FRAMMENTI
CAPITOLO
X:
CONTO
FINALE ALLA ROVESCIA
' Nella vita di
tutti si arriva ad un limite. Quando quel limite si sorpassa, cosa
accade?'
Il
sole
scaldava la giornata tersa, il cielo presentava un azzurro che si
rispecchiava negli occhi aristocratici di William.
Il
ragazzo era appena tornato da un'uscita d'affari col padre, in
qualità d'erede ormai aveva molto da fare con quel genere di
cose. Seccature in linea di massima. Lui ormai l'aveva accettato, si
era consegnato al proprio destino con la volontà di
diventare
l'opposto di sua nonna e di suo padre.
Se
proprio doveva essere un principe e futuro re, allora tanto valeva
esserlo veramente e non solo di nome.
A
modo
suo.
Nonostante
la calda giornata, il ragazzo vestiva con un completo nero di
pantaloni, giacca, camicia bianca e cravatta. Un taglio elegante ma
semplice allo stesso tempo, su di lui faceva un gran figurone, i
capelli biondi ora corti nascondevano bene le onde naturali e
ribelli.
All'ombra
del portico del castello che ormai aveva poco d'antico, il principe
stava in piedi, evitando così di rivelare il proprio volto.
Ignorando
i vestiti costosi reggeva fra le braccia un meraviglioso gatto
persiano, il lungo e folto pelo bianco risaltava sugli abiti neri, si
notava subito, lo carezzava lento e assorto.
Uno
sguardo penetrante e magnetico era diretto in un punto preciso,
guardava una persona specifica poco distante da lì.
Davanti
al portico c'era il giardino pieno d'erba, delimitato da siepi e
alberi, in esso c'era una piscina fatta costruire recentemente su
qualche capriccio dei novelli sposi. Al suo interno ci nuotava
qualcuno.
Costei
era Charlotte. Una Charlotte mai vista.
In
costume sembrava tutt'altro che un maschiaccio. Nemmeno una
principessa. Sembrava semplicemente una donna.
La
vedeva sotto un'altra luce.
Dopo
aver fatto una vasca era emersa dall'acqua eseguendo un arco coi
capelli scuri, una scia di gocce si liberò nell'aria creando
degli affascinanti luccichii col sole. La giovane inconsapevole della
propria bellezza si passò le mani sulla testa lisciandosi la
chioma castana, infine uscì dalla piscina rivelando tutto il
suo bel corpo dalla pelle lucida e candida, un bikini nero dal taglio
semplice e non ricercato la copriva evidenziando le sue morbide
curve.
Aveva
un che di proibito e sensuale, specie perché non era
cosciente
di sé stessa.
Non
era
mai sembrata una principessa ma nemmeno una ragazza, in quel momento
la sua bellezza grezza aveva un languore inconsapevole che la rendeva
molto affascinante.
Si
asciugò il volto e il decoltè con un asciugamano
blu
scuro, i suoi occhi dello stesso colore ora erano più
chiari,
dopo il bagno spiccavano incredibilmente.
Sul
volto i lineamenti perennemente imbronciati allontanavano chiunque
desiderasse avvicinarsi anche in quel momento in cui pensava di
essere sola.
Non
era
stata stabilita una data di ritorno a casa propria, volevano dar loro
tutto il tempo necessario per conoscersi bene, ci tenevano che si
accettassero e si sposassero, anche se era effettivamente presto per
parlare di nozze.
Di
fatto, la principessa Charlotte e il principe William ancora non si
sopportavano, lui la ignorava e lei lo stuzzicava ogni qualvolta
n'avesse l'occasione, come una bambina. Detestava i nobili con la
puzza sotto il naso, la sua bellezza non significava nulla, anche se
quella volta, quando aveva affrontato i giornalisti e sistemato la
faccenda dello scandalo di suo padre, era stato veramente
incredibile... quasi meritevole di stima.
Tuttavia
si era imposta di smettere di rivalutarlo in quel modo, sicuramente
era stato solo un attimo in cui non era stato affatto male. Tutto
lì,
nient’altro. Peccato che nonostante i propri severi
ragionamenti
acidi, aveva diminuito le frecciatine indirizzate alla lui.
Ora,
però, era William che guardava Charlotte pensoso con
un'espressione indecifrabile, proprio come in quei giorni aveva fatto
lei con lui.
Il
ragazzo composto e serio non si era ancora fatto notare e la sua mano
si muoveva impercettibilmente sul manto morbido del felino. Come se
l'aspettasse per far qualcosa di proibito, in un certo senso.
La
studiava, la scrutava e attendeva immaginando qualcosa. Cosa?
Sembrava impossibile dirlo…
Aveva
deciso di prendersi del tempo per rivalutarla, anche se la prima
impressione era stata devastante. In fondo non era una brutta ragazza
e la scena che aveva visto per caso aveva destato in lui qualcosa, un
senso inspiegabile d'attrazione.
Ammettere
che era una bella ragazza, fisicamente di suo gradimento, non lo
infastidiva, non gli faceva effetto, certo se si sarebbe anche
vestita e comportata da principessa sarebbe stato ancora meglio.
Non
perché lui fosse effettivamente snob e preferisse quelle del
suo rango, bensì perché non gli piacevano le
persone
troppo aggressive ed ogni fibra di lei diceva che lo era.
Inoltre
immaginandola impostata in un certo modo si poteva vedere
quell'ipotetico ottimo risultato garantito.
Gli
sembrava come se Charlotte volesse atteggiarsi per difendersi da
qualcosa, fingeva in un certo senso, per coprirsi, per non farsi
male, per non mostrare com'era veramente.
Era
un
ottimo osservatore, William, non lasciava capire nulla di sé
stesso, dando un'immagine di persona tutta d'un pezzo, superiore agli
altri; eppure capiva chi gli stava intorno.
Charlotte
si avvolse nell'asciugamano e si voltò per entrare
nell’edificio, solo quando mosse qualche passo verso il
portico lo
vide.
Lui
era
lì nell'ombra, immobile ed impassibile che la guardava
indecifrabile senza un'espressione che le facesse capire cosa
pensava, con quel gatto in braccio che carezzava con una cura e
delicatezza ipnotici.
Per
un
attimo ebbe invidia di quel gatto ma si sentì scema quindi
riprese il suo passo deciso e ignorandolo gli passò accanto,
proprio in quel momento voltò la testa di scatto per
scrollare
l'acqua dai capelli, le gocce andarono a bagnare William che scosse
leggermente la testa pensando che in ogni modo rimaneva la solita
detestabile ragazzina.
Non
si
scompose ugualmente, il felino scappò infastidito e lei non
si
fermò.
Tutto
sommato era troppo presto per rivedere il proprio parere
sull’altrui
persona!
C'era
sempre una specie d'angelo custode che seguiva William in ogni
spostamento per quell'immenso castello ma più che angelo
custode era una zecca, secondo il parere d'Andrew.
-
Quella sanguisuga... -
Mormorò
a denti stretti vedendo che seguiva come un'ombra segreta suo
fratello.
Se
n'era accorto e aveva espresso solo a lui il suo fastidio verso la
cosa.
Era
la
figlia della moglie di loro padre, l’altro figlio se ne stava
per i
fatti suoi e di questo gliene erano tutti grati. Meglio dire Andrew
gliene era grato, a William non importava molto cosa facesse.
Lei,
invece, la ragazzina che si chiamava Clarissa ed aveva 17 anni, era
proprio insistentemente innamorata del bel principe.
Come
se
uno dei suoi desideri si fosse avverato: conoscere l'uomo dei suoi
sogni d'adolescente, non che ora fosse troppo grande…
Era
detestabile, agli occhi del rosso.
Preferiva
notevolmente Charlotte, anzi sperava che si sposasse veramente col
fratello e che non cambiasse come tutti i nobili.
Dopo
un
gesto di stizza con le mani decise di dedicarsi al suo passatempo
preferito, da quando quei due erano arrivati a vivere con loro;
così
in un lampo organizzò uno scherzo e lo attuò.
I
suoi
scherzi non erano divertenti o leggeri, al contrario molto pesanti e
di cattivo gusto!
La
chiamò.
-
Ehi,
scusa, mio fratello ti vuole... -
La
condusse in una stanza del castello poco frequentata e piccola.
Era
una
cosa semplice e facilmente scopribile, ma lei ingenuamente ci
cascò,
come sempre.
"È
divertente giocare con lei !"
Pensò
il rosso mentre la chiudeva a chiave all'interno della camera, quando
cominciò a bussare e gridare di aprirle lui ebbe un ghigno e
se n'andò con le mani nelle tasche per nulla intenzionato ad
aiutarla. Con sollievo mentre ridacchiava per quanto appena fatto, si
disse che in fondo c’era ancora qualcosa che poteva
impedirgli la
noia totale. Anche se comunque rimanevano ugualmente sciocchezze.
Incrociando
il fratello di Clarissa nel suo percorso verso l’esterno,
Nikolaj,
gli lanciò la chiave e con aria sadica disse:
-
Ti
aspetta una caccia al tesoro! Il tesoro ovviamente è la tua
dolce ed impicciona sorellina! Chi cerca trova! -
Tirò
poi dritto dopo essersi impresso l'espressione comicamente stupita e
scandalizzata del diciottenne che non poteva credere che quel tipo
antipatico fosse arrivato a tanto. Tuttavia non fu calcolato
più
di un secondo.
Andrew
uscì senza avvisare nessuno.
Fu
l'incontro con Ilyr a sorprenderlo maggiormente in quella giornata
apparentemente noiosa, come tante.
Aveva
creduto che non l'avrebbe più rivisto, invece nel giro di
poco
tempo l'aveva davanti, peccato che dopo uno dei suoi balli che
lasciava incantati, avevano finito di nuovo per litigare.
Probabilmente
erano due persone incompatibili, troppo diverse fra loro, i mondi,
modi di pensare, essere, parlare…
Ilyr
era un tipo molto insolente, rabbioso, deciso, sapeva cosa voleva,
inquadrava subito le persone e non aveva amici perché in
ognuno c'era qualcosa che non gli piaceva.
Credeva
d'essere solo al mondo e che tutti ce l'avessero con lui,
probabilmente a ragione vista la sua storia. Ciò, in ogni
caso, dimostrava solo che aveva molti difetti anche se aveva le sue
ragioni.
Sbagliava
il modo di dire le cose e di imporsi e difficilmente sarebbe
cambiato.
Preferiva
star solo.
Era
molto severo sia con sé stesso sia con gli altri.
Andrew,
invece, era solo tormentato, non gli stava bene la vita che faceva e
il mondo di cui era parte, ma non aveva intenzione, o forse non
sapeva come, di togliersi da là.
Era
affascinato dal confine nel quale quel ragazzo di strada lo
allontanava sempre, era in continua contraddizione con sé
stesso, non sapeva come fare in generale per realizzarsi e sentirsi
meglio, sentiva una perenne e totale confusione dentro che lo portava
ad una scontentezza penalizzante.
Il
fatto era che lui per primo non sapeva cosa voleva.
Fu
per
nuove pesanti accuse, il senso di caos mentale crescente, il suo
posto che non riusciva a trovare, che gli fece prendere quella
decisione. Avventata, forse, ma sicuramente l'unica che l'avrebbe
portato a capire qualcosa di più su cosa volesse lui stesso.
Andrew
scappò da casa.