ANGELO
/The little things – Danny Elfman/
Sembrava
nato per comandare.
Non
ci si metteva di proposito ma finiva per farlo comunque e alla giovane
età di 18 anni, tutti quelli che lo circondavano pendevano
sempre dalle sue labbra. Quelle belle labbra carnose
dall’inclinazione dolce di natura. Eppure non pendevano solo
da quelle ma anche da ogni suo gesto.
Chi
l’avrebbe mai detto che crescere senza padre, con la madre
assente per lavoro, spesso affidato al nonno insieme ai suoi fratelli e
sorelle minori, l’avrebbe fatto crescere prima del tempo fino
a diventare la persona responsabile e matura che era? Era giovane per
esserlo, eppure era così. Qualunque fosse il motivo, aveva
una spinta in più rispetto agli altri coetanei ed ora eccolo
lì con un coltello a serramanico in mano pronto per essere
utilizzato in ogni momento contro la persona che aveva davanti.
Il
ragazzo suo rivale non era più grande di lui, aveva i
capelli scuri e un abbronzatura invidiabile, la rasatura su gran parte
della testa e i piercing gli conferivano un aria decisamente punk, aria
completata dagli abiti neri in pelle. Era quasi ridicolo con quel
trucco.
Michael
ridacchiò fra sé e sé cercando di
distrarsi e sciogliere la propria tensione.
Dall’esterno
non appariva agitato o preoccupato, non il minimo segno di paura o
esitazione.
Come
sempre.
Eppure
vederlo fronteggiare così serio un'altra persona che a sua
volta aveva un altro coltello, era strano.
Stonava
quasi.
A
guardare Michael sembrava di trovarsi di fronte ad un angelo caduto
troppo bruscamente dal cielo. Magari un angelo che cercava le sue ali
perdute nello scontro col suolo.
Michael
era bello, davvero bello.
I
capelli biondi che gli coprivano il collo avevano la riga in parte e
trasportavano la lunga frangia tutta diagonalmente arrivandogli un
po’ sul viso. Al momento erano un po’ sudati e
goccioline gli si staccavano dalle ciocche chiare percorrendo la pelle
lattea del viso serio. Gli occhi erano azzurro-blu e i lineamenti di
una delicatezza quasi femminile.
Probabilmente
era uno dei più bei ragazzi che molti avessero mai visto.
Ed
ora era in quella posa d’attacco, più scarmigliato
del solito, vestito in jeans strappati tutti consumati e una maglietta
nera dalle maniche sfilacciate.
Non
era raro che lo facesse, che affrontasse qualche altro capo banda come
lui. Al momento non si sentiva nei panni sbagliati però
tutta quella gente che lo circondava incitandolo con entusiasmo, gli
lanciava una tale pressione schiacciante da farlo sentire davvero
importante.
E
lo era.
In
quel quartiere povero popolato da bande di teppisti rivali fra loro,
Michael era uno dei leder più conosciuti, temuti e
rispettati nonostante l’aria e i modi distinti, gentili e a
modo.
Non
aveva la personalità del teppista ribelle, anzi, era tutto
l’opposto. Ma di fatto lui era comunque pericoloso.
-
Non è la tua battaglia, tu non c’entri nulla.
– Iniziò sprezzante l’avversario che
ancora non attaccava. – Devi solo restituirmelo. –
Michael
non fece una piega lasciandosi invadere dal flash che riguardava la
persona in ballo.
“La
cena era passata da poco, quando lì nella veranda semi buia
in cui era seduto Michael a indossare gli scarponi, era arrivato
correndo tutto trapelato un ragazzo dai capelli neri e lunghi fino alle
spalle.
-
Aiutami, ti prego. – Aveva implorato inginocchiandosi di peso
davanti a lui e prendendogli le mani. Michael si era fermato e
l’aveva guardato con attenzione e stupore. Lo conosceva di
vista, era il protetto del leder della banda a lui opposta.
Aveva
due anni meno di lui e una bellezza aristocratica e misteriosa. Sul
viso un livido violaceo primeggiava e i vestiti logori indicavano che
era scappato da qualcosa di poco bello.
-
Tu sei il protetto di Blake dei Pistols. Cosa vuoi da me? –
Gli aveva chiesto imperturbabile. L’altro aveva proteso il
viso verso il suo scurendo l’espressione.
-
Il suo schiavo, vorrai dire. – Michael era rimasto di stucco
sia per la vicinanza, che per il tono, che per l’affermazione.
Senza
allontanarsi o alzarsi aveva ribattuto ancora calmo:
-
Cosa vuoi da me? –
Le
sue mani erano fredde e tremanti, gliele stringeva convulsamente.
Il
nome del ragazzo era Daniel.
Daniel
aveva chinato la testa premendo il viso sudato per la corsa folle,
sulle mani di Michael premendovi le labbra sopra.
-
Salvami da lui. Non ce la faccio più. Non voglio
più essere un oggetto. – La voce rotta e
sussurrata sulla sua pelle aveva trasmesso i brividi al biondo che
anche senza mostrarlo ne era rimasto scosso.
“Ora
capisco perché Blake ci tiene tanto a lui. Non si rende
conto dell’effetto che ha sugli altri. Ma è
deleterio.”
Aveva
pensato controllandosi molto bene.
-
Per salvarti verrai considerato ancora come un oggetto. – Era
risultato freddo ma Daniel non aveva alzato la testa.
-
Sarà l’ultima volta. – Sentendo la mano
bagnata, il biondo aveva capito che il ragazzo stava piangendo.
Lì il suo viso si era addolcito perdendo
quell’altezzosa durezza durata un solo secondo. Sembrava un
angelo che consolava un discepolo disperato.
-
Perché sei venuto da me? – Daniel che non vedeva
il suo volto, non capiva cosa pensasse.
-
Tu sei l’unico che può batterlo. Sei
l’unico che gli fa paura. Tu sei l’Angelo di queste
strade. Salvami. Ti prego. Ti ripagherò. – Michael
era rimasto in silenzio stupendosi del proprio soprannome, ma
soprattutto del cuore che gli aveva sentito battere fortissimo. Aveva
così tanta paura che sentiva i suoi battiti attraverso le
mani che gli stringeva e la bocca che lo toccava.
-
Alzati, devo prepararmi. Blake arriverà a momenti, devo
accoglierlo come si deve. – Dicendo questo l’aveva
sentito sollevarsi e un senso di dispiacere l’aveva
accolto.”
-
La mia battaglia è quella in cui mi chiedono di esserci.
Daniel me l’ha chiesto. – Duro e incisivo, Michael
parlò a sua volta. Vederlo parlare così con quel
viso di natura gentile e angelica, era un contrasto che faceva venire i
brividi.
In
quei momenti era più un re che adempiva ai suoi doveri che
un angelo o un semplice ragazzo.
-
Ma Daniel è mio! – Ringhiò Blake.
-
Daniel è di sé stesso. – Rispose
distinto Michael.
-
La conosci la legge della strada. –
-
La conosco. Perciò ti sto davanti aspettando di affrontarti.
Ci giochiamo Daniel secondo la legge della strada. Dopo di
ché lo lascerai in pace o ti troverai incapace di intendere
e di volere. –
L’effetto
per quelle parole dure e quel viso delicato era sempre più
strano ma affascinante.
-
Se vinci. – Puntualizzò il punk riprendendosi.
-
Il ‘se’ non è contemplato nel mio
vocabolario. – Disse infine il biondo senza strafottenza o
arroganza, solo con estrema sicurezza di sé, pacatezza e un
pizzico di freddezza.
Allora
Blake attaccò con un fendente del coltello che fu subito
schivato e ricambiato, schivato a sua volta.
Provò
con i pugni che andarono male anch'essi poiché ad essere
colpito alla fine era stato proprio lui.
Fu
lì, col naso sanguinante, che diede l’ordine con
lo sguardo; fu condotto davanti a loro un ragazzino che si dimenava fra
le braccia di due dei Pistols, la banda di Blake.
Dalla
compostezza più completa
all’incredulità e disgusto in un soffio.
Il
bel viso di Michael inorridì nel riconoscere uno dei suoi
fratelli minori.
-
Come la mettiamo, ora? Vuoi che succeda qualcosa al caro fratellino?
– Ma forse, se avesse conosciuto meglio Michael, le cose
sarebbero potute andare diversamente.
Peccato
davvero.
Per
Blake.
L’azzurro
bluastro delle iridi dell’angelo divenne quasi più
cupo insieme alla ferocia immediata che la sua espressione assunse.
Ferocia
che mostrava tutto il fuoco che gli scorreva in corpo.
La
risposta di Michael fu letale.
E
dall’acqua alle fiamme, il suo cuore e il suo animo mutarono
drasticamente.
Non
disse nulla, gli andò contro con una velocità e
furia tali che fu impossibile prevederlo.
D’altronde,
in linea teorica, avrebbe dovuto arrendersi, non attaccare!
Con
un gesto secco affondò la lama nel braccio destro di Blake
che urlò colto alla sprovvista, poi strattonò in
modo da ingrandire la ferita di per sé profonda.
Aveva
distintamente sentito la carne squarciarsi sotto la sua lama ma non gli
aveva fatto alcun effetto, non si sarebbe calmato facilmente.
Il
tintinnio dell’arma del ragazzo ferito che cadeva a terra
lasciandolo disarmato si udì appena fra le grida e le
imprecazioni. Successivamente non c’era stato tempo per
piangersi addosso o reagire, non per il moro che si stringeva il
braccio ferito sentendo il proprio sangue scorrere in fretta sulla
mano. Lo stesso che macchiava il coltello di Michael.
Non
ci fu davvero tempo per nulla poiché quest’ultimo,
ancora infuriato e fuori di sé, aveva continuato a colpire
Blake con calci e pugni facendolo finire a terra.
Il
volto sfigurato da una smorfia d’ira lo rendeva
irriconoscibile e il silenzio degli spettatori sconvolti
indicò la paura verso la persona che avevano davanti. Non
l’avevano mai visto così e solo
l’espressione di rabbia pura faceva chiedere loro se fosse
quello che conoscevano.
Angelo?
Force era più appropriato chiamarlo Demone.
Si
calmò solo quando, inginocchiato sopra di lui a colpirlo con
pugni micidiali, si era sentito schizzare di sangue. La persona che
aveva sotto di sé era ridotta male.
Ritrovando
sé stesso come in un ferma immagine provvidenziale, Michael
riprese a respirare affannato e abbassando il pugno che stringeva
ancora il coltello, mollò la giacca del rivale dolorante
lasciando che anche la sua testa andasse sul marciapiede.
Lentamente
col cuore che andava a mille come un pazzo e l’adrenalina che
cercava di scemare, si rialzò chiudendo il serramanico e
mettendoselo in tasca prima di fare sciocchezze.
Il
controllo stava tornando.
Una
volta in piedi si girò guardando i due che bloccavano suo
fratello pietrificato, furono i loro occhi a fargli capire e come un
lampo che attraversa il cielo si fece scivolare il bracciale con le
borchie a punta sulle nocche, poi girandosi con una delle sue
espressioni paradossalmente dolci e delicate, prese il polso di Blake,
ora in piedi, fermò il coltello che si stava per conficcare
nella sua schiena e con un movimento fluido e aggraziato ma letale
colpì con le punte in ferro proprio sulla ferita affondando
senza la minima pietà.
Tutti
indietreggiarono nel silenzio più teso e agghiacciato che si
fosse mai sentito nel quartiere.
Blake
cadde di nuovo a terra urlando e Michael lo guardò dall'alto
con gelido disprezzo regale.
Il
sangue si staccava dal suo bracciale fra le dira gocciolando a terra.
Il
respiro regolare.
- E non voglio più parlarne. Una sconfitta è una
sconfitta. Se ti rivedo intorno a me e a chi mi sta vicino, non
sarò così delicato. - Il
tono identico all'espressione. Non attese risposte che non sarebbero
mai arrivate, quindi si voltò e tornò a guardare
gli altri due ragazzi. Non sfoderò nessun aria minacciosa,
veramente non li guardò troppo male se non seriamente e
severo. Bastò visto che mollarono subito la presa
raccogliendo il proprio capo e filandosela terrorizzati con la coda fra
le gambe.
Solo
allora Michael si concesse un sospiro, riabbracciando il proprio
fratello tremante e impaurito.
-
E' finita. - Sussurrò dolcemente carezzanfogli i capelli
scompigliati. Di nuovo l'Angelo era tornato, quell'angelo che sembrava
molto lontano dal capo di un gruppo di teppistelli di strada.
Quel
'è finita' penetrò anche Daniel che
capì che quelle rassicurazioni erano anche per lui.
/Walk
on the wild side – Vanessa Paradis/
Quella
notte stessa, qualche ora dopo, dalla finestra della camera di Michael
una figura snella e agile si intrufolò nella stanza senza
fare il minimo rumore.
Quando
il biondo rientrò dal bagno dove aveva appena fatto la
doccia, si trovò seduto sul letto nientemeno che Daniel.
L'osservò
brevemente senza grossa sorpresa, come se se l'aspettasse, poi rivolse
la propria attenzione all'armadio con pacatezza ed
imperturbabilità. Non lo degnò oltre, come se
ritenesse che non ne valesse la pena. In realtà non era
così, anzi... solo che il biondo non dimostrava bene i
propri sentimenti. Appariva sempre gentile o serio.
Daniel
non lo comprese e se ne risentì dopo un primo momento in cui
aveva ingoiato a vuoto: la visione che gli si era presentata davanti
era decisamente 'peccaminosa'.
Un
angelo uscito dalle fiamme dell'Inferno.
Il
corpo nudo e lucido d'acqua era avvolto solo da un asciugamano alla
vita, le goccioline gli percorrevano la pelle chiara solcandogli
languidamente i muscoli rilassati.
Avrebbe
voluto essere quelle gocce.
Le
stesse che si staccavano dai capelli attaccati alla testa, tutti
all'indietro poiché bagnati ad eccezione di alcune ciocche
più corte che andavano sulla fronte scomposte.
Era
davvero uno dei più bei ragazzi che avesse visto.
Senza
togliergli gli occhi di dosso, indugiando sulla schiena e poi sui suoi
fianchi, parlò piano cercando di domare le proprie emozioni:
-
Volevo ringraziarti e mantenere la mia promessa. -
Michael
scelse la biancheria senza indossarla, non disse nulla, andò
solo alla finestra aperta e appoggiandosi al balcone coi gomiti rivolto
verso l'interno, l'osservò assorto ed intenso con la sua
distinguibile grazia. Era serio e con quel non so che di indefinito.
La
luce fioca che lo colpiva riflettendo sulla sua pelle lucida lo rendeva
ancor più sensuale.
Daniel
trattenne il respiro ma fu quando lo sentì sussurrare, che
il suo cuore tornò a galoppare incendiandoglisi nel petto.
-
Come pensi di mantenerla? - Prima di quella frase mormorata con
suggestione e fascino era sembrato indeciso, come se cercasse di capire
cosa fare con lui. In quello scambio di sguardi d'atmosfera, della
magia si era creata e Michael aveva detto qualcosa che dopotutto non
sarebbe mai stato da lui.
Non
aveva mai pensato di riscuotere nessun pagamento per il suo aiuto,
eppure ora era lì, appoggiato alla finestra mezzo nudo e
bagnato a chiedere quel famoso riscatto come se lo stesse seducendo.
Daniel
provò quasi un moto di felicità in mezzo
all'emozione e alle palpitazioni, suo malgrado si controllò
bene e con fluidità e calma lo raggiunse fermandosi davanti.
L'aria dietro di loro aveva scostato i capelli biondi facendoglieli
finire ulteriormente sul viso.
Nel
silenzio interrotto solo dai loro respiri regolari, le dita di Daniel
si infilarono nel suo asciugamano allentandoglielo fino a farlo cadere.
Michael
non si mosse, rimase ancora coi gomiti sul balcone dietro di
sé, sempre con gli occhi intensamente, seriamente e
delicatamente nei suoi verdi.
Il
telo di spugna finì ai suoi piedi scalzi lasciando il
giovane completamente nudo, privo comunque di imbarazzo. Era la prima
volta per lui.
Daniel
si riempì le iridi del suo corpo perfetto poi trattenendo il
respiro; vedendo che lo lasciava fare immobile, si protese verso di lui
toccandolo solo con le labbra. Gliele carezzò con le
proprie, erano così morbide e calde... poi quando fu sazio
di quel contatto primario e leggero vi passò sopra la lingua
prendendosi il resto. Gliele schiuse infilandosi con seducente languore
assaggiando il suo sapore, infine trovò la sua lingua e la
stuzzicò il necessario per ricevere finalmente una risposta.
Michael
aprì meglio la bocca unendola alla sua, fondendo le loro
lingue che andarono presto a fuoco.
Il
bacio proseguì oltre la conoscenza reciproca e Daniel fece
il passo successivo mentre avveniva quella danza. Condusse le mani sui
suoi pettorali e dopo avergli tormentato un po' i capezzoli, scese sul
suo membro.
A
quel contatto l'altro sussultò, per il moro fu come un
lascia passare e silenzioso si staccò da quella bocca
bramosa e pulsante per inginocchiarsi davanti a lui e occuparsi proprio
di ciò che teneva fra le dita.
Muovendole
senza troppa foga attese che reagisse per appoggiarvi la lingua sulla
punta.
Michael
trattenne il fiato.
Iniziò
a muovere la lingua circolarmente stuzzicandolo sempre maggiormente,
poi passò a tutta la sua lunghezza fino ad ottenere con una
certa esperienza un buon risultato.
Un
buon risultato da circondare completamente con le labbra e succhiare
con un crescendo sempre più violento e piacevole.
Michael
si trovò a gettare la testa all'indietro, affondare una mano
fra i suoi capelli neri, mantenersi appoggiato con l'altro braccio,
chiudere gli occhi, gemere con aria abbandonata e arcuare la schiena e
il bacino contro il nuovo compagno.
Non
aveva mai provato una cosa simile e trovarsi a dimostrare le proprie
sensazioni sconvolgenti lo scosse. Era come se dall'inizio del loro
incontro, ore prima, avesse voluto approfondire il loro contatto fino a
godere a quel modo.
Daniel
stesso si trovò ad eccitarsi a sua volta capendo che
all'altro piaceva profondamente quel che gli stava facendo.
Immaginò la sua espressione in quel momento, come doveva
essere il suo bellissimo viso mentre gemeva avvolto dal piacere e non
servì nemmeno toccarsi sull'inguine.
Quando
Michael ebbe il suo orgasmo, Daniel l'accompagnò
istantaneamente solo per aver pensato al piacere del ragazzo che
improvvisamente desiderava così tanto.
Rimasero
fermi entrambi, tutti e due ansimanti ed eccitati, poi dopo un lungo
istante in cui si guardarono sconvolti negli occhi, non mutando la loro
posizione, il più grande alzò l'altro ancora
inginocchiato e toccandolo finalmente di sua iniziativa,
attirò il suo viso e il suo corpo contro di sé
concludendo con un bacio proprio da lui.
Dolce,
delicato, protettivo.
Il
bacio di un angelo che ha appena recuperato le sue ali.
FINE