoccupato.
Abbiamo ascoltato attentamente
quello che ha detto Mimi, anche se era confusa e spaventata si
è capito fin troppo bene.
Abbiamo a che fare con…
scienza e tecnologia… che vuole avere la propria pace e
liberarsi dagli uomini che lo tengono schiavo dello sviluppo e delle
scoperte. Vuole ottenere questa sua libertà e pace
eliminando il futuro del mondo, i bambini. Se non ci saranno mai
più bambini, se anche quelli che nasceranno continueranno a
venir rapiti in eterno, il mondo umano morrà.
E' un pensiero che lascia i
brividi, non c’è stato nessuno che non si
è sentito più o meno terrorizzato.
Noi non possiamo fare nulla
perché quello che potremmo fare noi sarebbe utilizzare
proprio quella tecnologia e scienza di cui lui è padrone e
signore. È una cosa pazzesca.
È diventato
‘vivo’ proprio perché l’uomo
ha iniziato ad utilizzarlo troppo e per scopi sempre più
sbagliati; è colpa solo della nostra razza, anche di questo
gruppo, anche mia.
Ci sentiamo così
spossati ed esausti che non riusciamo più a connettere
qualcosa di sensato, non sappiamo cosa potremmo fare ma se
c’è qualcosa, certamente non lo troveremo ora in
queste condizioni.
Tutti consci di questo concetto
abbiamo deciso in comune accordo di andare ognuno a casa propria,
riposarci, fare quel che dobbiamo e ritrovarci appena possiamo domani.
È solo una notte come
tante quella che ci appresteremo a passare eppure ho un pensiero fisso.
Presto spariranno tutti i bambini?
Anche i nostri?
Lui aspetta che quello di Mimi
nasca per prenderselo, ci ha lasciati andare solo per questo e poi
perché ormai noi non siamo più il futuro del
mondo, non siamo più bambini, paradossalmente noi non gli
serviamo!
L’ho visitata, la sua
pancia era cresciuta troppo però stava bene, è
come se fosse all’ottavo o nono mese, manca pochissimo al
parto, deve stare molto attenta. Sono in pensiero, il bambino potrebbe
nascere da un momento all’altro, tuttavia siamo andati via
per lasciarla riposare; ha pianto tanto ed ora Izzy si
occuperà di lei, noi dobbiamo passare a prendere Joji dalla
madre di Izzy, li avevamo lasciati da lei pensando di stare un tempo
medio, lei abita qua vicino…
Sospiro.
Quando il piccolo di Mimi e Izzy
nascerà sarà tutto finito?
Non lo so… non lo so
proprio… il futuro non mi era mai apparso tanto incerto ed
oscuro!
/Sora/
No, questo è troppo
anche per me. Guardo Joe e lui ricambia il mio sguardo allibito!
L’agitazione mi cresce
dentro insieme ad un dolore sempre meno ignorabile.
Perché deve succedere?
Perché?
Quel… quel
coso… si è preso anche il nostro bambino e quella
di Mimi e Izzy… io… io non posso crederci.
Smarrita comincio a non capire
bene, anzi a non capire nulla.
Ho impiegato molti anni a domarmi
e trovare la calma e la pacatezza, ma ora non ce la faccio a
mantenerle. Non ci riesco.
Mi sento male. Mi aggrappo a Joe e
lo scuoto sconvolta, do di matto o qualcosa del genere.
Non può, quello non
può farci questo.
Si è preso Joji e Miho.
- Joe! Dove sono? Cosa facciamo?
Se l’è preso, dannazione! -
Lui inizialmente è
confuso, non riesco a vedere bene il suo sguardo, non è qua
con me, sembra caduto in un altro mondo, vorrei andarci ma io resto
maledettamente incollata alla realtà, da non crederci. Mi
sembra di impazzire, lo chiamo, deve darmi una risposta, lui
è Joe, non ha un piano per ogni situazione come Izzy, non ha
l’incoscienza per buttarsi a pesce in ogni situazione
pericolosa come Tai, non ha la freddezza per risolvere i guai come
Matt… o che ne so io… lui ha la
semplicità per superare qualsiasi situazione, anche quelle
che gli provocano il panico!
Io so quanto lui sia capace di
trovare il coraggio anche quando vorrebbe scappare, anche quando
all’inizio magari lo fa, io so quanto lui sia in grado di
raggiungere, quando è alle strette, la freddezza necessaria
per affrontare le situazioni critiche!
Io so che tipo è
lui… ora deve concedermi di farmi andare nel panico
perché lui me ne tirerà fuori.
Lo mollo e vado su e
giù per la stanza gesticolando, scuotendo il capo incredula
ed alzando sempre più la voce.
- Ha osato… per
sé stesso… per la sua pace… ma chi
è?! Chi si crede di essere?! È solo una macchina,
un qualcosa che non esiste concretamente, non è una persona,
non ha emozioni, come può volere la pace e cose simili? Sono
gli uomini con cuore che desiderano quelle cose, lui il cuore non ce
l’ha perché altrimenti non rapirebbe i bambini!
Cosa vuole da noi? È falso, un bugiardo, un ipocrita! Come
osa?! Come osa fare l’uomo quando invece non lo è?
-
Improvvisamente mi ferma un
abbraccio forte, stretto, vigoroso.
Mi immobilizzo e rimango senza
fiato. È Joe che mi ha abbracciato.
Solo ora realizzo che stavo
piangendo dalla rabbia, sono crollata, succede anche a me... capita. Mi
ha visto altre volte in queste condizioni e lui con la sua pacatezza e
fermezza mi ha tirato fuori da queste mie crisi.
- Basta. Basta,
smettila… sappiamo bene dov’è, almeno
abbiamo la consapevolezza che non farà loro del male,
l’ha detto espressamente, non li ucciderà, non
farà cose inutili. È inutile ucciderli. Staranno
bene… noi domani troveremo una soluzione e ce li
riprenderemo. Lui è un bambino forte come lo eri tu, come lo
sei ancora… non avrà paura, starà
bene. Smettila. -
Mi ha appoggiato la testa sul suo
petto, ascolto i battiti del suo cuore all’unisono coi miei e
con le sue parole che sono agitate ma che vanno calmandosi. Prova
dolore mentre le dice.
Rivela sempre di essere un uomo
con fragilità e forza insieme.
Lo nasconde agli altri, appare in
altro modo, ma su tutti lui è quello più
‘uomo’ perché gli uomini non sono solo
forti, coraggiosi e vigorosi, sono soprattutto incerti, indecisi,
impauriti, fallibili. Lui lo dimostra ma sa tirarsene fuori.
La calma un po’ mi
torna, mi alza il volto facendo si che lo guardi negli occhi, i suoi
blu hanno un lampo di sicurezza e freddezza che mi fa rabbrividire, con
voce bassa e penetrante, tagliente, mormora:
- Una cosa è certa. Non
la passerà liscia. Metteremo noi fine alle sue sofferenze!
In un modo o nell’altro! -
Questo mi fa tornare del tutto in
me, come se respirassi di nuovo, come se fossi di nuovo io, Sora, madre
e moglie. Ha ragione, si goda la notte perché domani le cose
cambieranno!
Questa sicurezza che è
propria mia mi fa star decisamente meglio.
Anche se vorrei che Joji fosse qui.
Fortuna che
c’è Joe.
Fortuna che
c’è lui.
- Stammi vicino, Joe… -
/TK/
Mi sento impotente, è
brutto. Vorrei poter fare qualcosa, trovare subito delle soluzioni, ma
tutto quello che possiamo fare è andare a casa nostra,
cenare se ne abbiamo voglia e dormire. Dobbiamo far passare la notte e
domani, lavori permettendo, ci rivedremo per sistemare questa
situazione.
Facile, detta così
sembra una passeggiata.
Io stesso non ne sono convinto, mi
ha turbato e dispiaciuto vedere tutti in quelle condizioni, specie Mimi
sempre così sorridente.
Quando siamo andati a Digiworld la
prima volta che eravamo bambini lei piangeva spesso
all’inizio ma poi ha imparato a sorridere e quando lo faceva
illuminava tutti, trasmetteva serenità anche a noi. Vederla
così triste, confusa e smarrita è strano, ferisce
un po’ tutti dandoci quella sua tristezza e malinconia.
Poi è stato stranissimo
vedere soprattutto Tai così giù e amareggiato,
era dispiaciuto più di tutti, rabbioso per non aver potuto
far nulla, infastidito, seccato. È tipico suo, vorrebbe
risolvere tutto subito ma non sempre si può… non
sempre.
La pazienza non so nemmeno chi me
l’abbia trasmessa, non è una cosa da poco.
Eppure sono frustrato, Matt prima
di andare mi ha detto di stare sereno per aiutare Kari, anche lei
piuttosto giù. Mi ha anche sussurrato di passare la notte
con lei ma questo suggerimento sembra più da Tai che da
Matt, penso che non me l’abbia detto con malizia,
conoscendolo!
Sospiro mentre la guardo qui
accanto a me che cammina a testa bassa e lo sguardo perso nel vuoto,
pensierosa e delicata, non ha più quella sua tipica
espressione decisa. Penso che tutti siamo spossati e smarriti, il
segreto è sostenersi a vicenda, stare vicini.
Così lo faccio,
semplicemente e senza vergognarmi le prendo la mano.
Lei allaccia le dita alle mie
donandomi un occhiata dal sorriso forzato, è il meglio che
sa fare ed io faccio altrettanto.
Questo silenzio è
normale ma quando sto per interromperlo qualcun altro lo fa per me.
E' un uragano che mi si appende al
collo facendomi fare diversi passi indietro per non cadere, non ho
fatto nemmeno in tempo a vedere chi fosse, anche se questa energia e
questo entusiasmo penso di immaginare di chi sia.
- Ehi ehi ehi…
calma… dai… -
Cerco di mantenere la
tranquillità ed essere buono, l’istinto
è quello di chiamare la disinfestazione!
- Ciao! Come va’? Da
quanto tempo! Sembrano secoli… In realtà non
penso di essere così vecchio, mica dimostro 1000 anni,
spero! Tu forse… lei di sicuro no! Ciao Kari! -
La sanguisuga si stacca da me dopo
avermi strillato cento parole in un millesimo di secondo
all’orecchio e si attacca a Kari. La mia Kari che sta accanto
a me e quel che fa è abbracciarlo titubante.
Perché lo fa? Certo, quel pazzo furioso è
difficile non assecondarlo!
Tossisco per riprendermi e
finalmente lo vedo bene in faccia girando intorno ai due ancora stretti
felicemente contenti, è Davis!
Questo era in America, ci stava
così bene, perché è tornato?!
La pace è
definitivamente terminata!
Sospiro sconsolato:
- Ciao Davis! Vedo che stai bene! -
Dico con poco entusiasmo, lui
molla finalmente Kari e riporta l’attenzione su di me:
- Ehi, quanta gioia! Che succede?
Ti è morto il gatto? Ah dimenticavo che tu preferisci i
cani, è Matt quello dei gatti… -
Ma come fa a parlare tanto? Un
lontanissimo accento americano devo dire che lo si nota, ma solo con
molta attenzione.
Sapesse quanti motivi ho per non
sorridere… come facciamo a dirgli che io e Kari ci sposiamo?
Proprio mentre ci penso e Kari con
sforzo risponde più amabile, noto Ken a qualche metro che
guarda la scena con la sua aria imperturbabile.
- Ehi ciao! Come va’? -
Dimostro decisamente
più felicità mentre gli vado incontro con un
abbraccio vigoroso. A parte le prime volte, con lui sono sempre andato
più d’accordo, eravamo più in sintonia
quando è diventato ‘buono’.
Apprezzabile, insomma, anche se ad andarmi più a genio di
tutti era Cody, quel piccoletto silenzioso ed intelligente. Poche
parole ma incisive ed utili!
Il mio ideale di uomo, se fossi
gay… non lo sono e quindi il mio ideale di donna
è Kari, anche se a volte lei è troppo dura e
decisa, potrebbe essere più morbida ma va bene
così.
- Ciao. A me tutto bene, e voi? -
Gentile e mite come al solito, la
lontananza da Davis l’aveva fatto un po’ chiudere
in sé stesso come all’inizio, poi le nostre
insistenze per aiutarlo e vederlo sono servite un po’,
però era da parecchio che non ci vedevamo, è
sempre impegnato come anche noi, del resto.
- Sono appena arrivato! -
- Che bello! -
Mi esce spontaneo e lui fa una
smorfia di finto offeso, è un gioco eterno che facciamo, io
faccio quello che lo mal sopporta (come i primi tempi era veramente fra
noi) mentre lui il finto maltrattato rompiscatole (che sarà
sempre…). È un tipo così, tira fuori
sempre molte reazioni e sentimenti fra i più contrastanti,
ma alla fine se non ci fosse sarebbe da inventare.
Ho imparato a capirlo ed
apprezzarlo in questi anni ed ora siamo diventati molto amici. Lo
ammetto, è fra i migliori che io abbia, sono contento di
averlo conosciuto e di essere stato suo compagno. Nonostante i vari
contrasti che avevamo è quello che riusciva a distendere gli
umori a tutti con le sue buffonate e sicurezze.
È un tipo strano che ha
la fede più grande che abbia mai visto.
Alla fine sorrido normale, come
una specie di fratello che rivede il proprio dopo tanto tempo e gli
batto la schiena amichevole mentre Kari si avvicina a Ken e guardano la
scena, per Ken è normale essere così silenzioso
però per Kari no. Fra i due quello capace di recitare sono
io, ho imparato ormai… non sono più un bimbo
candido e completamente sincero.
A volte la mia speranza vacilla,
per questo rimango sempre accanto a Kari, altrimenti mi affievolirei
del tutto senza la sua luce.
- Allora, come ti vanno le cose?
Come mai sei tornato? -
Lui comincia a parlare entusiasta
gesticolando animatamente su come sono andate le cose
laggiù, come si è trovato, cosa ha combinato, poi
conclude con:
- Ma volevo farvi una sorpresa e
capitarvi alla prima riunione, ho chiamato solo Ken perché
avevo bisogno di un contatto… vi racconterò tutto
quando ci vediamo anche con gli altri! -
Un gocciolone mi cala sulla testa
sia a me che a Kari che a Ken…
- Ma se hai appena fatto il
resoconto dettagliato… che altro c’è da
dire? -
- Oh, molto altro! Saprai! -
Scuoto la testa mentre anche Kari
sorride più distesa, ne sono felice, era così
preoccupata che non sapevo cosa fare…
- Invece fra voi vedo che le cose
vanno sempre bene… -
Dice malizioso. Non è
più geloso, sembra che la cotta gli sia passata; andare in
America gli ha fatto più che bene, guardalo…
sembra un bambino cresciuto, il solito folle scatenato! Mette il
buonumore solo guardarlo.
- Si tutto bene,
grazie… anche noi abbiamo una cosa da dirti ma non ora e
così… alla prima buona occasione! Organizza tu
qualcosa, visto che ormai sei qua! -
Decido di tenerlo occupato,
sembrano così felici e distesi, non voglio turbare questo
momento, è importante starsene un po’ insieme
senza preoccupazioni dopo tutto questo tempo… so che non
è stato facile per nessuno dei due per motivi diversi ma
stanno magnificamente solo insieme!
Sono ‘carini’
da vedere, penso che Kari direbbe così.
Davis comincia a tormentarmi
affinché gli dica di cosa si tratta ma non mi strappa
nemmeno una parola, così lancio un sos con lo sguardo a Ken
che coglie al volo e in un attimo riesce a portarlo via.
Sarei rimasto anche tutta la
serata con lui in condizioni ottimali, tuttavia non voglio coinvolgerlo
in questa storia, non ha bisogno di questo adesso… e Kari
vuole starsene tranquilla visto che non sta bene e lo si vede subito,
non ha detto mezza parola.
Li vedo allontanarsi con Ken che
cammina dritto ed elegante e Davis che saltella come se stesse ballando.
Che coppia!
Sono così diversi, come
anche Tai e Matt, Izzy e Mimi, Sora e Joe… diversi ma tutti
che si completano. Io e Kari non siamo così diversi eppure
andiamo bene così, non potremmo stare separati, luce e
speranza.
/Kari/
Cosa possiamo fare? Li vedo
allontanarsi inconsapevoli di quel che sta succedendo, felici,
finalmente sereni… e mi chiedo: ora che è tutto
solo nelle nostre mani, cosa possiamo fare ? Che potere abbiamo di
sconfiggere quello?
Noi combattiamo con la tecnologia
e se è proprio quello che dobbiamo combattere cosa ci rimane?
Sono smarrita e confusa, molto
giù… non so. Non so veramente.
Tornando verso casa sento la mano
di TK che cerca la mia come prima e torno a respirare, uno strano senso
di benessere, lo stesso che avevo quando c’era Davis che
faceva il solito Davis. È stato bello rivederlo,
è uno che dà forza e coraggio, è stato
giusto così com'è.
Non lo guardo ma gli stringo la
mano, intreccio le dita e continuo a camminare.
- TK, posso stare da te stanotte? -
Glielo chiedo con un filo di voce,
sto bene solo con lui e stanotte sento che ne avrò bisogno.
Ci sono momenti in cui non riesci a pensare ad altri, con egoismo
cerchi qualcosa che possa permetterti di andare avanti al meglio che si
può.
Per me questo meglio è
TK.
Già, con cosa possiamo
combattere questo mostro?
- Va bene, ero solo, non
c’è nessuno stanotte… -
Anche questa notizia mi fa stare
meglio, un po’.
Mi stringo di più a
lui, mi sento indifesa, è brutto sentirsi così.
Ho bisogno della sua forza, della sua energia… della sua
speranza.
Arriviamo a casa sua e mi fa
salire, una volta comodi sul divano, in silenzio senza nemmeno voler
mangiare, ne parliamo lentamente e piano.
- Cosa possiamo fare, TK? Le
nostre armi si basano su quello che è quel
‘mostro’… -
Lui mi fissa con quei suoi occhi
azzurri che mi donano un senso di protezione, mi sembra di vedere un
pezzetto di cielo ogni volta che sono su di me. Sono belli, lui lo
è e quando penso così subito dopo mi rendo conto
che sarà mio marito, passerò la mia vita con lui
e so che così ce la farò ad affrontare molti
ostacoli e problemi. Lo so.
La mia sicurezza in tutto quel che
faccio deriva da lui, sembra così sdolcinato ma è
vero.
- Ti sbagli… le nostre
armi non sono quelle. Sono il sentimento dell’amicizia, del
coraggio, dell’intelligenza, della semplicità,
dell’amore, della purezza, della speranza e della
luce… lo sai bene, sei tu che lo ricordi a noi nei casi
critici… -
Rimango un lungo attimo in
silenzio a ripensare alle sue parole, è quello che abbiamo
dentro che ci ha permesso di farcela, perché credevamo in
quello che facevamo, che potessimo farcela, che la nostra sola energia
potesse sconfiggere qualunque avversario, che la nostra unione fosse
indissolubile.
È vero.
Sono una sciocca, penso che il suo
obiettivo fosse quello di scoraggiarci così, spingerci a
rinunciare ma non potremmo mai farlo veramente. La mia forza
è la sua speranza che nasce dalla mia luce, siamo collegati,
noi come agli altri.
Noi ce la faremo perché
quei bambini hanno chiesto aiuto a noi, perché è
giusto che così sia, per il mondo deve avere un futuro.
Sorrido non radiosa ma
più rilassata e lui fa altrettanto, il suo sorriso mi lascia
sempre senza fiato, coinvolge tutte le parti del suo volto.
Mi stendo appoggiando la testa
sulle sue gambe, mi rilasso per la prima volta dopo un bel
po’ d’ore e lui mi accarezza i capelli
sistemandomeli un po’, mi sento amata. Penso che
andrà tutto bene.
Mi giro sulla schiena e col viso
rivolto verso di lui prendo il suo fra le mani, lo attiro a me e quando
ce l’ho davanti gli poso le labbra sulle mie, sono tornata
quella di prima, mi sembra proprio di si. È
perché sto con lui.
Basta star vicini.
Grazie TK per essere la speranza.