DIETRO AGLI OCCHI
AZZURRI
ALTERNATIVA FINALE 1
CAPITOLO V:
ALCUNI VINTI ALTRI PERSI
/Hide
and seek – Imogen Heap/
“- Mac! –
La porta del mio ufficio dai muri
di vetro si spalanca facendo entrare insieme alla voce familiare e
decisa proprio uno dei due a cui stavo pensando. È Danny e
con lui arriva un sussulto impercettibile da parte mia, non
perché ero pensieroso fino a farmi venire un considerevole
mal di testa senza giungere da nessuna parte, ma perché mi
stavo chiedendo se non fosse ora di smetterla di ragionare senza
successo e fare un po’ come fanno loro due: agire
più d’istinto.
Non è mai stato da me
ma nell’esatto momento in cui ho preso in considerazione
l’eventualità di farlo lui è entrato.
Rimango sorpreso a guardarlo
mentre cerco di domare il mio corpo che lancia alcuni segnali
d’agitazione, anche questo non sarebbe da me e non lo
dimostro, sono bravo in questo. Però so che lui vorrebbe.
- Si? – Rispondo calmo
camminando senza fretta verso i vetri che ci circondano per chiudere le
tendine ed ottenere un po’ di privacy che non guasta.
Lui non mi stacca quei suoi occhi
chiari di dosso e la luce bruciante che vi leggo mi fa capire che non
ne può più di aspettare, lo capisco e mi
dispiace, in fondo dopo quella specie di litigata non ci siamo
più parlati e chiariti, forse per orgoglio, forse per
codardia, chissà. Però le cose sono andate
così ed ora che lo rivedo così improvvisamente mi
rendo conto di quanto mi era mancato.
Oh se è
così…
Muove alcuni passi decisi verso di
me ma non si avvicina del tutto, vuole lo faccia io se lo desidero.
È ammirevole, nonostante lo stato iroso ed impaziente in cui
è, cerca di domarsi lo stesso.
Così senza pensarci
annullo la distanza per arrivargli più vicino ed una volta
davanti seguo il mio desiderio di toccarlo. Voglio farlo per sentire se
è come prima, se quel che provo è immutato o
è diverso e se lo è, come è. Come nei
confronti di quel che ho provato con Don.
Alzo lentamente una mano come
ipnotizzato da lui, non parla nemmeno, mi fissa così
inebetito perdendo per un attimo quel suo fuoco che mi è
sempre piaciuto. Per un attimo è come l’acqua e
quel che pensa me lo fa capire. Solo per un attimo.
Insieme alle mie dita sulla sua
guancia, leggere, lui pensa quanto gli era mancato questo e vorrebbe
non mi staccassi.
Piego la testa lateralmente, anche
per me è così.
Questo brivido che mi attraversa
non è certamente mutato e non mi servono prove ulteriori per
comprendere che non mi ero sbagliato, che non ero stato con lui per un
sentimento diverso dall’amore.
Ma per Don, allora?
Faccio cadere la mano ripensando a
lui. Cosa c’è che non va?
Cos’è che ogni volta che penso a lui mi turba?
Finché sono solo per Danny sto bene, sono sereno…
i ricordi di ciò che abbiamo passato insieme mi scaldano e
mi fanno sorridere eppure arrivano quelli per Don e mi incupisco. Cosa
c’è?
- Devi prendere una decisione. Se
non lo farai tu lo farò io. – Ecco è a
questo punto che senza rendermene conto inarco un sopracciglio
incredulo.
Ho sentito bene? Forse si
è spiegato male…
- In che senso? – Chiedo
col mio solito tono di voce di sempre. Non sono alterato, non riuscirei
mai ad esserlo, forse lui però a volte mi ci porta a
quell’esasperazione. A volte è successo, ma lui
è Danny, è speciale per esasperare la gente!
Eppure quando replica mi gelo
letteralmente mentre nemmeno un respiro viene dal mio petto.
Nemmeno uno.
Come i battiti del mio cuore che
forse è un illusione ottica ma mi sembra proprio siano
diventati così leggeri da non farsi più sentire.
Mi sembra…
- Don. O te lo prendi tu o me lo
prendo io. – Credo di essermi perso qualche passaggio.
Perché lo dice?
Cosa è successo fra
loro?
È un istante di turbine
gelido di domande mentre lo smarrimento, penso, esce dal mio sguardo.
Mi sembra di essere stato colpito
da un pugno in pieno stomaco.
Significa che ho perso Danny?
È veramente possibile
che sia successo questo?
'Come' non ha importanza, non
è il 'come' che brucia ma il 'perché'.
Non mi amava più?
Gli è bastato
così poco tempo?
Il suo problema era Don, non io.
Cosa significa?
Mi irrigidisco mentre reagisco
come è nel mio stile, con freddezza e distacco.
Lo guardo con durezza negli occhi
senza indietreggiare, poi rispondo tagliente come una lama di ghiaccio:
- Hai una spiegazione
più chiara o devo fare il detective anche con te?
– Forse si aspettava qualcosa di diverso o magari era proprio
questo ma è come una miccia, appena lo dico lui scatta e
sembra una mallo tenuta abbassata per troppo tempo. Aspettava una
minima scusa e cominciando a gesticolare alza subito la voce:
- Ed io? Anche io devo fare il
detective con te e con la tua testa che sembra un fantasma? Dimmelo
così mi regolo! –
Capisco cosa vuole dire ma lui non
può nemmeno entrare così e spararmi
un’affermazione simile e pretendere che io rimanga calmo.
–
Sei stato con Don? –
Glielo chiedo a bruciapelo, eppure
mi sembra di aver stonato… me ne rendo conto quando lui
risponde sempre più furioso premendosi ripetutamente gli
indici alle tempie, in segno di follia. Follia di chi? Forse di
entrambi.
- E tu? Tu sei stato con Don in
tutto questo tempo? No, perché ho scoperto tante cose
interessanti mentre non ci siamo visti! – E siccome quando
parte così nessuno riesce a fermarlo perché va
veloce come una mitraglia, non mi rimane altro che ascoltarlo cercando
di non perdermi una virgola e di non fraintenderlo, anche se ora mi
andrebbe solo di fare una cosa. Tappargli questa bocca che parla
troppo. – Ho scoperto che non gli hai nemmeno detto che non
potevi ricambiarlo perché stavi con me! Io l’avevo
dato per scontato, non sono rimasto male, quel giorno,
perché pensavo che tu non fossi stato chiaro con lui nel
rifiutarlo. Pensavo che tu gli avessi dato la risposta giusta e che
quindi gli avessi detto di no perché amavi già
me, ma ho capito, parlando con Don, che mi sbagliavo! Tu non gli hai
mai detto che stavi con me, dunque mi viene il dubbio: quante altre
cose non mi hai detto? Che hai fatto e non so? Dimmi Mac, ti ascolto!
–
Immaginavo che partiva a questo
modo e se da un lato sono maturo da capire che non ha torto
nell’arrabbiarsi per questo, dall’altro mi chiedo
se mi conosca veramente, se siamo stati insieme da sconosciuti oppure
perché ci comprendevamo così a fondo da non poter
fare a meno l’uno dell’altro. Da non aver nemmeno
bisogno di parlare, a volte. Mi chiedo cosa sia stato.
Cosa sia stato se poi è
stato così facile andare in crisi. Una piccola prova come
questa e siamo stati capaci di dimenticare tutto e ferirci a questo
modo.
È così che
era la nostra relazione? Un amore di aria?
- Non ho ritenuto necessario
dirglielo la prima volta, mentre la seconda, quando l’ho
rivisto, - In questo momento i suoi occhi diventano lucidi dopo la luce
di dolore che l’attraversano, immaginandosi tutto
ciò che può essere successo questa seconda volta
di cui non sa nulla: - noi due non stavamo più insieme,
quindi non c’era niente da dire! – Sto per fare la
mia domanda ma lui mi sovrasta furioso mentre per il dolore non vuole
più ascoltare. Mi interrompe e riprende gridando:
- Mac, sei stato con lui?
– Non serve specificare cosa intenda lui con questa frase e
non serve spiegare la mia, visto cosa mi ha detto lui ora entrando. Lo
dico al contrario di lui, sempre assolutamente artico ed immobile:
- E tu, Danny? Anche tu sei stato
con lui? –
- Rispondi! – Fa lui
senza sentir più ragioni, prendendomi per le spalle e
scuotendomi rabbioso. Sta per piangere dall’ira e dal dolore,
così decido di farla finita ed uscire da questa buia stanza
in cui mi sono rinchiuso da solo per non ferire nessuno.
Uscirò e ferirò ma non si può sempre
stare chiusi dentro e rifiutare i sentimenti che possono ferire. Non si
può, perché è lui che entrando a forza
sta ferendo me e non ce la faccio più.
Dio, non ce la faccio veramente
più.
- Si, Danny. L’ho
baciato per farmi chiarezza. Ero scosso per le sue parole e anche per
quello che era successo anche fra noi due e ho voluto provare a
baciarlo per non commettere errori, per capire meglio, per avere
più basi su cui ragionare. Perché se dovevo
ferirti allora volevo almeno essere certo di non avere alternative.
Però mi sembra che ora non te ne dovrebbe importare
così tanto visto che te lo vorresti prendere tu, no?
– E sono certo che queste ferite vicendevoli le avremmo
potute evitare… se solo non avessi mai fatto entrare Danny
nella mia vita a questo modo, se solo fossi rimasto chiuso un
po’ meglio.
Se solo questi sentimenti non ci
fossero queste sofferenze, queste brutte parole, le avremmo potute
evitare.
Queste lacrime che escono dai suoi
occhi azzurro cupo, lacrime copiose di dolore, passione e disperazione.
Di amore.
Mi fermo immobile senza respirare
mentre lo vedo e lo sento con voce rotta parlare:
- Oh Mac, che inferno. –
Ed è su queste prime parole che un calore istantaneo
comincia a salirmi da dentro e mentre lui continua lento si espande in
ogni altra parte del mio corpo, infiammandomi come mai era accaduto
prima. – Quando ho saputo da Don, in quel modo, che non gli
avevi detto nulla… ed ho visto il suo dolore…
l’ho capito. L’ho capito così bene che
non sono riuscito a non condividere al cento per cento tutto quel che
provava. Perché ero nelle sue stesse condizioni. Abbiamo
sentito il bisogno di calore umano, fisico. Quello che tu non potevi
darci. E l’abbiamo trovato là, in quel bacio che
ci siamo dati. È stato quello insieme alla consapevolezza
che non ero solo a soffrire come un dannato per te. – Si
interrompe fra i singhiozzi mentre sprofonda il viso sulla mia giacca,
tremando come un bambino, poi termina ma quasi non lo capisco: - Ed ora
sono venuto qua giocandomi il tutto per tutto per sapere che diavolo
pensi, perché non si può andare avanti
così. Nessuno se lo merita. Dovevo provocarti per farti
reagire e non avevo altri modi. Oh, che inferno! – Termina di
nuovo così mentre lascia libero sfogo al pianto che si fa
maggiormente intenso con le mie braccia che protettive e calde
l’avvolgono.
Dio, cosa ha passato.
Ero concentrato su me stesso, i
miei sentimenti, i miei problemi per non farli soffrire più
del dovuto che alla fine li ho veramente persi di vista facendoli star
male il doppio.
È un mio difetto nelle
relazioni, non è la prima volta che lo faccio… ed
ora qualcun altro paga per me.
È come un senso di
lacerazione interiore che mi immobilizza mentre lo stringo con
dispiacere, man mano che mi rendo conto di ciò che ho fatto.
Non volevo.
Perdonatemi entrambi, non volevo.
- Scusami, Danny. Ma ora sono
pronto. – Lo sussurro con dolcezza chinando la testa sulla
sua e carezzandogli lentamente la nuca, è come se fosse
veramente un bambino aggrappato alla sua unica ancora di salvezza.
È qui con disperazione che aspetta qualcuno che lo tiri
fuori da questo mare impetuoso e crudele che l’ha fatto
soffrire così tanto.
Lui trattiene il respiro cercando
di far cessare le lacrime per non far rumore, per sentire bene quello
che dico, per non distrarsi e mentre succede porto delicatamente le
mani ai lati del suo viso bagnato e alzandoglielo davanti al mio lo
guardo negli occhi chiari così come fa lui. Dietro ai suoi
occhi azzurri c’è dolore mentre dietro ai miei
desiderio di curarlo e rimediare.
Voglio leccargli via queste ferite.
Abbasso le palpebre e senza
esitazione ma con calma esasperante appoggio le labbra sulla sua
guancia baciando le lacrime che scendono copiose. Gliele bacio e le
pulisco bevendogliele per cancellargliele dal viso. Non deve
più succedere.
Perché le prove
succedono a tutti ma l’importante è affrontarle e
non fermarsi.
E perché
l’amore non si può spegnere tanto facilmente,
questi brividi non si possono cancellare, queste sospensioni vitali non
accadono in nessun altro caso.
Perché
l’amore per un amico che stava per morire e che mi ha fatto
ricordare momenti tristi del mio passato è una cosa capace
di creare smarrimento, ma l’amore per chi ami è
l’unica cosa che ti sveglia dai tuoi veri incubi e ti libera
dalle buie stanze dentro di noi.
Dopo che gliele ho bevute tutte e
che non lo sento più piangere sposto le labbra sulle sue che
sanno ancora di sale.
Oh, è come quelle prime
volte che ci baciavamo, in quelle occasione in cui ero io a gestire la
situazione e lui scosso si lasciava fare facendomi nascere dentro quei
desideri potenti di possessione. Possessione e dolcezza.
Danny è speciale, da
proteggere nonostante l’apparenza. Da proteggere e da amare.
Apro quindi le mie labbra
spingendolo a fare altrettanto e quando scivolo con la lingua nella sua
bocca trovo subito la sua che cercava la mia. Ha ancora questa
disperazione dentro che mi scuote e mi fa capire quanto giusto sia quel
che sta succedendo.
Giusto perché tutto
ciò che ho passato con lui non si può cancellare,
né rinnegare… né raffreddare. Tutto
ciò che ho fatto con lui è stato
perché lo sentivo così tanto da non poterne fare
a meno.
È giusto
perché lo amo.”
“Mi basta vedere il suo sguardo
quando ci incontriamo, per capire ogni cosa.
Non c’è mai
stato bisogno di grossi discorsi fra noi due poiché di
natura non siamo due che parliamo troppo. Abbiamo un modo diverso di
farlo, questo si, ma non lo facciamo tanto e ci capiamo al volo,
perciò abbiamo questo rapporto così particolare
ed andiamo d’accordo.
Però appunto per questo
ora è normale che per un attimo tutti i miei sensi smettano
di funzionare.
Ci troviamo così
l’uno davanti all’altro in silenzio e ci guardiamo
sapendo esattamente cosa stiamo per dirci.
Si può sopportare?
Si può?
Però
quest’attesa snervante non è per me, no, io non
sono così paziente.
Non ce la faccio oltre,
è impossibile stare così fermi a farsi torturare.
Se deve essere, allora che sia subito perché poi voglio
dimenticare o provarci.
Perché così
si può anche impazzire.
Non sindacherò nemmeno
sul perché non mi abbia detto che stava già con
qualcuno e che era proprio Danny. Non voglio spiegazioni, non mi
servono. So già tutto.
Quindi basta, per favore.
Basta.
Tendo i muscoli del corpo e
contraggo la mascella, prendo un profondo respiro e imprimendomi a
fondo questi suoi occhi azzurri che sembrano annebbiati, metto fine a
tutto.
- Danny? –
Basta questo perché non
serve altro per capirci, non a noi.
Lui lo sapeva che sarebbe successo
così, in questo esatto modo. Stringe le labbra e fa solo un
cenno affermativo col capo mentre la luce di dispiacere nel suo sguardo
è così sincera che certo non mi aiuta.
Nemmeno il disprezzo mi
aiuterà a dimenticare e tornare in piedi.
Forse, però, a volte
bisogna solo star lì sotto per un po’, star male
con sé stessi mentre gli unici pochissimi ricordi che hai
con lui ti annullano e poi quando ne hai abbastanza, ma veramente
tanto, ritirarti su.
Solo allora potrai camminare come
si deve, da vivo e non da fantasma sofferente.
Ecco cosa bisogna fare, penso.
In realtà non ne sono
sicuro perché devo ammetterlo, un amore come questo non sono
mai riuscito a provarlo, mai.
- Va bene. Non dire nulla.
Lasciami un po’ di tempo, solo questo. –
È l’unica
conclusione che riesco a trarre prima che il nodo salga in gola e mi
impedisca di parlare. L’ho detto in tempo, ma non mi sforzo
di sorridere, sarebbe un sorriso falso. Lo guardo bene, assorbo il suo
viso dai lineamenti abbastanza morbidi, la sua bocca sottile che ho
potuto avere in un'unica occasione, l’espressione che cerca
di controllare, che sembra calma ma in realtà è
dispiaciuta e poi i suoi occhi.
Occhi azzurri così
misteriosi che a volte non mostrano nemmeno il proprio colore, da tanto
che sanno nascondersi dietro ad un muro.
Cosa c’è mai
là dietro?
Un mondo di cui io non
farò mai parte completamente nel modo in cui vorrei.
Un mondo che però
sicuramente varrebbe la pena scoprire.
Un mondo che è di un
altro.
Ed io?
Io… io
troverò il mio.
Con calma. “
“E poi stare così.
Stesi nel divano mentre la
televisione trasmette una partita che nessuno dei due vede realmente,
con le lattine di bibite davanti a noi nel tavolino dimenticato,
appoggiato a lui con il suo braccio che mi cinge la schiena e le dita
che mi carezzano lievi procurandomi tanti piccoli brividi piacevoli.
Stare così con la
persona che ami che ti ha fatto passare l’inferno e che sei
riuscito a riavere… bè, si può dire di
aver raggiunto il polo opposto rispetto a dove sono stato prima.
Perché sembra tutto
così perfetto che nemmeno sembra che prima era andato
così male.
E mentre stiamo così
abbandonati l’uno nell’altro nel divano, comodi e
sfiniti, i ricordi di quel che abbiamo passato ci passano davanti come
un film. I momenti dolorosi dell’inizio e poi quelli sereni,
di scoperta ma belli, inebrianti. Successivamente di nuovo quelli
difficili e complicati, quelli che mi hanno fatto piangere dal dolore.
Ed ora.
Si passa per diverse fasi, diversi
momenti, e forse sono indispensabili, forse no, chissà,
però tutti servono. Alla fine lo pensi quando stai di nuovo
bene, ma quando stai male e ti chiedi perché diavolo
è successo a te e nessuno te lo può spiegare,
lì senti solo che vorresti farla finita.
È dura, ma tanto
più dura è prima, tanto meraviglioso è
dopo.
L’immagine della prima
volta che abbiamo fatto l’amore io e lui è proprio
su questo divano.
Ero in crisi per Louie ed
è stato come se mi avesse ipnotizzato. Sono in momenti
sconvolgenti che per sentirti meglio sei disposto ad aprirti a tutto.
Credo sia stato quello, ma
chissà… ora col senno di poi sono convinto che in
un modo o nell’altro sarebbe successo.
Come ora non riesco a non
carezzargli io stesso la pelle sotto la maglietta che indossa, a
sentire il suo profumo dopo che ha fatto la doccia, percepire il suo
morale basso per aver affrontato anche Don e volerlo tirare su per
questo.
Le cose brutte succedono,
l’importante è imparare sempre qualcosa da esse.
Fra queste considerazioni ed il
mio personale benessere fisico causato dalle sue mani sulla mia
schiena, finisco per muovere impercettibilmente la testa e la fronte
contro il suo collo. Sento che lui stesso inclina la sua contro la mia
e in queste dolcezze mi trovo a voler un po’ di
più alzando il viso e cominciando a posargli dei piccoli
baci sul collo, senza rifletterci molto.
C’è una
lentezza quasi esasperante in questi piccoli gesti d’affetto
che ci scambiamo e nonostante entrambi sappiamo come sta per finire,
non sforziamo, non acceleriamo. Lasciamo che le cose accadano con
calma, anche se di norma sono famoso per non essere così.
È che oggi è
stato stancante.
Molto.
Non sapere se l’avrei
perso o meno, rischiare tutto come ho fatto, stare così male
e poi capire che non l’avevo perso. Che per me la
felicità era tornata.
Mentre mi occupo del suo collo e
languido sostituisco la lingua alle labbra, le sue dita si intrufolano
sotto il mio indumento, proprio come ho fatto io con lui e alzandomelo
mi rendo conto di essere sempre più accaldato contro di lui,
mentre la sua giugulare batte eccitandomi maggiormente.
È inebriante
assaggiarlo, leccarlo così mentre queste carezze ci
procurano questi altri brividi dicendomi che se vogliamo
c’è dell’altro.
C’è ed
è per questo, penso, che la mia mano va in basso sotto la
cintola dei suoi pantaloni, a diretto contatto con quella sua parte del
corpo sensibile alle mie mani provocanti.
Ne ho anche bisogno, mentre
procede lo sento di più questo desiderio impellente. Ne sono
stato senza così a lungo che dopo quello che è
successo credo sia normale avere questo bisogno psicofisico di lui, lui
dentro di me, lui su di me, lui per me.
Perché pensando di
perderlo e ritrovandolo, solo l’averlo in modo totale e
completo può cominciare a curare veramente le mie ferite.
Non ci vuole molto per eccitarlo
anche lì sotto e far sì che si impossessi della
mia bocca. Mi trovo ben presto a baciarlo e a giocare con la sua lingua
mantenendo sempre una lentezza e dolcezza di fondo. Sembra come se ci
esplorassimo per la prima volta, eppure conosciamo così bene
i nostri corpi…
Quando si tende al punto da
prendere in mano la situazione, mi separa dal suo corpo per stendermi
con delicatezza ma decisione e nel medesimo modo comincia a spogliarmi
torturandomi con le sue carezze fra mani e bocca. Lo fa conoscendo i
miei punti deboli e soffermandosi a tormentarmi quelle parti che mi
fanno sussultare improvvisamente e tendere mugolando. È
bello e terribile allo stesso tempo, tanto che quando alzo una gamba
sullo schienale laterale rispetto a noi e l’altra la lascio
cadere a terra, lui si stende altrettanto nudo sopra di me cominciando
a muoversi come a convincermi di dargli libero accesso.
Come se non sapesse che per me mi
si può prendere e subito!
Sentire le nostre parti intime a
contatto che si strofinano a questo modo decisamente è
quanto di peggio potesse capitarmi. Chiudo gli occhi mostrando fatica
per non gridare e allo stesso modo esasperato premo il capo
all’indietro mentre gli passo senza accorgermene le unghie
sulla sua schiena, per chiedergli di più.
È sempre più
impellente e non mi basta la sua bocca e la sua lingua che mi fanno
sciogliere. Non mi basta.
Ho bisogno di lui dentro di me.
Inizia a prepararmi con le dita e
portato ad un estremo stato di insopportabile tensione, mi mordo le
labbra di nuovo succhiandomele istintivamente. Come faccio quando ho le
sue.
Per lui questo è
abbastanza perché togliendo le dita finalmente mi alza la
gamba che avevo lasciato cadere a terra, se l’appoggia sulla
spalla e combaciando col mio corpo, scivola dentro di me con lentezza,
facendomi sentire quella sensazione incredibile di riempimento che
proviene dalla fusione di queste nostre intimità.
Non provo dolore, non è
la prima volta che lo faccio, quindi il momento di abituarmi non
è lungo. Acquisiamo presto un ritmo con lui che comincia a
muoversi tenendo gli occhi chiusi come me, catturando tutte queste
sensazioni pazzesche che ci passano dentro da uno all’altro e
ci fanno impazzire.
È uno scambio di
emozioni e fluidi che sconvolge per la profondità e
l’unione che crea.
Una tale sintonia che porta ad
annullarsi credendo di essere esattamente l’altro.
Senza capire nulla di razionale,
cosa di fatto si compie e dove siamo.
Cancellando ogni remora,
muovendoci insieme e sempre più veloce, con spinte decise ma
dolci.
Ecco com’è
poi.
Deciso ma dolce.
Mac è così
sempre, in ogni istante della sua vita, ecco perché basta
riuscire a conoscerlo un po’ meglio per innamorarsi di lui.
Però la vera magia
è quando sei ricambiato.
È lì che
veramente esci di testa e daresti tutto per lui, ogni più
piccola parte del tuo corpo, perfino la sanità mentale.
Tutto e solo per lui.
È quando il mondo va
sempre più veloce e gira vorticosamente insieme alle nostre
voci roche che sospirano di piacere, che il nostro culmine arriva
insieme e ci tendiamo tremando insieme, sentendo improvvisamente tutto
il corpo in ogni più piccola particella attraversato da
scariche elettriche e crollando poi l’uno
sull’altro sfiniti per aver dato tutto, veramente tutto in
questo amplesso pazzesco.
La mia gamba ricade e lui si
stende sopra di me, i nostri corpi accaldati ed i respiri affannati.
L’avvolgo con le braccia
e stringo le palpebre.
Le stringo imprimendomi questo
istante di seconda rinascita con lui, qualcosa di straordinario e che
ora è di nuovo per me.
- Ti amo, Mac. – Glielo
dico in uno di quei momenti che vengono definiti perfetti
perché lo sono.
È ora che apriamo gli
occhi e ancora scossi per l’amore che abbiamo fatto e
ciò che abbiamo provato, dopo la giornata avuta, ci
guardiamo da così vicino.
È qua con me,
è solo me che vede ed è presente come poche volte
gli capita di essere.
Non è più
rinchiuso in un luogo tutto suo, circondato da mura altissime.
Ora è fuori ed
è con me, non dovrò più cercare di
leggere cosa c’è dietro ad i suoi occhi azzurri
perché me lo diranno così chiaramente che non
servirà.
- Anch’io ti amo, Danny.
–
Ecco, appunto.
Più chiaro di
così… “