CONSEGUENZE

La luce mattutina arriva insieme al mal di testa allucinante e alla sensazione di avere tutte le ossa rotte. In un primo momento non mi azzardo nemmeno a muovermi, in quello successivo invece mi porto una mano sugli occhi che non riescono ad aprirsi nonostante da qualche finestra entri la luce del sole. Muovo la lingua all’interno della mia bocca ed anche quella sembra dolorante… ogni muscolo e parte di me grida un po’ vendetta ma non è il risveglio peggiore che ho fatto. Di sbronze colossali ne ho prese e me le ricordo tutte… ora… ora sono più che altro molto stanco e questo mal di testa è il risultato di ore piccole e solo qualche bicchiere di troppo, nulla di che.
Però mi sembra di essere immobilizzato da qualcosa.
Cosa ho fatto ieri sera?
Cerco di fare mente locale per svegliarmi, so che sicuramente devo andare a lavoro e sono fortunato ad essere sensibile alla luce e ai rumori e svegliarmi per un nonnulla, o sicuramente, visto che la sveglia non ha suonato, avrei fatto tardi a lavoro.
Mi piacerebbe continuare a dormire ma da come mi sento dolorante non devo essere nel mio letto…
Un momento.
Che significa che non sono nel mio letto?
E dove diavolo sono allora?
Ecco, a questo pensiero mi rendo conto che quello che mi impedisce i movimenti è proprio un corpo così ricollego le sensazioni che sento con quanto posso aver fatto stanotte.
Siamo nudi, dannazione, che dovrei aver fatto se non sesso?
Bè, se siamo rimasti insieme significa che non è andata male, anzi… chissà, forse non devo preoccuparmi molto.
Aver fatto sesso è positivo, in fondo.
Che ci dovrebbe essere di male?
Ma mentre cerco di ricordare con chi l’abbia fatto e cosa di preciso, apro gli occhi che si abituano lamentandosi alla luce. È proprio qua che sento il lamento di una voce maschile a me familiare.
Porca miseria!
Mi alzo di scatto riconoscendo la testa e la voce di Danny, ma il mio corpo non va molto lontano, non riesco nemmeno a mettermi in piedi.
Rimango mezzo seduto ma ormai anche lui, altrettanto nudo, con molti lamenti e ringhi si sveglia.
Il cuore d’improvviso comincia a battermi più forte mentre quest’agitazione mi uccide.
Che razza di risveglio è questo?
Così mentre lui elenca dolci paroline da scaricatore di porto, ogni ricordo ripiomba nella mia mente dicendomi cosa abbiamo fatto stanotte, come mai e... diamine, è stato bello!
Me ne rendo conto una volta che torno totalmente in me ma il fatto che sia stato bello e appagante non mi rincuora molto.
Ho fatto sesso con Danny Messer… e dannazione prima l’ho anche chiamato per nome!
- Ma che cavolo… - Borbotta aprendo anche lui gli occhi. Quando le sue velate iridi azzurro cupo si posano sui miei, la sensazione lì per lì non è sgradevole… nonostante i vari dolori alla testa, alla schiena, alle braccia, alle gambe e… non voglio indagare oltre.
Rimaniamo quindi a fissarci così per un attimo e costatando che non è un malvagio risveglio, dopo tutto, lui parla per primo rimanendo ancora steso sopra di me:
- Buon… giorno? – è titubante la sua voce, non è sicuro che si dica così in una situazione simile ma probabilmente è l’unica cosa che gli è venuta in mente… in fondo va bene così, no?
Perché, dovrebbe andare male?
Ci si saluta dopo aver fatto sesso, almeno questo.
Devo capire perché e se ha conseguenze su di noi.
Devo capirlo, in fondo ad ogni azione corrisponde qualcosa, non posso starmene così con la consapevolezza di essere stato con lui, la persona meno probabile sulla faccia della Terra con cui mi sarei immaginato!
- Dobbiamo parlare! – Lo dico subito senza mezzi termini, andando dritto al sodo. Ma non affronto immediatamente il discorso, ho bisogno almeno di reimpossessarmi di me e del mio corpo, prima… e vedere se sono tardi per andare a lavoro!
L’ultima cosa che mi serve è spiegare come mai non sono arrivato in orario… 'eh, sapete com’è… risvegliarsi nel divano di Messer con lui sopra ed entrambi nudi non è qualcosa che richiede poco tempo!'
Chissà come la prenderebbero… sicuramente mi lincerebbero non credendomi!
- Dici? – Fa invece lui con un fondo d’ironia ma senza sorridere nemmeno un po’.
Come interpretarlo?
Non gli è piaciuto?
Ne è pentito?
Se lo ricorda almeno?
Mentre mi faccio queste domande cerco di tirarmi ancora un po’ più su così lui facendo leva sulle braccia si alza a sua volta mettendosi in piedi in un lampo e afferrando i boxer a terra, se li infila.
Non dice una parola ma evita accuratamente di guardarmi mentre io, al contrario, lo fisso diretto e attento indossando a mia volta i miei boxer.
Ci troviamo poi io seduto e lui in piedi a qualche metro dal divano, mani ai fianchi, a fissarci di nuovo con un notevole imbarazzo. Probabilmente cerchiamo qualcosa da dire, la mossa più sensata da fare… eppure non siamo adolescenti che l’hanno fatto per la prima volta. Siamo adulti e vaccinati, non è una tragedia… per una notte di sesso… però è meglio chiarire, non si sa mai. Mi piace avere le carte ben in tavola e sondare ogni più piccolo dubbio!
- Abbiamo fatto sesso! – Lo dico in modo che se aveva dubbi ora non ne ha più. Lui alza un sopracciglio e con scetticismo dice:
- Davvero? - Inizia ironico, poi aggiunge: - Me lo ricordo bene… eccome… - Qua sono io che alzo un sopracciglio scettico. Abbiamo più o meno le stesse espressioni e le stesse reazioni.
- Bè, è stato… - Sto cercando le parole giuste che ancora non so, non voglio certo descrivere come è stato ma lui mi ruba la parola:
- Bello. – è così che mi sega le gambe ed ogni altra intenzione di insabbiare il tutto.
Rimango inebetito a guardare lui e la sua serietà, è molto deciso quando lo dice, non ha proprio il minimo rimpianto nonostante l’ovvio imbarazzo. Gli è piaciuto… bè, dopo tutto è piaciuto anche a me… mi lascio sfuggire un sorrisino a metà e distogliendo lo sguardo ribatto più vago:
- Si, non ti do torto… - Eppure non riesco a farne un dramma. Pensavo sarebbe stato diverso il chiarimento, onestamente, invece non riesco a vedere questa cosa come a chissà quale fattaccio.
Eravamo due persone che avevamo bisogno della stessa cosa, stando insieme ci siamo trovati bene ed è successo, ci è piaciuto ed ora non ce ne siamo pentiti. Che male c’è in tutto questo?
Così sospiro e mi alzo cominciando a raccogliere i miei vestiti:
- Ok, è andata. Non voglio che fra noi cambi nulla, ovvero che smettiamo di parlarci o cose simili…. Siamo stati bene insieme e non vedo alcun problema. La pensi così anche tu? – Dico dopo aver finito con tutto ciò che mi appartiene e una certa ansia dentro.
- Non cambierei una virgola. Perfetto. – Risponde quindi ed è su questo che l’ansia scema via ed io mi sento meglio.
Spero veramente non cambi nulla o che se deve cambiare sia solo in meglio.
Gli lancio un ultimo sguardo, ha decisamente un bel corpo…
- Ti rubo il bagno, va bene? –
- Fa pure. – Però questa familiarità in tutto questo ha veramente dell’incredibile… come se il nostro rapporto fosse così da secoli.
Mi stupisco veramente ma poi è la l’acqua della doccia che mi lava via ogni pensiero e spossatezza dandomi subito la sensazione di rinascita.
Comunque sia, non penso proprio di dover preoccuparmi in alcun modo. “


Non è passato poi molto ma tutti i problemi di Mac si sono magicamente risolti, ne sono contento. Quando gli ho chiesto cosa fosse successo lui con un sorrisino mi ha risposto che i giochini politici li sapeva fare anche lui, ma non ha detto altro. Conoscendolo avrà tirato fuori qualche carta vincente all’ultimo momento.
Ne sono felice, quando ho saputo che ora potevamo tutti dormire sonni un po’ più tranquilli mi è venuto spontaneo invitarlo a bere qualcosa per festeggiarlo, ma quando mi ha detto che mi aveva preceduto Flack e che potevamo andare insieme, la cosa mi ha un po’ infastidito.
Non saprei spiegarmi il motivo, è stata una sensazione istintiva che comunque non ho mostrato accettando di buon grado.
Io e Flack non siamo proprio tornati al rapporto formale di prima ma non siamo nemmeno tornati a passare altre notti insieme… insomma, penso che se sarebbe ricapitato non ne saremmo scappati schifati, però non abbiamo forzato nulla. Al contrario ci siamo resi conto di lavorare molto bene insieme e abbiamo goduto l’uno della compagnia dell’altro in diverse occasione e piuttosto volentieri.
Quel che forse mi ha dato un po’ fastidio è stato sapere che Flack aveva pensato di fare qualcosa con Mac escludendomi. Perché?
Ora che tutto si è risolto e non ci sono più motivi di stress ognuno torna come prima?
Già, mi sono seccato nel realizzare che forse ero stato una sorta di ripiego per compensare l’assenza di Mac. Anche per me è stata dura non poter avere il suo sostegno in questi ultimi giorni ma poter contare su Flack mi è piaciuto, mi è stato utile… siamo andati alla grande anche solo noi due insieme… non capisco proprio.
Quando ci ritroviamo nel locale tutti e tre lo sguardo che ci scambiamo io e Flack è tutto un programma. Da parte mia, per lo meno.
Credo che abbia poco da chiedersi cosa io abbia.
Insomma, è chiaro no?
Non gli rivolgo la parola anche se cerco di non fare piazzate, semplicemente mi adeguo a lui che non mi ha detto nulla di stasera. Parliamo con Mac e la serata è piacevole, nella norma, senza le nostre battute e beccate solite, credo che Mac stesso comprenda che c’è qualcosa che non mi va bene e forse mi chiederebbe cosa se non fosse così sicuro che si tratti proprio di Flack. Così da bravo amico acuto sta zitto e non dice nulla, si limita a fare la sua parte e passare con noi una di quelle classiche serate fra uomini.
Va bene, va bene così… in fondo potevo immaginare che quell’avvicinamento era solo momentaneo, una sorta di ripiego. È così o non si sarebbe limitato a fissarmi così per poi non dirmi assolutamente nulla.
Né se va tutto bene o che altro.
Ok, ci sto.
Torniamo pure solo i semplici colleghi di prima, cancelliamo tutto come se nulla fosse… perché, cos’è successo?
È stato solo un momento di sfogo, ne avevamo bisogno, avevamo bevuto un po’… è stato tutto lì.
Stop.
- Ragazzi… per me si è fatto tardi ed è stata una giornata lunga. Vi lascio e ci vediamo domani… -
È Mac a riscuotermi dai miei pensieri non molto sereni e felici, entrambi comunque lo salutiamo e quando se ne va fra noi cala il silenzio più totale.
Il ricordo di quella serata mi investe come un treno, quella serata così piacevole finita a… stare insieme in quel modo… il solo rinominarla le sensazioni di quella sera mi scorrono di nuovo dentro e quello stesso senso d’eccitazione mi invade.
Sarebbe stato bello poter riprovare tutto liberamente senza raffreddamenti di mezzo o screzi vari. Ma evidentemente ci eravamo capiti male, forse siamo stati troppo frettolosi e diretti e ci siamo fraintesi. Abbiamo entrambi la mania di approfondire poco e di andare subito al sodo… forse è questo che non va bene, che ci ha portato a non parlarci più.
Perché io avrò le mie paturnie ma nemmeno lui dice qualcosa, dannazione… ora che siamo soli potrebbe anche chiedermi se per caso ce l’ho con lui!
Mi conosce, un po’, sa che non sono così silenzioso!
Che seccante che è questo suo comportamento… mi piacerebbe proprio leggergli un attimo nel pensiero e mi innervosisce troppo che non riesca a capire perché ce l’abbia anche lui con me. Non capisco proprio!
- Vabbè, vado anche io. – Dico infatti tagliando corto. Se vuole che vada così, andrà così!
Senza guardarlo o aspettare risposte varie mi giro e faccio per andarmene ma è proprio la sua voce chiara e cristallina che decisa mi richiama per nome.
- Danny! - Non usa più il cognome. Questo mi ferma. Non dice null’altro, solo il mio nome.
Così gli concedo la grazia di fare come dice. Non muovo un passo ma non mi giro, rimango di spalle e abbasso la testa guardandomi le scarpe, poi quelle degli altri ed infine di nuovo le mie… in realtà, però, quel che la mia attenzione cattura completamente è solo ciò che sento. Cerco di capire cosa stia facendo e se dica qualcosa. Gli do ogni mia più piccola attenzione fino a trattenere il respiro.
Da quando in qua sono così per lui?
Quando le cose sono cambiate fino a questo punto?
Pensavo che avessimo solo approfondito la nostra amicizia e che ora fosse tutto tornato distante come prima… pensavo…
- Si può sapere cos’hai stasera? – Così me lo chiede.
Chissà, forse non aspettavo altro che questo.
Forse è proprio questo che attendevo con ansia, che me lo chiedesse.
Così come una molla, senza lasciare nemmeno un attimo per pensarci, prendo a mi giro svelto guardandolo fisso negli occhi, mi avvicino dritto e come se lo stessi per affrontare a muso duro, dico esattamente quel che mi prende stasera. Non ci penso nemmeno, tanto so cos’ho. Che dovrei pensare?
Dico e basta.
Istintivamente.
- E che dovrei avere? Noti qualcosa di diverso in me, che me lo chiedi? No, perché in fondo mi sembra che tutto sia come prima… prima di questa storia stressante e seccante. Ora si è risolto tutto, che c’è che non va? – Il tono aggressivo, però, gli fa capire perfettamente che invece ce l’ho proprio con lui ma mi scoccia che non capisca da solo cos’ho, doverglielo spiegare e fargli io stesso il punto della situazione. In fondo dipende da lui, no?
Dipende da lui se non sarà nulla fra noi… se faremo come se nulla fosse accaduto… se quella meravigliosa parentesi svanirà nel nulla lasciandomi quest’amaro in bocca e questo rimpianto per non essere riuscito a tenermelo… per non essere io quello che lui vuole.
Perché lui è proprio quello che voglio io, dannazione.
Lo capisco solo ora.”

E questa da dove esce?
Me lo chiedo mentre lo fisso stranito fare la sua sparata marcata ed accusatoria. È proprio nel suo stile ma normalmente è molto più chiaro di così. Ora è come se non volesse ammettere ciò che veramente lo fa arrabbiare.
L’avevo visto strano da tutta la serata ma per non rovinarla a Mac ho fatto finta di nulla. Ora però che gliel’ho chiesto mi aggredisce così con questo rancore nello sguardo.
Un po’ mi ferisce, se devo essere onesto. Non penso di meritarmelo, non ho fatto nulla per ricevere questo trattamento, anzi… ad essere onesti è lui che è capitato qua con Mac senza avvertirmi.
A me non dovrebbe dare fastidio che senza dirmi nulla voleva passare la serata con Mac?
Così con durezza gli rispondo nel suo stesso modo, senza indietreggiare o distogliere lo sguardo:
- Cosa c’è che non va? Dimmelo tu! Sei tu quello che non mi ha parlato e che senza dirmi nulla si è presentato qua con Mac! - Non è che urliamo ma abbiamo dei toni sostenuti, siamo vicini e ci sentiamo bene, possiamo anche notare ogni dettaglio del nostro viso. Forse ci servirebbe un mediatore, non siamo molto bravi a regolarci da soli quando si tratta di certe questioni… normalmente è Mac il calmante di turno ma non sono mai stato abbastanza con Danny da immaginare che saremmo potuti finire a discutere così. Fra me e lui, qua, possiamo anche finire per prenderci a pugni visti i nostri temperamenti, anche se ad essere onesti quello che si controlla meno normalmente è sempre lui, io sono il capo di una squadra di polizia, sono obbligato a controllarmi e seguire le regole. Forse in qualcosa siamo diversi, tutto sommato.
- Ah, è questo il problema? Ti ho rotto i piani? Mi dispiace, sai, ma penso dovrai fartene una ragione! –
Mi sembra comunque una cosa troppo assurda litigare per questo… ma poi per questo cosa? Di preciso per cosa ce l’abbiamo l’uno con l’altro?
Che fastidio… tutto… il suo modo di fare, di avercela con me, di avermi messo da parte per Mac…
- No, non è questo il problema. Il problema è che tu ce l’hai con me e non so nemmeno perché ma non sai essere onesto e dire le cose come stanno! Dì la verità! –
Mi sto alterando sempre di più e lui come me, gesticoliamo entrambi senza allontanarci.
- A che ti serve saperlo? Tanto Mac ora è di nuovo disponibile, non serve più nessun tappa buchi, no? O non è stato abbastanza piacevole quella volta da dimenticarlo così in fretta? –
Non mi serve altro per capire cosa intende e, per impedire che mi sputtani ulteriormente, l’afferro per il braccio e con forza lo trascino svelto nei bagni pubblici chiudendo la porta a chiave. Il silenzio che c’è mi fa capire che non c’è nessuno e sbattendolo contro il muro gli rimango davanti riprendendo il discorso sempre più fuori di me.
Come può dire quelle cose?
- Sei solo un idiota! –
- Ah, sono un idiota? –
- Certo che lo sei! Sei geloso di Mac e non te ne rendi nemmeno conto! Idiota! – Dopo che glielo dico sembra ripetersi la parola e cercare di associarla ad un suo comportamento o frase che mi ha detto…. Non so se ci riesce ma il lasso di tempo che passa a pensarci è troppo breve e probabilmente non ha fatto ancora nulla di buono visto che riparte in quarta:
- Tu invece no. Non hai nemmeno nulla da rimproverarti, vero? Volevi passare la serata con Mac e non mi avevi avvertito. Ma tu non hai colpe! –
No, sono sempre più incredulo. Allargo le braccia e corrugo le sopracciglia in un espressione d’incomprensione totale:
- Noi due non stiamo insieme! – Ma forse capisco troppo tardi che non avrei dovuto dirlo.
Ormai l’ho detto ma non ho avuto troppo tempo nemmeno io di pensare che non si tratta di questo.
Stare insieme a parole non è veramente importante, quel che conta è cosa siamo a fatti ed è vero che ormai le cose fra noi stavano cambiando e che abbiamo passato una notte insieme e che… ci è piaciuto dannatamente…
Mi mordo subito il labbro guardando il suo sguardo venir attraversato da un lampo di dolore, non gli è piaciuto sentirselo dire così e stringendo le mani ai fianchi e guardando in basso per non dimostrarmi troppo che ci è rimasto male, abbassa il tono di molto, poi penetrante ed incisivo risponde:
- Già… - Rialza gli occhi sui miei, lucidi e diretti: - non stiamo insieme. E forse è proprio questo il problema. Magari avresti potuto dirmelo quella mattina e non si sarebbe creato nessun fraintendimento, non pensi? –
Poco chiaro?
Forse ha ragione, anzi, senza nessun forse. Senza ombra di dubbio è questo il problema.
Siamo stati entrambi poco chiari, non ne abbiamo parlato abbastanza ma… ma quelli siamo noi e non avremmo saputo ancora cosa dire.
Del resto ora cosa diremmo?
Non so… forse che mi ferisce anche me vederlo così, sentire questo muro che ha appena innalzato per non mostrare quel che prova ora. Gli ero arrivato così vicino che… che è vero che non stavamo insieme?
Certo, lo è, ma non è questo il punto. No lo è…
Il punto è che mi piacerebbe esserci, con lui… approfondire ancora e ancora… e rifare quella notte… e riprovarci… e riavere in me quel calore dissetante… scottarmi con lui… lottare fino a non poterne più… e addormentarmi e risvegliarmi di nuovo con lui nudo sopra di me.
È questo il punto.
Non stiamo insieme ma è un vero peccato. Se fossimo stati insieme veramente, queste ferite ce le saremmo evitate.
Sospiro e guardo in basso a disagio e dispiaciuto. Sul momento non so come rimediare.
So solo che ora voglio stare con lui. Lo voglio perché mi piace, lui ed il suo fuoco così simile al mio ma in fondo diverso. Mi piace così com’è e come sono riuscito a scoprirlo.
Mi piace.”

Forse è questo che succede quando non si chiarisce abbastanza con sé stesso e con gli altri cosa si vuole, cosa si è disposti a fare, cosa si spera… cosa si prova…
Ma che vuoi, sono sempre stato abituato a tenermi ben tutto per me, certe cose. Se c’è qualcosa che Louie mi ha insegnato è stato proprio il condividere il meno possibile per non venir feriti. A volte ho la mania di seguire quel consiglio e mi è sembrato naturale farlo con Don.
Ma ora è tardi per rendersi conto che invece era il caso di parlarne meglio.
Per capire che invece avrei voluto qualcosa di più da lui.
Non potevo immaginarlo, certo… è stando con lui anche dopo, che mi è piaciuto. È sentendomi messo da parte per Mac che ho potuto capire che non mi stava bene così.
È in conseguenza a tutto quel che è successo che ora mi sento così di merda solo per aver compreso che invece Don mi piace e vorrei provare ad approfondire qualcosa con lui.
Però lui sta zitto e non dice altro, guarda in basso e non mi tocca nemmeno più, così io facendo ricadere le mani dai fianchi scuoto la testa e scivolo di lato per andarmene.
È finita ancora prima di iniziare, l’abbiamo gestita male, siamo troppo simili per certi versi… ci sono troppe cose che non vanno ma soprattutto non vogliamo la stessa cosa, a quanto pare.
Brucia.
Brucia farla finire così quando hai appena capito cosa volevi.
Brucia eccome, da impazzire. La voglia è quella di urlare e prendere a pugni qualcosa.
La voglia è proprio quella di trovare uno sfogo abbastanza forte da farmi dimenticare questa dannata parentesi che mi ha fatto solo male… a parte quella notte e quei momenti successivi…
Però ho la mano sulla chiave della porta che sto per girare ed uscire quando una presa sul polso mi ferma e con decisione, alzandomelo, mi costringe a girarmi. È un momento abbastanza veloce e gestito con sicurezza.
Improvvisamente mi sento di nuovo contro il muro con il braccio semi alzato e la mano vicino alla mia testa… con le dita intrecciate a quelle di qualcun altro e la bocca impegnata sempre con la sua.
Nel giro di un istante senza dar tempo alla mia mente di darmi risposte comprensibili, sento solo il suo sapore in bocca, il suo calore contro di me e la sua stretta alla mia mano… e capisco che io e Don ci stiamo baciando.
Sento solo le sue labbra contro le mie così come lo è il suo corpo che combacia con decisione e poca gentilezza.
Non ha pazienza, mentre lo fa tuttavia un certo riguardo c’è, mi pare.
Forse ha capito in un istante che non voleva che finisse tutto così ed ha agito anche lui d’istinto.
Forse ci sono mille altri forse ma alla fin fine questa sua lingua che si intrufola nella mia bocca mi prende tutta l’attenzione e quel poco di capacità di ragionamento che mi è rimasta.
Uniamo le labbra dando libero accesso alle nostre lingue che incontrandosi giocano e lottano in modo poco casto, facendoci capire quanto l’avessimo desiderato e quanto idioti fossimo stati ad averlo messo da parte.
Quella sensazione di fuoco che ci invade dandoci alla testa, di morbidezza e umido mentre ci premiamo e muoviamo per approfondire il bacio, di erotico desiderio quando la sua coscia si preme fra le mie gambe, sul mio inguine. Tutto questo e oltre ci fa capire come andrà a finire e che quando una cosa simile riesce a nascere e divorare due persone, difficilmente poi è in grado di spegnersi nonostante i litigi, le mille parole urlate e le incomprensioni per i vari caratteri difficili più o meno uguali.
Difficilmente qualcosa di così acceso e vivo potrebbe spegnersi.
Davvero.
Quando ci stacchiamo ansimiamo e appoggiamo la fronte l’una contro l’altra, manteniamo gli occhi chiusi per un po’ cercando di catturare queste emozioni e sensazioni violente che ci hanno quasi piegato le ginocchia e fatto andare quasi oltre.
Mi stringe ancora la mano ed io faccio altrettanto senza separarci dal muro… probabilmente cadremmo viste le forze che abbiamo messo in quello che abbiamo appena fatto… poi apriamo gli occhi e ci guardiamo, siamo così vicini che possiamo sentire i nostri respiri sulla pelle del viso. Ancora i brividi ci attraversano.
I suoi sono gli occhi più belli che abbia mai visto, così azzurri che spiccano per i capelli e le ciglia nere.
Sono liquidi e sexy. Scrutano fino in fondo togliendo il fiato.
È lui il primo a parlare:
- Non stiamo insieme, certo, ma io invece lo voglio. E tu? –
Qua non riesco a trattenere un sorrisino che non saprei io stesso definire. Ma dico come sempre la prima cosa che mi passa per la testa e con un certo moto di felicità:
- Non si capisce? –
È il suo sorriso, però, che mi toglie il respiro. Non pensavo potesse avere questo effetto su di me… non so proprio dove finiremo e come, ma penso che finché siamo in grado di provare cose simili così forti, vale la pena viverla, questa storia.
Oh, se vale la pena… “