Dietro Agli Occhi Azzurri


CAPITOLO V:
ALCUNI VINTI ALTRI PERSI

/Little things give you away – Linkin Park/

Non mi sento meglio.
Le ho provate tutte per chiarirmi le idée e capire cosa provo. Ho assaggiato Don, mi sono allontanato da entrambi… eppure non mi sembra sia servito a nulla visto che sono ancora chiuso nella mia stanza buia senza porte e finestre.
Sembra che io stesso non intenda uscire, sono stufo, non mi porterà a nulla fare così.
Forse devo affrontarli di nuovo entrambi.
Non si possono amare due persone allo stesso modo.
È inaudito.
Quindi per uno dei due è un amore diverso.
Il fatto che sia entrambi forte mi mette difficoltà ma la risposta ce l’ho già, devo solo saperla leggere.
È solo che io ho questo problema con me ed i miei sentimenti, sono riservato di natura, certo, tendo a non parlare mai di cose che sono particolarmente significative per me, però a tutto c’è un limite.
Si deve imparare anche a gestire quel che si prova senza aspettare che lo facciano gli altri per me.
Fin ora è sempre stato così. Gestivo la relazione ed il rapporto in sé ma il primo passo per sciogliermi e lasciarmi andare è sempre stato difficile, mosso da qualche evento molto forte e shockante o l’ultimatum di qualcuno.
Sono stanco, penso di doverli rivedere e parlarci francamente.
Alla fine se c’è qualcuno che può aiutarmi sono proprio loro due.
È mentre sto per uscire dal mio ufficio dove ero rimasto da solo a riflettere per l’ennesima volta, che entra uno di loro evocato dai miei pensieri, l’unico ad avere questa capacità particolare è Danny ed infatti è lui che ora mi guarda in faccia risoluto e battagliero come al solito.
Non posso biasimarlo se è arrabbiato con me, ci siamo lasciati quella volta senza parlarne meglio, senza un chiarimento più specifico… da lì lui ha dovuto capire il mio momento di smarrimento e ciò che mi prendeva. Eppure cosa siamo, ora?
Stiamo ancora insieme oppure no?
Come ci vede lui?
Ora che è qua e rimaniamo un attimo sospesi a fissarci persi l’uno nell’altro, mi rendo conto che in fondo mi era mancato.
Però… però non so, è davvero questo ciò che avrei dovuto provare?
Lo guardo con attenzione e serietà senza scompormi e ciò che so con certezza è che gli voglio bene, è un bene grande, farei tutto e molto di più per lui, se tornasse in crisi come quella volta non lo abbandonerei, se volesse mollare farei di tutto per impedirglielo. Però è questo che dovrei sentire?
O prima era veramente diverso?
Prima avevo sempre un desiderio incontrollato di marcare il mio territorio su di lui, fargli capire che era mio e con possessione me lo sono preso molte volte. C’era una chimica fra noi che non è rinnegabile in nessun caso.
Però adesso… adesso cos’è?
C’è ancora?
Prima di farlo parlare mi avvicino lentamente a lui fino ad arrivargli davanti e sempre assorto, continuando a studiare i suoi lineamenti ed i suoi occhi azzurri ancora molto cupi e sofferenti, continuo a chiedermi se è ancora tutto come prima.
Può cambiare l’amore?
Può essere che l’amore vero poi si trasforma in profondo affetto e senso di protezione?
O è solo che l’amore ha tante forme?
In questo caso la domanda è: è possibile che l’amore cambi?
Rimane sempre amore ma prima c’è passione e desiderio, poi c’è solo… solo cosa?
Cos’è ora fra noi?
C’è ancora esigenza di farlo mio?
Alzo una mano e lui trattiene il fiato e tutte le parole che voleva impulsivamente sciorinarmi, rimaniamo a guardarci e lui cerca di capire cosa voglio fare e cosa penso, non gli permetto di riuscirci ed intanto con le dita gli sfioro la guancia senza rifletterci oltre.
Chissà come sarebbe baciarlo ora?
Il contatto con la sua pelle si sente, lui sussulta e diventa caldo, mentre io non provo affatto repulsione, né indifferenza.
Però non ho quei brividi che sentivo quando ero lì e lo stavo per baciare.
In quei momenti passavano delle emozioni elettrizzanti che mi sconvolgevano, ora è diverso.
Sento ma non quei brividi.
Sento che conta e non voglio mi odi, però forse lo sento più come un fratello o qualcosa di simile.
Forse è questo l’amore che è diventato.
Possibile o no è così.
- Mac… - Inizia lui con fatica, gli brillano gli occhi e cerca la risolutezza che per un attimo con questo mio tocco insolito ha vacillato. Lo capisco, è normale.
- Si? – Sussurro col mio solito timbro suadente, rabbrividisce e per non torturarlo ulteriormente faccio cadere la mano lungo il fianco, così riprende con la determinazione di sempre. Si sforza e ci riesce anche se è difficile, è bello che rimanga così nonostante tutto, starei male se cambiasse.
- Devi prendere una decisione. Se non lo farai tu lo farò io. –
Questo mi lascia perplesso, cosa intende? Aggrotto leggermente le sopracciglia e chiedo:
- In che senso? –
Lui non perde tempo ed avvicinando il viso ulteriormente al mio conclude incisivo:
- Don. O te lo prendi tu o me lo prendo io. – I brividi mi attraversano e per un momento penso di dimostrarmi smarrito mentre lo fisso quasi inebetito negli occhi. Credo di essermi perso qualche passaggio.
Perché lo dice?
Che significa?
Non è da Danny… anzi, sarebbe da lui se sapessi i precedenti di questa frase.
È successo qualcosa che io ignoro completamente ed improvviso qualcosa scatta. Mi brucia.
Mi brucia non sapere cosa significa, perché lui dovrebbe prendersi Don? Perché ora lo chiama per nome quando si chiamavano sempre per cognome?
E soprattutto Don cosa pensa in tutto questo?
Mi ha dimenticato così, Danny?
Consolandosi con Don?
Hanno unito le loro ferite e si sono confortati a vicenda?
No, Danny non mi ha dimenticato così, quando ora l’ho toccato ha sussultato e la sua luce diceva chiaramente cosa pensava, per me è un libro aperto. Ha sperato fino in fondo che io ora andassi oltre quel tocco.
Però perché Danny dovrebbe prendersi Don?
No, ma il punto è cosa vuole fare Don…
È proprio in mezzo a questa valanga consueta di domande che capisco ciò che fino ad ora non riuscivo a comprendere con chiarezza.
È bastato vedere Danny e parlare con lui ed ora tutto mi è chiaro e cristallino.
Devo dire che comunque è unico e posso dirlo perché lo conosco bene e gli voglio bene per questo.
Spero non cambi mai e che il nostro rapporto rimanga buono, che continui a rivolgersi a me per tutto, sia nelle difficoltà che nei momenti allegri. Spero che non mi odierà, non potrei sopportarlo, non da lui.
È unico perché qualunque cosa sia successa l’ha fatta sapendo bene che così io mi sarei deciso ed avrei capito.
Sapeva che probabilmente questo era l’unico modo per ottenere qualcosa.
Lo sapeva e anche se gli è costato perché è stato l’azzardo più grande della sua vita, non avrebbe trovato altre maniere.
Perché lui è Danny ed è unico.
Sorrido mentre distendo la mia espressione per un momento sconvolta.
Non gli chiederò spiegazioni, né cosa sia successo.
Va bene così.
Qualunque cosa sia alla fine mi ha aiutato.
Ora so.
Quindi sorrido dolcemente e accarezzandogli una guancia, mi imprimo a fuoco questo momento, questo tocco, i suoi occhi ed il suo viso. I suoi occhi che chiude e la testa che piega verso la mia mano coperta subito dalla sua, sa che è un addio rispetto a quello che eravamo, sa che poi quando ci rivedremo sarà solo in qualità di amici e colleghi.
Sa e quindi almeno per ora vuole imprimersi anche lui questo momento.
È doloroso anche se non servono parole ed è un modo civile e meraviglioso di lasciarsi.
Niente lacrime, almeno fra di noi.
Poi in privato sicuramente ognuno si lascerà andare perché comunque si tratta della fine di una cosa che è stata intensa e stupenda, qualcosa che non sarà mai uguale ad altre.
Qualcosa che ci ha dato molto ed è preziosa, lo sarà sempre, non cambierà mai.
Va bene così.
- Grazie, Danny. Ti voglio bene. –
Sussurro infine senza staccare lo sguardo dal suo.
Così anche lui risponde sinceramente, mentre vedo che le sue iridi diventano lucide, si trattiene a fatica ma questo vuole dirmelo.
- Ed io ti amo. – Detto questo mi libera la mano e si gira lasciandomi andare.
Questo calore, questo nodo che sale.
Sale prepotente e pericoloso. Cos’è?
Esco prima che esploda, in fretta, prima di pentirmi.
Esco prima di tornare a rinchiudermi da solo in quella stanza buia.
È stato Danny a liberarmi ma è Don ad accogliermi fuori.
È questo il dolore che si prova per un addio, immagino.
Un addio significativo.
È questo, no?
Sembra di impazzire.
Ne ho provati di momenti tristi, tragici ed insopportabili, li ho tutti superati ma questo è diverso, ogni istante è diverso.
Ora devo fare i conti con questo dolore, questo dispiacere.
Gli occhi mi bruciano ed è quando incontro Don proprio sull’uscio dell’ascensore vuoto che lo rispingo dentro ed una volta lì blocco la discesa abbracciandolo non con slancio ma comunque con un certo trasporto.
Vorrei essere più calmo, riuscire a controllarmi meglio… ma ormai sono uscito da quella stanza.
Le sue braccia con stupore mi avvolgono e subito un sollievo mi fa capire che anche se fa male ho fatto la cosa giusta.
Ancora non ci baciamo, rimaniamo solo così abbracciati e basta, in un modo che forse non è da noi ma di cui ho bisogno.
È fra questo nuovo calore, quello che cercavo in questi giorni, che mi sciolgo come probabilmente non sono mai riuscito a fare.
Finalmente piango anche io.
Dietro ad occhi azzurri… cosa c’è là dietro?
C’è sofferenza per qualcuno, felicità per altri, dispiacere ed al contempo liberazione per altri ancora.
Ma sempre sentimenti importanti degni di essere vissuti fino in fondo. Senza paura. “