ABSOLUTION
CAPITOLO 6:
IN MY LIFE
/Joe/
Apro gli
occhi e guardo l’ora sbadigliando. Sono le dieci di mattina,
ho dormito abbastanza per oggi, anche troppo, con tutte le cose che ho
da fare non riesco a star qua a poltrire. Mi alzo e mi faccio una
doccia rinfrescante, quando ho smontato non l’ho fatta.
Vado al
bagno e regolo l’acqua nella doccia, con cura tolgo i vestiti
che indosso e li piego nel cesto della biancheria da lavare poi entro
nel box e mi faccio avvolgere dall’acqua né troppo
calda né troppo fredda, ma della giusta temperatura.
È
una liberazione dopo il lavoro. Fare la notte normalmente non
è faticoso ma capitano sempre quelle volte in cui ti stanchi
e non finisci più.
Mi
sembra di rinascere e senza troppi fronzoli, dopo essermi lavato, esco
e mi asciugo. Non cammino in accappatoio come molti fanno, mi da
fastidio bagnare il pavimento, poi finisco per prendermi un malanno.
Mi
pettino i capelli col pettine buttandoli all’indietro, poi
man mano che si asciugano la riga in mezzo viene naturale. Penso che li
taglierò ancora, non si addicono molto ad un mendico, anche
se sto ancora facendo la specializzazione. Mi manca comunque poco, devo
pensare anche ai dettagli, l’immagine significa molto in
certi casi.
Inforco
gli occhiali e metto in ordine asciugando il pavimento del bagno, apro
la finestra per disappannare le piastrelle e lo specchio, poi quando
è tutto a posto esco dalla stanza e vado in cucina per
mangiare qualcosa di sano e nutriente che funga da colazione.
Tiro
fuori una tazza di latte e vi verso dentro i cereali.
È
una colazione infantile, probabilmente, ma fra le più
sostanziose e nutrienti, ci sono affezionato e mi danno da sempre la
carica necessaria per affrontare la mattina.
Così
sveglio e pimpante seleziono mentalmente tutto quello che sarebbe da
fare, poi però mi soffermo sulle fatture e opto per
accendere il pc e riordinare tutte le uscite del mese, così
controllerò se i conti tornano.
Non
ragiono mai seriamente su quel che faccio, ormai è tutto
automatico, un rito. Sono cose che compio da sempre, non mi metto a
riflettere sui perché o i per come, vengono da
sé. Anche se a volte provo effettivamente
l’istinto di smettere, di bloccarmi e fare cose che
normalmente non farei, è qua che trovo l’appoggio
di Sora e lei per prima mi spinge a fare cose inimmaginabili per il mio
standard.
Con noi
è stato così da quando abbiamo iniziato a
frequentarci.
Eppure
ci siamo come completati a vicenda.
Guardo
le fatture senza vederle veramente e lascio la calcolatrice a mezzo
numero.
È
sorprendente il fatto che io e lei siamo diventati una famiglia. Da
piccolo morivo dietro a Mimi, di due anni più piccola di me.
Poi però ho notato la totale diversità di Sora e
involontariamente ho cominciato a fare affidamento su di lei, prendendo
molto ma anche dando altrettanto… o per lo meno ho cercato.
Non si hanno mai conferme assolute in questi campi, ma tu comunque lo
sai se ne è valsa la pena o no.
Ora sono
ad un punto in cui senza di lei non saprei cosa fare.
È
banale ma io lo sono in fin dei conti.
Quando
mi perdo troppo nel mondo dello studio e dei doveri finisco per
rimanerne schiacciato, è lì che poi è
arrivata a sollevarmi Sora, prendendosi i miei pesi. Mi ha fatto capire
che è assurdo sfaticarsi fino a quel punto quando si
può farne a meno.
Ero in
crisi con lo studio, dovevo dare l’esame decisivo e non
dimenticherò mai che lei con la sua semplice forza e
sicurezza mi ha fatto capire che se non volevo non dovevo…
ed io invece mi sono reso conto che volevo.
Ho
cominciato ad osservarla. Lei non è bellissima come Mimi ma
ha un carattere incrollabile che pur opponendosi al mio mi completa.
Pian
piano ci siamo dati a vicenda la forza giusta e abbiamo capito di
essere più simili di quel che sembriamo. Normalmente sono
gli uomini che aiutano le donne, eppure fra noi no. Non so se io sia
riuscito ad aiutarla, se le ho dato qualcosa di utile, ma siamo
diventati pian piano una bella squadra. Io sento profondamente di
essere cambiato, le cose che prima ritenevo importanti ed essenziali
ora non lo sono più ma del resto sono consapevole della mia
fragilità. Senza di lei non saprei cosa fare. Lo so.
Immerso
nel lavoro e nei pensieri quando il campanello suona mi prendo un colpo.
È
una suonata insistente.
Mi
sistemo gli occhiali sul naso, questa montatura sottile non sembra
nemmeno di averla.
Con
calma mi alzo e vado ad aprire, non corro mai per casa, potrei cadere e
non sarebbe un piacere.
Apro la
porta con la pacatezza che mi caratterizza, anche se ammetto che da
piccolo ero decisamente più agitato, mi innervosivo per ogni
sciocchezza e partivo per conto mio con quella di dimostrare chi ero.
Alla fine ho capito che da solo non avrei mai potuto combinare nulla,
ma non si trattava di debolezza.
- Joe!
Da quanto! -
La voce
squillante e allegra di Tai mi arriva rompendomi quasi i timpani, poi
la sorpresa prende anche me. Non mi aspettavo una sua visita,
è da molto che non lo vedo. Rimaniamo in contatto via mail
ma di persona non riusciamo mai a beccarci.
- Tai!
Come va?! È da molto che non ci vediamo! -
Gli do
un occhiata sommaria, non è poi molto cambiato, fisicamente
ha cercato di crescere, e magari anche ci è riuscito, ma
ogni volta che lo vedo ha sempre la stessa espressione… da
perenne bambino vivace!
- Cosa
è successo, come mai qui? -
Mi mette
un braccio intorno alle spalle e con quel suo ghigno poco
raccomandabile dice trionfante:
- Sono
qua per proporti di fare paracadutismo! -
Non
capisco a cosa si riferisce ma ovviamente scherza.
Rido
dicendogli di non scherzare poi come se parlasse da solo conclude:
- Beh,
io ci ho provato! -
Non so a
cosa si riferisce, ma forse aveva fatto una promessa a qualcuno.
Decido
di lasciar perdere e gli offro qualcosa da bere, lui accetta ma in casa
non tengo né birra né altre cose simili
così si accontenta di una Coca Cola, a Joji piace molto per
cui non manca mai.
Si siede
e così tira fuori il rospo. Non lo fa apposta ma lo conosco.
Viene qua solo se ha qualche problema.
-
Avanti. Cosa hai combinato? Sei nei guai? O magari
c’è qualcuno in fin di vita? -
Scherzo
ma fino ad un certo punto, lui si fa una risata spensierato, lo
invidio, è così dalla nascita e non
smetterà mai.
- No,
non sono io nei guai… ma ho ricevuto una mail strana da
bambini in pericolo. Dicono di essere in tanti e di essere stati
intrappolati in un posto che non è Digiworld. Ho ipotizzato
che fosse un’altra dimensione ma per il resto sono solo
teorie… -
Aggrotto
le sopracciglia, dove vuole arrivare? Detta così sembra una
barzelletta, prende sempre tutto troppo alla leggera.
- E
insomma, ci vediamo domani, domenica, a casa di Izzy e Mimi tutti noi
del gruppo. Così ne parliamo per bene. -
Mi
aspettavo una cosa simile, non mi sbagliavo.
Le
persone cambiano, io e Sora ne siamo una dimostrazione, i rapporti
anche… ma Tai no. È l’unico a rimanere
invariato… lui e Davis sono una razza a parte!
Sospiro.
- Va
bene, ci saremo. L’hai già detto a Sora? -
- Si,
già fatto… -
Il che
significa che si sono visti, loro due si vedono spesso, sono molto
amici. So che da piccoli hanno avuto una mezza storia.
Lo
guardo pensieroso rimanendo composto. Non mi da fastidio, abbiamo tutti
un forte legame e riconosco che alcuni di noi hanno un rapporto
più solido e comunque diverso.
Mi
sistemo i capelli scuri notando quanto i suoi siano in disordine.
Sorrido
appena, ora si spiega la trovata iniziale.
- Joe,
sei troppo serioso… -
Sentenzia
così dopo aver seguito un filo di pensiero incomprensibile,
poi andando per logica, essendo che ha parlato con Sora, sicuramente
lei gli ha detto un po’ di cose, fra le quali che dovrei
distrarmi di più.
- Hai
parlato con Sora, vero? -
Cambiamo
subito argomento mentre va in giro per il salotto a curiosare.
- Si,
sono passato da lei prima di venire qua, poi mi ha ordinato di passare
a salutarti per deviarti dalla retta via… -
Sorrido,
è un concetto divertente.
- Di
solito succede il contrario, ovvero si dovrebbe mettere le persone
sulla retta via e non deviarle. -
- Si, ma
nel tuo caso è diverso! Mi ha raccontato un
po’… -
Sembra
noncurante, è perché sta combinando qualche
guaio. Lo vedo ficcare la testa nell’armadio dei DVD, tutti
quelli che ci sono li ha comprati lei, film di guerra, azione e
avventura, mentre io ho preso i fantasy per il piccolo Joji, che
però non guarda molto, e i documentari… guardati
molto di più dal bambino visti gli animali di cui parlano!
- Ah si?
E cosa ti ha detto? -
È
solo per parlare, tanto lo so cosa gli ha detto.
- Mm?
No, nulla di che… lavori troppo, dormi poco, studi il
doppio… -
- E cosa
c’è di male? -
SBAM!
Nel
mezzo della nostra chiacchierata sento un rumore preoccupante provenire
dalle parti di Tai, non mi alzo, mi copro il volto con una mano e
mormoro:
- Tai? -
Lui esce
dall’armadio e alza le mani in alto a modo di resa.
- Non
è successo nulla, non preoccuparti! -
Lo
guardo dubbioso, credergli è come sparare sulla croce
rossa… ha un aria così colpevole! Tai
è un libro aperto per tutti. Scuoto la testa sospirando.
-
Si… si… -
- Ma
dai! -
Mi si
avvicina dandomi una pacca sulla schiena.
-
Comunque sia… di male c’è tutto! Le
persone normali devono divertirsi! -
Torna di
colpo all’argomento di prima. Sora deve aver parlato troppo.
- Si, ma
anche crescere, non basta il divertimento nella vita. - Pacato rispondo.
- Ah, ma
è importante comunque! Devi calibrare bene! -
Discorsi
strani. Proprio da lui. Guardo l’ora, è un
abitudine, non ho fretta ma ugualmente lo faccio spesso.
Questo
gesto sembra svegliare in Tai il ricordo su cosa deve fare visto che
allarmato comincia a correre verso l’ingresso.
- Devo
scappare Joe, devo passare anche da TK e Kari! -
Non
sindaco sul fatto che poteva telefonare invece che passare da tutti,
come anche che Kari, essendo sua sorella, sarebbe dovuta essere la
prima a saperlo… si infila le scarpe e in tutta fretta mi da
un pugno amichevole sulla spalla e con un gran casino, come quello che
ha fatto entrando, se ne va lasciando di nuovo il silenzio che sa di
strano.
E
così la ventata di aria fresca se ne va.
Nella
mia vita ci sono molte cose importanti, me lo dico risedendomi al
computer. Non solo il lavoro e lo studio. Ormai ho passato la fase de
‘il mondo pesa sulle mie spalle e dipende tutto da
me’, ma non ci trovo niente di male nel darmi da fare per le
cose a cui tengo.
Il
lavoro, mia moglie, mio figlio… e questo angolo di paradiso
che mi sono creato grazie a molte persone.
Tutto va
bene.
Poiché
comunque questa è la mia vita ed ognuno per la propria deve
mettercela tutta per farla andare al meglio, visto che ci devo stare
ancora a lungo, mi auguro.