DIETRO AGLI OCCHI AZZURRI

ALTERNATIVA FINALE 1

CAPITOLO V:

ALCUNI VINTI ALTRI PERSI

/Hide and seek – Imogen Heap/

- Mac! –
La porta del mio ufficio dai muri di vetro si spalanca facendo entrare insieme alla voce familiare e decisa proprio uno dei due a cui stavo pensando. È Danny e con lui arriva un sussulto impercettibile da parte mia, non perché ero pensieroso fino a farmi venire un considerevole mal di testa senza giungere da nessuna parte, ma perché mi stavo chiedendo se non fosse ora di smetterla di ragionare senza successo e fare un po’ come fanno loro due: agire più d’istinto.
Non è mai stato da me ma nell’esatto momento in cui ho preso in considerazione l’eventualità di farlo lui è entrato.
Rimango sorpreso a guardarlo mentre cerco di domare il mio corpo che lancia alcuni segnali d’agitazione, anche questo non sarebbe da me e non lo dimostro, sono bravo in questo. Però so che lui vorrebbe.
- Si? – Rispondo calmo camminando senza fretta verso i vetri che ci circondano per chiudere le tendine ed ottenere un po’ di privacy che non guasta.
Lui non mi stacca quei suoi occhi chiari di dosso e la luce bruciante che vi leggo mi fa capire che non ne può più di aspettare, lo capisco e mi dispiace, in fondo dopo quella specie di litigata non ci siamo più parlati e chiariti, forse per orgoglio, forse per codardia, chissà. Però le cose sono andate così ed ora che lo rivedo così improvvisamente mi rendo conto di quanto mi era mancato.
Oh se è così…
Muove alcuni passi decisi verso di me ma non si avvicina del tutto, vuole lo faccia io se lo desidero. È ammirevole, nonostante lo stato iroso ed impaziente in cui è, cerca di domarsi lo stesso.
Così senza pensarci annullo la distanza per arrivargli più vicino ed una volta davanti seguo il mio desiderio di toccarlo. Voglio farlo per sentire se è come prima, se quel che provo è immutato o è diverso e se lo è, come è. Come nei confronti di quel che ho provato con Don.
Alzo lentamente una mano come ipnotizzato da lui, non parla nemmeno, mi fissa così inebetito perdendo per un attimo quel suo fuoco che mi è sempre piaciuto. Per un attimo è come l’acqua e quel che pensa me lo fa capire. Solo per un attimo.
Insieme alle mie dita sulla sua guancia, leggere, lui pensa quanto gli era mancato questo e vorrebbe non mi staccassi.
Piego la testa lateralmente, anche per me è così.
Questo brivido che mi attraversa non è certamente mutato e non mi servono prove ulteriori per comprendere che non mi ero sbagliato, che non ero stato con lui per un sentimento diverso dall’amore.
Ma per Don, allora?
Faccio cadere la mano ripensando a lui. Cosa c’è che non va? Cos’è che ogni volta che penso a lui mi turba? Finché sono solo per Danny sto bene, sono sereno… i ricordi di ciò che abbiamo passato insieme mi scaldano e mi fanno sorridere eppure arrivano quelli per Don e mi incupisco. Cosa c’è?
- Devi prendere una decisione. Se non lo farai tu lo farò io. – Ecco è a questo punto che senza rendermene conto inarco un sopracciglio incredulo.
Ho sentito bene? Forse si è spiegato male…
- In che senso? – Chiedo col mio solito tono di voce di sempre. Non sono alterato, non riuscirei mai ad esserlo, forse lui però a volte mi ci porta a quell’esasperazione. A volte è successo, ma lui è Danny, è speciale per esasperare la gente!
Eppure quando replica mi gelo letteralmente mentre nemmeno un respiro viene dal mio petto.
Nemmeno uno.
Come i battiti del mio cuore che forse è un illusione ottica ma mi sembra proprio siano diventati così leggeri da non farsi più sentire. Mi sembra…
- Don. O te lo prendi tu o me lo prendo io. – Credo di essermi perso qualche passaggio.
Perché lo dice?
Cosa è successo fra loro?
È un istante di turbine gelido di domande mentre lo smarrimento, penso, esce dal mio sguardo.
Mi sembra di essere stato colpito da un pugno in pieno stomaco.
Significa che ho perso Danny?
È veramente possibile che sia successo questo?
'Come' non ha importanza, non è il 'come' che brucia ma il 'perché'.
Non mi amava più?
Gli è bastato così poco tempo?
Il suo problema era Don, non io.
Cosa significa?
Mi irrigidisco mentre reagisco come è nel mio stile, con freddezza e distacco.
Lo guardo con durezza negli occhi senza indietreggiare, poi rispondo tagliente come una lama di ghiaccio:
- Hai una spiegazione più chiara o devo fare il detective anche con te? – Forse si aspettava qualcosa di diverso o magari era proprio questo ma è come una miccia, appena lo dico lui scatta e sembra una mallo tenuta abbassata per troppo tempo. Aspettava una minima scusa e cominciando a gesticolare alza subito la voce:
- Ed io? Anche io devo fare il detective con te e con la tua testa che sembra un fantasma? Dimmelo così mi regolo! –
Capisco cosa vuole dire ma lui non può nemmeno entrare così e spararmi un’affermazione simile e pretendere che io rimanga calmo.
Sei stato con Don? –
Glielo chiedo a bruciapelo, eppure mi sembra di aver stonato… me ne rendo conto quando lui risponde sempre più furioso premendosi ripetutamente gli indici alle tempie, in segno di follia. Follia di chi? Forse di entrambi.
- E tu? Tu sei stato con Don in tutto questo tempo? No, perché ho scoperto tante cose interessanti mentre non ci siamo visti! – E siccome quando parte così nessuno riesce a fermarlo perché va veloce come una mitraglia, non mi rimane altro che ascoltarlo cercando di non perdermi una virgola e di non fraintenderlo, anche se ora mi andrebbe solo di fare una cosa. Tappargli questa bocca che parla troppo. – Ho scoperto che non gli hai nemmeno detto che non potevi ricambiarlo perché stavi con me! Io l’avevo dato per scontato, non sono rimasto male, quel giorno, perché pensavo che tu non fossi stato chiaro con lui nel rifiutarlo. Pensavo che tu gli avessi dato la risposta giusta e che quindi gli avessi detto di no perché amavi già me, ma ho capito, parlando con Don, che mi sbagliavo! Tu non gli hai mai detto che stavi con me, dunque mi viene il dubbio: quante altre cose non mi hai detto? Che hai fatto e non so? Dimmi Mac, ti ascolto! –
Immaginavo che partiva a questo modo e se da un lato sono maturo da capire che non ha torto nell’arrabbiarsi per questo, dall’altro mi chiedo se mi conosca veramente, se siamo stati insieme da sconosciuti oppure perché ci comprendevamo così a fondo da non poter fare a meno l’uno dell’altro. Da non aver nemmeno bisogno di parlare, a volte. Mi chiedo cosa sia stato.
Cosa sia stato se poi è stato così facile andare in crisi. Una piccola prova come questa e siamo stati capaci di dimenticare tutto e ferirci a questo modo.
È così che era la nostra relazione? Un amore di aria?
- Non ho ritenuto necessario dirglielo la prima volta, mentre la seconda, quando l’ho rivisto, - In questo momento i suoi occhi diventano lucidi dopo la luce di dolore che l’attraversano, immaginandosi tutto ciò che può essere successo questa seconda volta di cui non sa nulla: - noi due non stavamo più insieme, quindi non c’era niente da dire! – Sto per fare la mia domanda ma lui mi sovrasta furioso mentre per il dolore non vuole più ascoltare. Mi interrompe e riprende gridando:
- Mac, sei stato con lui? – Non serve specificare cosa intenda lui con questa frase e non serve spiegare la mia, visto cosa mi ha detto lui ora entrando. Lo dico al contrario di lui, sempre assolutamente artico ed immobile:
- E tu, Danny? Anche tu sei stato con lui? –
- Rispondi! – Fa lui senza sentir più ragioni, prendendomi per le spalle e scuotendomi rabbioso. Sta per piangere dall’ira e dal dolore, così decido di farla finita ed uscire da questa buia stanza in cui mi sono rinchiuso da solo per non ferire nessuno. Uscirò e ferirò ma non si può sempre stare chiusi dentro e rifiutare i sentimenti che possono ferire. Non si può, perché è lui che entrando a forza sta ferendo me e non ce la faccio più.
Dio, non ce la faccio veramente più.
- Si, Danny. L’ho baciato per farmi chiarezza. Ero scosso per le sue parole e anche per quello che era successo anche fra noi due e ho voluto provare a baciarlo per non commettere errori, per capire meglio, per avere più basi su cui ragionare. Perché se dovevo ferirti allora volevo almeno essere certo di non avere alternative. Però mi sembra che ora non te ne dovrebbe importare così tanto visto che te lo vorresti prendere tu, no? – E sono certo che queste ferite vicendevoli le avremmo potute evitare… se solo non avessi mai fatto entrare Danny nella mia vita a questo modo, se solo fossi rimasto chiuso un po’ meglio.
Se solo questi sentimenti non ci fossero queste sofferenze, queste brutte parole, le avremmo potute evitare.
Queste lacrime che escono dai suoi occhi azzurro cupo, lacrime copiose di dolore, passione e disperazione. Di amore.
Mi fermo immobile senza respirare mentre lo vedo e lo sento con voce rotta parlare:
- Oh Mac, che inferno. – Ed è su queste prime parole che un calore istantaneo comincia a salirmi da dentro e mentre lui continua lento si espande in ogni altra parte del mio corpo, infiammandomi come mai era accaduto prima. – Quando ho saputo da Don, in quel modo, che non gli avevi detto nulla… ed ho visto il suo dolore… l’ho capito. L’ho capito così bene che non sono riuscito a non condividere al cento per cento tutto quel che provava. Perché ero nelle sue stesse condizioni. Abbiamo sentito il bisogno di calore umano, fisico. Quello che tu non potevi darci. E l’abbiamo trovato là, in quel bacio che ci siamo dati. È stato quello insieme alla consapevolezza che non ero solo a soffrire come un dannato per te. – Si interrompe fra i singhiozzi mentre sprofonda il viso sulla mia giacca, tremando come un bambino, poi termina ma quasi non lo capisco: - Ed ora sono venuto qua giocandomi il tutto per tutto per sapere che diavolo pensi, perché non si può andare avanti così. Nessuno se lo merita. Dovevo provocarti per farti reagire e non avevo altri modi. Oh, che inferno! – Termina di nuovo così mentre lascia libero sfogo al pianto che si fa maggiormente intenso con le mie braccia che protettive e calde l’avvolgono.
Dio, cosa ha passato.
Ero concentrato su me stesso, i miei sentimenti, i miei problemi per non farli soffrire più del dovuto che alla fine li ho veramente persi di vista facendoli star male il doppio.
È un mio difetto nelle relazioni, non è la prima volta che lo faccio… ed ora qualcun altro paga per me.
È come un senso di lacerazione interiore che mi immobilizza mentre lo stringo con dispiacere, man mano che mi rendo conto di ciò che ho fatto. Non volevo.
Perdonatemi entrambi, non volevo.
- Scusami, Danny. Ma ora sono pronto. – Lo sussurro con dolcezza chinando la testa sulla sua e carezzandogli lentamente la nuca, è come se fosse veramente un bambino aggrappato alla sua unica ancora di salvezza. È qui con disperazione che aspetta qualcuno che lo tiri fuori da questo mare impetuoso e crudele che l’ha fatto soffrire così tanto.
Lui trattiene il respiro cercando di far cessare le lacrime per non far rumore, per sentire bene quello che dico, per non distrarsi e mentre succede porto delicatamente le mani ai lati del suo viso bagnato e alzandoglielo davanti al mio lo guardo negli occhi chiari così come fa lui. Dietro ai suoi occhi azzurri c’è dolore mentre dietro ai miei desiderio di curarlo e rimediare.
Voglio leccargli via queste ferite.
Abbasso le palpebre e senza esitazione ma con calma esasperante appoggio le labbra sulla sua guancia baciando le lacrime che scendono copiose. Gliele bacio e le pulisco bevendogliele per cancellargliele dal viso. Non deve più succedere.
Perché le prove succedono a tutti ma l’importante è affrontarle e non fermarsi.
E perché l’amore non si può spegnere tanto facilmente, questi brividi non si possono cancellare, queste sospensioni vitali non accadono in nessun altro caso.
Perché l’amore per un amico che stava per morire e che mi ha fatto ricordare momenti tristi del mio passato è una cosa capace di creare smarrimento, ma l’amore per chi ami è l’unica cosa che ti sveglia dai tuoi veri incubi e ti libera dalle buie stanze dentro di noi.
Dopo che gliele ho bevute tutte e che non lo sento più piangere sposto le labbra sulle sue che sanno ancora di sale.
Oh, è come quelle prime volte che ci baciavamo, in quelle occasione in cui ero io a gestire la situazione e lui scosso si lasciava fare facendomi nascere dentro quei desideri potenti di possessione. Possessione e dolcezza.
Danny è speciale, da proteggere nonostante l’apparenza. Da proteggere e da amare.
Apro quindi le mie labbra spingendolo a fare altrettanto e quando scivolo con la lingua nella sua bocca trovo subito la sua che cercava la mia. Ha ancora questa disperazione dentro che mi scuote e mi fa capire quanto giusto sia quel che sta succedendo.
Giusto perché tutto ciò che ho passato con lui non si può cancellare, né rinnegare… né raffreddare. Tutto ciò che ho fatto con lui è stato perché lo sentivo così tanto da non poterne fare a meno.
È giusto perché lo amo.”


Mi basta vedere il suo sguardo quando ci incontriamo, per capire ogni cosa.
Non c’è mai stato bisogno di grossi discorsi fra noi due poiché di natura non siamo due che parliamo troppo. Abbiamo un modo diverso di farlo, questo si, ma non lo facciamo tanto e ci capiamo al volo, perciò abbiamo questo rapporto così particolare ed andiamo d’accordo.
Però appunto per questo ora è normale che per un attimo tutti i miei sensi smettano di funzionare.
Ci troviamo così l’uno davanti all’altro in silenzio e ci guardiamo sapendo esattamente cosa stiamo per dirci.
Si può sopportare?
Si può?
Però quest’attesa snervante non è per me, no, io non sono così paziente.
Non ce la faccio oltre, è impossibile stare così fermi a farsi torturare. Se deve essere, allora che sia subito perché poi voglio dimenticare o provarci.
Perché così si può anche impazzire.
Non sindacherò nemmeno sul perché non mi abbia detto che stava già con qualcuno e che era proprio Danny. Non voglio spiegazioni, non mi servono. So già tutto.
Quindi basta, per favore.
Basta.
Tendo i muscoli del corpo e contraggo la mascella, prendo un profondo respiro e imprimendomi a fondo questi suoi occhi azzurri che sembrano annebbiati, metto fine a tutto.
- Danny? –
Basta questo perché non serve altro per capirci, non a noi.
Lui lo sapeva che sarebbe successo così, in questo esatto modo. Stringe le labbra e fa solo un cenno affermativo col capo mentre la luce di dispiacere nel suo sguardo è così sincera che certo non mi aiuta.
Nemmeno il disprezzo mi aiuterà a dimenticare e tornare in piedi.
Forse, però, a volte bisogna solo star lì sotto per un po’, star male con sé stessi mentre gli unici pochissimi ricordi che hai con lui ti annullano e poi quando ne hai abbastanza, ma veramente tanto, ritirarti su.
Solo allora potrai camminare come si deve, da vivo e non da fantasma sofferente.
Ecco cosa bisogna fare, penso.
In realtà non ne sono sicuro perché devo ammetterlo, un amore come questo non sono mai riuscito a provarlo, mai.
- Va bene. Non dire nulla. Lasciami un po’ di tempo, solo questo. –
È l’unica conclusione che riesco a trarre prima che il nodo salga in gola e mi impedisca di parlare. L’ho detto in tempo, ma non mi sforzo di sorridere, sarebbe un sorriso falso. Lo guardo bene, assorbo il suo viso dai lineamenti abbastanza morbidi, la sua bocca sottile che ho potuto avere in un'unica occasione, l’espressione che cerca di controllare, che sembra calma ma in realtà è dispiaciuta e poi i suoi occhi.
Occhi azzurri così misteriosi che a volte non mostrano nemmeno il proprio colore, da tanto che sanno nascondersi dietro ad un muro.
Cosa c’è mai là dietro?
Un mondo di cui io non farò mai parte completamente nel modo in cui vorrei.
Un mondo che però sicuramente varrebbe la pena scoprire.
Un mondo che è di un altro.
Ed io?
Io… io troverò il mio.
Con calma. “



E poi stare così.
Stesi nel divano mentre la televisione trasmette una partita che nessuno dei due vede realmente, con le lattine di bibite davanti a noi nel tavolino dimenticato, appoggiato a lui con il suo braccio che mi cinge la schiena e le dita che mi carezzano lievi procurandomi tanti piccoli brividi piacevoli.
Stare così con la persona che ami che ti ha fatto passare l’inferno e che sei riuscito a riavere… bè, si può dire di aver raggiunto il polo opposto rispetto a dove sono stato prima.
Perché sembra tutto così perfetto che nemmeno sembra che prima era andato così male.
E mentre stiamo così abbandonati l’uno nell’altro nel divano, comodi e sfiniti, i ricordi di quel che abbiamo passato ci passano davanti come un film. I momenti dolorosi dell’inizio e poi quelli sereni, di scoperta ma belli, inebrianti. Successivamente di nuovo quelli difficili e complicati, quelli che mi hanno fatto piangere dal dolore.
Ed ora.
Si passa per diverse fasi, diversi momenti, e forse sono indispensabili, forse no, chissà, però tutti servono. Alla fine lo pensi quando stai di nuovo bene, ma quando stai male e ti chiedi perché diavolo è successo a te e nessuno te lo può spiegare, lì senti solo che vorresti farla finita.
È dura, ma tanto più dura è prima, tanto meraviglioso è dopo.
L’immagine della prima volta che abbiamo fatto l’amore io e lui è proprio su questo divano.
Ero in crisi per Louie ed è stato come se mi avesse ipnotizzato. Sono in momenti sconvolgenti che per sentirti meglio sei disposto ad aprirti a tutto.
Credo sia stato quello, ma chissà… ora col senno di poi sono convinto che in un modo o nell’altro sarebbe successo.
Come ora non riesco a non carezzargli io stesso la pelle sotto la maglietta che indossa, a sentire il suo profumo dopo che ha fatto la doccia, percepire il suo morale basso per aver affrontato anche Don e volerlo tirare su per questo.
Le cose brutte succedono, l’importante è imparare sempre qualcosa da esse.
Fra queste considerazioni ed il mio personale benessere fisico causato dalle sue mani sulla mia schiena, finisco per muovere impercettibilmente la testa e la fronte contro il suo collo. Sento che lui stesso inclina la sua contro la mia e in queste dolcezze mi trovo a voler un po’ di più alzando il viso e cominciando a posargli dei piccoli baci sul collo, senza rifletterci molto.
C’è una lentezza quasi esasperante in questi piccoli gesti d’affetto che ci scambiamo e nonostante entrambi sappiamo come sta per finire, non sforziamo, non acceleriamo. Lasciamo che le cose accadano con calma, anche se di norma sono famoso per non essere così.
È che oggi è stato stancante.
Molto.
Non sapere se l’avrei perso o meno, rischiare tutto come ho fatto, stare così male e poi capire che non l’avevo perso. Che per me la felicità era tornata.
Mentre mi occupo del suo collo e languido sostituisco la lingua alle labbra, le sue dita si intrufolano sotto il mio indumento, proprio come ho fatto io con lui e alzandomelo mi rendo conto di essere sempre più accaldato contro di lui, mentre la sua giugulare batte eccitandomi maggiormente.
È inebriante assaggiarlo, leccarlo così mentre queste carezze ci procurano questi altri brividi dicendomi che se vogliamo c’è dell’altro.
C’è ed è per questo, penso, che la mia mano va in basso sotto la cintola dei suoi pantaloni, a diretto contatto con quella sua parte del corpo sensibile alle mie mani provocanti.
Ne ho anche bisogno, mentre procede lo sento di più questo desiderio impellente. Ne sono stato senza così a lungo che dopo quello che è successo credo sia normale avere questo bisogno psicofisico di lui, lui dentro di me, lui su di me, lui per me.
Perché pensando di perderlo e ritrovandolo, solo l’averlo in modo totale e completo può cominciare a curare veramente le mie ferite.
Non ci vuole molto per eccitarlo anche lì sotto e far sì che si impossessi della mia bocca. Mi trovo ben presto a baciarlo e a giocare con la sua lingua mantenendo sempre una lentezza e dolcezza di fondo. Sembra come se ci esplorassimo per la prima volta, eppure conosciamo così bene i nostri corpi…
Quando si tende al punto da prendere in mano la situazione, mi separa dal suo corpo per stendermi con delicatezza ma decisione e nel medesimo modo comincia a spogliarmi torturandomi con le sue carezze fra mani e bocca. Lo fa conoscendo i miei punti deboli e soffermandosi a tormentarmi quelle parti che mi fanno sussultare improvvisamente e tendere mugolando. È bello e terribile allo stesso tempo, tanto che quando alzo una gamba sullo schienale laterale rispetto a noi e l’altra la lascio cadere a terra, lui si stende altrettanto nudo sopra di me cominciando a muoversi come a convincermi di dargli libero accesso.
Come se non sapesse che per me mi si può prendere e subito!
Sentire le nostre parti intime a contatto che si strofinano a questo modo decisamente è quanto di peggio potesse capitarmi. Chiudo gli occhi mostrando fatica per non gridare e allo stesso modo esasperato premo il capo all’indietro mentre gli passo senza accorgermene le unghie sulla sua schiena, per chiedergli di più.
È sempre più impellente e non mi basta la sua bocca e la sua lingua che mi fanno sciogliere. Non mi basta.
Ho bisogno di lui dentro di me.
Inizia a prepararmi con le dita e portato ad un estremo stato di insopportabile tensione, mi mordo le labbra di nuovo succhiandomele istintivamente. Come faccio quando ho le sue.
Per lui questo è abbastanza perché togliendo le dita finalmente mi alza la gamba che avevo lasciato cadere a terra, se l’appoggia sulla spalla e combaciando col mio corpo, scivola dentro di me con lentezza, facendomi sentire quella sensazione incredibile di riempimento che proviene dalla fusione di queste nostre intimità.
Non provo dolore, non è la prima volta che lo faccio, quindi il momento di abituarmi non è lungo. Acquisiamo presto un ritmo con lui che comincia a muoversi tenendo gli occhi chiusi come me, catturando tutte queste sensazioni pazzesche che ci passano dentro da uno all’altro e ci fanno impazzire.
È uno scambio di emozioni e fluidi che sconvolge per la profondità e l’unione che crea.
Una tale sintonia che porta ad annullarsi credendo di essere esattamente l’altro.
Senza capire nulla di razionale, cosa di fatto si compie e dove siamo.
Cancellando ogni remora, muovendoci insieme e sempre più veloce, con spinte decise ma dolci.
Ecco com’è poi.
Deciso ma dolce.
Mac è così sempre, in ogni istante della sua vita, ecco perché basta riuscire a conoscerlo un po’ meglio per innamorarsi di lui.
Però la vera magia è quando sei ricambiato.
È lì che veramente esci di testa e daresti tutto per lui, ogni più piccola parte del tuo corpo, perfino la sanità mentale.
Tutto e solo per lui.
È quando il mondo va sempre più veloce e gira vorticosamente insieme alle nostre voci roche che sospirano di piacere, che il nostro culmine arriva insieme e ci tendiamo tremando insieme, sentendo improvvisamente tutto il corpo in ogni più piccola particella attraversato da scariche elettriche e crollando poi l’uno sull’altro sfiniti per aver dato tutto, veramente tutto in questo amplesso pazzesco.
La mia gamba ricade e lui si stende sopra di me, i nostri corpi accaldati ed i respiri affannati.
L’avvolgo con le braccia e stringo le palpebre.
Le stringo imprimendomi questo istante di seconda rinascita con lui, qualcosa di straordinario e che ora è di nuovo per me.
- Ti amo, Mac. – Glielo dico in uno di quei momenti che vengono definiti perfetti perché lo sono.
È ora che apriamo gli occhi e ancora scossi per l’amore che abbiamo fatto e ciò che abbiamo provato, dopo la giornata avuta, ci guardiamo da così vicino.
È qua con me, è solo me che vede ed è presente come poche volte gli capita di essere.
Non è più rinchiuso in un luogo tutto suo, circondato da mura altissime.
Ora è fuori ed è con me, non dovrò più cercare di leggere cosa c’è dietro ad i suoi occhi azzurri perché me lo diranno così chiaramente che non servirà.
- Anch’io ti amo, Danny. –
Ecco, appunto.
Più chiaro di così… “