FRAMMENTI
CAPITOLO
XI:
SCHIAVI
DELLA SOPRAVVIVENZA
'C'è
una categoria che è schiava del lavoro, delle regole,
dell'amore, della famiglia, dell'etica ed un'altra che è
schiava della sopravvivenza. Chi può dire cosa sia meglio?
Libertà o vivere?'
Era
ormai sera inoltrata e dopo il lavoro era passato a comprare qualcosa
da mangiare, ma stanco com'era non se l'era sentito di fare un salto
al solito posto per vedere chi ci fosse a ballare. Sulla via diretta
del ritorno si era imbattuto nelle solite compagnie a cui non aveva
dato più di tanto attenzione, Ilyr era conosciuto e
rispettato, lo lasciavano in pace ed era considerato uno da temere e
farsi amico.
L'aria
ormai non era più fresca ma di sera faceva meno caldo
rispetto
al giorno, per cui lui si teneva il solito cappellino calato sulla
testa nascondendo i capelli neri, gli occhi neri si amalgamavano bene
sul volto dalla carnagione abbronzata; gli abiti erano come sempre
larghi e cadenti ed uno zaino scuro pendeva da una spalla. L'ombra di
un sorriso, però, non c'era.
Normalmente
tirava dritto senza nessuna voglia di socializzare o trattenersi con
qualcuno, non aveva veri e propri amici, conosciuto come asociale e
scontroso, era famoso per credere che tutti bene o male ce l'avessero
con lui, quindi reagiva di conseguenza sempre male.
Quella
sera, però, attirò la sua attenzione un gruppo
radunato
a cerchio che se la stava prendendo con qualcuno, era chiaramente un
litigio, Ilyr alzò gli occhi al cielo:
"I
soliti vigliacchi, figuriamoci!"
Pensò
veloce senza avere intenzione di intromettersi negli affari altrui.
Passando
loro accanto vide chi avevano preso di mira quella volta e si
fermò
di colpo spalancando istintivamente gli occhi, dopo un primo istante
tornò normale e acidamente si disse:
"Ovvio,
se l'è cercata... è ovvio che prima o poi sarebbe
accaduto! Se un principino gioca a fare il povero straccione, quelli
che lo sono veramente si sentono presi per il culo da lui e gli
spaccano il suo!"
Però
nonostante si dicesse di ripartire e tirare dritto, si trattenne il
necessario per vedere. Vedere come dopo le prime minacce cominciarono
a spaventarlo e ad attuare le intenzioni coi primi brutti colpi.
Scosse il capo continuando per la sua strada, intenzionato a non fare
nulla.
"Che
si arrangi, così finalmente sa cosa significa, lo stupido!
Per
lo meno non me lo rivedo più fra i piedi!"
Era
convinto mentre pensava ciò e quindi quando si
trovò a
fare a pugni con quei ragazzi per difendere il principe, si
sentì
ancora più infuriato con sé stesso.
Aveva
lasciato cadere lo zaino a terra e si era tuffato nella classica
mischia; Andrew non sapeva fare a botte, ovvio, ma in compenso Ilyr
se la cavava fin troppo bene, si vedeva che era praticamente esperto
in quel genere di cose, non aveva problema alcuno e colpiva nei punti
che sapeva avrebbero messo fuori gioco gli altri in un attimo.
Non
disse nulla, non si giustificò, semplicemente
lasciò
che tutto finisse.
Ricevette
qualche colpo anche lui, non era uno scherzo battersi con un gruppo
di teppisti di strada, pur lui fosse simile a loro, ma quelli che
mise fuori combattimento furono esattamente quelli giusti, i
cosiddetti ‘capi’. Questo colpì i
rimanenti che non
andarono oltre lasciando perdere Ilyr e quel rosso, capendo che non
era pane per i loro denti.
Il
giovane moro al termine di tutto sputò a terra asciugandosi
col dorso sella mano un rivoletto di sangue che gli usciva dal labbro
spaccato, aveva del sudore formatosi sulla fronte che fu ignorato, si
sistemò meglio il cappellino e il fiato tornò
regolare;
aveva un altro livido sullo zigomo ma non fu notato. Senza aggiungere
nulla e nemmeno guardare chi aveva salvato, con rabbia e movimenti
secchi, riprese lo zaino e se ne andò.
Andrew
era ancora shockato per l'accaduto, non era riuscito a dare nemmeno
un pugno e al contrario ne aveva presi alcuni, lo stomaco gli doleva
come anche l'occhio che si chiudeva sempre più gonfiandosi.
Si
sarebbe aspettato tutto all'infuori di vedersi aiutato proprio da
quel ragazzo, era la causa del suo scappare di casa e se anche non
aveva idea di cosa fare, non sarebbe mai tornato indietro.
Agì
d'istinto, come per lui era normale fare, e lo fermò:
-
Ehi
scusa... -
Ilyr
si
bloccò seccato dopo il secondo richiamo, non avrebbe mai
voluto parlare con quel tipo ma si trovò costretto a
voltarsi
e guardarlo iroso negli occhi, non parlò.
-
Volevo ringraziarti, non mi aspettavo che mi aiutassi proprio tu... -
Era
una
specie di pace che voleva suggellare, anche perché sperava
di
ricevere ulteriore aiuto da lui.
Ilyr
fece un passo avanti e lo fronteggiò, alzò il
mento in
segno di sfida e chiese insolente:
-
Che
diavolo ci fai qua a quest'ora? Non sai che è pericoloso
questo quartiere, di sera? -
Andrew
andò subito sulla difensiva, pensava che visto l'aiuto non
fosse più arrabbiato con lui.
-
Perché mi hai aiutato se ora fai così? -
Fu
spontanea la domanda sullo stesso tono che aveva usato il moro.
-
Perché così hai la possibilità di
ricevere altri
pugni invece di morire subito e smettere di soffrire! Si può
sapere perché sporchi queste strade? -
Rimase
di sasso sentendo quelle parole velenose, lo vide tornare a voltarsi
e riprendere la strada tuttavia Andrew non mollò, era
arrabbiato e non sapeva dove andare, i suoi amici si erano dileguati
e l'avevano trattato male, come se fossero esasperati dalla sua
presenza.
-
Non
torno a casa, devo cambiare... -
Ilyr
salì le scale di un palazzo fatiscente, fu seguito
dall'altro
e rispose senza voltarsi, alzando sempre più la voce:
-
Per
questo devi farti un trapianto di cervello, non basta andartene di
casa! -
Era
stato facile capire le intenzioni del rosso, il ragazzo di strada si
stava sempre più seccando e infastidendo, per non dire
infuriando. Entrò nell'appartamento vecchio e malandato, con
movimenti bruschi posò lo zaino e si tolse il cappello
rivelando per la prima volta i suoi neri capelli mossi che si
raggruppavano sul capo e sulla fronte.
-
Non
era quello che mi consigliavi tu? Cambiare, smettere di fare finta,
passare ai fatti? Io là non ci sto più! -
Mentre
lui parlava vide il ragazzo andare al tavolo pieno di oggetti e
girarsi guardandolo, aveva il fuoco negli occhi e si chiese d'istinto
cosa lo muovesse, cosa gli bruciasse, non capiva cosa gli prendesse;
fu interrotto dalla sua voce che urlava:
-
Ma
cosa vuoi da me?! Vaffanculo e basta! Chi ti vuole?! Non vedi che sei
solo? Perché non torni da dove sei venuto? Sei un idiota! -
Andrew
non poteva sentire quelle cose, iniziò a parlare a voce
bassa,
come se parlasse per sé stesso, via via il tono
aumentò
agitandosi come l’altro arrivato al limite della pazienza.
Fu
facile prevedere come sarebbe finita, magari sarebbero arrivati
proprio alle mani...
-
Non
sono io, non è per me, non è il mio mondo, non va
bene,
non sto bene, non trovo il motivo per andare avanti, non mi piace,
non ci sto, è tutto troppo per me, non trovo un senso per
fare
quella vita, non ne sono capace, non ci arrivo, non è quella
la vita mia, non so qual è ma quel posto mi fa vomitare come
tutte le persone che ci sono dentro, a partire da mio fratello che
accetta tutto, che si è rassegnato ai voleri della nonna,
che
fa il principe... lui è perfetto e coscienzioso ma non sa
capire me, suo fratello...
Io
sono
un estraneo in quel posto, non so dove andare e cosa fare ma non
rimarrò là, sono tutti stupidi, falsi, ipocriti.
Will
ha permesso che mi accadesse questo, mio padre l'ha permesso e mia
madre che è morta per stare con un altro, invece di pensare
ai
suoi figli... mia madre che sapeva volerci bene ha preferito la sua
felicità e la conseguenza è stato quello...
è
colpa sua che ci ha abbandonato se mio fratello somiglia sempre
più
a quei reali insopportabili, se papà non ci vuole
più,
se io sto così male e sono in un corpo, in una vita, non
mia... se non so cosa fare di me, dove sbattere la testa... colpa
sua... sua... che non c'è più... e nessuno sa
amarmi
come ho bisogno di essere amato... è tutto quello che
chiedevo... che vorrei, che mi serve... non pensavo fosse tanto. -
La
reazione di Ilyr fu ovvia e naturale, invece di ammorbidirsi per lo
stato in cui si capiva fosse il principe, urlò ancor di
più
gesticolando e mostrando quel che aveva dentro, fuoco:
-
Ma tu
sei scemo, non è questa la vera disgrazia, la vera tristezza.
io
l'amore di una persona ce l'ho ma sta morendo e non posso evitarlo
perché non ho i soldi per aiutarlo, vivo per strada, mi
spacco
il culo per arrivare a fina giornata senza morire di fame, cazzo, lo
capisci che senza salute non si va lontano?
Tu
scappi dai soldi e cerchi l'amore, io che ce l'ho lo sto per perdere
perché non ho soldi per la salute.
tu
sei
scemo!
e
non
contiamo tutti quelli che puntuali cercano di farmi fuori, tu devi
ancora vivere e dici che non ti piace!
Vattene
al tuo palazzo d'oro e fottitene dei tuoi stupidi problemi...
rassegnati perché anche se lo neghi quello è
l'unico
posto dove puoi stare: fra gli ipocriti ricconi viziati! -
Andrew
che non aveva ancora esagerato nell’alzare la voce ma si era
solo
agitato molto, profondamente scosso per quanto ammetteva gli stesse
accadendo, all’udire quelle che dal suo punto di vista erano
ingiuste accuse scattò ancor di più.
C’erano cose che
lo infastidivano immensamente e non poteva fare a meno di infuriarsi,
gli occhi verdi erano battaglieri e l'espressione tirata per la
rabbia:
-
Io
non giudico la tua vita tu non farlo con la mia, so SOLO IO se sto
male e perché!
non
c'è
una bilancia che dice chi ha diritto a lamentarsi, io appena morta
mia madre pensavo di seguirla... dovevo farlo perché tanto
non
c'è motivo che io viva...
non
lo
capisci nemmeno tu quel che provo. a me dispiace quel che accade agli
altri, so che c'è chi sta peggio di me, ma so ANCHE come sto
io e so che non posso e non voglio arrivare a 50 anni ed essere come
mio padre e come forse sarà mio fratello! -
Ilyr
si
passò nervoso una mano fra i capelli spettinandoli, il
labbro
spaccato di poco prima riprese a sanguinare lento per le labbra che
apriva urlando, gli fece certamente male eppure nemmeno lo sentiva.
In quel momento tutto ciò che pensava veramente e con sempre
più pericolosa convinzione, era che stava per far fuori
quello
stupido principe viziato.
Si
sentiva sempre peggio, non ce la faceva più, il sangue alla
testa lo rendeva rosso in volto e si tratteneva a stento dal
mettergli le mani addosso.
Andrew
si chiese perché fosse così fuori di
sé, non era
normale…
-
Intanto non mi interessa giudicarti ma mi manda in bestia quello che
dici, il tuo modo di essere, dire, pensare, fare la vittima…
tu mi
mandi in bestia!
Fai
la
parte della vittima ma non lo sei e non te ne rendi conto.
Giudichi
tuo fratello che ha capito che ognuno ha il suo posto e non deve
rompere le palle a nessuno, non fa finta di essere qualcun altro, non
si appropria del mondo altrui, non viene ad impuzzare questa parte
già marcia.
Io
credo solo che fra tutti l'unico a non aver mai capito nulla di nulla
sei tu!
Tu
parli di morire, che non hai un motivo per vivere... ma allora attua
quello che dici, non frega niente a nessuno della tua vita se sei tu
a fregartene per primo. Cosa credi che me ne fotta a me?
E
poi a
te perché dovrebbe dispiacere quello che accade agli altri?
Cosa te ne importa? Non li conosci, non serve a nessuno la
pietà!
-
Di
conseguenza Andrew partì anch'esso:
-
Certo, tanto se sparisco non importa a nessuno, tanto vale che la
faccio finita, il mio posto forse è sotto terra!
A
me
dai fastidio tu che vedi solo il tuo mondo senza capire gli altri, li
giudichi solo perché ti mandano in bestia, giudichi senza
sapere veramente perché solo vivendo al loro posto lo
sapresti... -
-
Ma
vaffanculo! Ti vuoi uccidere? Fallo, porca puttana, ne sarò
felice! Cazzo! - Diede un pugno al tavolo buttando a terra quello che
c'era sopra: - E poi c'è gente che muore ma vuole vivere, ma
deve morire perché non ha la scelta... ed intanto gli idioti
teste di merda si permettono di scegliere di sprecare la loro!
Se
in
cambio di una vita si salvasse un'altra mi sarei già tolto
la
mia ma non è così, non serve a nulla uccidersi,
scappare, smettere di soffrire... è facile così,
vacca
troia, la verità è che sei un vigliacco inutile e
non
capirai mai nulla!
Puoi
avere tutti i problemi che vuoi ma non si risolvono scappando, da
quando ti conosco è l'unica cosa che hai fatto. Scappi da
tutto e da tutti e sei ridicolo a far finta di essere chi non sei. Sei
un principe vattene fra loro! -
Era
irriconoscibile e Andrew indietreggiò sicuro di vedersi
colpire con un bel pugno diretto al suo volto, ebbe un lampo di
paura; i suoi occhi erano diversi, erano fuoco puro ed era sicuro di
non aver mai assistito ad un'ira così totale.
Ad
interromperli fu la figura di un ragazzo appoggiato allo stipite
della porta della camera, era un ragazzo in tutto e per tutto
identico a Ilyr, gli stessi lineamenti, i capelli neri corti, gli
occhi neri, magro, si differenziava per l'aria malaticcia che aveva.
Un espressione di fatica nel volto, fatica e domanda, non capiva cosa
accadesse, teneva una mano al petto e l'altra al legno dell'uscio, la
schiena curva come volesse in un certo senso proteggersi il torace.
Andrew
non rispose pensando che quel ragazzo avesse ascoltato tutto, si
imbarazzò e l'ira scemò brevemente, non voleva
ascoltare e capire quello che il giovane gli urlava ma erano come
tante percosse... sapeva, in fondo, che aveva ragione, per questo si
sentiva male, ferito da uno sconosciuto che in realtà
ammirava
e temeva.
Ilyr
si
precipitò dall'altro sorreggendolo, egli gli si
aggrappò
e fece dei gesti approssimativi con l'altra mano indicando Andrew e
il disordine.
Ilyr
non rispose a voce ma nello stesso modo del nuovo arrivato, a gesti.
Era
il
linguaggio dei muti.
Il
rosso spalancò occhi e bocca indietreggiando istintivamente
fino all'uscita dell'appartamento. Cominciava a capire il discorso
dell'altro: si era riferito a lui, il fratello gemello,
probabilmente. Era sordo muto.
Non
si
sarebbe mai aspettato una cosa simile. Poi ricordò in un
flash
le parole del ragazzo: stava morendo. Che avesse qualche malattia?
Suo
malgrado nonostante l’inspiegabile coinvolgimento emotivo che
cominciò a sentire in quel momento in cui i pezzi andavano
al
loro posto, decise di farsi i fatti propri e di aspettarlo; vedendoli
parlare in quel modo cominciò veramente a sentirsi fuori
posto.
Quando
il ragazzo fu riaccompagnato in camera, Ilyr tornò da lui e
si
mise a raccogliere distratto ciò che aveva buttato a terra.
Si
era sbollito, se ne accorse subito. Gli parlò con
più
calma anche se sempre con un certo fondo di scontrosità, non
lo guardava più in viso:
-
Vedi,
il fatto è uno... voi che avete tutto siete schiavi del
lavoro, della famiglia, dell'istruzione, delle regole, delle
etichette, dell'amore addirittura... non avete libertà ed
è
questo che logora a lungo andare, lo posso capire, sono cose che
purtroppo so... noi siamo liberi da queste cose che opprimono chi ha
tutto. Noi poveri siamo schiavi solo di una cosa: della
sopravvivenza... e non riesco ad immaginare cosa sia peggiore,
libertà o sopravvivenza?
Prova
a
vivere qua per un po', ti accorgerai tu stesso della differenza e
solo dopo potrai scegliere ed evitare di scappare... -
Era
come un'altra persona, Andrew fu sorpreso e non lo nascose,
pensò
a quanto sentito e decise di accettare. Non sarebbe ancora tornato
nonostante cominciasse a capire il suo errore, si sentiva stupido...
Fu
Ilyr
a cambiare discorso repentinamente, dicendo bruscamente:
-
Quello è Koja, mio fratello gemello... oltre ad essere sordo
muto è anche malato ai polmoni... gliene servono altri
nuovi,
non reggerà a lungo ma non abbiamo soldi e sai come vanno
queste cose. Anche se ne avremmo comunque non ci sarebbero donatori,
tuttavia non lo ritengo un problema perché se ci fossero i
soldi donerei io i miei... giuro... però siamo destinati
così
ed io per quanta forza e determinazione abbia non posso fare
più
di questo... -
Lo
disse con un amarezza inaudita, Andrew ebbe i brividi e
mormorò
solo un:
-
Mi
dispiace... – Che avrebbe voluto poter essere di
più.
In
realtà pensava che lui avrebbe potuto dargli i soldi, ma il
vero problema sarebbe stato trovare un donatore prima che lui stesso
si sacrificasse… così nella confusione di non
sapere cose
fosse meglio decise di rimanere in silenzio e aiutarlo a mettere in
ordine.