CONSEGUENZE
“La luce mattutina arriva insieme
al mal di testa allucinante e alla sensazione di avere tutte le ossa
rotte. In un primo momento non mi azzardo nemmeno a muovermi, in quello
successivo invece mi porto una mano sugli occhi che non riescono ad
aprirsi nonostante da qualche finestra entri la luce del sole. Muovo la
lingua all’interno della mia bocca ed anche quella sembra
dolorante… ogni muscolo e parte di me grida un po’
vendetta ma non è il risveglio peggiore che ho fatto. Di
sbronze colossali ne ho prese e me le ricordo tutte…
ora… ora sono più che altro molto stanco e questo
mal di testa è il risultato di ore piccole e solo qualche
bicchiere di troppo, nulla di che.
Però mi sembra di
essere immobilizzato da qualcosa.
Cosa ho fatto ieri sera?
Cerco di fare mente locale per
svegliarmi, so che sicuramente devo andare a lavoro e sono fortunato ad
essere sensibile alla luce e ai rumori e svegliarmi per un nonnulla, o
sicuramente, visto che la sveglia non ha suonato, avrei fatto tardi a
lavoro.
Mi piacerebbe continuare a dormire
ma da come mi sento dolorante non devo essere nel mio letto…
Un momento.
Che significa che non sono nel mio
letto?
E dove diavolo sono allora?
Ecco, a questo pensiero mi rendo
conto che quello che mi impedisce i movimenti è proprio un
corpo così ricollego le sensazioni che sento con quanto
posso aver fatto stanotte.
Siamo nudi, dannazione, che dovrei
aver fatto se non sesso?
Bè, se siamo rimasti
insieme significa che non è andata male, anzi…
chissà, forse non devo preoccuparmi molto.
Aver fatto sesso è
positivo, in fondo.
Che ci dovrebbe essere di male?
Ma mentre cerco di ricordare con
chi l’abbia fatto e cosa di preciso, apro gli occhi che si
abituano lamentandosi alla luce. È proprio qua che sento il
lamento di una voce maschile a me familiare.
Porca miseria!
Mi alzo di scatto riconoscendo la
testa e la voce di Danny, ma il mio corpo non va molto lontano, non
riesco nemmeno a mettermi in piedi.
Rimango mezzo seduto ma ormai
anche lui, altrettanto nudo, con molti lamenti e ringhi si sveglia.
Il cuore d’improvviso
comincia a battermi più forte mentre
quest’agitazione mi uccide.
Che razza di risveglio
è questo?
Così mentre lui elenca
dolci paroline da scaricatore di porto, ogni ricordo ripiomba nella mia
mente dicendomi cosa abbiamo fatto stanotte, come mai e... diamine,
è stato bello!
Me ne rendo conto una volta che
torno totalmente in me ma il fatto che sia stato bello e appagante non
mi rincuora molto.
Ho fatto sesso con Danny
Messer… e dannazione prima l’ho anche chiamato per
nome!
- Ma che cavolo… -
Borbotta aprendo anche lui gli occhi. Quando le sue velate iridi
azzurro cupo si posano sui miei, la sensazione lì per
lì non è sgradevole… nonostante i vari
dolori alla testa, alla schiena, alle braccia, alle gambe e…
non voglio indagare oltre.
Rimaniamo quindi a fissarci
così per un attimo e costatando che non è un
malvagio risveglio, dopo tutto, lui parla per primo rimanendo ancora
steso sopra di me:
- Buon… giorno?
– è titubante la sua voce, non è sicuro
che si dica così in una situazione simile ma probabilmente
è l’unica cosa che gli è venuta in
mente… in fondo va bene così, no?
Perché, dovrebbe andare
male?
Ci si saluta dopo aver fatto
sesso, almeno questo.
Devo capire perché e se
ha conseguenze su di noi.
Devo capirlo, in fondo ad ogni
azione corrisponde qualcosa, non posso starmene così con la
consapevolezza di essere stato con lui, la persona meno probabile sulla
faccia della Terra con cui mi sarei immaginato!
- Dobbiamo parlare! – Lo
dico subito senza mezzi termini, andando dritto al sodo. Ma non
affronto immediatamente il discorso, ho bisogno almeno di
reimpossessarmi di me e del mio corpo, prima… e vedere se
sono tardi per andare a lavoro!
L’ultima cosa che mi
serve è spiegare come mai non sono arrivato in
orario… 'eh, sapete com’è…
risvegliarsi nel divano di Messer con lui sopra ed entrambi nudi non
è qualcosa che richiede poco tempo!'
Chissà come la
prenderebbero… sicuramente mi lincerebbero non credendomi!
- Dici? – Fa invece lui
con un fondo d’ironia ma senza sorridere nemmeno un
po’.
Come interpretarlo?
Non gli è piaciuto?
Ne è pentito?
Se lo ricorda almeno?
Mentre mi faccio queste domande
cerco di tirarmi ancora un po’ più su
così lui facendo leva sulle braccia si alza a sua volta
mettendosi in piedi in un lampo e afferrando i boxer a terra, se li
infila.
Non dice una parola ma evita
accuratamente di guardarmi mentre io, al contrario, lo fisso diretto e
attento indossando a mia volta i miei boxer.
Ci troviamo poi io seduto e lui in
piedi a qualche metro dal divano, mani ai fianchi, a fissarci di nuovo
con un notevole imbarazzo. Probabilmente cerchiamo qualcosa da dire, la
mossa più sensata da fare… eppure non siamo
adolescenti che l’hanno fatto per la prima volta. Siamo
adulti e vaccinati, non è una tragedia… per una
notte di sesso… però è meglio
chiarire, non si sa mai. Mi piace avere le carte ben in tavola e
sondare ogni più piccolo dubbio!
- Abbiamo fatto sesso! –
Lo dico in modo che se aveva dubbi ora non ne ha più. Lui
alza un sopracciglio e con scetticismo dice:
- Davvero? - Inizia ironico, poi
aggiunge: - Me lo ricordo bene… eccome… - Qua
sono io che alzo un sopracciglio scettico. Abbiamo più o
meno le stesse espressioni e le stesse reazioni.
- Bè, è
stato… - Sto cercando le parole giuste che ancora non so,
non voglio certo descrivere come è stato ma lui mi ruba la
parola:
- Bello. – è
così che mi sega le gambe ed ogni altra intenzione di
insabbiare il tutto.
Rimango inebetito a guardare lui e
la sua serietà, è molto deciso quando lo dice,
non ha proprio il minimo rimpianto nonostante l’ovvio
imbarazzo. Gli è piaciuto… bè, dopo
tutto è piaciuto anche a me… mi lascio sfuggire
un sorrisino a metà e distogliendo lo sguardo ribatto
più vago:
- Si, non ti do torto…
- Eppure non riesco a farne un dramma. Pensavo sarebbe stato diverso il
chiarimento, onestamente, invece non riesco a vedere questa cosa come a
chissà quale fattaccio.
Eravamo due persone che avevamo
bisogno della stessa cosa, stando insieme ci siamo trovati bene ed
è successo, ci è piaciuto ed ora non ce ne siamo
pentiti. Che male c’è in tutto questo?
Così sospiro e mi alzo
cominciando a raccogliere i miei vestiti:
- Ok, è andata. Non
voglio che fra noi cambi nulla, ovvero che smettiamo di parlarci o cose
simili…. Siamo stati bene insieme e non vedo alcun problema.
La pensi così anche tu? – Dico dopo aver finito
con tutto ciò che mi appartiene e una certa ansia dentro.
- Non cambierei una virgola.
Perfetto. – Risponde quindi ed è su questo che
l’ansia scema via ed io mi sento meglio.
Spero veramente non cambi nulla o
che se deve cambiare sia solo in meglio.
Gli lancio un ultimo sguardo, ha
decisamente un bel corpo…
- Ti rubo il bagno, va bene?
–
- Fa pure. –
Però questa familiarità in tutto questo ha
veramente dell’incredibile… come se il nostro
rapporto fosse così da secoli.
Mi stupisco veramente ma poi
è la l’acqua della doccia che mi lava via ogni
pensiero e spossatezza dandomi subito la sensazione di rinascita.
Comunque sia, non penso proprio di
dover preoccuparmi in alcun modo. “
“Non è passato poi molto
ma tutti i problemi di Mac si sono magicamente risolti, ne sono
contento. Quando gli ho chiesto cosa fosse successo lui con un
sorrisino mi ha risposto che i giochini politici li sapeva fare anche
lui, ma non ha detto altro. Conoscendolo avrà tirato fuori
qualche carta vincente all’ultimo momento.
Ne sono felice, quando ho saputo
che ora potevamo tutti dormire sonni un po’ più
tranquilli mi è venuto spontaneo invitarlo a bere qualcosa
per festeggiarlo, ma quando mi ha detto che mi aveva preceduto Flack e
che potevamo andare insieme, la cosa mi ha un po’ infastidito.
Non saprei spiegarmi il motivo,
è stata una sensazione istintiva che comunque non ho
mostrato accettando di buon grado.
Io e Flack non siamo proprio
tornati al rapporto formale di prima ma non siamo nemmeno tornati a
passare altre notti insieme… insomma, penso che se sarebbe
ricapitato non ne saremmo scappati schifati, però non
abbiamo forzato nulla. Al contrario ci siamo resi conto di lavorare
molto bene insieme e abbiamo goduto l’uno della compagnia
dell’altro in diverse occasione e piuttosto volentieri.
Quel che forse mi ha dato un
po’ fastidio è stato sapere che Flack aveva
pensato di fare qualcosa con Mac escludendomi. Perché?
Ora che tutto si è
risolto e non ci sono più motivi di stress ognuno torna come
prima?
Già, mi sono seccato
nel realizzare che forse ero stato una sorta di ripiego per compensare
l’assenza di Mac. Anche per me è stata dura non
poter avere il suo sostegno in questi ultimi giorni ma poter contare su
Flack mi è piaciuto, mi è stato utile…
siamo andati alla grande anche solo noi due insieme… non
capisco proprio.
Quando ci ritroviamo nel locale
tutti e tre lo sguardo che ci scambiamo io e Flack è tutto
un programma. Da parte mia, per lo meno.
Credo che abbia poco da chiedersi
cosa io abbia.
Insomma, è chiaro no?
Non gli rivolgo la parola anche se
cerco di non fare piazzate, semplicemente mi adeguo a lui che non mi ha
detto nulla di stasera. Parliamo con Mac e la serata è
piacevole, nella norma, senza le nostre battute e beccate solite, credo
che Mac stesso comprenda che c’è qualcosa che non
mi va bene e forse mi chiederebbe cosa se non fosse così
sicuro che si tratti proprio di Flack. Così da bravo amico
acuto sta zitto e non dice nulla, si limita a fare la sua parte e
passare con noi una di quelle classiche serate fra uomini.
Va bene, va bene
così… in fondo potevo immaginare che
quell’avvicinamento era solo momentaneo, una sorta di
ripiego. È così o non si sarebbe limitato a
fissarmi così per poi non dirmi assolutamente nulla.
Né se va tutto bene o
che altro.
Ok, ci sto.
Torniamo pure solo i semplici
colleghi di prima, cancelliamo tutto come se nulla fosse…
perché, cos’è successo?
È stato solo un momento
di sfogo, ne avevamo bisogno, avevamo bevuto un
po’… è stato tutto lì.
Stop.
- Ragazzi… per me si
è fatto tardi ed è stata una giornata lunga. Vi
lascio e ci vediamo domani… -
È Mac a riscuotermi dai
miei pensieri non molto sereni e felici, entrambi comunque lo salutiamo
e quando se ne va fra noi cala il silenzio più totale.
Il ricordo di quella serata mi
investe come un treno, quella serata così piacevole finita
a… stare insieme in quel modo… il solo
rinominarla le sensazioni di quella sera mi scorrono di nuovo dentro e
quello stesso senso d’eccitazione mi invade.
Sarebbe stato bello poter
riprovare tutto liberamente senza raffreddamenti di mezzo o screzi
vari. Ma evidentemente ci eravamo capiti male, forse siamo stati troppo
frettolosi e diretti e ci siamo fraintesi. Abbiamo entrambi la mania di
approfondire poco e di andare subito al sodo… forse
è questo che non va bene, che ci ha portato a non parlarci
più.
Perché io
avrò le mie paturnie ma nemmeno lui dice qualcosa,
dannazione… ora che siamo soli potrebbe anche chiedermi se
per caso ce l’ho con lui!
Mi conosce, un po’, sa
che non sono così silenzioso!
Che seccante che è
questo suo comportamento… mi piacerebbe proprio leggergli un
attimo nel pensiero e mi innervosisce troppo che non riesca a capire
perché ce l’abbia anche lui con me. Non capisco
proprio!
- Vabbè, vado anche io.
– Dico infatti tagliando corto. Se vuole che vada
così, andrà così!
Senza guardarlo o aspettare
risposte varie mi giro e faccio per andarmene ma è proprio
la sua voce chiara e cristallina che decisa mi richiama per nome.
- Danny! - Non usa più
il cognome. Questo mi ferma. Non dice null’altro, solo il mio
nome.
Così gli concedo la
grazia di fare come dice. Non muovo un passo ma non mi giro, rimango di
spalle e abbasso la testa guardandomi le scarpe, poi quelle degli altri
ed infine di nuovo le mie… in realtà,
però, quel che la mia attenzione cattura completamente
è solo ciò che sento. Cerco di capire cosa stia
facendo e se dica qualcosa. Gli do ogni mia più piccola
attenzione fino a trattenere il respiro.
Da quando in qua sono
così per lui?
Quando le cose sono cambiate fino
a questo punto?
Pensavo che avessimo solo
approfondito la nostra amicizia e che ora fosse tutto tornato distante
come prima… pensavo…
- Si può sapere
cos’hai stasera? – Così me lo chiede.
Chissà, forse non
aspettavo altro che questo.
Forse è proprio questo
che attendevo con ansia, che me lo chiedesse.
Così come una molla,
senza lasciare nemmeno un attimo per pensarci, prendo a mi giro svelto
guardandolo fisso negli occhi, mi avvicino dritto e come se lo stessi
per affrontare a muso duro, dico esattamente quel che mi prende
stasera. Non ci penso nemmeno, tanto so cos’ho. Che dovrei
pensare?
Dico e basta.
Istintivamente.
- E che dovrei avere? Noti
qualcosa di diverso in me, che me lo chiedi? No, perché in
fondo mi sembra che tutto sia come prima… prima di questa
storia stressante e seccante. Ora si è risolto tutto, che
c’è che non va? – Il tono aggressivo,
però, gli fa capire perfettamente che invece ce
l’ho proprio con lui ma mi scoccia che non capisca da solo
cos’ho, doverglielo spiegare e fargli io stesso il punto
della situazione. In fondo dipende da lui, no?
Dipende da lui se non
sarà nulla fra noi… se faremo come se nulla fosse
accaduto… se quella meravigliosa parentesi
svanirà nel nulla lasciandomi quest’amaro in bocca
e questo rimpianto per non essere riuscito a tenermelo… per
non essere io quello che lui vuole.
Perché lui è
proprio quello che voglio io, dannazione.
Lo capisco solo ora.”
“E questa da dove esce?
Me lo chiedo mentre lo fisso
stranito fare la sua sparata marcata ed accusatoria. È
proprio nel suo stile ma normalmente è molto più
chiaro di così. Ora è come se non volesse
ammettere ciò che veramente lo fa arrabbiare.
L’avevo visto strano da
tutta la serata ma per non rovinarla a Mac ho fatto finta di nulla. Ora
però che gliel’ho chiesto mi aggredisce
così con questo rancore nello sguardo.
Un po’ mi ferisce, se
devo essere onesto. Non penso di meritarmelo, non ho fatto nulla per
ricevere questo trattamento, anzi… ad essere onesti
è lui che è capitato qua con Mac senza
avvertirmi.
A me non dovrebbe dare fastidio
che senza dirmi nulla voleva passare la serata con Mac?
Così con durezza gli
rispondo nel suo stesso modo, senza indietreggiare o distogliere lo
sguardo:
- Cosa c’è
che non va? Dimmelo tu! Sei tu quello che non mi ha parlato e che senza
dirmi nulla si è presentato qua con Mac! - Non è
che urliamo ma abbiamo dei toni sostenuti, siamo vicini e ci sentiamo
bene, possiamo anche notare ogni dettaglio del nostro viso. Forse ci
servirebbe un mediatore, non siamo molto bravi a regolarci da soli
quando si tratta di certe questioni… normalmente
è Mac il calmante di turno ma non sono mai stato abbastanza
con Danny da immaginare che saremmo potuti finire a discutere
così. Fra me e lui, qua, possiamo anche finire per prenderci
a pugni visti i nostri temperamenti, anche se ad essere onesti quello
che si controlla meno normalmente è sempre lui, io sono il
capo di una squadra di polizia, sono obbligato a controllarmi e seguire
le regole. Forse in qualcosa siamo diversi, tutto sommato.
- Ah, è questo il
problema? Ti ho rotto i piani? Mi dispiace, sai, ma penso dovrai
fartene una ragione! –
Mi sembra comunque una cosa troppo
assurda litigare per questo… ma poi per questo cosa? Di
preciso per cosa ce l’abbiamo l’uno con
l’altro?
Che fastidio…
tutto… il suo modo di fare, di avercela con me, di avermi
messo da parte per Mac…
- No, non è questo il
problema. Il problema è che tu ce l’hai con me e
non so nemmeno perché ma non sai essere onesto e dire le
cose come stanno! Dì la verità! –
Mi sto alterando sempre di
più e lui come me, gesticoliamo entrambi senza allontanarci.
- A che ti serve saperlo? Tanto
Mac ora è di nuovo disponibile, non serve più
nessun tappa buchi, no? O non è stato abbastanza piacevole
quella volta da dimenticarlo così in fretta? –
Non mi serve altro per capire cosa
intende e, per impedire che mi sputtani ulteriormente,
l’afferro per il braccio e con forza lo trascino svelto nei
bagni pubblici chiudendo la porta a chiave. Il silenzio che
c’è mi fa capire che non c’è
nessuno e sbattendolo contro il muro gli rimango davanti riprendendo il
discorso sempre più fuori di me.
Come può dire quelle
cose?
- Sei solo un idiota! –
- Ah, sono un idiota? –
- Certo che lo sei! Sei geloso di
Mac e non te ne rendi nemmeno conto! Idiota! – Dopo che
glielo dico sembra ripetersi la parola e cercare di associarla ad un
suo comportamento o frase che mi ha detto…. Non so se ci
riesce ma il lasso di tempo che passa a pensarci è troppo
breve e probabilmente non ha fatto ancora nulla di buono visto che
riparte in quarta:
- Tu invece no. Non hai nemmeno
nulla da rimproverarti, vero? Volevi passare la serata con Mac e non mi
avevi avvertito. Ma tu non hai colpe! –
No, sono sempre più
incredulo. Allargo le braccia e corrugo le sopracciglia in un
espressione d’incomprensione totale:
- Noi due non stiamo insieme!
– Ma forse capisco troppo tardi che non avrei dovuto dirlo.
Ormai l’ho detto ma non
ho avuto troppo tempo nemmeno io di pensare che non si tratta di questo.
Stare insieme a parole non
è veramente importante, quel che conta è cosa
siamo a fatti ed è vero che ormai le cose fra noi stavano
cambiando e che abbiamo passato una notte insieme e che… ci
è piaciuto dannatamente…
Mi mordo subito il labbro
guardando il suo sguardo venir attraversato da un lampo di dolore, non
gli è piaciuto sentirselo dire così e stringendo
le mani ai fianchi e guardando in basso per non dimostrarmi troppo che
ci è rimasto male, abbassa il tono di molto, poi penetrante
ed incisivo risponde:
- Già… -
Rialza gli occhi sui miei, lucidi e diretti: - non stiamo insieme. E
forse è proprio questo il problema. Magari avresti potuto
dirmelo quella mattina e non si sarebbe creato nessun fraintendimento,
non pensi? –
Poco chiaro?
Forse ha ragione, anzi, senza
nessun forse. Senza ombra di dubbio è questo il problema.
Siamo stati entrambi poco chiari,
non ne abbiamo parlato abbastanza ma… ma quelli siamo noi e
non avremmo saputo ancora cosa dire.
Del resto ora cosa diremmo?
Non so… forse che mi
ferisce anche me vederlo così, sentire questo muro che ha
appena innalzato per non mostrare quel che prova ora. Gli ero arrivato
così vicino che… che è vero che non
stavamo insieme?
Certo, lo è, ma non
è questo il punto. No lo è…
Il punto è che mi
piacerebbe esserci, con lui… approfondire ancora e
ancora… e rifare quella notte… e
riprovarci… e riavere in me quel calore
dissetante… scottarmi con lui… lottare fino a non
poterne più… e addormentarmi e risvegliarmi di
nuovo con lui nudo sopra di me.
È questo il punto.
Non stiamo insieme ma è
un vero peccato. Se fossimo stati insieme veramente, queste ferite ce
le saremmo evitate.
Sospiro e guardo in basso a
disagio e dispiaciuto. Sul momento non so come rimediare.
So solo che ora voglio stare con
lui. Lo voglio perché mi piace, lui ed il suo fuoco
così simile al mio ma in fondo diverso. Mi piace
così com’è e come sono riuscito a
scoprirlo.
Mi piace.”
“Forse è questo che
succede quando non si chiarisce abbastanza con sé stesso e
con gli altri cosa si vuole, cosa si è disposti a fare, cosa
si spera… cosa si prova…
Ma che vuoi, sono sempre stato
abituato a tenermi ben tutto per me, certe cose. Se
c’è qualcosa che Louie mi ha insegnato
è stato proprio il condividere il meno possibile per non
venir feriti. A volte ho la mania di seguire quel consiglio e mi
è sembrato naturale farlo con Don.
Ma ora è tardi per
rendersi conto che invece era il caso di parlarne meglio.
Per capire che invece avrei voluto
qualcosa di più da lui.
Non potevo immaginarlo,
certo… è stando con lui anche dopo, che mi
è piaciuto. È sentendomi messo da parte per Mac
che ho potuto capire che non mi stava bene così.
È in conseguenza a
tutto quel che è successo che ora mi sento così
di merda solo per aver compreso che invece Don mi piace e vorrei
provare ad approfondire qualcosa con lui.
Però lui sta zitto e
non dice altro, guarda in basso e non mi tocca nemmeno più,
così io facendo ricadere le mani dai fianchi scuoto la testa
e scivolo di lato per andarmene.
È finita ancora prima
di iniziare, l’abbiamo gestita male, siamo troppo simili per
certi versi… ci sono troppe cose che non vanno ma
soprattutto non vogliamo la stessa cosa, a quanto pare.
Brucia.
Brucia farla finire
così quando hai appena capito cosa volevi.
Brucia eccome, da impazzire. La
voglia è quella di urlare e prendere a pugni qualcosa.
La voglia è proprio
quella di trovare uno sfogo abbastanza forte da farmi dimenticare
questa dannata parentesi che mi ha fatto solo male… a parte
quella notte e quei momenti successivi…
Però ho la mano sulla
chiave della porta che sto per girare ed uscire quando una presa sul
polso mi ferma e con decisione, alzandomelo, mi costringe a girarmi.
È un momento abbastanza veloce e gestito con sicurezza.
Improvvisamente mi sento di nuovo
contro il muro con il braccio semi alzato e la mano vicino alla mia
testa… con le dita intrecciate a quelle di qualcun altro e
la bocca impegnata sempre con la sua.
Nel giro di un istante senza dar
tempo alla mia mente di darmi risposte comprensibili, sento solo il suo
sapore in bocca, il suo calore contro di me e la sua stretta alla mia
mano… e capisco che io e Don ci stiamo baciando.
Sento solo le sue labbra contro le
mie così come lo è il suo corpo che combacia con
decisione e poca gentilezza.
Non ha pazienza, mentre lo fa
tuttavia un certo riguardo c’è, mi pare.
Forse ha capito in un istante che
non voleva che finisse tutto così ed ha agito anche lui
d’istinto.
Forse ci sono mille altri forse ma
alla fin fine questa sua lingua che si intrufola nella mia bocca mi
prende tutta l’attenzione e quel poco di capacità
di ragionamento che mi è rimasta.
Uniamo le labbra dando libero
accesso alle nostre lingue che incontrandosi giocano e lottano in modo
poco casto, facendoci capire quanto l’avessimo desiderato e
quanto idioti fossimo stati ad averlo messo da parte.
Quella sensazione di fuoco che ci
invade dandoci alla testa, di morbidezza e umido mentre ci premiamo e
muoviamo per approfondire il bacio, di erotico desiderio quando la sua
coscia si preme fra le mie gambe, sul mio inguine. Tutto questo e oltre
ci fa capire come andrà a finire e che quando una cosa
simile riesce a nascere e divorare due persone, difficilmente poi
è in grado di spegnersi nonostante i litigi, le mille parole
urlate e le incomprensioni per i vari caratteri difficili
più o meno uguali.
Difficilmente qualcosa di
così acceso e vivo potrebbe spegnersi.
Davvero.
Quando ci stacchiamo ansimiamo e
appoggiamo la fronte l’una contro l’altra,
manteniamo gli occhi chiusi per un po’ cercando di catturare
queste emozioni e sensazioni violente che ci hanno quasi piegato le
ginocchia e fatto andare quasi oltre.
Mi stringe ancora la mano ed io
faccio altrettanto senza separarci dal muro… probabilmente
cadremmo viste le forze che abbiamo messo in quello che abbiamo appena
fatto… poi apriamo gli occhi e ci guardiamo, siamo
così vicini che possiamo sentire i nostri respiri sulla
pelle del viso. Ancora i brividi ci attraversano.
I suoi sono gli occhi
più belli che abbia mai visto, così azzurri che
spiccano per i capelli e le ciglia nere.
Sono liquidi e sexy. Scrutano fino
in fondo togliendo il fiato.
È lui il primo a
parlare:
- Non stiamo insieme, certo, ma io
invece lo voglio. E tu? –
Qua non riesco a trattenere un
sorrisino che non saprei io stesso definire. Ma dico come sempre la
prima cosa che mi passa per la testa e con un certo moto di
felicità:
- Non si capisce? –
È il suo sorriso,
però, che mi toglie il respiro. Non pensavo potesse avere
questo effetto su di me… non so proprio dove finiremo e
come, ma penso che finché siamo in grado di provare cose
simili così forti, vale la pena viverla, questa storia.
Oh, se vale la pena…
“