CAPITOLO XII:
LONTANI

willcharlotte

'Tutti hanno sbagliato, ma si deve prendere atto di ciò e andare avanti, senza scappare. Lui è dalla morte della mamma che scappa. È ora che la smetta. Adesso basta.’

Se non si scatenò il panico nel palazzo e in città fu solo merito di William che improvvisò una scusa convincente per la scomparsa del principe Andrew.
Ora lo si poteva vedere col telefono in mano a chiamare chiunque potesse essergli utile: dritto, rigido, gelido, padrone di un autocontrollo ed uno sguardo molto duro e contenuto.
Alla fine arrivò un informazione preziosa, era stato visto nel quartiere basso della città insieme ad un certo Ilyr. Rifletté brevemente su quel che poteva fare, cosa gli sarebbe convenuto?
Era stupido mandarci qualcuno a prenderlo, ma lo sarebbe stato anche andarci lui di persona, l’avrebbero riconosciuto subito e non sarebbe riuscito a fare nulla.
Doveva mascherarsi, sembrare uno comune sperando di passarla liscia.
Se sua nonna avesse saputo una cosa simile piuttosto avrebbe lasciato Andrew a sé stesso, del resto tutti, lì dentro, si sarebbero mobilitati solo fino ad un certo punto.
Eppure se era scappato un motivo c'era e nessuno sarebbe riuscito a riportarlo indietro: lo conosceva, faceva così perché era al limite, era un grido d'aiuto.
William doveva fare il possibile, il SUO possibile.
Dal canto suo non esisteva che suo fratello si separasse da lui, non era tipo da dimostrare chiaramente i suoi sentimenti ma non gli ci voleva molto per capire chi e dove avesse sbagliato.
Con aria impenetrabile assottigliò gli occhi. L'errore era di tutti, ad Andrew era mancato l'amore e per questo si era permesso di comportarsi da immaturo.
Sospirò premendosi le dita alle tempie, non era al limite ma qualcosa gli si muoveva dentro, qualcosa che lo turbava ma che riusciva a controllare alla perfezione. In questo sbagliava, lo sapeva, se avrebbe dimostrato i suoi sentimenti almeno all'unico che sentiva veramente legato a lui, molte cose sarebbero state diverse. Alla fine ognuno aveva fatto i suoi sbagli e lui si metteva in prima fila.
Il suo problema era che non sapeva fin quanto sarebbe riuscito ad andare avanti, anche lui portava un peso.
Un peso che cresceva sempre più, cose che non ignorava ma ci conviveva, ne prendeva atto e maturava su di esse. Eppure certi pesi non si dovrebbero mai portare da soli…
Contrasse la mascella.
Anche lui aveva sofferto per la morte della madre, per l'indifferenza del padre, per l'ipocrisia della nonna e di tutti i reali della sua famiglia. Non era come loro ma in un certo senso si adattava per amor di cosa?
A volte se lo chiedeva. A lui andava bene quella vita, era su misura per lui, questo però non significava che l'approvasse o che gli piacesse.
Sapeva solo di avere dei doveri di nascita verso qualcuno, voleva adempierli nel meglio dei modi, non gli importava di venire compreso o criticato, andava avanti per la propria strada.
Riteneva giuste e sbagliate molte cose, quello che lo urtava ora dal profondo era che suo fratello pensasse che era solo lui a soffrire.
Anche William aveva sofferto a modo suo eppure l'altro si comportava da bambino, scappava da una vita che non gli piaceva, non concludeva mai nulla…
Lui semplicemente detestava gente simile e il fatto che fosse proprio suo fratello lo irritava maggiormente.
Aveva molto da dire ad Andrew, cose che non gli aveva mai detto e che era giunto il momento di tirare fuori.
Uscì dalla sua stanza dirigendosi sicuro verso l'uscita, nei corridoi incontrò Charlotte e istintivamente alzò gli occhi al cielo, non era da lui ma in quel momento controllava poco la sua espressione facciale; tornò subito in sé, ma lei si era ormai accorta dello strano comportamento del ragazzo e nonostante gli stesse piuttosto antipatico a volte aveva sprazzi di decenza.
O meglio riusciva ad ammirarlo, ma non sempre, dipendeva dai casi.
Lo fermò decisa, appena aveva visto il suo sguardo l'aveva capito, non era il William supremo e divino di sempre.
- Che cavolo c'hai? -
Un linguaggio che di nobile aveva ben poco, ormai lui ci era abituato.
Tornò freddo in modo esagerato, forse, e Parlò distaccato:
- Ho un problema con mio fratello! -
La ragazza l'affrontò a viso aperto e fissandolo con quei suoi occhi blu che spiccavano in quel volto dalla bellezza un po' grezza ma naturale, riuscì a calmarlo un po':
- Senti, non sono scema, so benissimo che Andrew non è da un suo amico. È scappato, vero? -
Un silenzio eloquente, strinse le labbra e ricambiò lo sguardo, voleva sbrigarsi e non stare lì a parlare, aveva molto da dire a quell'immaturo di suo fratello.
A quel punto, però, fu lei a stupirlo rivelandosi subito molto pratica precedendolo sul cammino:
- Cosa fai? - Stupito. Charlotte senza fermarsi tornò indietro e decisa lo prese per mano tirandolo poco carinamente, lui spalancò gli occhi azzurri e un pensiero fugace l'attraversò:
"Ora è finita!"
- Che pensavi di fare? Io posso dirgli cose intelligenti, più delle tue! Sono simile a lui, ho passato il suo problema e l'ho superato, come vedi! -
Spontaneamente a William scappò un commento, sempre però serio:
- Davvero? Non si nota mica... -
Un'occhiataccia lo colpì ma suo malgrado non si fermò e riprese a parlare di Andrew e del da fare, quasi correvano e il biondo cominciava a pensare realmente che sarebbe andato tutto per il peggio: coinvolgere una come Charlotte era sicuramente l'idea peggiore, eppure nonostante la flebile opposizione ammise che poteva essergli d'aiuto. Ovviamente non lo disse ad alta voce.
Le mani allacciate durarono dalla casa fino alla macchina che William poteva utilizzare poi si separarono, ma quel tragitto percorso in quel modo non li imbarazzò. Non sul momento in cui avevano entrambi altri pensieri per la testa. Non furono infastiditi da quel contatto, forse era sembrato così appropriato che non se ne accorsero nemmeno.
Un collaborare naturale e sincero, giusto, dovuto in un certo senso ad una maturità comune e un sentimento che lentamente cominciava a crescere e cambiarli.
In seguito ci avrebbero pensato, lei si sarebbe rivista camminare con lui mano nella mano come se lo facessero da sempre, avrebbe ricordato la sensazione del contatto, il calore in contrasto con la freddezza e compostezza del principe e si sarebbe chiesta come potesse una come lei avere a che fare con uno che era l'opposto del suo prototipo di ragazzo.
Lui, da parte sua, si sarebbe solo rivelato il migliore ad accantonare i pensieri scomodi, attendendo qualche altra certezza maggiore, un segno più significativo che gli avrebbe indicato di prendere in considerazione in altri modi quella ragazza.

Camminando per le strade malfamate accompagnati dal fedele amico Drew, William e Charlotte sembravano a loro agio e perfettamente amalgamati. Lo sforzo da parte del biondo era notevole, mentre per la castana era tutto così naturale. Il moro, invece, si era adattato all'atmosfera che viaggiava fra i due. Aveva capito perfettamente l'amico, sapeva che era così gelidamente contenuto per via del fratello, era arrabbiato con lui ma non ai massimi livelli, o per lo meno non lo pensava. Anche se sicuramente da lì a poco avrebbe assistito ad una litigata storica!
Drew aveva imprestato dei vestiti comuni ai due non avendone loro di adatti per girare in certe strade, poi su direzione di Charlotte si erano sistemati anche la capigliatura e lo stile. William indossava dei jeans scoloriti e cadenti tutti consumati, una camicia nera tenuta fuori dai pantaloni con diversi bottoni slacciati e persino le maniche sbottonate. Capelli con del gel per spettinarli come usavano fra i giovani, la frangia non molto lunga era quindi sulla fronte e non in parte. Aveva anche gli occhiali da sole. Stava molto bene, sembrava tutt'altra persona anche se bisognava ammettere che William era nato per vestirsi e conciarsi da principe e non da comune essere mortale!
Charlotte aveva un completo in pelle nera: gonna corta, stivali alti fino alle cosce con i lacci sul davanti, catena alla vita, canottiera in stoffa normale e una giacchetta leggera slacciata. Quell'abbigliamento a dir poco sensazionale per chiunque maschietto che la guardasse, le evidenziava alla grande le curve e il seno su cui il decoltè era generoso. Al polso si era procurata dei bracciali borchiati. A onor del vero queste cose erano tutte sue, se le era portate da casa, certamente Drew non vestiva così!
I capelli li aveva lasciati sciolti sulle spalle, essendo che li legava sempre in modo disordinato ora sembrava anche lei un'altra persona. Sexy era il termine adatto e il tipo di bellezza col trucco pesante esercitato e lo stile adottato per l'occasione le si addiceva perfettamente, sembrava che fosse nata così.
Drew, una bellezza più simile a quella di Charlotte, aveva neri pantaloni con qualche strappo strategico, una catena alla vita ed una maglietta nera attillata in perfetto stile dark, capelli neri ingellati anch'essi ed un'aria naturale da bello e maledetto.
Camminavano per il quartiere e tutti si girarono a guardarli, non passarono inosservati anche se comunque erano immersi alla perfezione nello stile delle persone che abitavano quei posti. Inizialmente erano rimasti stupiti l'uno dell'altro, specie William per Charlotte e viceversa, ma avevano domato in fretta i propri istinti. Imprimendosi bene l'immagine dell'altro nella testa per non dimenticarla, erano andati in 'missione'. Dovendo poi chiedere informazioni su questo Ilyr, trovarono il modo di farlo in modo naturale senza farsi sospettare.
Effettivamente non li notarono per questo, ma ben per altro!
La colpa, per così dire, fu di Charlotte, o meglio della sua appariscenza. Mentre i due ragazzi chiedevano discretamente informazioni, lei in disparte li aspettava guardandosi distrattamente attorno senza preoccupazioni alcune, per lei quello era puro divertimento, si sentiva a suo agio e non aveva problemi di alcun tipo a stare in luoghi simili. Quando sentì qualcuno avvicinarsi, una mano posarsi sulla schiena ed un puzzo di sigaretta avvolgerla, arricciò contrariata il naso e si girò con aria scorbutica per sistemare il malcapitato che osava tanto:
- Vattene! - Semplice e diretta, non c'erano dubbi sulle sue intenzioni!
- Ciao tesoro, vieni a fare un giro con me? - Peccato che fu bellamente ignorata, fatto per nulla gradito dalla non molto dolce fanciulla!
In risposta lo allontanò con una gomitata ed un grugnito per nulla forzato e finto:
- Persone come te mi danno profondamente fastidio! Non ti voglio intorno, non rompere le palle! -
Il linguaggio effettivamente non l'avevano provato, lei parlava sempre così ma William aveva una voce e una parlata così distinta e aristocratica che forse avrebbero dovuto pensarci prima!
L'altro tornò ad avvicinarsi appiccicandosi di nuovo, le mise le mani sui fianchi e la fissò con aria 'da re del mondo'.
- Non fare la preziosa! -
Era pronta per dargli il classico calcio, l'aveva fatto altre volte e non aveva problemi; in un certo senso si divertiva quando arrivava a quei punti, sperava che prima o poi anche il gran principe divino le avrebbe dato motivo per farlo a lui. Come evocato dai suoi pensieri rabbiosi arrivò in suo aiuto. Charlotte siccome era sicura che lui non sapesse dare nemmeno un pugno, si chiese che pensasse di fare, poi ragionò: le sarebbe toccato a lei aiutare lui!
Invece quel che fece la sorprese molto: William si limitò a prenderle la mano e ignorando il ragazzo la tirò portandola via da lì, senza calcolare niente e nessuno.
- Vieni, Char, l'abbiamo trovato! -
Lei stupita non ebbe il tempo di far nulla e lo lasciò fare: la sua attenzione si catapultò immediatamente su come l'aveva chiamata e sulla mano, nonché la disinvoltura con cui aveva fatto tutto quello.
Ammirata pensò che forse era veramente un Dio, quello della perfezione!
Come era ovvio il tipo ignorato e lasciato a bocca asciutta si indispettì e contrariato disse:
- Ehi! Che fai? Stava parlando con me! -
Charlotte alzò un sopracciglio ironica: 'parlare' non era il termine adatto... piuttosto si stava preparando a picchiarlo!
William si fermò e voltandosi verso di lui l'avvolse con un braccio cingendola senza farci troppo caso, come fosse la cosa più naturale del mondo, infine freddamente lo guardò come se parlasse con una pulce e lo nullificò con pochissime incisive parole:
- Parlavi con la mia ragazza? Mi sembrava fosse sola, non ti avevo visto! -
Lui si sentì come William voleva che si sentisse: un insetto poiché troppo piccolo per essere visto!
Non fu sgarbato, lesse sincerità nello sguardo, sincerità gelida.
Lo sconosciuto pensò subito che fosse vero, tanto che anche lei se ne convinse intrecciando le dita alla mano che teneva intorno alle sue spalle circondando a sua volta la vita sottile del ragazzo.
Una coppia, vista così, innegabile... sicuramente stavano insieme da anni, si vedeva che erano fidanzati!
Erano molto affiatati e di bellezza stavano molto bene insieme, un moto d'invidia pervase lo scaricato così diplomaticamente che alzò una mano in segno di scusa e se ne andò borbottando che era proprio stato sfigato!
Quando furono soli la risata cristallina di Drew e di Charlotte invase l'aria mentre lei per il troppo riso si trovò addirittura ad appoggiarsi con la testa al petto del suo salvatore. Rideva di gusto per la scena e fra le quasi lacrime disse:
- Ottima interpretazione! Dovresti darti alla recitazione! Mi ero convinta anche io di essere la tua fidanzata! -
Drew batté la spalla dell'amico e commentò a suo modo che per un momento gli era sembrato che l'altro si inchinasse al suo cospetto!
William dal canto suo rimase impassibile senza sciogliere l'abbraccio, un pochino doveva ammettere che nell'arrabbiatura per Andrew si era divertito.
Non ai massimi livelli ma aveva provato una certa soddisfazione nel fare quella parte... e anche nel fingersi fidanzato di Charlotte!
Dopo un po' di ridere spontaneo fu il principe, ovviamente, a riportare ordine e composto e distaccato sciolse le braccia e le mani con un fondo di dispiacere da parte di entrambi, non stavano male com'erano ma avevano una cosa importante da fare:
- Adesso basta, andiamo dove ci hanno detto... Charlotte, stacci vicina o non mi fingerò di nuovo tuo fidanzato, una volta basta e avanza! -
Lei gli fece la linguaccia senza dire nulla, si limitò a seguirlo e a stargli accanto come lui voleva, pestandogli i talloni di proposito!

Giunsero davanti ad un'abitazione cadente e vecchia, era un palazzo fatiscente che ispirava tutto all'infuori dell'abitarci!
- E’ qua! -
Mormorò Drew con una calma e un'attenzione appropriate al momento.
William si era fatto molto serio, troppo, proprio come sarebbe stato da lui. Charlotte non si perse di vista un movimento muscolare del biondo accanto.
I giochi erano finiti.
Salirono mantenendosi pressoché indifferenti, concentrati su chi avrebbero rivisto dopo molto tempo, su chi ora avrebbero visto gridare ed arrabbiarsi e le parole che sarebbero volate.
La porta gli fu aperta da un ragazzo dai rossi capelli spettinati, lentiggini, occhi verdi, trasandato.
Andrew.