CAPITOLO
VII:
AD UN
PASSO
/Decode
- Paramore/
“Chiudo
il rubinetto della doccia e sentendo le gocce che corrono veloci ed
abbondanti sul mio corpo nudo, apro il box in vetro smerigliato per
prendere un telo da bagno grande, me lo lego attorno alla vita ed esco
mettendo i piedi sul tappetino in gomma. Sto un istante fermo ad
osservare perso la mia immagine che si intravede appena fra
l’appannatura dello specchio, in realtà non ho
ancora coscienza di me, non so proprio cosa mi sia saltato in mente di
lasciarmi convincere ad andare a casa per riposarmi. In effetti,
però, devo ammettere che ne avevo bisogno.
Non
ho riposato né mi sono rilassato, però questa
doccia ristoratrice mi ha rigenerato e dopo che avrò
ingurgitato qualcosa di energetico che mi permetterà di non
crollare, tornerò all’attacco con Danny per
impedire che quel bastardo prenda la via più comoda, anche
se già immagino che farà proprio così.
Si
farà passare per pazzo in modo da cavarsela con poco ed in
breve potrà tornare a fare le sue porcate. Magari
l’altro complice sarà anche già
sparito, chi lo sa.
Non
penso proprio che questa sia una grande vittoria. Non lo
sarà finché non avremo trovato Mac.
-
Hai finito? – La voce di Danny mi arriva
dall’interno del bagno, quindi mi riscuoto guardandolo.
È a poca distanza da me e mi osserva con naturalezza. Deve
lavarsi anche lui.
Non
ci siamo ancora messi d’accordo sulle nostre prossime mosse
ma in fondo non ci serve, sappiamo già cosa pensiamo. Non ci
servono accordi verbali o programmi.
-
Si… - Non mi lascia dire altro che già si toglie
la maglia rimanendo con naturalezza a torso nudo. Devo ammettere che ha
un gran bel corpo ma so di non essere da meno. Lo sguardo mi cade sul
tatuaggio che ha sulla spalla. Chissà se a Mac gli piace.
Devo dire che a Danny sta bene, è un tipo da tatuaggio in
effetti.
Non
mi sposto e lui non si cura della mia immobilità e dei miei
occhi sul suo corpo, sulle sue mani che si slacciano i jeans e se li
abbassano insieme ai boxer neri attillati. Non sente imbarazzo o pudore
nel mostrarsi completamente nudo davanti a me, quindi mi sfiora senza
fastidi alcuni e allunga un braccio dietro di me per aprire il
rubinetto dell’acqua calda.
Non
capisco perché ora sto così… non ci
siamo più toccati dopo quella notte anche perché
non abbiamo avuto tempo materiale per farlo, ma non penso che la cosa
si ripeterà più.
Quella
notte eravamo come impazziti, fuori completamente da noi stessi. Non
avevamo alba di ciò che stavamo facendo, eravamo distrutti e
disperati per Mac ed in fondo abbiamo solo fatto l’amore con
lui e non fra di noi.
Ora
però abbiamo un’intimità diversa,
più profonda di prima che eravamo solo amici. È
come se fossimo amanti senza esserlo davvero. Non ci toccheremo
più in quel modo, non faremo più sesso a meno
che, forse, non troveremo il corpo di Mac privo di vita.
Ma
non succederà, quindi fra noi tutta questa cosa strana
è ora e basta.
Si
ferma con le braccia sui fianchi e solo ora noto che come me si
è tolto tutte le medicazioni dell’incidente. Mi
fissa diretto e deciso quindi parla col suo piglio veloce e marcato:
-
Ho contattato dei vecchi amici di mio fratello, gente che gli deve un
sacco di favori e che teme la mia posizione. Ho fornito loro il nome
dello stronzo e la zona in cui dovrebbe essere stato col suo complice.
Troveranno dove diavolo hanno la base e non ci resta che sperare che
anticipino tutti gli altri e che sia davvero il posto in cui tengono
Mac. – Questo mi fa tornare alla realtà quindi mi
scosto cominciando ad asciugarmi con un altro telo più
piccolo, me lo passo sul viso e sui capelli neri che si spettinano, poi
sul torace ed infine lo rimetto dov’era mettendo le mani su
quello che ho intorno alla vita. Esito e rispondo al suo stesso modo
mentre sento il suo sguardo addosso:
-
Immagino che avranno modi poco ortodossi di fare ricerche. –
-
Già… ma quel che conta è il risultato,
questa volta. Ho detto di non entrare e di non fare nulla, solo di
avvertirmi. Sono sicuro che domani troveremo Mac. –
-
E sarà vivo. – Lo dico con incisione mentre lo
fisso serio e determinato.
Però
poi cosa succederà?
A
questa domanda mi tolgo quello che mi copre snudandomi davanti a lui
così come ha fatto con me e noto che dopo un lungo istante
di scambio di sguardi, sono i suoi occhi a scendere sulla mia parte
intima. Non mi corpo, non mi affretto a vestirmi o ad uscire. Sto qua,
così, cancellando per un istante ogni cosa. Mi lascio
accarezzare dal suo sguardo penetrante ed io faccio altrettanto con
lui, ma non c’è imbarazzo né vergogna.
Abbiamo fatto l’amore senza volerlo fare insieme, non lo
rifaremo più però il modo in cui ci guardiamo ora
è diverso da prima e forse non smetteremo più di
farlo.
Però
quando Mac tornerà e tutto ciò che era prima si
ristabilirà, cosa succederà fra noi?
Onestamente
non so e preferisco mettere da parte questa confusione per concentrarmi
unicamente sul suo ritrovamento.
Bisogna
punire chi va punito. Null’altro conta.
-
Preparo qualcosa da mangiare. – Metto fine a questo strano
gioco indefinito indossando i boxer che mi ero preso, quindi esco
sfiorandolo con le spalle.
Un
altro piccolo brivido.
Comunque
andranno le cose sarò io quello più distrutto, da
tutta questa faccenda.
Qualunque
siano i miei sentimenti, sia che mutino o che rimangano invariati.
Ne
soffrirò e basta perché ad amarsi sono loro due.
Una
volta fuori dal bagno mi richiudo la porta alle spalle, mi appoggio ad
essa e con la testa all’indietro chiudo gli occhi sospirando.
È
tutto così difficile.
Dove
sto andando?
Cosa
sto facendo?
Perché?
Vorrei
proprio saperlo… “
/Auto
rock - Mogwai/
“La
mattina non ci ha visti né addormentati né in
atteggiamenti intimi, proprio come sapevo.
Quello
è stato solo un momento di debolezza, tutto ciò
che voglio è Mac vivo, tornare alla vita di prima. Sono
stato bene con Don, se non ci fosse stato chissà dove sarei,
però lui e Mac sono due cose molto diverse e distinte. Ed io
amo Mac.
Le
ore notturne rimanenti ci siamo concessi solo qualche attimo di riposo
ma non abbiamo chiuso occhio, così alla prima chiamata
ricevuta da me, ci siamo alzati.
-
Hanno trovato qualcosa ma ovviamente devo andare a controllare.
– Dico a Don chiudendo la comunicazione, entro in cucina dove
mi fa trovare il caffè sul tavolo mentre lui sorseggia il
suo.
-
E’ meglio che io vada da Rodney e non perda
d’occhio cosa succede là. Devo capire la sua
strategia e assicurarmi che non sparisca più. –
E’ una cosa logica e sensata. Immaginavo che avremmo agiti da
separati, oggi. Del resto siamo solo in due, ieri erano le ricerche
preliminari ma oggi ci sarà l’azione. Sento che
questa giornata sarà decisiva.
Il
tempo corre e non ce n'è più. Non ce
n'è dannazione.
-
Perfetto. Teniamoci in contatto e aggiornati. – Detto questo
e finito col caffè, ci concediamo un ultimo breve sguardo
prima di andare ognuno per la propria strada, entrambi senza macchina
ci arrangeremo con mezzi pubblici.
Però
la sensazione che sento è davvero strana, non riesco ad
inquadrarla. Al momento di separarci, sul marciapiede davanti al suo
palazzo, facciamo il segno con le dita di tenere gli occhi aperti,
quindi ci voltiamo per i rispettivi compiti.
Questo
nodo allo stomaco cresce, spero solo che le cose non peggiorino
più di quanto non lo sono già.
Quando
arrivo sul posto che mi hanno indicato sento in petto un ansia
crescente dettata dai battiti del mio cuore, qualcosa che non molla da
quando sono uscito di casa. I respiri sono sempre più corti
e comincio a sentire del sudore freddo attraversarmi ovunque.
E
se al di là di questa porta trovo il corpo di Mac morto?
Che
faccio?
Dio,
fa che non sia così…. Non so di preciso se esisTi
o no, ma Ti chiedo solo di non farmi trovare il corpo privo di vita di
Mac. Ti prego.
Cosa
faccio se invece è così?
Per
un istante mi paralizzo rendendomi conto che ciò che mi
inchioda qua fuori è la paura e ne rimango sconvolto.
La
paura, arrivato a questo punto, cosa può farmi?
Paura
di essere alla fine della corsa.
La
fine rappresentata dalla sua morte.
No,
non può essere morto.
Ho
sfidato la legge e tutto ciò che potevo sfidare, sono al
limite del carcere e del perdere il lavoro.
Non
succederà che finisce tutto dopo che varcherò
questa porta.
Ne
sono certo.
DEVO
crederci o per me non c'è futuro.
Tiro
fino allo spasmo tutti i muscoli del mio corpo e contraggo la mascella
serrando i denti, quindi estraggo finalmente la pistola che stringo con
decisione e forza, tendo tutto il braccio in avanti pronto per premere
il grilletto, pronto per sparare al colpevole di tutto ciò,
pronto per concludere il film.
Per
salvare Mac.
Pronto.
E
so che non dovrei essere solo, che dovrei avvertire Don, che dovrei
aspettare dei rinforzi o per lo meno farmi aiutare dagli amici di mio
fratello.
So
tutto però ora che sono qua non ho altro in testa che
entrare là dentro e sbrigarmi.
È
ora di andare.
Il
momento è arrivato e col cuore in gola e lo stomaco contorto
come ogni altro organo, mi decido dando un calcio alla porta.
Entro
nella cantina che mi hanno indicato e senza dire una sola parola
assottiglio gli occhi cercando di mettere a fuoco ciò che
c’è dentro. È tutto buio, non si vede
nulla. Non c’è che una piccola finestra in alto
per l’aria e l’odore di chiuso
c’è comunque.
Ma
non è solo chiuso.
È
puzza.
E
se avessi fatto attenzione prima avrei notato qualcosa sul pavimento
nero e sporco di questo postaccio fatiscente.
Delle
macchie.
Macchie
che si adattano all’odore prevalente in questa stanza.
Sangue.
Lo
conosco così bene, ormai, che so perfettamente quando si
tratta di questo.
Lo
stesso odore che non dimenticherò mai quando sono entrato a
casa di Mac l’altra sera.
Vorrei
chiudere gli occhi, prendermi del tempo, bloccare tutto ed occuparmi
del respiro che non ho proprio più.
Ora
accenderò la luce e quando potrò vederci bene non
voglio trovare il suo corpo.
Non
voglio.
Mac
sarà vivo, vero?
Ci
sarà ma sarà vivo… non emette rumore o
suono perché pensa che siano i suoi rapitori ma è
vivo e sta bene.
Allungo
la mano e mi rendo conto che trema. Trema perché ho una
paura fottuta di accendere la luce e vederci bene.
Oh,
se ce l’ho…
Però
mi mordo la bocca fino a farmela sanguinare e faccio scattare
l’interruttore accanto a me, poi riporto la mano
sull’altra che regge la pistola testa davanti a me. So che
non servirà.
Come
so che questo odore di sangue è quello di un corpo privo di
vita.
Di
chi?
La
luce arriva e finalmente vedo.
Vedo
del sangue a terra e in un angolo, insieme ad un sacco di altri oggetti
che abitano l’intera ampia stanza, un corpo voltato di
schiena, con la testa girata dall’altra parte.
E
per un momento torna tutto buio.
Quel
corpo è privo di vita, con un buco sulla nuca dai corti
capelli scuri.
Torna
tutto buio come se la luce fosse andata via eppure so che
c’è ancora.
Però
non respiro da un po’ e ogni funzione del mio corpo, specie
cerebrale, si disconnette per un attimo impazzendo del tutto.
Non
capisco più nulla, nulla.
E
vorrei essere stato aggredito da qualcuno così che io
reagendo per forza subito non abbia avuto tempo di morire per un attimo.
È
così che mi sento.
Come
quando ho trovato la stanza di Mac in quelle condizioni con quel
filmato.
Esattamente
in quel modo.
Mi
sembra di tornare indietro nel tempo.
Quello…
è Mac?
Per
un istante lo credo e perdo ogni contatto con la realtà, il
cuore non batte, o così credo io, il respiro non
c’è, la testa mi scoppia, raggelato non riesco a
muovermi, tutto si ovatta od esplode, non so bene...
È
come dentro ad un sogno.
Io,
lui, questa stanza, questa strana musica che mi salta in testa, una
musica che cresce ed è sempre più
drammatica…
Mi
sento male.
E
proprio come in un sogno mi muovo o così mi sembra, in
realtà non ne sono sicuro.
Sto
camminando davvero?
Ho
paura a raggiungerlo, se mi chino, lo giro e lo guardo che viso
vedrò?
Non
capisco chi sia, da dietro sembra… ma non voglio
più dirlo… forse è solo un
incubo…
Mac
non può avermi lasciato davvero…
Sembro
in trance credo di essere arrivato a lui, mi abbasso dimenticandomi
della pistola che forse ho addirittura rinfoderato, quindi la mia mano
trema come una matta quando gli tocco la spalla e con una forza che non
pensavo più di possedere, lo giro.
Lo
giro e lui inerme e freddo si lascia fare.
Ecco
qua la telecamera.
Ecco
qua il suo sangue.
Ecco
qua il suo cappellino e la sua giacchetta col cappuccio.
Ecco
qua il suo viso.
Ecco
qua uno sconosciuto che corrisponde alle descrizioni ricevute ieri.
Ecco
qua un corpo che non è il suo.
Non
è Mac e solo ora respiro, il cuore torna a battere, i sensi
si riattivano e la testa mi dà tregua.
Solo
ora torno alla vita e mi rendo conto che questa morte apparente
è stata la peggiore della mia vita.
Alla
prossima non sopravvivrò.
Chiudo
gli occhi e mi premo le dita sulla fronte, abbasso il capo e cerco
quella calma e quel sangue freddo che ho perso completamente.
Dio,
Ti ringrazio… ora so che esisTi.
Dopo
un istante in cui rannicchiato cerco di riprendermi dallo shock, riapro
gli occhi e mi alzo guardandomi in giro. Questo è il posto
in cui lo tenevano ma non c’è più e a
giudicare dal corpo e dal sangue deve essere riuscito a liberarsi,
ucciderlo e andarsene.
Ma
ora dove sarà?
Che
ne sarà stato di lui?
Perché
non mi ha chiamato?
Che
diavolo sarà successo a Mac?
Come
vorrei sapere…
La
mia attenzione viene attirata da un filo che è collegato
alla telecamera e finisce al piccolo televisore.
Lo
accendo immaginando che tutto quello che è stato ripreso sia
stato scaricato e duplicato.
Spero
solo che questo pazzo abbia ripreso qualcosa di utile che mi dica che
diavolo è successo a Mac!
Cerco
le ultime riprese effettuate e nel frattempo prendo il cellulare in
mano per chiamare Don.
È
a questo punto, mentre prendo la linea con lui che quel che vedo mi fa
capire ogni cosa e mi dà una sconcertante conferma di quanto
già pensavo e oltre.
-
Danny? Hai scoperto qualcosa? L’hai trovato? – La
sua voce agitata mi riporta alla realtà dopo un altro paio
di volte che mi chiama, quindi imprecando spontaneo prendo il dischetto
che hanno registrato ed esco correndo a rotta di collo dalla stanza
mentre parlo concitato spiegando a Don ogni cosa.
-
Devi fermarlo! Prendi tempo, bloccalo, inventati qualcosa…
sta per fregare tutti con la farsa della follia ma non è
vero. Ho qua le prove che lo inchiodano ma tu ferma tutte le trattative
in corso o è finita! –
-
Cosa?! Ma Mac? –
-
Ha ucciso l’altro complice ed è sparito. Non so
dove sia e sta malissimo ma è ancora vivo! Dobbiamo
sbrigarci! -
Quel
bastardo non la può passare liscia!
Mac,
dove diavolo sei andato? Non potevi aspettarmi, per una volta?
Questo
è uno di quei momenti in cui vorrei essere divisibile in due
parti!
Devo
fare in tempo.
Devo
assolutamente fare in tempo!
Mac!”