FRAMMENTI
Andry

CAPITOLO VII:

SOGGETTI SMARRITI

'Un altro mondo, diverso, opposto, scomodo ma ugualmente realtà. Due mondi diversi che vengono a contatto.'

Le strade della bassa città, i quartieri malfamati, correvano intorno a lui. Li osservava attento come se fosse la cosa più interessante e affascinante che avesse mai visto.
Per lui era così effettivamente.
Sapeva benissimo dove stava andando, gli amici che si era fatto stavano in quel posto.
Era un posto pieno di bande di teppisti ma non gli facevano certo paura, in fin dei conti lì nessuno lo riconosceva quindi poteva stare tranquillo.
Mentre camminava dritto verso il luogo d’incontro, si guardò con discrezione intorno in quello che era un mondo molto diverso rispetto quello in cui era cresciuto: in un angolo due persone si stavano picchiando in un litigio che sarebbe certamente sfociato in qualcosa di pericoloso, poco più in là correva fra la gente un ragazzino poco più che bambino inseguito dall’adulto derubato, in ogni marciapiede v’erano poveri ed elemosinanti.
In linea generica quel posto l’affascinava anche se doveva ammettere che non ogni cosa gli dava la stessa sensazione, nonostante questo dal suo punto di vista rimaneva comunque un posto decisamente più accettabile del ‘suo’, perché era reale e non fintamente dorato.
William ci stava bene in mezzo a tutto quel lusso e a quella ipocrisia dove il problema più grande era a chi avrebbe dato il trono la Regina, lui però no.
L'attenzione di Andrew fu attirata da una cupola di ragazzi radunati attorno a qualcuno, avendo riconosciuto fra la folla un suo amico si avvicinò incuriosito e vide.
La musica R&B usciva da uno stereo a pile e accanto un ragazzo al centro del cerchio umano, ballava della break dance, o meglio quel che più propriamente faceva, era creare una nuova sorta di arte lasciando di stucco gli spettatori assetati dai suoi movimenti fulminei e ritmati, pieni di onde, salti e giri. Nessuno riusciva a staccare gli occhi da lui.
Il giovane aveva un bel fisico, tipico del ballerino di strada, i capelli neri e mossi erano trattenuti da una bandana scura e la pelle era abbronzata. Non si riusciva ad intravedere altro poiché il volto era indecifrabile vista la velocità e le contorsioni che faceva.
Anche il rosso, come tutti, rimase presto incantato: non aveva mai visto nessuno ballare così bene ed in quel modo.
Stupito non gli staccò gli occhi di dosso, tuttavia le note ritmate cessarono e il ragazzo si fermò arrivando in piedi da un salto; a quel punto, come era naturale, un ovazione di complimenti si levò dalla folla che l’aveva guardato facendo ricambiare gli sguardi con uno suo penetrante e un po' provocante, oltremodo strano ed incomprensibile secondo il giovane principe che finalmente riusciva a guardarlo bene.
Aveva gli occhi più neri che avesse mai visto e i lineamenti tipicamente stranieri, gli occhi leggermente a mandorla, squadrato. Non bello ma dal fascino selvatico, intrigante.
Andrew si stava quindi accingendo a fargli le sue lodi quando fu preceduto da una ragazza che perse tempo civettando con lui, attendendo dunque che si liberasse finì per osservare il suo comportamento alle prese con una corte simile. Fu non poco sorpreso di vedere come l’allontanò nell’immediato reagendo decisamente male rispetto ad una cosa semplice ed innocente come quella.
Di nuovo gli parve strano, aveva sempre avuto l'idea che i ballerini di break dance si esibissero in quel modo in pubblico anche per attirare le ragazze. Era un idea generale dettata evidentemente da qualche pregiudizio, quando però vide quello sconosciuto non essere molto amichevole anche nei confronti degli altri che volevano complimentarsi, si chiese se fosse lui a non essere molto simpatizzante e socievole o l’intera categoria di ballerini di strada… magari aveva sempre avuto un idea diametralmente sbagliata dalla realtà, chi poteva dirlo, a quel punto?
L’idea di scoprire come stessero le cose gli balenò alla mante ma consapevole del litigio che sicuramente ne sarebbe scaturito, preferì stargli alla larga.
Eppure non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, sperava ballasse ancora…
- Andry, sei arrivato... hai visto che bravo? -
Il suo amico si accorse di lui e avvicinandosi lo salutò amichevole.
- Si, non ne avevo mai visti di così bravi, ma è di qua? -
Istintivamente mostrò interesse visibile per lo sconosciuto, cosa che non stupì visto che Andrew aveva amici solo in quei luoghi.
- No, non è di qua... credo sia comunque europeo, di preciso non saprei. Chiediglielo se ti va... -
Scosse la testa.
- No, non mi sembra socievole... -
- Comunque è arrivato oggi e nessuno sa nulla di lui, meglio fare attenzione. -
Non rispose continuando a guardarlo sovra pensiero.
Qualcosa in lui lo attirava ma non sapeva bene cosa fosse, inclinò il capo ignorando l'amico accanto che parlava chiedendogli cosa gli andasse di fare quel giorno. Gli porse lo skate board e non fu notato.
Gli occhi verde chiaro scrutarono a fondo con attenzione il ballerino, voleva sapere il suo nome. Chissà se imparare una cosa come la break dance gli sarebbe piaciuto... chissà...
- Come si fa ad imparare? -
Chiese improvvisamente di punto in bianco dimostrando di non aver ascoltato minimamente l’amico che rimase spaesato.
- Cosa dici? Ma hai ascoltato quel che ti ho detto? -
Non fu di nuovo calcolato e addirittura più seccato, come se tutti dovessero ascoltare quello che diceva per rispondergli senza giri inutili, ripeté:
- Dico: come si fa ad imparare a ballare così? -
Sgranò gli occhi: l'ennesima sorpresa della giornata. Andrew che dimostrava serio interesse verso qualcosa? Incredibile…
Per non farlo arrabbiare ulteriormente rispose immediatamente lasciando da parte il proprio stato d’animo:
- Io... ecco... non so, non ballo nemmeno io... boh, credo che sia un dono naturale. Poi certo devi incontrare quello che ti insegna... -
Fra le sue conoscenze nessuno sapeva farlo bene, forse solo qualche semplice onda al massimo così sentendo il conseguente sbuffo spazientito del rosso, si preparò ad una giornata di malumori.
Lo consideravano un po' il capo banda nonostante fosse un principe di un altro mondo, viziato e abituato ai lussi. Lo vedevano come un pesce nato in un mare sbagliato, sapevano che non sapeva nuotare dove era stato destinato e lo compativano senza capirlo a fondo. Lo accettavano nel gruppo consapevoli che nessuno aveva mai quello che voleva e che meritava. Non lo accusavano tanto meno criticavano anche se aveva un caratteraccio terribile e cercava solo forti emozioni… del resto erano solo affari suoi.
Dal loro punto di vista un principe ribelle che scappa dalla corte era molto divertente, ma lo accettavano come capo perché il gruppo che aveva trovato non vantava di personalità forti come la sua, inoltre pagava sempre lui ogni cosa.
Tuttavia se lo chiese: e se avesse incontrato uno tosto?
La folla si era quasi del tutto diradata e notò il ragazzo si accendersi seccato una sigaretta per poi guardarsi intorno e avvicinarsi a loro fissando l'orologio di marca al polso di Andrew.
- Scusa, mi puoi dire l'ora? -
Aveva un forte accento straniero ma non avrebbe mai saputo identificarlo. La voce era bassa e cauta ma allo stesso tempo il tono fiero e sicuro.
Da vicino notò molti dettagli quali le goccioline di sudore che gli colavano lungo il volto, il fiato corto per il ballo, la sigaretta che stava molto bene nelle dita rovinate e affusolate…
Però riuscì a far finta di nulla e dirgli l'ora come nulla fosse. In risposta borbottò una frase nella lingua sconosciuta di prima per infine ringraziare e voltarsi.
- Un momento. Visto che ci sono volevo farti i complimenti. Dove hai imparato a ballare così? -
Ricevette uno sguardo torvo e infastidito, cercava di trattenersi, lo si vedeva.
- Col talento ci nasci… e poi io ho imparato per strada, nella mia città. Un po' da solo, un po' osservando chi sapeva farlo... -
Sembravano parole normali, gentili anche ma fu il tono seccato sulla difensiva che colpì l’interlocutore. Era come se si stesse difendendo da qualcuno che voleva attaccarlo verbalmente.
Lo vide chiudersi come un gatto randagio che tira fuori gli artigli ed è pronto a tutto per non farsi toccare e improvvisamente capì chi era: proprio un gatto selvatico cresciuto per strada da solo con un sacco di brutte esperienze, una bestiola che ora aveva paura, rabbia, orgoglio ed un sacco di sentimenti forti e contrastanti.
Eppure lesse la tristezza sul fondo del buio di quelle iridi.
Il modo di ‘rivoltarsi’ verso di lui diede fastidio ad Andrew, non era stato sgarbato tanto meno offensivo. Il proprio era stato un intento gentile…
- Non volevo irritarti... -
Disse sullo stesso tono dell'altro.
La cosa stava sfuggendo di mano e se ne risentirono entrambi. Il ragazzo probabilmente non aveva gradito l'invadenza e la curiosità. Andrew semplicemente il modo con cui aveva parlato.
- Bè, io ho solo risposto! -
Disse laconico l'altro.
Rimasero in silenzio a guardarsi torvi poco convinti per un breve istante.
L'impressione era che lo straniero cercasse di essere gentile in apparenza per la disciplina che gli avevano dato, rigida e severa, ma al tempo stesso ci fosse in lui un contrasto quale il mondo malfamato in cui era cresciuto che gli aveva provocato la nascita di quei sentimenti e reazioni forti. Era uno che i piedi in testa non sapeva cosa fossero.
Da ammirare, però doveva imparare che non in ogni cosa c'erano cattiverie contro di lui.
Fu un lampo eppure ebbe questa idea completa di lui, Andrew, che però preferì lasciar perdere, per lo meno quella sarebbe stata la sua intenzione se non fosse stato fermato dalle parole del moro con la bandana che ancora lo aggrediva con lo sguardo.
- Tu piuttosto, che ci fai qua? Sei di razza, vero? Lo si capisce subito! -
Questo mandò il sangue alla testa al principe che gli si avvicinò di nuovo guardandolo non male, ma peggio.
- Cosa vuoi dire? -
- Sei tu lo straniero qua, non io. -
- Fino a prova contraria io sono nato qua mentre tu sei straniero... e non ho mai avuto atteggiamenti razzisti!-
Ribatté convinto su quello che diceva. Anche il giovane aveva avuto un idea precisa in poco tempo del rosso.
- Sei nobile, tu, lo si vede dai vestiti, dal linguaggio e dal portamento. Cosa ci fai qua, nella parte del mondo schifosa? Io ci sono nato in posti come questi, tu no. Gli sguardi superiori come i tuoi li conosco e li detesto. Non sono stupido, leggo fra le righe, negli sguardi e nelle parole.-
Si era come acceso. Parlava bene la lingua nonostante non fosse la sua, l'accento si sentiva ma non infastidiva più di tanto.
Perché se l'era presa tanto con lui? Aveva letto?! Cosa? Andrew fu colpito, tuttavia, dalla sua acutezza d’osservazione.
- Allora lasciati dire una cosa: non ogni cosa che succede è contro di te! Da un complimento ti sei aizzato contro di me! Ti sembra normale!? -
Così sentì delle urla non indifferenti, prepotenti, rabbiose, con l'orgoglio insito in ogni cellula.
- NORMALE? TU INVECE LO SEI CHE SCONFINI IN POSTI CHE NON SARANNO MAI MONDI TUOI? IO NON SONO VISSUTO NELLA NORMALITA’ MA NON CREDO DI ESSERE MENO DI UNO CHE HA I SOLDI ANCHE NELLE MUTANDE CHE INDOSSA! TU NON SAI NULLA DI ME E TI METTI A DARMI CONSIGLI! MA CHI SEI!? MA CHI TI CREDI DI ESSERE!? UNO COME TE DEVE SOLO ANDARE A FARE IL BAMBINO VIZIATO NEL SUO CASTELLO! -
Rimase colpito da quelle parole accusatorie e piene di rancore, si sentì come se l'avessero preso a pugni. Nessuno aveva mai osato rivolgersi a lui a quel modo, eppure poteva comprenderlo, in fondo… era questa la realtà, però nessuno mai gli aveva dato del vittimista viziato buono a nulla e sentirselo gridare così su due piedi non gli era stato bene. Assolutamente. Come si permetteva quel tipo di dirgli quelle cose?
- Un castello dorato può essere una prigione quanto lo è un quartiere povero! Con la differenza che in uno c'è la libertà. -
Non aveva urlato, gli avevano insegnato a non farlo, ma era stato rabbioso e penetrante anche lui.
La verità ce l'avevano entrambi ma non si sarebbero mai incontrati finché nessuno dei due avrebbe avuto l'umiltà di capire l'altro e due sconosciuti con caratteri simili non si sarebbero mai capiti.
- Libertà? Nella povertà, nella malattia, nelle lotte continue per non morire dove la vedi la libertà? Tu non hai mai capito nulla né di questo mondo né del tuo! Torna da dove sei venuto. Qua da solo non sopravvivresti nemmeno un minuto! -
Parole dure, molto dure, e in un certo modo molto vere, troppo.
Nessuno si era mai preso la briga o il coraggio di dirglielo.
Si fissarono malamente negli occhi a lungo, però Andrew non trovò più risposte. C'erano molte cose che non aveva mai considerato nel suo egoismo e sentiva che solo ora cominciava effettivamente ad aprire gli occhi forzato da qualcuno, uno sconosciuto odiosamente sfrontato.
Come erano finiti a quello?
L'amico non era intervenuto in accordo, in fin dei conti, con lo straniero, aveva preferito starsene fuori per non perdere la comodità dei soldi del principino.
Non c'era nulla di bello, libero ed affascinante nella parte del mondo che faceva schifo a tutti.
Finì così con un nulla di fatto. Ognuno per la sua strada e il rosso in camera sua di umore nero che rifletteva fermamente sconvolto sulle parole del ragazzo.
Tutta la sua visione delle cose era sfumata completamente.
Ora cosa voleva?