DIETRO AGLI OCCHI AZZURRI

CAPITOLO VII:

AMORE

/ Wonderwall - Oasis /

Devo molto a Mac, è così soprattutto da quando mi ha messo le mani dentro il mio corpo per impedirmi di morire. Non ha esitato quella volta a toccare il mio sangue, mettere le dita nel buco che avevo sul torace e a fare a mani nude quello che andava fatto.
Non ha esitato perché mi stava salvando la vita.
Gli devo molto ma soprattutto i miei sentimenti e dopo aver ringraziato Danny per quello che ha fatto, ringrazio lui.
- Mac, credo sia il caso di parlare, no? –
Mi decido mentre ancora in piedi appoggiati ai mobili della sua cucina sorseggiamo qualcosa da bere. Abbiamo aspettato ed onestamente cosa non so, non sono tipo da aspettare ma ora che siamo qua da soli e tranquilli, finalmente, è ora di dire a parole quello che a gesti ci siamo già detti. Lui annuisce senza emettere alcun suono, forse vuole sia io a cominciare.
È buffo, dopo tutto non abbiamo mai approfondito con una chiacchierata come si deve… anche io ho bisogno di un po’ di chiarezza, di dirlo meglio. È sempre stato tutto precipitoso ed in fretta, come sono sempre io.
- Non so come mai io mi sia accorto di questo sentimento per te, te l’ho sparato a bruciapelo sotto l’effetto della morfina ma era vero. Cavolo se lo era… - Sospendo la frase cercando un seguito migliore. Effettivamente c’è poco altro da dire. Forse potrei parlargli di Danny però vorrei rimanesse una cosa fra me e lui, credo sarebbe fuori luogo. Mi passo una mano fra i capelli neri che domani andrò a tagliare e sospiro per poi riprendere, lui assorbe le mie parole ed ogni mio gesto, mi scruta con una tale attenzione da non farmi rimpiangere nulla: - Credo che quando vedi la morte in faccia poi riesci ad acquistare una visione diversa del mondo, butti giù tutti i muri, belli o brutti che siano, e vedi le cose in modo diverso. Erano già lì da prima però ora riesci a vederle veramente per quello che sono. Ed io ho visto che non eravamo solo amici. –
Ecco la mia conclusione. Ce l’ho messa tutta, non l’ho detto come lo direi normalmente io, in modo spiccio e sbrigativo, ma pensavo andasse usata qualche argomentazione in più, a Mac piace così.
Continua a fissarmi e per far andare giù il bollore che mi coglie in questo momento, bevo un altro sorso dalla lattina che stringo. Non è che funziona.
- Penso sia proprio così. E penso anche che quando vedi la morte che sta per prendersi una persona importante, capisci tante cose tu stesso. – Inizia lui col suo tono calmo e suadente, adoro quando parla così, quando lo fa solo per me. L’adoro. Il sangue comincia ad andarmi veloce nelle vene, penso sia l’emozione per quel che mi sta dicendo, perché lo sta dicendo a me. E perché lo desideravo tanto da impazzire.
- Non è stato facile per me, non potevo semplicemente buttarmi a pesce in qualcosa che mi confondeva. Mi hai messo davanti una verità che mi ha sconvolto fino a chiudermi a riccio. So che questo è un mio difetto. –
Lo interrompo alzando a mezz’aria la lattina e dicendo sicuro, meno incantato:
- Si, però non è stato solo questo, Mac. –
- Cosa vuoi dire? – Coglie il mio tono un po’ accusatorio senza scomporsi, così cerco di calmarmi e rispondo:
- Mi hai rifiutato perché eri con Danny. Dovevi dirmelo, Mac. Dovevi. – So che non sono bravo a nascondere questo po’ di risentimento che provo per quel che mi ha fatto passare. Quando ho saputo direttamente da Danny che ero stato la causa della sua rottura, mi sono sentito spezzare.
Lo vedo alzare disorientato un sopracciglio, credo non capisca come mai ora lo chiamo per nome. Mi è venuto spontaneo dopo quel bacio ma non penso sia necessario dirglielo.
Si irrigidisce e suo malgrado parla controllandosi. Stringo le labbra, non è così che deve fare, dannazione. Sono io, Don, non ha da controllarsi con me, dovrebbe lasciarsi andare.
- Lo so. Ma come l’hai saputo? – Non è certo questo che mi aspettavo. Mi muovo da un piede all’altro e innervosito rispondo:
- Da Danny. Quando siamo finiti a lavorare insieme appena tornato è saltato fuori un sacco di rancore per me, così gli ho chiesto cosa avesse e se non siamo finiti per picchiarci è stato un miracolo! –
- Immagino, visti i caratteri che avete. –
- Già… ma mi ha spiegato che per causa mia tu e lui vi eravate lasciati. Mac, ci sono rimasto di merda… saperlo in quel modo… non pensavi di dovermi spiegare tu stesso con onestà perché non potevi ancora stare con me? – Ora sono liberamente alterato, ricordare quei momenti non mi fa bene, del resto prima o poi sarebbe accaduto. Lui però mantiene la sua calma nonostante quello che gli ho detto e prendendo un profondo respiro, muove dei passi verso di me sempre continuando a guardarmi con quei suoi occhi azzurri che a volte paiono più scuri di quel che sono.
- La cosa mi è sfuggita di mano, pensavo di poterla controllare ma non ci sono riuscito. Ho finito per chiudermi a pensare senza chiedere aiuto né buttarmi ed il risultato è stata la sofferenza di due persone che non dovevano soffrire. Mi dispiace che siete stati male a causa mia. Ma è successo per colpa di questi sentimenti che non so mai gestire come dovrei e vorrei. –
È come sempre molto esauriente quando parla.
- E chi ti ha fatto uscire allo scoperto? – Dopotutto una relazione con qualcuno per lui è una cosa seria, se stava con Danny significa che era tutto autentico e molto forte.
A questa domanda senza staccare lo sguardo serio dal mio un po’ accigliato, mi toglie delicato la lattina dalle mani e l’appoggia insieme alla sua nel ripiano dietro di me, dove io stesso sono appoggiato, poi con sicurezza e dolcezza mi prende entrambe le mani annullando la distanza, facendomi sentire il suo corpo contro il mio ed il respiro non torna più nei miei polmoni. Sono già suo.
- E’ stato Danny, però ad accogliermi ora sei tu. È da te che sono venuto. – Lo dice con un sussurro che mi fa venire i brividi su tutto il corpo. Cosa aspetto a saltargli addosso? Non sono uno con troppi riguardi… però il riferimento a Danny non ci stava…
- E’ stato Danny a liberarti. – Dico infatti abbassando il mio tono mentre scruto a fondo il suo viso regolare. - Danny che ti ha spinto fra le mie braccia involontariamente. – E per questo l’ho già ringraziato ma nulla sarà mai sufficiente.
- A Danny devo molto ma è con te che ora voglio stare. È te che desidero. –
Questo mi demolisce completamente infatti mentre altri brividi mi attraversano il corpo, io spingo il mio viso verso di lui e posando le labbra sulle sue lo bacio dimenticandomi di respirare. Ne avevo bisogno oltre che voglia, non sono uno molto paziente ed ho aspettato abbastanza.
Era solo questo che volevo sentirmi dire.
Questo.
E me l’ha detto, per cui non c’è motivo per trattenermi.
È da quando mi sono svegliato che volevo farlo liberamente, senza l’incognita del: cosa pensa? Cosa farà lui dopo?
È così che voglio stare con qualcuno, con la consapevolezza che mi ricambia e che sarà così per tutto il tempo che sarà. Non ha importanza se sarà all’infinito, l’importante è che sia.
Ed ora è.
Mac ricambia il bacio schiudendo la bocca ed infilando la lingua, gli vado incontro e mentre intrecciamo insieme ad esse anche le nostre dita, stringendo convulsamente, sento qualcosa in me che pulsa e batte così forte che forse tornerò a star male come è successo con l’esplosione.
Ma non posso smettere, è perfetto così com’è e quasi con disperazione, ricordando tutti i brutti momenti che ho passato per lui, mi muovo contro di lui unendo più che possiamo le labbra e le lingue, assumendo un ritmo che sembra una piccola lotta languida.
Non si può resistere e ragionare oltre mentre capisci che quel che stai avendo è ciò che hai desiderato di più al mondo in questo ultimo tempo indefinito.
Non si può e mentre tutto cresce d’intensità lascio le sue mani per andare alla sua camicia e cominciare a slacciargliela.
So che non sto più ragionando, lo faccio poco e solo per lavoro, se proprio non devo non lo faccio nel tempo libero. Ora lascio che il mio corpo faccia quel che vuole.
Il mio corpo vuole il suo.
Capisce quel che sto facendo e mi asseconda ma non con foga, lui usa più calma e non sembra avere nemmeno fretta, anche se da come mi bacia sembrerebbe tutt’altro.
È quando troviamo l’uno la pelle dell’altro e le nostre mani si immergono sotto gli indumenti, mentre sentiamo quel contatto accaldato che ci fa desiderare di più, che ci stacchiamo coi cuori che vanno velocissimi e fronte contro fronte, ansimanti ed ancora con gli occhi chiusi, che dico con fatica:
- Andiamo di là. – Intendendo la camera da letto.
Penso di star facendo una fatica non piccola ma senza rispondermi ci trasciniamo l’un l’altro nella sua stanza e stendendoci insieme continuiamo l’opera di prima e con gli indumenti che ricoprono il pavimento, lascio che sia lui a ricoprire me.
Un sospiro di liberazione esce quando lo sento sopra, lo sento con tutta la pelle, con tutto il corpo e lentamente ogni più piccola remora è cancellata.
Lo voglio, voglio fare l’amore con lui, averlo dentro e credo sia il suo stesso desiderio visto che mentre strofina il suo bacino sul mio riprende quel discorso di quel giorno, quando è venuto da me ed io ero appena uscito dalla doccia. Mi aveva baciato iniziando ad assaggiare il mio collo.
Ora è esattamente ciò che ha ripreso.
Con lentezza e languore tipici suoi, ed una certa esperienza, inizia a leccarmi dove la giugulare batte forte ed io premo il capo contro il materasso, dietro di me, gemendo grazie anche alle sensazioni piacevoli che mi provoca con la sua parte intima contro la mia.
Ho provato a morire e non posso dire che la morte sia così piacevole, questo somiglia più ad una tortura meravigliosa.
È un modo di uccidere che penso tutti i detenuti preferirebbero piuttosto che una sedia elettrica!
Però se questo è il momento che precede una morte, allora ben venga.
Mi mordo il labbro inferiore e mentre sento la sua lingua che continua ad andare in altre parti del mio corpo soffermandosi sulla mia cicatrice recente, le mie mani viaggiano su di lui.
- Mac… - Mormoro roco il suo nome senza saper cosa dire, sentendo solo di doverlo fare e all’udire questo torna sulla mia bocca prendendola con sensualità esasperante.
Lui non sa nemmeno di farmi quest’effetto e di innescare il desiderio di volerlo mangiare, non immagina quel che provoca in me… ma se non entra subito penso che questa è la volta buona che impazzisco.
- Vieni, dai… - Mormoro infatti con le labbra contro le sue. Sorride in modo un po’ indecifrabile che mi eccita ulteriormente. Credo che se l’aspettasse… sa che non ho molta pazienza!
È così che inizia a prepararmi continuando a baciarmi, è un momento di piacere nonostante so che quando entrerà non sarà subito bello. Lo so però è troppo forte il desiderio e l’istinto di averlo in me.
L’avrò dentro in modo diverso da quando mi ha aiutato nell’esplosione.
Ora le sue dita sono dentro come quella volta e diversamente non è dolore allucinante ciò che provo ma eccitazione che mi spinge ad alzare il bacino contro di lui chiedendo di proseguire e mi accontenta.
Si alza sulle ginocchia e appoggiando le mie gambe sulle sue spalle scivola in me con una certa esperienza.
Lo sento dentro e sulle prime è una sensazione di lacerazione quella che mi toglie il fiato e mi fa stringere gli occhi, il mondo diventa improvvisamente ovattato ed i sensi sembrano giocarmi un brutto scherzo, ma lui sta fermo così e quando il cuore torna a battermi nel petto ed il respiro leggero riprende, lui si muove lasciando le mie mani afferrarsi al lenzuolo sottostante. Sembra uscire ma poi si ferma rientrando lento. È delicato e sembra non avere fretta, mi lascia il tempo di abituarmi e quando questo succede, anche se non interamente, aumenta il ritmo ma non lo fa immediatamente, è un piccolo crescendo che esercitiamo insieme, nemmeno me ne rendo conto, lo faccio perché sento di volerlo fare e con ancora i sensi annebbiati concentrati tutti su di lui e le nostre parti unite in questo modo, la mente viaggia e l’animo vola.
Mentre facciamo l’amore muovendoci via via sempre più insieme, l’idea di star volando letteralmente poiché non sento altri che lui, né il letto, né l’aria intorno, né altro, solo lui, mi fa sentire meglio.
È lui quel che ho voluto con tutto me stesso ed ora ce l’ho.
Con tutto me stesso.
E sentirlo così fino a provare sia piacere che dolore, ma un dolore che fa bene, porta direttamente lassù, liberamente alla felicità.
Cose che mai avrei pensato di poter pensare e sentire così.
Se questo non è amore allora non so cosa possa essere.
Il ritmo cresce ed andiamo insieme come i nostri gemiti che si alzano nella stanza ed è sul culmine che lascia le mie gambe e si china su di me cambiando leggermente posizione, spingendo più forte e rimanendo in me mentre l’apice arriva con lui che ricopre il mio corpo, tendendosi e facendolo addirittura tremare, sospendendolo insieme a me che lo avvolgo con le mie braccia.
Rimaniamo così fermi l’uno sull’altro, immobili e ansimanti, senza energie per pensare e fare qualcosa, entrambi accaldati ed umidi.
Abbracciati.
È solo dopo dei minuti interminabili che Mac si muove cercando le mie labbra e quando le trova sembriamo entrambi ritrovare le nostre anime che erano partite per qualche viaggio.
È bello.
È una sensazione splendida che non credo di aver mai provato così.
È tutto ciò che volevo.
È lui così su di me.
E così è perfetto.
Infine è di nuovo labbra contro labbra che glielo dico mentre ci guardiamo ancora.
- Mac, ti amo. – E se prima era una probabilità ora è una certezza.
Lui sospende per un attimo il proprio respiro, poi addolcisce lo sguardo e appoggiando un bacio leggero sulla mia bocca, risponde:
- Anche io ti amo, Don. – è bello che non parli tanto per farlo ma solo per dire quello che pensa, per dirlo quando è veramente tempo di dirlo. Perché si sa che qual che dice non è mai di circostanza ed è sempre verità.
Uno scambio di sguardi.
Cosa c’è dietro a questi nostri occhi azzurri?
Amore.”