FOLLIA OMICIDA A NEW
YORK
CAPITOLO VI:
SENZA
CONTROLLO
/Kurenai
– X Japan/
Danny
e Don arrivarono agli studi televisivi in un lampo ed esibendo i loro
distintivi riuscirono ad entrare persino laddove non avrebbero certo
potuto.
Appena
entrarono nella stanza che gli era stata indicata per poter parlare col
responsabile di quel programma, lo videro già alle prese con
alcuni detective che si occupavano del caso di Mac. Esitarono in
quell’istante pensando che forse, in fin dei conti, non
sarebbe servito che si scatenassero.
Ma
appena capirono il metodo d’interrogatorio, subito scattarono
nuovamente.
Sembrava
che non avesse poi fatto nulla di orribile, quell’uomo sotto
torchio. E sembrava che chi parlasse con lui non fosse poi
così scandalizzato.
Anzi,
sembrava più una conversazione civile come un'altra.
Non ci
videro più ma il primo a reagire, naturalmente, fu Danny.
Con
espressione rabbiosa e poche falcate arrivò davanti a loro e
spingendo bruscamente i suoi colleghi da parte, prese per il colletto
della giacca il responsabile della produzione e lo spinse violentemente
contro la parete retrostante.
Egli
impallidì e chiuse gli occhi per il colpo alla nuca ed alla
schiena, poi li riaprì e si trovò a due
centimetri dal proprio viso quello infuriato di Danny che si mise ad
urlargli contro tutto ciò che pensava di lui:
-
SIETE SOLO DEI BASTARDI CHE FANNO DA COMPLICI A QUEI CRIMINALI!
IPOCRITI E LADRI, ASSASSINI COME LORO. VOI UCCIDETE
L’INTELLIGENZA DELLE PERSONE, LI RENDETE BURATTINI
SUCCHIANDOVI VIA ANCHE L’ANIMA. LA STESSA CHE VOI VI SIETE
VENDUTI PER FARE QUESTO MESTIERE. SIETE SOLO DEI BASTARDI, LADRI ED
IPOCRITI! ED ORA VOGLIO VEDERE SUBITO LO STESSO CON CUI HAI PARLATO,
PERCHE’ NON ESISTE CHE QUELLA ROBA CHE HAI MANDATO IN ONDA
STASERA, SIA ARRIVATA PER POSTA. QUEI PEZZI DI MERDA VOGLIONO ESSERE
FAMOSI E NON SI NASCONDEREBBERO MAI MANDANDOVI IN SEGRETO UN NASTRO
SIMILE! COSA TI HANNO DETTO, EH? CHE ERA L’ANTIPASTO?
L’ANTEPRIMA DEL LORO GRANDE FILM E CHE QUANDO SAREBBE STATO
GIRATO TUTTO AVREBBERO POTUTO TUTTI ACQUISTARLO? COSA TI HANNO DETTO?
EH? – Mentre lui gridava e l’aggrediva spingendolo
sempre più contro la parete, Don rimase a distanza senza
intervenire, guardando i dettagli circostanti, quelli del viso del
responsabile terrorizzato, quelli dei detective che cercavano di
fermare l’inarrestabile Danny e quelli di tutti i presenti ed
i non, che stavano fuori e cercavano uno scoop. Fra quella gente
là fuori sicuramente c’era quell’uomo.
Ne era certo.
Quello
che gestiva le redini e quello che filmava.
Li
stavano riprendendo per continuare il loro film.
E
mentre era lì con le urla infernali di Danny come sottofondo
insieme al caos che ne conseguiva ed hai flash che
dall’esterno cercavano di scattare, gli venne un lampo che
gli fece comprendere perfettamente la situazione.
Si
vide nella mente, proprio come aveva visto il massacro di Mac da quel
videoproiettore, la fine di questo film folle.
“La
vera morte di Mac. Il film finirà con la morte di Mac. Lo
hanno portato via per tenerlo in vita intanto che filmano il resto del
film, fatti fuori noi, i loro attori, finiranno Mac… ecco
cosa faranno! Puntavano a questo sin dall’inizio! Dannazione,
come ho fatto a non capirlo subito?”
E con
questa grave e pesante consapevolezza, anche la sua sicura
scattò definitivamente.
Contrasse
la mascella, trasformò gli occhi in lame assassine e con un
calcio spalancò del tutto la porta che stava semi aperta per
separarli dai fotografi all’esterno degli studi.
C’era una gran folla là in mezzo ed uno fra loro
riusciva perfettamente a filmare, o magari era fra i tecnici che
stavano lì dentro, infiltrato nella confusione. Era
lì da qualche parte.
Quindi
veloce e deciso strappò il responsabile dalle mani di Danny
che lo guardò come fosse impazzito, gli prese il polso,
roteò abilmente il braccio fino dietro alla sua schiena e
quando lo sentì sul punto di rompersi, sentì
l’urlo dello stesso dolorante e sentì anche le
pistole dei colleghi puntarsi contro, si fermò in modo da
far guardare con attenzione la folla al di là di
quell'uscio.
-
Guarda attentamente.
Chi
fra loro sono quei due? Anche solo uno è sicuramente
visibile. Guarda con attenzione, viscido opportunista! –
Sibilò al suo orecchio come se gli rivelasse la sua fine.
L’altro
rabbrividì all’udire quella voce.
Con il
ragazzo di prima aveva avuto paura, ma quello che sentiva adesso era
terrore vero e proprio.
Aveva
le pistole puntate addosso, tutti scattavano foto e lui non si fermava,
non sentiva nulla, era come fosse in un altro mondo.
Gli
avrebbe rotto il braccio se non gli avrebbe risposto, ne ebbe la
certezza sentendo la sua mano salda serrata sul suo polso.
Il
dolore fu superato da quel terrore gelido e mentre i rivoletti di
sudore freddo gli colavano sulla pelle, cercò frenetico fra
la folla pregando che fossero davvero lì.
Quando
riconobbe l’unico che si era presentato da lui per dargli
personalmente la cassetta, con tanto orgoglio e soddisfazione, si
illuminò indicandoglielo:
-
E’ lui! Quello col cappellino nero e la maglia grigia col
cappuccio, vicino a quel fotografo! – Quando questa persona
si vide indicata, capì cosa stava succedendo e si
girò svelto per scappare.
-
PRENDETELO! – Urlò Don ai poliziotti che erano
fuori di guardia, quando questi sentirono il suo ordine si buttarono
sul fuggitivo prima ancora che sparisse, così lo fermarono
mettendogli le manette e inchiodandolo ad una delle loro auto di
servizio.
I
fotografi si girarono verso l’individuo e loro poterono
essere lasciati in pace.
Don
ritrovando il sangue freddo e capendo che forse ce
l’avrebbero fatta, se avessero fatto fare a lui e a Danny coi
loro metodi, tirò un leggero sospiro di sollievo. Appena
accennato.
Allentò
quindi la presa spingendo l’uomo ancora paralizzato dalla
paura e dolorante per il braccio, contro uno dei detective che
rinfoderò la pistola:
-
Portate in centrale anche lui che bisogna interrogarlo come si deve e
non con quella farsa di poco fa! – Asserì quindi
freddo senza degnare nessuno di uno sguardo. Poi fece per dirigersi
verso il ragazzo arrestato. Ormai era finita, l’avevano preso.
Non
esisteva che opponesse ancora resistenza, che senso aveva?
Certo,
l’altro non erano riusciti a prenderlo e chissà
dov’era ormai, ma poco importava, avrebbero catturato anche
lui, di sicuro.
Ora se
lo sentiva.
Ma
quando affiancato da Danny raggiunsero le auto della polizia dentro una
delle quali era stato sistemato il criminale arrestato, vennero fermati
da uno dei responsabili dell’indagine, si rivolse in special
modo a Don che fronteggiò senza apparente timore. Con
durezza gli disse avvicinandosi parecchio al suo viso, sembrava molto
arrabbiato:
- Il
vostro intervento finisce qua. Non avreste mai dovuto agire in quel
modo, potreste passare dei guai, tutti noi. Lo sapete cosa rischiamo se
quel produttore ha un buon avvocato e decide di farci causa? Che tutto
quello che abbiamo guadagnato ora finisce nel cesso! Il caso non era
vostro, non lo è mai stato e non lo sarà ora!
Ficcatevelo bene in testa! Non deve più ripetersi una cosa
del genere. Voglio che ora tu e Messer ve ne andiate e ci lasciate fare
il nostro lavoro o voi non avrete più uno vostro! Sono stato
chiaro? –
Mentre
lui lo rimproverò credendo di avere il grado per poter
attuare quelle minacce, Danny capì una sola cosa.
Non
avrebbero potuto parlare con quel dannatissimo assassino, non avrebbero
potuto farsi dire dove fosse Mac, non avrebbero più avuto
voce in capitolo. Sarebbero stati messi da parte. E magari quello
l’avrebbe fatta franca facendo credere a tutti che Mac era
davvero morto, facendo perdere a tutti tempo prezioso. Visto come
avevano gestito fino a quel momento il caso, era sicuro che non parlare
personalmente con lui, sarebbe stata una tragedia.
E quel
sangue che a fatica aveva ripreso a scorrergli quasi regolare nelle
vene dopo l’esplosione di poco prima, tornò ad
accelerare pericolosamente insieme all’adrenalina ed ai
battiti del suo cuore.
“No,
si sbaglia di grosso. Non sarà così. Non
sarà affatto così. Se loro non vogliono farci
parlare con questo stronzo, noi ci parleremo lo stesso. Oh, se ci
parleremo!”
Pensando
questo come se fosse lui stesso diventato un criminale, veloce ed
imprevedibile come un lampo andò al posto di guida, ancora
vuoto, dell’auto della polizia che conteneva quel ragazzo
ammanettato e mettendo in moto aprì la portiera del
passeggero preparandosi a partire in fretta. Un fischio e Don si
girò, lo vide e capì al volo cosa volesse fare.
Lo capì al contrario del detective che stava parlando con
lui, rimase inebetito come un novellino a guardare il moro salire di
corsa in auto e partire con Danny e il loro indiziato.
A
nulla servì gridare di seguirli, prima che tutti si
sbrigarono e cercarono di stargli dietro, Danny li aveva già
seminati correndo come un folle per le vie secondarie di quella
città.
Nell’aria
quel ritmo folle cresceva sempre più e come se i rumori
ovattati di lì a poco sarebbero esplosi, nessuno disse nulla
nel tragitto, non fiatarono come se dovessero riordinare le idee e
capire cosa avessero fatto davvero. Persino l’individuo
dietro di loro rimase in silenzio cercando probabilmente di concepire
l’approccio migliore con loro.
Era
proprio coi due che indirettamente avevano sfidato e che a conti fatti
stavano diventando i protagonisti del film. Sorrise eccitato da
quell’idea.
Le
cose si sarebbero girate a suo favore, ne fu sicuro.
C’era
agitazione ed eccitazione al contempo, rabbia e compiacimento, furia e
consapevolezza.
Nelle
menti dei due si alternavano le immagini di Mac, come ad aggrapparsi a
qualcosa di potente che non li avrebbe mai fatti esitare. Che avrebbe
alimentato la loro ira e la loro forza. Non poteva finire tutto
così. C’era una cosa importante da tirare fuori.
Essenziale.
Fuoco.
Stavano davvero bruciando ma non erano ancora esplosi definitivamente.
Rimaneva ancora qualcosa da fare.
Dopo
qualche incidente scampato per un pelo, Danny frenò
bruscamente fermandosi in un cantiere vuoto.
Scese
e con lui Don che l’aiutò a tirare fuori il
sospettato, capendosi al volo senza bisogno di comunicare e mettersi
d’accordo, lo spinsero in un luogo un po’
più coperto e buttandolo sul terreno fangoso lo sovrastarono
entrambi fissandolo come se fosse la creatura più empia
della Terra.
Poi
Danny iniziò già senza pazienza:
-
Avanti, dov’è Mac? – Rodney
strabuzzò gli occhi senza capire perché mai
l’avessero rapito per fargli la domanda che probabilmente gli
avrebbero fatto gli altri in centrale.
- Come
mai questa pagliacciata? – Chiese quindi incuriosito
provocandoli per perdere tempo. Quindi Don intervenne
anch’egli nervoso:
-
Rispondi! Dove lo tenete! Sappiamo che siete in due, uno che filma e
l’altro che agisce. Dimmi dove lo tieni. So che è
vivo, vi serve vivo per l’ultima scena del vostro
dannatissimo film, non è vero? – Nel sentirlo
parlare anche a Danny risuonò lo stesso campanellino
dell’amico e comprendendo gli ultimi tasselli, o forse i
penultimi, si immaginò con angoscia ed orrore un Mac in fin
di vita che combatteva con sé stesso per non morire, poi lo
vide con l’ultimo proiettile che non gli avrebbe
più permesso di scegliere se rimanere di qua o andare di
là.
- Cosa
sapete voi dell’ultima scena? – Chiese incuriosito.
Che sapessero qualcosa? E come? In che modo erano venuti a conoscenza
di quel fatto? Che lo credessero ancora vivo era qualcosa che andava a
suo sfavore.
Fu
lì che Danny reagì sorpassando il limite:
prendendolo per la maglia e alzandolo in piedi lo colpì con
un pugno facendolo finire di nuovo a terra. Non ci vedeva dalla rabbia,
non ce la faceva più. Tutto quello che gli aveva fatto
passare cercandolo di convincere che Mac fosse morto, tutto
quell’inferno, quella notte allucinante, quel risveglio
massacrante… e poi scoprire che era vivo ma che lo sarebbe
stato per poco.
Dipendeva
solo dal momento in cui avrebbero decretato la fine del film.
Quando,
per loro, sarebbe stato finito?
Quanto
avevano per trovare Mac?
Il
pensiero che la sua vita fosse appesa ad una pellicola lo fece andare
in bestia.
Non si
meritava un trattamento simile e mentre loro stavano lì a
litigare e a cercare di farlo parlare, Dio solo sapeva quanto lui stava
soffrendo davvero, solo, chiuso chissà dove, con delle cure
pietose ed improvvisate.
Dov’era?
Voleva
saperlo.
Voleva
saperlo.
Ma
voleva anche far fuori quel bastardo.
Perché
non parlava?
Se
solo avesse semplicemente confessato avrebbe potuto massacrarlo di
botte fino a che il sangue non gli sarebbe uscito a fiumi.
Doveva
patire il triplo della sofferenza che aveva inflitto al suo Mac.
Don
non lo fermò nemmeno quando lo recuperò per
colpirlo una seconda volta ed una terza. Lo colpiva mentre si diceva
che doveva fermarsi per farlo parlare.
Don,
però, non agì e solo quando vide il suo viso
ancora sveglio coperto di sangue, i pugni infuriati e potenti di Danny
si fermarono a mezz’aria. Lo lasciò cadere a terra
e lo vide lamentarsi del dolore raggomitolandosi su sé
stesso.
-
PARLA, DICCI DOVE SI TROVA! – Ormai era diventata una
tiritera, l’unica cosa che diceva e ripeteva sempre
più nervoso. Fino ad urlare.
-
DICCELO, DANNAZIONE! –
Rodney
non emise alcuna sillaba mentre sputava sangue dalla bocca insieme ad
un dente. Si mise a carponi stringendo i pugni del fango sotto di
sé, era tutto imbrattato e la notte non gli permetteva di
vedere poi tanto bene, solo i fari dell’auto puntati su di
loro gli dava delle percezioni visive. Ci era andato giù
pesante, aveva dolori ovunque, ma non avrebbe mai parlato.
Doveva
ancora perdere tempo, le altre pattuglie sarebbero arrivate, lui
avrebbe chiesto un avvocato e poi il gioco sarebbe stato fatto.
Era
tutto calcolato nei dettagli, aveva previsto che dopo il video le cose
sarebbero potute anche finire così. Faceva parte del film.
Andava
bene.
Doveva
solo sopportare ancora un po’.
Ma
quando udì la voce secca e gelida dell’altro uomo,
trattenne il fiato sgranando gli occhi:
-
Alzati. – Disse. Poi lo gridò non ottenendo
risultati: - IN PIEDI! – Quindi si sentì
strattonare da due mani forti ed impazienti. Una volta in piedi,
traballante, cercò un po’ di fermezza ma si
impietrì quando lo vide estrarre la pistola.
Decisamente
quello non era quel che pensava.
Le
cose non sarebbero dovute andare così.
Don si
era stufato.
Stringendo
la propria arma, in una frazione di secondo, vagliò tutto, i
pro ed i contro, ogni possibilità, e lo fece con la
mentalità di un responsabile di polizia quale lui era.
Il
viso era una maschera di ghiaccio, una maschera che nascondeva un animo
rovente che non chiedeva altro di sfogarsi. Era stato seriamente
provato anche lui ed era stanco, davvero stanco, di perdere tempo in
quel modo e non ottenere nulla, nemmeno la morte di un criminale che
aveva inflitto un duro colpo a molti ma soprattutto a Mac.
Ora,
in quel momento, avrebbe ottenuto qualcosa.
In un
modo o nell’altro.
Quindi,
ancora vicino a lui, con un gesto secco e sicuro lo liberò
dalle manette allontanandosi da lui di qualche metro, poi gli
tirò la pistola che prese al volo. Altrettanto veloce e
deciso prese quella di Danny dalla sua cintura, lì accanto a
lui che lo guardava sbalordito, poi gliela puntò.
Il
braccio teso che stringeva la propria arma, era anche quello fasciato
per l’incidente in macchina, avrebbe dovuto tremare almeno un
po’ ma così non fu e fermo come se fosse una
statua di pietra dai muscoli in completa tensione, lo fissò
a lungo coi suoi occhi azzurri simili a lame di ghiaccio senza dire
nulla.
“Questa
è la fine, gran pezzo di merda. Stiamo affondando come se
fossimo su una nave che sta imbarcando inesorabilmente acqua. Stiamo
andando giù, sempre più giù. Stiamo
passando il segno, lo so benissimo, dopo questa, poi, non potremo
più avvicinarci nemmeno a mille metri a questo individuo. E
noi abbiamo solo questo momento per trovare Mac e mettere la parola
fine a tutto.
Ecco
perché questa, in effetti, è proprio la fine.
Perché
otterrò ciò che voglio.
E
lo farò nel modo corretto. Non sarò io quello
incriminato, nessuno saprà esattamente come sei riuscito a
liberarti dopo la lotta con Danny e a prendere la pistola, ma questo
confronto non darà dubbi, lo sai?
Sei
un criminale armato, come pensi che si disarma uno che sta per spararti
contro?
E
nel mio viso non l’ombra di un sorriso mentre sussurro
freddamente:
-
A finire nei guai sarai solo tu. Rimane sempre il tuo amico e so bene
come trovarlo, ho capito come fare, lo sai? Il tenente Taylor
è vivo e tu non ci servi a meno che non ti guadagni da solo
il modo di rimanere in vita dicendoci dov’è.
–
Lo
fisso dritto negli occhi e vedo che impugna la pistola ma non la punta
contro di me, sa che non deve usarla, ha capito dove voglio andare a
parare e perché ho fatto così. Sono un
poliziotto, conosco bene le leggi, so come potrebbero incastrarmi, so
come i criminali, usando la legge, possono uscirne liberi. So bene cosa
devo fare per impedire che questo accada. Che i criminali usino la
legge per farcela.
Gli
punto la pistola con la fredda e cosciente intenzione di ucciderlo se
non parlerà e tutto mi sta girando attorno ubriaco.
È una sensazione disgustante, è tutto
l’insieme. C’è materiale da vomitare per
un anno. Quello che sta succedendo e che è già
successo fa veramente schifo e se non fosse che
c’è in gioco Mac, me ne sarei già
andato da un pezzo.
Se
ne sta zitto a qualche metro da me a guardarmi. Sei in preda al panico,
vero?
La
tua testa é esposta e noi dovremmo uccidere, significato
costruttivo. E' giusto, e mentre le tue emozioni ti ingannano facendoti
chiedere cosa devi fare e se ti ammazzerò davvero a sangue
freddo, la mia forza ti dominerà ed io ti
cancellerò.”
-
Parla. – Sussurrò di nuovo completamente in
sé, così tanto da averne paura visto che sembrava
seriamente intenzionato a sparargli.
Nel
silenzio delle rispettive riflessioni, anche Danny comprese che se
volevano ricavarne un ragno dal buco avrebbero dovuto fargli capire
quanto seri fossero. Avrebbero dovuto fargli capire che gli avrebbero
sparato davvero. Dargli un assaggio.
Quindi
senza mutare quella sua folle rabbia che l’aveva pervaso fino
ad un istante prima, ringhiò a Don:
-
Spara, tanto non parlerà. Faremo in un altro modo. Non
esiste che questo stronzo se la cavi facendosi incarcerare. Spara Don!
–
A
queste parole, Rodney capì che probabilmente i suoi piani
sarebbero andati male. Quei due si erano calmati, non erano
più quella furia ceca di prima ed anche se l’altro
sembrava ancora arrabbiato, quello che gli puntava la pistola era
talmente in sé che gli faceva capire quanto male sarebbe
andata.
Quando
pensò che forse avrebbe dovuto cambiare il piano e diventare
loro complice con furbizia rigirandosi tutto a suo favore in un altro
modo, le sirene ed i lampeggianti della polizia che li stava cercando
giunsero fino a lì mettendo fine a quella scena e a quel
cambiamento di idee che durò solo un istante.
Secondi.
Solo alcuni secondi e Don e Danny ce l’avrebbero fatta.
Se
solo l’avessero saputo ed avrebbero potuto tardare in qualche
modo l’arrivo di quelle maledette macchine,
l’avrebbero fatto. Ma il dubbio di avercela quasi fatta,
rimase, appunto, solo un dubbio mentre in Rodney fu certezza.
Quei
due non l’avevano fatto parlare per un pelo.