FRAMMENTI

CAPITOLO V:

RE DEL SILENZIO

will

'Solo circondato di silenzio, senza parole. Non superficiale, non ipocrita, non severo, non intransigente. Solo senza parole. Per non ferire e non offendere. Per chiudersi solo in un dolore che ancora portava nascosto nel cuore. Avrebbe mai sorriso veramente?’

Il gran giorno era arrivato.
Il palazzo era in fermento e tutto pronto nei minimi dettagli. Ogni cosa al suo posto, perfettamente incastrata con la successiva, non un buco, una grinza.
I giornalisti e fotografi pronti a scrivere uno di quei storici servizi, gli invitati a fare a gara con chi fosse il meglio vestito.
L'unica pecca, però, erano i sentimenti con cui veniva affrontato il tutto.
La Regina in totale disaccordo, i principini William ed Andrew disgustati anch'essi del gesto che in quella data si sarebbe compiuto.
Chiacchiere, smorfie, pettegolezzi. Altro pane per la folla che come avvoltoi non aspettava che questo da anni per provare quanto la famiglia reale fosse falsa e meschina.
Le seconde nozze del Principe Alberth con una donna della gleba, una qualunque che fino a poco tempo prima era stata cameriera al palazzo reale.
Si amavano, avevano detto, da molto tempo.
Nonostante le scappatelle numerose del principe che aveva cornificato la sua defunta moglie ancora quando era in vita, lei, Emily, era sempre stata costante.Sembrava provare per lei un sentimento forte e sincero che l'aveva portato a fare dichiarazioni pubbliche imbarazzanti.
Per William ed Andrew fu solo un ennesima pugnalata a loro ed alla cara madre che tutto quello non se lo sarebbe mai meritato.
Un umiliazione troppo grande.
La donna che si accingeva a diventare principessa aveva due figli, un maschio di ventidue anni e una femmina di diciannove.
Così detestabili che erano già preda di brutti scherzi da parte del fratello minore, Andrew, attualmente diciottenne.
Non era stato chiesto loro nessun parere, solo erano stati informati del fidanzamento ufficiale pochi giorni dopo il funerale della madre e in seguito ai cinque anni di lutto, ecco che si andava a nozze.
D’altra parte, per quanto ne fossero disgustati i figli, sapevano che era inutile pensare ancora di contare qualcosa per quell’uomo, si consideravano solo estranei che vivevano insieme.
I due principino presenziarono alle nozze e l'unico a cantare come al solito fu William con la sua bella voce intonata, mostrando la formalità e la diplomazia di cui era padrone da anni. La regina era seria accanto ai nipoti privi anch'essi di entusiasmo ma sempre composti.
La contrarietà, tuttavia, si poteva leggere facilmente negli occhi di molti, partendo da Andrew, eppure non in quelli di William che pur scostandosi dalla scelta del padre, non mostrava severità o qualche altro sentimento negativo che alimentasse chiacchiere già troppo forti.
Quello che il giovane voleva attualmente era la pace, per sé e per la sua famiglia ormai svanita. Per ottenerla avrebbe utilizzato ogni mezzo in suo possesso o altre persone avrebbero sofferto come la sua adorata e defunta madre.
Tuttavia quali mezzi poteva disporre un ragazzo di venti anni che già il padre non avesse utilizzato? Se nemmeno lui aveva potuto fare qualcosa per arrivare a quella tranquillità, lui, figlio, come poteva pensare di riuscirci? Cosa aveva in più?
Forse nulla, forse molto… tuttavia una cosa era certa, William dalla sua aveva delle armi che Alberth non era mai riuscito ad utilizzare: armi dell'intelligenza, della diplomazia, della parole e dell'astuzia.
Non a caso la regina andava sempre più fiera di quel ragazzo al contrario dei sentimenti che nutriva per il figlio, dopo tutti gli scandali che gli aveva arrecato.
Fu solo uno strazio assistere a quel matrimonio che calpestava la donna per il giovane principe dai capelli biondi e il bell’aspetto più importante.
Stanco.
Era stanco di molte cose.
Avrebbe preferito andare a rifugiarsi un po' di giorni nella sua tenuta di campagna da solo con gli animali che poteva avere insieme alla discrezione, il silenzio, la tranquillità che adorava e poche volte poteva avere.

Tuttavia superò anche quel giorno terribile arrivando ad un altro comunissimo di università.
Quell'anno era il primo e con orgoglio di tutti passava sempre tutti gli esami a pieni voti, studiava con facilità nelle poche ore a disposizione, per il resto aveva i soliti impegni. Equitazione, strumenti classici, scherma, nuoto. L'università gli portava via molto tempo e di libero ne aveva poco.
La sera poteva uscire con il suo migliore amico Drew, la fidanzata e i pochi amici che cambiavano in continuazione.
Usciva per venire subissato di gente che lo guardava sognante e sentire le voci sul suo conto.
Non sopportava quel mondo, quella gente, quei modi di essere meschini, comuni, pesanti, insignificanti, piccoli. L'ambiente in cui era cresciuto l'aveva portato a pensare in certi modi, ma gran parte era dovuto a quel che aveva passato dopo la morte della madre.
Vedersi 'distruggere' un caro in quella maniera era terribile. Insopportabile.
Disgustoso.
Era maturato in quel modo, il principe William: non considerando nessuno se non gli stretti accanto a sé, che erano pochi.
Fuori dall'università lo vide ad aspettare la solita auto e appoggiata sopra una ragazza dai lunghi capelli castani mossi che le sfioravano la vita stretta. Un corpo femminile e un vestito elegante, costoso, che le donava un tocco di femminilità e aristocrazia perfetti.
Andò là, le porse un sorriso e lei si allungò verso di lui sfiorando le labbra con le sue in un saluto discreto e superficiale ma di 'marcatura di territorio'.
- Ciao Will... -
- Ciao Kate. -
Si salutarono e lei si riempì dell'immagine suprema del suo ragazzo, il principe primogenito.
Aveva fatto un gran bel colpo, glielo avevano detto tutti.
Anche lei era ammirata dalla sua famiglia: nobile alla lontana, sapeva stare al suo posto ed usare le sua armi, proprio come lui.
Una gran bella coppia, si diceva.
- Mangiamo insieme? -
Gli chiese lei gentile e aggraziata nella voce e in ogni gesto:
- No, oggi mio padre ed Emily partono per il viaggio di nozze così ci vogliono tutti a pranzo per salutarci. Usciamo stasera, se ti va... -
Lei non fece una piega, sapeva che non voleva scenate, mutismi o disaccordi, così li dava il meno possibile motivo di essere scontento di lei.
Un rapporto perfetto come entrambi erano.
- Si, va bene... -
L'ennesimo sorriso dolce da parte di Kate.
Un rapporto, tutto sommato, del quale nessuno avrebbe potuto lamentarsi. Qualcosa che andava a genio per uno come quel ragazzo.
Esigente e rigoroso, severo e pieno di disciplina.
- Così ti parlo. -
A quelle parole dette quasi con semplice naturalezza, Kate fece cenno di cadere dalle nuvole sgranando gli occhi.
- Oh, davvero? -
Lui però non sorrise, rimase serio. Gentile ma serio.
Era un argomento particolare, si capiva, e lei l'aveva sentito subito.
Perché ancora non lo conosceva e non era mai riuscita ad entrare nel suo mondo vasto ed incomprensibile?
In fondo l'aveva sempre saputo che continuando così, senza mai riuscire a decifrarlo e capirlo, prima o poi sarebbe successo.
Erano perfetti ma lontani.
Questo era il pensiero preciso del biondo quando salì in macchina sospirando contento per essere di nuovo solo.
Lei non lo asfissiava, non lo contraddiceva, non lo faceva arrabbiare, non si intestardiva, non ficcava il naso nei suoi affari. Gli dava il giusto spazio, la comprensione, la gentilezza... tutte cose che a lui stavano bene, che sarebbero state bene a chiunque.
Eppure era troppo.
Troppo giusto, troppo liscio, troppo piatto.
Troppo muto.
Non gli chiedeva mai cosa pensasse, non insisteva per entrare nel suo mondo, non faceva confusione, non tuonava contro di lui, non si arrabbiava per sciocchezze, non litigavano ed era solo questo il punto. Trascurabile, tutto sommato, se in cambio si poteva avere un’apparente perfezione piena di pace e serenità. Ci si poteva passare sopra, no?
Si era fatto quel discorso molte volte, che senso aveva stare con una con cui non si era mai confidato nulla di profondo e serio?
Si era messo con lei pensando che forse sarebbe potuta essere adatta e lo era stata, peccato che lo fosse stata troppo.
Fino a non trovare motivi per portare avanti seriamente la relazione.
Semplicemente non provava nulla per lei se non affetto.
William era un tipo difficile, molto.
Confronto ad Andrew era impenetrabile, incomprensibile.
Posò gli occhi azzurri sul cielo sfidandolo con pacatezza ancora una volta. La luce pura pareva non fargli male, non distolse lo sguardo e nemmeno gli lacrimarono gli occhi per la presenza del sole.
Infine il pensiero gli tornò incontrollato al padre e alla matrigna donandogli un lampo di amarezza sul bel volto apparentemente rilassato ma fiero in ogni sfumatura.
Fiero e lontano alla continua sfida di qualcosa, o qualcuno, che riuscisse a ridimensionarlo e metterlo al suo posto, qualunque esso fosse.
Sospirò di nuovo impercettibilmente abbassando gli occhi sul paesaggio che gli correva veloce accanto. Aveva cercato dopo la morte di ricucire i rapporti con suo padre, ma poi aveva annunciato il fidanzamento con quella Emily e tutto era crollato definitivamente.
Non era odio.
Era solo indifferenza, indifferenza che a volte, poche, cambiava in disgusto.
Ma per la pace che ancora non aveva ottenuto, era pronto a mettersi da parte e fare ancora una volta la cosa giusta.
Perché sperava che un giorno qualcosa sarebbe cambiato e lui avrebbe potuto sorridere sinceramente.


L'ennesima gara ufficiale di equitazione l'aveva visto in testa come sempre.
Non si era meritato anche quel giorno la vittoria per il suo titolo, c'era una bravura eccellente nel modo elegante, pieno di grazia, raffinato e pulito con cui cavalcava il cavallo, un esemplare bianco, purosangue, fiero, veloce e difficile da cavalcare.
Anche quel giorno erano stati una grande coppia ma del resto William riusciva a comunicare solo con gli animali...
Si tolse il caschetto asciugandosi la fronte ove le bionde ciocche leggermente ribelli si appiccicavano a causa del sudore. Il suo look più trasandato per la fatica e il caldo, era gradito da tutte le fanciulle che erano corse a vederlo gareggiare felici del suo essere tornato single.
Fermò il cavallo davanti ad un gruppo del pubblico riservato alla famiglia e agli amici stretti, ovviamente della famiglia non c'era nessuno, tanto meno il fratello. Il padre era in viaggio di nozze e la regina usciva ormai poco dal palazzo. Andrew… bé, lui ormai era diventato simile ad un fantasma!
Solo Drew e il maggiordomo personale del principe, occupavano quei posti.
L’amico dai capelli neri era cresciuto anch’egli, si era alzato e con lui il fisico si era fatto più atletico e slanciato. La bellezza totalmente diversa dall’altro compagno d’infanzia spiccava quando erano insieme.
- Ottima gara, complimenti! -
- Grazie, i complimenti vanno a lui... -
Disse concedendosi un leggero sorriso accarezzando il fianco del cavallo sotto di lui.
Era diverso in quei momenti, veramente dolce e protettivo. Lo era con tutti ai quali voleva bene.
Fu un momento così bello che ad immortalarlo non poterono mancare gli scatti dei fotografi. Molti flash scattarono e uno sguardo di scuse verso Drew partì da Will. Sapeva che non gradiva molto finire sui giornali, ma essendo suo amico era inevitabile.
Sarebbe stato preda di qualche gossip anche lui…
- Ci vediamo... -
Così dicendo il giovane se ne andò insieme al cavallo tornando al galoppo verso le scuderie e gli spogliatoi per cambiarsi e lavarsi; quel giorno aveva sudato parecchio e la sua candida pelle era madida di sudore come anche i suoi capelli leggermente più lunghi di cinque anni prima.
Era cresciuto non solo come persona, anche fisicamente.
Una bellezza matura, adulta, speciale.
Il pensiero andò brevemente al fratello e un moto di preoccupazione partì. Il padre non c'era e doveva controllare lui che Andrew non si cacciasse in uno dei suoi guai, come se non lo facesse già da molti anni…
Una nube oscuro il volto delicato del ragazzo quando pensò a lui. Andrew era un altro dei suoi crucci che andavano sempre più ad alimentare le sue già molte preoccupazioni.